Luana
di
Labirint
genere
dominazione
Gli sguardi di quegli uomini la facevano fremere.
Era sempre così.
Il desiderio altrui che cresceva riempiva anche il suo desiderio.
Il marito la poneva sempre in queste situazioni al limite, ma lei accettava.
Lei le voleva.
Quest’ultima situazione era giunta alla fine di un caldo pomeriggio estivo.
Un piccolo paese marinaro della Liguria.
Il sole.
Il caldo.
L’aria densa di salsedine portata dal vento attraverso i vicoli stretti.
Luana vestita di una camicetta leggerissima e di una corta gonna attillata e nient’altro. Solo questi due abiti che ne facevano risaltare le forme mediterranee, ma niente reggiseno e niente intimo.
Esattamente come desiderava suo marito Angelo, che al suo fianco camminava possessivo e orgoglioso di questa moglie che metteva in mostra ogni volta ne avesse la voglia.
Ad Angelo piaceva soprattutto una cosa: che la moglie fosse desiderata dagli altri.
Spesso capitava che rallentasse, lasciandola camminare sola, davanti a lui. Gli piaceva ammirarla mentre ancheggiava su quei tacchi bassi che indossava quel pomeriggio e che ne mettevano in risalto non solo il culo burroso, ma anche le coscie e i polpacci slanciati.
Ma soprattutto gli piaceva osservare le reazioni intorno a lui. Sapeva che Luana non sarebbe passata inosservata e anche quel giorno, nello struscio di una delle strade principali, gli sguardi ammiccanti e le gomitate fra uomini di ogni età non stavano mancando.
Angelo sorrise fra sé e sé prima di raggiungere nuovamente la moglie.
– Non riesci proprio a non fare eccitare gli altri, eh? -, le disse mentre l’abbracciava stretta a lui, scendendo con la mano sul culo di lei. – Ma tu sei mia. Solo mia. Capito?
– Si amore, lo so…
– Non me ne frega un cazzo che tu lo sappia. M’interessa che tu lo capisca.
Le strizzò forte una chiappa.
– Ma…Angelo…
Lui, adirato, la trascinò in un vicolo che si apriva alla loro destra.
La guardò negli occhi. Lei non resse il suo sguardo a lungo.
– Si, amore, ho capito.
– Brava Luana, brava.
La baciò forte. Le loro lingue si incontrarono e giocarono a lungo, mentre lui la palpava, strizzandole culo e seno.
– E ora muoviti, altrimenti ti scopo qui per strada per quanto me lo fai venire duro.
Ripresero a camminare nella stradina deserta e leggermente più buia rispetto al bagliore della via principale.
Angelo la sculacciò forte. La via era talmente piccola e stretta che lo schiocco risuonò nell’aria, come anche il gridolino di dolore di Luana.
Istintivamente lui si guardò intorno. La via era sempre deserta, ma notò la testa di un uomo spuntare da una finestra di un primo piano. Doveva avere la sua stessa età e, a giudicare dal sorriso e da come gli annuì, i suoi stessi gusti: un porco di mezza età affascinato dalla situazione e dalle bellezze di una quarantenne in carne.
– Fermati.
– Co…cosa?
– Ho detto di fermarti. Brava. Così. -, e iniziò nuovamente a palparle il culo e sculacciarla, seppur più leggero di prima, – Allarga leggermente le gambe e piegati in avanti, poco, non troppo. Ecco, così. Resta ferma così.
– Ma…
– Ho detto zitta e ferma. Abbiamo uno spettatore. E tu non vorrai mica deluderlo, vero?
Luana si sentì bagnare istintivamente.
Biascicò qualcosa, mentre ricevette un’altra sonora sculacciata.
Angelo non perdeva il contatto visivo con lo sconosciuto, mentre la stoffa della gonna diventava sempre più aderente al culo di Luana e le cosce sode si denudavano fin quasi al margine dei glutei.
Una mano dell’uomo era sparita sotto il davanzale, mentre con l’altra si portava sempre più nervosamente alla bocca una sigaretta: lo spettacolo doveva essere di suo gradimento.
Fu in quel momento che una voce femminile arrivò dall’interno dell’abitazione. L’uomo imprecò alzando gli occhi al cielo e, facendo l’occhiolino ad Angelo, rientrò in casa.
Nella via risuonò forte la risata di Angelo.
– Dai, muoviti, andiamo. -, e riprese a camminare, sentendo dietro di lui il ticchettare dei tacchi di Luana che lo raggiungevano veloci.
Fu in quel momento che sentirono le campane suonare.
– Andiamo a farci perdonare dai nostri peccati?
La chiesetta era rialzata rispetto alla piazza. Tre scalini portavano verso un portone di legno lucido e consumato inquadrato da una piccola facciata barocca. Da dentro arrivava un leggero vociare, probabilmente i fedeli in attesa dell’inizio della messa.
Entrando Luana si sentì leggermente stordita: l’odore forte delle candele, ma soprattutto il passaggio improvviso fra la calda e assolata piazza e il fresco e buio interno.
