Uomini deboli meritano donne arrabbiate! Pt7
di
Ago G
genere
dominazione
Uomini deboli meritano donne arrabbiate!
Pensato e scritto da agostino g. (contattatemi pure a dottorbrisco@virgilio.it feedback graditissimi)
Ma va a cagare Claudio!”
Quello fu una sorta di rigetto celebrale:
Nel mentre che salivo le scale dietro alla mia vicina, diretti al suo appartamento, il mio inconscio, dal nulla, comincio’ a singhiozzare una serie di considerazioni astiose.
Guardai oltre la finestra del pianerottolo:
Sarebbe stato pomeriggio ancora per poco.
“E portaci anche le tue vendite… i tuoi clienti, le tue commissioni, le tue responsabilità…”
Sapevo che non era giusto…
“E la tua saggezza.”
“Sopratutto quella Cla’.”
Ma la domanda era quanto di quel rancore immotivato fosse realmente sentito…
A volerlo assecondare, i fianchi abbronzati della donna da cui aveva voluto mettermi in guardia il mio amico ondeggiavano sinuosi, danzandomi sotto al naso:
“Massi’
“Vattene a cagare tu e tutti i tuoi spiegoni Cla’…
Facile per te parlare… peccato che tutta la nostra razionalità parte dall’indole. E sai che c’e’?!
Quella e’ Innata.”
Non vedere Sandra per quasi una settimana, mi aveva distrutto emotivamente.
“E tu davvero vorresti sapermi uomo?
Io che mi faccio valere?
Farmi fare giochini di tira e molla, a testa alta con una donna che… letteralmente venero… “
Claudio, o un suo tulpa, evidentemente disturbato, da un angolino della mia coscienza sembro’ far capolino:
“Si zio… io lo dico per te…”
Tentai di giustificarmi a mezza voce:
“Non siamo razionali. Razionalizziamo.”
-Marco!-
Sandra si era fermata due gradini sopra, arrivata al pianerottolo, di fianco alla porta del suo appartamento.
-Non so se devo riprenderti per le occhiate…-
Scosse con incredibile grazia il suo culone ampio da coniglia.
-O rimanere offesa per il modesto entusiasmo...-
-No… Sandra… e’ che…-
Mi squadrava tenendo le braccia appoggiate sui fianchi, dall’alto verso il basso.
Presi del tempo per raggiungerla in cima alla rampa, ma questo non cambio’ di tanto le cose:
Per noi maschietti che non arriviamo agli 1.70 i rapporti con il sesso opposto continuano a rimanere difficili anche dopo il liceo!
-Forse non sei contento?! Hai cambiato idea? Non vuoi più salire da me… Devo.. riprendermi le chiavi?!-
-No. Assolutamente sono felicissimo…-
-Bah! Visto che ti vedo borbottare… come sempre…-
-Non c’entri tu! Non pensavo a te...-
“Uh oh Marco…
Passo falso.”
-Ahhh…-
Letteralmente Grimilde quando all’inizio del film scopre dallo specchio parlante che non e’ più la più figa del reame.
Immaginatevi pure il personaggio Disneyano ma disegnato da Romano Scarpa, ancora più bella, disegnata con quello strabismo venerino..,
-No Sandra! Ti prego non era in quel senso…
Lo sai!-
-No, non lo so ometto!-
-Ho… appena finito di dirti quanto mi sei mancata!-
-Si ho sentito…
Le tue, tante, parole…
Le tue chiacchiere...-
Sentenzio’ -…E ho sentito abbastanza!-
-Per favore…-
-Fatti perdonare!…-
-Come…-
-Pegno.-
Punto’ imperiosamente con l’indice le sue babbucce dorate.
Avevano il dorso appuntito e glitterato.
Non ci fu bisogno che mi disse altro.
Mi misi a quattro zampe e baciai castamente entrambe le protuberanze delle calzature.
Mentre lo facevo semplicemente mi si spense il cervello.
Non avevo forse sognato di fare altro che quello in quei giorni di distacco da Sandra?!:
Venerarla…
Levatelo…
Levate il forse.
Passai ai dorsi bruni dei suoi piedini che spuntavano senza attendere alcuna istruzione.
Chiusi gli occhi e come in trance mi abbandonai alla piacevole sensazione della pelle calda di lei premuta contro le mie labbra fredde.
Diedi anche li due baci leggeri, ma piu’ lunghi.
Sopratutto per il secondo, era come se lo stress di quei giorni insopportabili avesse finalmente trovato la sua panacea…
Mi rialzai lentamente. Sandra guardo’ altrove un filo imbarazzata.
-Scusa Sandra…-
Si schiari’ la voce.
-Dai entriamo che mi fai fare notte…-
Infilo’ la chiave nella serratura’ e apri’ la porta con uno strattone deciso.
Una volta al sicuro in mezzo al Caos del suo appartamento, mi sentii di aggiungere:
-Mi… mi sei davvero mancata tanto…-
-Si… lo hai già detto Marco…-
Richiuse la porta dietro di me con un tonfo secco, poi, bruscamente, istruii dandomi le spalle:
-Toglimele!-
poggiata con il braccio contro la parete, in bilico, dondolava la punta del piede destro.
Il tallone rimasto scoperto, ammiccava rotondo e bellicoso.
Più sexy di qualsiasi nudità avesse potuto essermi concessa in quel momento.
In ginocchio e le sfilai delicatamente la calzatura:
Nel farlo con il dorso della mano le struciai la pianta arida.
Brivido fortissimo!
Sandra si sbilancio’ sull’altra gamba e ripetei la stessa operazione.
Tornai in piedi senza attendere che mi fosse detto di farlo, realizzando solo pochi attimi dopo che poteva essere azione non gradita.
Non fui redarguito.
-Non ti sei accorto che c’e’ una nuova presenza?!-
La maniera giocosa con cui lo chiese mi mise subito in allarme:
“Time o danai…”
Controllai a destra, dove dava il corridoio della sua camera da letto.
Poi feci lo stesso col lato opposto, il cucinino, che era separato dal resto del soggiorno tramite un tendaggio stile emporio alimentare:
A momenti aspettavo sbucasse uno dei suoi vari compagni esotici, coi boxer, in canotta e incattivito.
Niente.
Anzi, confusione apparte, l’ambiente era silenzioso.
La penombra più che minaccia prometteva intimità e... quasi protezione.
-Muhahhaha quando fai le faccine da coniglietto terrorizzato sei adorabile…-
-Io… non capisco…-
-Dietro Caro! Voltati lentamente.-
Di fianco alla porta d’ingresso, lungo la parete, erano allineati il solito divanetto promiscuo, l’ottomana e la libreria ingombra di cianfrusaglie da “professionista” alternativa.
Nessun anfratto in cui potenziali malintenzionati potessero nascondersi…
-Allora la vedi?!-
-No… Chi? Cosa?-
-Lo scaffale Marco!-
Ripassai con lo sguardo le mensole: manuali di psicologia, riviste di roba new age, libri storici (dai titoli dichiaratamente anti fascio-nazista ma assolutamente allineati a quest’ultima ideologia nell’odio per gli States, il capitalismo e il popolo eletto), alcuni dischi di musica reggae, pietre minerali, varie sculture tribali di disparate grandezze e ciotoline zen convertite a posacen…
Mi bloccai!
Silenziosa, immobile finche’ non ne incontrai lo sguardo, tanto che l’avevo scambiata per un poggialibri c’era “la presenza” di cui parlava Sandra.
-E’… e’ un gatto!-
Appena incrociammo le viste, la creatura, comincio’ ad agitare nervosamente la coda.
-Non un… una gatta!-
-Ma come…-
Era grossa. Enorme.
Aveva il pelo lungo, color grigio metallo verso le zampe e piombato man man che si approssimava al dorso.
Le orecchie appuntite incattivivano ulteriormente due occhi verdi intensissimi e l’aria assolutamente minacciosa…
Gli ultimi due attributi doveva averli presi dalla proprietaria!
-Falle una carezza, tesoro, avvicina pure la mano…-
-Non… non mi sembra che sia felice di vedermi…-
-Piuma! Si chiama Piuma e le piacerai…-
Guardai la mia vicina poco convinto ma lei mi restituì un’occhiata solenne.
Osai:
-Ciao… Piuma…-
La gatta non arretro’, in compenso comincio’ a sbuffarmi contro.
-Sandra… Non credo…-
Mi sentii ghermire le spalle.
-Marco.
Deciso!
Devi essere un po’ deciso…-
Riprovai forzandomi di ignorare i soffi del felino e ammetto che era piu’ grande la paura di contrariarne la proprietaria…
-Piuma… bellina…-
Quando la punta delle dita ne sfiorarono la pelliccia per riflesso chiusi gli occhi.
Niente.
La gatta dopo un timido struscio di nasino, accetto’ i miei polpastrelli seppur accigliata.
-Vedi Caro? Le piaci…-
Commento’ Sandra beffarda.
-Si beh… mi guarda comunque in maniera omicida…-
-Manno’, coi gatti e’ quando vedi gli occhioni dolci che devi preoccuparti. Le pupille dilatate ce le hanno la sera, in modalità caccia! Adesso tu e piuma state semplicemente facendo amicizia…-
-Ma…-
Presi tempo:
Ero occupato a tenere nel mio campo visivo l’animale e l’ ugualmente temibile interlocutrice dietro…
-E’ sempre stata nascosta qui?-
-E’ tornata oggi.-
-E’ tornata?-
-Quando…-
Fece una piccola pausa.
-Quando Amir si e’ trasferito da me aveva il suo pittbull e non era neanche pensabile che questa bestiola rimanesse…-
L’attenzione della mia vicina parve concentrarsi su un punto imprecisato della parete:
Le mie spalle erano di nuovo libere.
