La Puttanella Del Gruppo

Scritto da , il 2010-07-25, genere tradimenti

0 - INTRO

La mia fidanzata è diventata la puttanella di tutti i miei amici.
Faccio ancora fatica a crederci: la mia giovane compagna, la mia dolce metà, è diventata la vacca dell'intera comitiva, la troietta del gruppo, sempre pronta a farsi montare da chiunque abbia voglia di svuotarsi le palle.
Mi è ancora difficile comprendere nella loro completezza le cause che hanno portato alla situazione attuale, così come il turbinio di sensazioni contrastanti – rabbia, gelosia, eccitazione – che tutt'ora mi sconvolge.
Posso però cercare di raccontare gli eventi...


1 - ANTEFATTO

Madre Natura è stata molto generosa con la mia fidanzata, ma anche un po' birichina. Oltre a donarle dei lineamenti delicati e piacevoli, occhi marroni e profondi e capelli biondo scuro, le ha regalato un'abbondante quarta di seno, che rapportata alla sua altezza, poco meno di un metro e settanta, appare ancora più grande. Due meloni pazzeschi, morbidi al tatto, che molleggiano e ballonzolano continuamente. Potete facilmente capire che quelle tettone siano la parte più in vista di lei, e come calamitino gli sguardi di chiunque la incontri.
Se gli occhi dei passanti potessero parlare...

Sono sempre stato molto geloso di lei, e le attenzioni che gli altri le dedicano mi hanno sempre infastidito non poco. Conoscenti, passanti, amici: ogni volta che qualcuno posava i suoi occhi su di lei, spesso con esplicita ingordigia, mi sentivo assalire da una forte morsa allo stomaco. Ero però sicuro al cento per cento della sua fedeltà e cercavo pertanto di non darmi pensiero, di non angosciarmi con timori che ritenevo assolutamente infondati.
Certo, non avrei mai immaginato, neanche lontanamente, quale piega avrebbero preso gli eventi...
Prima di raccontarli nei dettagli, sono necessarie alcune precisazioni.

All'interno del gruppo di amici che frequento, la mia ragazza è l'unica esponente del gentil sesso.
Non c'è mai stato un numero fisso di persone nella mia comitiva: come in tutti i gruppi di amici, qualcuno va e qualcuno viene continuamente. Un tempo le cose erano diverse, e il numero dei ragazzi e quello delle ragazze era piuttosto equilibrato. Poi, litigi e circostanze varie, avevano minato l'armonia che fino allora regnava, portando tutte le femmine ad abbandonare il gruppo.
La cosa era dispiaciuta in particolar modo a Valentina, la mia ragazza, la quale però aveva scelto di non seguire l'esempio delle sue vecchie amiche. Certo, immagino che le mancasse molto la possibilità di potersi confidare con persone del suo stesso sesso, ma la cosa non sembrava pesarle oltremodo.
Aveva ventitré anni, ed io venticinque. Nei primi tempi eravamo una coppia molto affiatata, di quelle davvero inseparabili, che oltre a vedersi tutti i giorni passano anche intere ore al telefono. Poi le cose cambiarono... ma a questo arriveremo con ordine.
Uscivamo regolarmente con i nostri amici: quasi tutti i sabati sera li passavamo in loro compagnia, e spesso si stava insieme anche durante la settimana. Eravamo molto felici. Si usciva per locali, si facevano lunghe passeggiate, si andava a ballare in gruppo.

Devo ammettere che la gelosia, in me, cominciò a farsi pian piano più accesa. Essendo l'unica ragazza della comitiva, i miei amici riversavano su di lei tutte le loro attenzioni; battutine piccanti, sguardi insistenti... qualche volta persino qualche palpatina, quando erano certi che io non stessi guardando. Lei non aveva mai protestato, né si era confidata di queste impertinenze con me. Ero convinto che fosse soltanto per non alimentare inutili litigi e mantenere l'armonia all'interno del gruppo.
Povero me, quanto mi sbagliavo...


2 – LA SCOPERTA

Il “fattaccio”, o meglio il primo di una lunga serie di “fattacci”, ancora in pieno svolgimento, avvenne una bella e limpida serata di fine maggio. Nel pomeriggio Valentina ed io avevamo fatto delle lunghe passeggiate per la città, godendoci il clima piacevole. Lei indossava una minigonna di jeans cortissima e una magliettina veramente attillata, con una scollatura esagerata... quasi oscena.

Si vestiva così di proposito. Ogni anno attendeva con ansia che arrivasse il caldo, così il suo atteggiamento esibizionista era giustificato. Le tettone quasi non ci stavano in quella magliettina: sembravano voler venir fuori, straripare dalla scollatura.

Lei era fatta così...

Dopo aver passeggiato ci eravamo diretti in un parco. All'ombra di un grande albero, avevamo riposato i muscoli un po' stanchi. Avevamo iniziato a parlare di noi, della nostra relazione, di come tutto procedeva per il meglio. Di quanto fossimo stati fortunati a trovarci, e di quanto stessimo bene insieme.

