Matilde

di
genere
etero

MATILDE

Non era la prima volta che Matilde mi raccontava una storia così.
Anzi, certe sere era quasi un rito.
Ci conoscevamo da anni, ben prima che suo marito morisse.
E anche allora, lei mi parlava senza vergogna delle sue fughe, degli amanti rubati in albergo, delle voglie che il matrimonio non riusciva più a spegnere.
Quella sera mi aveva mandato un messaggio disarmante nella sua semplicità.
“Ho voglia di raccontarti qualcosa. Vieni?.”
Quando ha aperto la porta, la storia era già cominciata.
Matilde indossava una sottoveste argentata, di raso leggero, lucida e sfacciata come la pelle nuda che lasciava intravedere sotto.
La scollatura profonda lasciava scoperta gran parte del seno.
Era truccata appena, ma con precisione: rossetto scuro, occhi marcati, capelli liberi sulle spalle.
Mi ha guardato un secondo, poi ha sorriso.
Si è girata, lasciandomi il passo e mentre camminava verso il salotto, la veste si muoveva come un sipario pronto ad aprirsi.
Io l’ho seguita senza fare domande.
Ho sempre ascoltato senza mai giudicarla e lei, forse per questo, mi raccontava sempre tutto.
Ma sotto quella complicità, sotto le risate, il vino ed i silenzi c’era altro.
Una tensione costante, viva, che entrambi facevamo finta di non vedere almeno fin quando è stato possibile.
Nella penombra del salotto il tempo sembrava rallentare. Le luci calde e diffuse avvolgevano lo spazio in un silenzio intimo, confidenziale. L’arredamento dell’intera casa raccontava una femminilità adulta, precisa. Una libreria faceva da quinta discreta, mentre un divano di morbido velluto sembrava attendere storie già vissute e altre ancora da raccontare. Il profumo di quella casa mi ricordava di lei.
Nel cuore di quella quiete, Matilde prendeva posto — come se ogni oggetto fosse lì per ascoltarla.
Matilde è una donna che non ha bisogno di chiedere il permesso per essere desiderata. Seduce da sempre. I suoi 65 anni non sono un velo da nascondere.
Il suo corpo curato, chiede ancora di essere posseduto.
Chi la guarda sente che c’è un fuoco che brucia ancora sotto la pelle, e che quel corpo è un campo di battaglia erotico vivo, maturo, disponibile, offerto.
Non simula la giovinezza, e per questo è più pericolosa di una giovane. Perché chi la guarda sa che Matilde non si lascia prendere per caso e quando succede, lo fa senza vergogna, senza risparmio.
È eccitante Matilde?
Sì, profondamente. Non solo per come appare, ma per ciò che irradia. C’è in lei qualcosa di animalesco sempre in agguato.
Matilde si sistema la vestaglia sulle cosce con un gesto lento. Non per pudore, ma per sottolinearne la morbidezza. Poi solleva gli occhi verso di me e comincia.
«Dovevo dirtelo per forza, non ho resistito. Lui aveva trentadue anni. Non lo avrei mai detto. Ero entrata nella libreria solo per prendere un libro… ma lui era lì. Dietro il banco, con quegli occhi scuri e quel modo di sorridere bellissimo.»
La ascolto sorridendo.
«La prima volta che ci siamo sfiorati è stato per sbaglio. Le sue dita hanno toccato le mie mentre mi porgeva il resto. Non mi sono ritratta. Lui nemmeno e da li ci siamo detti tutto. Il desiderio ha bisogno di poche parole, sai? Di coraggio e di pelle ed io non mi sono lasciata sfuggire l’occasione.»
Matilde parla ed io la guardo. Le sue gambe sono accavallate. Le cosce lisce che ipnotizzano, la scollatura è provocante e il suo sorriso… il suo sorriso mi incanta e mi eccita.