-Poi c’e’ stato Ali subito dopo… e quel coglione si era messo intesta di allevare molossi… nel bagno… ho ancora la gabbia sotto il lavandino…-
Si accese un sigaretta con un sorriso amaro.
Effettivamente non ricordavo un momento in cui non avessi visto le frequentazioni di Sandra in tuta e canotta.
I molossi sembravano l’accompagnamento perfetto per quell’archetipo d’uomo.
“Insieme ai tatuaggi sul collo, i tagli a macchinetta e una nutrita lista di reati sulla fedina penale… be’ zio a te piace lei e a lei piaccion questi… per cui… Chapeau!”
Ennesima stoccata telepatica di Claudio.
-Me l’ha tenuta la Adri per tutto questo tempo…
Sono stata una pessima padrona.
Piuma non mi perdonerà mai.-
Pur non sentendomi necessariamente in disaccordo con quell’ultima osservazione.
Avrei voluto dire qualcosa per confortarla, stringerla fra le braccia…
Ma rimasi cosi’, in piedi, in silenzio:
Sandra fumava, un po’ persa nella malinconia, un po’ a controllare svogliatamente che accarezzassi nella “maniera corretta” Piuma, io in conflitto, il ritratto dell’inetto Pirandelliano.
Sentendomi in dovere di offrirmi a consolarla da un lato, dall’altro terrorizzato all’idea di poter essere respinto con una risataccia…
In compenso abbastanza a mio agio da voltarmi verso la mia vicina lasciando il polso e la gatta adiacenti, insupervisionati.
-Le vai proprio a genio!… un po’ troppo forse…-
Sibilo’ bieca, di nuovo presente.
“Dovevi essere un po’ deciso Marco!”
Piuma premeva attivamente con la testolina contro il dorso della mano.
-Ehm… come facevi a saperlo?-
Sandra assottiglio’ gli occhi.
Anche le pupille retrattili non erano solo prerogativa felina in casa…
-Che ti avrebbe dato confidenza?
E’ una gatta non un cane…-
“Zio adesso arriva!”
-Piuma qui, non e’ amica di tutti.-
-Quindi sono speciale?-
“Gliela stai servendo….”
-Sono predatori Marco.
Sono… territoriali:
Quando hanno a che fare con possibili minacce si innervosiscono.
Con le prede giocano senza problemi, si incuriosiscono, poi le sfinisco… e magari le mangiano.-
Sandra si allontano’ per riporre il mozzicone in uno dei tanti posaceneri sul tavolino.
-Anzi quasi sempre…-
Piuma non e’ mai andata d’accordo con nessuna delle frequentazioni che ho portato a casa prima d’ora…-
-E quindi io sarei…-
-Uno sfigato.-
-Te l’ho servita su un piatto d’argento!-
Ridacchio’.
-Lo hai fatto… si’…-
Quando Sandra sembro’ essersi rasserenata ci sedemmo sul divanetto, dove pur non mettendomisi sopra, si parcheggio’ di fianco a me, gambe accavallate.
La finestra dell’appartamento era aperta, nonostante le persiane abbassate, la luce del pomeriggio che cominciava a tingersi d’arancio entrava accompagnata da una brezza piacevole.
-Sandra… sei tanto bella…-
Tentai di farmi perdonare maldestramente per la mancanza di iniziativa.
Lei Giocherello’ coi miei capelli.
Quei suoi sbalzi di umore erano… drenanti…
-Verro’ mangiato anche io dopo… i giochi?-
Azzardai.
-Mmmm-hu, dipende anche da te.-
Rispose serissima.
-Lo sai perché mi fai arrabbiare cosi tanto Marco?-
-No…
Cioe’ si…-
Mi guardo’ interrogativa.
-Si nel contesto specifico.
In generale… non…-
-Bah. Ecco che ricominci con gli sproloqui!
Due ragioni:
La prima e’ che non cogli, non ti fai avanti, mi fai qualche bel complimento, qualche premura, quando non me l’aspetto e poi zero. Di quante rassicurazioni hai bisogno?-
-… Fra il darmi del maschio beta e del cornutello sfigato?-
-Appunto. E’ quello che sei.
Sai che il pisellino fra le gambe non me lo infilerai mai.
Che ti dovrai limitare a…-
Mi poso’ il piede sulla coscia.
Non attesi altro e raccolto il tallone nel mio palmo cominciai con l’altra mano a farle un massaggio energico.
Emise un mugolio di approvazione.
-… Questo!-
Sembrava che la sua pianta sfrigolasse sotto i miei polpastrelli.
L’odore dell’estremita’ era annebbiante.
Avrei voluto inchinarmi e baciarla.
Ma non era il momento.
-Dei progressi li stai facendo almeno! Ma io ti sto sollevando da taaa… Uh si li, premi li forte… Ti sto sollevando da tante responsabilità…-
-… Grazie… immagino…-
-Quando siamo stati in auto, mi hai detto in maniera cosi’… determinata, cavalleresca molte belle cose.
E prima ancora ti sei fiondato a prendermi come se fossi la cosa più preziosa della tua vita…-
-Lo sei!-
Dissi senza neanche pensarci.
Lei continuo’.
-E poi…-
Manco a farla apposta, sul punto di incastrare la chiave di volta, con un salto agile Piuma si pianto’ sul mio grembo miagolando:
7 kili di carne felina a dare il colpo di grazia alla circolazione già messa a dura prova dal mio povero membro!
-Ah no! Scio’!-
Sbotto’ visibilmente contrariata dell’ingerenza felina.
-Via!-
La gatta per tutta risposta si limito’ ad accucciarsi sopra di me, mettendosi ulteriormente a suo agio e restituendo alla padrona un’occhiata insolente.
Oltre che privato del piedino della mia Musa, ero preso fra due fuochi!
“Di qualcosa Marco! Qualsiasi cosa!!!”
-Cosa…-
-Ah?-
-Cosa… ti ha spinto a darle il nome…
Piuma perché e’ tutta grigia e soffice!?-
-Eh?! Muahhahahhahaha…
No Marco! Ma l’hai vista?-
-Me la regalo’ uno dei miei primi fidanzati, non era piu’ tanto piccina.
Lui era turco.
Come si dice?… Angora…
Comunque la signorina qui oltre che essere di razza e’ sempre stata una cicciona…-
allungo’ il braccio verso la gatta per fare una carezza.
Lo fece troppo bruscamente.
Piuma per tutta restituì una zampata reattiva.
Rimasi atterrito col l’animale in grembo mentre la padrona scattava in piedi furente, reggendosi il dorso della mano con l’altra.
-Ingrata!!!-
-Sandra…-
-Gatta del cazzo, avrei dovuto lasciarti per strada…-
-Sandra… dai…-
-Tu non ti mettere in mezzo smidollato!-
-Io…-
Come prima sembrava essere stata cosciente di ogni singolo apprezzamento di Sandra nei suoi riguardi, Piuma comprese subito non essere più al centro del mirino:
Con estrema disinvoltura, si alzo’, e spiccato un balzo stiloso, dalle mie gambe si proietto’ dritta sul pavimento sparendo oltre le tende della cucina in pochi millesimi di secondo.
-Parlando di ingrati!-
“E adesso sei fottuto…”
-Di quali, quante altre cazzo di rassicurazioni hai bisogno Marco?
No! E’ una domanda retorica cornutello, non devi rispondermi..,
Ti ho dato le chiavi di casa mia!-
Faticavo a capire quanto di quella donna fosse un modo di esternarsi scenico e quanto fosse genuinamente sofferto.
Se non sei “uomo” abbastanza quel tipo di femmine ti rivolta come un calzino.
-Ti ho dato le mie chiavi…
Ma tu non cogli. Anzi lo fai e non agisci. Sei una delusione.-
Aggiunse stizzita:
-Sei una delusione anche come zerbino!-
“Devo ancora andarmene affanculo o mi ci andiamo assieme?”
Commento’ Claudio nella mia testa.
-NO!-
Continuo’ la padrona di casa.
-Guardami! Ti sto parlando e mi guardi!
Visto che ti rifugi sempre nel tuo piccolo mondo del cazzo voglio essere chiara!-
Mi alzo’ bruscamente il viso.
-QUAND’E’ CHE SARAI PRONTO A VEDERMI SCOPARE?!… QUANDO SARAI PRONTO A RIPETERMI TUTTE QUELLE PAROLINE DOLCI MENTRE SONO A GAMBE ALL’ARIA FRA LE BRACCIA DI UN ALTRO?!!?-
-Io…-
-NON DIFENDERTI!-
-Non voglio ogni volta doverti caricare come un giocattolino a molla! Hai idea di quanto sia stancante per me?!
Spendere tempo, energie per qualcuno che prende e non da NIENTE?
Perche’ e’ esattamente quello che fai Marco…
PRENDI SOLO E NON DAI!
E DOVREBBE ESSERE L’ESATTO CAZZO DI CONTRARIO!!!-
Mi limitai a stare seduto con lo sguardo basso.
Sentivo genuinamente di essere in torto.
-Adesso vado a letto.
Sii utile a qualcosa… vai in cucina e dai da mangiare alla palla di pelo che se mi capita di nuovo a tiro la faccio volare dalla finestra…-
Annui’.
-Ieri ho preparato da mangiare per quelle dall’ateneo.
E’ avanzata della pasta al forno e ti ho… c’e’ anche della torta!
Il dolce e’ in frigo e c’e’ anche del latte… La pasta e’ nella teglia… in forno.
Sai almeno come usarlo?!-
-Credo…-
-Cazzi tuoi! Vorrà dire che mangerai la pasta fredda! Fallo perché mi sembri stravolto, fai impressione, sembra di avere intorno un povero orfanello…-
-Come desideri…-
Le presi la mano:
Piuma non aveva tirato fuori gli artigli:
La teatralità doveva essere un’altro attributo che animale e proprietaria avevano in comune…
Diedi un bacino al polso della mia vicina tentando di alleviarne parte della frustrazione.
