Le perversioni di mio fratello- CAPITOLO 1: Masturbazione notturna (la prima volta)
di
Maddie R.
genere
incesti
Le perversioni di mio fratello
Capitolo 1: Masturbazione notturna -la prima volta
La notte in cui questa storia ebbe inizio mi masturbai nel mio letto, accanto al letto di mio fratello Simone. Tengo a precisare che credevo stesse dormendo: ciò che accadde in seguito, tuttavia, mi fece capire che sbagliavo.
Avevo fatto sesso con il mio ragazzo, Carlo, poco prima. Un rapporto veloce nella sua auto. Era venuto troppo in fretta ed era uscito da me prima che raggiungessi l’orgasmo. Molto prima, a dire il vero. Così una volta a casa mi ero struccata, lavata e preparata per andare a dormire.
Quando entrai in camera e scivolai sotto le lenzuola vidi che mio fratello Simone era già a letto e sembrava nel mondo dei sogni da un pezzo a giudicare dal movimento lento e regolare del respiro. Si era lasciato da poco ed era tornato a vivere con me e i nostri genitori e quindi a condividere la stanza che da un paio di anni era ormai solo mia. Sarebbe rimasto fino all’estate, periodo in cui si liberava il nuovo appartamento che aveva trovato in affitto. Aveva vent’anni, uno meno di me. Io avevo in programma di trasferirmi da Torino, dove vivevamo, l’autunno successivo, per continuare gli studi a Milano. Per il momento tornare a condividere la stanza non era stato un problema. Tranne che in momenti come… quello.
Vi starete domandando perché. Beh, ve lo dico subito. Non appena fui sotto le lenzuola mi resi conto che l’eccitazione per il mancato orgasmo non era affatto spartita, tutt’altro. Non avevo intenzione di alzarmi di nuovo e andare a risolvere la faccenda in bagno, e se fossi stata in camera da sola non mi sarei mai posta un problema simile. Tornai a guardare verso mio fratello. Il suo letto era sistemato in modo perpendicolare rispetto al mio. Era sdraiato a pancia in su. Potevo vedere il suo torace alzarsi e abbassarsi sotto la maglia del pigiama. Non era coperto, a differenza mia. E il respiro continuava ad essere lento e regolare. Così decidi di non perdere altro tempo. Non ero preoccupata per i nostri genitori: la loro stanza era al piano di sotto e dormivamo sempre con la porta chiusa, vecchia abitudine dovuta al fatto che spesso di sera guardavamo la tv fino a tardi. Così abbassai i pantaloni del pigiama e le mutandine fino a metà delle cosce. Portai la mano alla bocca e la inumidii con un po’ di saliva. E iniziai a masturbarmi, sdraiata a pancia in su, le gambe socchiuse e gli occhi chiusi, attenta a non far rumore. Ripensai al sesso con il mio ragazzo; al modo in cui il suo pene entrava e usciva da me; ai colpi forti e profondi e (fin troppo) veloci. Al modo in cui mi era venuto dentro. Avevo iniziato a prendere la pillola da qualche tempo e farlo godere dentro mi eccitava molto. In balia di quei pensieri aumentai il ritmo della masturbazione. Stavo massaggiando il clitoride, che era duro e gonfio e bagnato, con il palmo della mano. Resi i movimenti più intensi e più rapidi e quindi sentii che il culmine si avvicinava infilai medio e anulare nella vagina, penetrandomi in fretta e in silenzio. L’unico rumore che si sentiva, molto debole ma costante, era quello della saliva mischiata ai miei umori. Ero molto bagnata e sapevo che di lì a poco sarei venuta. Mi girai sul fianco e aumentai ancora il ritmo del ditalino, stringendo i denti e penetrandomi a fondo e sempre più in fretta. Portai l’altra mano intanto sul clitoride e lo massaggiai fino a che non raggiunsi l’orgasmo. Sentii la vagina, ormai davvero molto bagnata, battere e pulsare sempre di più, e dovetti mordermi le labbra per non lasciar andare i gemiti. Ma proprio mentre venivo, mi resi conto che il lenzuolo che mi copriva era caduto a terra. Strini forte le cosce una contro l’altra, paralizzandomi. Tuttto ciò che riuscii a pensare fu che se per qualche motivo mio fratello fosse stato sveglio, mi avrebbe vista così- girata su un fianco, il sedere nudo rivolto verso di lui e due dita ancora infilate nella vagina.
Mi rimisi a pancia in giù e senza pensarci raccolsi il lenzuolo, tornando a coprirmi, con il cuore ancora a mille.
Guardai lentamente verso mio fratello. Era immobile ma aveva cambiato posizione. Era girato di lato, la testa rivolta nella mia direzione. Il respiro continuava ad essere lento, regolare come quello di chi dorme da un pezzo. Trassi un sospiro di sollievo e attesi che le ultime ondate dell’orgasmo si esaurissero. Allungai una mano sul comodino per prendere un fazzoletto con cui asciugarmi e pulirmela, ma il pacchetto era vuoto. Sbuffai, sconsolata. A quanto pareva mi sarei dovuta alzare in ogni caso, dopotutto.
Tirai su le mutandine e i pantaloni del pigiama e scesi dal letto, diretta verso il bagno.