I capezzoli le si rizzarono immediatamente per lo sbalzo di temperatura.
La cosa ovviamente non sfuggì a Angelo.
– Guarda, guarda che chiodini che spuntano.
Il sussurro del marito la riportò alla realtà.
– Forza, cerchiamo un bel posto dove metterci a seguire la messa.
Lo trovarono in un bancone alla loro sinistra.
Nonostante le parole del prete fossero chiare e forti, nella chiesa echeggiavano i tacchi di Luana, cosa che portò verso di loro gli sguardi di più di una persona.
Passarono davanti ad un signore, già seduto a quella stessa panca.
Il culo della donna sfilò davanti il suo viso.
Sotto la barba e le rughe da settantenne fu evidente il rossore dell’emozione. Emozione ancora più amplificata dal vederla poi sedersi a meno di un metro da lui. Poteva sentirne il profumo intenso. La sua mente fantasticò subito e non poté fare altro che continuare a lanciarle occhiate di nascosto, fra una preghiera e l’altra, fra un inginocchiamento e l’altro.
Angelo iniziò a stuzzicarla.
– Il porco è più vicino a te che a Dio. Accavalla le gambe e accarezzati la coscia.
Luana eseguì.
Il vecchio strabuzzò gli occhi.
Fissava le gambe di Luana e poi il suo viso, fatto di lineamenti decisi in cui spuntavano due labbra carnose e degli splendidi occhi verdi.
– Occhio che gli facciamo venire un infarto.
Sorrisero entrambi.
– Sta passando il prete con i due chierichetti. Allarga le gambe e fissali negli occhi.
Il vecchio si dovette tenere alla panca ancora più forte a quel movimento.
Il prete passò non degnandoli di uno sguardo.
I chierichetti, probabilmente dodici o tredici anni, non avevano occhi che per lei: probabilmente si sarebbero masturbati per giorni ripensando a Luana, sicuramente non vedevano l’ora di poterlo fare. Uno dei due, con la scusa di aiutare il vecchio ad alzarsi per ricevere la comunione, si chinò anche per ammirarla meglio. Luana lo fissò. Angelo mise una mano sulla coscia nuda della moglie.
– Sarai la regina delle sue prossime seghe.
Luana sorrise a quelle parole, senza mai staccare gli occhi del giovane.
Il trio passò oltre.
Luana si era sentita preda di quegli sguardi e delle volontà del marito.
Luana si sentiva peccatrice, ma sempre più bagnata fra le gambe.
Luana e Angelo percepirono un movimento e una voce sussurrata ma decisa alle loro spalle.
– Vi aspetto alla fine della messa subito fuori della chiesa.
Luana divenne di sasso.
Angelo si girò di scatto, ma solo per vedere di sfuggita un uomo vestito in maniera elegante alzarsi e dirigersi verso l’uscita della chiesa.
– Bene, bene. Abbiamo un vincitore.
– La messa è finita. Andate in pace.
Angelo si stiracchiò alzandosi, sistemandosi i pantaloni da cui traspariva evidente il bozzo della sua eccitazione.
– Dai, saluta il tuo nonnino e andiamo.
Luana si avvicinò al vecchio.
– Aspetti, l’aiuto io ad alzarsi.
Lo prese sotto braccio e lo aiutò a reggersi in piedi. Si guardarono negli occhi. Entrambi brillavano. Lei si avvicinò, strusciò il seno al braccio e gli sussurrò il suo augurio per un buon pomeriggio.
– Lo sarà, lo sarà. Grazie dell’aiuto.-, rispose il vecchio sorridendo dolcemente.
Angelo la precede lungo la navata diretto all’uscita, quasi impaziente di fare quell’incontro.
Luana leggermente dietro, quasi impaurita della svolta improvvisa che stava prendendo quella giornata.
L’uomo li aspettava dove previsto. Lo trovarono di spalle, che fissava dei bambini che giocavano a calcio nel vicino oratorio. Al sentire il rumore dei passi si girò verso di loro.
Era un uomo sui cinquant’anni, elegante nel completo leggero fatto di pantaloni e giacca di lino azzurro e una camicia bianca, leggermente aperta sul petto. Barba fatta di fresco, petto depilato, un anello all’anulare sinistro con cui giocava mentre li fissava avvicinarsi, mentre con l’altra mano si sistemava i capelli lunghi fino all’altezza del collo.
“Capelli a parte, è una versione elegante di Angelo”, si ritrovò a pensare Luana.
Sentì subito attrazione, non sapeva se per la situazione, se per l’eccitazione accumulata nel pomeriggio o semplicemente perchè quell’uomo le facesse venire voglia di sesso.
– Piacere Ang…
– Non m’interessa il tuo nome. Mi interessa lei.
– Lei è…
– Cristo quanto parli! Lei è muta? Lasciala presentarsi.
