Uomini deboli meritano donne arrabbiate Parte 8

di
genere
dominazione

Uomini deboli meritano donne arrabbiate! Parte Ottava
Pensato e scritto da Agostino G
(Per feedback graditissimi contattami pure qui
dottorbrisco@virgilio.it)

“Uccidiamo la scarpetta!”
Claudio strappò il volantino dal paletto con un gesto secco.
Sul suo volto dipinti disgusto e curiosità in un’unica
smorfia:
Un bambino in giacca e cravatta che camminando si e’
imbattuto nella carcassa di un piccione morto.
-E anche stavolta dobbiamo premiare la creatività delle
zecche!…-
Fischio’ e mi avvicino’ il foglio reggendolo con le nocche.
Stampa sgranata, bianco e nero.
Riportava il celebre fotogramma del film Cenerentola: il
principe azzurro nell'atto di far calzare il tacco alla
protagonista.
Sopra l'immagine, una perentoria sbarra di divieto dava
l’idea che il principe sembrasse prostrato più dal peso di
quel simbolo odioso che per la nobiltà in se del gesto.
“Ateneo liberitario Villa di SG.”
Detti un occhio anche io al testo mentre il mio amico
proseguiva la lettura come un amante del fitness puo’
leggere la tabella nutrizionale di un pacchetto di M&m’s:
una U capovolta gli stirava la faccia.
-“Dibattito culturale sul ruolo della donna emancipata nella
società moderna, la morte della bianchezza e del
patriarcato… l’integrazione…”
-L’Integrazione! E ovviamente queste ce la dovevano
buttare li per forza…
Vedi Marco… E’ come il sugo di pomodoro in una ricetta
casereccia, ci sta dovunque nei discorsi da salotto, e’ un
evergreen.-
Emisi distrattamente un mugolio di approvazione.
-Ma ora e’ un paradosso agrodolce…
Un contrasto esotico, sempre ben visto!
Le donne europee istruite, in carriera, annoiate perdono i
battiti del cuore per integrare nella nostra societa’ culture
che non necessariamente ricambierebbero loro nella
loro!-
In altre situazioni sarei stato naturalmente propenso a
mettermi a far eco al mio amico…
“E secondo te IO non lo so!”:
Fra poco sarebbe arrivato un nuovo weekend e la
situazione Sandra oltre la connotazione surreale, si faceva
sempre più intricata.
“Oh Sandra, mia vicina mai tanto distante!
attivista, ammaliatrice e donna moderna…
Deita’ femminista!
Eppur vuoi maschio che ti tenga sulle punte.
Sandra, cosi’ spregiudicata ed esuberante!
Ma di curva morbida, di forma materna….
Dalle tue grazie sono escluso a vista!
Che ti veneri o disprezzi lo faccio a man giunte!
“Bella ballata Marco. Davvero!
Tanto vale calarsi a tutto tondo nel ruolo di menestrello
malinconico se non riesci ad andare con la tua lei, se non
puoi nemmeno farti le seghe…”
Bisognava concordare anche quello con l’oggetto dei miei
desideri:
La mia vicina mi stuzzicava, mi frustrava e se aveva voglia
di concedermelo, mi dava il permesso.
Non prima di avermi fatto passare un interiore calvario
fisiologico e aime’ anche sentimentale…
Cosi’ la sera prima su whatsapp, mi era arrivato un audio:
“Plap plap plap…”
Lei che grugniva di gusto fra suoni di colpi di bacino e
sberle sulle natiche.
Poi via testo l’ordine:
“Niente seghe per gli sfigati!”
-Massi’…!-
Prosegui’ Claudio con slancio.
-Affoghiamo tutto in un sugo ideologico buonista, oltre
spacciarlo come condimento, va a finire che a giochi fatti, la
padella la si scrosta più facilmente!-
Lo scroscio triste della carta nelle sue mani fece
onomatopea alla metafora del pentolame sgrassato.
Io dietro lo sguardo deprivato, vedevo solo il corpo ambrato
della mia vicina avvinghiato a quello di un indegno amante
senza volto…
-Ci sei Marco?!-
Annuii di nuovo, accompagnando la mia approvazione con
una veemente contrazione di collo, anche, sopratutto, nel
tentativo di sottrarre ulteriori pensieri a Sandra:
Non funziono’… naturalmente:
Dopo che mi aveva consegnato le chiavi del suo
appartamento c’erano stati dei seguiti… naturalmente.
“Naturalmente.”
“Naturalmente…! Ma se a momenti non ci credi neanche tu,
di la verità!”
D’altronde i simbolini di quella mia, temporanea, parentesi
esistenziale avrebbero potuto essere benissimo quelli dei
fianchi di Sandra, generosi e invitanti… salvo per un
dettaglio:
“Che erano accoglienti per chiunque non fossi io”.
Ci vedemmo altre tre volte con lei, dai 5 giorni passati dal
capitolo precedente:
Fra momenti di affetto, in cui mi era stato permesso lenire le
ferite della sua anima, In cui mi carezzava e potevo
carezzarla, mi permetteva baciarla e venire baciato, di
essere semplicemente affettuoso nell’eccezione più
romantica e tradizionalista del termine… e pareva
implicitamente grata delle mie premure, della mia
sensibilità, del mio essere una pausa dalla vita frenetica che
faceva e in cui pretendeva di ributtarcisi puntualmente ma
con me tirato al guinzaglio a tenerla per mano.
“Ma pur sempre una pausa.”
Altre volte diventava irascibile.
Non che mi macchiassi di chi sa quale peccato, credevo:
Ero ufficialmente fidanzato con Lucia, la mia ragazza, ma
per Sandra, ora, ero il suo di fidanzato!
