Il centro massaggi

di
genere
bisex

È una fredda giornata di gennaio, sono tornato da lavoro poco fa e la mia compagna mi ricorda che abbiamo un appuntamento dall’estetista. Classiche cose di routine per rendersi presentabili e accettabili in una società fatta di pura superficialità. Tralasciando discorsi profondi che possono annoiare un lettore o ,come preferisco immaginare io mentre scrivo, una lettrice, mi cambio velocemente di abiti, mi rinfresco, scendiamo di casa e ci mettiamo in macchina. “Beh, come è andata a lavoro?” le chiedo.
“Bene, solite cose… Questa mattina è stata pubblicata una nuova normativa che sancisce che…” smetto di ascoltarla. Lei guida, parla e agita le mani, mentre articola un discorso del quale so in partenza di non poterne capire molto. Ogni tanto annuisco, cerco di tenere i miei occhi sul suo volto, ma puntualmente scendono e si fermano sulla sua scollatura. La camicetta che indossa è sbottonata all’altezza del seno, nonostante indossi sopra un piumino la visuale è ottima. Ogni volta che si muove spero che qualcosa esca fuori e che qualcuno, dalla strada, se ne accorga. “Che ne pensi?” conclude. “Beh, effettivamente è molto strana come situazione. Per fortuna che ci sai fare e sai adattarti a questi casi.” Dall’espressione sul suo volto sembra che la mia risposta sia stata soddisfacente. “E a te invece? Come è andata?” le racconto la mia giornata, una normale giornata in un normale ufficio amministrativo. “E di Lisa che mi dici?” mi chiede. Faccio il vago mentre nella mia testa ho le immagini di questa mattina “Sta bene, credo. Non saprei. Non abbiamo parlato molto oggi.” Annuisce ancora, sorride. Bene se l’è bevuta. Arrivati al centro estetico suoniamo il campanello e ci lasciano entrare.

La receptionist ci apre la porta. “Buonasera signori!” È giovane, bassina, capelli castani e corti, le stanno bene. Non ho idea di come si chiami ma apprezzo particolarmente il suo culo quando si volta. Indossa dei leggins bianchi e sottili dai quali è possibile intravedere l’intimo. Ci fa accomodare. Chiara mi spiega che oggi non faremo le solite cose: ha prenotato un pacchetto benessere che ci aiuterà a stare meglio. Mi prende per mano “Sono contenta che siamo qui insieme oggi, anche se faremo attività diverse”. Siamo entrambi qui per una seduta di massaggi: per me gambe, per lei schiena e zona lombare. Nonostante i nostri lavori non siano usuranti fisicamente, stare tanto tempo fermi a fare qualcosa non fa bene. Sono contento di questa sorpresa. È il turno di entrambi, le massaggiatrici chiamano i nostri nomi consecutivamente. Ci incamminiamo nel corridoio e scopriamo che le porte degli studi sono accanto. Ci diamo un bacio e ci salutiamo. Entro. Chiudo la porta. Osservo il posto in cui passerò i prossimi cinquanta minuti come se fosse la mia nuova dimora. La camera è illuminata da una tenue luce verde. Di sottofondo c’è una musica diversa dalla radio della sala di attesa. Ha un non so che di orientale. L’odore dell’incenso mi sta già rilassando. Al centro della stanza c’è un lettino. Riesco a sentire debolmente la voce di Francesca che parla con la sua massaggiatrice dall’altro lato, non distinguo le parole con esattezza. Le pareti devono essere sottili. La massaggiatrice mi dice di spogliarmi e indossare un asciugamano mentre lei va a prendere gli olii. Quando esce faccio quello che mi viene chiesto. Tolgo anche le mutande. Lei è carina ma non ho cattive intenzioni, magari sono solo pensieri che vorrei intensamente si avverassero, li allontano. Messo l’asciugamano mi siedo sul lettino. Aspetto e aguzzo l’orecchio per cercare di capire cosa succede dall’altra parte. Non sento più nulla. Entra la mia guaritrice e mi indica di stendermi a pancia in giù. Eseguo.

Rilasso il corpo e quando posa la mano sul mio polpaccio sento un brivido pervadermi la schiena e i capelli. Che bello, ci voleva proprio. Sale fino a metá coscia con le mani, poi scende. Fa questo più volte, sento il piacere espandersi anche più su rispetto ai punti che tocca. Poi passa ai piedi. Gemo. Ha un tocco paradisiaco. Ogni tanto mi agito in preda a spasmi di piacere. Sembra capire quello che penso, non smette, anzi, quando gemo insiste sulla zona. Mi chiede di ripeterle come mi chiamo: “Mario” rispondo tra un gemito e un altro “Lei?” “Laura, ma dammi anche del tu”. “Grazie Laura per quello che stai facendo per me” le dico “Non preoccuparti, è il mio lavoro…”

“Mario adesso dobbiamo voltarci con la pancia rivolta verso il soffitto”. Faccio come dice. Questa volta parte dai piedi. Sale con calma. Le sue mani morbide unte di olio sono incredibili. Ogni tanto apro gli occhi, la guardo mentre piega il bacino per aumentare la pressione impressa. Mi accorgo che non ha il reggiseno sotto l’uniforme. Intravedo i suoi capezzoli leggermente turgidi. Il sangue fluisce in un solo punto. Chiudo gli occhi cercando di concentrarmi su altro, lei sfiora col gomito la mia cappella gonfia da sopra l’asciugamano. “Scusami” sussura. “Scusami tu per…” mi interrompe subito “Stai tranquillo, è normale. Pensa solo al suo benessere.” Mi imbarazzo. “Non irrigidirti, sei imbarazzato?” Le rispondo di no. “Se vuoi puoi anche togliere il telo, tra poco mi avvicinerò alla zona inguinale e se mi darai il consenso continuerò sul basso ventre” immagino quello che potrebbe succedere e al suono di quelle parole il pene si irrigidisce ulteriormente. Sento che il lembo di asciugamano, incastrato stretto sulla mia pelle per non lasciarlo cadere, cede. Acconsento alla proposta. Sono nudo sul lettino. Lei continua a massaggiarmi. Ogni tanto apro gli occhi e sbircio. Le sue mani sono fisse sulle mie gambe, i suoi occhi spesso si distraggono per guardare altre parti di me. Mi godo il momento. Sento il suono di un leggero picchiettio provenire dall’esterno. Aguzzo l’orecchio. Lei interrompe il suo lavoro e va verso le casse, alza leggermente il volume e dice “Stanno facendo dei lavori qui accanto. Mi scusi” rispondo che non è un problema, è davvero gentile. Le sue mani tornano su di me, questa volta parte dall’addome. Si muove lentamente. Il mio respiro si fa più profondo. Scende. È sull’inguine. Sento il mio pene pulsare. Non smette ma non me ne importa. Lei è a suo agio, acquisisco confidenza. Mi chiede di allargare le cosce e ci infila le mani. Col dorso della mano mi sfiora i testicoli. Premo la testa sul lettino. Dall’esterno sento un urlo femminile. Apro subito gli occhi. Fa finta di niente. Le chiedo cosa è stato. Mi risponde con sincerità “Probabilmente è dall’altra stanza…” Bene, si divertono anche di là. Realizzo che però da quella parte c’è Chiara. Cosa sta combinando? Sapeva tutto dall’inizio?
scritto il
2025-07-19
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