Luana era stupita. Difficilmente qualcuno riusciva a far stare zitto il marito, ma questo sconosciuto con solo due frasi l’aveva fatto tacere, togliendolo dal centro dell’attenzione che Angelo tanto amava occupare.
Togliere lui, per mettere lei. Questo la faceva tremare ancora di più di emozione.
– Piacere, Luana.
– Luana, incantato.-, disse baciandole la mano. E poi continuò, senza mai togliere i suoi occhi di ghiaccio da quelli di lei.
– Vi ho visti, prima, in chiesa. Ero già pronto a chiamare un’ambulanza perchè pensavo che il vecchio vicino a voi sarebbe crollato a breve. Ma ammetto che sono affascinato da entrambi. – e nel dire questo guardò per la prima volta Angelo – Da un bel po’. Già ieri sera vi avevo visto camminare sul lungo mare. Una femmina così non passa inosservata. Se poi in più il marito la mette in mostra come fai tu, è ancora più difficile non notarla. Non so lei, ma sicuramente tu ieri sera avrai notato al parcheggio il bagliore di una sigaretta in un auto, poco più avanti della vostra.
Ad Angelo si illuminò lo sguardo.
Luana li guardava interrogativamente.
Lo sconosciuto sorrise del suo stupore e iniziò a spiegare.
– Luana, hai presente quando ieri, al parcheggio tuo marito se l’è fatto succhiare?
Lei arrossì, guardandoli entrambi, alternativamente.
– No, tranquilla, non arrossire. Nulla di cui vergognarsi. Il desiderio va sempre mostrato e bisogna esserne fieri.
– Non capisco…
– Luana, ieri tuo marito ad un certo punto ti ha girato la testa, magari ti avrà detto che voleva guardarti meglio. Beh…la verità è che a vedere meglio ero io…
Angelo sorrideva a quelle parole ed era tornato ad abbracciare la moglie.
– Quindi eri tu il guardone fumatore?
– Si, ero io. E mi sono goduto queste magnifiche labbra nel loro intenso lavoro. Ho visto anche come ha apprezzato il tuo nettare. E ora che ti ho visto nella via principale ho sognato nuovamente di goderne anch’io. Quindi vi ho seguito fino a qui.
– E vuoi che lei…
– Si, voglio che Luana, dopo aver fatto venire un infarto ad un povero vecchio e aver fatto diventare duri i cazzi di due ragazzini, dia soddisfazione anche a me.
Luana era senza parole. Angelo provò a riempire questo silenzio.
– Conosci un posto comodo? A proposito, tu sei…
– Chiamatemi Dario. Ma non credo che la cosa cambi molto a nessuno di noi. L’unico nome che mi interessa già lo conosco. Per quanto riguarda il posto…non so se è comodo, ma di certo ne conosco uno isolato.
E girò lo sguardo verso la chiesa.
Angelo rise, mentre Luana era shockata, imbambolata e abbassò la testa senza dire nulla.
– Che succede? Non parli? Hai davvero bisogno dell’interprete?-, rincarò la dose indicando Angelo.
Luana e Angelo si strinsero fra di loro. Fu lei a parlare.
– Andiamo via, ti prego.
– Zitta Luana.- e tornò a guardare l’uomo -Forse dobbiamo pensarci bene. Capire cosa c’è dietro tutta questa eleganza.
– Ok, come non detto. Avevo immaginato altro su di voi. Probabilmente mi sono sbagliato e mi scuso con entrambi. Comunque sia, se cambiate idea qui trovate come eventualmente contattarmi. Se entro domani sera non cambiate idea, vi chiedo di dimenticare questa conversazione.
Angelo prese il bigliettino e non fece in tempo a rispondere nulla che quell’uomo si era già girato per andarsene via, non prima di baciare nuovamente la mano a Luana, fissandola intensamente e sorridendo in modo equivoco ad entrambi.
– Angelo, amore, forse stiamo esagerando. Quell’uomo…quel Dario…mi fa paura…
Stavano tornando verso l’hotel, Luana era avvinghiata al braccio del marito e non riusciva a non guardare dietro di lei, con la paura che qualcuno li stesse seguendo.
Angelo si fermò di scatto, la guardò negli occhi. Le accarezzò una guancia, mentre si guardava intorno a loro per vedere se fossero soli in quel pezzo di strada.
La sua mano scese decisa sotto la gonna di Luana. La penetrò facile con un dito.
– La tua figa dice il contrario. Che troia! Meriteresti di essere punita. Ricordati che tu sei solo mia e fai tutto quello che voglio io. Chiaro?
– Si, amore. Scusami.
Rientrarono in hotel senza più parlarsi.
Luana aveva bisogno di una doccia. Le emozioni provate nella giornata era forti e tutte quante ballavano nella sua testa: non riusciva a togliersi dalla mente quegli occhi di ghiaccio che la fissavano, quelle parole così decise e chiare le risuonavano di continuo. L’acqua non riuscì a lavare via tutto.
