Il mago cartomante esoterista 1 parte

di
genere
dominazione

La mia relazione cuckold con lei era diventata una vera droga. Mora, prorompente, seno esagerato sempre in mostra, una donna che sapeva esattamente come farsi notare. Da quando convivevamo, ero soggiogato al cento per cento, completamente nelle sue mani.

Quella sera, dopo una cena con le sue amiche — dove, come sempre, aveva parlato apertamente del mio ruolo di cornuto, facendomi arrossire e godere allo stesso tempo — volle proseguire la notte in un locale di musica latinoamericana. Era già alticcia, con lo sguardo acceso di malizia, e sapevo che da lì in avanti la serata non mi avrebbe risparmiato nuove ferite e nuove eccitazioni.

Entrati nel locale, il suo ingresso fu un’esplosione. Trentaquattro anni, un metro e sessantacinque, tacco dodici, seno prorompente incorniciato da un balconcino spinto fino all’eccesso, trucco marcato e sorriso predatorio. Io mi affrettai a trovarle un tavolo defilato e corsi al bancone a ordinare un Baylis per lei e una birra per me.

Quando tornai, la scena mi colpì come uno schiaffo: lei era già seduta accanto a un uomo più grande, sui cinquantacinque, alto, imponente, con la calma sicura di chi sa come prendere una donna. Ridevano, si sfioravano con naturalezza. Rimasi in piedi, il vassoio in mano, incapace di interrompere. Lui mi notò e, con tono deciso, chiese a lei:
— Lo conosci?

Lei, ridendo, rispose:
— Sì, è il mio fidanzato… e molto altro.

Poi si voltò verso di me, con quel sorriso che sapeva tagliarmi dentro, spingendo in fuori il seno per farsi ammirare:
— Era ora che arrivassi, tesoro. Passami da bere.
Obbedii subito, con un filo di voce: “Certo, amore.”
Cercai di sedermi vicino a loro, ma non c’erano sedie libere. Timidamente chiesi:
— Posso unirmi? Vi stringete un po’?
Lei rise, posando una mano sulla coscia del nuovo arrivato:
— Dai tesoro, non disturbarci… stiamo parlando. Lo sai quanto io ami l’astrologia e la cartomanzia, e lui è un vero esperto…
L’uomo, con un gesto lento ma deciso, le passò il braccio dietro la schiena, tirandola a sé. Le sussurrò qualcosa all’orecchio, poi ad alta voce:
— Vi regalo una seduta privata nel mio studio. Solo per voi.

