Come ho conosciuto mio marito – Amore selvaggio (30 dicembre)

di
genere
scambio di coppia

Quest’opera è di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono frutto dell’immaginazione dell’autore o usati in modo fittizio.

Sara rientrò nel silenzio tombale del suo appartamento. L'eco dei suoi tacchi sul marmo freddo del corridoio era l'unico suono in una casa ora priva delle voci dei suoi figli, un silenzio amplificato che pesava come l'attesa. Per fortuna quel giorno avrebbe rivisto Chiara, una donna che le stava così a cuore.
La camera da letto, che un tempo era stata il sacrario della sua vita coniugale, fu il primo obiettivo. Sara la spogliò metodicamente, trasformandola in un palcoscenico sterile per l'atto imminente. Sostituì le lenzuola di cotone con un completo sensuale e scivoloso di satin lilla cangiante, una superficie che non avrebbe offerto alcun conforto, solo un tessuto lucido e traditore sotto la luce fioca.
L'aria fu saturata, non da un profumo, ma da un aroma denso e persistente di incenso al gelsomino, una fragranza che prometteva un piacere estatico ma nascondeva l'eccesso. Candele votive, disposte con cura, creavano un'illuminazione dorata e languida, eliminando ogni ombra troppo rivelatrice.
Sara si preparò con attenzione. Indossò un completo di pizzo francese Chantilly color avorio, di una fattura sofisticata e ingannevolmente innocente. Reggicalze in raso e calze velate chiare completavano la divisa. Ai piedi, calzò i suoi tacchi a spillo in velluto nero, le punte affilate che battevano sul parquet con un rumore secco e deciso. Infine, si avvolse nella sua vestaglia di seta color crema, l'unica cosa che celava il suo corpo voluttuoso. Era l'immagine della sofisticazione tranquilla, in attesa che la sua amica arrivasse per la "loro" serata di trasgressione.
Alle 20:30 precise, il citofono interruppe il silenzio. Sara non ebbe bisogno di controllare; sapeva che era Chiara. Scese le scale in un ritmo misurato, il battito dei tacchi a spillo sul marmo scandiva la tensione. Quando aprì la porta, Chiara si stagliava imponente sulla soglia . Indossava un abito da sera in raso color smeraldo, costoso e aderente, che sottolineava la sua figura potente. Ma il suo portamento era contratto da un'urgenza febbrile. I suoi occhi, verdi e solitamente acuti, erano ora lucidi e ardenti, pieni di una brama che superava il semplice desiderio.
«Sara,» disse Chiara, la voce bassa, quasi rauca. Entrò, e la prima cosa che fece fu porgere una busta spessa e gonfia, sigillata. «Questi sono per te, amore. Diecimila euro in contanti. L'anticipo. Per la tua assoluta disponibilità.»
Sara prese la busta, sfiorando appena le dita di Chiara, e la mise sul comodino accanto all'ingresso. In quel momento, non erano i soldi a interessarla, ma solo la donna che aveva davanti.
«Diecimila. L'acconto,» ripeté Sara, senza emozione. Guardò Chiara dritto negli occhi e la baciò in bocca, un contatto umido e deciso. «Quindi sono così preziosa per te. Ne sono felice.»
Il volto di Chiara si accese di un fuoco intenso, una miscela di ossessione e desiderio puro. «Sì, ti voglio dalla prima volta che sei entrata in casa nostra. Tu sola puoi capirmi in toto e tu sola sei riuscita ad esaudire un desiderio che avevo da anni. Sono sicura che neppure questa sera mi deluderai.» A quella risposta, Sara la prese sotto il braccio e la portò nella stanza dove si sarebbe consumato il loro amore senza regole.
Nella camera da letto, la tensione era così densa da poter essere tagliata. Chiara, con una rapidità inaspettata, spinse Sara sul letto di satin color lilla. L'impatto fu brusco, un gesto privo di tenerezza, che fece capire a Sara quanto fosse desiderata.
Sara si lasciò cadere, i tacchi a spillo che flettevano sul tessuto scivoloso. Non c'era bisogno di recitare; il suo istinto era quello di abbandonarsi alla sua seducente e focosa amante.