Un misto di timore ed eccitazione la pervadeva. Sentiva la soggezione verso una personalità così forte (ed anche così elegante, rispetto alla rozzezza del marito), ma sentiva soprattutto il desiderio con cui l’aveva guardata per tutto quel breve dialogo.
Senza volerlo si ritrovò a soppesare la sua terza di seno e a giocare con i capezzoli, per poi scendere a toccarsi la figa in fiamme. La scarica elettrica che arrivò dal suo sesso la riportò a forza alla ragione e smise subito, sapendo benissimo che non le era concesso toccarsi senza il permesso del marito. Angelo poteva entrare da un momento all’altro e non voleva rischiare l’ennesima sgridata della giornata.
Finì in fretta la doccia ed uscì per andarsi a vestire per la cena, mentre Angelo entrava in doccia, senza nemmeno parlarle.
“Mi avrà visto mentre mi toccavo? Mi punirà?”, era con questi pensieri che, con ancora l’asciugamano addosso, stava guardando i suoi vestiti, cercando di scegliere cosa indossare.
Non sentì arrivare il marito alle sue spalle.
Lui le tirò via l’asciugamano di dosso, lasciandola nuda.
Si girò di scatto, quasi spaventata.
Vide Angelo davanti a lei, anche lui nudo, eccitato e con lo sguardo che la mangiava dalla testa ai piedi.
– Sei un splendore. Oggi sei stata brava, anche se proprio non riesci a non farmi incazzare.
Nel dire queste parole l’aveva attratta a sé. Il cazzo duro sbatte sulla pancia di Luana. Il seno della donna strizzato sul petto dell’uomo. La teneva per il mento, mentre le leccava le labbra, senza mai staccare gli occhi da quelli di Luana.
La spinse sul letto.
Velocemente fu sopra di lei.
Il cazzo che solleticava le labbra della figa.
– Lo sento quanto lo vuoi.
Si staccò appena per riuscire a masturbarla con le dita, la penetrò con due dita facendola gridare, prima di sorpresa, poi di piacere.
– Quel Dario…con la sua eleganza…ma chi cazzo pensa di essere? Sei una zoccola, a te dell’eleganza non frega nulla-, si posizionò meglio fra le gambe di Luana – A te interessa solo questo.
La penetrò forte, fino in fondo, lasciandola senza fiato.
Iniziò a scoparla forsennatamente, come un animale. Con il corpo completamente sdraiato su di lei, muoveva il bacino, dando forti colpi nella figa di Luana, che accoglieva e gli veniva incontro per sentirlo ancora di più.
Entrambi ansimavano forte, in preda ad un piacere estremo.
– Di chi sei, Luana? Di chi sei la troia? Dimmelo. E forse ti farò godere.
– Tua. Solo tua. La tua troia!! Ti prego! Spingi! Fammi godere!!
Ma Angelo iniziò a rallentare. Fino in fondo e poi indietro fino a fare uscire il cazzo dalla figa della moglie.
– Guarda che pozza di piacere c’è sul letto. E guarda quanto è lucido. Sei incredibile.
E la penetrò di nuovo. Lentamente. Fino in fondo, per poi uscire di nuovo.
– Farai sempre tutto quello che voglio?
Il cazzo lentamente entrava nella figa completamente fradicia e slabbrata.
– Si Angelo! Tutto! Dammelo ancora!
Lentamente fino in fondo.
Ancora. E ancora.
– Pensa fosse il cazzo di quello sconosciuto…
Angelo sentì stringere la figa intorno al suo cazzo a quella frase, continuando a muoversi sempre lentamente.
– Il tuo nuovo amico…
Aumentò il ritmo, sentendo la moglie vicina all’orgasmo.
– Senti quanto questa figa desidera quell’uomo
– Oddio Angelo…non fermarti…ti prego…
Angelo aveva ripreso a scoparla forte
– Desideri Dario quanto desideri godere ora?
La scopava ormai folle di desiderio.
Le stringeva la gola. Scendeva a strizzarle i seni. Stava per esplodere anche lui.
– Rispondimi e potrai godere!
– Siiiiii! Angelo!! Si!!! Lo voglio!!!!
Impazzirono entrambi.
Lei godette avvinghiata al suo uomo.
Lui estrasse il cazzo per sborrarle sulle tette.
Madidi di sudore e fradici di piacere si accasciarono uno sull’altra in preda all’affanno e agli spasmi dei loro intensi orgasmi.
Angelo si sollevò dalla moglie.
Le sorrise.
– Brava Luana. Ora vatti a lavare di nuovo e poi mettiti il vestito nero. Ovviamente niente intimo.
– Quello nero? Ma si vede tutto. È troppo aderente! Non posso mettere altro?
– Ho detto quello nero. È quello adatto a te, a quello che sei, a quello che io voglio che tu sia.
Visto che la moglie non si muoveva, andò lui a lavarsi.
Uscito da bagno vide sul letto il vestito richiesto, pronto per essere indossato.