Lei, ormai brilla e completamente sedotta, lo abbracciò con entusiasmo e lo baciò sulla guancia. Lui non si spostò: con sicurezza da predatore, puntò direttamente le labbra alle sue e la baciò in bocca. Non ci fu resistenza, anzi: lei lo accolse, e la mia impotenza si fece bruciante.
Il resto della serata fu un continuo sparire e riapparire sulla pista, tra balli sudati e carezze sempre più intime. Io li osservavo, invisibile e impotente, mentre lei si perdeva nel gioco eccitato di quel nuovo maschio alfa. Quando alle due decidemmo di andarcene, nella sua borsetta c’erano il biglietto da visita del suo studio e il suo numero personale. Un trofeo, un segno evidente che la notte era solo l’inizio.
Dopo quella serata latinoamericana lei non parlò molto, ma notai il suo sorriso compiaciuto ogni volta che guardava quel biglietto da visita. Qualche giorno dopo mi annunciò con tono casuale:
— Tesoro, venerdì sera andiamo dal cartomante. Ho voglia di sapere cosa ha in serbo il destino per me… e per noi.
Non fu una richiesta. Era un ordine. Io obbedii, con un brivido lungo la schiena: sapevo che non si trattava solo di tarocchi.
Lo studio era in un appartamento elegante, luci soffuse, profumo di incensi e velluti scuri. Lui ci accolse con un sorriso sicuro, stringendo la mano a lei con forza virile e a me con distratta formalità. Ci fece accomodare in una stanza privata con un tavolo rotondo, con le carte già pronte e sulla parete l immagine di un demone con sembianze di capra su uno sfondo nero con una luna piena.
Iniziò la lettura parlando di energia, passione, legami karmici. Le carte che girava sembravano sempre alludere a sesso, potere, desideri proibiti. Lei rideva, lo guardava negli occhi, e più parlava di passione, più lei si avvicinava.
Ad un certo punto lui si fermò, posando una carta rossa e nera con un demone:
— Voi due avete un destino particolare. Un uomo devoto, pronto a sacrificarsi… e una donna nata per dominare e possedere.
Lei rise, poggiando la mano sulla mia coscia sotto al tavolo, ma subito dopo la spostò prendendogli la mano con disinvoltura. Lo guardò con malizia:
— Direi che ci ha letto alla perfezione mordendosi le labbra.
Il cartomante sorrise compiaciuto, si avvicinò a lei, sfiorandole il braccio. Io, seduto di fronte, sentivo l’aria diventare elettrica. Lei si lasciava andare sempre di più, fino a quando lui le sussurrò all’orecchio qualcosa che non riuscii a sentire. Lei si voltò verso di me, con quel ghigno crudele che conoscevo bene:
— Tesoro, credo che il destino abbia già deciso.
In un attimo lei si alzò, lo seguì verso un divanetto coperto da cuscini, lasciandomi solo davanti alle carte. Continuai a guardarli, impotente, mentre lui la spogliava, con calma sicura. Lei gemeva, accentuando ogni gesto, facendomi percepire che lo stava godendo ancora di più perché io ero lì, costretto a subire.

