Uomo Nero
di
Figliazozza
genere
prime esperienze
Uomo Nero
Non sono razzista e non posso esserlo: mia madre ha sempre avuto un debole per il maschio africano, almeno da quando si era separata da mio padre, per poi divorziare. Non aveva tutti i torti: il suo matrimonio era male assortito, papà era un uomo mite – anche troppo, meglio forse se faceva il prete - e lei una donna non bellissima ma sensuale, da cui ho ereditato l’indole porca. Ti guida Madre Natura, non puoi farci niente. Fatto sta che un giorno mia madre ha accettato la corte di un senegalese alto un metro e novanta – un mercante ambulante di zona – e non l’ha mollato più. Lui era gentile, un po’ insistente, parlava un italiano approssimativo, ma alla fine su certi argomenti si sono capiti subito. Lui una casa ce l’aveva, alloggiava con altri connazionali, ma alla fine si è piazzato dentro casa. Io e mia sorella ci eravamo ormai abituati a vedercelo tra i piedi per poi chiudersi in camera da letto con mamma, ma a casa nostra questi traffici non erano inusuali e lasciavamo fare: mamma lavora dalla mattina alla sera a pulire gli uffici per la Multiservizi, mia sorella lavora da un pizzaiolo ed io devo finire l’istituto tecnico per il turismo. Mamma poco si curava se mio fratello faceva salire la ragazza o se io studiavo poco ma ero brava per le lingue straniere (seguivo un corso serale oltre la scuola) e facevo sport, in fondo la famiglia comunque funzionava. Mia madre poi quando gli dava dentro dimenticava tutto lo stress del lavoro, l’ansia di far quadrare il bilancio familiare e di arrivare alla fine del mese. Le famiglie operaie poi non sono come quelle borghesi, del sesso di parla in modo diretto e senza giri di parole, spesso a mamma facevamo pure i complimenti. D’altro canto Malik (questo il nome dell’amante senegalese) si vanta spesso del suo arnese e mamma ne è orgogliosa. Il guaio è che glielo lascia dire anche in nostra presenza, senza nemmeno chiedersi se un giorno quel pisellone non ce lo godremo noi al posto suo. In realtà gliel’ho già succhiato: era un caldo pomeriggio a inizio giugno e mentre facevo i compiti sentivo benissimo i rumori che venivano dalla camera da letto, anche se la porta era chiusa. Nel frattempo ero andata al bagno senza chiudere a chiave, col risultato che mi vedo entrare Malik tutto nudo e agitato, neanche troppo sorpreso che nell’unico bagno di casa ci stessi io. Il suo nero arnese era moscio ed era uscito un attimo a menarselo per farlo tornar duro. Senza pensarci gliel’ho preso in bocca, ancora seduta sul water e gliel’ho leccato e succhiato finché non è tornato il nero bastone di carne che vedevo sotto la doccia. Senza parlare mi ha ringraziato ed è rientrato in camera per terminare il lavoro iniziato. Tutto per bene, almeno a sentire le grida di mia madre, urli e porcherie che ben conoscevamo. Per lei scopare era una cosa normale come lavarsi i denti ed è inutile dire che dopo quella notte io ero cambiata per sempre. Un conto quando l’Uomo Nero te lo fa vedere sotto la doccia o quando mia madre ne parlava estasiata, altro era averlo toccato, misurato con la mano, lappato e succhiato fino in gola. Ormai il mio destino era segnato.
Il primo ragazzo lo rimorchiai fuori di McDonald, era uno dei tanti fattorini in bicicletta che la sera portano le pizze e la cena a chi non vuole uscire di casa. Quello dei bykers è un lavoro classico degli immigrati e dei loro figli, anche se non è raro vedere uomini grandi, forse pensionati, che girano la sera su auto vecchie per fare lo stesso lavoro degli ultimi arrivati. Il mio nero amichetto lo scelsi bene: se scopava come pedalava non era il tipo da stancarsi. Avrei anche potuto scegliere il mio fidanzato tra i compagni di scuola più grandi di me – le scuole di periferia ormai sono un campionario di nazioni - ma poi nell’ambiente si sa tutto e non volevo che di me si parlasse dietro o che qualcuno si vantasse della conquista. Di questi tempi anche le ragazze fanno a botte se gli rubi il fidanzato e di coatte tatuate la mia scuola ne aveva anche troppe. Meglio l’anonimato di una storia esterna all’ambiente, se poi va male non ti sputtani e se va bene non susciti invidie o temi foto intime che girano. Non è raro sentire oggi frasi tipo “che lei sta con lui lo so perché ho visto il video in chat” e volevo invece farmi i cazzi miei (esatto). Ancora non avevo avuto rapporti completi, si, cioè li avevo avuti ma superficiali, dopo una festa neanche mi ricordo dove, eravamo in vacanza al mare e il mio gruppo arruolava anche ragazzi grandi con la macchina e i soldi, l’importante è che nessuna di noi restasse sola, mai perdersi di vista, ma alla fine con un bicchiere di troppo e un ragazzo che ti piace lo fai in macchina dopo la sera passata in qualche pub. Poi la cosa finiva lì, salvo continuare per qualche giorno o nei pettegolezzi scambiati fra amiche. Comunque ormai non ero più vergine e almeno sapevo come si fa. Da quel giorno non ho mai cambiato genere: gli africani ce l’hanno grosso e sono arrapati. Purtroppo molti sono musulmani e sulle donne hanno idee tutte loro, ma finché si tratta di scopare non ci sono problemi. Prendo esempio da mamma: non ho paura dell’Uomo Nero.