– Ci voleva così tanto a prenderlo? Ora muoviti. Io ti aspetto sotto.
labirinto.er@gmail.com
Era sempre così.
Il desiderio altrui che cresceva riempiva anche il suo desiderio.
Il marito la poneva sempre in queste situazioni al limite, ma lei accettava.
Lei le voleva.
Quest’ultima situazione era giunta alla fine di un caldo pomeriggio estivo.
Un piccolo paese marinaro della Liguria.
Il sole.
Il caldo.
L’aria densa di salsedine portata dal vento attraverso i vicoli stretti.
Luana vestita di una camicetta leggerissima e di una corta gonna attillata e nient’altro. Solo questi due abiti che ne facevano risaltare le forme mediterranee, ma niente reggiseno e niente intimo.
Esattamente come desiderava suo marito Angelo, che al suo fianco camminava possessivo e orgoglioso di questa moglie che metteva in mostra ogni volta ne avesse la voglia.
Ad Angelo piaceva soprattutto una cosa: che la moglie fosse desiderata dagli altri.
Spesso capitava che rallentasse, lasciandola camminare sola, davanti a lui. Gli piaceva ammirarla mentre ancheggiava su quei tacchi bassi che indossava quel pomeriggio e che ne mettevano in risalto non solo il culo burroso, ma anche le coscie e i polpacci slanciati.
Ma soprattutto gli piaceva osservare le reazioni intorno a lui. Sapeva che Luana non sarebbe passata inosservata e anche quel giorno, nello struscio di una delle strade principali, gli sguardi ammiccanti e le gomitate fra uomini di ogni età non stavano mancando.
Angelo sorrise fra sé e sé prima di raggiungere nuovamente la moglie.
– Non riesci proprio a non fare eccitare gli altri, eh? -, le disse mentre l’abbracciava stretta a lui, scendendo con la mano sul culo di lei. – Ma tu sei mia. Solo mia. Capito?
– Si amore, lo so…
– Non me ne frega un cazzo che tu lo sappia. M’interessa che tu lo capisca.
Le strizzò forte una chiappa.
– Ma…Angelo…
Lui, adirato, la trascinò in un vicolo che si apriva alla loro destra.
La guardò negli occhi. Lei non resse il suo sguardo a lungo.
– Si, amore, ho capito.
– Brava Luana, brava.
La baciò forte. Le loro lingue si incontrarono e giocarono a lungo, mentre lui la palpava, strizzandole culo e seno.
– E ora muoviti, altrimenti ti scopo qui per strada per quanto me lo fai venire duro.
Ripresero a camminare nella stradina deserta e leggermente più buia rispetto al bagliore della via principale.
Angelo la sculacciò forte. La via era talmente piccola e stretta che lo schiocco risuonò nell’aria, come anche il gridolino di dolore di Luana.
Istintivamente lui si guardò intorno. La via era sempre deserta, ma notò la testa di un uomo spuntare da una finestra di un primo piano. Doveva avere la sua stessa età e, a giudicare dal sorriso e da come gli annuì, i suoi stessi gusti: un porco di mezza età affascinato dalla situazione e dalle bellezze di una quarantenne in carne.
– Fermati.
– Co…cosa?
– Ho detto di fermarti. Brava. Così. -, e iniziò nuovamente a palparle il culo e sculacciarla, seppur più leggero di prima, – Allarga leggermente le gambe e piegati in avanti, poco, non troppo. Ecco, così. Resta ferma così.
– Ma…
– Ho detto zitta e ferma. Abbiamo uno spettatore. E tu non vorrai mica deluderlo, vero?
Luana si sentì bagnare istintivamente.
Biascicò qualcosa, mentre ricevette un’altra sonora sculacciata.
Angelo non perdeva il contatto visivo con lo sconosciuto, mentre la stoffa della gonna diventava sempre più aderente al culo di Luana e le cosce sode si denudavano fin quasi al margine dei glutei.
Una mano dell’uomo era sparita sotto il davanzale, mentre con l’altra si portava sempre più nervosamente alla bocca una sigaretta: lo spettacolo doveva essere di suo gradimento.
Fu in quel momento che una voce femminile arrivò dall’interno dell’abitazione. L’uomo imprecò alzando gli occhi al cielo e, facendo l’occhiolino ad Angelo, rientrò in casa.
Nella via risuonò forte la risata di Angelo.
– Dai, muoviti, andiamo. -, e riprese a camminare, sentendo dietro di lui il ticchettare dei tacchi di Luana che lo raggiungevano veloci.
Fu in quel momento che sentirono le campane suonare.
– Andiamo a farci perdonare dai nostri peccati?
La chiesetta era rialzata rispetto alla piazza. Tre scalini portavano verso un portone di legno lucido e consumato inquadrato da una piccola facciata barocca. Da dentro arrivava un leggero vociare, probabilmente i fedeli in attesa dell’inizio della messa.
Entrando Luana si sentì leggermente stordita: l’odore forte delle candele, ma soprattutto il passaggio improvviso fra la calda e assolata piazza e il fresco e buio interno.
