Pioggia al supermercato

Scritto da , il 2014-09-22, genere etero

Sabato pomeriggio. La nostra prima spesa insieme al supermercato, vivevo con lui da soli tre giorni. Un tempo di merda, pioveva ancora, ed era ormai agosto.
Era incazzato: spingeva veloce il carrello nel parcheggio facendo tintinnare bottiglie e barattoli. Mi piace Andrea; è alto, forte, con un torace tanto ampio da nascondermici, è dolce ed intelligente. Era piegato sotto lo sportello a caricare in fretta le borse. Gli palpai il sedere
'Non fare la scema' borbottò.
Risi. Questa volta c'infilai sotto la mano, a cercargli il pacco.
'Ma dai!!! qui ci vedono tutti!'
'Chi se ne frega? E poi non c'è nessuno.' Lo abbracciai da dietro, chiudendo le mani sul cazzo già duro.' Sbatté la testa contro lo sportello. 'Ho voglia.' Gli soffiai all'orecchio.
Lanciò dentro l'ultimo sacchetto, chiuse e si voltò raddrizzandosi. Io gli arrivo alle spalle. Sorrideva: 'Non fare quegli occhi da monella!' Poggiai la mano sul suo ventre muscoloso e la feci scivolare sotto la cintura afferrandoglielo. 'No!, qui non... andiamo a casa.' Lo zittii piegando la testa indietro e socchiudendo le labbra; un attimo ed avevo la sua lingua in bocca. Risollevai di un poco la mano e la rinfilai questa volta sotto l'elastico dei boxer, il glande era bagnato, e la cacciai più a fondo a smuovergli i coglioni. Se poteva mi sarebbe arrivato allo stomaco con la lingua. Mi stringeva forte le natiche; io chiusi la mano sull'asta e subito mi sollevò la gonnellina, infilando le dita sotto gli slip. In quella le gocce si trasformarono in pioggia battente. Ci passò vicino una famigliola con carrello, rallentando la corsa.
'Dai qui non si può!...' Gli morsi il labbro. 'Saliamo almeno in auto.' Gemette sconsolato. Mi ci spinsi contro con tutto il corpo, spingendolo contro l'auto. 'Infilami le dita.' Lo sentii sciogliersi, non era più teso; le dita giocarono un poco attorno alla rosa fradicia e s'insinuarono, prima uno, poi l'altro, poi un terzo, segandomi le gambe. Poggiai la guancia sul suo torace: un tipo, una ventina di metri più in là, era fermo con la portiera aperta e l'ombrello già chiuso. 'Anche nel buchetto' dissi osservando l'uomo che ci guardava. Questa volta le gambe si irrigidirono; risalii contro lui in punta di piedi, lo sfintere che baciava il suo pollice. L'uomo salì in auto, ma non partì: non me ne fregava un cazzo di lui. Ci ruotammo sotto il diluvio. Ora ero semiseduta contro il finestrino bagnato, le gambe nude attorno alla sua vita, le mani intrecciate con le sue a sbottonargli i jeans. Lo tirammo fuori insieme, bello, lucido, grosso, tutto per me, solo per me. Mi inerpicai con la schiena contro la portiera gelida mentre mi risaliva dento. Ebbi una reazione scomposta, frenetica, e gli afferrai il viso per tirarlo a me, per avere anche la sua lingua dentro me. Mi calmai, cullata dal piacere, l'inguine rovente sotto la cascata gelata. C'erano anche due ragazzi, spiavano da sopra il tetto di un auto. Forse Andrea non lo sapeva. 'Ci stanno guardando', gli dissi. Spinse con più forza: 'Lo so.'
'Sono in tre.'
'Dici? Guarda bene.' Due colpi da levarmi il fiato.
A sinistra c'era un intero gruppo assiepato sotto la tettoia dei carrelli. Lo fissai negli occhi: 'Inculami!'
Ci rovesciammo nei vestiti fradici, mi ancorai allo specchietto ed inarcai il bacino contro il cozzo formidabile. Mi aveva penetrato da bastardo, eccitato come un toro. Mi fa sempre un po' male dietro, ma questa volta mi sentii spaccare ed il bruciore m'infiammò il viso. Al terzo colpo grondavo più degli ombrelli dei guardoni. Fu cattivo come lo voglio: fu potente, implacabile, rapace, canaglia. Mi prese come un leone, come un soldato in un saccheggio. E venne.
Due secondi ed eravamo in auto a bagnare i sedili, io seduta su dolci crampi e con la bocca che lo baciava riconoscente.
'Fermo, il carrello!'
'Ma che fai?'
Troppo tardi, ero già fuori a spingere il carrello verso la tettoia affollata. Camminavo lenta, i sandali che sguazzavano nella pozzanghera. Avevo addosso lo sguardo del mondo intero. Assicurai il carrello e mi ripresi la moneta. Salutai e tornai da Andrea sempre camminando.
'Sei una troietta come nessuna!'
'Figurati se gli lasciavo due euro!'

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