Me lo aveva detto con una carezza e mezzo sorriso in uno
di quei meravigliosi momenti di languore.
Era nuda, giupina e unta di olio per massaggi.
“Mi arrabbio con te perché me lo permetti!”.
Dietro quella frase una delle grandi verità sul perché a una
certa si deve, semplicemente, diventare uomini:
In “pinocchio” va fatto per non spezzare il cuore a chi e’ li
per te e ti ama, per non gettare al vento le occasioni…
ma se vogliamo dirla tutta, diventare adulti, serve a poterle
attrarre.
Per esempio, la mattina dopo la consegna delle chiavi, mi
arrivarono una serie di messaggi poco entusiasti
dall’interessata:
La cucina in cui mi ero servito del dolce, l’ultima volta, non
era stata ripulita abbastanza.
Ma allora era vero che a dispetto di tutto, salvo a letto,
forse forse ero un ancora un “uomo”!
Erano seguite foto incriminanti del locale disordinato, come
il resto del suo appartamento.
Le briciole di cui faceva menzione pero’ non si vedevano
neanche.
Io non discutevo…
Semplicemente era che la Donna in lei, non accettava,
l’esser in qualche tipo di intimità con un ragazzo, un
ragazzino, cosi’ acerbo, cosi immaturo, o come doveva
risolver Sandra con più facilita’, cosi’ “poco uomo”.
“Imbarazzante che il mio nome facesse capolino, seppur
come eunuco, seppur infondo, al suo nutrito elenco di
frequentazioni esotiche!”
“Paga pegno!”
E qui invece era la Dea a esigere!
Tempo 10 minuti e io presente al suo (per me sempre dolce)
cospetto accompagnato dal tributo, in quel caso un
cappuccino e croissant al cioccolato, servito rigorosamente
a letto.
E Sandra tornava uno zucchero, pur trovando, forse,
validata l’idea che aveva di me e affilando la lama per il
prossimo fendente.
E io a chiedermi angosciato non quanto bello sarebbe stato
l’epilogo di quella storia, o se lo sarebbe stato, ma quanto il
tempo concessomi prima di arrivarci:
Mi premeva tanto che mi vedesse in luce diversa? Io volevo
solo stare con lei!
E sotto sotto quei battibecchi dinamicali “da coppietta” mi
portavano una qualche tipo di contorta rassicurazione.
“Ma alla fine non ci credo neanche io…”
Claudio concluse la parte finale di quella lettura sacrilega
prima di riappallottolare una volta per tutte il manifesto.
-Appuntamento al centro, poli… polivalente. Ora “liberato”.
22, aprile, 2016.-
Scoppio’ in una risata sarcastica.
-Beh e’ passato un po’ di tempo…-
Rise da solo.
Allungo’ il passo e io lo imitai.
Superammo un cordone di persone che facevano la fila per
prendere i viveri.
Vesti miserabili.
Facce senza speranza.
Tutte Rassegnate e nessuno triste.
Quando nella vita, il risparmio di 5-10€ di spesa vale
almeno un’ora di coda sotto il sole, il tempo di deprimerti
probabilmente non ce l’hai…
Un ispanico basso e tozzo, appartato neanche un metro dal
codazzo, sbusto’ due barattoli di Nutella:
Il suo oro del reno!
Dovevano essere mezzo kilo di crema alle noci ciascuno.
Lo osservai battibeccare con un cinese macilento e dopo,
varie gesticolate mercanzie, cedere il suo tesoro e
raccogliere soddisfatto fagioli in scatola e qualche moneta.
Non potei fare a meno di chiedermi con che criteri venivano
distribuiti quei sussidi.
Anche in quel passaggio intermedio, basico, e per me
minimamente rilevante per le effettive ripercussioni di
un’opera sociale, non trovavo un senso.
Apparte, forse, lo slancio prettamente ideologico degli
operatori, che a prescindere capivo anche meno.
-Eccolo, eccotelo li il centro liberato e polivalente.-
Claudio Indico’ un grosso edificio costruito negli anni 90
che passavo ormai un infinita’ di volte per prendere la metro
di Marelli.
Attraversammo la strada e raggiungemmo l’ingresso
riparato da una serie di vistosi pali rossi:
“Centro Polivalente Liberato.”
Lo confermava anche la scritta bavosa in vernice spray…
Una cancellata chiusa era semi divelta:
Abbandonato. Da che ricordavo, da sempre.
L’ accenno di sbarramento lasciato dalle autorità era stato
deformato per creare il rifugio fortuito di qualche senza
tetto.
Claudio fischio’!
-Puoi star certo, che fosse stato aperto avrebbe ospitato
tutt’altro tipo di gente che quella che hai appena visto fare
la fila per 2 tozzi di pane e delle arance.-
Mi immaginai Sandra e le sue “amiche dell’ateneo”, un
coven di maestrine e HR altezzoso, vestito più che da
donna di fabbrica, imbacuccato per sottrarre le carni
alla polvere dei locali fatiscenti, intento a discutere i
programmi del volantino:
Al punto 1, quello su “l’emancipazione della donna nella
società contemporanea” avrebbero chiacchierato degli
standard con cui considerare un “maschio” tale.
20 centimetri di cazzo.
Minimo.
E attaccati a un proprietario non più basso di 1 e 80.
Non si sarebbe scese ne accontentate.
Al punto 2, “la morte della bianchezza e del patriarcato”
potevo immaginarmi fischi e osservazioni direttamente
correlati al fatto che sempre meno italiani
raggiungessero i criteri trattati dal punto primo.
Al terzo… l’integrazione… beh si sarebbe trattato
dell’ “outsourcing” necessario alla risoluzione del punto
2… figa!