Chiara non perse tempo in preliminari superflui. Strappò via la vestaglia di Sara con un gesto impaziente, e i loro corpi, ora coperti solo dal pizzo e dal raso di Chiara, si scontrarono in un abbraccio violento. «Sei così perfetta. Perfetta. Appena ti vedranno impazziranno» sussurrò Chiara, una frase che fece gelare il sangue a Sara.
I baci di Chiara erano dapprima possessivi e poi affamati, le sue labbra cercavano con brama ogni punto sensibile, scendendo dal collo alla curva della spalla. Le mani potenti di Chiara non si limitavano ad accarezzare, ma palpeggiavano con avidità le cosce di Sara attraverso il pizzo, salendo poi ad afferrare i seni che si premettero contro il raso del vestito smeraldo, in una danza frettolosa e mozzafiato.
Sara, nonostante la sorpresa, sentiva il calore e la familiarità di quei corpi uniti. Chiara, ansimando, si staccò un istante, il volto in fiamme e gli occhi verdi, lucidi per la lussuria. «Sei mia, adesso,» sussurrò, e la baciò ancora. «E credimi, tutto quello che succederà d'ora in poi sarà per il nostro pure godimento e il nostro limite.» Fu in quel momento che la passione divenne un rituale trasgressivo.
Chiara si mise le mani nelle piccole tasche del vestito, ne prelevò dei fasce di gros-grain nero e spesso e le mostrò a Sara, tirando le estremità per farne vedere la resistenza. Senza chiedere, Chiara, con un gesto risoluto, legò i polsi di Sara, con quelle fasce, al montante in ottone del letto. Aveva stretto in modo deciso, enfatizzando la tensione delle braccia e del seno generoso.
Chiara si chinò di nuovo su Sara. I suoi occhi bruciavano di desiderio, vedeva quei seni sodi muoversi a ritmo del suo respiro. Le baciò la fronte, un gesto di distacco. «Perdonami, Sara. Non per questo. Ma per l'eccesso che verrà.» Si allontanò e si diresse verso la sua borsetta. Ne estrasse lo smartphone, i suoi occhi ora pieni di concentrazione e fredda determinazione.
«Sai, Sara,» sussurrò, sollevando il telefono e inquadrandola. «Ho un'altra piccola, viziosa passione che tengo segreta. La fotografia erotica. Ho un disco esterno pieno di scatti con cui mi eccito. E ora, avrò anche il tuo corpo nudo e legato nel mio archivio.»
Senza fretta, Chiara iniziò la sua sessione fotografica. Le inquadrature erano studiate: un primo piano sensuale dei seni spinti in alto dal corpetto, una ripresa che valorizzava la curva delle cosce e, infine, uno scatto esplicito che mostrava la sua vulva esposta e indifesa, ogni foto intesa come un ricordo indelebile della loro trasgressione.
Dopo aver selezionato le immagini, Chiara non perse tempo. Con un sorriso di pura soddisfazione, inviò il pacchetto di foto a tre destinatari: suo marito e due contatti non identificati, che sarebbero stati gli spettatori e i protagonisti successivi.
Chiara si sdraiò sopra di lei. La baciò in modo profondo e umido sulla bocca, poi scese immediatamente, leccandole i seni con colpi rapidi e audaci, come un predatore che marca il territorio. Sara ansimò, il corpo che reagiva involontariamente nonostante la mente fosse in allerta. Chiara afferrò il fianco di Sara con una mano e scese con la lingua, determinata, verso la passera eccitata. La leccò con una passione che non era seduttiva, ma urgente e totalizzante, godendo del piccolo lamento che Sara non poté trattenere.
«Questo gioiello si deve bagnare, Sara. Molto bene,» le soffiò tra le labbra con un ghigno che si poteva sentire sulla pelle umida. «Ti servirà tra poco. Devi essere pronta e ricettiva per Loro.»
Chiara si rialzò dal letto di satin, il sorriso di anticipazione appena accennato, e si lisciò il vestito color smeraldo con un gesto di compostezza glaciale. Sara, immobilizzata dai lacci che la tenevano avvinta, sentiva la disperazione mischiarsi all'eccitazione. La paura era solo un alito, ma la fiducia in Chiara era l'unica cosa che contava.
