L'arrivo della nuova collega
di
SMOKE82PR
genere
etero
Ciao a tutti sono Claudio 38 anni, lavoro come Responsabile Commerciale presso una piccola azienda alimentare.
A luglio di quest’anno abbiamo assunto Elisa, una donna sulla cinquantina che doveva occuparsi della gestione degli ordini dei Clienti.
Il nostro capo ci aveva affidato un lavoro da portare avanti insieme e quindi ci eravamo seduti alla stessa scrivania, davanti allo stesso computer, uno accanto all’altra.
Elisa mi era piaciuta dal primo momento che l’avevo conosciuta in ufficio: fisico piccolo ma snello e ben curato, capelli rossi a caschetto leggermente mossi, occhi azzurri, viso carino, bella ma non appariscente, affascinante nella sua semplicità. Era separata ma amava molto i balli latino americani e la palestra.
Pur essendo sulla cinquantina, il fisico e l’aspetto non dimostravano la sua età anagrafica.
Il mio contatto fisico con lei non era mai andato oltre la pacca sulla spalla. L’occasione di lavorare insieme al progetto ci permise di entrare più in confidenza, sia dal punto di vista verbale (battute, occasioni di scherzo, qualche sms vagamente piccante), sia da quello fisico. Sia chiaro, niente di che: solo, mentre eravamo seduti vicino, ogni tanto avevo osato strusciare la mia gamba alla sua, e lei mi aveva dimostrato di non sgradire la cosa, lasciando la sua coscia al suo posto, anzi premendola ancora più forte alla mia. Ripeto: nulla di eccezionale, anche perché portava sempre i pantaloni che non rendevano giustizia alla sensualità delle sue gambe che avrei scoperto solo dopo, ma quel semplice contatto già mi faceva eccitare.
Quel pomeriggio stavamo lavorando su una cosa abbastanza impegnativa, che volevamo completare prima dell’indomani per non lasciare il lavoro a metà; i nostri colleghi di stanza uno alla volta erano già usciti, anche a causa dell’arrivo di un temporale che minacciava di farsi di lì a poco molto violento, e intorno alle diciotto eravamo rimasti soli, alla stessa scrivania come sempre da qualche settimana a quella parte.
Anche le altre stanze si stavano rapidamente svuotando, e dal silenzio che si percepiva immaginammo di essere rimasti soli in tutto il piano, o forse in tutto l’edificio, fatta eccezione del servizio di sorveglianza che comunque non effettuava il controllo dei piani prima delle ventuno: tutto contribuiva a creare un’atmosfera davvero eccitante.
Il mio cuore batteva violentemente, ma la paura di demolire con un colpo eventualmente sbagliato la confidenza che tra me e lei si era costruita nelle ultime settimane era ancora più forte e mi impediva di fare qualsiasi tipo di avance.
Mentre pensavo a queste cose, ad un tratto sentii la sua gamba sinistra prima strusciarsi, poi accavallarsi alla mia gamba destra e, quando i nostri sguardi si incontrarono, mi fece un sorriso complice che significava più di mille parole: “Niente di casuale, ho semplicemente fatto il primo passo dato che tu non ti decidi, scemo!” sembrava volermi dire. Il suo sguardo era così esplicitamente invitante che in me cadde ogni residuo di timidezza e se mi fosse rimasto ancora qualche dubbio arrivò un suo bacio dritto sulla bocca a diradare anche le ultime nebbie. Non potevo crederci: il momento tanto atteso era finalmente arrivato, con grande naturalezza e senza alcun preavviso.
In un attimo ci ritrovammo con la lingua dell’uno nella bocca dell’altra, mentre la mia mano cominciava ad insinuarsi in mezzo alle sue gambe coperte dai pantaloni. Fu lei stessa ad abbassarsi la cerniera laterale e, dopo essersi leggermente sollevata l’elastico dei collant e degli slip, a guidare la mia mano sul suo pube, che al tatto avvertii depilato, mentre la sua figa era completamente bagnata. Cominciai ad andare su e giù col dito soffermandomi particolarmente sul clitoride per la gioia di lei che aveva chiuso gli occhi e si era lanciata in piccoli lamenti di goduria. Dopo poco sentii la sua mano sopra i miei pantaloni, che tentava di abbassarmi la cerniera. La aiutai nell’operazione e subito dopo infilò la mano dentro i miei slip, afferrò il mio membro, lo estrasse fuori e cominciò a masturbarlo per tutta la sua lunghezza. Fu allora che, a malincuore, ruppi a bassa voce il silenzio, per dirle: «Se entra qualcuno che facciamo? Che ne dici di continuare in bagno?».