Ma mi pentii subito di quelle considerazioni:
Mandavo in bianco la mia ragazza per andare a leccare i
piedi della mia vicina di casa.
Non avevo pulpito per fare sermoni, neanche nella mia
testa…
Pero’ ormai si era aperta una voragine.
Sandra e il suo femminismo.
Sandra e la sua sessualità.
Sembrava ci separassero mentalmente anni luce, oltre la
dozzina anagrafica.
“E sei tu che le corri dietro, che dovresti doppiare le
distanze?”
Ci avviammo nella direzione opposta, costeggiando il
marciapiede a sinistra.
Claudio aveva appuntamento con la sua “tipa” a un
ristorante Fusion li vicino:
Mi camminava avanti, io lo seguivo con la coda fra le
gambe.
Si volto’, ma fu per dare un ultimo sguardo al casermone
che ci eravamo lasciati alle spalle;
-Questo posto lo stanno per abbattere.
Ci faranno un complesso residenziale!
Nel frattempo le occupazioni serali di questi finti sovversivi
le ha pagate lo stato, cioe’ io e la mia partita iva… la cosa
buffa che si ripresenteranno qui, alla luce del sole, come
affittuari o compratori, con caparra del papi e eserciti di
parenti garanti.
C’est la vie!-
“Massi Cla sfogati!” pensai “Ci sarai tu da bravo mediatore
immobiliare ad aspettarli al varco. In qualche modo piu’ o
meno etico ti porterai a casa un rigore e magari anche un
goal.
Ma fai pure le osservazioni che sei ancora libero di fare con
me, il re dei polemisti infelici, prima di vedere la tua lei.
Alle donne i polemici non piacciono e non ho bisogno di
dirtelo io.
E parlando di donne… so che con questi sfoghi anticulturali
vuoi toccarmi su LEI.”
Avevo scelto di parlargliene io d’altronde!
E lui era preoccupato.
Capiva le donne, capiva gli uomini.
Era un venditore.
Capiva che inserire l’elemento Sandra nell’equazione della
mia rutinaria, iper suscettibile esistenza poteva solo portare
a un cataclisma.
-Solo preliminari.-
Me ne uscii cosi’.
Eravamo già seduti da diversi minuti al tavolo.
Claudio non aveva fatto altri sforzi perché lo mettessi al
corrente.
-Mmmm-hu.-
La sua ragazza era in ritardo.
Guardo’ nel vuoto e bofonchiò:
Stava assistendo a un film tragicamente visto e rivisto:
Quello dello sfigato che si mette con la donna sbagliata.
-Quali?-
-Eh… i soliti Cla…-
Mentii a meta’.
“Pero’ si le ho baciato i piedi, il culo, leccato via il seme del
suo amante dalla faccia…”
-Mmmm.-
-Si quelli… insomma, ci siamo tenuti per mano, abbiamo.,,
pomic…-
Opportuna quanto puntuale arrivo’ la fidanzata di Cla.
In realta’ ero anche felice, accarezzai subito l’idea di
lasciarli tubare, di potermi annichilire in me stesso:
Piuttosto che dover esternare i moti miei e di Sandra, i
“nostri”, alla sua visione criticamente macista, in quel
momento avrei fatto felicemente il terzo incomodo mentre
Claudio parlava con la sua bella del piu’ e del meno.
Lui pero’ aveva altri progetti.
-Dunque Cleo, Marco qui ha problemi di cuore…-
Feci per protestare ma mi interruppe per istruire il
cameriere.
-Scusa portagli anche le posate…-
-E… il wasabi…-
Uggiolai.
Tanto il bruciore di stomaco lo avrei avuto lo stesso.
-Ecco sarebbero discorsi da uomini, ma colgo occasione
per avere un parere femminile…-
-Ah-aaaCleo era su di giri.
-Insomma tu lui lo hai gia’ conosciuto.-
-Siii…-
-E sai che lo stimo, e’ un ragazzo intelligente, sensibile… e’
un ragazzo un po’ schivo.-
Cleo mi fisso’ un attimo negli occhi imbarazzati.
-Si, e’ timido.-
Sentenzio’ con naturalezza, senza esitazioni o ambiguità.
-Diciamo, che ha avuto un flirt, con una donna piu’ matura.-
-Ha 35 anni.-
-Ecco…-
Si attacco’ Claudio come se altro non si aspettasse da me.
-Non e’ solo il fattore eta’. E’ una donna vissuta…-
“Vissuta da altri…” Volle dire il suo sguardo.
-E’ donna molto impegnata nel sociale… e Marco, e’
impegnato, e’ impegnato con la play…-
-Sei proprio una merda.-
Tentai di sdrammatizzare ma Cleo continuava a fissarmi con
attenzione, indifferente ai tentativi di sviamento autoironici.
-Beh… E’ una cosa tenera. Che bello!-
Disse cauta dopo una pausa.
Claudio sollevo’ un sopracciglio.
-Sono molto diversi.-
-Ma gli estremi si attraggono!-
Mentre mestamente portavo alla bocca una forchettata di
riso cantonese feci una carrellata mentale dei vari tipi con
cui era stata Sandra… quelli che avevo conosciuto:
Sgradevoli, violenti. Passavano direttamente dal suo
“ingresso principale”, sprezzanti delle sue cianfrusaglie
olistiche, delle scaramanzie new age, dei suoi rigurgiti
femministi…
E la schiacciavano di brutto.
(Parafraso la diretta interessata!)
Il mio amico sembro’ leggermi nel pensiero:
«Dipende da quali estremi amo.»
