La sguattera della missione - cap. 1
di
sguatterapersempre
genere
dominazione
Io e il mio ragazzo l’anno scorso siamo stati in una missione dei padri in Africa. Non appena siamo arrivati, siamo stati subito accolti dal Padre Alfio che ci ha fatto accomodare nel suo ufficio. Lì si è messo a spiegarci i nostri doveri, ossia gestire il centro diurno per disabili, soprattutto da un punto di vista amministrativo. Al momento non sapevo che in realtà si stava solo riferendo al mio ragazzo perché per me c’erano altri programmi. Infatti, mi ha spiegato che la ragazza che si occupava di fare i mestieri era rimasta incinta e che secondo la cultura africana, non poteva più stare in mezzo agli uomini, anche se solo come serva. Allora mi disse che ora sono molto in difficoltà perché non sanno a chi rivolgersi in quanto è difficile trovare una donna africana che faccia la sguattera per tutti questi uomini. Allora, volenterosa e desiderosa di mettermi al servizio della missione, ho implorato il padre, affinché mi assegnasse a me il ruolo di serva domestica della missione. Sono dell’idea che una donna che sia timorata di Dio, debba sottomettersi all’uomo e che sia nata con l’unico scopo di ubbidire il maschio e di servirlo. Non avevo idea di quanto sarebbe stato faticoso fare la sguattera per un’intera missione e di come piano piano pretendevano di essere serviti e riveriti. Non appena mi offrii, Padre Alfio si complimentò con il mio ragazzo dicendole che ero una femmina giusta e mi disse che avrei dovuto sottostare agli ordini del cuoco. Solo dopo scoprii che lì in Africa, era ambito il posto di cuoco in quanto la missione lo pagava bene ed era anche un ruolo di prestigio, con tanto di cappello da chef e giacca molto bella … la fatica vera la faceva la sguattera con indosso un grembiule logoro che passava ore tra urla varie a pulire, tagliare le verdure e ubbidire al cuoco. Mi disse che alla ragazza era stato concesso di spiegare alla nuova arrivata i doveri e infatti, non appena Padre Alfio suonò il campanello, entrò subito la domestica che fece subito un inchino profondo verso il Padre, chinando la testa e con le mani congiunte in avanti. Padre Alfio con tono duro disse alla ragazza di spiegare bene le regole della missione alla nuova sguattera e di vestirla come si deve. Come un’autonoma, prima di congedarmi, mi inchinai anch’io prima verso Padre Alfio e poi verso il mio adorato Rocco, che ormai è diventato Padron Rocco. La ragazza mi porto al piano di sotto dove c’era la lavanderia e mi venne un colpo quando capìì che non c’era la lavatrice e che avrei dovuto pulire a mano tutte le tonache dei Padri. Essendo che era una missione con 22 Padri mi vennero le ginocchia molli all’idea della fatica che avrei dovuto fare. La ragazza mi spiegò che qui ero considerata solo una donna che ha come unico scopo tutto il giorno, pulire e ubbidire e servire i Padri e che sarò fortunata non riceverò troppe sberle per la mia inettitudine. Una sferzata di umiliazione mi venne quando vidi gli indumenti che dovevo indossare … avevo a disposizione solo 3 magliette una più logora dell’altra, due grembiuli, uno per i lavori di fatica e uno per la cucina e per servire in sala (sì avrei dovuto servire come una cameriera tutti questi uomini, con rispetto e testa bassa). Capìì che non avrei mai avuto uno spazzolone ma che i pavimenti si fanno in ginocchio con la testa china e sfregare con forza, che avrei passato ore e ore dopo a stirare, a pulire i bagni, a fare le camere dei Padri, pulire tutte le lenzuola a mano nel lavatoio. Appena mi misi gli indumenti, come niente mi si vedevano le tette, in testa dovevo avere uno straccio in modo tale che gli altri Padri capivano al volo che ero la serva della missione, costretta ad andare in giro scalza a piedi nudi, con solo una maglietta logora e molto larga e un grembiule che era più che altro un altro straccio. Così conciata dovetti andare subito da Padre Alfio in quanto aveva suonato la campana che era collegata giù sotto dove c’era la lavanderia e un materasso buttato giù per terra che era dove dormivo. Appena arrivai, feci subito l’inchino a Padre Alfio e poi al mio ragazzo che mi guardò con compassione ma anche con eccitazione perché avevo una tetta di fuori. “Mettiti in ginocchio ragazza” e portaci rispetto in quanto uomini che servono Dio. Senza farmelo dire un’altra volta mi inginocchiai e piegai la testa verso il basso e con tono soddisfatto mi disse “Mi raccomando serva, ti voglio vedere che hai un atteggiamento umile nei confronti di tutti noi, chiunque che non sia donna e che viene qui in questa missione è il tuo padrone che devi servire e ubbidire. Guai a te se non ti vedo pulire in ginocchio tutte le volte che puoi, ora vai che il cuoco ti sta aspettando.” “Si Padrone, vado subito, vedrete che sarete soddisfatto di me, Padrone”.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
La serva dell'appartamentoracconto sucessivo
La sguattera della missione - cap. 2
Commenti dei lettori al racconto erotico