Ma dopo un attimo di languore, me lo senti sfilare con uno strattone.
-Poi levati dalle palle!-
Sandra stormo’ in camera’ da letto sbattendo la porta e lasciandomi solo in soggiorno.
Solo e avvilito.
.
Mi tirai su dal divano e Ciondolato in cucina, trovai Piuma appoggiata sul lavello ad aspettarmi.
Sospirai.
Le gatta in risposta, mi fisso’ e due volte, lentamente, abbasso’ le palpebre come per scusarsi della situazione…
-O mi compatisci?
La tua padrona la conosci meglio di me mi sa…-
In un angolo c’era la ciotola dell’acqua e quella coi croccantini.
Erano entrambe piene.
-Allora e’ vero che sei una signorina di razza!-
Raccolsi fra le dita un bocconcino:
“Come non detto!”
pareva un sassolino di ghiaia.
Cambiai entrambi i contenuti nelle vaschette.
Mi sedetti sul tavolino e mi accesi una sigaretta guardando Piuma che sgranocchiava il dubbio pasto grufolando di gratitudine.
Nonostante tutto ero stranamente sereno.
Nel caos dell’appartamento di Sandra mi sentivo in comunione con la sua presenza.
Qualsiasi sofferenza per la sua volubilità non era lontanamente paragonabile alla sensazione di mancanza, di vuoto, di ansia che provavo lontano da lei.
Mi alzai, aprii l’anta del forno, e trasferii la teglia sul tavolo.
Ero sicuro che la sfuriata della padrona di casa mi avesse chiuso lo stomaco, ma l’odore che permeava dal contenitore basto’ a farmi venire l’acquolina in bocca:
Aveva un aspetto invitante anche se ne era rimasta meta’!
Piu’ che sufficiente…
Presi un piatto, e timidamente mi ritagliai un rettangolino, che si stacco’ dalla ceramica con un bel suono croccante.
Lo aggredi’ subito con desiderio.
Era buonissimo:
Sformato di rigatoni, con besciamella,formaggio, piselli e prosciutto cotto.
L’immagine di Sandra, che tutta premurosa stendeva le fette di prosciutto e formaggio sulla pasta morbida, con le sue belle mani brune, fu un condimento psicologico non secondo al resto degli ingredienti.
Andai in frigo e presi a turno un cartone di latte e la torta:
Era un dolce apparentemente semplice, circolare, guarnito di panna e una crema color nocciola.
Ne staccai un po’ col dito.
La panna era grassa, delicata, un’ po acidula e non zuccherosa.
Si capiva che era fatta in casa.
Pur in colpa al pensiero di rovinare una cosi’ bella pietanza, ritagliai lo stesso una porzione generosa.
La crema color nocciola in realtà, era fatta con noci e cacao.
Tre fette di croccante alle mandorle separavano due strati di crema alle noci e chantilly:
semplicemente spettacolare.
A stomaco pieno mi sentii piu’ calmo.
Ruttai.
Mi venne di pensare che non mi ero sentito tanto bene da non so quanto.
Il dolce mi tento’ nuovamente:
Presi un’ altra fetta e con calma fini anche quella, a piccole forchettate.
Non ebbi bisogno di usare il latte per far scivolare giu’ il boccone o pulire il palato da sapori stucchevoli!
Rimisi velocemente tutto a posto.
“Sveglia, la torta era intatta… “
-Devo essere più deciso?-
“Pirla guarda che se ci metti il punto interrogativo non vale!”
Misi a tacere l’alterego di Claudio una volta per tutte e mi diressi verso la camera da letto di Sandra…
Camera che non avevo mai visto, ma dove erano ambientate la maggior parte delle mie ultime fantasie sessuali.
Esitai.
Bussai.
Attesi risposta.
-E’ aperto.-
Entrai.
Oltre che a perdermi un gran, gran panorama,
Capii subito che se fossi tornato direttamente nel mio appartamento come da istruzioni sarei andato incontro, più avanti, a una rappresaglia emotiva inimmaginabile.
Sandra mi dava di schiena.
Beh in tutti i sensi…
Era sdraiata a pancia in giu’,
la testata del lettone rivolta verso la parete opposta alla porta da cui ero entrato.
Lei con la pelle olivastra e lucida di sfuriate oltre che calure ancora estive, sembrava un bronzo antico.
“NUDA come un bronzo antico!”
Fate che al posto della foglia di fico indossava un paio di slip sottilissimi color senape!
-Ti sei tolto le scarpe?-
-Sissignora…-
-Chiudi la porta… altrimenti entra la scocciatrice!-
Accompagno’ quell’ordine con una pedata solenne, erigendo la gamba destra:
Il modo in cui l’adipe, il muscolo della natica si raccolse e premette contro quello della coscia… languido e al contempo minaccioso… e’ difficile da descrivere…
Sotto i miei occhietti appannati svettava la pianta del piede ocra inarcata a mezz’aria:
Graziosa, esigente, imperiosa come un obelisco egizio.
“Si voglio vederti a gambe all’aria fra le braccia di un altro!”
Avessi avuto il coraggio di dirle…
“Voglio sentirti strillare di piacere con la stessa voce forte, femminile con cui mi rimproveri ma mentre godi… Mentre annaspi coi piedi, mentre tendi al soffitto gli alluci e arricci le dita…”
-Iuuuuuu-uh… Ci sei?-
Come facesse a non essere consapevole dell’effetto che doveva farmi la scena non so spiegarmelo.
Se lo fosse stata, fu bravissima a coprirlo con un tono decisamente scocciato…
E ovviamente non c’e’ dubbio che lo fosse!
-Uh?!… si…-
Credo…
A un certo punto la porta dietro di me dovevo averla richiusa, ma non lo registrai.
Ero ipnotizzato:
Sandra meravigliosa nel suo contradditorio, fisico e emozionale come non mai:
Il corpo fertile, voluttuoso sui fianchi e il busto, ma slanciato ed elegante nelle caviglie, nel ventre, nei polsi, nel collo…
Una clessidra.
Una meravigliosa, divina clessidra di volubilità femminile.
-Allora? Che hai li in mano?-
volto’ il viso senza cambiare posizione.
-Ti ho portato…-
-Ma che Caro, mi porta il dolce che ho fatto io! E poi dicono che il cavallerismo e’ morto…-
-Era… buonissimo…-
-Dai posa qui!-
Inclino’ la nuca puntando al comodino di fianco al letto.
Mi avvicinai.
Sul mobiletto c’era un barattolo di Burro al cocco.
-Sei davvero… una Dea…-
-Lo hai gia’ detto Caro.
Ma ribadisci pure il concetto all’infinito… -
Poi allungo’ il braccio e mi fece una carezza.
-Magari cambiamo il modo di esprimerlo no?!-
Scambiai gli oggetti.
-Posso… posso farti un massaggio?-
-Altrimenti lo puoi mangiare…-
Disse Sandra allungandosi a prendere il dolce.
-E’ pieno di grassi sani.-
Svitai il barattolo.
Ci dovetti mettere un po’ di forza perché la confezione era ancora sigillata.
…E anche perché la mia mente era completamente rapita da tutt’altre attenzioni:
Avevo il cuore in gola.
Raccolto un grumo di burro, lo sfregai fra le mani per ammorbidirlo e scaldarmi: non era il caso di toccare Sandra con le dita gelate.
-Non… Lo hai già fatto?-
Domanda che tradiva un certo fastidio.
-No, ma mi piace guardare video.-
Corressi goffamente.
-Sui massaggi… mi calma guardare video sui massaggi… prima di dormire…-
-Mpf… non solo quelli!-
-Oggi te le sto regalando…-
-Pfffffffffff direi!-
-Comunque!…
Non ne ho mai fatti a Lucia…-
-Oh povera…-
Nel sarcasmo avevo colto una nota di… sollievo?
-Parti dal collo, dalla schiena… sotto e’ il dolce… lo tieni alla fine…-
Disse portandosi una boccone di torta alla bella bocca:
Vederla mangiare in perizoma e sdraiata era estremamente erotico!
Quando mio padre da piccolo ci raccontava dei romani, delle abbuffate che facevano, sdraiati sui triclini, spesso seguiti da orge… non mi era mai passato per la testa una correlazione fra i due appetiti.
D’altronde lui era un professore, raccontava nozioni didascalicamente, riferendosi a una civiltà antica e bizzarra e in maniera implicita la seconda qualità direttamente spiegata dalla prima.
Sandra aveva raccolto gia’ i capelli nel suo meraviglioso, battagliero, carciofo, quindi non ci fu bisogno di scostarglieli con gesti blasfemi…
Premetti dolcemente sul collo, poi in maniera piu’ decisa su trapezio e schiena.
Quel contatto fu un vero balsamo per la mia anima!
Quando coi pollici, scesi, descrivendo piccole aureole sull’adipe dei tricipiti, la mia vicina comincio’ a sospirare quasi in sincope con quello che sentivo io dentro.
L’erezione che mi crebbe in quel momento era indescrivibile.
Non era neanche paragonabile a quella che avevo avuto entrando e trovandola semi nuda ad aspettarmi.
Non era solo una pressione frustrata contro il tessuto dei jeans, ma una sorta di alleggerimento nello stomaco, di… sollievo.
Come quando mi ero inginocchiato a baciarle i piedi.
“Ha ragione lei”
Riflettei.
Ero un sottomesso e il mio compito dare il piacere. Non prenderlo.
“Sto solo assecondando la mia natura.”
Accompagnai la tensione di Sandra dai muscoli verso gli avambracci, poi i polsi sottili e infine la meravigliosa carne ambrata dei palmi, tirandole una a una le giunture dita.
-Mmmm… sei proprio bravo…-
Ripetei l’operazione tornando sulle spalle…
-Questo…-
E di nuovo a massaggiarle i polpastrelli.