«L’ho invitato a cena. Gli ho cucinato in camicia da notte, senza vergogna. Non avevo indossato neanche le mutandine. Sì, quella nera. Quella che non copre e io non avevo indossato neanche le mutandine da vera svergognata. Non ha detto una parola quando mi ha vista così. Aveva fame, e io ero pronta a sfamarlo.»
Matilde ora tace, ma i suoi occhi parlano ancora. Non ha bisogno di alzare la voce. È bastato che dicesse “quella nera” perché io la immaginassi già lì nella cucina con addosso solo il desiderio e gli sguardi.
Non è solo quello che dice. È come lo dice.
Ogni sillaba sembra sfiorarmi la pelle, ogni pausa è una mano che si ferma dove non dovrebbe. Matilde non è una donna che racconta un ricordo: è una donna che lo rivive, e mentre lo fa, lo fa vivere anche a me.
C’è qualcosa di profondamente destabilizzante nel modo in cui mi guarda dopo ogni frase, come se volesse controllare che io stia immaginando esattamente quello che lei vuole farmi immaginare.
Le sue gambe accavallate continuano a distrarmi. È padrona di sé, anche adesso che mi sta raccontando di essere stata posseduta.
Pensavo di ascoltare una confessione e mi ritrovo intrappolato in un gioco sensuale di proiezioni, in cui le sue parole entrano nella mia testa ancora prima di poterle giudicare.
«Abbiamo cenato e bevuto e poi l’ho preso per mano portandolo in camera e lui con un leggero sorriso mi ha seguita. La stanza era in penombra. Solo la luce del corridoio filtrava attraverso la porta socchiusa. Non volevo che vedesse tutto. Le mie mani sul suo petto muscoloso sentivano che tratteneva il respiro.
Non si aspettava un corpo giovane, e io non gliel’ho dato. Gli ho dato il mio: pieno, segnato, vivo e caldo. Il suo sesso contro le mie cosce non mentiva. Pulsava tra le mie dita mentre lui mi baciava sulle spalle. Un bacio lungo, aperto, caldo. Poi il collo. Non ha avuto fretta. L’ho sentito respirare su di me.
Quando è arrivato al seno, non l’ha preso con le mani, ma con le labbra. Ha giocato con il capezzolo, lo ha morso piano, ha succhiato.
E io… io mi sono aperta. Le gambe, la schiena, la bocca. Ho lasciato che fosse lui a decidere dove.
Si è inginocchiato tra le mie cosce senza chiedere nulla. Ha posato il viso lì, su di me. La sua lingua era timida all’inizio, poi più sicura. Io l’ho guidato con la voce. Gli dicevo dove, quanto, come.
Mi ha fatto venire gridando e poi ha fatto di me ciò che voleva e dicendomi parole irripetibili.»
Se prima eri spettatore, ora sei parte della scena.
La voce di Matilde ti arriva sotto pelle. Non è più solo un racconto: è un’immagine mentale che ti prende il respiro, ti tende l’addome, ti spinge il sangue più in basso.
Senti la gola secca. E mentre lei racconta di come ha aperto le gambe, tu la immagini. La desideri.
Ti scopri a respirare come se stessi baciandola tu, guidato da lei.
Ti scopri duro. Gonfio. Immobilizzato. Sapendo perfettamente che lei sa cosa ti sta succedendo ti eccita ancora di più.
La luce del camino sulla seta lucida della sua pelle. Le fiamme alle sue spalle sembrano il riflesso di ciò che Matilde irradia.
È seduta sulla poltrona con la schiena dritta come se volesse che il suo corpo dovesse essere esposto.
La sottoveste argento e nera si apre come un sipario, mostrando la pelle. Le gambe, nude, morbide, intrecciate con eleganza, raccontano di notti passate.
L’ho sempre desiderata. Mi ha sempre fatto impazzire ma oggi non resisto.
“Mi sono lasciata possedere e poi l’ho fatto godere tra le mie labbra.”
E in quel momento tu la vedi così: appena coperta, fiera, mentre racconta l’orgasmo di quel ragazzo. Immagino il suo viso sporco del suo seme, la lingua e il suo sorriso. Un premio che ha saputo guadagnarsi, un premio meritato, dovuto.