I capezzoli le si rizzarono immediatamente per lo sbalzo di temperatura.
La cosa ovviamente non sfuggì a Angelo.
– Guarda, guarda che chiodini che spuntano.
Il sussurro del marito la riportò alla realtà.
– Forza, cerchiamo un bel posto dove metterci a seguire la messa.
Lo trovarono in un bancone alla loro sinistra.
Nonostante le parole del prete fossero chiare e forti, nella chiesa echeggiavano i tacchi di Luana, cosa che portò verso di loro gli sguardi di più di una persona.
Passarono davanti ad un signore, già seduto a quella stessa panca.
Il culo della donna sfilò davanti il suo viso.
Sotto la barba e le rughe da settantenne fu evidente il rossore dell’emozione. Emozione ancora più amplificata dal vederla poi sedersi a meno di un metro da lui. Poteva sentirne il profumo intenso. La sua mente fantasticò subito e non poté fare altro che continuare a lanciarle occhiate di nascosto, fra una preghiera e l’altra, fra un inginocchiamento e l’altro.
Angelo iniziò a stuzzicarla.
– Il porco è più vicino a te che a Dio. Accavalla le gambe e accarezzati la coscia.
Luana eseguì.
Il vecchio strabuzzò gli occhi.
Fissava le gambe di Luana e poi il suo viso, fatto di lineamenti decisi in cui spuntavano due labbra carnose e degli splendidi occhi verdi.
– Occhio che gli facciamo venire un infarto.
Sorrisero entrambi.
– Sta passando il prete con i due chierichetti. Allarga le gambe e fissali negli occhi.
Il vecchio si dovette tenere alla panca ancora più forte a quel movimento.
Il prete passò non degnandoli di uno sguardo.
I chierichetti, probabilmente dodici o tredici anni, non avevano occhi che per lei: probabilmente si sarebbero masturbati per giorni ripensando a Luana, sicuramente non vedevano l’ora di poterlo fare. Uno dei due, con la scusa di aiutare il vecchio ad alzarsi per ricevere la comunione, si chinò anche per ammirarla meglio. Luana lo fissò. Angelo mise una mano sulla coscia nuda della moglie.
– Sarai la regina delle sue prossime seghe.
Luana sorrise a quelle parole, senza mai staccare gli occhi del giovane.
Il trio passò oltre.
Luana si era sentita preda di quegli sguardi e delle volontà del marito.
Luana si sentiva peccatrice, ma sempre più bagnata fra le gambe.
Luana e Angelo percepirono un movimento e una voce sussurrata ma decisa alle loro spalle.
– Vi aspetto alla fine della messa subito fuori della chiesa.
Luana divenne di sasso.
Angelo si girò di scatto, ma solo per vedere di sfuggita un uomo vestito in maniera elegante alzarsi e dirigersi verso l’uscita della chiesa.
– Bene, bene. Abbiamo un vincitore.
– La messa è finita. Andate in pace.
Angelo si stiracchiò alzandosi, sistemandosi i pantaloni da cui traspariva evidente il bozzo della sua eccitazione.
– Dai, saluta il tuo nonnino e andiamo.
Luana si avvicinò al vecchio.
– Aspetti, l’aiuto io ad alzarsi.
Lo prese sotto braccio e lo aiutò a reggersi in piedi. Si guardarono negli occhi. Entrambi brillavano. Lei si avvicinò, strusciò il seno al braccio e gli sussurrò il suo augurio per un buon pomeriggio.
– Lo sarà, lo sarà. Grazie dell’aiuto.-, rispose il vecchio sorridendo dolcemente.
Angelo la precede lungo la navata diretto all’uscita, quasi impaziente di fare quell’incontro.
Luana leggermente dietro, quasi impaurita della svolta improvvisa che stava prendendo quella giornata.
L’uomo li aspettava dove previsto. Lo trovarono di spalle, che fissava dei bambini che giocavano a calcio nel vicino oratorio. Al sentire il rumore dei passi si girò verso di loro.
Era un uomo sui cinquant’anni, elegante nel completo leggero fatto di pantaloni e giacca di lino azzurro e una camicia bianca, leggermente aperta sul petto. Barba fatta di fresco, petto depilato, un anello all’anulare sinistro con cui giocava mentre li fissava avvicinarsi, mentre con l’altra mano si sistemava i capelli lunghi fino all’altezza del collo.
“Capelli a parte, è una versione elegante di Angelo”, si ritrovò a pensare Luana.
Sentì subito attrazione, non sapeva se per la situazione, se per l’eccitazione accumulata nel pomeriggio o semplicemente perchè quell’uomo le facesse venire voglia di sesso.
– Piacere Ang…
– Non m’interessa il tuo nome. Mi interessa lei.
– Lei è…
– Cristo quanto parli! Lei è muta? Lasciala presentarsi.