-Questa dovrebbe essere una skill di partenza per tutti quelli come te…-
Presi un altro po’ di burro e mi apprestai a passare sulle scapole:
Potevo sentire quasi il boccone della torta discenderle nello stomaco.
-Un po’ come quando un ragazzo e’ incapace di… di andare decentemente a scuola e gli si consiglia di fare i vari istituti…-
La dualità del piacere dato alla mia dea e sentire quelle sue vedute cosi crudeli mi stavano facendo scoppiare il membro.
-Cosi, dovrebbe fare… la società con i.., maschietti che non sanno essere tali… ahhhh si li’ rimani un po’ li…-
Massaggiavo scapole-reni.
Con le nocche, costeggiai la colonna vertebrale tracciando due linee verticali parallele fino ai glutei.
-Skill trasversali per uomini di serie… zeta muahhahhaha…-
Il tutto in una sorta di trance, di annebbiamento mentale piacevolmente febbricitante.
Diedi a Sandra qualche piccolo bacio al bacino, osando posare le labbra sulle natiche lisce e abbronzate.
-Uhmmm-hu mi fai il solletico cosi’!-
Come da istruzioni, non che ce ne fosse bisogno, mi soffermai a lungo sul confine tracciato, rimanendo a massaggiarle i reni e la parte bassa della schiena…
Oltre che i sospiri dolcissimi dell’oggetto della mie premure.
Potevo proprio sentirne i muscoli cominciare a rilassarsi dalla tensione.
Anche la mia.
Lo stress dell’anima.
-Sei sempre in tacchi o ballerine… ci credo che hai tutta questa tensione qui…-
Mormorai.
Teneva il viso voltato da un lato, deliziata, gli occhi chiusi, riposando sull’avambraccio.
Tutto il corpo assecondava il ritmo profondo del respiro.
-Ah si? Sei diventato un chiropratico ora…?-
-E poi sentiamo… senza quelle come faccio a farti baciare i piedini quando siamo fuori?-
-Ti bacerei direttamente le snickers!-
-Huhuhuh…-
A tentoni allungo’ il braccio cercandomi.
Avvicinai il capo cosi’ che potesse arruffarmi i capelli.
Ero in pace, in armonia con il mondo come… mai credo.
Anche solo per il fatto di poter scherzare su una dinamica che mai avrei avuto il coraggio di palesare a nessuno.
“Ma intuibile zio… fidati!”
-Il culo… mmmmm… per adesso lasciamelo stare… scendi pure sulle cosce…-
Fu la parte più faticosa del massaggio,
I muscoli delle cosce erano difficili da raggiungere sotto l’adipe.
Sandra godeva ma io cercavo di andare in profondità:
Un massaggio applicato sulla massa grassa risulta piacevole ma poco utile!
Alternai l’uso delle nocche a quello dei polsi, dirottando lo stress sui polpacci, che invece erano tonici e snelli.
Sollevo’ entrambe le gambe mettendomi proprio sotto al naso le sue bellissime estremità.
Pensai all’inizio che fosse un modo di facilitarmi il compito:
Portavo lo stress fino alle caviglie poi stringevo il tallone carnoso.
Sandra emise una serie di gridolini.
Quando pero’ dopo due ripetizioni in cui ripartivo dal polpaccio mi sentii schiaffeggiare il viso con il dorso dell’altro piede capii…
Fu spontaneo.
Strinsi il piedino della mia vicina e le infilai l’alluce in bocca succhiandolo avidamente.
Con una mano ero intento a stabilizzare l’estremità reggendola per l’arco plantare e con l’altra carezzavo e strizzavo il tallone.
-Mmmm… pompini ai piedi… per gli sfigati!
Il pisello frustrato e ammaliato, pulsava nelle mutande, sembrando voler supplicare direttamente Sandra.
Continuai in stato di trance per non so quanto tempo:
con qualche consapevolezza basica cambiai più volte l’alluce e l’estremità su cui concentrare il succhiotto e il massaggio, ma quando sentii il click della lampada sul comodino rimasi stordito e abbagliato come se m’avessero svegliato di colpo dopo un sonno profondissimo.
Era calata la sera.
Sandra mi guardava compiaciuta e beffarda.
-Adesso il dessert Marco!-
-Mmmm?-
Indico’ il cassetto del comodino.
Mi trascinai al mobiletto ancora mezzo rimbesuito e lo aprii:
Tirai fuori un gigantesco, enorme, vibratore in lattice nero e bitorzoluto.
-Ma che fai?! Muhahahhahha stupidino quello e per noi femminucce… tu non puoi usarlo… anche se…-
Le restituii un’occhiata mortificata.
-No dai! Guarda meglio, quello rosa…-
Tirai fuori un altro oggetto lasciando quell’oscenità scura sul comodino.
-E’ un guinzaglio…-
-Si cucciolo... E’ il mio!
Era… ora lo metti tu!-
Mi sentivo svilito ma eccitatissimo. L’immagine di Sandra posseduta fra un paio di braccia scure si riaffaccio’ con maggiore potenza nella mia mente, stavolta delineata da una linea rosa flou.
-Avanti!-
Mi riscosse gelida.
Obbedii senza osare fare un fiato.
Mi tese la mano in maniera che le porgessi la sommità dell’arnese.
Mi sfioro’ il polso e le nocche con il palmo morbido, prima di riprendere bruscamente con gli ordini.
-Adesso leccami il culo…-
Esitai.
Non mi era mai capitata una cosa del genere. Mai neanche sfiorato l’idea…
Eppure dopo qualche attimo quell’azione mi sembro’ semplicemente un’estensione naturale del nostro rapporto.
E non ero nella condizione mentale di negare niente a Sandra.
Da quando lo ero?!
Mi posizionai a fianco del letto, inginocchiandomi, impacciato oltre che dall’azione che stavo per fare, dal collare che Sandra aveva avvolto intorno all’avambraccio.
-Devo…-
Era ovvio che leccare il culo, non presupponesse qualche timida leccatina sulle chiappe.
-Si Marco… sfilale con garbo… e non farti strane idee…-
Le calai delicatamente gli slip, quasi offeso, fra tutto quello che mi era stato detto, che avesse dovuto specificare proprio di doverlo fare il garbo.
Sandra quasi a leggermi nel pensiero ridacchio’:
Mi osservava divertita.
-Sei carino quando ti imbarazzi…
Quasi quanto fai le faccine terrorizzate…
Ora sbrigati! Hai già perso abbastanza tempo!-
-Sissignora!-
Scostai le natiche e avvicinai il viso…
-Eieiei che fai!?-
Strattono’ il guinzaglio.
-Ma…-
-Non sei mica un macho Caro. Leva le mani, infilale dietro la schiena… mettitele in culo chesso’… entra con la lingua…-
Obbedii.
-Si Sandra…-
L’odore arrivo’ a tratti, terroso, intenso, non sgradevole.
Iniziai prima esitante poi, con sorprendente naturalezza, via via aumentai il ritmo:
Sandra a tratti emetteva qualche gridolino, qualche risatina, a tratti per puro diletto strattonava il guinzaglio divertita.
Per quello che mi riguarda, ma forse varrebbe per quasi tutti, il contesto, era umiliante più dell’azione in se, che se avesse fatto parte di un “rapporto completo” non sarebbe stata la stessa cosa.
Invece no.
Per quanto vale anche la piccola la reciprocità del massaggio era stata lasciata da parte.
Sandra godeva nel vedermi col faccino infilato fra le sue chiappe, con l’espressione da cagnolino supplicante… incollarato dal guinzaglio con cui si concedeva ai suoi ex incondizionatamente.
Per lei era un piacere algido.
Di conseguenza mi raffreddai anche io, rallentando il ritmo.
Sentivo una nuova voragine di ansia e inadeguatezza aprirmisi nello stomaco.
-Va bene! Adesso vieni qui!-
Sanci’ quel comando con una tirata di collare che non fu minimamente paragonabile al tono insoddisfatto con cui pronuncio’ quelle parole.
Gattonai mogio mogio, vicino al suo viso.
-Qui bisogna fare un po’ pratica… ma per adesso può bastare…-
Allungava la mano per scompigliarmi i capelli.
-Io… non l’avevo mai fatto…-
Sentii di dovermi giustificare.
-Questa settimana ti faccio conoscere Adriana…-
Me lo disse con gli occhioni pieni da cerbiatta.
O forse era semplicemente l’effetto della sera e della luce soffusa della lampada.
Il suo indice ricalcava i miei zigomi…
Non capivo se il presentarmi la sua amica fosse una punizione consequenziale alla deludente leccata di culo o la concessione di un’intimità che si stava creando fra noi e per cui avrei dato l’anima un paio di settimane prima…
La speranza e’ l’ultima a morire!
“Ma la prima a uccidere zio!”
“Cla vaffanculo!”
-Uhm… Si… va bene… senti… qual era la seconda?-
-In cucina hai messo a posto?-
-Si, ovvio… certo…-
-Allora alzati, sciacquati pure in bagno e poi levati dalle palle per davvero!-
Feci per rialzarmi ma attesi.
-Sandra… qual e’ la seconda?-
-Mmmm?!-
-La seconda ragione per cui ti incazzi con me… me lo stavi dicendo prima di la’…-
-Be’…
Perché me lo permetti!-
Mi pianto’ i denti nella guancia.
-Chiaro…-
Quel gesto d’affetto non basto’ a scrollarmi la sensazione di aver fatto cilecca…”anche come zerbino.”
Tornato al mio appartamento mi lavai i denti con estremo disagio, quasi stessi commettendo un gesto blasfemo.
Poi con meno colpa mi fumai un paio di sigarette riflettendo su quanto quel mio sistema di colpe avesse precluso il godimento del meraviglioso fondoschiena color castagna che tanto avevo bramato.
“Ti sto sollevando da tante responsabilità!”