Il calore ti sale dal ventre, si ferma in gola, ti riempie il petto come una vertigine.
Ogni dettaglio del suo corpo ti rimane impresso.
Ogni piega della sua veste, ogni linea sulle sue gambe, ogni curva del seno — è reale, viva, desiderabile.
Ti rendi conto che non potresti toccarla senza tremare.
Perché non stai guardando una donna, stai guardando una femmina.
Non l’ha fatto per confidarsi.
Non ha raccontato quella notte per nostalgia, né per cercare comprensione. Lo ha fatto per eccitarti. A sangue freddo.
Ogni parola era una visione. Ti ha preso senza toccarti. Ti ha spogliato con la voce.
“Tu pensi che io sia qui per raccontarti una storia?”
Ti ha detto con un sorriso lento, dopo l’ultima frase.
“No, caro. Io sono qui per farti desiderare di essere lui. Per farti vedere quanto posso, ancora, dominare un uomo… senza nemmeno toccarlo.”
E tu, ancora seduto, senti le mani umide. Le gambe tese.
Lo stomaco in fiamme. Il sesso gonfio. La mente in trappola.
È una femmina che conosce il potere delle proprie rughe, della propria carne viva, del proprio odore maturo.
Non gioca con l’innocenza: gioca con la strategia di chi ha vinto mille battaglie carnali.
“Lo vedi il mio corpo?” ti dice ora, allargando leggermente le cosce mentre resta seduta sulla poltrona.
“Questo corpo non chiede il permesso. Si mostra. Ti mette in ginocchio.”
Poi aggiunge: «Stupido…»
La parola esce morbida, quasi tenera. Ma sotto c’è acciaio.
«Davvero non hai capito scemo? Tutto questo» mentre si accarezza il seno, la veste scivolata lungo la coscia «… è per te.
Non per quel ragazzo. Lui è passato. Tu sei qui, davanti a me e io… io ti voglio. Adesso.»
Le sue gambe si aprono appena. È una dichiarazione di comando.
«Ti ecciti ascoltandomi, ma resti lì… come un ragazzino intimidito.
Pensavi che io raccontassi tutto questo solo per farti godere con la fantasia?
Io voglio vederti. Voglio sentire quanto mi desideri. Spogliati»
Te lo dice senza alzare la voce.
Non è una richiesta. È una porta che si apre e aspetta che tu ci entri dentro.
«Fammi vedere come tremi. Fammi vedere cosa ti ho fatto diventare e poi vieni qui, in ginocchio tra le mie cosce.
Voglio le tue mani sulle mie gambe.
Voglio la tua bocca dove prima c’era la sua. Voglio il tuo cazzo tra le mie labbra. Lo voglio dappertutto. Voglio sentirti impazzire.»
Si appoggia allo schienale, solleva il mento. Ti guarda.
Non con dolcezza, ma con fame.
Matilde ha deciso.
E tu, in piedi davanti a lei ancora vestito.
Sta a te. Lei ha già scelto.
Mi sono spogliato come lei aveva ordinato. Senza più parole, senza più domande.
Matilde non aveva bisogno di carezze per convincermi.
Mi sono inginocchiato tra le sue gambe, e da lì in poi non c’è stato più passato, né futuro. Solo pelle, caldo, labbra e umori.
Mi ha guidato come si guida un corpo che si conosce a memoria.
Mi ha usato senza pudore. Mi ha detto dove mettermi, dove toccarla, dove morderla, dove resistere e dove cedere. L’ho scopata come lei voleva.
Il suo corpo ha gridato, tremato, riso e ordinato.
Il mio si è piegato, ha dato tutto, e ha chiesto ancora.
Quel giorno non lo dimenticherò mai.
Matilde non è solo una donna è una regina con l’anima da lupa.
Una vera femmina che conosce il sesso, lo governa e te lo fa vivere come una rivelazione.
Oh Matilde…cosa sei!
scritto il
2025-10-28
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