Lo spogliatoio
di
AleFetish
genere
dominazione
Mi svegliai con un sussulto, la testa che mi pulsava come un tamburo. La luce fioca filtrava attraverso le fessure di qualcosa che somigliava a un armadietto metallico. Cercai di muovermi, ma le mie membra erano saldamente bloccate. Panico. Un terrore freddo mi strinse lo stomaco mentre realizzavo la mia posizione: ero legato, in piedi, completamente nudo.
Le braccia e le gambe erano distese, fissate a qualcosa di solido. La superficie fredda e metallica contro la mia pelle mi suggerì che mi trovavo in uno spogliatoio. L'odore acre di sudore e disinfettante confermò i miei sospetti. Ma uno spogliatoio di cosa?
Un rumore di voci, un'eco di risate soffocate, mi raggiunse. Voci femminili. Giovani. Un brivido mi percorse la schiena, un misto di paura e confusione. Lo scotch sulla bocca mi impediva di gridare, di chiedere aiuto. Ero intrappolato, vulnerabile.
Le voci si fecero più vicine, accompagnate da un tintinnio di bracciali e dal fruscio di vestiti. Un fascio di luce intensa mi colpì in pieno viso mentre la porta dello spogliatoio si apriva cigolando. Quindici paia di occhi mi scrutavano. Quindici ragazze, tutte giovani, atletiche, con i capelli raccolti in code di cavallo e l'aria eccitata. Indossavano le divise di una squadra di pallavolo.
Silenzio. Un silenzio carico di tensione, rotto solo dal mio respiro affannoso. Poi, una risatina. Una, poi un'altra, fino a diventare un coro di risate. Non erano risate cattive, non ancora, ma c'era qualcosa di sinistro, di predatorio, nel loro sguardo.
Una ragazza, la più alta del gruppo, con i capelli biondi e gli occhi azzurri, si fece avanti. Aveva un sorriso malizioso stampato sulle labbra. "Buongiorno, dormiglione," disse con una voce dolce, quasi melliflua. "Ti sei perso la partita. Ma non preoccuparti, abbiamo in serbo qualcosa di molto più divertente per te."
Si avvicinò, prendendo un barattolo di lozione profumata da un ripiano. "Vediamo di rendere questa giornata un po' più... interessante."
Il freddo della lozione sulla mia pelle nuda mi fece rabbrividire. La bionda iniziò a spalmarla con cura, massaggiandola sulla mia pelle. Le sue mani erano leggere, quasi impercettibili, ma la sua espressione era tutt'altro che innocente.
Le altre ragazze si fecero più vicine, circondandomi. Alcune ridevano, altre si mordevano le labbra, altre ancora mi guardavano con una curiosità quasi scientifica. Mi sentivo come un animale in gabbia, esposto al loro giudizio, alla loro mercé.
Le mani della bionda si spostarono verso il mio petto, accarezzando i miei capezzoli con la punta delle dita. Un brivido di piacere e terrore mi attraversò il corpo. Cercai di divincolarmi, ma le corde erano troppo strette. Ero completamente impotente.
Un'altra ragazza, mora, con gli occhi scuri e penetranti, si avvicinò e iniziò a solleticarmi sotto le ascelle, con una delicatezza quasi sadica. Il solletico era insopportabile. Cercai di trattenermi, ma le risate mi scoppiarono in gola, soffocate dallo scotch.
Le altre ragazze si unirono al gioco, solleticandomi con le loro lunghe dita. Il mio corpo era un campo di battaglia, un'esplosione di sensazioni contrastanti. Piacere e dolore, eccitazione e paura, si mescolavano in un vortice inebriante.
Sentivo le loro mani ovunque, sui miei fianchi, sulle mie cosce, tra le mie gambe. Il contatto era leggero, sfuggente, ma sufficiente a farmi impazzire. La lozione rendeva la mia pelle scivolosa, amplificando ogni tocco, ogni sfioramento.
La mora si inginocchiò davanti a me, prendendo il mio membro tra le mani. Iniziò a masturbarmi lentamente, con una maestria inaspettata. Il piacere era intenso, quasi doloroso. Cercai di resistere, di non cedere alla tentazione, ma era impossibile.
Altre due ragazze si unirono a lei, prendendo la mia bocca tra le loro. Sentivo le loro lingue che mi esploravano, che mi provocavano, che mi spingevano al limite. Ero sommerso, sopraffatto, in balia del loro desiderio.
Sapevo che non avrei resistito a lungo. Sapevo che stavo per cedere. Ma una parte di me, una parte oscura e perversa, non voleva che finisse. Voleva assaporare ogni istante, ogni sensazione, ogni tocco.
La bionda si avvicinò al mio orecchio, sussurrando: "Non preoccuparti, non ti lasceremo andare. Abbiamo tutta la giornata davanti. E abbiamo molte idee su come farti divertire."
Le sue parole mi fecero rabbrividire. Paura? Eccitazione? Non lo sapevo. Sapevo solo che ero intrappolato, in un limbo di piacere e terrore, senza via d'uscita.
L'orgasmo mi colse di sorpresa, un'onda di piacere intenso che mi fece perdere i sensi per un istante. Quando riaprii gli occhi, le ragazze erano ancora lì, che mi guardavano con un sorriso mentre continuavano a massaggiare il glande iper sensibile, una piacevole tortura.
"Bravo," disse la bionda. "Ma non è finita qui. Abbiamo ancora molto da fare."
E lo sapevo. Sapevo che la giornata sarebbe stata lunga, molto lunga. E sapevo che, per quanto spaventato fossi, una parte di me non vedeva l'ora di scoprire cosa mi avrebbero riservato. Ero alla loro mercé, prigioniero del loro desiderio, e non c'era niente che potessi fare per fermarlo. O forse, nel profondo, non volevo nemmeno fermarlo.