All’uscita dalla stanza, nel dirigerci verso il bagno ci rendemmo conto, con nostra gioia, di essere rimasti veramente soli in tutto il piano, così la nostra intimità sarebbe stata più garantita. Entrò lei, poi io, quindi chiudemmo la porta a chiave. Il bagno fortunatamente era davvero pulito, segno che la ditta delle pulizie era già passata, quindi un motivo in più per stare tranquilli.
Appena dentro le tolsi la maglia, quindi le slacciai il reggiseno e mi si presentarono così le sue tette, una bella terza con i capezzoli duri e appuntiti per l’eccitazione. Cominciai a succhiarglieli, prima uno, poi l’altro, mentre lei nel frattempo mi sbottonava la camicia. Me la sfilai, poi ci togliemmo le scarpe. Le abbassai la cerniera dei pantaloni, quindi glieli feci scivolare lungo le gambe, mentre lei alzava prima un piede poi l’altro per lasciarseli sfilare. Poi, inginocchiatomi, le levai i collant, arrotolandoli lentamente mentre le accarezzavo le gambe, soffermandomi in particolare sull’interno coscia. Mancava solo l’ultimo pezzo per poterla vedere completamente nuda come avevo desiderato da tanto tempo. Notai con piacere che non portava il perizoma, ma un molto più sensuale slip bianco sgambato con gli orli di pizzo, che aderendo al suo sesso bagnato, lasciava intravedere le labbra della sua figa. Glielo sfilai ed ebbi la conferma della sensazione avuta prima in stanza: la sua figa, che baciai a lungo, era perfettamente rasata; la sua pelle leggermente dorata le sue gambe snelle e ben tornite la facevano assomigliare ad una scultura. Mi alzai e con una mano strinsi Elisa a me, mentre con l’altra cominciai ad accarezzarle delicatamente la figa. Divaricò leggermente le gambe per agevolare l’opera della mia mano, che cominciò ad andare su e giù per la sua figa sempre più bagnata. Mentre le nostre lingue si incrociavano, tutti i sensi erano coinvolti: la mia bocca gustava la sua pelle, le sue labbra; le mie narici si inebriavano del suo profumo delicato; le mie orecchie sentivano i sussurri del suo piacere; i miei occhi godevano della sua bellezza; quasi ogni centimetro della mia pelle era in contatto con la sua…
«Che bello, sì, dai, fammi toccare il tuo cazzo, ti prego... spogliati pure tu...»
In un attimo mi tolsi i pantaloni e le mutande e rimasi nudo pure io, con il membro durissimo e pulsante. Mentre io ricominciavo ad accarezzarle la figa lei impugnò il mio cazzo, masturbandolo con molta delicatezza. La mia eccitazione era tale che sarei esploso da un momento all’altro, perciò le dissi: «Fermati un attimo, altrimenti vengo subito...». Lei ubbidì, mentre io continuai a masturbarla finché con una serie di fremiti e sussulti, stringendomi la mano in mezzo alle sue gambe, disse: «Sì... sì... che bello... ancora... dai... basta... basta!!! L’ultimo basta venne accompagnato da una copiosa venuta della sua figa calda e arrossata! Tolsi la mano e, stringendoci, ci baciammo a lungo. Dopo un po’, ripresasi dal suo orgasmo mi sussurrò all’orecchio: «Adesso tocca a te godere, amore...». Che donna generosa... La vidi di colpo inginocchiarsi e presentare il suo viso all’altezza del mio cazzo (18 cm), nell’atto di prenderlo in bocca.
