Il piú bel giocattolo del mondo

Scritto da , il 2014-12-04, genere etero

Sono circa le undici della domenica quando Roberta, risvegliata anche dall'afrore che pervade la sala, riprende piena coscienza del suo stato.
Osserva stranita il "campo di battaglia" della sera prima: bottiglie vuote e bicchieri; sparsi sul pavimento sacchetti, briciole di snack e fazzoletti di carta.
Su di una sedia i suoi slip strappati ma la cosa che più la rattrista è vedere lo stato in cui si trova il vestito rosso che ancora indossa, irrimediabilmente rovinato da macchie ormai secche di sperma e vomito.
Non ricorda con precisione la sequenza degli eventi che hanno generato un tale casino,
ma di aver fatto del sesso memorabile con Luca e quel suo amico...Arturo, questo si, lo ricorda.

Una doccia bollente e rigenerante poi via a ripulire.
Roberta sa essere anche una donna risoluta e precisa, quando occorre e ben presto la stanza è di nuovo in ordine, meno che per quel tubino rosso, da buttare, un vero peccato!

Si prepara intanto un caffè per riprendere fiato e con il pensiero ripercorre i momenti della serata, prima che la sua mente svanisse rapita dai fumi dell'alcol.
Ricorda dei flash: le risate con Arturo, i suoi baci, il sesso di Luca in bocca e poco altro.
"Già! Dovrò chiedergli il numero di telefono del suo amico; o comunque fare in modo di rivederci."
Pensava Roberta; quando il melodioso suono del campanello la distrae da quei pensieri.
Resta basita nel vedere attraverso lo spioncino Arturo con un mazzolino di fiori variopinti in mano.
Apre.

"Ciao! E tu che ci fai qui?"
"Mi fai entrare o devo restare sul pianerottolo?"
Confusa più che mai per l' improvvisata Roberta arretra per farlo accomodare.
"Questi sono per te, con le mie scuse. Stanotte io è Luca siamo scappati come ladri lasciandoti in mezzo a tutto quel casino..."
"Che belli, grazie! E Luca? Non è venuto con te?"
"Non l'ho neppure sentito, sono qui di mia iniziativa, spero non ti dispiaccia...?"
"Affatto! Anzi...Che sciocca, gradisci un caffè, l'ho appena fatto?"

Ora i due, come fossero vecchi amici, prendono a celiare del più e del meno come se la notte prima nulla fosse successo, poi è Arturo a rompere il ghiaccio:
"Devo proprio dirti Roberta che ieri sera sei stata fantastica, ho scoperto una donna davvero trasgressiva e sensuale. Credo che ogni uomo avrebbe voluto essere al mio posto."
"Dai, Arturo, smettila. Fra l'altro ricordo poco o niente di quello che è successo..."
"Beh, sarei felice di farti tornare la memoria."
"Non ci pensare proprio. È stata tutta colpa dell'alcol; senza tutto quel whisky che ho bevuto, forse non sarebbe successo niente!"
"Già. Forse..!" Risponde lui lasciando in sospeso il discorso e chiedendo ora di andare in bagno.

Al suo rientro si avvicina da dietro al divano su cui lei è seduta, con mossa decisa le scosta i capelli e la bacia nell'incavo del collo.
"Ma che stai facendo?" Sbotta lei stizzita.
"Te l'ho detto. Voglio farti tornare la memoria e non ti preoccupare per i tuoi capelli, sono l'unica cosa che non intendo toccare!"
Ciò detto la ghermisce deciso affondando la lingua nella gola di lei.

Spesso le donne sono davvero imprevedibili e Roberta non fa eccezione.
Arresasi a quel bacio si abbraccia al collo di lui in modo che possa sollevarla di peso dal sofà e portarla verso la porta aperta della camera da letto.
Con gli occhi chiusi in questo momento sta volando verso il paradiso.

Adagiatala sul letto, Arturo si spoglia in fretta mentre lei, abbassate le spalline e inarcata la schiena si sfila l'abito restando in due pezzi.
Subito lui le è accanto, si abbracciano iniziando una schermaglia fatta di lingue e baci profondi, di carezze audaci e sussurri sconci.
Slacciatole il reggiseno si concentra sui prosperosi e morbidi seni, succhiando i capezzoli come un bambino affamato. Roberta è in estasi. Mugola e ansima con il torace che si contrae come un mantice, a pompare aria vitale.
I baci di lui, sempre più arditi, scendono lentamente verso l'ultima barriera: il tanga.
Mossa da istinto primordiale schiude le cosce permettendo alla lingua rovente di assaggiare finalmente il nettare della sua fica mentre con le dita preme sul cappuccio roseo del clitoride che, così sguainato balza eretto e turgido a portata di labbra di Arturo che meticolosamente inizia su quel gioiellino un lungo lavorìo fatto di colpetti di lingua, suzioni, lappate e bacetti che mandano Roberta nell' iperuranio della libidine più pura.
La sua fica si è ormai trasformata in una fonte alla quale abbeverarsi per lenire la sete di sesso ma è anche il segnale che per lei sta arrivando un orgasmo devastante.