Passarono pochi secondi, che a Sara sembrarono un'infinità. Chiara tornò con una espressione trionfante. Poi si scostò, rivelando due figure maschili imponenti. Erano due uomini afroamericani. Vestiti in modo elegante casual in tessuti scuri, il loro portamento era quello di chi è abituato a ottenere ciò che vuole. I loro sguardi si fissarono immediatamente sul corpo di Sara.
Chiara li invitò ad entrare con un gesto: «Benvenuti, Omar e Igor. Quello che vi avevo promesso ora diventerà realtà.»
I due uomini avanzarono. Erano alti e muscolosi. Omar, con i capelli tagliati corti e una barba curata, si avvicinò al letto. Igor, più possente, rimase ai piedi, iniziando a spogliarsi, mostrando il suo corpo statuario. Non avevano fretta. Igor prese il lembo sensuale che costituiva le mutandine di Sara e le squarciò, liberando completamente il suo inguine, gettandolo addosso a Chiara che, con un gesto di pura lussuria, se lo portò in bocca.
Omar, il barbuto, si chinò sul letto. Il suo sorriso era largo, la sua lingua accarezzava le labbra famelico, ma il suo sguardo era caldo e desideroso. Afferrò i due lembi di tessuto che costringevano Sara al letto e li legò ancora più saldamente, accentuando la tensione delle braccia e del seno generoso. Sara sentiva il suo corpo desideroso, il suo istinto vinceva su tutto. Lo guardò dritto negli occhi, provocandolo, e allungò il viso in cerca della bocca dell'altro, cercando di mordergli quella lingua penzolante, ma la legatura la costringeva sul letto. Dentro di sé pensò cosa aspetti a scoparmi, ma la sua voce non riusciva a uscire.
Igor si liberò velocemente dei vestiti. Rimase nudo, evidenziando la lucentezza della sua pelle e i suoi muscoli definiti. Il suo membro era già in una erezione impressionante, si ergeva verso l'alto. Salì sul letto, le ginocchia affondarono nel raso e si posizionò immediatamente tra le gambe legate di Sara.
Omar prese in mano il seno sinistro di Sara. Abbandonò il suo volto e si chinò sul seno. Afferrò un capezzolo turgido e lo prese in bocca, succhiando con una ferocia e una fame che non lasciava spazio al romanticismo. Sara inarcò la schiena, il piacere improvviso le fece stringere i denti. Nello stesso tempo, Igor usò i pollici per divaricare l'entrata umida e vogliosa di Sara, ispezionandola. Il piacere di Sara si accumulava sempre di più.
Chiara, con il brandello di pizzo ancora in bocca, si avvicinò a Igor. Prese il suo membro eretto e lo diresse verso la vagina di Sara.
«È tua, voglio che la fai godere, la voglio sentire gemere» sussurrò Chiara accarezzandosi la passera eccitata.
Igor non attese oltre. Baciò Chiara e si gettò in avanti. Sara non era pronta a quelle dimensioni e il primo impatto fu un'invasione violenta e voluttuosa che le strappò un grido inumano. Il suo corpo tremò.
L'uomo cominciò a spingere con ritmo profondo e implacabile, mentre Omar alzò la testa dal seno di Sara, lasciando il capezzolo con evidenti segni del suo passaggio. Si spostò più in basso verso l'addome. Arrivò al bacino e invitò Chiara a fare lo stesso.
Nonostante fosse distratta dalla spinta di Igor, Sara sentiva pure il caldo contatto umido delle due lingue sul suo clitoride. Lo succhiarono con rinnovata passione. La nostra amica era in piena estasi.
Igor le afferrò la vita sollevandola leggermente e sussurrò, tra un respiro interrotto l'altro: «Sei così stretta». Chiara passò la sua lingua dal clitoride a quel pezzo di marmo eretto, girò lo sguardo verso Sara e le esclamò: «Urla, Sara, urla il mio nome». Sara non riusciva a urlare il nome, riusciva solo a gemere in modo convulso. I legacci ai polsi le tagliavano la pelle. Igor cambiò ritmo e Sara sentì l'orgasmo invaderle il corpo, nasceva dalle sue viscere e si espandeva in cerca di una via di fuga che trovò nella bocca con un gemito soffocato. Non respirò per qualche secondo.
Il lavoro era finito?