La sera avevamo un appuntamento a casa di Fernando, un nostro amico, che possedeva una graziosa villetta in riva al mare. Naturalmente sarebbe stata presente tutta la comitiva.
Oltre a Valentina, al sottoscritto e al padrone di casa, ci sarebbero stati Alessandro, Davide ed Ettore.

L'appuntamento era per l'ora di cena e noi ci presentammo puntuali.

Devo ammettere che il padrone di casa sapeva il fatto suo tra i fornelli: tutte le portate che mangiammo quella sera erano davvero squisite. Durante la cena si parlò del più e del meno, finché Davide non indirizzò la discussione sull'argomento “sesso”.

In un primo momento pensai di protestare: non mi andava che si parlasse in termini espliciti davanti alla mia ragazza, soprattutto considerando che era l'unica femmina presente. Lei però non sembrava affatto imbarazzata, così lasciai perdere.

Forse incoraggiato dal mio atteggiamento, Davide domandò:
“Qual è il posto più strano in cui avete fatto l'amore? E la situazione, o la circostanza, più eccitante?”

A turno, tutti risposero raccontando incredibili peripezie erotiche, per la maggior parte, credo, totalmente inventate. Nessuno voleva sfigurare davanti agli altri. Stavo per prendere la parola, deciso ad inventarmi qualcosa anch'io (contavo naturalmente sull'appoggio di Valentina) quando la mia ragazza mi anticipò. Assumendo un'aria imbronciata, disse:

“Noi non abbiamo mai fatto nulla di veramente eccitante. Cioè, lo facciamo in maniera normale, quasi sempre alla missionaria... il mio ragazzo non ha molta fantasia...”

Ci rimasi malissimo. Divenni rosso in viso e mi sentii sprofondare dall'umiliazione. In fin dei conti, però, Valentina aveva detto la verità. Non ci sbizzarrivamo granché a letto, ma non perché non lo desiderassi, semplicemente perché credevo che certe “richieste” un po' particolari potessero offenderla o farla sentire a disagio. Mai avrei creduto che la realtà fosse invece l'esatto contrario!

Alle parole di Valentina, i miei amici scoppiarono a ridere. Benché si trattasse di una risatina leggera e probabilmente non volutamente offensiva, percepii in essa una punta di scherno, e la cosa mi ferì.

Alessandro mi batté una mano sulla schiena e Davide, che sedeva dall'altro lato del tavolo, esclamò:

“Non meriti di essere così fortunato! Ti ritrovi un bel pezzo di figliola come Valentina e non la fai divertire nemmeno un po'?”

Il tono era quello di una battuta, ma sapevo che in essa si nascondeva una voluta e precisa provocazione. Fui sul punto di replicare per le rime e a denti stretti, ma lasciai perdere. Ci avrei fatto solo una pessima figura, impersonando la parte del fidanzatino gelosissimo e quasi ossessivo. Davide mi avrebbe certamente risposto che stava solo scherzando e che io ero incapace di stare al gioco.

Si parlò di sesso ancora per un po', sorvolando fortunatamente sulla mia relazione con Valentina. Poi passammo ad altri argomenti.

Finito di mangiare, dopo aver aiutato a sparecchiare la tavola, scendemmo tutti in taverna.

Fernando, Alessandro ed io ci mettemmo a giocare a carte ad un piccolo tavolino di legno, mentre Valentina, Davide ed Ettore decisero invece di vedere un film. Si sistemarono su un grande divano. La mia fidanzata prese posto al centro: ai suoi lati i miei due amici.

Non ero molto preso dalla partita a carte, ma il film che loro tre stavano vedendo mi sembrava altrettanto noioso.

D'un tratto un movimento catturò la mia attenzione.

Rimasi di sasso.

La mano di Davide stava risalendo lentamente le cosce della mia fidanzata. Incredulo e sgomento la vidi scomparire sotto la minigonna.

Valentina aveva le guance arrossate e sospirava pesantemente. Era imbarazzata, non sapeva cosa fare. Ebbi per un attimo il sospetto che le carezze del porco le piacessero. Era mai possibile? No, no e poi no. Mi convinsi che era soltanto per non attirare l'attenzione di tutti i presenti che Valentina non aveva fatto una scenata.
Ma perché lo stava assecondando? Non poteva semplicemente alzarsi e allontanarsi?

Non riuscivo a capire. Col cuore in gola, riflettei sul da farsi. Non potevo fare una scenata neanche io, lì davanti ai miei amici. Che figura ci avrei fatto? La mia ragazza sarebbe stata additata come troia, ed io come cornuto. Dovevo aspettare e vedere l'evolversi della situazione.

Sì. Era la scelta migliore.

