Le perversioni di mio fratello -CAPITOLO 2: Orgasmo di lui

di
genere
incesti

Una volta in bagno abbassai i pantaloni del pigiama e le mutandine. In parte si erano bagnate per l’orgasmo, ma decisi di tenerle lo stesso. Toglierle, sciacquarle e gettarle in lavatrice avrebbe comportato una serie di sforzi che a quell’ora non ero disposta ad eseguire. Anche perché avrei rischiato di svegliare tutti. Strappai un pezzo di carta igienica e lo passai sulla vagina, asciugandola dagli umori. Quando ebbi terminato mi guardai allo specchio. Non ero mai stata la classica ragazza che il mondo si voltava a fissare per strada. Ma mi piacevo. I fidanzati non mi erano mai mancati. La seconda di seno avrebbe potuto essere almeno una terza, ma non si può avere proprio tutto dalla vita, giusto? Mi voltai e osservai il sedere, piccolo e sodo. Il mio punto forte, pensandoci. Carlo premeva per provare ad avere un rapporto anale, ma non era ancora riuscito a convincermi del tutto. I pareri delle amiche erano troppo discordanti, e per il momento avrebbe dovuto accontentarsi.
Osservai le mani. Le dita erano appiccicose. Le lavai sotto l’acqua tiepida e finalmente e tornai a letto.
Mi sdrai al buio rilassata per l’orgasmo. Pensai che era da un pezzo che non venivo con tanta intensità. Certo, sul finale avevo rischiato parecchio. Se mio fratello si fosse svegliato, avrebbe…
E poi, d’improvviso, il flusso dei miei pensieri si interruppe. Senza farlo apposta stavo guardando verso di lui. Era sdraiato a pancia in giù e adesso il lenzuolo copriva buona parte del corpo. Ma potevo vedere le spalle e la testa.
Soprattutto, vedevo il movimento che faceva.
Mio fratello si stava strusciando lentamente, avanti e indietro, con ritmo calmo e regolare. Come se stesse…
Sì, come se stesse penetrando una ragazza.
Si stava masturbando.
La prima cosa che pensai fu che mi avesse vista mentre mi toccavo. Se n’era accorto, di certo quando il lenzuolo era caduto, mentre stavo venendo, e si era eccitato.
Possibile?
Era mio fratello.
Eppure non stavo sognando. Niente affatto.
Faceva su e giù, in silenzio. Vedevo il bacino che si alzava appena da sotto le lenzuola, per poi affondare ogni volta in avanti. E anche la spalliera del letto, ad ogni colpo, sfiorava appena il muro producendo un rumore appena percepibile ma reale.
Rimasi immobile, pietrificata. Cercai di respirare senza far rumore. Da quando eravamo tornati a condividere la stanza non era mai successo nulla di simile. Non si era mai masturbato con me presente. Ma d’altronde non era ciò che avevo appena fatto anch’io?
Avrei voluto voltarmi dall’altra parte e smettere di guardarlo. Attendere che finisse e poi cercare finalmente di prendere sonno. Ma era impossibile. In qualche modo, per ragioni a me del tutto ignote, ero attratta da quella scena in maniera assoluta. Non riuscii a smettere di guardare. Anzi, presi a respirare più forte, come se stessi dormendo. Lo feci in modo regolare, cadenzato, perché lui potesse credere che ero nel mondo dei sogni e lasciarsi andare al massimo in ciò che stava facendo.
E fu ciò che accadde.
Più respiravo forte, più i suoi affondi diventavano lunghi e profondi, facendo sbattere la spalliera contro il muro in maniera sempre un po’ più rumorosa. Mi ritrovai a pensare che se non avesse diminuito l’intensità delle spinte, i nostri genitori al piano di sopra avrebbero fiuto per sentirlo.
Andava sempre più in fretta, seguendo i miei respiri, come se lo stesse facendo apposta; come se stesse cercando di prendere il mio ritmo. E mi resi conto, con enorme stupore, di essere di nuovo eccitata per ciò che stavo guardano. Era assurdo: naturalmente non provavo alcun tipo di attrazione verso di lui. Ma più spingeva, più dal basso ventre percepivo un formicolio crescente e ed ebbi l’impressione che le mutandine si stavano bagnando di nuovo. Ma ero paralizzata, non sarei riuscita a verificare con la mano. Strinsi le cosce una contro l’altra e a quel punto sentii gli umori nuovi che scivolavano giù. Continuai a guardarlo fingendo di dormire. Orami stava spingendo talmente forte e a fondo che il lenzuolo che lo copriva scivolò lungo la sua schiena, lasciandomi intravedere i boxer neri che indossava. Per la foga dei movimenti si erano abbassati scoprendo la parte superiore del sedere. Pure se al buio, scorsi il profilo sodo e muscoloso dei glutei.
Poi si fermò, di colpo, e pensai che fosse venuto.
Continuai a respirare in modo che potesse sentirmi e credere che dormivo. Mi parve di vederlo mentre guardava per un momento verso di me, e allora continuai a recitare cercando di essere quanto più credibile. Sarei stata troppo imbarazzata nel farmi scoprire sveglia. E improvvisamente lui abbassò appena il lenzuolo e scorsi il suo pene che scivolava fuori. Era grosso, duro, in piena erezione. Lo strinse nel pugno e andò avanti a masturbarsi per qualche momento così, facendo su e giù in fretta con il polso. L’unico rumore che si sentiva, oltre il mio respiro e il suo -affannato e basso- era il suono umidiccio e appiccicoso dei suoi umori.
Poi tutto si fermò. Non lo vidi venire perché ero lontana ed era troppo buio. Ma capii che aveva raggiunto l’orgasmo quando allungò una mano verso il comodino e tirò fuori un fazzoletto dal pacchetto. Lui, a differenza mia, non li aveva terminati.
Si pulì, lasciò il fazzoletto sul comodino e scese dal letto. Tirò su i boxer e uscì dalla stanza, probabilmente diretto in bagno.
Prima di andarsene, si voltò per un istante verso di me, come per accertarsi che fossi nel mondo dei sogni.
Non appena fui sola, infilai una mano nelle mutandine e toccai la vagina.
Ero fradicia.
di
scritto il
2025-12-11
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