Sotto la doccia della piscina 1
di
Legolas92
genere
bisex
L’attesa che brucia
È quasi sera. Le docce sono illuminate da una luce bianca e fredda, il vapore appannato copre gli specchi e ti appanna i pensieri. Ogni goccia che cade sulla pelle ti ricorda che sei vivo e nudo, che qualcosa sta per succedere, che quell’aria densa ti sta togliendo il fiato. L’odore di cloro, sudore, acqua calda e pelle maschile impregna l’aria: un mix che ti manda in testa immagini di corpi che si cercano e si prendono.
Hai il cazzo già mezzo duro, lo senti pulsare tra le cosce, la punta che si bagna di pre sperma senza nemmeno essere toccata. Gli altri se ne vanno a poco a poco, lasciando dietro solo il rumore dei loro passi e il suono ritmico dell’acqua sulle piastrelle. Sai che lui è lì, alle tue spalle, e non ti serve voltarti: senti la sua presenza come un animale alle calcagna, ti brucia la schiena.
Ti sei consumato a fissarlo negli spogliatoi: petto da toro, vene grosse che segnano le braccia, spalle larghe da dominatore. Ma il chiodo fisso che ti tiene sveglio è il suo cazzo. Un cazzo enorme, già da riposo ti fa paura, venato, scuro, circonciso, la cappella che sbuca fuori carnosa e pronta a mordere. Lo immagini mentre si indurisce, ti chiedi quanto possa essere grosso, cosa si prova a farselo piantare dentro, a farselo leccare, a sentire quella pelle ruvida in gola e tra le chiappe.
Ogni volta che se lo sciacqua, che si asciuga distratto, tu ti fissi sulle gocce che gli scendono dalla cappella, vorresti essere tu la sua mano, la sua lingua, il suo godimento. Lo sogni di notte, ti masturbi pensando a quel cazzo, alle sue palle pesanti, lisce e piene che dondolano sotto come promesse da mantenere.
Complicità e provocazione
Restate solo tu e lui. Il battito in gola, il fiato che si fa corto, il cazzo che si tende ogni secondo di più. Senti i suoi passi avvicinarsi, la sua ombra che ti avvolge, la voce roca che non ha bisogno di parlare per farti capire chi comanda.
La sua mano ti afferra la spalla con forza, ti gira verso di sé, lo sguardo di chi sa che può fare di te quello che vuole. Ti prende per la mascella, ti fissa negli occhi. La sua mano scende sulla schiena, sulle chiappe, te le stringe, te le apre, te le esplora come carne da prendere.
Poi il sapone: ti insapona tutto, spalle, schiena, lombi, chiappe. Le dita forti si infilano tra le natiche, ti saggiano, ti aprono piano ma senza chiedere permesso. Senti la sua minchia che ti batte sulle chiappe, pesante, gonfia, il calore ti entra nella pelle. Te la struscia addosso, la cappella ti sfiora il buco, ti provoca. Ti masturba con una mano, la pelle insaponata che ti scivola sul cazzo, la presa decisa. Ti allarga le natiche, ti mostra quanto ti vuole.
Sputa tra le chiappe, la saliva calda che ti scende sull’ano, sulle palle, sulle cosce. Ti spalanca il buco con due dita grosse, entra subito, senza delicatezza, te lo lavora dentro, te lo prepara.
Ti sfonda, ti marchia
Quando te lo punta senti ogni dettaglio: la cappella gonfia, le vene che ti scavano l’ano, la pelle tirata che brucia e ti eccita. All’inizio spinge piano, senti solo il glande che ti apre, poi entra, ti allarga, ti fa male e ti fa godere insieme. Gli chiedi di più, ti tieni le natiche aperte da solo per sentirlo tutto, lo supplichi, “sfondami, fammi a pezzi, marchiami”.
Lui obbedisce: spinge fino in fondo, senti la sua minchia che ti riempie, ti scava, ti toglie il fiato. Le sue palle ti battono sulle chiappe a ogni colpo, pesanti, calde, il suono sordo della carne che schiaffeggia la pelle bagnata. Il culo ti scotta, la pelle si tende, il piacere ti incendia.