Igor si sfilò da lei un istante, solo per permettere a Chiara di salire a cavalcioni sulla sua amica, bloccandole il torace e costringendola a guardare mentre l'altro uomo le afferrava i capelli. Sara era immobile, il corpo ancora scosso dai sussulti del primo orgasmo. Sentiva il peso morbido e caldo di Chiara sul suo petto, la sua amica che, eccitata fino alle lacrime, le teneva bloccato il respiro. Omar, stringendo le ciocche di Sara con fermezza, le tirò la testa indietro, esponendole il collo e costringendola ad alzare lo sguardo verso i suoi occhi, scuri e ardenti.
«Sei bellissima, Sara,» mormorò Omar, la sua voce profonda e ruvida come la sua barba. «Ma un corpo così non può avere un solo orgasmo. Non hai ancora visto niente.»
Igor si era spostato. Invece di tornare al centro delle gambe di Sara, si mise in ginocchio ai piedi del letto, ma il suo sguardo era tutto per Chiara. Chiara non aveva ancora tolto il vestito, ma l'eccitazione l'aveva spinta a divaricare i lembi di seta dello smeraldo, rivelando la sua passera nuda, già umida di desiderio.
Chiara, cavalcioni su Sara, le passò le mani sul seno generoso, sfregandole i capezzoli già martoriati per riaccendere l'eccitazione. Poi si rivolse a Igor, un ordine sussurrato che era pura, cruda brama. «Adesso… tocca a me. E lei, Sara, deve guardare ogni singolo istante di come ti prendi me. Voglio che sia l'unica cosa che vede.»
Igor sorrise, quel sorriso che non prometteva nulla di dolce. Chiara, senza esitare, sollevò leggermente il bacino, invitandolo ad avvicinarsi. Igor non glielo chiese due volte. Afferrò Chiara per i fianchi e, senza preamboli, la penetrò con un unico, brutale affondo.
Chiara emise un urlo strozzato di piacere, un urlo che si spense subito in un gemito profondo mentre iniziava a spingere. Lei era ancora seduta sul petto di Sara, i loro corpi uniti in una composizione assurda e incredibilmente lussuriosa. Sara sentiva ogni spinta attraverso il corpo di Chiara, il movimento ritmico che faceva tremare anche lei.
Omar colse il momento. Mentre Sara era distratta dal sesso selvaggio che si consumava sul suo corpo, le afferrò il mento con forza. Senza dire una parola, si abbassò e premette la sua erezione contro le labbra di Sara. «Apri. Ora tocca a me saziarti qui,» ordinò con la voce ridotta a un sibilo roco.
Sara ubbidì, incapace di resistere alla trasgressione totale. Omar, lentamente, entrò nella sua bocca, spingendosi a fondo, con un ritmo che si sincronizzò quasi subito con le spinte di Igor in Chiara.
Sara era inondata. La sensazione di Igor dentro Chiara che la schiacciava sul letto, il sapore e la consistenza dell'enorme membro di Omar che la riempiva. Poteva vedere solo Chiara, che gemeva con gli occhi chiusi, il corpo scosso da spasmi di piacere mentre l'uomo la possedeva.
I due uomini lavoravano in tandem: uno che penetrava Chiara, il cui bacino si abbatteva sul petto di Sara, e l'altro che la prendeva in bocca, tenendola per i capelli, in un abbandono totale. Per Sara, ogni resistenza svanì, sostituita da un'orgia di sensazioni. Non era più una spettatrice, ma l'oggetto del desiderio di tre persone che la stavano usando e venerando contemporaneamente. Le lacrime le rigavano il viso, ma erano lacrime di un piacere che non aveva mai osato confessare.
Chiara, aprendo gli occhi, la guardò. I suoi occhi erano annebbiati dal piacere. «Brava, Sara. Godi per noi. Godi per questo lusso di sensazioni.»
La scena divenne un crescendo di gemiti, schiaffi di carne, e il suono umido del sesso. Omar usò la sua mano libera per stringerle il collo con delicatezza ma in modo deciso, amplificando la sensazione di abbandono. Spingeva forte e a fondo, quasi soffocandola, mentre il ritmo si faceva sempre più disperato.