Non avevo idea di che cosa sarebbe successo di lì a poco.
————-
Volete leggere il capitolo 2?
Capitolo 1: Masturbazione notturna -la prima volta
La notte in cui questa storia ebbe inizio mi masturbai nel mio letto, accanto al letto di mio fratello Simone. Tengo a precisare che credevo stesse dormendo: ciò che accadde in seguito, tuttavia, mi fece capire che sbagliavo.
Avevo fatto sesso con il mio ragazzo, Carlo, poco prima. Un rapporto veloce nella sua auto. Era venuto troppo in fretta ed era uscito da me prima che raggiungessi l’orgasmo. Molto prima, a dire il vero. Così una volta a casa mi ero struccata, lavata e preparata per andare a dormire.
Quando entrai in camera e scivolai sotto le lenzuola vidi che mio fratello Simone era già a letto e sembrava nel mondo dei sogni da un pezzo a giudicare dal movimento lento e regolare del respiro. Si era lasciato da poco ed era tornato a vivere con me e i nostri genitori e quindi a condividere la stanza che da un paio di anni era ormai solo mia. Sarebbe rimasto fino all’estate, periodo in cui si liberava il nuovo appartamento che aveva trovato in affitto. Aveva vent’anni, uno meno di me. Io avevo in programma di trasferirmi da Torino, dove vivevamo, l’autunno successivo, per continuare gli studi a Milano. Per il momento tornare a condividere la stanza non era stato un problema. Tranne che in momenti come… quello.
Vi starete domandando perché. Beh, ve lo dico subito. Non appena fui sotto le lenzuola mi resi conto che l’eccitazione per il mancato orgasmo non era affatto spartita, tutt’altro. Non avevo intenzione di alzarmi di nuovo e andare a risolvere la faccenda in bagno, e se fossi stata in camera da sola non mi sarei mai posta un problema simile. Tornai a guardare verso mio fratello. Il suo letto era sistemato in modo perpendicolare rispetto al mio. Era sdraiato a pancia in su. Potevo vedere il suo torace alzarsi e abbassarsi sotto la maglia del pigiama. Non era coperto, a differenza mia. E il respiro continuava ad essere lento e regolare. Così decidi di non perdere altro tempo. Non ero preoccupata per i nostri genitori: la loro stanza era al piano di sotto e dormivamo sempre con la porta chiusa, vecchia abitudine dovuta al fatto che spesso di sera guardavamo la tv fino a tardi. Così abbassai i pantaloni del pigiama e le mutandine fino a metà delle cosce. Portai la mano alla bocca e la inumidii con un po’ di saliva. E iniziai a masturbarmi, sdraiata a pancia in su, le gambe socchiuse e gli occhi chiusi, attenta a non far rumore. Ripensai al sesso con il mio ragazzo; al modo in cui il suo pene entrava e usciva da me; ai colpi forti e profondi e (fin troppo) veloci. Al modo in cui mi era venuto dentro. Avevo iniziato a prendere la pillola da qualche tempo e farlo godere dentro mi eccitava molto. In balia di quei pensieri aumentai il ritmo della masturbazione. Stavo massaggiando il clitoride, che era duro e gonfio e bagnato, con il palmo della mano. Resi i movimenti più intensi e più rapidi e quindi sentii che il culmine si avvicinava infilai medio e anulare nella vagina, penetrandomi in fretta e in silenzio. L’unico rumore che si sentiva, molto debole ma costante, era quello della saliva mischiata ai miei umori. Ero molto bagnata e sapevo che di lì a poco sarei venuta. Mi girai sul fianco e aumentai ancora il ritmo del ditalino, stringendo i denti e penetrandomi a fondo e sempre più in fretta. Portai l’altra mano intanto sul clitoride e lo massaggiai fino a che non raggiunsi l’orgasmo. Sentii la vagina, ormai davvero molto bagnata, battere e pulsare sempre di più, e dovetti mordermi le labbra per non lasciar andare i gemiti. Ma proprio mentre venivo, mi resi conto che il lenzuolo che mi copriva era caduto a terra. Strini forte le cosce una contro l’altra, paralizzandomi. Tuttto ciò che riuscii a pensare fu che se per qualche motivo mio fratello fosse stato sveglio, mi avrebbe vista così- girata su un fianco, il sedere nudo rivolto verso di lui e due dita ancora infilate nella vagina.
Mi rimisi a pancia in giù e senza pensarci raccolsi il lenzuolo, tornando a coprirmi, con il cuore ancora a mille.
Guardai lentamente verso mio fratello. Era immobile ma aveva cambiato posizione. Era girato di lato, la testa rivolta nella mia direzione. Il respiro continuava ad essere lento, regolare come quello di chi dorme da un pezzo. Trassi un sospiro di sollievo e attesi che le ultime ondate dell’orgasmo si esaurissero. Allungai una mano sul comodino per prendere un fazzoletto con cui asciugarmi e pulirmela, ma il pacchetto era vuoto. Sbuffai, sconsolata. A quanto pareva mi sarei dovuta alzare in ogni caso, dopotutto.
Tirai su le mutandine e i pantaloni del pigiama e scesi dal letto, diretta verso il bagno.
Non avevo idea di che cosa sarebbe successo di lì a poco.
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