Uomini Deboli Meritano Donne Arrabbiate PT 9
di
Ago G
genere
dominazione
Uomini deboli meritano donne arrabbiate! Parte Nona
Pensato e scritto da Agostino G
(Per feedback graditissimi contattami pure qui dottorbrisco@virgilio.it)
…
Il cataclisma si sarebbe verificato il giorno dopo di quello dopo.
Quindi per una regola non scritta quel pomeriggio lo passai felicemente.
A dire il vero, lo passai in comunione con la mia natura e a letto con Sandra:
Lei nuda come una donna.
Io come un’oggetto.
Pensai che ero un po’ l’accessorio di un centro benessere, e come in quel caso facevo parte di un pacchetto legato più al piacere dell’interessata che del suo stare bene:
Forse mi sottovalutavo.
Forse il contrario.
Ordinammo pizza, e trascorremmo il tempo fumando ed esplorandoci.
Zuccheri, erba e sessualità…
Potevamo essere una versione di coppia Bohémien contemporanea.
Tanto romantica quanto il consentito dai dettami globalisti della metropoli,
La cornice era quella, fatta di decadentismo… sofisticato,
meno intimo, meno ribelle , meno comprensivo con la nevrosi del maschietto che già perde, più sfacciatamente edonistico e autoproclamatamente… “Matriarcale?”
Oppure…
“Uno sprovveduto infatuato di una donna libertina.”
Avrebbe riassunto il mio amico Claudio.
E guardai Sandra:
baciata dal sole, luccicante, pareva sul punto di sciogliersi come un gelato alla nocciola sulle lenzuola candide.
Un’opera d’arte per me ansiogena:
conflittualmente ero combattuto fra l’impellenza di venerarla e quella di offrirle una qualche tipo di protezione cavalleresca.
Non capivo a quale dar retta e quando.
Potevo vedermi un vibratore o uno scudo.
In realtà dovevo essere entrambe le cose al giusto tempismo.
Le teorie femministe bandiscono categoricamente il protezionismo. Le donne no, lo pretendono. Le femministe lo rideclinano, perché comunque sono contenute nel primo insieme.
Massi’… fanculo! Quel pomeriggio riuscii davvero a concentrarmi sulla carne, a lasciarmi andare…
“Abbronzati a Nolo e che cazzo te ne frega del Circeo!”
Per citare una canzone dei Baustelle.
Vivevamo a Villa che non e’ tanto distante.
Basta proseguire lungo viale Monza venti minuti a passo sostenuto.
Venendo da Loreto, sul versante sinistro, si aprono tutti i locali tipici di una zona in gentrificazione, palestre a vetrina, promotrici fra le altre cose di retorici corsi sull’auto-difesa femminile, nuovi condomini dalle promettenti portinerie sfavillanti, e i bar alternativi che scimmiottano orgogliosamente le grandi catene di caffetteria americane e in seno cui, fra uno spritz e un latte di soia, nascono discorsi teoricamente inattaccabili sul pacifismo, i diritti civili e l’anticorporativismo.
Sulla destra resistono fiere ancora le macellerie halal un isolato si e uno pure, i negozi di alimentari, i “compro oro” strategicamente attaccati ai centri Snai, e poi c’e’ il mercato coperto Crespi e all’angolo di ogni traversa, un eterno caffè gestito da un cinese che si chiama Micky, Billy o Alessandro e che con sorriso stanco sopporta la nutrita clientela nord africana.
Le donne in quella zona, passano un bell’aperitivo con qualcuno seduto a un tavolino sulla sinistra, spesso una combriccola di universitari capelloni, parlano della metropoli coraggiosa che abbraccia il cambiamento e si batte contro il fascismo, per finire, la mattina dopo, l’argomento di conversazione degli avventori sul lato opposto, sotto il tag #svago.
L’intervallo fra una boccata di Marlboro e un sorso di peroni.
Io per Sandra ero il versante di sinistra. consapevolmente.
Ci fu un momento di imbarazzo quando lei, portandomi nella sua camera da letto legato a guinzaglio mi fece togliere i boxer dopo essersi spogliata.
Avevo 23 anni e lei 35.
Pose il piedino sulla mia coscia, attese e misuro’ divertita il risultato.
Facevo 13 cm massimo.
Ma ero piccolo di corporatura. Acerbo.
Non arrivavo al metro e settanta e non correvo il rischio quindi di fare involontariamente promesse.
Per carità mi piacevo!
L’insicurezza si trascina dietro una certa vanità e quel fisico esile comprendeva una serie di benefit per me importantissimi:
Armonia, delineamento, grazia dei tratti e i capelli non divenuti peluria schienale. O peggio.
Per me era vitale.
A 23 anni si e’ relativamente freschi di ambiente liceale.