«Quello che intendo è che uno abituato a guidare il muletto non può
passare a una Ferrari… non così dall’oggi al domani…»
«Così questa Sandra sarebbe una Ferrari?!» scherzò Cleo, facendo
la finta gelosa e chiedendo a entrambi.
«Dio no!» Il volto di Claudio fece di nuovo la smorfia a "U". «È…
voluminosa» concesse poi, guardandomi, «sul voluttuoso…»
«Una bella donna, no?»
«Mah! Non so che dirti, Cleo... Richiedimelo fra vent’anni…
«Patato!»
«Dai… scusa Marco…»
«Mmmm-hu…»
«Intendo, per riprendere l'analogia delle auto da corsa, che la sua
bella è una vettura con parecchi chilometri sul groppone… e
abituata a farsi guidare…» Alzò le mani, incerto se proseguire, per
un istante: «Marco, ne è rimasto sedotto, Come un c...»
Cornuto?
«… Un collezionista: spera di piazzarla in garage, pulirla, stuccarla,
lucidarla… e dio non voglia che gli si presenti il conto di qualche
manutenzione per un uso di cui mai ha fruito…»
«Ma come fai a sopportarlo, Marco?» scoppiò a ridere lei. «Finge di
parlare per differenze, ma è sempre lì, fisso sui suoi comparativi…»
«Lo conosco da anni, Cleo… ci sono abituato…» scherzai a mia
volta.
«E poi sempre con queste retoriche imbarazzanti su come una
donna dovrebbe diventare un bene di seconda mano più sceglie di
vivere…»
«Ah! Non fatemi fare la figura dello stronzo! Ma siamo esseri mortali
non entità astratte, le differenze alla fine ci devono remare contro o
in favore… Non lo vedi che faccia da cagnolino bastonato che c’ha
Marco? Io gli suggerirei di mettersi l'anima in pace…»
«Parliamo di sentimenti… mica li puoi spegnere… Marco non è un
motore e neanche un fornello a gas…»
«Eh no! Però tu guardalo! È una pentola a pressione lui. A volte
bisogna essere semplicemente uomini e…»
«E lui sta partendo per il fronte?! Deve dare retta a un moto che
viene dal profondo. E qui…» Cleo si indicò il ventre con fare
solenne. «Qui si combatte solo contro se stessi… e si finisce per
perdere sempre!
Claudio fece per ribattere, ma la sua lei lo spense.
«Se così non fosse, non servirebbe uno bravo a fare il suo lavoro
come il mio patato!»
Si baciarono. Claudio dovette accettare una sconfitta per il
complimento.
Cleo riprese seria, guardandomi: «Marco, questo flirt di cui parla
Claudio… è corrisposto?»
«È… è complicato…»
«Vi cercate?»
Di colpo mi parve che la voragine nello stomaco fosse un filo più
piccola e meno profonda.
«SÌ!... Ehm, cioè, sì. Possiamo dire così.»
«Allora il problema è che non lo fate sulla frequenza giusta.»
«È così.»
«Ma tu mi sembra che lo sai già… se ci tieni, cos'è che ti impedisce
di sintonizzarti?»
Non seppi cosa rispondere. Un gamberetto era rimasto incastrato
fra i denti della forchetta. Non volli: la voce di Sandra arrabbiata che
mi chiedeva quando sarei stato pronto a tenerle la mano mentre si
faceva mettere a gambe all’aria da uno dei suoi tori mi rimbombò in
testa.
“Ci cerchiamo”.
E scelsi arbitrariamente di concentrarmi su quello.
Cleo non insistette oltre, aggiunse solo: «Medita se parlarne con
noi», guardò velocemente Claudio, «possa davvero aiutare a
sbloccarti. E se senti che i compromessi a cui pensi di dover
scendere metterebbero a rischio la tua incolumità, fermati».
Poi cambiò argomento. Il mio amico seguì tacitamente la decisione
a sua volta, non senza un’ultima scrollata di disappunto.
Cleo, la modella.
Credo avesse capito tutto pur senza dover entrare con la gamba
tesa di Claudio.
Mi ero immaginato la sua ragazza come una svampita, invece
quella mattina il suo sapergli tener testa doveva aver stupito non
solo me.
Mi chiusi in me stesso fino alla fine del pranzo, salvo per dire quelle
due cose ogni qualvolta il mio amico decideva di inserirmi in uno dei
suoi aneddoti sulla gavetta immobiliare.
Ciononostante, quel confronto semplice, meno prevaricatorio di
quello che avrebbe potuto essere se lo avessi avuto solo con
Claudio, mi portò un po’ di pace nel cuore… forse di speranza.
Ci cerchiamo…
Tornai verso Villa da solo, lasciando Claudio e Cleo alla loro
intimità. Con sollievo, aggiungo. Mi fermai addirittura a un gazebo
fatiscente e pagai una rosa.
Ci cerchiamo!
C'è speranza!
Ripresi spedito il percorso per tornare al condominio e alla mia
esistenza. Iniziavo a essere su di giri: Avrei rivisto la mia Dea!
Al passaggio pedonale che dava per il versante opposto di viale
Monza fui quasi travolto da un motociclista. Il semaforo segnava
verde per i pedoni, ma non era importato. Rimasi lì un attimo, con
l'entusiasmo sferzato dalla zaffata dei gas di scarico: il fiorellino in
mano pareva misero e in fin di vita.
L’immagine mentale di io che lo consegnavo nelle grinfie
compiaciute di Sandra lasciò bruscamente posto a quella del suo
viso che annaspava fra i cuscini con dietro almeno venti centimetri
di cazzo a penetrarla.
Da qualche parte qualcuno rideva.
Sentii la voragine nello stomaco riaprirsi.
“Ma a chi importa?”