«No» le dissi, «aspetta almeno che lo lavi... è da stamattina... tutte le sborratine...»
«Se le ‘sborratine’, come le chiami tu, te le ho causate io, mi appartengono... perché te le ho causate IO, non è vero?!»
Quella domanda, che rivelava sia la sua consapevolezza del fatto che io sbavavo per lei, sia una punta di gelosia nei confronti delle altre colleghe di stanza, e che rivendicava solo per sé l’esclusiva del mio corpo, mi fece l’effetto di farmi eccitare ancora di più, se ciò poteva essere possibile.
«Certo, stupidina, e chi… umhhh…». Non mi diede il tempo di finire la frase che già il mio cazzo era dentro la sua bocca: lo lubrificava con la saliva, lo leccava, lo ingoiava andando su e giù regalandomi un piacere grandissimo. Raggiunsi l’orgasmo con un fiotto violento che le sporcò il viso, le labbra, le tette. Quando smisi di eiaculare, riprese il cazzo in bocca per pulirmelo. Poi si rialzò, la aiutai a pulirsi, quindi ci abbracciammo e in questa posizione mi sussurrò all’orecchio: «Questo era solo l’antipasto, adesso voglio il resto».
«Anch’io» le dissi, «ma che ne dici se continuiamo fuori di qui, in un posto dove possiamo sdraiarci? Tipo a casa mia».
«Ok, andiamo!»
Ci rivestimmo velocemente, poi uscì prima lei per controllare che non passasse qualcuno nel corridoio, quindi al suo cenno di via libera uscii io. Tornammo in stanza, spegnemmo il computer (il lavoro avrebbe aspettato l’indomani), prendemmo le nostre cose e ci avviammo verso l’uscita.
Sul portone di ingresso ci accorgemmo di aver dimenticato l’ombrello in ufficio: la pioggia era tanta, ma la voglia di scopare ancora era ancora più grande. Non c’era tempo per tornare indietro. Facemmo una corsa, mano nella mano, fino alle nostre macchine e una volta arrivati ci infilammo subito dentro… Tirammo giù il finestrino e le dissi di seguirmi…
A luglio di quest’anno abbiamo assunto Elisa, una donna sulla cinquantina che doveva occuparsi della gestione degli ordini dei Clienti.
Il nostro capo ci aveva affidato un lavoro da portare avanti insieme e quindi ci eravamo seduti alla stessa scrivania, davanti allo stesso computer, uno accanto all’altra.
Elisa mi era piaciuta dal primo momento che l’avevo conosciuta in ufficio: fisico piccolo ma snello e ben curato, capelli rossi a caschetto leggermente mossi, occhi azzurri, viso carino, bella ma non appariscente, affascinante nella sua semplicità. Era separata ma amava molto i balli latino americani e la palestra.
Pur essendo sulla cinquantina, il fisico e l’aspetto non dimostravano la sua età anagrafica.
Il mio contatto fisico con lei non era mai andato oltre la pacca sulla spalla. L’occasione di lavorare insieme al progetto ci permise di entrare più in confidenza, sia dal punto di vista verbale (battute, occasioni di scherzo, qualche sms vagamente piccante), sia da quello fisico. Sia chiaro, niente di che: solo, mentre eravamo seduti vicino, ogni tanto avevo osato strusciare la mia gamba alla sua, e lei mi aveva dimostrato di non sgradire la cosa, lasciando la sua coscia al suo posto, anzi premendola ancora più forte alla mia. Ripeto: nulla di eccezionale, anche perché portava sempre i pantaloni che non rendevano giustizia alla sensualità delle sue gambe che avrei scoperto solo dopo, ma quel semplice contatto già mi faceva eccitare.
Quel pomeriggio stavamo lavorando su una cosa abbastanza impegnativa, che volevamo completare prima dell’indomani per non lasciare il lavoro a metà; i nostri colleghi di stanza uno alla volta erano già usciti, anche a causa dell’arrivo di un temporale che minacciava di farsi di lì a poco molto violento, e intorno alle diciotto eravamo rimasti soli, alla stessa scrivania come sempre da qualche settimana a quella parte.