Ancora una volta sentivo che Sandra aveva avuto ragione!
CONTINUA!
Pensato e scritto da agostino g. (contattatemi pure a dottorbrisco@virgilio.it feedback graditissimi)
Ma va a cagare Claudio!”
Quello fu una sorta di rigetto celebrale:
Nel mentre che salivo le scale dietro alla mia vicina, diretti al suo appartamento, il mio inconscio, dal nulla, comincio’ a singhiozzare una serie di considerazioni astiose.
Guardai oltre la finestra del pianerottolo:
Sarebbe stato pomeriggio ancora per poco.
“E portaci anche le tue vendite… i tuoi clienti, le tue commissioni, le tue responsabilità…”
Sapevo che non era giusto…
“E la tua saggezza.”
“Sopratutto quella Cla’.”
Ma la domanda era quanto di quel rancore immotivato fosse realmente sentito…
A volerlo assecondare, i fianchi abbronzati della donna da cui aveva voluto mettermi in guardia il mio amico ondeggiavano sinuosi, danzandomi sotto al naso:
“Massi’
“Vattene a cagare tu e tutti i tuoi spiegoni Cla’…
Facile per te parlare… peccato che tutta la nostra razionalità parte dall’indole. E sai che c’e’?!
Quella e’ Innata.”
Non vedere Sandra per quasi una settimana, mi aveva distrutto emotivamente.
“E tu davvero vorresti sapermi uomo?
Io che mi faccio valere?
Farmi fare giochini di tira e molla, a testa alta con una donna che… letteralmente venero… “
Claudio, o un suo tulpa, evidentemente disturbato, da un angolino della mia coscienza sembro’ far capolino:
“Si zio… io lo dico per te…”
Tentai di giustificarmi a mezza voce:
“Non siamo razionali. Razionalizziamo.”
-Marco!-
Sandra si era fermata due gradini sopra, arrivata al pianerottolo, di fianco alla porta del suo appartamento.
-Non so se devo riprenderti per le occhiate…-
Scosse con incredibile grazia il suo culone ampio da coniglia.
-O rimanere offesa per il modesto entusiasmo...-
-No… Sandra… e’ che…-
Mi squadrava tenendo le braccia appoggiate sui fianchi, dall’alto verso il basso.
Presi del tempo per raggiungerla in cima alla rampa, ma questo non cambio’ di tanto le cose:
Per noi maschietti che non arriviamo agli 1.70 i rapporti con il sesso opposto continuano a rimanere difficili anche dopo il liceo!
-Forse non sei contento?! Hai cambiato idea? Non vuoi più salire da me… Devo.. riprendermi le chiavi?!-
-No. Assolutamente sono felicissimo…-
-Bah! Visto che ti vedo borbottare… come sempre…-
-Non c’entri tu! Non pensavo a te...-
“Uh oh Marco…
Passo falso.”
-Ahhh…-
Letteralmente Grimilde quando all’inizio del film scopre dallo specchio parlante che non e’ più la più figa del reame.
Immaginatevi pure il personaggio Disneyano ma disegnato da Romano Scarpa, ancora più bella, disegnata con quello strabismo venerino..,
-No Sandra! Ti prego non era in quel senso…
Lo sai!-
-No, non lo so ometto!-
-Ho… appena finito di dirti quanto mi sei mancata!-
-Si ho sentito…
Le tue, tante, parole…
Le tue chiacchiere...-
Sentenzio’ -…E ho sentito abbastanza!-
-Per favore…-
-Fatti perdonare!…-
-Come…-
-Pegno.-
Punto’ imperiosamente con l’indice le sue babbucce dorate.
Avevano il dorso appuntito e glitterato.
Non ci fu bisogno che mi disse altro.
Mi misi a quattro zampe e baciai castamente entrambe le protuberanze delle calzature.
Mentre lo facevo semplicemente mi si spense il cervello.
Non avevo forse sognato di fare altro che quello in quei giorni di distacco da Sandra?!:
Venerarla…
Levatelo…
Levate il forse.
Passai ai dorsi bruni dei suoi piedini che spuntavano senza attendere alcuna istruzione.
Chiusi gli occhi e come in trance mi abbandonai alla piacevole sensazione della pelle calda di lei premuta contro le mie labbra fredde.
Diedi anche li due baci leggeri, ma piu’ lunghi.
Sopratutto per il secondo, era come se lo stress di quei giorni insopportabili avesse finalmente trovato la sua panacea…
Mi rialzai lentamente. Sandra guardo’ altrove un filo imbarazzata.
-Scusa Sandra…-
Si schiari’ la voce.
-Dai entriamo che mi fai fare notte…-
Infilo’ la chiave nella serratura’ e apri’ la porta con uno strattone deciso.
Una volta al sicuro in mezzo al Caos del suo appartamento, mi sentii di aggiungere:
-Mi… mi sei davvero mancata tanto…-
-Si… lo hai già detto Marco…-
Richiuse la porta dietro di me con un tonfo secco, poi, bruscamente, istruii dandomi le spalle:
-Toglimele!-
poggiata con il braccio contro la parete, in bilico, dondolava la punta del piede destro.
Il tallone rimasto scoperto, ammiccava rotondo e bellicoso.
Più sexy di qualsiasi nudità avesse potuto essermi concessa in quel momento.
In ginocchio e le sfilai delicatamente la calzatura:
Nel farlo con il dorso della mano le struciai la pianta arida.
Brivido fortissimo!
Sandra si sbilancio’ sull’altra gamba e ripetei la stessa operazione.
Tornai in piedi senza attendere che mi fosse detto di farlo, realizzando solo pochi attimi dopo che poteva essere azione non gradita.
Non fui redarguito.
-Non ti sei accorto che c’e’ una nuova presenza?!-
La maniera giocosa con cui lo chiese mi mise subito in allarme:
“Time o danai…”
Controllai a destra, dove dava il corridoio della sua camera da letto.
Poi feci lo stesso col lato opposto, il cucinino, che era separato dal resto del soggiorno tramite un tendaggio stile emporio alimentare:
A momenti aspettavo sbucasse uno dei suoi vari compagni esotici, coi boxer, in canotta e incattivito.
Niente.
Anzi, confusione apparte, l’ambiente era silenzioso.
La penombra più che minaccia prometteva intimità e... quasi protezione.
-Muhahhaha quando fai le faccine da coniglietto terrorizzato sei adorabile…-
-Io… non capisco…-
-Dietro Caro! Voltati lentamente.-
Di fianco alla porta d’ingresso, lungo la parete, erano allineati il solito divanetto promiscuo, l’ottomana e la libreria ingombra di cianfrusaglie da “professionista” alternativa.
Nessun anfratto in cui potenziali malintenzionati potessero nascondersi…
-Allora la vedi?!-
-No… Chi? Cosa?-
-Lo scaffale Marco!-
Ripassai con lo sguardo le mensole: manuali di psicologia, riviste di roba new age, libri storici (dai titoli dichiaratamente anti fascio-nazista ma assolutamente allineati a quest’ultima ideologia nell’odio per gli States, il capitalismo e il popolo eletto), alcuni dischi di musica reggae, pietre minerali, varie sculture tribali di disparate grandezze e ciotoline zen convertite a posacen…
Mi bloccai!
Silenziosa, immobile finche’ non ne incontrai lo sguardo, tanto che l’avevo scambiata per un poggialibri c’era “la presenza” di cui parlava Sandra.
-E’… e’ un gatto!-
Appena incrociammo le viste, la creatura, comincio’ ad agitare nervosamente la coda.
-Non un… una gatta!-
-Ma come…-
Era grossa. Enorme.
Aveva il pelo lungo, color grigio metallo verso le zampe e piombato man man che si approssimava al dorso.
Le orecchie appuntite incattivivano ulteriormente due occhi verdi intensissimi e l’aria assolutamente minacciosa…
Gli ultimi due attributi doveva averli presi dalla proprietaria!
-Falle una carezza, tesoro, avvicina pure la mano…-
-Non… non mi sembra che sia felice di vedermi…-
-Piuma! Si chiama Piuma e le piacerai…-
Guardai la mia vicina poco convinto ma lei mi restituì un’occhiata solenne.
Osai:
-Ciao… Piuma…-
La gatta non arretro’, in compenso comincio’ a sbuffarmi contro.
-Sandra… Non credo…-
Mi sentii ghermire le spalle.
-Marco.
Deciso!
Devi essere un po’ deciso…-
Riprovai forzandomi di ignorare i soffi del felino e ammetto che era piu’ grande la paura di contrariarne la proprietaria…
-Piuma… bellina…-
Quando la punta delle dita ne sfiorarono la pelliccia per riflesso chiusi gli occhi.
Niente.
La gatta dopo un timido struscio di nasino, accetto’ i miei polpastrelli seppur accigliata.
-Vedi Caro? Le piaci…-
Commento’ Sandra beffarda.
-Si beh… mi guarda comunque in maniera omicida…-
-Manno’, coi gatti e’ quando vedi gli occhioni dolci che devi preoccuparti. Le pupille dilatate ce le hanno la sera, in modalità caccia! Adesso tu e piuma state semplicemente facendo amicizia…-
-Ma…-
Presi tempo:
Ero occupato a tenere nel mio campo visivo l’animale e l’ ugualmente temibile interlocutrice dietro…
-E’ sempre stata nascosta qui?-
-E’ tornata oggi.-
-E’ tornata?-
-Quando…-
Fece una piccola pausa.
-Quando Amir si e’ trasferito da me aveva il suo pittbull e non era neanche pensabile che questa bestiola rimanesse…-
L’attenzione della mia vicina parve concentrarsi su un punto imprecisato della parete:
Le mie spalle erano di nuovo libere.
-Poi c’e’ stato Ali subito dopo… e quel coglione si era messo intesta di allevare molossi… nel bagno… ho ancora la gabbia sotto il lavandino…-
Si accese un sigaretta con un sorriso amaro.