La rosa, le remore, il romanticismo cui concetto non è intrinseco ma
inculcato… questo diceva il volantino, no? Forse erano scemenze
quelle: l'odio per la galanteria, la morte della scarpetta. Ma se
facevano parte della visione di Sandra, non era il caso di
rispettarle? Piuttosto che schifarle e subirle? Magari aveva ragione
lei! Che quel suo cercare di farmi vedere una prospettiva diversa, la
sua, doveva essere un investimento stancante per entrambi… Se
per lei il romanticismo era il sapere che finito di farsi mettere a
novanta, avrebbe potuto avvilupparmisi intorno, asciugarsi sul mio
corpo, e farsi dire lì le paroline dolci che tanto le piacevano, farle
cosa gradita allora spettava a me!
Cosa ti impedisce di sintonizzarti?
«L’orgoglio, cazzo! Quel poco che ho! E l'insicurezza, quella tutta
quanta!»
La rosa era un regalo per me? Per sentire rassicurato il mio
bisogno maschile di possesso?
Stava per diventare rosso.
Mi affrettai a finire l'attraversamento.
Bah! Sicuramente ne sapevo più delle ultime uscite per la Play.
Scelsi di fare un salto in pasticceria per compromesso. I dolci mi
fecero ritrovare fiducia.
Le avrei tenuto la manina in qualsiasi contesto se l’avesse resa
felice. Io lo sapevo, volevo solo che lei lo sapesse!
Non immaginai che di li a poco quello sarebbe successo.
Vi do un indizio. Il giorno dopo di quello dopo.
Raggiunsi l’appartamento ma salii direttamente da Sandra.
non potevo lasciare la rosa e le paste da me.
Come avrei giustificato alla mia ragazza se fosse rientrata
prima?
“Puoi invece.”
Si… beh non ero cosi’ incallito, e la verità e’ che volevo
vedere Sandra.
Vederla subito.
Salii il pianerottolo.
La porta del suo appartamento era semi aperta,
Il vociare che arrivava dall’interno vivace e apparentemente
allegro.
Non poteva essere Adrianna, l’ amicona degli States (cosi’
mi era stata descritta)…
Perché Sandra aveva in progetto di farmela conoscere il
giorno dopo di quello dopo.
Bussai timidamente.
Nessuna risposta.
Titubai.
Entrai
-Ehm permesso?-
venni immediatamente inghiottito dal caos e un odore di
Sandalo.
L’appartamento era come di consueto una bolgia, anzi peggio
del solito:
libri e riviste dalle mensole erano state accatastate per terra,
manuali di auto-aiuto new age, testi femministi dai ermetici,
guide al benessere olistico che giacevano nella polvere
Alcuni piu’ degnamente erano stati posizionati sul
tavolino fra i cristalli colorati e le candele profumate
che sembravano essere state accese e spente a più
riprese.
Detti un’occhio veloce a uno dei “testi fortunati” dove
campeggiava la scritta "Il futuro è Donna", con il
sottotitolo non meno apologetico
"Sii la tua dea".
La mia attenzione, ovviamente, fu riservata subito a Sandra
Che volutamente non mi degno’ di uno sguardo.
Era in compagnia di una vecchina, intenta a imbonire una
cliente.
“O vittima!”
Immersa completamente nel suo ruolo di sacerdotessa
della vendita!
I capelli ricci raccolti a carciofo e il volto arrossato mi
rimandarono forti immagini che di meditativo e pranico non
avevano nulla.
“Plap plap plap”
Le sue curve erano fasciate da una ampia tunica di
lino color terracotta, ma languida per celarle,
creavano un gioco visivo solenne, pagano e fertile nel
insieme, anche se, troppo bene potevo immaginarle
scosse dai colpi di bacino la sera prima, frementi di
gioia e sottomesse.
Era la quintessenza del contrasto!
Come sempre.

Cercai di scacciare quei pensieri.
Certo e’ che la cordialita’ che mostrava all’interlocutrice era
davvero po’ troppo eccessiva, stucchevole, accompagnata
da movenze decisamente esasperate…
E l’utilizzo di quel “Cara, cara, cara” usato a mitraglia, come
intercalare.
“Anche lei e’ decisamente una venditrice.”
-Si queste…-
“Cara”
-Cara… queste diluzioni sono quelle che fanno al caso tuo.-
Sandra mi guardo’ seria.
Mi preoccupai che il sarcasmo solo cerebrale fosse stato
comunque udito.
O avevo ghignato?!
No! Stavo semplicemente interrompendo la reclam…
Da qualche parte nel mio cervello attacco’ la canzone dei
Baustelle.
La vecchina, facendo la mia comparsa, era rinvenuta
dall’ipnosi degli spiegoni di Sandra, fra le mani stringeva
ancora le boccette come i regali il giorno di natale.
Concentrava sul nuovo arrivato la sua attenzione.
A me che come sempre al cospetto della mia vicina ero a
disagio:
Un pargolo che sa di star per ricevere la sgridata, solo che
anziché avere le mani infilate nei tasconi dei pantaloni
stavolta le tenevo nascoste dietro la schiena, occultando i
piccoli regali per la donna di cui ero infatuato.
-Antonia non preoccuparti lui… e’ Marco…-
“Detto ovviamente come se la seconda cosa spiegasse la
prima.”
-Che carino… E’ tuo nipote? Che classe fai?-
“Vecchia stordita.” Pensai mentre facevo un bel sorriso.
-No che nipote… il cucciolo qui e’ un mio spasimante…-
-Ma e’ piccolo…-
-Sembra… ha gia’ 23 anni…-
La faccia di Antonia divenne una maschera d’incredulita’.