Non sono razzista e non posso esserlo: mia madre ha sempre avuto un debole per il maschio africano, almeno da quando si era separata da mio padre, per poi divorziare. Non aveva tutti i torti: il suo matrimonio era male assortito, papà era un uomo mite – anche troppo, meglio forse se faceva il prete - e lei una donna non bellissima ma sensuale, da cui ho ereditato l’indole porca. Ti guida Madre Natura, non puoi farci niente. Fatto sta che un giorno mia madre ha accettato la corte di un senegalese alto un metro e novanta – un mercante ambulante di zona – e non l’ha mollato più. Lui era gentile, un po’ insistente, parlava un italiano approssimativo, ma alla fine su certi argomenti si sono capiti subito. Lui una casa ce l’aveva, alloggiava con altri connazionali, ma alla fine si è piazzato dentro casa. Io e mia sorella ci eravamo ormai abituati a vedercelo tra i piedi per poi chiudersi in camera da letto con mamma, ma a casa nostra questi traffici non erano inusuali e lasciavamo fare: mamma lavora dalla mattina alla sera a pulire gli uffici per la Multiservizi, mia sorella lavora da un pizzaiolo ed io devo finire l’istituto tecnico per il turismo. Mamma poco si curava se mio fratello faceva salire la ragazza o se io studiavo poco ma ero brava per le lingue straniere (seguivo un corso serale oltre la scuola) e facevo sport, in fondo la famiglia comunque funzionava. Mia madre poi quando gli dava dentro dimenticava tutto lo stress del lavoro, l’ansia di far quadrare il bilancio familiare e di arrivare alla fine del mese. Le famiglie operaie poi non sono come quelle borghesi, del sesso di parla in modo diretto e senza giri di parole, spesso a mamma facevamo pure i complimenti. D’altro canto Malik (questo il nome dell’amante senegalese) si vanta spesso del suo arnese e mamma ne è orgogliosa. Il guaio è che glielo lascia dire anche in nostra presenza, senza nemmeno chiedersi se un giorno quel pisellone non ce lo godremo noi al posto suo. In realtà gliel’ho già succhiato: era un caldo pomeriggio a inizio giugno e mentre facevo i compiti sentivo benissimo i rumori che venivano dalla camera da letto, anche se la porta era chiusa. Nel frattempo ero andata al bagno senza chiudere a chiave, col risultato che mi vedo entrare Malik tutto nudo e agitato, neanche troppo sorpreso che nell’unico bagno di casa ci stessi io. Il suo nero arnese era moscio ed era uscito un attimo a menarselo per farlo tornar duro. Senza pensarci gliel’ho preso in bocca, ancora seduta sul water e gliel’ho leccato e succhiato finché non è tornato il nero bastone di carne che vedevo sotto la doccia. Senza parlare mi ha ringraziato ed è rientrato in camera per terminare il lavoro iniziato. Tutto per bene, almeno a sentire le grida di mia madre, urli e porcherie che ben conoscevamo. Per lei scopare era una cosa normale come lavarsi i denti ed è inutile dire che dopo quella notte io ero cambiata per sempre. Un conto quando l’Uomo Nero te lo fa vedere sotto la doccia o quando mia madre ne parlava estasiata, altro era averlo toccato, misurato con la mano, lappato e succhiato fino in gola. Ormai il mio destino era segnato.
Il primo ragazzo lo rimorchiai fuori di McDonald, era uno dei tanti fattorini in bicicletta che la sera portano le pizze e la cena a chi non vuole uscire di casa. Quello dei bykers è un lavoro classico degli immigrati e dei loro figli, anche se non è raro vedere uomini grandi, forse pensionati, che girano la sera su auto vecchie per fare lo stesso lavoro degli ultimi arrivati. Il mio nero amichetto lo scelsi bene: se scopava come pedalava non era il tipo da stancarsi. Avrei anche potuto scegliere il mio fidanzato tra i compagni di scuola più grandi di me – le scuole di periferia ormai sono un campionario di nazioni - ma poi nell’ambiente si sa tutto e non volevo che di me si parlasse dietro o che qualcuno si vantasse della conquista. Di questi tempi anche le ragazze fanno a botte se gli rubi il fidanzato e di coatte tatuate la mia scuola ne aveva anche troppe. Meglio l’anonimato di una storia esterna all’ambiente, se poi va male non ti sputtani e se va bene non susciti invidie o temi foto intime che girano. Non è raro sentire oggi frasi tipo “che lei sta con lui lo so perché ho visto il video in chat” e volevo invece farmi i cazzi miei (esatto). Ancora non avevo avuto rapporti completi, si, cioè li avevo avuti ma superficiali, dopo una festa neanche mi ricordo dove, eravamo in vacanza al mare e il mio gruppo arruolava anche ragazzi grandi con la macchina e i soldi, l’importante è che nessuna di noi restasse sola, mai perdersi di vista, ma alla fine con un bicchiere di troppo e un ragazzo che ti piace lo fai in macchina dopo la sera passata in qualche pub. Poi la cosa finiva lì, salvo continuare per qualche giorno o nei pettegolezzi scambiati fra amiche. Comunque ormai non ero più vergine e almeno sapevo come si fa. Da quel giorno non ho mai cambiato genere: gli africani ce l’hanno grosso e sono arrapati. Purtroppo molti sono musulmani e sulle donne hanno idee tutte loro, ma finché si tratta di scopare non ci sono problemi. Prendo esempio da mamma: non ho paura dell’Uomo Nero.
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