Effettivamente non ricordavo un momento in cui non avessi visto le frequentazioni di Sandra in tuta e canotta.
I molossi sembravano l’accompagnamento perfetto per quell’archetipo d’uomo.
“Insieme ai tatuaggi sul collo, i tagli a macchinetta e una nutrita lista di reati sulla fedina penale… be’ zio a te piace lei e a lei piaccion questi… per cui… Chapeau!”
Ennesima stoccata telepatica di Claudio.
-Me l’ha tenuta la Adri per tutto questo tempo…
Sono stata una pessima padrona.
Piuma non mi perdonerà mai.-
Pur non sentendomi necessariamente in disaccordo con quell’ultima osservazione.
Avrei voluto dire qualcosa per confortarla, stringerla fra le braccia…
Ma rimasi cosi’, in piedi, in silenzio:
Sandra fumava, un po’ persa nella malinconia, un po’ a controllare svogliatamente che accarezzassi nella “maniera corretta” Piuma, io in conflitto, il ritratto dell’inetto Pirandelliano.
Sentendomi in dovere di offrirmi a consolarla da un lato, dall’altro terrorizzato all’idea di poter essere respinto con una risataccia…
In compenso abbastanza a mio agio da voltarmi verso la mia vicina lasciando il polso e la gatta adiacenti, insupervisionati.
-Le vai proprio a genio!… un po’ troppo forse…-
Sibilo’ bieca, di nuovo presente.
“Dovevi essere un po’ deciso Marco!”
Piuma premeva attivamente con la testolina contro il dorso della mano.
-Ehm… come facevi a saperlo?-
Sandra assottiglio’ gli occhi.
Anche le pupille retrattili non erano solo prerogativa felina in casa…
-Che ti avrebbe dato confidenza?
E’ una gatta non un cane…-
“Zio adesso arriva!”
-Piuma qui, non e’ amica di tutti.-
-Quindi sono speciale?-
“Gliela stai servendo….”
-Sono predatori Marco.
Sono… territoriali:
Quando hanno a che fare con possibili minacce si innervosiscono.
Con le prede giocano senza problemi, si incuriosiscono, poi le sfinisco… e magari le mangiano.-
Sandra si allontano’ per riporre il mozzicone in uno dei tanti posaceneri sul tavolino.
-Anzi quasi sempre…-
Piuma non e’ mai andata d’accordo con nessuna delle frequentazioni che ho portato a casa prima d’ora…-
-E quindi io sarei…-
-Uno sfigato.-
-Te l’ho servita su un piatto d’argento!-
Ridacchio’.
-Lo hai fatto… si’…-
Quando Sandra sembro’ essersi rasserenata ci sedemmo sul divanetto, dove pur non mettendomisi sopra, si parcheggio’ di fianco a me, gambe accavallate.
La finestra dell’appartamento era aperta, nonostante le persiane abbassate, la luce del pomeriggio che cominciava a tingersi d’arancio entrava accompagnata da una brezza piacevole.
-Sandra… sei tanto bella…-
Tentai di farmi perdonare maldestramente per la mancanza di iniziativa.
Lei Giocherello’ coi miei capelli.
Quei suoi sbalzi di umore erano… drenanti…
-Verro’ mangiato anche io dopo… i giochi?-
Azzardai.
-Mmmm-hu, dipende anche da te.-
Rispose serissima.
-Lo sai perché mi fai arrabbiare cosi tanto Marco?-
-No…
Cioe’ si…-
Mi guardo’ interrogativa.
-Si nel contesto specifico.
In generale… non…-
-Bah. Ecco che ricominci con gli sproloqui!
Due ragioni:
La prima e’ che non cogli, non ti fai avanti, mi fai qualche bel complimento, qualche premura, quando non me l’aspetto e poi zero. Di quante rassicurazioni hai bisogno?-
-… Fra il darmi del maschio beta e del cornutello sfigato?-
-Appunto. E’ quello che sei.
Sai che il pisellino fra le gambe non me lo infilerai mai.
Che ti dovrai limitare a…-
Mi poso’ il piede sulla coscia.
Non attesi altro e raccolto il tallone nel mio palmo cominciai con l’altra mano a farle un massaggio energico.
Emise un mugolio di approvazione.
-… Questo!-
Sembrava che la sua pianta sfrigolasse sotto i miei polpastrelli.
L’odore dell’estremita’ era annebbiante.
Avrei voluto inchinarmi e baciarla.
Ma non era il momento.
-Dei progressi li stai facendo almeno! Ma io ti sto sollevando da taaa… Uh si li, premi li forte… Ti sto sollevando da tante responsabilità…-
-… Grazie… immagino…-
-Quando siamo stati in auto, mi hai detto in maniera cosi’… determinata, cavalleresca molte belle cose.
E prima ancora ti sei fiondato a prendermi come se fossi la cosa più preziosa della tua vita…-
-Lo sei!-
Dissi senza neanche pensarci.
Lei continuo’.
-E poi…-
Manco a farla apposta, sul punto di incastrare la chiave di volta, con un salto agile Piuma si pianto’ sul mio grembo miagolando:
7 kili di carne felina a dare il colpo di grazia alla circolazione già messa a dura prova dal mio povero membro!
-Ah no! Scio’!-
Sbotto’ visibilmente contrariata dell’ingerenza felina.
-Via!-
La gatta per tutta risposta si limito’ ad accucciarsi sopra di me, mettendosi ulteriormente a suo agio e restituendo alla padrona un’occhiata insolente.
Oltre che privato del piedino della mia Musa, ero preso fra due fuochi!
“Di qualcosa Marco! Qualsiasi cosa!!!”
-Cosa…-
-Ah?-
-Cosa… ti ha spinto a darle il nome…
Piuma perché e’ tutta grigia e soffice!?-
-Eh?! Muahhahahhahaha…
No Marco! Ma l’hai vista?-
-Me la regalo’ uno dei miei primi fidanzati, non era piu’ tanto piccina.
Lui era turco.
Come si dice?… Angora…
Comunque la signorina qui oltre che essere di razza e’ sempre stata una cicciona…-
allungo’ il braccio verso la gatta per fare una carezza.
Lo fece troppo bruscamente.
Piuma per tutta restituì una zampata reattiva.
Rimasi atterrito col l’animale in grembo mentre la padrona scattava in piedi furente, reggendosi il dorso della mano con l’altra.
-Ingrata!!!-
-Sandra…-
-Gatta del cazzo, avrei dovuto lasciarti per strada…-
-Sandra… dai…-
-Tu non ti mettere in mezzo smidollato!-
-Io…-
Come prima sembrava essere stata cosciente di ogni singolo apprezzamento di Sandra nei suoi riguardi, Piuma comprese subito non essere più al centro del mirino:
Con estrema disinvoltura, si alzo’, e spiccato un balzo stiloso, dalle mie gambe si proietto’ dritta sul pavimento sparendo oltre le tende della cucina in pochi millesimi di secondo.
-Parlando di ingrati!-
“E adesso sei fottuto…”
-Di quali, quante altre cazzo di rassicurazioni hai bisogno Marco?
No! E’ una domanda retorica cornutello, non devi rispondermi..,
Ti ho dato le chiavi di casa mia!-
Faticavo a capire quanto di quella donna fosse un modo di esternarsi scenico e quanto fosse genuinamente sofferto.
Se non sei “uomo” abbastanza quel tipo di femmine ti rivolta come un calzino.
-Ti ho dato le mie chiavi…
Ma tu non cogli. Anzi lo fai e non agisci. Sei una delusione.-
Aggiunse stizzita:
-Sei una delusione anche come zerbino!-
“Devo ancora andarmene affanculo o mi ci andiamo assieme?”
Commento’ Claudio nella mia testa.
-NO!-
Continuo’ la padrona di casa.
-Guardami! Ti sto parlando e mi guardi!
Visto che ti rifugi sempre nel tuo piccolo mondo del cazzo voglio essere chiara!-
Mi alzo’ bruscamente il viso.
-QUAND’E’ CHE SARAI PRONTO A VEDERMI SCOPARE?!… QUANDO SARAI PRONTO A RIPETERMI TUTTE QUELLE PAROLINE DOLCI MENTRE SONO A GAMBE ALL’ARIA FRA LE BRACCIA DI UN ALTRO?!!?-
-Io…-
-NON DIFENDERTI!-
-Non voglio ogni volta doverti caricare come un giocattolino a molla! Hai idea di quanto sia stancante per me?!
Spendere tempo, energie per qualcuno che prende e non da NIENTE?
Perche’ e’ esattamente quello che fai Marco…
PRENDI SOLO E NON DAI!
E DOVREBBE ESSERE L’ESATTO CAZZO DI CONTRARIO!!!-
Mi limitai a stare seduto con lo sguardo basso.
Sentivo genuinamente di essere in torto.
-Adesso vado a letto.
Sii utile a qualcosa… vai in cucina e dai da mangiare alla palla di pelo che se mi capita di nuovo a tiro la faccio volare dalla finestra…-
Annui’.
-Ieri ho preparato da mangiare per quelle dall’ateneo.
E’ avanzata della pasta al forno e ti ho… c’e’ anche della torta!
Il dolce e’ in frigo e c’e’ anche del latte… La pasta e’ nella teglia… in forno.
Sai almeno come usarlo?!-
-Credo…-
-Cazzi tuoi! Vorrà dire che mangerai la pasta fredda! Fallo perché mi sembri stravolto, fai impressione, sembra di avere intorno un povero orfanello…-
-Come desideri…-
Le presi la mano:
Piuma non aveva tirato fuori gli artigli:
La teatralità doveva essere un’altro attributo che animale e proprietaria avevano in comune…
Diedi un bacino al polso della mia vicina tentando di alleviarne parte della frustrazione.
Ma dopo un attimo di languore, me lo senti sfilare con uno strattone.
