Sala punizioni (Part 1)

di
genere
dominazione

La sala nel seminterrato era quadrata, ampia, a malapena rischiarata da luci sinistre poste tutt'intorno alle pareti. I detenuti vi fecero ingresso da una porta in pesante lamiera, dotata di un robusto catenaccio che la guardia massiccia in uniforme grigioverde aveva aperto dall'interno. Camminavano in fila indiana, gli sguardi bassi al pavimento di pietra, ciascuno con le mani bloccate sul davanti da un paio di manette collegate al collare di chi lo precedeva. Erano una ventina, e indossavano divise di ruvido cotone grigio, aperte su toraci villosi pompati dalle quotidiane sessioni di allenamento alle quali il Direttore li costringeva. Erano ben nutriti, coi muscoli modellati dagli steroidi che il Medico del carcere somministrava loro regolarmente. Il Direttore li voleva così, non gli interessava dominare e usare degli ometti deboli e intimiditi dalle proporzioni ragguardevoli del Direttore stesso e del suo staff di carcerieri. voleva giocare ad armi pari, per così dire. I detenuti erano stati avvisati quel pomeriggio stesso, cella per cella: in nottata il Direttore li voleva tutti in sala punizioni, per una delle periodiche sessioni di stupro che amava organizzare per gratificare sé stesso ed i suoi scherani usando a proprio piacimento quei corpi massicci e virili. Quando furono tutti entrati, il pesante catenaccio fu spinto nuovamente al suo posto. Il Direttore cominciò con l'indicare alle guardie dove dovevano essere collocati i detenuti. Seguendo queste indicazioni, ogni prigioniero venne liberato da manette e collare e assegnato ad una delle "macchine", come le chiamava il boss, disposte tutt'intorno. C'erano sling, croci di S. Andrea, cavalletti, tavoli da massaggiatore, numerosi anelli e catene fissati saldamente ai muri, oltre a una serie di strumenti assortiti, come frustini, cockring, ballgag e altro. Non c'era una procedura prestabilita. La sola regola era che il Direttore era l'unico a decidere chi dovesse subire cosa e da chi, quante volte e per quanto tempo. Quella notte il Direttore aveva deciso che tutti i detenuti e le guardie stesse dovevano produrre una quantità di sperma tale da riempire un secchio di ferro della capacità di una decina di litri, che mostrò a tutti i presenti.
"Lo vedete questo secchio? Lo dovrete riempire da ora a domattina. Non voglio sentire storie. Tutti dovrete sborrare, probabilmente più volte. Alla fine dovrà essere colmo come voglio io. Tu, - si rivolse a Marcello, il suo carceriere più fidato - quando giudicherò che è stata raccolta una quantità di sperma sufficiente, ti avviserò. Allora mi denuderai, me la verserai addosso e ogni detenuto dovrà leccare e succhiare il mio corpo in modo da ripulire tutto. E' chiaro per tutti?". "Sissignore!" - si levò un unico grido. Ciascuno dei presenti sapeva che il Direttore voleva essere trattato con deferenza militaresca; i trasgressori venivano privati a tempo indeterminato del cibo abbondante e degli steroidi di cui ormai non potevano più fare a meno.
"Bene, spogliateli". Le guardie cominciarono a denudare le loro vittime. Vennero applicati a tutti dei cockring per esporre meglio i genitali e potenziare le erezioni. Queste venivano indotte da elettrostimolatori applicati ai testicoli, all'asta del pene e a volte anche attorno al glande. Al via del Direttore, gli elettrostimolatori vennero azionati, e un tenue ronzio si diffuse per la sala. Presto iniziarono i primi gemiti, man mano che i cazzi si ingrossavano e cominciavano a produrre precum sotto l'azione delle pulsazioni della bassa tensione. Le guardie erano state ben istruite: alla corrente elettrica veniva affiancata una stimolazione del glande effettuata con le dita di una mano. Il Direttore cominciò a girare per la sala e si soffermò davanti a Ennio, una delle guardie più massicce. I suoi avambracci grossi e pelosi fuoriuscivano dalle maniche dell'uniforme, e con ciascuna delle sue manone villose stava masturbando i cazzi di due prigionieri vincolati a catene fissate alla parete. "Concentrati sulle cappelle" - gli ordinò il Direttore, - spremile con le dita e massaggiale con energia ma lentamente". Ennio eseguì, e l'effetto fu immediato: i gemiti aumentarono di volume e i grossi toraci dei prigionieri cominciarono a sollevarsi e abbassarsi più velocemente. Il Direttore mise rapidamente il secchio sotto il pene di uno dei due detenuti. A un suo cenno, Ennio aumentò la frequenza della masturbazione, e subito lo spesso seme bianco schizzò sul fondo del secchio producendo un rumore metallico, che si ripetè per almeno una decina di volte. Ennio accennò a rimuovere gli elettrodi, ma il Direttore lo fermò. "Lasciali lì, deve sborrare ancora più tardi". Il secondo detenuto subì la stessa sorte, e questa volta lo sperma fu anche più abbondante. Il Direttore si allontanò soddisfatto, udendo ancora il ronzio degli elettrostimolatori che continuavano a sollecitare le palle appena svuotate: la raccolta stava andando bene, ma sarebbe stata una lunga notte. Si fermò al detenuto seguente, un grosso nero adagiato su una sling, il cazzo enorme già gonfio, le gambe sollevate e agganciate alle staffe in modo che l'ano fosse esposto e pronto ad essere violato. Posò lì accanto il secchio. "Penetralo e comincia a dargli dei bei colpi" - ordinò al sorvegliante che lo stava curando. "Signorsì, Signor Direttore!", rispose la guardia, e tirò fuori dai calzoni un membro almeno altrettanto grande, e parzialmente eretto. Il Direttore gli tirò indietro la pelle del glande, e lo sentì fremere e subito dopo irrigidirsi in un'erezione potente. Lo guidò al buco del nero, e la guardia iniziò a stantuffare facendo cigolare la sling ritmicamente sotto i suoi colpi. Il Direttore sentì la propria erezione tendergli i calzoni dell'uniforme, e sentì il bisogno di liberare il cazzo dalla stretta del tessuto. "Spòstati" - ordinò, e prese il posto della guardia cominciando a montare il nero. Il suo membro non aveva rivali, e il nero sentì la differenza di consistenza e volume aumentando il proprio godimento. "Segalo mentre io lo scopo", ordinò ancora, e la guardia, che aveva ancora il cazzo gocciolante di precum fuori dai calzoni, si avvicinò al nero, gli afferrò saldamente il membro con la mano destra e cominciò a masturbarlo. La respirazione del detenuto accelerò e si fece roca . "Presto, il secchio! - La guardia lo prese da terra e fece appena in tempo ad avvicinarlo al cazzo umido del nero prima che questo venisse squassato dalle pulsazioni dell'orgasmo. (segue)...
scritto il
2025-05-20
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