Ti piega in avanti, ti prende per i capelli, ti costringe a guardare il muro mentre ti scopa selvaggio, senza sosta. Ti tira indietro, ti sussurra parole sporche, ti chiama porco, ti chiede se ti piace sentirlo così dentro. Ansimi, geme, mugoli. Il cazzo ti sembra ancora più grosso dentro, ti senti spaccato in due, il dolore si mescola al piacere, vuoi solo essere usato.
Il primo orgasmo
Con la mano libera ti masturba il cazzo duro, ti stringe i capezzoli, ti fa tremare. Senti la pressione alla prostata, la voglia di venire che ti divora. La sborra sale, esplode in un lampo, spruzzi sul muro, sulle sue mani, sulla piastrella.
Lui continua, ti stringe più forte, pompa dentro, il cazzo ti dilata ancora, lo senti pulsare. Inizia a mugolare anche lui, il respiro che si fa animale, la voce che si spezza.
Poi esplode dentro di te: ti riempie di sborra calda, senti il liquido che ti inonda, che ti cola subito fuori mentre resta fermo dentro di te, il cazzo che pulsa, il culo che rimane aperto, che brucia e si riempie di caldo e piacere.
La sculacciata, il possesso
Quando si sfila senti l’ano che resta spalancato, la pelle calda, la sborra che cola fuori lenta, sporca tutto. Lui si prende un momento per ammirare il risultato: ti apre di nuovo le chiappe, guarda il buco rosso e gonfio, il seme che scende, se lo spalma sulle dita e te lo fa sentire.
Poi schiocca forte le mani sulle tue chiappe, una, due, dieci volte. Ti lascia il culo rosso, a strisce, ti fa urlare e godere ancora, ogni colpo ti fa sentire ancora più suo, ancora più usato e desiderato.
In ginocchio, la bocca piena
Ti prende la testa, ti spinge in ginocchio davanti a lui. La sua minchia è ancora enorme, gonfia, le vene che pulsano sotto la pelle, la cappella sporca di te e di lui. Gli lecchi la base, senti il sapore del tuo stesso culo, lo sporco, il suo odore animale che ti invade le narici. Gli tocchi le palle, lisce, piene, calde, senti come si tendono a ogni tuo tocco.
Gli prendi tutto il cazzo in bocca, la lingua che gira sulla cappella, lo succhi a fondo, senti il naso che sbatte sul suo inguine, ti scende in gola, la sborra residua che ti lubrifica, che ti cola giù fino allo stomaco. Lui ti tiene la testa, ti spinge fino a farti lacrimare, il rumore del cazzo che ti sbatte contro il palato, gah, gah, gah, il suono sporco che ti fa impazzire.
Il secondo round, la faccia marchiata
Quando viene di nuovo, esplode in faccia, schizzi caldi che ti colano sulle guance, sulla bocca, sul mento, nel naso. Senti la sborra che ti bagna tutto, ti sporca, ti marchia. Poi senza nemmeno lasciarti il tempo di respirare, ti riinfila il cazzo in bocca, ti spinge ancora più a fondo, la sborra che ti lubrifica la gola, ti cola giù, il sapore che ti riempie, il suono della carne che ti scopa la bocca, ti riempie di nuovo, non smette fino a che non sei tu a succhiare e a ripulirlo di ogni goccia, a farti vedere che non lasci nulla.
Il rito finale: possesso e complicità
Ti solleva, ti passa l’asciugamano, ti asciuga lui, si gode il culo rosso, le chiappe segnate, il buco ancora aperto che gocciola seme. Sorriso soddisfatto, compiaciuto.
Tira fuori dalla borsa un plug enorme, scuro, lo unge con calma, ti guarda negli occhi mentre te lo infila: entra lento, ti allarga, ti tiene spalancato. “Questo te lo tieni su, mi hai capito? Voglio che ti ricordi chi sei anche fuori di qui.”
Si veste, ti osserva con occhi che ti mangiano. “Vieni con me al centro commerciale?” chiede con tono da padrone. Tu annuisci, senti il plug che ti tiene aperto, il culo che pulsa a ogni passo, la testa che vola. Esci con lui, con la consapevolezza che sei suo, che la scena continua, che il piacere non è mai abbastanza.