Luana era stupita. Difficilmente qualcuno riusciva a far stare zitto il marito, ma questo sconosciuto con solo due frasi l’aveva fatto tacere, togliendolo dal centro dell’attenzione che Angelo tanto amava occupare.
Togliere lui, per mettere lei. Questo la faceva tremare ancora di più di emozione.
– Piacere, Luana.
– Luana, incantato.-, disse baciandole la mano. E poi continuò, senza mai togliere i suoi occhi di ghiaccio da quelli di lei.
– Vi ho visti, prima, in chiesa. Ero già pronto a chiamare un’ambulanza perchè pensavo che il vecchio vicino a voi sarebbe crollato a breve. Ma ammetto che sono affascinato da entrambi. – e nel dire questo guardò per la prima volta Angelo – Da un bel po’. Già ieri sera vi avevo visto camminare sul lungo mare. Una femmina così non passa inosservata. Se poi in più il marito la mette in mostra come fai tu, è ancora più difficile non notarla. Non so lei, ma sicuramente tu ieri sera avrai notato al parcheggio il bagliore di una sigaretta in un auto, poco più avanti della vostra.
Ad Angelo si illuminò lo sguardo.
Luana li guardava interrogativamente.
Lo sconosciuto sorrise del suo stupore e iniziò a spiegare.
– Luana, hai presente quando ieri, al parcheggio tuo marito se l’è fatto succhiare?
Lei arrossì, guardandoli entrambi, alternativamente.
– No, tranquilla, non arrossire. Nulla di cui vergognarsi. Il desiderio va sempre mostrato e bisogna esserne fieri.
– Non capisco…
– Luana, ieri tuo marito ad un certo punto ti ha girato la testa, magari ti avrà detto che voleva guardarti meglio. Beh…la verità è che a vedere meglio ero io…
Angelo sorrideva a quelle parole ed era tornato ad abbracciare la moglie.
– Quindi eri tu il guardone fumatore?
– Si, ero io. E mi sono goduto queste magnifiche labbra nel loro intenso lavoro. Ho visto anche come ha apprezzato il tuo nettare. E ora che ti ho visto nella via principale ho sognato nuovamente di goderne anch’io. Quindi vi ho seguito fino a qui.
– E vuoi che lei…
– Si, voglio che Luana, dopo aver fatto venire un infarto ad un povero vecchio e aver fatto diventare duri i cazzi di due ragazzini, dia soddisfazione anche a me.
Luana era senza parole. Angelo provò a riempire questo silenzio.
– Conosci un posto comodo? A proposito, tu sei…
– Chiamatemi Dario. Ma non credo che la cosa cambi molto a nessuno di noi. L’unico nome che mi interessa già lo conosco. Per quanto riguarda il posto…non so se è comodo, ma di certo ne conosco uno isolato.
E girò lo sguardo verso la chiesa.
Angelo rise, mentre Luana era shockata, imbambolata e abbassò la testa senza dire nulla.
– Che succede? Non parli? Hai davvero bisogno dell’interprete?-, rincarò la dose indicando Angelo.
Luana e Angelo si strinsero fra di loro. Fu lei a parlare.
– Andiamo via, ti prego.
– Zitta Luana.- e tornò a guardare l’uomo -Forse dobbiamo pensarci bene. Capire cosa c’è dietro tutta questa eleganza.
– Ok, come non detto. Avevo immaginato altro su di voi. Probabilmente mi sono sbagliato e mi scuso con entrambi. Comunque sia, se cambiate idea qui trovate come eventualmente contattarmi. Se entro domani sera non cambiate idea, vi chiedo di dimenticare questa conversazione.
Angelo prese il bigliettino e non fece in tempo a rispondere nulla che quell’uomo si era già girato per andarsene via, non prima di baciare nuovamente la mano a Luana, fissandola intensamente e sorridendo in modo equivoco ad entrambi.
– Angelo, amore, forse stiamo esagerando. Quell’uomo…quel Dario…mi fa paura…
Stavano tornando verso l’hotel, Luana era avvinghiata al braccio del marito e non riusciva a non guardare dietro di lei, con la paura che qualcuno li stesse seguendo.
Angelo si fermò di scatto, la guardò negli occhi. Le accarezzò una guancia, mentre si guardava intorno a loro per vedere se fossero soli in quel pezzo di strada.
La sua mano scese decisa sotto la gonna di Luana. La penetrò facile con un dito.
– La tua figa dice il contrario. Che troia! Meriteresti di essere punita. Ricordati che tu sei solo mia e fai tutto quello che voglio io. Chiaro?
– Si, amore. Scusami.
Rientrarono in hotel senza più parlarsi.
Luana aveva bisogno di una doccia. Le emozioni provate nella giornata era forti e tutte quante ballavano nella sua testa: non riusciva a togliersi dalla mente quegli occhi di ghiaccio che la fissavano, quelle parole così decise e chiare le risuonavano di continuo. L’acqua non riuscì a lavare via tutto.
