Aiko e Yumi: la palestra. Cap:1

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saffico

Aiko aveva diciotto anni e un segreto che custodiva con la stessa cura con cui si legava i lunghi capelli neri prima di ogni allenamento. Erano capelli di seta, di un nero così profondo da rubare la luce, che le scendevano come un mantello lucido lungo la schiena. Il suo corpo era un delicato equilibrio di curve e linee tese: un seno proporzionato, che si muoveva con grazia sotto i top sportivi, e un culo sodo, quasi scultoreo, frutto di ore di dedizione e di una genetica benevola. Ma erano i suoi occhi a tradire la calma apparente: due iridi di un verde giada, screziate d'oro, capaci di una profondità quasi febbrile quando si posavano sul loro unico, vero obiettivo.
La palestra, per Aiko, era un tempio a doppia funzione. Da un lato, il rito profano del sudore e della fatica, il bruciore dei muscoli che la faceva sentire viva e potente. Dall'altro, un santuario silenzioso dove poteva venerare la sua divinità personale: Yumi.
Yumi aveva vent'anni e si muoveva nella sala pesi con una sicurezza che Aiko poteva solo sognare. Non era arroganza, ma una sorta di grazia fluida, la consapevolezza di un corpo perfettamente in sintonia con sé stesso. Era alta, snella ma forte, e possedeva un magnetismo quasi palpabile. Aiko non le aveva mai rivolto la parola. Non ne avrebbe avuto il coraggio. Le bastava guardarla.
Oggi Yumi indossava dei leggings grigio perla, un tessuto morbido che le fasciava le gambe chilometriche e il culo perfetto come un guanto. Era quel tipo di tessuto ingannevole, apparentemente innocuo, ma che sotto tensione tradiva ogni segreto. E Aiko lo sapeva. Aspettava quel momento con un'anticipazione che le faceva pulsare il sangue nelle vene.
Il momento arrivò quando Yumi si posizionò sotto il bilanciere per gli squat. Aiko, fingendo di riposare tra una serie e l'altra, si sistemò in una posizione che le offriva una visuale perfetta. La vide caricare il peso, posizionare i piedi alla giusta larghezza e poi iniziare la discesa. Lenta, controllata.
E mentre Yumi si piegava, il miracolo erotico si compiva. Il tessuto grigio perla, teso al limite sulla curva magnifica delle sue natiche, perdeva la sua opacità. Diventava un velo sottile, una nebbiolina traslucida che lasciava intravedere la pelle nuda al di sotto. Non c'era biancheria, solo la forma impeccabile del suo corpo, la linea scura e invitante della sua fessura.
Un'ondata di calore si sprigionò dal basso ventre di Aiko, violenta e improvvisa. Il respiro le si bloccò in gola. La sua mente, di solito così controllata, si slegò da ogni freno. I pensieri che la invasero erano impuri, vividi, deliziosi. Pensò a quanto sarebbe stato incredibile tuffarsi in quel paradiso, affondare il viso tra quelle chiappe perfette, sentire il profumo della sua pelle sudata. Immaginò la sua lingua che tracciava quella linea scura, che la leccava senza pudore, assaporandola, facendola gemere. Immaginò di scendere ancora più in basso, di trovare la sua figa umida e di adorarla con la bocca fino a sentirla tremare.
Questi pensieri, così crudi e potenti, ebbero un effetto immediato sul suo corpo. Sentì le proprie mutandine inumidirsi, un calore liquido e denso che testimoniava il suo desiderio nascosto. Dovette stringere le cosce, mentre un brivido le percorreva la schiena. Rimase lì, immobile, gli occhi verdi fissi su quella visione proibita, il cuore che batteva forte contro le costole, bagnata e ardente solo per lei, per una ragazza che non sapeva nemmeno che esistesse.