Continua...
È quasi sera. Le docce sono illuminate da una luce bianca e fredda, il vapore appannato copre gli specchi e ti appanna i pensieri. Ogni goccia che cade sulla pelle ti ricorda che sei vivo e nudo, che qualcosa sta per succedere, che quell’aria densa ti sta togliendo il fiato. L’odore di cloro, sudore, acqua calda e pelle maschile impregna l’aria: un mix che ti manda in testa immagini di corpi che si cercano e si prendono.
Hai il cazzo già mezzo duro, lo senti pulsare tra le cosce, la punta che si bagna di pre sperma senza nemmeno essere toccata. Gli altri se ne vanno a poco a poco, lasciando dietro solo il rumore dei loro passi e il suono ritmico dell’acqua sulle piastrelle. Sai che lui è lì, alle tue spalle, e non ti serve voltarti: senti la sua presenza come un animale alle calcagna, ti brucia la schiena.
Ti sei consumato a fissarlo negli spogliatoi: petto da toro, vene grosse che segnano le braccia, spalle larghe da dominatore. Ma il chiodo fisso che ti tiene sveglio è il suo cazzo. Un cazzo enorme, già da riposo ti fa paura, venato, scuro, circonciso, la cappella che sbuca fuori carnosa e pronta a mordere. Lo immagini mentre si indurisce, ti chiedi quanto possa essere grosso, cosa si prova a farselo piantare dentro, a farselo leccare, a sentire quella pelle ruvida in gola e tra le chiappe.
Ogni volta che se lo sciacqua, che si asciuga distratto, tu ti fissi sulle gocce che gli scendono dalla cappella, vorresti essere tu la sua mano, la sua lingua, il suo godimento. Lo sogni di notte, ti masturbi pensando a quel cazzo, alle sue palle pesanti, lisce e piene che dondolano sotto come promesse da mantenere.
Complicità e provocazione
Restate solo tu e lui. Il battito in gola, il fiato che si fa corto, il cazzo che si tende ogni secondo di più. Senti i suoi passi avvicinarsi, la sua ombra che ti avvolge, la voce roca che non ha bisogno di parlare per farti capire chi comanda.
La sua mano ti afferra la spalla con forza, ti gira verso di sé, lo sguardo di chi sa che può fare di te quello che vuole. Ti prende per la mascella, ti fissa negli occhi. La sua mano scende sulla schiena, sulle chiappe, te le stringe, te le apre, te le esplora come carne da prendere.
Poi il sapone: ti insapona tutto, spalle, schiena, lombi, chiappe. Le dita forti si infilano tra le natiche, ti saggiano, ti aprono piano ma senza chiedere permesso. Senti la sua minchia che ti batte sulle chiappe, pesante, gonfia, il calore ti entra nella pelle. Te la struscia addosso, la cappella ti sfiora il buco, ti provoca. Ti masturba con una mano, la pelle insaponata che ti scivola sul cazzo, la presa decisa. Ti allarga le natiche, ti mostra quanto ti vuole.
Sputa tra le chiappe, la saliva calda che ti scende sull’ano, sulle palle, sulle cosce. Ti spalanca il buco con due dita grosse, entra subito, senza delicatezza, te lo lavora dentro, te lo prepara.
Ti sfonda, ti marchia
Quando te lo punta senti ogni dettaglio: la cappella gonfia, le vene che ti scavano l’ano, la pelle tirata che brucia e ti eccita. All’inizio spinge piano, senti solo il glande che ti apre, poi entra, ti allarga, ti fa male e ti fa godere insieme. Gli chiedi di più, ti tieni le natiche aperte da solo per sentirlo tutto, lo supplichi, “sfondami, fammi a pezzi, marchiami”.
Lui obbedisce: spinge fino in fondo, senti la sua minchia che ti riempie, ti scava, ti toglie il fiato. Le sue palle ti battono sulle chiappe a ogni colpo, pesanti, calde, il suono sordo della carne che schiaffeggia la pelle bagnata. Il culo ti scotta, la pelle si tende, il piacere ti incendia.