-Poi levati dalle palle!-
Sandra stormo’ in camera’ da letto sbattendo la porta e lasciandomi solo in soggiorno.
Solo e avvilito.
.
Mi tirai su dal divano e Ciondolato in cucina, trovai Piuma appoggiata sul lavello ad aspettarmi.
Sospirai.
Le gatta in risposta, mi fisso’ e due volte, lentamente, abbasso’ le palpebre come per scusarsi della situazione…
-O mi compatisci?
La tua padrona la conosci meglio di me mi sa…-
In un angolo c’era la ciotola dell’acqua e quella coi croccantini.
Erano entrambe piene.
-Allora e’ vero che sei una signorina di razza!-
Raccolsi fra le dita un bocconcino:
“Come non detto!”
pareva un sassolino di ghiaia.
Cambiai entrambi i contenuti nelle vaschette.
Mi sedetti sul tavolino e mi accesi una sigaretta guardando Piuma che sgranocchiava il dubbio pasto grufolando di gratitudine.
Nonostante tutto ero stranamente sereno.
Nel caos dell’appartamento di Sandra mi sentivo in comunione con la sua presenza.
Qualsiasi sofferenza per la sua volubilità non era lontanamente paragonabile alla sensazione di mancanza, di vuoto, di ansia che provavo lontano da lei.
Mi alzai, aprii l’anta del forno, e trasferii la teglia sul tavolo.
Ero sicuro che la sfuriata della padrona di casa mi avesse chiuso lo stomaco, ma l’odore che permeava dal contenitore basto’ a farmi venire l’acquolina in bocca:
Aveva un aspetto invitante anche se ne era rimasta meta’!
Piu’ che sufficiente…
Presi un piatto, e timidamente mi ritagliai un rettangolino, che si stacco’ dalla ceramica con un bel suono croccante.
Lo aggredi’ subito con desiderio.
Era buonissimo:
Sformato di rigatoni, con besciamella,formaggio, piselli e prosciutto cotto.
L’immagine di Sandra, che tutta premurosa stendeva le fette di prosciutto e formaggio sulla pasta morbida, con le sue belle mani brune, fu un condimento psicologico non secondo al resto degli ingredienti.
Andai in frigo e presi a turno un cartone di latte e la torta:
Era un dolce apparentemente semplice, circolare, guarnito di panna e una crema color nocciola.
Ne staccai un po’ col dito.
La panna era grassa, delicata, un’ po acidula e non zuccherosa.
Si capiva che era fatta in casa.
Pur in colpa al pensiero di rovinare una cosi’ bella pietanza, ritagliai lo stesso una porzione generosa.
La crema color nocciola in realtà, era fatta con noci e cacao.
Tre fette di croccante alle mandorle separavano due strati di crema alle noci e chantilly:
semplicemente spettacolare.
A stomaco pieno mi sentii piu’ calmo.
Ruttai.
Mi venne di pensare che non mi ero sentito tanto bene da non so quanto.
Il dolce mi tento’ nuovamente:
Presi un’ altra fetta e con calma fini anche quella, a piccole forchettate.
Non ebbi bisogno di usare il latte per far scivolare giu’ il boccone o pulire il palato da sapori stucchevoli!
Rimisi velocemente tutto a posto.
“Sveglia, la torta era intatta… “
-Devo essere più deciso?-
“Pirla guarda che se ci metti il punto interrogativo non vale!”
Misi a tacere l’alterego di Claudio una volta per tutte e mi diressi verso la camera da letto di Sandra…
Camera che non avevo mai visto, ma dove erano ambientate la maggior parte delle mie ultime fantasie sessuali.
Esitai.
Bussai.
Attesi risposta.
-E’ aperto.-
Entrai.
Oltre che a perdermi un gran, gran panorama,
Capii subito che se fossi tornato direttamente nel mio appartamento come da istruzioni sarei andato incontro, più avanti, a una rappresaglia emotiva inimmaginabile.
Sandra mi dava di schiena.
Beh in tutti i sensi…
Era sdraiata a pancia in giu’,
la testata del lettone rivolta verso la parete opposta alla porta da cui ero entrato.
Lei con la pelle olivastra e lucida di sfuriate oltre che calure ancora estive, sembrava un bronzo antico.
“NUDA come un bronzo antico!”
Fate che al posto della foglia di fico indossava un paio di slip sottilissimi color senape!
-Ti sei tolto le scarpe?-
-Sissignora…-
-Chiudi la porta… altrimenti entra la scocciatrice!-
Accompagno’ quell’ordine con una pedata solenne, erigendo la gamba destra:
Il modo in cui l’adipe, il muscolo della natica si raccolse e premette contro quello della coscia… languido e al contempo minaccioso… e’ difficile da descrivere…
Sotto i miei occhietti appannati svettava la pianta del piede ocra inarcata a mezz’aria:
Graziosa, esigente, imperiosa come un obelisco egizio.
“Si voglio vederti a gambe all’aria fra le braccia di un altro!”
Avessi avuto il coraggio di dirle…
“Voglio sentirti strillare di piacere con la stessa voce forte, femminile con cui mi rimproveri ma mentre godi… Mentre annaspi coi piedi, mentre tendi al soffitto gli alluci e arricci le dita…”
-Iuuuuuu-uh… Ci sei?-
Come facesse a non essere consapevole dell’effetto che doveva farmi la scena non so spiegarmelo.
Se lo fosse stata, fu bravissima a coprirlo con un tono decisamente scocciato…
E ovviamente non c’e’ dubbio che lo fosse!
-Uh?!… si…-
Credo…
A un certo punto la porta dietro di me dovevo averla richiusa, ma non lo registrai.
Ero ipnotizzato:
Sandra meravigliosa nel suo contradditorio, fisico e emozionale come non mai:
Il corpo fertile, voluttuoso sui fianchi e il busto, ma slanciato ed elegante nelle caviglie, nel ventre, nei polsi, nel collo…
Una clessidra.
Una meravigliosa, divina clessidra di volubilità femminile.
-Allora? Che hai li in mano?-
volto’ il viso senza cambiare posizione.
-Ti ho portato…-
-Ma che Caro, mi porta il dolce che ho fatto io! E poi dicono che il cavallerismo e’ morto…-
-Era… buonissimo…-
-Dai posa qui!-
Inclino’ la nuca puntando al comodino di fianco al letto.
Mi avvicinai.
Sul mobiletto c’era un barattolo di Burro al cocco.
-Sei davvero… una Dea…-
-Lo hai gia’ detto Caro.
Ma ribadisci pure il concetto all’infinito… -
Poi allungo’ il braccio e mi fece una carezza.
-Magari cambiamo il modo di esprimerlo no?!-
Scambiai gli oggetti.
-Posso… posso farti un massaggio?-
-Altrimenti lo puoi mangiare…-
Disse Sandra allungandosi a prendere il dolce.
-E’ pieno di grassi sani.-
Svitai il barattolo.
Ci dovetti mettere un po’ di forza perché la confezione era ancora sigillata.
…E anche perché la mia mente era completamente rapita da tutt’altre attenzioni:
Avevo il cuore in gola.
Raccolto un grumo di burro, lo sfregai fra le mani per ammorbidirlo e scaldarmi: non era il caso di toccare Sandra con le dita gelate.
-Non… Lo hai già fatto?-
Domanda che tradiva un certo fastidio.
-No, ma mi piace guardare video.-
Corressi goffamente.
-Sui massaggi… mi calma guardare video sui massaggi… prima di dormire…-
-Mpf… non solo quelli!-
-Oggi te le sto regalando…-
-Pfffffffffff direi!-
-Comunque!…
Non ne ho mai fatti a Lucia…-
-Oh povera…-
Nel sarcasmo avevo colto una nota di… sollievo?
-Parti dal collo, dalla schiena… sotto e’ il dolce… lo tieni alla fine…-
Disse portandosi una boccone di torta alla bella bocca:
Vederla mangiare in perizoma e sdraiata era estremamente erotico!
Quando mio padre da piccolo ci raccontava dei romani, delle abbuffate che facevano, sdraiati sui triclini, spesso seguiti da orge… non mi era mai passato per la testa una correlazione fra i due appetiti.
D’altronde lui era un professore, raccontava nozioni didascalicamente, riferendosi a una civiltà antica e bizzarra e in maniera implicita la seconda qualità direttamente spiegata dalla prima.
Sandra aveva raccolto gia’ i capelli nel suo meraviglioso, battagliero, carciofo, quindi non ci fu bisogno di scostarglieli con gesti blasfemi…
Premetti dolcemente sul collo, poi in maniera piu’ decisa su trapezio e schiena.
Quel contatto fu un vero balsamo per la mia anima!
Quando coi pollici, scesi, descrivendo piccole aureole sull’adipe dei tricipiti, la mia vicina comincio’ a sospirare quasi in sincope con quello che sentivo io dentro.
L’erezione che mi crebbe in quel momento era indescrivibile.
Non era neanche paragonabile a quella che avevo avuto entrando e trovandola semi nuda ad aspettarmi.
Non era solo una pressione frustrata contro il tessuto dei jeans, ma una sorta di alleggerimento nello stomaco, di… sollievo.
Come quando mi ero inginocchiato a baciarle i piedi.
“Ha ragione lei”
Riflettei.
Ero un sottomesso e il mio compito dare il piacere. Non prenderlo.
“Sto solo assecondando la mia natura.”
Accompagnai la tensione di Sandra dai muscoli verso gli avambracci, poi i polsi sottili e infine la meravigliosa carne ambrata dei palmi, tirandole una a una le giunture dita.
-Mmmm… sei proprio bravo…-
Ripetei l’operazione tornando sulle spalle…
-Questo…-
E di nuovo a massaggiarle i polpastrelli.