Anche le altre stanze si stavano rapidamente svuotando, e dal silenzio che si percepiva immaginammo di essere rimasti soli in tutto il piano, o forse in tutto l’edificio, fatta eccezione del servizio di sorveglianza che comunque non effettuava il controllo dei piani prima delle ventuno: tutto contribuiva a creare un’atmosfera davvero eccitante.
Il mio cuore batteva violentemente, ma la paura di demolire con un colpo eventualmente sbagliato la confidenza che tra me e lei si era costruita nelle ultime settimane era ancora più forte e mi impediva di fare qualsiasi tipo di avance.
Mentre pensavo a queste cose, ad un tratto sentii la sua gamba sinistra prima strusciarsi, poi accavallarsi alla mia gamba destra e, quando i nostri sguardi si incontrarono, mi fece un sorriso complice che significava più di mille parole: “Niente di casuale, ho semplicemente fatto il primo passo dato che tu non ti decidi, scemo!” sembrava volermi dire. Il suo sguardo era così esplicitamente invitante che in me cadde ogni residuo di timidezza e se mi fosse rimasto ancora qualche dubbio arrivò un suo bacio dritto sulla bocca a diradare anche le ultime nebbie. Non potevo crederci: il momento tanto atteso era finalmente arrivato, con grande naturalezza e senza alcun preavviso.
In un attimo ci ritrovammo con la lingua dell’uno nella bocca dell’altra, mentre la mia mano cominciava ad insinuarsi in mezzo alle sue gambe coperte dai pantaloni. Fu lei stessa ad abbassarsi la cerniera laterale e, dopo essersi leggermente sollevata l’elastico dei collant e degli slip, a guidare la mia mano sul suo pube, che al tatto avvertii depilato, mentre la sua figa era completamente bagnata. Cominciai ad andare su e giù col dito soffermandomi particolarmente sul clitoride per la gioia di lei che aveva chiuso gli occhi e si era lanciata in piccoli lamenti di goduria. Dopo poco sentii la sua mano sopra i miei pantaloni, che tentava di abbassarmi la cerniera. La aiutai nell’operazione e subito dopo infilò la mano dentro i miei slip, afferrò il mio membro, lo estrasse fuori e cominciò a masturbarlo per tutta la sua lunghezza. Fu allora che, a malincuore, ruppi a bassa voce il silenzio, per dirle: «Se entra qualcuno che facciamo? Che ne dici di continuare in bagno?».
All’uscita dalla stanza, nel dirigerci verso il bagno ci rendemmo conto, con nostra gioia, di essere rimasti veramente soli in tutto il piano, così la nostra intimità sarebbe stata più garantita. Entrò lei, poi io, quindi chiudemmo la porta a chiave. Il bagno fortunatamente era davvero pulito, segno che la ditta delle pulizie era già passata, quindi un motivo in più per stare tranquilli.
Appena dentro le tolsi la maglia, quindi le slacciai il reggiseno e mi si presentarono così le sue tette, una bella terza con i capezzoli duri e appuntiti per l’eccitazione. Cominciai a succhiarglieli, prima uno, poi l’altro, mentre lei nel frattempo mi sbottonava la camicia. Me la sfilai, poi ci togliemmo le scarpe. Le abbassai la cerniera dei pantaloni, quindi glieli feci scivolare lungo le gambe, mentre lei alzava prima un piede poi l’altro per lasciarseli sfilare. Poi, inginocchiatomi, le levai i collant, arrotolandoli lentamente mentre le accarezzavo le gambe, soffermandomi in particolare sull’interno coscia. Mancava solo l’ultimo pezzo per poterla vedere completamente nuda come avevo desiderato da tanto tempo. Notai con piacere che non portava il perizoma, ma un molto più sensuale slip bianco sgambato con gli orli di pizzo, che aderendo al suo sesso bagnato, lasciava intravedere le labbra della sua figa. Glielo sfilai ed ebbi la conferma della sensazione avuta prima in stanza: la sua figa, che baciai a lungo, era perfettamente rasata; la sua pelle leggermente dorata le sue gambe snelle e ben tornite la facevano assomigliare ad una scultura. Mi alzai e con una mano strinsi Elisa a me, mentre con l’altra cominciai ad accarezzarle delicatamente la figa. Divaricò leggermente le gambe per agevolare l’opera della mia mano, che cominciò ad andare su e giù per la sua figa sempre più bagnata. Mentre le nostre lingue si incrociavano, tutti i sensi erano coinvolti: la mia bocca gustava la sua pelle, le sue labbra; le mie narici si inebriavano del suo profumo delicato; le mie orecchie sentivano i sussurri del suo piacere; i miei occhi godevano della sua bellezza; quasi ogni centimetro della mia pelle era in contatto con la sua…
«Che bello, sì, dai, fammi toccare il tuo cazzo, ti prego... spogliati pure tu...»