Dopo un po', come se si fosse stancato della cosa, Davide ritirò la mano dalle gambe di Valentina. Tirai mentalmente un sospiro di sollievo e il mio cuore si alleggerì.
Tornai a giocare a carte cercando di nascondere il turbamento che mi aveva assalito fino a pochi istanti prima, e che ancora persisteva dentro di me.
Passarono i minuti. Non ero un granché a carte e persi quasi tutte le partite. Non aveva molta importanza, visto che non c'erano soldi in gioco.

Ad un tratto la mia fidanzata esclamò:

"Avete tutti delle facce molto assonnate! Vado a preparare il caffè".

Si alzò e s'incamminò per le scale, diretta al piano superiore, dove si trovava la cucina. Bene, pensai, almeno per un po' sta lontana da quel porco di Davide... da lui e dalle sue mani.

Non avevo fatto neanche in tempo a pensarlo (o meglio, come se lui mi avesse letto nella mente) che il mio amico si alzò e disse:

“Salgo anch'io! Vado a vedere se riesco a trovare una bella birra in frigo”.

“Va bene”, gli rispose Fernando. “E' una buona idea. Ce ne dovrebbero essere tre o quattro nel frigorifero. Portale giù tutte quante”.

Davide annuì e partì alla volta della cucina.

La gelosia e il terrore mi assalirono. Non ero un genio, non lo sono mai stato, ma neanche uno sciocco: ero certo che la birra era solo un pretesto per stare da solo con la mia fidanzata. E se con me a pochi centimetri aveva osato accarezzarle le gambe, cosa avrebbe fatto in completa tranquillità?
Il cuore cominciò a battermi in maniera forsennata. Mi accorsi che mi tremavano le gambe e le mani, tanto che le carte mi sfuggirono dalle dita.

“Ehi, tutto bene?” mi chiese Fernando.

“Sì...” mormorai. “Ho solo un po'... un po'... un po' di nausea e mal di stomaco. Credo... credo di dover andare un momento al bagno”.

“Non c'è problema. Solo che il bagno che si trova qua è guasto, devi usare quello al piano di sopra. Non hai per niente una bella cera, amico”.

Annuii e mi alzai. Il guasto al bagno che si trovava in taverna mi offriva l'opportunità di salire anch'io al piano superiore e vedere cosa stavano combinando Davide e la mia fidanzata. Scusandomi con gli altri per l'interruzione della partita in corso (“continuate senza di me”, gli dissi “credo che mi ci vorrà un po'...”) cominciai a salire le scale.

In breve fui in prossimità della cucina. Cosa dovevo fare? Una parte di me mi consigliava di lasciar perdere, di non guardare. Forse era meglio non scoprire la verità.
Ma io dovevo sapere, scoprire se i miei timori erano fondati.
Mi avvicinai e sbirciai dalla porta, giusto per assistere in diretta all'approccio di Davide.

Il mio amico fingeva di frugare all'interno del frigorifero alla ricerca della birra, mentre la mia ragazza aveva appena messo la caffettiera sul fornello. Mentre regolava la fiamma, Davide le si avvicinò da dietro e si appoggiò contro di lei, sospingendo il pacco contro il suo culo.

Non potevo crederci! Notai con sgomento che aveva già una solida erezione. Appoggiò il cazzo, o meglio il grande bozzo che spingeva nei suoi pantaloncini, nel solco tra le chiappe della mia fidanzata. Eccitato come un porco, cominciò a strusciarsi con vigore.

“Sei proprio un maialino!” cinguettò la mia ragazza sorridendo, evidentemente felice di avvertire contro di sé l'erezione di Davide. Saper di avere un simile effetto sugli altri ragazzi le faceva chiaramente piacere. Ma a me non ci pensava? Ero esterrefatto, scioccato. Ero convinto che si sarebbe scansata, che lo avrebbe allontanato senza pensarci due volte, ricordandogli, magari a muso duro, che non solo era già impegnata, ma soprattutto che il suo fidanzato era anche un suo amico; e invece eccola lì, a sorridere e ad ammiccare come una troietta.

Non solo. Ondeggiò il culo in modo che il pene di Davide, pur ancora costretto nei pantaloncini, fosse inglobato precisamente al centro del solco, tra le sue morbide chiappe; poi cominciò a muoversi favorendo lo sfregamento.

“Senti come ce l'hai duro!” esclamò tutta felice, poi si concesse una risatina.

Restando in quella posizione e continuando a sfregarle l'uccello tra le chiappe, Davide le afferrò le tette e cominciò a palparle. Poi le infilò le mani sotto l'attillatissima magliettina, toccando finalmente la sua pelle.

“Hai delle bocce fantastiche”, le disse “sapessi quanto le ho sognate... e non me ne frega un cazzo se sei la ragazza di un mio amico...”

“Sei proprio un maialino”, disse lei con tono di finto rimprovero. Poi, reclinando in parte la testa, gli infilò la lingua in bocca. Cominciarono a pomiciare mentre il cazzo di Davide, tra le sue chiappe, acquistava sempre maggior vigore.