-Questa dovrebbe essere una skill di partenza per tutti quelli come te…-
Presi un altro po’ di burro e mi apprestai a passare sulle scapole:
Potevo sentire quasi il boccone della torta discenderle nello stomaco.
-Un po’ come quando un ragazzo e’ incapace di… di andare decentemente a scuola e gli si consiglia di fare i vari istituti…-
La dualità del piacere dato alla mia dea e sentire quelle sue vedute cosi crudeli mi stavano facendo scoppiare il membro.
-Cosi, dovrebbe fare… la società con i.., maschietti che non sanno essere tali… ahhhh si li’ rimani un po’ li…-
Massaggiavo scapole-reni.
Con le nocche, costeggiai la colonna vertebrale tracciando due linee verticali parallele fino ai glutei.
-Skill trasversali per uomini di serie… zeta muahhahhaha…-
Il tutto in una sorta di trance, di annebbiamento mentale piacevolmente febbricitante.
Diedi a Sandra qualche piccolo bacio al bacino, osando posare le labbra sulle natiche lisce e abbronzate.
-Uhmmm-hu mi fai il solletico cosi’!-
Come da istruzioni, non che ce ne fosse bisogno, mi soffermai a lungo sul confine tracciato, rimanendo a massaggiarle i reni e la parte bassa della schiena…
Oltre che i sospiri dolcissimi dell’oggetto della mie premure.
Potevo proprio sentirne i muscoli cominciare a rilassarsi dalla tensione.
Anche la mia.
Lo stress dell’anima.
-Sei sempre in tacchi o ballerine… ci credo che hai tutta questa tensione qui…-
Mormorai.
Teneva il viso voltato da un lato, deliziata, gli occhi chiusi, riposando sull’avambraccio.
Tutto il corpo assecondava il ritmo profondo del respiro.
-Ah si? Sei diventato un chiropratico ora…?-
-E poi sentiamo… senza quelle come faccio a farti baciare i piedini quando siamo fuori?-
-Ti bacerei direttamente le snickers!-
-Huhuhuh…-
A tentoni allungo’ il braccio cercandomi.
Avvicinai il capo cosi’ che potesse arruffarmi i capelli.
Ero in pace, in armonia con il mondo come… mai credo.
Anche solo per il fatto di poter scherzare su una dinamica che mai avrei avuto il coraggio di palesare a nessuno.
“Ma intuibile zio… fidati!”
-Il culo… mmmmm… per adesso lasciamelo stare… scendi pure sulle cosce…-
Fu la parte più faticosa del massaggio,
I muscoli delle cosce erano difficili da raggiungere sotto l’adipe.
Sandra godeva ma io cercavo di andare in profondità:
Un massaggio applicato sulla massa grassa risulta piacevole ma poco utile!
Alternai l’uso delle nocche a quello dei polsi, dirottando lo stress sui polpacci, che invece erano tonici e snelli.
Sollevo’ entrambe le gambe mettendomi proprio sotto al naso le sue bellissime estremità.
Pensai all’inizio che fosse un modo di facilitarmi il compito:
Portavo lo stress fino alle caviglie poi stringevo il tallone carnoso.
Sandra emise una serie di gridolini.
Quando pero’ dopo due ripetizioni in cui ripartivo dal polpaccio mi sentii schiaffeggiare il viso con il dorso dell’altro piede capii…
Fu spontaneo.
Strinsi il piedino della mia vicina e le infilai l’alluce in bocca succhiandolo avidamente.
Con una mano ero intento a stabilizzare l’estremità reggendola per l’arco plantare e con l’altra carezzavo e strizzavo il tallone.
-Mmmm… pompini ai piedi… per gli sfigati!
Il pisello frustrato e ammaliato, pulsava nelle mutande, sembrando voler supplicare direttamente Sandra.
Continuai in stato di trance per non so quanto tempo:
con qualche consapevolezza basica cambiai più volte l’alluce e l’estremità su cui concentrare il succhiotto e il massaggio, ma quando sentii il click della lampada sul comodino rimasi stordito e abbagliato come se m’avessero svegliato di colpo dopo un sonno profondissimo.
Era calata la sera.
Sandra mi guardava compiaciuta e beffarda.
-Adesso il dessert Marco!-
-Mmmm?-
Indico’ il cassetto del comodino.
Mi trascinai al mobiletto ancora mezzo rimbesuito e lo aprii:
Tirai fuori un gigantesco, enorme, vibratore in lattice nero e bitorzoluto.
-Ma che fai?! Muhahahhahha stupidino quello e per noi femminucce… tu non puoi usarlo… anche se…-
Le restituii un’occhiata mortificata.
-No dai! Guarda meglio, quello rosa…-
Tirai fuori un altro oggetto lasciando quell’oscenità scura sul comodino.
-E’ un guinzaglio…-
-Si cucciolo... E’ il mio!
Era… ora lo metti tu!-
Mi sentivo svilito ma eccitatissimo. L’immagine di Sandra posseduta fra un paio di braccia scure si riaffaccio’ con maggiore potenza nella mia mente, stavolta delineata da una linea rosa flou.
-Avanti!-
Mi riscosse gelida.
Obbedii senza osare fare un fiato.
Mi tese la mano in maniera che le porgessi la sommità dell’arnese.
Mi sfioro’ il polso e le nocche con il palmo morbido, prima di riprendere bruscamente con gli ordini.
-Adesso leccami il culo…-
Esitai.
Non mi era mai capitata una cosa del genere. Mai neanche sfiorato l’idea…
Eppure dopo qualche attimo quell’azione mi sembro’ semplicemente un’estensione naturale del nostro rapporto.
E non ero nella condizione mentale di negare niente a Sandra.
Da quando lo ero?!
Mi posizionai a fianco del letto, inginocchiandomi, impacciato oltre che dall’azione che stavo per fare, dal collare che Sandra aveva avvolto intorno all’avambraccio.
-Devo…-
Era ovvio che leccare il culo, non presupponesse qualche timida leccatina sulle chiappe.
-Si Marco… sfilale con garbo… e non farti strane idee…-
Le calai delicatamente gli slip, quasi offeso, fra tutto quello che mi era stato detto, che avesse dovuto specificare proprio di doverlo fare il garbo.
Sandra quasi a leggermi nel pensiero ridacchio’:
Mi osservava divertita.
-Sei carino quando ti imbarazzi…
Quasi quanto fai le faccine terrorizzate…
Ora sbrigati! Hai già perso abbastanza tempo!-
-Sissignora!-
Scostai le natiche e avvicinai il viso…
-Eieiei che fai!?-
Strattono’ il guinzaglio.
-Ma…-
-Non sei mica un macho Caro. Leva le mani, infilale dietro la schiena… mettitele in culo chesso’… entra con la lingua…-
Obbedii.
-Si Sandra…-
L’odore arrivo’ a tratti, terroso, intenso, non sgradevole.
Iniziai prima esitante poi, con sorprendente naturalezza, via via aumentai il ritmo:
Sandra a tratti emetteva qualche gridolino, qualche risatina, a tratti per puro diletto strattonava il guinzaglio divertita.
Per quello che mi riguarda, ma forse varrebbe per quasi tutti, il contesto, era umiliante più dell’azione in se, che se avesse fatto parte di un “rapporto completo” non sarebbe stata la stessa cosa.
Invece no.
Per quanto vale anche la piccola la reciprocità del massaggio era stata lasciata da parte.
Sandra godeva nel vedermi col faccino infilato fra le sue chiappe, con l’espressione da cagnolino supplicante… incollarato dal guinzaglio con cui si concedeva ai suoi ex incondizionatamente.
Per lei era un piacere algido.
Di conseguenza mi raffreddai anche io, rallentando il ritmo.
Sentivo una nuova voragine di ansia e inadeguatezza aprirmisi nello stomaco.
-Va bene! Adesso vieni qui!-
Sanci’ quel comando con una tirata di collare che non fu minimamente paragonabile al tono insoddisfatto con cui pronuncio’ quelle parole.
Gattonai mogio mogio, vicino al suo viso.
-Qui bisogna fare un po’ pratica… ma per adesso può bastare…-
Allungava la mano per scompigliarmi i capelli.
-Io… non l’avevo mai fatto…-
Sentii di dovermi giustificare.
-Questa settimana ti faccio conoscere Adriana…-
Me lo disse con gli occhioni pieni da cerbiatta.
O forse era semplicemente l’effetto della sera e della luce soffusa della lampada.
Il suo indice ricalcava i miei zigomi…
Non capivo se il presentarmi la sua amica fosse una punizione consequenziale alla deludente leccata di culo o la concessione di un’intimità che si stava creando fra noi e per cui avrei dato l’anima un paio di settimane prima…
La speranza e’ l’ultima a morire!
“Ma la prima a uccidere zio!”
“Cla vaffanculo!”
-Uhm… Si… va bene… senti… qual era la seconda?-
-In cucina hai messo a posto?-
-Si, ovvio… certo…-
-Allora alzati, sciacquati pure in bagno e poi levati dalle palle per davvero!-
Feci per rialzarmi ma attesi.
-Sandra… qual e’ la seconda?-
-Mmmm?!-
-La seconda ragione per cui ti incazzi con me… me lo stavi dicendo prima di la’…-
-Be’…
Perché me lo permetti!-
Mi pianto’ i denti nella guancia.
-Chiaro…-
Quel gesto d’affetto non basto’ a scrollarmi la sensazione di aver fatto cilecca…”anche come zerbino.”
Tornato al mio appartamento mi lavai i denti con estremo disagio, quasi stessi commettendo un gesto blasfemo.
Poi con meno colpa mi fumai un paio di sigarette riflettendo su quanto quel mio sistema di colpe avesse precluso il godimento del meraviglioso fondoschiena color castagna che tanto avevo bramato.
“Ti sto sollevando da tante responsabilità!”
Ancora una volta sentivo che Sandra aveva avuto ragione!
CONTINUA!
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