Luana 2

di
genere
dominazione

Luana si sistemò, si trucco leggermente intorno agli occhi verdi, il suo profumo preferito e fu pronta ad uscire dalla stanza.
Si ammirò allo specchio.
Ebbe la conferma di quanto già sospettava: le si vedeva tutto. Lo spacco risaliva vertiginosamente, il seno strizzato con i capezzoli in bella vista, soprattutto la mancanza di intimo non lasciava nulla all’immaginazione.
Ma non aveva scelta. Angelo non ammetteva repliche. Non poté fare altro che sospirare ed uscire dalla stanza, sperando di non dare troppo scandalo.
Si diresse verso l’ascensore. Ad attenderlo c’era già un uomo maturo. Stava guardando il telefono, quando alzò lo sguardo verso di lei, prima salutandola distrattamente, poi, rialzando gli occhi la ammirò nuovamente in tutta la sua figura. Sicuramente si era accorto del vestito e la cosa la metteva in imbarazzo.
Salirono in ascensore, prima Luana, poi l’uomo.
Lei ringraziò e si sentì sollevata dalla cosa: non voleva guardarlo negli occhi, anche per evitare che lui iniziasse a parlarle, e non voleva averlo alle spalle, sentendosi ancora più a disagio.
– Scende anche lei al piano terra, signora?
– S…si…grazie…
L’uomo premette tutti i pulsanti fino al piano terra.
“Ma che fa?”, pensò Luana.
Ma la risposta ai suoi dubbi fu presto trovata.
L’uomo si girò verso di lei e per tutto il breve viaggio fra un piano e l’altro, Luana sentì il suo sguardo addosso. Le pareti a specchio dell’ascensore riflettevano la sua immagine e l’uomo si gustava il culo nel riflesso, mentre davanti a lui si notavano molto bene le forme delle tette.
– Lei è uno splendore. È fortunato chi la possiede.
Luana ricevette una scarica di adrenalina ma non rispose.
Fortunatamente arrivarono al piano terra e l’ascensore si apri. Luana uscì scostando l’uomo, il quale restò dentro, prima ad ammirarla camminare nella hall poi lasciò chiudere nuovamente le porte, senza uscire e facendo risalire l’ascensore.
“Luana, che ti succede? Calmati.”
Erano questi i pensieri che aveva mentre si dirigeva veloce verso la sala da pranzo, senza accorgersi che camminando il vestito era nuovamente risalito vertiginosamente, arrivando poco sotto il suo culo.
Il marito la vide arrivare al tavolo.
Rise, ammirandola.
– Vedi? Anche questa volta avevo ragione io. Stai molto bene così vestita.
– Angelo…mi si vede tutto…è…è così…
– Volgare?
– Si, esatto. Volgare.
– Allora va bene. Era quello che volevo. Ora siediti.
Luana si sedette e lo spacco del vestito elasticizzato salì ancora di più, aprendosi quasi completamente, non dando possibilità di coprirlo in qualche modo: in pratica doveva tenere le gambe chiuse o la sua figa sarebbe stata in bella vista.
Quando arrivò il cameriere, la mangiava con gli occhi.
Il ragazzo l’aveva già vista quando era uscita dall’ascensore e aveva già ammirato quelle forme. Si era giocato a testa o croce la possibilità di servire quel tavolo con un collega. Aveva vinto lui e ora finalmente poteva ammirare da vicino quello splendore di femmina.
Angelo ordinò due calici di prosecco prima di ordinare la cena.
– Dobbiamo brindare, mia cara.
– A cosa?
Angelo si chinò sul tavolo e allungò un biglietto alla moglie: era il bigliettino che Dario gli aveva dato davanti la chiesa.
– Non capisco…
– Brindiamo al nostro nuovo amico.
Luana sbarrò gli occhi. Cominciava a capire, ma fino all’ultimo sperava di sbagliarsi.
– Non vorrai mica…
– Certo che vorrò. Ho già salvato il suo numero e ora lo chiamiamo. Chissà che già stasera non riusciamo a vederlo. Cos’è questa faccia? Che succede?
La donna era paonazza.
– Ti prego, Angelo. Non lo fare. Non farlo. Chiedimi altro, ma non questo. Senti, c’è un signore, in questo hotel che…
– Smettila. Che succede? Sbaglio o sei stata proprio tu a dirmi che lo desideravi? Hai goduto con il mio cazzo nella figa, ma con lui nella testa. Quindi smettila di fare la stupida e lasciami la mano. Io non ho deciso nulla: l’hai deciso tu.


scritto il
2025-10-06
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