Sara sentì che il suo corpo stava per esplodere di nuovo, la pressione sulla sua gola e l'intensa stimolazione orale la portarono ancora una volta all'orlo, mentre la sua amica, Chiara, urlava il nome dell'uomo e veniva sul suo petto.
Igor sfilò il suo membro bollente da Chiara con un sonoro schiocco. Chiara, esausta e inondata dall’orgasmo, rotolò di lato, ansimando, ma non smise di osservare Sara.
Omar, con un'espressione di ardente soddisfazione, si mosse rapidamente. Estrasse la sua erezione dalla bocca di Sara e, senza darle il tempo di respirare, slegò le fasce ai polsi e alle caviglie con una serie di strattoni veloci.
«Non avrai più bisogno di questo,» disse con voce bassa e profonda, gettando i lacci. «Ora sei libera di muoverti, se lo desideri. Ma non ci riuscirai.»
Sara, finalmente libera, non si mosse di un millimetro. La sua sottomissione era così completa che i suoi arti formicolavano, ma il suo corpo era in attesa.
«Alzala,» ordinò Omar, afferrando Sara per un braccio. Igor si avvicinò e afferrò l'altro braccio. Insieme, sollevarono Sara dal letto, la sua figura nuda e tremante ora sospesa in aria, tenuta ferma solo dalla forza delle loro mani. Le sue gambe pendevano inutili, i piedi non toccavano terra. Era completamente in balia dei due uomini.
Sara si ritrovò schiacciata tra i due corpi muscolosi, circondata dal loro calore e dal loro odore virile. I suoi occhi incrociarono quelli di Chiara, che si era tirata su per godersi lo spettacolo.
«Sei la nostra musa, Sara. Ed ora, ti prenderemo per l'ultima volta,» sussurrò Omar, spingendo la sua punta turgida contro la sua vagina.
Igor si posizionò immediatamente dietro. Chiara, con un grido eccitato, si alzò in piedi sul letto, e con le mani guidò il membro enorme di Igor verso l'apertura anale di Sara.
«Qui, Igor. Prendi la mia amica come merita!»
Con un ruggito sommesso, Igor spinse. L'invasione anale fu improvvisa e travolgente, costringendo Sara a un gemito soffocato che le risalì la gola. La spinta fu così profonda che le fece arcuare la schiena, ma i due uomini la tenevano ferma, immobile.
Appena Igor fu completamente dentro, Omar spinse a sua volta. L'entrata vaginale di Sara, già provata e desiderosa, accolse immediatamente la seconda colonna.
Sara era ora completamente invasa, sospesa tra due forze incalzanti. Non aveva modo di resistere, il suo corpo era totalmente immobilizzato dalla penetrazione duplice e dalla pressione. Ogni muscolo del suo basso ventre era contratto in una stretta di dolore e piacere estremo.
I due uomini iniziarono a muoversi in un ritmo serrato e alternato. Omar spingeva in modo rapido e incalzante, stimolando il suo punto G e i suoi genitali, mentre Igor usava affondi lunghi, lenti e profondi, che lavoravano le sue viscere in modo lento e inesorabile.
Chiara, vedendo la sua amica posseduta e senza speranza di fuga, urlò di gioia. Si chinò e le baciò la bocca con passione selvaggia, intromettendo la lingua e succhiandole ogni gemito.
Omar, sollevando Sara ancora più in alto, le sussurrò all'orecchio tra un affondo e l'altro: «Siamo al culmine, Sara. Abbandonati al piacere per lei. Sii la nostra puttana d'oro.»
Sara non riusciva a parlare, riusciva solo a emettere un suono acuto e convulso, mentre il duplice piacere la portava inesorabilmente verso l'annientamento. I ritmi dei due uomini accelerarono fino a un crescendo infernale. Sara sentì le due colonne espandersi e contrarsi in lei, e l'orgasmo finale la travolse come un’onda.
Con i gemiti del climax ancora nell'aria, i due uomini abbassarono lentamente Sara, lasciandola ricadere sul letto di satin, le gambe ancora divaricate e il corpo tremante. La sua pelle era madida di sudore e il lenzuolo era segnato.
Sara, completamente svuotata e appagata, con i loro caldi fluidi ancora dentro di lei, giaceva immobile, gli occhi fissi sul soffitto. Era sfinita, ogni singola fibra del suo corpo gridava abbandono.