Ogni tanto lo guardava, poi tornava a fissarmi con aria di sfida, come per dire: “Ecco il tuo ruolo, cornuto. Guardami mentre divento la sua puttana.”
Il tempo nello studio sembrava fermarsi: io annientato, lei che si perdeva in un amplesso selvaggio, lui che la dominava come se io non esistessi. La scopata in gola e in fica come un toro facendola urlare senza dignità frasi sconce e sconnesse per poi venirle dentro nella sua splendida vacina depilata...Mi accorsi allora che non aveva usato un profilattico e lei lo aveva acconsentito come in trance.... Alla fine, mentre respirava ancora affannata, prese il suo cellulare, digitò un messaggio e glielo porse ridendo:
— Salva il mio numero. Così il destino ci farà incontrare di nuovo.
Io rimasi lì, in silenzio, umiliato e incredibilmente eccitato. Capivo che la mia vita era cambiata: il gioco era appena iniziato.
Oggi ho capito che non sono più un uomo: sono solo un accessorio della loro relazione.
Lei pochi giorni dopo mi ha ordinato di accompagnarla nuovamente dal mago. Non ho avuto il diritto di chiederle nulla: ho preparato la macchina, ho portato fiori e vino come mi ha imposto, e ho atteso in silenzio che fosse pronta. Era vestita come lui aveva richiesto, non come io avrei desiderato: un abito nero corto, tacco vertiginoso, seno spudoratamente esposto trucco da vera puttana. “Non per te, cornuto, ma per lui” mi ha detto ridendo, uscendo di casa.
Arrivati allo studio, il mago non mi ha nemmeno salutato. Ha aperto la porta, l’ha accolta con un bacio lungo e profondo, mentre io rimanevo in piedi dietro di loro, con gli occhi bassi. Lei ha sorriso guardandomi e ha sussurrato: “Stai buono, servi solo a portarmi qui e a tenermi pronta per lui..chiaro cornuto!.”
Il rituale oggi è stato diverso. Non mi hanno lasciato sedere: lei mi ha ordinato di inginocchiarmi vicino alla porta, come un cane con il cazzo ingabbiato sotto i pantaloni. Ho dovuto rimanere lì, immobile, mentre loro parlavano. Ogni tanto lei si voltava verso di me, mi lanciava uno sguardo crudele e diceva: “Guardalo, è tutto tuo. Lui non conta più nulla.”
Il mago rideva, mi studiava come se fossi un esperimento. Poi le ha detto:
— Devi educarlo meglio. Deve imparare ad accettare il ridicolo il degrado l estremo.
Lei ha applaudito come una bambina entusiasta. Mi ha fatto alzare, solo per farmi camminare nudo per lo studio con un vassoio in mano e il cazzo ingabbiato, servendo vino a loro due mentre ridevano e si scambiavano effusioni. Io tremavo di vergogna e di piacere, ma non potevo oppormi.
Ogni gesto era una condanna: lei mi chiamava “servo”, lui mi chiamava “cornuto di merda” con disprezzo. Io chinavo la testa e obbedivo. Quando hanno finito di bere, mi hanno ordinato di sedermi a terra, ai piedi del divano, come uno zerbino umano. Lei appoggiava i piedi sul mio corpo mentre rideva delle sue stesse battute con lui.
Alla fine mi hanno congedato con un semplice ordine:
— Domani torni da solo, pulisci lo studio e lascia i fiori freschi. Ora Non osare disturbare e sparisci in sala d aspetto.
Sono uscito in silenzio, umiliato, eccitato, distrutto. Non appartengo più a me stesso. Lei è la sua puttana devota. Io sono solo il cornuto che regge la scena.
Non sono pronto, eppure il giorno dopo ci torno accompagnato dal mio amore. Lei mi ordina, io eseguo. Stavolta non siamo soli: il mago ci ha convocati per una “cerimonia”. Non so cosa significhi, ma il mio stomaco è già chiuso dalla paura e dall’eccitazione.
Appena arriviamo, scopro la verità. Nello studio non ci sono solo lui e lei. Ci sono altre cinque persone: uomini, vestiti di nero, come sacerdoti di una setta. Ci osservano in silenzio, con sguardi affilati. Il mago ci accoglie con la solita sicurezza: abbraccia lei, ignorandomi, e la conduce al centro della sala.
Io rimango in disparte, finché lui non ordina:
— Inginocchiati servo. Mostra a tutti chi sei.
Lei sorride, fiera. “Avete sentito? Lui è il mio cornuto, il mio servo. Guardate come obbedisce.”
La risata collettiva mi trafigge come lame. Mi inginocchio al centro, circondato dagli sguardi degli adepti. Non ho diritto di parlare. Uno di loro mi gira attorno, come a studiare un animale esotico. Un’altro ride e dice:
— Davvero vive così? Che spettacolo miserabile…
Lei annuisce, gonfiando il petto e mostrando le sue mammelle:
— Sì. È il mio orgoglio: renderlo piccolo, ridicolo, inutile e totalmente cornuto.
Il mago allora prende la parola e dichiara che il rito deve cominciare. Mi mette una cappuccio sul volto, come per cancellare la mia identità. Io non sono più Gianluca, non sono più un uomo: sono il “cornuto”. Lei, invece, viene fatta sedere su un trono improvvisato, come una sacerdotessa. Io resto inginocchiato ai suoi piedi, davanti a tutti, costretto a reggere il suo bicchiere e i suoi sandali mentre lei ride e si lascia ammirare.
I sacerdoti la circondano, la celebrano, la toccano le palpano le mammelle in modo osceno porgendo i loro cazzi da succhiare. Io rimango in basso, con le gambe che tremano, soffocato dall’umiliazione e dall’impotenza. Ogni loro parola è una lama: “Non è un uomo… è un guscio vuoto… è nato per servire…”
Lei mi guarda dall’alto e proclama, con voce decisa:
— Questo è il suo destino. Io sono la mia libertà, e lui è il suo specchio deformato.
Applausi. Risate. Io non esisto più se non come cornuto, ridotto a simbolo vivente della mia stessa sottomissione. Alla fine con la bocca piena della loro sborra mi bacia riversandomi tutto il loro divino seme in bocca ....il padrone con un ghigno malefico mi ordina...ingoia cornuto di merda.
scritto il
2025-09-26
5 3 5
visite
4
voti
valutazione
5.5
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Essere cornuto è meraviglioso
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.