In un attimo mi tolsi i pantaloni e le mutande e rimasi nudo pure io, con il membro durissimo e pulsante. Mentre io ricominciavo ad accarezzarle la figa lei impugnò il mio cazzo, masturbandolo con molta delicatezza. La mia eccitazione era tale che sarei esploso da un momento all’altro, perciò le dissi: «Fermati un attimo, altrimenti vengo subito...». Lei ubbidì, mentre io continuai a masturbarla finché con una serie di fremiti e sussulti, stringendomi la mano in mezzo alle sue gambe, disse: «Sì... sì... che bello... ancora... dai... basta... basta!!! L’ultimo basta venne accompagnato da una copiosa venuta della sua figa calda e arrossata! Tolsi la mano e, stringendoci, ci baciammo a lungo. Dopo un po’, ripresasi dal suo orgasmo mi sussurrò all’orecchio: «Adesso tocca a te godere, amore...». Che donna generosa... La vidi di colpo inginocchiarsi e presentare il suo viso all’altezza del mio cazzo (18 cm), nell’atto di prenderlo in bocca.
«No» le dissi, «aspetta almeno che lo lavi... è da stamattina... tutte le sborratine...»
«Se le ‘sborratine’, come le chiami tu, te le ho causate io, mi appartengono... perché te le ho causate IO, non è vero?!»
Quella domanda, che rivelava sia la sua consapevolezza del fatto che io sbavavo per lei, sia una punta di gelosia nei confronti delle altre colleghe di stanza, e che rivendicava solo per sé l’esclusiva del mio corpo, mi fece l’effetto di farmi eccitare ancora di più, se ciò poteva essere possibile.
«Certo, stupidina, e chi… umhhh…». Non mi diede il tempo di finire la frase che già il mio cazzo era dentro la sua bocca: lo lubrificava con la saliva, lo leccava, lo ingoiava andando su e giù regalandomi un piacere grandissimo. Raggiunsi l’orgasmo con un fiotto violento che le sporcò il viso, le labbra, le tette. Quando smisi di eiaculare, riprese il cazzo in bocca per pulirmelo. Poi si rialzò, la aiutai a pulirsi, quindi ci abbracciammo e in questa posizione mi sussurrò all’orecchio: «Questo era solo l’antipasto, adesso voglio il resto».
«Anch’io» le dissi, «ma che ne dici se continuiamo fuori di qui, in un posto dove possiamo sdraiarci? Tipo a casa mia».
«Ok, andiamo!»
Ci rivestimmo velocemente, poi uscì prima lei per controllare che non passasse qualcuno nel corridoio, quindi al suo cenno di via libera uscii io. Tornammo in stanza, spegnemmo il computer (il lavoro avrebbe aspettato l’indomani), prendemmo le nostre cose e ci avviammo verso l’uscita.
Sul portone di ingresso ci accorgemmo di aver dimenticato l’ombrello in ufficio: la pioggia era tanta, ma la voglia di scopare ancora era ancora più grande. Non c’era tempo per tornare indietro. Facemmo una corsa, mano nella mano, fino alle nostre macchine e una volta arrivati ci infilammo subito dentro… Tirammo giù il finestrino e le dissi di seguirmi…
1
7
voti
voti
valutazione
6.1
6.1
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Racconto 1 - il ritorno della sorella
Commenti dei lettori al racconto erotico