Infine lei si voltò e, rimanendo in piedi, gli massaggiò dolcemente il pacco.

“Non abbiamo tempo per far nulla”, gli disse. “Il mio ragazzo è di sotto con gli altri... potrebbero scoprirci”.

“Hai ragione”, borbottò Davide. “Però non è giusto... sono troppo arrapato. E poi a Fernando la scorsa settimana hai fatto un pompino nel cesso della discoteca, mentre il tuo ragazzo stava prendendo da bere per tutti... quindi non essere ingiusta con me...”

Cosa? Non credevo alle mie orecchie. Mi sembrava di vivere un incubo terribile. La mia dolce metà aveva già succhiato l'uccello ad un mio amico, mentre io, ignaro di tutto, stavo anche facendogli un favore?

“E poi”, continuò Davide “hai visto quanto me lo hai fatto diventare duro? Non posso certo tornare di sotto con un'erezione così... il tuo ragazzo se ne accorgerebbe...”

“Mmmm... è vero...” rispose la mia ragazza, con un luccichio preoccupante negli occhi. “Va bene dai, allora adesso ti faccio una bella sega... così almeno ti svuoti le palle... ma dobbiamo far presto...”

Per poco non svenni. Sentii il cuore pulsarmi in gola e la salivazione azzerarsi. Una forte morsa nello stomaco quasi mi toglieva il respiro.
Davanti ai miei occhi increduli e scioccati, Valentina abbassò i pantaloncini di Davide e gli calò le mutande. Il cazzo saltò fuori come un giocattolo a molla, una sberla che meritò l'esclamazione sorpresa (e felice) della mia fidanzata.
Rimanendo in piedi e guardandolo negli occhi, Valentina gli prese in mano il cazzo e cominciò a masturbarlo dolcemente. Non appena le sue delicate e candide dita avvolsero l'uccello di Davide, il porco mugugnò soddisfatto.

“Oh sì, come sei brava... hai delle mani fatate... mmm... chissà quante seghe hai fatto...”

“In effetti tante... e non solo al cornutello...”

“Brava... mmm... posso leccarti le tette, mentre mi masturbi?”

“Accomodati, porcellino...”

Davide le sollevò la magliettina e si avventò su quelle tette divine, mal contenute dal reggiseno. Leccava e sbavava senza curarsi minimamente dei rumori che emetteva, e del rischio di essere scoperti dagli altri.

“Bravo porcellino, leccamele, così...” continuava a cinguettare la mia fidanzata. “Hai un cazzo meraviglioso... mi piace sentirlo in mano... che peccato che stasera non possa prenderlo tutto dentro di me... accidenti al mio ragazzo, sempre in mezzo alle scatole... se mi lasciasse un pochino più libera!”

“Vedo che ti dai da fare comunque” ironizzò Davide. Il lavoro di mano di Valentina lo stava portando rapidamente verso la soglia dell'orgasmo. “Sto per venire” annunciò, dando una lunga leccata ad un capezzolo “non mi manca molto ormai...”

La mia ragazza rallentò per un attimo il ritmo della sega.

“Aspetta allora” disse “fammi prendere un fazzoletto o qualcos'altro, altrimenti sporchiamo il pavimento...”

“No, ti prego” ribatté lui “se ti fermi dopo ricacci indietro l'orgasmo, e chissà quanto tempo mi ci vuole per venire... non sono mica un coniglio come il tuo fidanzato, io, che sborra subito...”

“Hai ragione, ma allora cosa facciamo? Non possiamo sporcare per terra...”

“Prendimelo in bocca... dai, te la riempio per bene... tanto ti piace, lo so, e così evitiamo di sporcare...”

Lei gli infilò di nuovo la lingua in bocca e ripeté per l'ennesima volta, con voce da puttanella:

“Sei proprio un maialino...!”

Poi si inginocchiò sul pavimento e imboccò quella grossa mazza. Davide aveva detto la verità: pochi istanti dopo, giusto il tempo di quattro o cinque profonde succhiate, esplose in una formidabile sborrata dentro la bocca di Valentina.

“Oh sì... bevi tutto... dai... gustati la mia cremina, puttanella...”

Lei non ne perse neanche una goccia.

Io continuavo a osservare lo spettacolo di nascosto. Mi sentivo una merda, umiliato e distrutto. Grande fu la mia sorpresa quando mi accorsi di avere un'erezione.
Era possibile che la scena mi avesse eccitato?
Mi aveva fatto arrabbiare, mi aveva umiliato, aveva fatto salire ai massimi livelli la mia gelosia... eppure mi aveva anche eccitato. Non c'erano dubbi.
Sorpreso nel constatare l'entità della mia erezione, mi lasciai sfuggire una piccola esclamazione. Dopodiché, sperando di non essere notato, mi defilai velocemente e il più silenziosamente possibile. Raggiunsi finalmente il bagno e lì rimasi immobile per alcuni minuti, rivivendo con la mente quello che avevo appena visto e cercando di dare una risposta ai mille interrogativi che mi assillavano la testa.
Con le mani tremanti, mi abbassai i calzoni e, seduto sul cesso, fui costretto a tirarmi una sega.