C’e’ ancora un mercato li per essere “carini”.
E poi inginocchiato alla sponda del letto, con il guinzaglio rosa che la proprietaria era solita indossare lei stessa ma con tutt’altro tipo di uomini, non sarebbe stato imbarazzante il contrario? Se avessi tirato fuori un gigalitico pisello venoso?
Quella considerazione la feci non senza una certa amarezza, e’ chiaro.
Forse, potevo sperare che nel tempo sarebbe diminuita…
Ma io mi piaccio e mi piaccio carino.
E “Carino” e’ il termine che Sandra uso’ quando, intimidito dalle sue di misure, mi calai le mutande.
Lo uso’ provocatoriamente.
Lo uso’ anche con genuina sorpresa.
Come se di “quelli” non ne vedesse da una vita.
D’altronde era stata gerarchicamente onesta giorni fa in macchina:
Aveva concluso la sua ultima relazione con un ragazzo italiano anni prima.
Era più giovane dell’eta’ che avevo io in quel momento e lo aveva fatto nel modo istintivamente crudele, passivo e meno fantasioso di cui sono capaci bene o male le donne…
Nego’, tolse e castro’.
Fece lui eunuco , prima di comunicargli ufficialmente che era finito ciò che nella pratica era già finito.
Da li in poi per lei sarebbe stato un carosello di cazzi esotici.
Diede con l’alluce un colpetto al mio membro, sorrise nuovamente e risposi portando la sua mano alle labbra.
Non era importante se moralmente approvassi…
Baciavo dal basso.
Rimasi in ginocchio sulla sponda del letto, lei sdraiata a ventre all’aria, sopra:
come nella nostra prima uscita clandestina, al motel, con una scena che era stata piu’ o meno simile, ma diversa nella dinamica perché sta volta non venivo corretto, sgridato o istruito su cosa fare.
Non stavo venerando il monolito di una Dea, ma una Donna che per altri era stata un avanzo, un bene di seconda mano in tutte le sue vulnerabilità.
E lei, a dispetto di retoriche, aveva piacere che questa consapevolezza l’avessi durante quel tipo di “premure”.
Fu cio’ che non fece, quindi il suo modo di darmi carta bianca, lasciando al contesto l’effettivo rimarcamento dei nostri ruoli.
Perché ci stavamo concedendo una chance…
cosi’ mi piaceva pensare.
Per l’adorazione scelsi di essere dolce:
Prima di sfilarle gli slip, le baciai più volte il ventre con delicatezza, scendendo gradualmente.
Volli darle il tempo di fermarmi. Mi piaceva tutto e non avevo fretta…
Poi calai le mutandine:
Fu qualcosa di osceno e sensuale quando il pizzo delicato dello slip rimase incagliato fra la caviglia abbronzata e il tallone rotondo che era ocra e un filo screpolato.
Baciai intensamente anche quello.
Mi diede una pedata giocosa perché faceva parte del mio ruolo assumermi la colpa del contrattempo.
Glielo baciai di nuovo per dire “Si!”
E scesi.
Scoprii una vagina stupenda come la padrona, olivastra e con la carne all’interno di un colore più tenue:
Sandra era una noce, e il suo pube un triangolo di caramello, con quel filo di adipe che rende una passera una bella passera.
Da schiudere, da far sbocciare come un fiore.
La sua sembrava un tulipano;
Visivamente era l’incarnato a implicitare di trovarsi davanti a una donna tutt’altro che avulsa al piacere.
Quello e il filo di adipe.
Baciai e leccai.
Adorai e adorai sentirla cantare.
Quando fu sazia lei, mi interruppe.
Andai in bagno, mi sciacquai la bocca.
Mi guardai allo specchio per rassicurarmi.
Il riflesso mi allerto’ della presenza di Piuma, la gatta di Sandra.
Doveva essere stata chiusa li apposta, mentre la padrona era impegnata con le sue “vendite” olistiche.
l’animale era stranamente calmo, anche quando i nostri sguardi si incrociarono, mi rimando’ un placido sbattito di palpebre.
Si era accoccolata su una mensola sacrificando lo spazio alle creme, al detergente vaginale e a un bagno schiuma che giacevano per terra in una pozza di liquido.
Misi rapidamente a posto e Tornai in camera da letto lasciando la porta del bagno socchiusa.
Sandra si fece trovare giupina, rivolgendomi le piante dei piedi carnosi e il suo sederone ambrato mentre finiva di rollarsi una canna con noncuranza.
-La gatta…-
non la potevo tenere in giro prima… tu hai altro da fare ora…-
Taglio’ corto.
Mi inginocchiai nuovamente in silenzio,
Conoscevo il mio ruolo e conoscevo il mio compito.
Procedetti con il culo.
