Adriana 1

di
genere
etero


Non sapevo bene chi fosse, mi guardava con insistenza ed io la guardavo.....la conosco la conosco, bestia come fai a non ricordarti, ma non riesco a ricordare dove l'ho vista forse nell'ambiente della musica io sono un vecchio rockettaro.
Ero al Bar dove da qualche tempo e tutte le sacrosante mattine, andavo a prendere un caffè insieme a Totò un mio ex collega d'ufficio, quella mattina avemmo tutt'e due la sensazione che ci fosse corresponsione di sguardi ed anche Totò mi invitò a chiederle chi fosse. Decisi immediatly e....."salve mi chiamo Roy sono architetto ho lo studio proprio qui accanto e non riesco a ricordare, sarà la mia veneranda età, dove ti ho incontrata" strano le stavo dando il tu, non lo faccio di solito con le persone che non conosco da molto, "si anche a me pare di conoscerti (anche lei il tu)ma forse mi sbaglio. "No sono sicuro che prima o poi mi verrà in mente dopo però prima permettimi di offrirti qualcosa così potremo scambiare due parole e magari ci verrà in mente dove ci siamo conosciuti" annui senza parlare e detto fatto ci sedemmo ad un tavolino di fronte a due caldi caffè ed a delle buonissime brioches appena sfornate.Riusci a farmi dare il suo numero di telefono e le spiegai dov'era il mio studio "se passi da queste parti vienimi a trovare" "contaci....ciao".
Si trovò a passare per caso dal mio studio il giorno dopo e mi chiese se potevo dare uno sguardo ad una infiltrazione d'acqua che si era presentata a casa di sua madre e che la faceva stare in pensiero, "certo andiamo subito prendo la macchina" "no ho il motorino faremo prima ed il tempo è bello". Non me lo feci ripetere e montai subito dietro a lei era un cinquantino con il sedile stretto ed inevitabilmente, le poggiai il mio strumento di delizia sulla parte bassa della schiena, pensavo si ritirasse, invece fece finta di niente lasciandomi però con un segno evidente sul davanti dei Jeans stretti (troppo stretti). Arrivati a casa della madre, vicino casa di mia madre, ebbi chiaro tutto era Adriana, una ragazza che era venuta a stare da quelle parti una ventina d'anni prima ma che giovinetta di diciotto anni, era rimasta in cinta, si era sposata, ed era andata a stare dall'altra parte della città, per questo non la ricordavo. Anche lei inquadrò la cosa e mi fece cenno di non parlare non voleva che sua madre mi riconoscesse. Effettivamente c'era la perdita, dissi a sua madre che potevo mandarle una squadra d'operai a ripararle la tegola rotta e mi congedai dicendo " torno a piedi", "non se ne parla" disse Adriana ti riaccompagno io" e detto fatto prese il casco e scese le scale di corsa. La segui ben contento di poterle fare apprezzare il mio bigolo da dietro. "Vuoi guidare tu?" come un cretino stavo per rispondere si va bene, ma mi ricordai che con le mani occupate non avrei potuto toccarla e stringermi per cui:"non lo conosco (mentii spudoratamente) è meglio che lo porti tu" " va bene come vuoi" disse con un sorrisetto ironico ma compiaciuto. il ritorno allo studio fu favoloso, non solo le stavo incollato addosso ma, con la scusa che dovevo tenermi da qualche parte l'abbracciai stretta e cominciai a sfiorarle il seno col dorso delle mani diventando sempre più audace. Arrivati allo studio non scese nemmeno dal motorino perchè aveva una fretta del diavolo e mi promise che sarebbe presto venuta a trovarmi. Così fu squillò il telefonino e...."sei allo studio?" "si" "arrivo" non mi diede il tempo di replicare che aveva interrotto la chiamata e dopo qualche minuto apriva la porta dello studio. La vidi turbata e le domandai cosa fosse successo, mi raccontò trattenendo a stento le lacrime del suo ex marito che la bistrattava nonostante ormai fossero separati da anni e che la solitudine cominciava a pesarle nonostante lei stesse in casa col figlio che però, come tutti i ragazzotti della sua età pensava a dormire ed a giocare alla play station incurante del suo stato d'animo mi stava chiedendo di ascoltare il suo sfogo e senza pensare al fatto che in fin dei conti c'eravamo conosciuto da poco l'abbracciai e potei apprezzare il suo profumo dolce ed inebriante balbettai qualcosa del tipo non ci pensare vedrai tutto s'aggiusta, e improvvisamente mi trovai con le labbra accanto alla sua bocca la baciai ma lei quasi subito si ritrasse "non era questo che ti chiedevo" disse singhiozzando, "scusa non so cosa mi è successo, ma tu mi piaci troppo e non ho saputo resistere" mi stavo innervosendo e mi imposi la calma. La presi per mano e la feci sedere su un divano che c'era nella sala d'aspetto, le portai un bicchiere d'acqua fresca e colsi l'occasione per dichiararmi, "mi piaci, credo di non esserti del tutto indifferente, vorrei aprire un contatto con te più che amichevole, molto molto di più" il fatto di avere ripetuto il "molto" la fece sorridere e....." si anche tu mi piaci sei un bell'uomo ma non adesso sarò io a dirti se e quando" "va