3 – RIVELAZIONI

Il resto della serata trascorse senza altri particolari avvenimenti. Uscito finalmente dal bagno, spiegai alla mia ragazza di essermi sentito molto male forse a causa di qualcosa che avevo mangiato. Nel tempo che seguì, vidi che spesso lanciava delle occhiate d'intesa a Davide, sottintendendo e ricordando quello che era accaduto poco prima. In quegli sguardi c'era forse anche la promessa di futuri divertimenti.
Passata la mezzanotte, mi dichiarai molto stanco e, dopo aver salutato tutti, presi la mia ragazza sottobraccio (cercando di far apparire quel gesto il più disinvolto possibile, mentre invece sentivo il cuore trafitto da una lama) ed insieme ce ne andammo.

Ma le sorprese non erano finite.

Quando giungemmo a casa, mi infilai nel letto deciso a far finta di dormire. Non avevo alcuna voglia di parlare con lei, solo di rimuginare su quanto accaduto e cercare di capire quale fosse la decisione giusta da prendere.

Ma ad un tratto sentii una mano posarsi sul mio uccello.

“Ti ho visto, sai?” bisbigliò Valentina nel buio della stanza.

“Hai visto che cosa?” ribattei, cercando di mantenere un tono di voce tranquillo.

“Ho visto che ci spiavi. Oh, me ne sono accorta soltanto alla fine, quando Davide è venuto e tu hai esclamato qualcosa. E ho notato anche un piccolo particolare...”

“Qua... quale particolare?”

“Che avevi il cazzo in tiro! Ti eccitava quella scenetta, vero? Ti piaceva guardarmi mentre segavo il tuo amico! Non ho ragione, cornuto?”

A sentire quella parola, "cornuto" il mio cazzo acquistò un improvviso e sorprendente vigore. Diventò duro in un istante, sotto la mano di Valentina. La quale, accorgendosene, esclamò:

“Ma allora sei proprio un porco! È nella tua natura portare le corna! Basta che io rievochi quello che è accaduto e tu ti arrapi come un maiale!

“Non... non è così” balbettai.

“Ah no? E allora come la spieghi questa?” E massaggiò la mia erezione.

“Non... io... io non lo so”, mi arresi infine.

“Bene bene, allora ho ragione io... mmm è una buona notizia questa, almeno non sarò più costretta a fingere o a far le cose di nascosto. Hai sentito che ho fatto un pompino a Fernando, vero? Be', dato che la cosa ti eccita, maiale, sappi che non è stato neanche l'unico... l'ho succhiato anche ad Alessandro e ho fatto una sega ad Ettore... gliel'ho fatta in macchina, mentre tu guidavi e da bravo coglione non ti sei accorto di nulla... sì, proprio durante quel viaggio... eheheh... nella mia mano ha sborrato, dove credi che potevo farlo venire? Se proprio vuoi saperlo, dopo mi sono leccata per bene le dita...”

Il mio cazzo era ormai allo spasimo. Lei mi calò le mutande e cominciò a menarmelo.

“Perché mi comporto così? Be', mi pare ovvio: perché i tuoi amici sono dei bei ragazzi ed essendo io l'unica ragazza del gruppo sono ben felice di aiutarli a svuotarsi le palle... ora che so che il mio fidanzatino non solo è un coglione e un cornuto, ma anche un guardone, non dovrò più farlo di nascosto...”

Avrei voluto gridarle contro tutti gli insulti che conoscevo, ma non potevo. Lei mi stava segando divinamente ed io impazzivo dal piacere. Le chiesi almeno se potessi prenderla.

“No, non si scopa stasera... avrei preferito farmi montare da Davide, ma dato che c'eri tu tra le palle non ho potuto... quindi per punizione ti accontenti di una sega... dai che ti piace tanto, senti come te lo meno bene...”

Aggrappandomi al barlume di lucidità rimasto, le chiesi cosa intendesse fare ora che avevo scoperto i suoi mezzi tradimenti.

“Cosa vuoi che faccia...” rispose continuando a segarmi “di certo non rinuncio ai tuoi amici... sono anche i miei amici del resto... Ognuno di loro ha qualcosa che mi eccita... e poi sai, non è solo una questione di attrazione fisica... tra noi è nato qualcosa, un sentimento più forte dell'amicizia... mi piacciono tutti e sono ben felice di sollazzarli... mi fanno sentire tanto desiderata e apprezzata...”

Accelerò il ritmo della sega. Ormai ero vicino all'orgasmo.