A questo punto però Arturo stappa le labbra da quel ben di dio e cambia posizione sormontandola a cavalcioni all'altezza dei seni e brandendo il grosso uccello fra le mani all'altezza del viso di lei.
Le labbra le si schiudono naturalmente per accogliere nelle fauci quello strumento di piacere mentre la mano di lui si allunga indietro, a cercare fra le cosce la patatina fradicia.
Bastano poche sapienti carezze perché l'orgasmo interrotto esploda in tutta la sua violenza.
Le gambe di Roberta iniziano a sbattere sul materasso, gli occhi stralunano, il viso arrossato è stravolto dal piacere.

È il momento che aspettava Arturo; si sfila dalla bocca e le scivola sopra rinculando, il cazzo gonfio all'inverosimile trova, così fra le cosce, la sua strada naturale sprofondando nell'umido e bollente tunnel dell'amore.
Un bacio in gola, profondo e appassionato smorza il grido di lei.
Roberta è di nuovo ubriaca ma stavolta non è colpa del whisky.
Mugola e ruota la testa a destra e a sinistra, stringe e morde il lenzuolo come un'invasata; mentre lui non le dà tregua, pompa lento, metodico sembra estraneo alla faccenda ma Roberta sente che ormai anche per lui è il momento per venire in paradiso:
Il ritmo degli affondi aumenta, sente il cazzo crescerle dentro ed ecco...una bomba di sperma le inonda l'utero.
Grida Roberta finalmente libera mentre Arturo esaurisce gli ultimi affondi.
Rivoli spumosi tracimano dalla fica paonazza ad inzuppare il lenzuolo.
Nell'odore di sesso che aleggia nella camera i due si stringono sbaciucchiandosi a vicenda, lo sguardo di lei perduto in altre dimensioni.
"Allora, adesso ti ricordi? La memoria è tornata?"

"Arturo, tu mi piaci molto ma io sono una donna libera e tale voglio restare, il matrimonio l'ho sperimentato e non fa per me. Ho degli amanti che quando non mi soddisfano più, lascio senza troppi rimpianti; tu sei uno di loro ma per ora sto bene con te, sappi però che se dovesse succedere... Scusami se sono stata troppo diretta, ma desidero essere chiara fin dall'inizio proprio per evitare futuri malintesi. Ok?"
"Okkey, okkey. Messaggio ricevuto! Sta bene anche a me."
"Beh! Maschione, bando alle malinconie. Mi è venuta fame che ne dici di farci uno spuntino?"
"Ottima idea, devo recuperare le forze se voglio stare al tuo passo."

Senza neppure docciarsi lui s'infila i boxer e la camicia mentre Roberta il solo vestitino e via di corsa in cucina. Mentre prepara dei tramezzini al prosciutto, insalata e maionese lui osserva da dietro i gesti di quella donna che tanto lo intriga: quella porzione di schiena abbronzata e quel culo superbo messo ancor più in evidenza dalla leggerezza del tessuto che s'incunea fra le chiappe; il tutto non casualmente viste le pose e gli ancheggiamenti della femmina.
Il suo appetito non proviene dallo stomaco, è di tutt'altra origine.
Per di più, la resistenza a questo genere di provocazioni in un uomo è solitamente scarsa, in Arturo lo è ancor meno. Già eccitato, le si accosta da dietro brancandole i seni e mordicchiandole un orecchio:
"Ma quanto sei troia?" Le sussurra.
Lei, senza voltarsi, allunga una mano a coppa per saggiare la consistenza del suo 'investimento'. A quel tocco, immediata la reazione in 'borsa', trovata l'apertura del boxer l'uccello svetta fuori gagliardo.
"Ma da che pulpito...senti qui che roba!"

Ora Roberta ha un altro tramezzino per le mani, anzi in bocca e sembra che voglia divorarlo tanta è la foga che ci mette nello spompinarlo.
Il maschio ha però altri progetti e fattala voltare le solleva il vestito sopra i fianchi.
Lei intuisce e si appoggia bocconi sul piano della cucina ponendosi perfettamente a novanta gradi e allargando nel contempo le lunghe gambe.
"Su, avanti maiale già che ci sei, dalle una bella ripulita!"
La fica, ancora scarabocchiata da filamenti di sperma rosseggia, schiusa come un fico maturo incastonato tra le due splendide chiappe.
La lingua di lui si protende avida passando e ripassando fra le pieghe di seta bollente di quel sesso che, ancora gravido del suo seme ha preso a colare come un favo di miele.
Altroché il tramezzino!
Ma il cazzo gli sta mandando delle fitte dolorose tanto è gonfio. Vuole soddisfazione.
Stretto nella mano destra, Arturo lo punta verso quella fornace dove lui s'intrufola contento.
"Lo senti troia com'è duro, ti piace così? "
"Oh, si che mi piace! Se potessi ne prenderei a metri, continua dai!"
Ma c'è un altro buco lì vicino da soddisfare; ancora pochi colpi e ora che è ben lubrificata, la cappellona cerca un altro rifugio.
Solo un guaíto di Roberta a testimoniare l'affondo.

Che meraviglia! Che spettacolo per il maschio la visione del cazzo che scivola in fondo a quelle chiappe, liscio come il burro, fino alla radice e ritorno, con il ritmo cadenzato dai gridolini di lei.
E infine, ecco la sacrosanta, liberatoria montata di sperma che metterà la parola fine a questa e ad ogni cavalcata che si rispetti.

























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