-Eh si’ cara, quando si dice che non ci sono piu’ gli uomini
di una volta, e’ perche’ non crescono proprio capisci?-
Ghigno’ Sandra… poi aggiunse
- per tutto il resto e’ piccolo davvero…-
Alluse con le dita e una strizzata d’occhio a un misura
modesta.
Antonia minimamente scandalizzata caccio’ una risatina pur
continuando a fissarmi.
-Che carino…-
Ripete’ di nuovo l’ospite, ma con un accenno di sfida.
Distolsi lo sguardo.
Sandra tanto mi leggeva nel pensiero:
Doveva essere la vendetta per lo sfotto’ del “Cara”!
Doveva averlo imparato da una di quelle riviste!
Doveva essercene una sparsa in terra da qualche parte
titolata “manuale per guardare dentro un’ uomo debole.”
“No zio, quella e’ una loro qualità, gliela danno con le tette
e la passera. Mi spiace.”
-Si lo e’…- taglio’ corto lei indulgente, come se parlasse di
un animaletto allo zoo.
-Credo che mi abbia fatto un regalino. Cos’e’ una rosa? E’
per me voglio sperare?!-
Ero in viso probabilmente dello stesso colore del fiore.
Il bocciolo doveva essermi spuntato da qualche parte oltre
le spalle.
Tentai goffamente di inclinare la mano in maniera da poter
nasconderlo dietro il collo.
-Ehmmm… ecco…-
Avvampai.
-Ma che c’e’? Parla avanti!-
Ridacchio’ ben consapevole di quanto mi stesse mettendo
a disagio.
Boffonchiai qualcosa.
Poi me la rimangiai, arreso, avvilito, alla fine spuntai i doni
sfilandoli dalla schiena.
-Ohhh!!! Che amore…- Sfrigolo’ l’Antonia.
-Vedi mentalmente e’ ancora piccolo, e’ come i bambini!
Pensa che se metti una cosa dietro un’altra allora diventa
invisibile…-
E risero.
-Marco porta in cucina e aspettami li. Adesso sono
impegnata!…-
Ordino’ a me ma voltandosi verso l’ospite.
“Vedi Cara chi porta i pantaloni qui CARA!?”
Io obbedii.
Obbedii perché il futuro e’ donna.
E mi permisi di pensare:
“Se io sono come i bambini, tu sei una Ferrari con esteso
Chilometraggio…! PRRRRRRRRR!”
-Anto queste sono quelle che fanno al caso tuo, attivano la
risposta del sistema immunitario… scordati quelle porcate
chimiche -
Blabla…
In cucina, sedetti sullo sgabello e poggiai li le paste e la
rosa sul tavolino.
Mi accesi una sigaretta, guardai fuori dalla finestra e risolsi
che non provavo pena per la vecchia e il suo incombente
spennamento.
Oltretutto ero anche geloso.
Geloso e insensato.
“Considera le interazioni umane di Sandra! Considera,
Marco, la convenienza, la grettezza e siamo ancora
nell’eufemismo! Predatoria e prevaricatrice.
Questo e’ Sandra!
E tu sei insensato!”
La stizza fu pero’ velata da una punta di tristezza:
Ah si! Ripensandoci lei con i suoi fidanzati era zucchero e
miele.
Ma non lo era anche con me?
Cambiava solo quanto e quando…
Sapete com’e’? “ Accidenti! La sigaretta e’ gia’ fumata a
meta’!” oppure “Hey! C’e’ n’e’ ancora meta’ prima di
arrivare a filtro!”
Finita, tirai fuori il telefono, facendo per giochicchiare.
Duro’ poco.
Non capii subito il perché ma avvertii un cambio netto di
atmosfera:
Sentivo lo sgocciolio del lavello accanto al frigo.
Il vociare allegro era scemato.
Al suo posto una quiete apparente.
Tesi l’orecchio.
Distinsi il bisbiglio di Sandra.
Cercai di fare meno rumore possibile, mi alzai dalla sedia e
poi quatto quatto arrivai al vano dell’ingresso della cucina.
Ricordo che il locale era separato dall’ anticamera con un
tendaggio a frange…
In pieno stile olistico!
O da massaia Romagnola, anche per quello Sandra
possedeva il fisique du role!
Comunque il punto e’ che se lo avessi oltrepassato avrebbe
frusciato rivelandomi, in compenso mi permetteva di
sbirciare.
Non fu facile.
La scena era cambiata e stentai a capire subito
Un sipario aveva coperto il vecchio fondale:
L’anticamera era buia.
Sandra doveva aver tirato dentro le persiane e chiuso le
tende.
Antonia seduta sul divano… in stato di totale docilità,
illuminata dalla quarzite (o una di quelle specie di lampade
minerali).
Il tavolino su cui deponeva l’ordigno era stato avvicinato.
-Inspira…-
Illuminata.,.
Forse era meglio dire abbagliata:
A differenza dei timidi lumicini delle candele profumate la
“cosa” pulsava a intermittenza, ipnotica, emettendo lampi
cromati tutt’altro che naturali.
Sandra torreggiava a fianco dell’ospite, eretta, solidamente
piazzata, braccia conficcate nei fianchi a formare due angoli
di 90 gradi.
Le ali di un’angelo che e’ venuto con la tromba e senza i
miracoli…
-Espira!-
Comando’.
E comandava:
Rimasi rapito a osservarla…
Superba.
Bellissima.
A lei, quei lampi sembravano carezzarla, non facendo altro
che delinearne il fisico da amazzone:
Le curve sinuose, sicure, esaltate dal contrasto in secondo
piano con le linee legnose, stanche della libreria.
Femminilità tronfia opposta al patriarcato macilento.