Un misto di timore ed eccitazione la pervadeva. Sentiva la soggezione verso una personalità così forte (ed anche così elegante, rispetto alla rozzezza del marito), ma sentiva soprattutto il desiderio con cui l’aveva guardata per tutto quel breve dialogo.
Senza volerlo si ritrovò a soppesare la sua terza di seno e a giocare con i capezzoli, per poi scendere a toccarsi la figa in fiamme. La scarica elettrica che arrivò dal suo sesso la riportò a forza alla ragione e smise subito, sapendo benissimo che non le era concesso toccarsi senza il permesso del marito. Angelo poteva entrare da un momento all’altro e non voleva rischiare l’ennesima sgridata della giornata.
Finì in fretta la doccia ed uscì per andarsi a vestire per la cena, mentre Angelo entrava in doccia, senza nemmeno parlarle.
“Mi avrà visto mentre mi toccavo? Mi punirà?”, era con questi pensieri che, con ancora l’asciugamano addosso, stava guardando i suoi vestiti, cercando di scegliere cosa indossare.
Non sentì arrivare il marito alle sue spalle.
Lui le tirò via l’asciugamano di dosso, lasciandola nuda.
Si girò di scatto, quasi spaventata.
Vide Angelo davanti a lei, anche lui nudo, eccitato e con lo sguardo che la mangiava dalla testa ai piedi.
– Sei un splendore. Oggi sei stata brava, anche se proprio non riesci a non farmi incazzare.
Nel dire queste parole l’aveva attratta a sé. Il cazzo duro sbatte sulla pancia di Luana. Il seno della donna strizzato sul petto dell’uomo. La teneva per il mento, mentre le leccava le labbra, senza mai staccare gli occhi da quelli di Luana.
La spinse sul letto.
Velocemente fu sopra di lei.
Il cazzo che solleticava le labbra della figa.
– Lo sento quanto lo vuoi.
Si staccò appena per riuscire a masturbarla con le dita, la penetrò con due dita facendola gridare, prima di sorpresa, poi di piacere.
– Quel Dario…con la sua eleganza…ma chi cazzo pensa di essere? Sei una zoccola, a te dell’eleganza non frega nulla-, si posizionò meglio fra le gambe di Luana – A te interessa solo questo.
La penetrò forte, fino in fondo, lasciandola senza fiato.
Iniziò a scoparla forsennatamente, come un animale. Con il corpo completamente sdraiato su di lei, muoveva il bacino, dando forti colpi nella figa di Luana, che accoglieva e gli veniva incontro per sentirlo ancora di più.
Entrambi ansimavano forte, in preda ad un piacere estremo.
– Di chi sei, Luana? Di chi sei la troia? Dimmelo. E forse ti farò godere.
– Tua. Solo tua. La tua troia!! Ti prego! Spingi! Fammi godere!!
Ma Angelo iniziò a rallentare. Fino in fondo e poi indietro fino a fare uscire il cazzo dalla figa della moglie.
– Guarda che pozza di piacere c’è sul letto. E guarda quanto è lucido. Sei incredibile.
E la penetrò di nuovo. Lentamente. Fino in fondo, per poi uscire di nuovo.
– Farai sempre tutto quello che voglio?
Il cazzo lentamente entrava nella figa completamente fradicia e slabbrata.
– Si Angelo! Tutto! Dammelo ancora!
Lentamente fino in fondo.
Ancora. E ancora.
– Pensa fosse il cazzo di quello sconosciuto…
Angelo sentì stringere la figa intorno al suo cazzo a quella frase, continuando a muoversi sempre lentamente.
– Il tuo nuovo amico…
Aumentò il ritmo, sentendo la moglie vicina all’orgasmo.
– Senti quanto questa figa desidera quell’uomo
– Oddio Angelo…non fermarti…ti prego…
Angelo aveva ripreso a scoparla forte
– Desideri Dario quanto desideri godere ora?
La scopava ormai folle di desiderio.
Le stringeva la gola. Scendeva a strizzarle i seni. Stava per esplodere anche lui.
– Rispondimi e potrai godere!
– Siiiiii! Angelo!! Si!!! Lo voglio!!!!
Impazzirono entrambi.
Lei godette avvinghiata al suo uomo.
Lui estrasse il cazzo per sborrarle sulle tette.
Madidi di sudore e fradici di piacere si accasciarono uno sull’altra in preda all’affanno e agli spasmi dei loro intensi orgasmi.
Angelo si sollevò dalla moglie.
Le sorrise.
– Brava Luana. Ora vatti a lavare di nuovo e poi mettiti il vestito nero. Ovviamente niente intimo.
– Quello nero? Ma si vede tutto. È troppo aderente! Non posso mettere altro?
– Ho detto quello nero. È quello adatto a te, a quello che sei, a quello che io voglio che tu sia.
Visto che la moglie non si muoveva, andò lui a lavarsi.
Uscito da bagno vide sul letto il vestito richiesto, pronto per essere indossato.
– Ci voleva così tanto a prenderlo? Ora muoviti. Io ti aspetto sotto.
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