Fummo piu’ complici stavolta perché mentre le aprivo la fessura… abbozzai…
“Se… se il tuo ragazzo, avesse…”
Riprendevo il discorso dell’auto lasciato in sospeso due settimane fa…
“Accettato il suo ruolo?”
Rimasi stupito.
Uno era sotto e l’altra sopra, ma entrambi rivolti nella stessa direzione.
“Si… quello…”
Eravamo sintonizzati.
“In un angolo Marco…”
“In un angolo giusto per fargli sapere chi e quando scopavo!”
Il pisellino lotto’ disperatamente per diventare qualcosa che la genetica aveva deciso non poteva essere.
Le diedi qualche bacino sulla natica per rassicurarla e lei poggiando la sua pianta odorosa sul lato del mio viso rassicuro’ me di aver capito.
E ci tranquillizzammo entrambi.
Era una sorta di Dirty Talking quello, ma era anche il suo vissuto.
Il rispetto prima di tutto.
Dopo un breve silenzio, interrotto dal suono di lingua e labbra sulla sua pelle, spontaneamente approfondi’.
“Matteo”
Comincio’ dando un nome all’ultimo dei “bravi ragazzi” con cui sarebbe stata.
Era una di quelle storie.
Quelle per cui conosciuto l’epilogo, sarebbe meglio non sentire il resto, a meno di non volersi far del male.
Noi forse volevamo un po’ quello:
Sandra ai tempi era già una bomba di estrogeni.
Volubile, voluminosa, ma più stretta in vita.
Sorrise raccontando di come si erano incontrati:
Quel giorno aveva fatto un giro di raccolta firme.
Per i corridoi del liceo a poppe sparate mentre perdeva i fogliettini lasciandoli a volteggiar per aria.
Rammentava avesse a che fare con le cause animali.
Per cosa nello specifico non ricordava bene neanche lei.
sicuramente un qualcosa di nobile.
Erano gli inizi dei 2000 e Sandra girava con il pellicciotto che spuntava dallo stivaletto scamosciato e dal cappuccio del woolrich, questo le era rimasto impresso:
Lo status simbol adolescenziale e Matteo.
E il suo commento quando aveva rifiutato di firmare:
-Per i diritti degli animali dentro carcasse di animali.-
Ne era nato un modesto battibecco.
Da nerd aveva preteso di affrontare una donna di passione e piaceri con la logica e la ragione.
Creando il paradosso che fra i due litiganti l’ingenuo fosse proprio quello che usava il raziocinio.
-E per le tette ha capitolato…-
Giocai e mi allungo’ una pedata con mezzo sorriso.
-E anche perché lo scemo si era innamorato.-
si adombro’ nuovamente, facendo un altro tiro.
Si Matteo, era proprio il “ragazzo affidabile” delle commedie liceali, che si riscatta e in quelle americane vince anche, e salvo nel finale aveva seguito il resto del copione per filo e per segno:
Cotto a colpo d’occhio!
Non era brutto, non stereotipava la macchietta del quattrocchi brufoloso, era piacevole, slanciato…
-Capace di essere spiritoso, ironico, e anche tagliente a volte!…-
Concesse magnanimamente Sandra, E mi guardo’ un attimo e poi non mi guardo’ più.
“Di chi parlava adesso?”
Matteo era stato un sacrificio? Concedeva il concedibile per vanità?
Se anche fosse fu fatto con dolcezza funeraria.
Lei lo aveva giustiziato e con il massimo tatto scriveva l’epitaffio.
Io pensai semplicemente che se un orso viene morso da una vipera, va al tappeto lo stesso.
-Ma il problema era che alla fine lui era quello. “Un ragazzo affidabile”.-
Sentenzio’ definitivamente storcendo la bocca:
Per esalazione o disgusto?
Ad ogni modo da quell’etichetta, Matteo non riusciva a sottrarsi.
Tutti i tratti descritti poc'anzi non potevano rubare alle premure che lui sentiva nei confronti di lei.
E quello era un difetto!
Ma era alto.
E quello era un pregio… perché Sandra fra le sue braccia era credibile.
Quindi poterono mettersi assieme ufficialmente.
-E poi nulla.-
Fatico’a fornirmi aneddoti relazionali pur soffermandosi a cercarli, invece non sembro’ confusa su come riassumere la dinamica:
La statura aveva solo allungato di poco quello che sarebbe stato il ciclo vitale di una falena:
Lei si sentiva impacciata da un amore che era un prurito.
Il maglione di lana che ti cuce la nonna:
caldo si! Ma pizzica… imbarazzante anche.
Con Matteo ci si rivedeva goffa, fuori luogo, e quando non fu abbastanza dirsi che “era il gesto d’amore a contare” continuo’ forzandosi per pragmatismo, perché “uno scopo lo aveva.” e non con la maturita’ prossima non era il caso di aumentare il carico emozionale aggiungendo una rottura.