“Marco riprenditi!”
L’aggeggio continuava gradualmente a cambiare colore
accennandole sul viso le sfaccettature dei minerali,
screziandolo ma sottolineando quei tratti volitivi e femminili
che facevano girare la testa!
Non si poteva dire lo stesso per l’ospite, che a eccezione
dello sguardo vacuo, sembrava aver perso i connotati del
viso:
L’illuminazione spietata con i segni dell’eta’ di Antonia ne
rendeva il volto un intreccio di ragnatele…
-Bene!
Espira bene! devi lasciare fuori tutte le energie negative!-
Insieme alle moine…
Antonia pero’ non faceva resistenza.
Si limitava a scuotere debolmente il capo, a disagio, ma
incapace di sottrarre lo sguardo dal minerale luccicante..
-Inspira ancora.-
Il seno di Sandra segui’ l’ordine (cosi’ come Antonia)
erigendosi con alterigia.
-E espira…-
A me sarebbe bastato quello per sciogliermi il cervello…
-Lascia che sia la mia voce guidarti, devi solo ascoltare e
concentrarti!-
Rimanere li a guardarle il busto alzarsi e abbassarsi al ritmo
intermittente delle pulsazioni della lampada.
E cosi’ fu infatti.
Scordai la cognizione del tempo.
-Allora?-
Avevo perso l’attacco della mano allo stipite liscio della
porta.
-Ti senti più leggera?
-Mi sento più vuota…-
Abbozzo’ l’ospite con un sorriso tremulo, sperando in una
briciola di bonarietà dalla padrona di casa… -
-Concentrati sul pensiero negativo! Quello che ti grava piu’
sulle spalle…-
-Io…-
Boccheggiai.
“Ma non le ha detto di cacciare fuori la negatività?!”
Il lampeggiamento del minerale mi riprese quasi subito.
Dal viso spiritato di antonia, al seno di Sandra, volli riposare
gli occhi sui lineamenti della padrona di casa.
E mi accorsi che mi fissava.
Deglutì.
Avevo sporto troppo il capo volando vicino al sole.
-Va bene! Basta cosi’ Anto! *Clap* *clap* Basta!-
Battute la mani, come per magia la luce ricomparve in
pochi attimi.
Beh… Sandra aveva rialzato le tapparelle, staccato la spina
all’aggeggio e l’atmosfera apparentemente amichevole era
tornata, cosi come la consapevolezza di Antonia, ma con
una rapidita’ che il mio stordimento aveva fatto fatica a
registrare…
E mentre ancora boccheggiavo, lei era li a chiacchierare
con l’Antonia come se nulla fosse stato.
Sedute sul divano complicemente.
Certo Sandra faceva scivolare fra le note empatiche di
cameratismo femminile spicciolo, un sottotono di
disappunto…
-Scusa l’essere stata un po’ diretta prima, lo faccio perche’
serve e lo detesto, ma c’e’ tanto lavoro che dovrebbe
essere fatto…-
“Cara!”
-Cara, sento che ti trattieni troppo, durante le sedute… se
non canalizzi ciò che hai qui…-
Indico’ il suo meraviglioso petto solennemente.
-non riuscirai a esternarlo… rimarra’ nel tuo stomaco, a
fermentare…-
Dejavu’.
-Hai ragione Sandra, e’… non e’ facile… sei paziente con
me… sai mio marito non sta bene…-
-Ah-ha! Perdona il mio essere diretta, ma te sei te e tuo
marito e’ tuo marito. Lasciamo dei modi di pensare…
antichi, nei musei, dove meritano! Se domandassi a “Lui” di
come si sente… Pensi mi parlerebbe subito di te?-
Antonio tentenno’, ma la mia vicina caritatevolmente era li a
salvarla:
-A me…- Le prese le mani. -Interessi tu.-
“Brava diglielo compagna! Hihihi… il futuro e’ Donna!”
Mi guardo’.
Avevo tenuto la bocca rigida e lo sguardo neutro:
Non poteva avermi letto dentro! Non stavolta!
-Anto guarda Marco. Non vedi che musino da trovatello che
c’ha? Se gli chiedono come sta secondo te cos’e’ la prima
cosa che risponde?- Incrocio’ gli occhi e incespico’
goffamente per imitarmi: -S-sandra…”
Risero e la povera vecchia si rilasso’ ulteriormente.
-Colpevole!-
Incassai alzando i palmi.
-Hai ragione… sei troppo paziente con me Sandra…
quanto ti devo?-
Ormai ero arreso: in presenza della mia vicina esisteva il
concetto di psico-reato.
-Ma figurati, questa volta nulla, solo i granuli, e per le
prossime sedute vedremo!-
Antonia con viva gratitudine depose le banconote sul tavolo
e si avvio’ all’uscita.
“60€ perché sei donna anche tu e anziana! Senno’ in
farmacia erano 20.”
Copri’ la bocca con la mano.
La preoccupazione per il cazziatone incombente basto’ a
ricompormi.
D’altronde era ovvio.
Ero stato io l’interruzione della seduta…
Il suono della porta richiusa fu, il ritorno al presente e allo
sguardo scrutinante della mia vicina.
-Piaciuto lo spettacolino?-
Disse fra il tagliente e la noncuranza, apparentemente
intenta a rassettare le cianfrusaglie sul tavolo.
«come?”
. Ho visto come mi guardavi. Piaciuto lo spettacolino?
“Scusami… non ho potuto fare altrimenti.”
Cosa stava ordinando di preciso? Spostava i
posaceneri, i libri, le prano-cianfrusaglie da un lato
all’altro del tavolo.