“... mi piace farli venire”, continuò “farli sborrare addosso a me oppure bere tutta la loro cremina... presto li accoglierò dentro di me, non vedo l'ora... sono davvero impaziente! Tu fai quello che ti pare... se la situazione non ti sta bene tanti saluti, preferisco loro a te... ma sono sicura che, da bravo cornutello quale sei, deciderai di restare insieme e rassegnarti a portare le corna, vero?”

“S...sì” mormorai senza neanche rendermene conto.

“Lo sapevo... sei proprio un coglione... ti eccita pensare ai tuoi amici con la tua ragazza... immaginare i loro uccelli vogliosi che si strusciano sulla mia pelle... che riempiono tutti i miei buchi... che mi farciscono di sborra...”

Le annunciai che non resistevo più: stavo per venire.

“E vieni, maiale”, rispose lei. “Su, da bravo, sborra... sborra pensando alle seghe e ai pompini che ho fatto ai tuoi amici... sborra pensando a quando mi farò montare da loro... forza, sborrami in mano... sei proprio un porco... dai maiale, vieni...”

E venni, maledicendomi. Lei si ripulì le dita sporche su di me, poi, senza aggiungere altro, si voltò su un fianco e si mise a dormire.


4 – LA SITUAZIONE ATTUALE

Tre giorni fa. Un pomeriggio come tanti.
Seduto davanti al televisore, cercavo di distrarmi guardando un film d'azione. Non era semplice e non ci riuscivo.
Dietro di me, sul divano, la mia fidanzata ed Ettore stavano pomiciando come due innamoratini al loro primo incontro. Le loro lingue s'intrecciavano e le loro mani esploravano i corpi vogliosi.

La mia ragazza non ha più alcuna ragione di nascondersi e non ha neanche il rispetto di scopare in mia assenza, o almeno in un'altra stanza. La troietta si diverte a mettermi le corna sotto al naso.

Ci trovavamo a casa di Davide, questa volta. Alessandro si sedette accanto a me e mi batté una mano sulla spalla.

“Non prendertela”, mi disse. “In fondo siamo amici e tra amici si divide tutto, no? Dai, poteva andarti peggio. Poteva lasciarti invece che farti cornuto. Almeno siete ancora insieme...”

Borbottai che non mi sentivo affatto fortunato.

“Be', invece dovresti. Anche se rientra a casa farcita di sborra, la sborra dei tuoi amici, puoi ancora scopartela”.

Davide, che guardava con interesse la pomiciata tra Valentina ed Ettore, rise alla battuta.

“E' vero” aggiunse “e poi ormai sappiamo che ti eccita portare le corna... dovresti ringraziarci per tutte le attenzioni che dedichiamo a Valentina!”

Da quella fatidica sera in cui avevo scoperto la mia ragazza masturbare Davide, le cose erano profondamente cambiate. Né la mia ragazza né i miei amici avevano più alcun rispetto per me. Si divertivano a schernirmi e a soddisfare le proprie voglie senza alcun ritegno.

Mi voltai per vedere l'evoluzione della scena. Ettore aveva sollevato la maglietta di Valentina, la quale non portava il reggiseno. Era diventato un accessorio superfluo: su consiglio di Davide, la mia ragazza aveva smesso di indossarlo. Così, anche quando andavamo in giro, le tettone ballavano libere sotto la maglietta e tutti potevano godersi quell'ipnotico ballonzolare.

Ettore cominciò a leccarle le tettone, mentre lei, impugnato il cazzo, iniziò una sega selvaggia. Guardava adorante quella mazza, ne era completamente rapita. Poco dopo, senza ulteriori indugi, si chinò e la ingoiò completamente.

“La tua fidanzata lo succhia davvero bene” mi disse Ettore. “Non ho mai goduto così tanto... è fantastica... mmm... senti che bel lavoro di bocca che mi fa...”

Tutti risero. Tutti tranne me.

Fernando, che gironzolava lì intorno, si avvicinò ai due e, una volta calate le mutande di Valentina, si impegnò a darle piacere con la lingua. La puttana gemeva e sbrodolava.

Anche Davide decise di partecipare attivamente alla festa. Fece scendere Valentina dal divano, sottraendola per il momento alle cure della lingua di Fernando e togliendole di bocca l'uccello di Ettore (che lei lasciò molto a malincuore) e le disse di inginocchiarsi sul pavimento. Poi le offrì il cazzo da succhiare.
In breve, fu affiancato dagli altri due.

La mia ragazza si dedicava a quei tre uccelli con impegno sincero, devozione e amore. Li sbocchinava adorante, alternandosi continuamente dall'uno all'altro, passandoseli di bocca in bocca. Quando succhiava quello di Davide, che si trovava al centro, segava dolcemente quelli che si trovavano ai lati.

Era uno spettacolo incredibile e, non senza un moto di dispetto, notai di essere eccitato.