Chiara non perse tempo. Si voltò verso Sara, il suo corpo che gocciolava ancora del seme dei due uomini. Si inginocchiò di fronte a Omar e Igor, ancora in piena erezione, e li prese entrambi per mano, baciando la punta di ogni membro.
«Adesso, miei signori,» disse Chiara con voce rauca, il suo tono un perfetto equilibrio tra gratitudine e ardente ammirazione, «permettetemi di onorarvi fino in fondo.»
Omar sorrise. Chiara si chinò in avanti e prese con avidità entrambe le erezioni, alternandosi tra una e l'altra con un ritmo sapiente. Con la bocca e la gola lavorò i due cazzi possenti, succhiandoli, accarezzandoli e spingendoli verso un secondo e inevitabile orgasmo.
Mentre Chiara lavorava, Igor si avvicinò al letto e afferrò le caviglie di Sara, sollevandole e spingendole delicatamente verso il petto dell'amica. Sara aprì a malapena gli occhi, vedendo il corpo di Chiara che si muoveva freneticamente e le due figure maschili che stavano per cedere.
«Guardala, Sara. Guarda il lusso che ci stiamo prendendo,» le sussurrò Chiara, mentre sentiva la pressione crescere.
In un ruggito quasi simultaneo, i due uomini si staccarono dalla bocca di Chiara e vennero, schizzando il loro seme bollente e denso. La cascata ricadde sul corpo di Chiara, sul petto, sui capelli, e in parte sul viso e sulla pancia di Sara, segnando la tela di raso in modo definitivo.
«Grazie, miei signori. L'onore è stato nostro,» disse Chiara, pulendosi il mento con il dorso della mano, la sua espressione di totale appagamento.
Soddisfatti, i due uomini raccolsero i loro vestiti sparsi per la stanza. Omar si avvicinò al letto per un ultimo tocco, accarezzando la spalla di Sara.
«Grazie signora, è stata una serata indimenticabile,» la sua voce era tornata calma e profonda. Poi, senza più una parola, i due uomini uscirono dalla stanza, lasciando la porta socchiusa dietro di loro.
Un silenzio denso calò sull'appartamento. Sul letto giacevano i due corpi nudi e inondati, le uniche presenze. Sara non si era mossa, la sua mente ancora in cortocircuito tra lo sfinimento e l'esaltazione. Chiara non perse tempo. Si voltò verso Sara, il suo corpo che gocciolava ancora del seme dei due uomini. La guardò, la sua espressione era un misto di profonda intimità e affetto appassionato.
«Ora siamo solo noi, Sara. Gli hai dato tutto quello che volevano. Ma l'ultima cosa... l'ultima cosa è solo nostra. Devi lavare via il loro tocco, e il modo è solo questo.»
Chiara si inginocchiò sul letto e si strisciò addosso a Sara. La sua lingua calda scese sul viso dell'amica, leccando via il seme maschile, mescolandolo alle lacrime salate di Sara, in un bacio sporco e profondo.
«Urlalo. Urlami il mio nome adesso, Sara. Urla solo per noi due.»
Il sapore salato sulla sua bocca e la vicinanza possessiva di Chiara fecero scattare qualcosa di primitivo in Sara. Non era più sfinimento, ma una scarica elettrica di pura adrenalina, mescolata a un desiderio impellente di purificazione. Il seme degli uomini sul suo corpo si trasformò nel combustibile per un'unica, vera esplosione emotiva.
Sara, con una forza rinnovata, si divincolò da quel bacio sporco. Afferrò Chiara per i fianchi, ribaltandola sotto di sé sul letto macchiato.
«Urlare? No,» sussurrò Sara, la sua voce rauca e piena di una ferocia inattesa, gli occhi iniettati di passione che fissavano quelli sorpresi ma eccitati di Chiara. «Urlerai tu. Urlerai il MIO nome per lavare via questo caos.»
Sara non le diede il tempo di rispondere. Divaricò le sue gambe e, con un movimento improvviso, si incastrò nel corpo di Chiara. La posizione era perfetta, intensa: la "forbice divina". Sara spinse il bacino in avanti, premendo la sua clitoride gonfia e sensibile contro quella di Chiara, che era già al limite.