Ti piega in avanti, ti prende per i capelli, ti costringe a guardare il muro mentre ti scopa selvaggio, senza sosta. Ti tira indietro, ti sussurra parole sporche, ti chiama porco, ti chiede se ti piace sentirlo così dentro. Ansimi, geme, mugoli. Il cazzo ti sembra ancora più grosso dentro, ti senti spaccato in due, il dolore si mescola al piacere, vuoi solo essere usato.
Il primo orgasmo
Con la mano libera ti masturba il cazzo duro, ti stringe i capezzoli, ti fa tremare. Senti la pressione alla prostata, la voglia di venire che ti divora. La sborra sale, esplode in un lampo, spruzzi sul muro, sulle sue mani, sulla piastrella.
Lui continua, ti stringe più forte, pompa dentro, il cazzo ti dilata ancora, lo senti pulsare. Inizia a mugolare anche lui, il respiro che si fa animale, la voce che si spezza.
Poi esplode dentro di te: ti riempie di sborra calda, senti il liquido che ti inonda, che ti cola subito fuori mentre resta fermo dentro di te, il cazzo che pulsa, il culo che rimane aperto, che brucia e si riempie di caldo e piacere.
La sculacciata, il possesso
Quando si sfila senti l’ano che resta spalancato, la pelle calda, la sborra che cola fuori lenta, sporca tutto. Lui si prende un momento per ammirare il risultato: ti apre di nuovo le chiappe, guarda il buco rosso e gonfio, il seme che scende, se lo spalma sulle dita e te lo fa sentire.
Poi schiocca forte le mani sulle tue chiappe, una, due, dieci volte. Ti lascia il culo rosso, a strisce, ti fa urlare e godere ancora, ogni colpo ti fa sentire ancora più suo, ancora più usato e desiderato.
In ginocchio, la bocca piena
Ti prende la testa, ti spinge in ginocchio davanti a lui. La sua minchia è ancora enorme, gonfia, le vene che pulsano sotto la pelle, la cappella sporca di te e di lui. Gli lecchi la base, senti il sapore del tuo stesso culo, lo sporco, il suo odore animale che ti invade le narici. Gli tocchi le palle, lisce, piene, calde, senti come si tendono a ogni tuo tocco.
Gli prendi tutto il cazzo in bocca, la lingua che gira sulla cappella, lo succhi a fondo, senti il naso che sbatte sul suo inguine, ti scende in gola, la sborra residua che ti lubrifica, che ti cola giù fino allo stomaco. Lui ti tiene la testa, ti spinge fino a farti lacrimare, il rumore del cazzo che ti sbatte contro il palato, gah, gah, gah, il suono sporco che ti fa impazzire.
Il secondo round, la faccia marchiata
Quando viene di nuovo, esplode in faccia, schizzi caldi che ti colano sulle guance, sulla bocca, sul mento, nel naso. Senti la sborra che ti bagna tutto, ti sporca, ti marchia. Poi senza nemmeno lasciarti il tempo di respirare, ti riinfila il cazzo in bocca, ti spinge ancora più a fondo, la sborra che ti lubrifica la gola, ti cola giù, il sapore che ti riempie, il suono della carne che ti scopa la bocca, ti riempie di nuovo, non smette fino a che non sei tu a succhiare e a ripulirlo di ogni goccia, a farti vedere che non lasci nulla.
Il rito finale: possesso e complicità
Ti solleva, ti passa l’asciugamano, ti asciuga lui, si gode il culo rosso, le chiappe segnate, il buco ancora aperto che gocciola seme. Sorriso soddisfatto, compiaciuto.
Tira fuori dalla borsa un plug enorme, scuro, lo unge con calma, ti guarda negli occhi mentre te lo infila: entra lento, ti allarga, ti tiene spalancato. “Questo te lo tieni su, mi hai capito? Voglio che ti ricordi chi sei anche fuori di qui.”
Si veste, ti osserva con occhi che ti mangiano. “Vieni con me al centro commerciale?” chiede con tono da padrone. Tu annuisci, senti il plug che ti tiene aperto, il culo che pulsa a ogni passo, la testa che vola. Esci con lui, con la consapevolezza che sei suo, che la scena continua, che il piacere non è mai abbastanza.
Continua...
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