La cosa non sfuggì a Fernando, che ridacchiò:

“Guarda Valentina, il tuo fidanzato è si è arrapato come un porco!”

Lei mi degnò di un'occhiata veloce, come se non avesse tempo da perdere.

“E' proprio un coglione” commentò “un cornutello ubbidiente... ma se gli piace guardare, che guardi pure... così capisce che razza di sfigato è, e quanto superiori voi siate a lui...”

Risero tutti, nuovamente. Il quadro mi era molto chiaro: Valentina era la mia dea e allo stesso tempo la cagna dei miei amici. Per me qualcosa di simile ad una padrona, per loro la puttanella da montare.

“Non te la prendere, amico” mi disse Alessandro alzandosi “ma vado anch'io ad unirmi alla festa... ho voglia di farmelo succhiare bene dal tuo dolce amore...”

E si unì agli altri.

Non so quanto durò quel pompino di gruppo. Ad un certo punto però, Valentina decise di sollazzarli tutti con le sue grosse tettone.

“Vi va una spagnoletta, ragazzi?” gli chiese, con quella sua voce da monella incorreggibile. Naturalmente era una domanda retorica.
Ad uno ad uno accolse i loro uccelli tra le sue grandi bocce, dando vita ad una scena oltremodo eccitante, anche per me che mi limitavo a guardare. Il cazzo mi stava scoppiando nelle mutande.

“Oh sì...” li incitava lei, ogni volta che uno di loro affondava l'uccello tra quei grossi e morbidi meloni “godetevi le mie poppe, maiali... mmm... sì, sentite come sono morbide... com'è caldo il solco in cui strusciate i vostri uccelloni... bravi, così... mmm...”

Dopo aver riservato a tutti il trattamento almeno un paio di volte (li portava sull'orlo dell'orgasmo per poi arrestarsi e ritardare il momento della sborrata) si avvicinò a me e mi tastò l'uccello.

“Senti come sei duro...” sussurrò. “Sei proprio un porco, un maiale...” Me lo tirò fuori e mi diede qualche veloce e quasi distratto colpo di sega. “Ti piace guardare, eh, cornutello? Sì che ti piace... bene... ora mi faccio fottere da tutti loro... perché tu nel frattempo non te lo prendi in mano e ti fai una bella sega? Lo sto che ti va... No, non posso aiutarti, non vedi quanti sono? Devo dedicarmi a loro oggi, impiegare con i tuoi amici tutte le mie energie... tu fai da solo, tanto lo so che ti va bene ugualmente... Un segaiolo come te ama farsele da solo le seghe... dai bravo, così...”

Cominciai a menarmelo sotto i suoi occhi e sotto lo sguardo dei miei amici.

“Bravo il mio dolce cornutello, il mio fidanzatino coglione... ora torno da loro, ma prima dai una bella leccata alle mie tette... ecco sì, proprio qui, dove loro hanno strusciato i loro bei cazzoni... bravo, leccameli bene questi grossi meloni... Ora continua da solo cornutello... io torno dai tuoi amici...”

E tornò da loro, stavolta per farsi montare. La presero a turno in tutte le posizioni, provando anche la doppia penetrazione.
Quando fu il turno di Davide di incularla, lei tornò da me e mi ordinò di leccarle per bene il culo. Obbedii. Poi, sotto ai miei occhi, Davide le penetrò quel buchetto che a me lei non aveva mai concesso.

Fu un inculata selvaggia, proprio come Valentina voleva.

“Fammi il culo” ansimava “così Davide, dai, fammi il culo davanti al mio ragazzo! Così, bravo, sbattimelo tutto dentro... oh, che bella sensazione... guarda il cornuto come se lo mena... gli piace lo spettacolino... mmm... dai....”

Messa a novanta, Valentina riceveva alla grande il cazzone di Davide, gemendo come la più consumata delle troie. Mi lanciava occhiate di sfida, insultandomi con gli occhi, mentre le sue grosse tettone molleggiavano ad ogni affondo. Ballonzolavano ad un ritmo folle, così grosse, morbide, invitanti...

Ero ipnotizzato dalla scena. Vedevo chiaramente il dondolio delle palle di Davide ad ogni affondo nel culo della mia ragazza.
Notando il mio sguardo, Valentina mi disse:

“Amore, perché non lecchi un pochino le palle di Davide mentre me lo mette in culo? Dai, fammi felice...”

Incredibilmente obbedii. Forse a mente lucida avrei rifiutato, magari indignandomi per quella richiesta: ma la mia capacità di raziocinio era completamente assorbita dall'erotismo e dalla perversione della situazione.
Cominciai a leccare docilmente le palle di Davide mentre questo, grugnendo, continuava a incularsi la mia fidanzata.

“Bravo il mio cornutello!” esclamò la mia ragazza. “Leccagliele per bene le palle... vedrai come sarà bello quando le svuoterà dentro di me...”