-E quindi che mi hai portato? UNA rosa?-
-Una rosa… una sola… si’… non ero sicuro che gradissi
queste cose…-
Oriana Fallaci, dalla copertina di uno di quei volumi
femministi, mi fissava con aria severa.
-Mmmm…-
La mia vicina continuava a rassettare.
“Il futuro’ e’ Donna” fini sotto una rivista sull’allineamento
dei chakra, di fatto allineato. E fui felice che avesse vinto la
spiritualità indiana!
-Ma stai facendo ordine o e’ anche questa, tipo, una pratica
fengshui…-
Sandra si fermo’ decidendo che se c’era da guardarmi
torva ero degno allora di tutta la sua attenzione.
Poi scoppio’ a ridere.
-Mpfffff! Sto per metterti le mani in faccia Marco, se per una
carezza o cavarti un occhio dipende da quello che c’era
nell’altro pacchetto… gioielli?-
-Dei dolcini ovviamente…-
-Oh-hoho! Zuccheri liberi…-
-Beh… Non sei l’unica che gioca sporco!-
-Lo vedo!… cannoli?-
-Anche!… c’e’ un baba, un paio di cassatine e poi…-
-… sono passato da quella pasticceria americana a
prenderti la cheescake e i biscotti ripieni…-
-Allora Non fa nulla…
Perdonato!-
Lo disse con un bel sorriso e nello stomaco un peso si
sciolse
-Conta il pensiero no?-
Attesi che sedette.
Butto’ indietro il collo e sospiro’.
-La boccalona mi ha proprio prosciugato…-
-Avrei detto il contrario… -
Cominciai a massaggiarle le spalle, e azzardai anche un
bacino sul collo.
-Non ti avevo mai visto fare… la sacerdotessa olistica…-
Mi rivolse un sorriso stanco, i suoi occhioni velati:
quell’aria languida fu capace di rubare l’attenzione alla
scollatura maestosa che mi concedeva la veste.
Le cadde lo sguardo un attimo di troppo sulle banconote
deposte sul tavolino.
C’era preoccupazione?
Sentii lo stomaco serrarsi di nuovo, in maniera diversa pero’
e fui pentito della battuta.
Da qualche parte riecheggio’ lo sfogo di Claudio sui salotti
abusivi radical chic…
Non mi sembrava che Sandra avesse caparre o eserciti di
parenti garanti…
Avrei voluto tornare a quella mattina e dirglielo.
Ma non potevo!
Cosi fuggii in cucina a prendere gli zuccherini liberi per la
mia bella.
-Ma che le stavi facendo prima?!-
Mi fece un piccolo cenno col capo perché interrompessi il
massaggio e mi sedessi di fianco.
-Tesoro, Bambino, Cucciolo... ti devo dire una cosa
importante sulle persone, una grande verità, capisci?-
Si accese una sigaretta, mentre sbollivo per trovare un altro
modo di coccolarla:
“Quanto sono belle le donne quando sono stanche!”
-Mi occupo dei 'bisogni spirituali' di tutti quegli adulti che, a
quanto pare, hanno impiegato un sacco di tempo ed
energie per sistemarsi nella vita, la vecchia babbiona,
ovviamente, rientra nella categoria.-
-Si accarezzo’ il seno, sporcando in maniera ambigua la
veste di zucchero a velo.
-Sai, quei bisogni a cui nessuno pensa quando e’
giovane… In occidente ci si crede troppo furbini e poi
quando le lancette stanno per completate il giro, l’angoscia
prende e si baratta l’accumulato per farsi curare, curare da
mali metafisiciNon seppi cosa dire.
-E finche’ questi mali non diventano fisici, il beneficio e’
reciproco.- Ridacchio’ -Beh… quasi.-
Avrei voluto ribattere all’ovvietà ma mi sentivo stranamente
conturbato.
-Ti sei eccitato?-
Di nuovo il suo sguardo rapace.
Di nuovo io che diventavo un pomodoro.
-Eri bellissima…-
Fece fuori un terzo di cannolo in un solo voluttuoso morso
lasciando il mozzicone spezzato, con la crema di ricotta
candida che spumeggiava nel vuoto.
-Si ma rispondimi!-
Annaspai.
-Ammetto…-
Mi venne avvicinato il resto della pasta che morsicai.
-Mmmm… hu… Sandra devo dirt…-
-Dov’eri?-
Deglutii.
-Fuori…-
-Si questo l’ho capito!
Gli uomini fanno regali quando sentono di aver qualcosa da
farsi perdonare… con chi eri?-
Raschiai un “Claudio” spingendo finalmente la frolla della
pasta giu’ per la gola.
-Claudio?! Il tuo amico cavernicolo?! Ed e’ per questo che
sei tutto contento?-
Non capivo se fosse ironica o il principio di una pesante
incazzatura.
Ma le incazzature che si subiscono dalle donne, le
incazzature evitabili, le subiamo commettendo l’errore di
pensare che le due cose si escludano.
-Sono contento perche’ volevo rivederti…-
Mi alzai.
-Ho pensato… ho pensato… a quello che mi hai detto, in
questi giorni…-
Fece per ribattete ma la bloccai.
Mi bloccai.
Corsi in camera sua e prima che potesse protestare ravanai
nel cassettino affianco al letto.
Poi tornai in salotto.
Non ero in ginocchio ma a quattro zampe.
Non avevo nessuna scarpina in mano, ma il suo guinzaglio
in bocca.
“Beccati sto sguardo da cucciolo.”
Sandra rimase seria un attimo.
Poi sorrise, poi rise e applaudii.
-Adesso si’ che ci capiamo!-
E tutte tre le cose furono fatte senza malizia.
CONTINUA…
di
scritto il
2025-11-26
1 4 7
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.