"Mia cognata, che sorpresa!" - Parte 2

Scritto da , il 2015-09-29, genere voyeur

Sensi di colpa ed eccitazione infinita si alternavano a formare quello che era, in quegli inimmaginabili istanti, il mio stato d’animo.
Tra la colpevolezza e la perversione più totale ero li, immobile ed eccitatissimo, a guardare mia cognata in mezzo a due uomini, sconosciuti, di colore.
Già, erano diventati due.
Già vedere la mia tanto bella quanto apparentemente angelica cognata con un ambulante da spiaggia faceva il suo effetto. Nel frattempo era arrivato, sollecitato da Marika, il secondo.
Questo rappresentava, in quel momento, il di più dalle due facce.
Da una parte mi faceva sentire più in colpa per la mia tacita ed insaputa collaborazione a quanto stava avvenendo.
Dall’altra mi eccitava tremendamente, più di quanto non fossi già eccitato.
Mio cognato in spiaggia con la mia compagna Sofia, e mia cognata con una scusa nel mio appartamento a dimenarsi tra due ragazzoni di colore molto ben dotati e vogliosi.

Marika continuava a stare in ginocchio davanti al divano, leccando dolcemente ma in maniera estremamente sensuale il membro del nuovo arrivato, mentre il primo amante, dietro di lei, mi dava le spalle leccandogli la figa, con dei movimenti di lingua dolci ma decisi, che le provocavano continui sussulti uniti a profondi sospiri di piacere.
Era evidente il modo in cui la mia dolce cognata inarcava la schiena, quasi a spingere la sua figa ormai completamente bagnata tra le labbra di quel maschione.
Completamente nuda, Marika iniziò a sciogliersi e a pronunciare qualche parola.
Sentivo come si complimentava con il venditore per le dimensioni del suo membro, e quando non lo faceva aizzava il secondo a continuare con quei movimenti sinuosi di lingua e labbra tra le sue cosce.
Non posso negarlo, era davvero uno spettacolo.


Ho parlato abbondantemente del carattere e della persona di Marika, mia cognata, per spiegare quanto fossi incredulo nel vedere ciò che stava avvenendo; ma nulla ho speso sulle mie sensazioni visive, a riguardo.
Nonostante il rapporto molto confidenziale, oltre che parentale, che ci legava ormai da anni, credo che in qualche modo fossi attratto da mia cognata.
Era davvero una donna particolare ed intrigante.
Il suo volto angelico e la sua riservatezza, silenziosità, sebbene sembrassero cozzare con l’ideale di donna provocante, la rendevano in qualche modo molto affascinante.
Poi, nondimeno, adoravo la sua pelle.
Vellutata e sensuale, profumata, luminosa.
Infine, nonostante non sia affatto un feticista, mi facevano impazzire i suoi piedi.
Delicati, una linea perfetta.
Eccitanti quasi quanto la scena clou di un hard molto ben fatto.
Non credo avrei mai passato del tempo a baciarli o roba simile, fossi mai stato il suo amante. Ma li ammiravo piacevolmente. Emanavano sensualità. Erano una parte molto eccitante del suo corpo.
Ora erano ben in vista, bianchi, tra i colori scuri della pelle dei due amanti neri.
Ahly, che era dietro di lei (era questo il nome del secondo ambulante nero arrivato in casa), smise di leccarle gli umori mentre lei era in preda ad un’eccitazione che andava oltre qualsiasi mia perversa immaginazione.
Si alzò sulle gambe piegate e muscolose, in tensione per la posizione assunta, puntò la cappella del suo enorme membro contro la figa di mia cognata ed iniziò dolcemente a penetrarla.
Lei era spaventosamente e meravigliosamente in preda a dei raptus di eccitazione che mai avrei pensato di vedere dipinti sul suo viso, esternati dai movimenti del suo corpo.
Alternava colpi di lingua sulla cappella del primo amante a momenti in cui passava la stessa lingua sulle sue labbra, in maniera provocante e da gran troietta quale, a quanto vedevo davanti ai miei occhi, in realtà era.

Non posso non ammettere che stava facendomi eccitare tanto quanto lo stava facendo con i due maschioni che la stavano prendendo.

Ahly, che aveva iniziato a penetrarla con dolcezza ed un certo savoir-faire, improvvisamente cambiò atteggiamento.
Divenne tutto ad un tratto più animalesco, meno dolce, molto più aggressivo nei confronti di Marika, che si mostrò stupita ma al tempo stesso più che piacevolmente colpita.
Il maschio iniziò a parlarle come si fa ad una battona da strada, dalla sua bocca uscivano espressioni non proprio amabili.
“Troia, puttana, ti spacco il culo, succhialo tutto” erano tra le mediamente indecenti espressioni usate dall’uomo, in preda ai suoi istinti.
Lei iniziava ad ansimare, e continuava a dire tra i denti stretti dalla goduria: “si! Scopami cazzone! Da quanto tempo immaginavo il tuo cazzo, e quanti orgasmi ho avuto pensandoci, in spiaggia!”.
Nonostante il godimento, Marika restava abbastanza lucida da rispondere in maniera sempre più volutamente eccitante al fare dei due maschi.


Ad un certo punto si alzò da terra (aveva passato almeno venti minuti in ginocchio sul pavimento) e salì sul membro in tiro del primo amante entrato con lei in casa.
Iniziò a cavalcarlo dimenando il suo corpo in movimenti folli e pieni di piacere.
Lo fissava mentre si leccava le labbra.

Ahly, da dietro, iniziò a leccarle l’ano.
Mia cognata ebbe un sussulto.
Si girò, di scatto ma senza perdere il ritmo, le fulminò con un’occhiataccia e disse: “Ehi, scordati il culo. Piuttosto vieni a darmelo in bocca” facendogli una linguaccia che di tutto sapeva tranne di un punto sul discorso.
Ma magari sbagliavo…il mio mito della cognata perfetta svaniva un istante dopo l’altro, e non credo che vederla farsi inculare mi avrebbe ormai sconvolto più del resto che stava avvenendo sotto il mio sguardo orribilmente eccitato.


Tutti li dentro, loro tre ammucchiati ed io in disparte ad assaporare la scena, eravamo talmente eccitati da aver completamente perso la cognizione del tempo.


Mio cognato Luca e la mia compagna Sofia, però, dovevano pur rendersi conto della nostra assenza prima o poi.
Non che avrebbero avuto ragioni per notarla in termini sospettosi, ma il fatto che mancavamo da un po’ avrebbe dovuto alimentare, per forza di cose, almeno la semplice curiosità di sapere che fine avessimo fatto.


Ero ipnotizzato, e questa cosa non sfiorò neanche per un istante la mia mente, fino al momento, terribile, in cui i cellulare che avevo in tasca squillò.
Calò il silenzio, Marika rimase immobile sul cazzo in tiro del suo amico.
I due si guardarono perplessi dalla concitazione del momento.
Io non sapevo come scomparire.
Tutti avevano improvvisamente realizzato la presenza di una quarta persona in casa, mia cognata Marika dentro se sapeva che non potevo che essere io.
Si mise entrambe le mani nei capelli, come per disperazione, ed esclamò: “Porca puttana!”




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