Continuai a leccare a lungo. Davide dimostrava davvero un'ottima resistenza.

Dopo un po' tornarono al divano e l'orgia riprese a ritmi, se possibile, ancora più serrati.

Valentina propose un'altra iniziativa:

“Sedetevi sul divano”, disse, “tutti e quattro, e alzate all'aria i vostri bei culetti. Ho voglia di leccarveli per bene...”

Ormai non aveva più limiti.

Tirò fuori la sua piccola e rosea lingua e cominciò a leccare il buco del culo di ciascuno. Tutti ansimavano, eccitati come pazzi. Si dedicava anche alle palle e all'asta, poi tornava a esplorare quei buchi oscuri.

“Anche i vostri culi hanno un buon sapore”, decretò “proprio come i vostri uccelli...”.

Io intanto mi segavo come un pazzo. Qualche volta ero costretto a rallentare il movimento della mia mano, per non venire. Non volevo sborrare prima della fine.

Poi arrivò il momento tanto atteso. Tutti e quattro i miei amici erano allo stremo e volevano svuotarsi finalmente le palle.
Valentina decise di ricevere il loro seme in due destinazioni diverse: ad Ettore e Fernando riservò una nuova, travolgente spagnoletta. I loro cazzi quasi scomparvero tra le sue bocce calde e accoglienti. In breve vennero gemendo e ricoprendo il suo seno di densa crema bianca.
Alessandro e Davide ebbero invece l'onore di venirle nel culo. Il primo resistette pochissimo: aveva scopato troppo a lungo per trattenere ulteriormente il suo seme. Venne gridando alla mia ragazza “puttana, cagna, vacca” e altri epiteti simili. Musica per le orecchie della mia dolce metà.

Davide fu l'ultimo e si dimostrò più resistente di Alessandro. La inculò a lungo, con colpi profondi che puntualmente strappavano lunghissimi gemiti a Valentina.

“Guarda, tesoro” mi disse, “guarda come il tuo amico me lo sbatte nel culo... guardalo bene e cerca di imparare qualcosa... lui sì che ci sa fare... ooooh... come lo sento bene... come mi piace... mi riempie tutta...”

“Sto per venire!” annunciò finalmente Davide.

“Sborra, dai, sborrami in culo” lo incitò lei. “Riempimi per bene... avanti... dammi tutta la tua cremina... la voglio... la voglio tutta nel culo...”

Rantolando profondamente, Davide assestò l'ultimo colpo e sborrò.

Rimanemmo tutti in silenzio per alcuni istanti. Io nel frattempo continuavo a menarmelo. Stavo quasi per venire, quando Valentina mi disse:

“Fermo! Non sborrare subito, non ancora. Vieni qua...”

Mi avvicinai a lei, che ora sedeva sul divano, completamente imbrattata di sborra.

Ero in suo potere.

“Prima di sborrare, devi ripulirmi per bene” disse. “Avanti cornutello, datti da fare con la lingua. Comincia con le tettone...”

Affondai la faccia tra i suoi enormi seni, quei seni che fino a poco tempo prima credevo fossero solo miei e che ora erano invece ricoperti dal seme dei miei amici. Leccai come un cagnolino ubbidiente, fino a pulire anche l'ultima goccia di sperma.

Soddisfatta, Valentina si girò e si mise a novanta, sventolandomi il culo davanti alla faccia.

“Ora leccami per bene il buchino, cornuto... vedrai quanta sborra che c'è lì! Dai, lo so che ti piace...”

Una grande quantità di sperma le era colata anche lungo le cosce. Cominciai da quella, poi risalii fino a raggiungere il culo e infilai la lingua nel buco. Lo trovai letteralmente pieno.
Dopo un po', Valentina decise di cambiare posizione. Mi fece stendere sul pavimento e si sistemò a cavalcioni sul mio viso. Aiutandosi con le mani, si allargò per bene il buco del culo già ampiamente spalancato dai miei amici e lasciò che la sborra colasse direttamente nella mia bocca.

“Bravo cornutello, così... apri bene la bocca e ricevi la cremina dei tuoi amichetti... guarda quanto sono stati generosi e quanta me ne hanno regalata... ma io non sono egoista, vedi? La divido con te che sei il mio dolce fidanzatino... bravo... Ecco, ora prenditelo in mano... così, fatti una bella sega mentre ti gusti tutta questa cremina... che bravo che sei... Ora puoi anche sborrare... bravo, così, accelera il movimento... ti piacerebbe che te la facessi io una bella sega, vero? Eh no amore, sono stanca, non hai visto quanto mi sono data da fare finora? Ecco, sono contenta che hai capito... vieni su, non fare storie... fai il bravo per una volta... sborra... vieni cornutello...”

E finalmente venni anch'io.

Lei si inginocchiò accanto a me e mi sussurrò all'orecchio:

“Quanto sei porco... sei proprio un maiale...”

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