Aiko era prigioniera di quello spettacolo, il suo corpo paralizzato dal desiderio, la sua mente un vortice di fantasie proibite. Era così assorta nella contemplazione di Yumi, della curva perfetta del suo corpo piegato in avanti, che non si accorse di un piccolo, quasi impercettibile cambiamento. Yumi, nel punto più basso dello squat, sollevò appena lo sguardo, i suoi occhi scuri che si muovevano con calcolata lentezza sotto la frangia umida di sudore. Li puntò dritti attraverso la sala, incatenandoli a quelli di Aiko.
Per un istante, il tempo si fermò. Aiko fu scoperta. Il panico, freddo e tagliente, le trafisse il petto. Ma l'espressione di Yumi non era di fastidio o di rabbia. Le sue labbra si piegarono in un sorriso quasi invisibile, un segreto condiviso solo tra loro due. Poi, con una rapidità che lasciò Aiko senza fiato, il suo occhio destro si chiuse in un occhiolino sfacciato e complice.
Il viso di Aiko divampò, una vampata di calore che dalle guance le arrivò fino alla radice dei capelli. Distolse lo sguardo di scatto, il cuore che le martellava nel petto così forte da sentirlo nelle orecchie, e finse un improvviso interesse per le crepe sul soffitto.
Il resto dell'allenamento fu una tortura. Aiko sentiva il peso dello sguardo di Yumi su di sé, anche se non osava più voltarsi per controllare. Negli spogliatoi, l'ansia crebbe. Mentre si rivestiva, cercando di nascondersi nel vapore della doccia, una mano le si posò delicatamente sulla spalla. Aiko sussultò, voltandosi.
Era Yumi, avvolta in un asciugamano, con i capelli bagnati e un profumo di pulito che inebriò i sensi di Aiko.
«Tutto bene?» chiese Yumi, la sua voce ancora più calda e profonda da vicino.
«Sì, io... scusa per prima, non volevo...» balbettò Aiko, sentendosi un'idiota.
Yumi rise, una risata dolce. «Tranquilla. È difficile non guardare, a volte. Io sono Yumi.»
«Aiko» rispose lei, la voce poco più di un sussurro.
«Lo so» disse Yumi, e quel "lo so" fece tremare Aiko. «Senti, io vado. Ma mercoledì sono di nuovo qui. Ti andrebbe di allenarci insieme?»
La mente di Aiko andò in tilt. L'idea era terrificante e meravigliosa allo stesso tempo. La sua timidezza le urlava di dire di no, di inventare una scusa. Ma il suo desiderio, rinvigorito da quello sguardo e da quel corpo perfetto, era più forte. «Sì,» rispose, sorpresa della sua stessa audacia. «Certo.»
Tornata a casa, l'adrenalina e l'eccitazione le scorrevano nelle vene come una droga. La visione di quel giorno, l'occhiolino, la conversazione, la promessa di un futuro allenamento insieme: era tutto troppo. Entrò nella sua stanza e la borsa della palestra volò dalla sua spalla, atterrando ai piedi del letto. Si lasciò cadere sul materasso, il respiro affannato, la mente che rigirava ogni singolo istante.
L'eccitazione era diventata un bisogno fisico, un dolore sordo e pulsante tra le sue gambe. Si mise seduta, si abbassò i pantaloncini che aveva indossato per tornare a casa e la sua mano scivolò sotto il tessuto delle mutandine. Le trovò completamente bagnate, un'umidità calda e scivolosa che era la prova tangibile del suo desiderio.
La sua figa, già gonfia e sensibile, pulsava in attesa del suo tocco. Le sue dita iniziarono a massaggiare il clitoride con movimenti lenti e circolari. Chiuse gli occhi, l'immagine del culo di Yumi nei leggings grigi che si tendevano era impressa a fuoco nella sua mente. La sensazione era elettrica. Un piacere acuto e vibrante si diffuse dal suo centro, facendole tremare le gambe in spasmi incontrollabili.
Ma non era abbastanza. Voleva di più. Voleva la pienezza che immaginava. Sfilò le mutandine e allargò le gambe, ammirando per un istante la sua figa bagnata e perfettamente depilata. Poi, fece scivolare due dita dentro di sé. Le pareti interne la accolsero, strette e vellutate. La sensazione fu squisita. Iniziò a muovere le dita, dentro e fuori, lentamente, mentre con il pollice continuava a stimolare il clitoride. Il suo respiro divenne un gemito.
Poi, curvando le dita verso l'alto, cercò quel punto segreto, quella piccola sporgenza ruvida che sapeva come farla impazzire. Lo trovò. Iniziò a premerlo con un ritmo costante, profondo. La natura del piacere cambiò istantaneamente. Non era più solo la scossa superficiale del clitoride, ma un'ondata profonda, quasi dolorosa, che partiva dalle viscere e la scuoteva fin dentro l'anima.
Il culmine si stava avvicinando, inesorabile. Il suo corpo prese il sopravvento sulla sua mente. Inarcò la schiena, il bacino che si sollevava dal letto per andare incontro alla pressione delle sue dita. Sentì il nodo del piacere stringersi nel suo basso ventre, sempre più forte, fino a diventare insostenibile. Poi, con un grido soffocato, l'orgasmo la travolse. Il suo corpo fu scosso da spasmi violenti, ondate di piacere puro che la fecero tremare senza controllo, lasciandola senza fiato, completamente svuotata, persa nell'eco del nome di Yumi.

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scritto il
2025-08-26
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