Fu un contatto ruvido, immediato e totalizzante. Non c'era delicatezza, solo il bisogno disperato di purificare i loro corpi attraverso il contatto elettrizzante della loro intimità. Sara mosse il bacino con la forza della passione, spingendo, sfregando e macinando con un ritmo forsennato.
«Senti questo, Chiara? Non c'è più nessuno. Ci siamo solo noi,» ansimò Sara, le parole spezzate dalla foga, stringendo Chiara con le cosce come in una morsa.
Chiara fu completamente sopraffatta dall'amore e dall'intensità di Sara. La pressione la portò immediatamente sull'orlo di un secondo, travolgente orgasmo. Le sue mani artigliarono le lenzuola, i suoi gemiti si trasformarono in lamenti acuti.
Sara continuò a spingere l'amica sempre più in alto, desiderando di portarla a un climax che le facesse dimenticare il mondo. Quando sentì Chiara tremare in modo incontrollato, Sara le afferrò il viso tra le mani, la costrinse a guardarla negli occhi e premette con una spinta finale, profonda e lunga.
Chiara esplose in un secondo orgasmo, più violento e caotico del primo, un grido che le uscì dalla gola mentre si contorceva sotto il corpo di Sara.
«SARA! SÌ, SARA!» urlò, liberando il nome dell'amica, un suono che riempì il silenzio lasciato.
Sara si rilassò sul corpo di Chiara, esausta e appagata. I loro corpi si sciolsero in un abbraccio sudato e totale. Rimasero così per un lungo momento, i loro cuori che battevano all'unisono, circondate dal caos e dall'odore di una notte che le aveva legate per sempre.
Sara si staccò leggermente da Chiara. Non c'era più caos, solo una quiete stordita. I loro corpi, incasinati e segnati, giacevano in un silenzio intimo.
Sara si sollevò su un gomito e guardò l'amica. Il suo viso era segnato dalla fatica e dall'emozione.
«Cosa abbiamo fatto, Chiara?» chiese Sara, la voce appena un sussurro.
Chiara tese una mano e accarezzò la guancia di Sara, il suo sguardo pieno di dolcezza e comprensione. «Era necessario, Sara. Avevamo bisogno di questa verità senza filtri. Eravamo solo noi, dall'inizio alla fine.»
Sara si abbassò e baciò Chiara, un bacio lungo e dolce, un giuramento di unione e di riconoscimento della loro passione. Aveva trovato un fuoco in sé che solo Chiara era stata capace di accendere e condividere.
Si staccarono. La notte era finita, e le prime luci dell'alba entravano dalle tende pesanti.
«Andiamo,» disse Chiara. «Facciamo un bagno. E poi torni a casa.»
Mentre Sara si alzava, avvertiva il corpo indolenzito, ma si sentiva incredibilmente leggera e purificata. Camminando verso il bagno, le due donne si tenevano per mano.
Sara, provata e segnata dall'intensità emotiva e fisica della notte, sentiva solo l'urgenza di un luogo sicuro: i suoi figli a Cortina. Il suo corpo gridava stanchezza, ma la sua mente implorava silenzio.
Mentre usciva dall'appartamento all'alba, Chiara la fermò sulla soglia, i suoi occhi brillavano di un affetto profondo e consapevole.
«Vai, amore mio. Vai a riposare, vai a fare la madre, e recupera le energie,» le disse Chiara. Non c'era più nulla da dire o dimostrare. Il loro legame aveva raggiunto un nuovo, sconvolgente livello. «Hai bisogno di silenzio, e i tuoi bambini hanno bisogno di te. Io resto qui, a sognare la prossima volta.»
Chiara le diede un bacio casto sulla fronte, un gesto di congedo e di profondo rispetto per il suo bisogno di spazio.
Sara annuì. Era esausta, ma grata per la comprensione. La sua fuga in solitudine verso le Dolomiti era l'unico modo per riassorbire il caos della notte. Lontana da Chiara, avrebbe avuto il tempo di riconciliare l'intensità della loro relazione con la sua quotidianità familiare, un atto necessario prima di tornare e definire i nuovi, appassionati confini del loro legame.
scritto il
2025-12-30
1 8 0
visite
1
voti
valutazione
1
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.