bene d'accordo, ma non farmi aspettare sei troppo bella per starti vicino senza poterti toccare". Ci vediamo, andò via e …..non ricomparve per qualche mese. Mi imposi di non telefonarle avevo il n. di telefonino, ma non volevo essere il primo a fare la mossa, ma anche lei aveva fatto lo stesso ragionamento per tanto come cretini stavamo sulle nostre come fidanzatini, ma non avevamo l'età 55 anni io 32 lei. Il caso volle che ad un super mercato il sabato nel primo pomeriggio sbattessi il carrello contro quello di una signora "le chiedo scusa ero distratto" "Roy anche tu fai la spesa quì?" era lei ancora più bella ed ancora più desiderabile. Feci il grand'uomo, guardavo volutamente e smaccatamente le ragazze che mi passavano accanto in modo che lei se ne accorgesse, fin quando: "potresti almeno ascoltare cosa sto dicendo" era arrabbiata gli occhi fiammeggiavano ed aveva alzato il tono della voce, "scusa è che se ti guardo, finisce che mi innamoro ancora di più e ti violento sul banco dei surgelati" la feci ridere di nuovo, mi feci promettere che ci saremmo rivisti di li a poco e mi giurò che appena il lavoro glielo avrebbe permesso sarebbe venuta a trovarmi allo studio. Non le credevo ma c'era poco da fare o così o......
Due giorni dopo, inguainata in un vestito aderentissimo che metteva in risalto le sue splendide forme, comparve allo studio. "è permesso" certo che si pensai ma.... "chi è?" feci finta di essere interessato solo al computer che avevo davanti "se non smetti di fare lo scemo me ne vado" capii che non scherzava e mi alzai di scatto, solo che invece di tenderle la mano come facevo di solito mi abbassai a baciarla sulle guance, accettò la cosa si sedette su una sedia ed accavallò le gambe, belle snelle senza una smagliatura ne un filo di grasso. "Sei arrivata alla fine" dissi facendo lo smargiasso "cosa mi devi chiedere stavolta un qualche lavoretto? una progettazione? o cos'altro?" avevo ancora una volta sbagliato tutto la vidi indispettirsi come la volta al supermercato ma stavolta non mi mandò a quel paese ma sospirò, " ma Roy quando capirai quello che le donne vogliono fare ma non vogliono dire?". Si lo sospettavo lo desideravo, ma più di una volta il suo comportamento troppo distaccato mi faceva pensare che, forse, mi ero illuso che non Le interessavo e magari stesse giocando con un uomo anziano e col volto segnato da troppe avventure passeggere.
“Ok! ok! dissi inviperito dovrò ancora imparare e magari verrò da te a farmi insegnare qualcosa ma, solo per curiosità, vorrei sapere a che gioco stai giocando” avevo alzato il tono della voce, mi ero avvicinato e (me lo confermò lei dopo) avevo un fare minaccioso. “Non credo sia il caso di continuare questa discussione penosa per tutti” Algida nell’espressione lo sguardo alto e volutamente assente, mi voltò le spalle senza salutare e s’incamminò verso la porta, “ora basta hai oltrepassato il segno” dissi afferrandola per le spalle e facendola girare. Le presi il viso e la costrinsi a guardarmi negli occhi “ se oltrepassi quella porta oggi non tornerai mai più non ti consentirò di tormentarmi con questo tira e molla decidi SUBITO cosa intendi fare”. Mi guardava stupita, non s’aspettava la mia reazione e non avendo studiato la possibile risposta si ritrovò a balbettare qualcosa……”non capisci…….non capisci” e sbottò in un pianto dirotto.
Ora ero io a balbettare “scusa non ti volevo ferire non era questo che volevo provocare scusami ancora…….. un silenzio micidiale s’impossessò della situazione, “ciao, a non più rivederci” disse dopo essersi ricomposta “ ASPETTA” no era andata via senza voltarsi.
passarono sei mesi, il tempo si era rimesso ed io, stanco e svogliato, aprivo lo studio tutte le mattine alla stessa ora, solo che non andavo a prendere il caffè come prima, non mi radevo tutte le mattine come prima, non avevo una relazione come sempre avevo avuto prima. “Ciao” la voce era la sua ma aveva cambiato il casco e non riuscivo a vedere dietro la visiera, “Adry sei tu?” “ apettavi altri?” ridacchiava era tornata in forma io invece ero dimagrito, barba lunga, maglietta troppo larga decisamente non ero attraente, si tolse il casco ed una cascata di capelli setosi e biondi le inondarono l’ovale perfetto del viso si aggiusto, maliziosa, la maglietta che le era salita lasciando scoperto l’ombelico e: “non posso entrare?” disse sorridendo radiosa, “certo che diamine” risposi incespicando sullo zerbino maledetto che mi tendeva delle trappole nei momenti meno opportuni.
“stavo per andare a prendere un caffè lo prendiamo insieme?” calcai il tono su “insieme” volevo che lei sentisse e capisse quanto mi era mancata e quanto volessi starle vicino solo vicino “ovviamente si!” disse e sorridendomi mi precedette ancor più maliziosa vista da dietro…………..
Il resto, e c’è un resto, alla prossima puntata




Nino di Tacco
di
scritto il
2014-11-10
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