Potete contattarmi alla mail alessandrofetish@libero.it per suggerimenti, commenti, scambi di opinioni.
Le braccia e le gambe erano distese, fissate a qualcosa di solido. La superficie fredda e metallica contro la mia pelle mi suggerì che mi trovavo in uno spogliatoio. L'odore acre di sudore e disinfettante confermò i miei sospetti. Ma uno spogliatoio di cosa?
Un rumore di voci, un'eco di risate soffocate, mi raggiunse. Voci femminili. Giovani. Un brivido mi percorse la schiena, un misto di paura e confusione. Lo scotch sulla bocca mi impediva di gridare, di chiedere aiuto. Ero intrappolato, vulnerabile.
Le voci si fecero più vicine, accompagnate da un tintinnio di bracciali e dal fruscio di vestiti. Un fascio di luce intensa mi colpì in pieno viso mentre la porta dello spogliatoio si apriva cigolando. Quindici paia di occhi mi scrutavano. Quindici ragazze, tutte giovani, atletiche, con i capelli raccolti in code di cavallo e l'aria eccitata. Indossavano le divise di una squadra di pallavolo.
Silenzio. Un silenzio carico di tensione, rotto solo dal mio respiro affannoso. Poi, una risatina. Una, poi un'altra, fino a diventare un coro di risate. Non erano risate cattive, non ancora, ma c'era qualcosa di sinistro, di predatorio, nel loro sguardo.
Una ragazza, la più alta del gruppo, con i capelli biondi e gli occhi azzurri, si fece avanti. Aveva un sorriso malizioso stampato sulle labbra. "Buongiorno, dormiglione," disse con una voce dolce, quasi melliflua. "Ti sei perso la partita. Ma non preoccuparti, abbiamo in serbo qualcosa di molto più divertente per te."
Si avvicinò, prendendo un barattolo di lozione profumata da un ripiano. "Vediamo di rendere questa giornata un po' più... interessante."
Il freddo della lozione sulla mia pelle nuda mi fece rabbrividire. La bionda iniziò a spalmarla con cura, massaggiandola sulla mia pelle. Le sue mani erano leggere, quasi impercettibili, ma la sua espressione era tutt'altro che innocente.
Le altre ragazze si fecero più vicine, circondandomi. Alcune ridevano, altre si mordevano le labbra, altre ancora mi guardavano con una curiosità quasi scientifica. Mi sentivo come un animale in gabbia, esposto al loro giudizio, alla loro mercé.
Le mani della bionda si spostarono verso il mio petto, accarezzando i miei capezzoli con la punta delle dita. Un brivido di piacere e terrore mi attraversò il corpo. Cercai di divincolarmi, ma le corde erano troppo strette. Ero completamente impotente.
Un'altra ragazza, mora, con gli occhi scuri e penetranti, si avvicinò e iniziò a solleticarmi sotto le ascelle, con una delicatezza quasi sadica. Il solletico era insopportabile. Cercai di trattenermi, ma le risate mi scoppiarono in gola, soffocate dallo scotch.
Le altre ragazze si unirono al gioco, solleticandomi con le loro lunghe dita. Il mio corpo era un campo di battaglia, un'esplosione di sensazioni contrastanti. Piacere e dolore, eccitazione e paura, si mescolavano in un vortice inebriante.
Sentivo le loro mani ovunque, sui miei fianchi, sulle mie cosce, tra le mie gambe. Il contatto era leggero, sfuggente, ma sufficiente a farmi impazzire. La lozione rendeva la mia pelle scivolosa, amplificando ogni tocco, ogni sfioramento.
La mora si inginocchiò davanti a me, prendendo il mio membro tra le mani. Iniziò a masturbarmi lentamente, con una maestria inaspettata. Il piacere era intenso, quasi doloroso. Cercai di resistere, di non cedere alla tentazione, ma era impossibile.
Altre due ragazze si unirono a lei, prendendo la mia bocca tra le loro. Sentivo le loro lingue che mi esploravano, che mi provocavano, che mi spingevano al limite. Ero sommerso, sopraffatto, in balia del loro desiderio.
Sapevo che non avrei resistito a lungo. Sapevo che stavo per cedere. Ma una parte di me, una parte oscura e perversa, non voleva che finisse. Voleva assaporare ogni istante, ogni sensazione, ogni tocco.
La bionda si avvicinò al mio orecchio, sussurrando: "Non preoccuparti, non ti lasceremo andare. Abbiamo tutta la giornata davanti. E abbiamo molte idee su come farti divertire."
Le sue parole mi fecero rabbrividire. Paura? Eccitazione? Non lo sapevo. Sapevo solo che ero intrappolato, in un limbo di piacere e terrore, senza via d'uscita.
L'orgasmo mi colse di sorpresa, un'onda di piacere intenso che mi fece perdere i sensi per un istante. Quando riaprii gli occhi, le ragazze erano ancora lì, che mi guardavano con un sorriso mentre continuavano a massaggiare il glande iper sensibile, una piacevole tortura.
"Bravo," disse la bionda. "Ma non è finita qui. Abbiamo ancora molto da fare."
E lo sapevo. Sapevo che la giornata sarebbe stata lunga, molto lunga. E sapevo che, per quanto spaventato fossi, una parte di me non vedeva l'ora di scoprire cosa mi avrebbero riservato. Ero alla loro mercé, prigioniero del loro desiderio, e non c'era niente che potessi fare per fermarlo. O forse, nel profondo, non volevo nemmeno fermarlo.
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