E poi diamine! A liceo si spettegola a prescindere.
Era ovvio, pero’, che il giorno in cui il maglione fosse finito in un angolo dell’ armadio, non sarebbe stato mai piu’ ripreso.
-Allora ho preparato il terreno. Ho dovuto trasformarlo in uno zerbino e non ho potuto farne a meno.-
E una volta che una donna declina le azioni in chiave litotica e’ finita!
Inizio’ a ritrarsi dai baci, a paccarlo alle uscite prima e a essere strategicamente irritata nella rimanenza della loro sempre più rara intimita’.
Quando una volta lui venne a prenderla di sua iniziativa, e lei si trovo’ troppo messa alle strette per inventate l’ennesima scusa decise che il nulla che gli avrebbe concesso, un massaggio ai piedi e un bacino veloce sulla guancia sarebbe stato venduto a caro prezzo.
Quel pomeriggio gli fece fare i suoi compiti mentre messaggiava alle amiche.
La fine di un fuocherello e l’accensione di una fiamma fredda.-
Dopo quell’episodio Matteo fu combustibile per l’altra fiamma, quella che in Sandra accese Ardit.
Un tipo, “Il tipo” che il copione voleva esser l’esatto suo opposto.
Sospiro’ e volli rassicurarla.
Non aveva senso, perché io mi sentivo di fondo Matteo, senza essere alto.
Interruppi solo un attimo le leccate, le carezzai la schiena, come a dirle che pur essendo escluso da quel mondo di Donne e gradini sociali per me era tutto a posto. Che ci tenevo a lei e lei vedevo… e non tutta la serie di ideologie in cui raccogliamo noi e gli altri.
Compi’ come un tordo lo stesso errore del suo fidanzatino liceale.
forse volevo rassicurare egoisticamente me stesso.
Sandra necessitava di ascolto e io le avevo offerto una comprensione preventiva.
Forse lei capi’ proprio quello.
Con un colpo brusco, mi sottro’ il suo corpo.
Un polpaccio sibilo’ sullo zigomo mentre senza grazia si capovolgeva facendo vibrare il materasso.
striscio’ sui gomiti facendo ballare le tette.
Ficco’ gli alluci nel cuscino che fino a quel momento le aveva sorretto la nuca.
I nostri visi erano quasi attaccati.
Non era più persa nel passato a cercare Matteo.
guardava me che Con l’ occhio da triglia accoglievo due feritoie.
E doveva vedermi per come ero in quel momento, un pesciolino con le budella di fuori.
Mi agguanto’ la nuca e non fui piu’ libero di sottrarmi ne di avvicinarmi quel poco da poterla baciare.
voleva essere raggiunta in altra maniera.
-Ardit mi ha semplicemente presa, mi ha fatto sentire donna…
E quanto, quanto ho goduto a pensare a quello sfigato mentre mi facevo dominare.-
Lascio’ del piombo sul mio stomaco.
Lascio’ che capissi che “quello sfigato” era rivolto a chi aveva davanti in quel momento.
Lo spinello fra le sue due dita mi sfrigolo’ vicino ai capelli.
-Toccati. Adesso hai il permesso. Solo adesso.-
E la mia mano era gia’ li.
Mi parlo’ di Ardit, lo stronzo del serale.
Ardit l’albanese.
Aveva 25 anni e il collo taurino.
Sandra usciva in ritardo, trattenuta per un chissà quale progetto di figurativo.
Lui fuori a fumare sotto la scalinata, prima inosservato, le si presento’ da dietro, con un fischio dritto al culo.
Face una pessima impressione fin da subito:
Con una testa che era un pollice su cui una mano adulta ha scarabocchiato un sorriso sopra. Ma solo su una meta’.
Anche di fisico sgradevole, carnoso, anche da vestito assomigliava a una vescica cresciuta sotto la pelle.
Sandra squadrandolo valuto’ se fosse il caso di sprecare il tempo a redarguirlo ma a lui in apparenza era più preso dalla sua sigaretta.
Parlo’ Ardit poi giocando sporco fin da subito:
L’ Accalappio’ con il discorsetto drammatico sulla vita dura, perche’ ai ragazzi del serale ha fatto gia’ sapere che non sara’ regalato nulla.
Fu quindi lei in dovere di regalargli l’ascolto e poi la compagnia mentre si avviavano a prendere una birra.
-Zio! Quella roba socialista per le donne e’ sempre un’ipnosi- potevo immaginarmi il commentino di Claudio.
Ardit rincaro’ la dose monologando l’orgoglio dell’operaio che tira avanti con pochissimo, salvo poi vantarsi di farlo con il minimo sforzo possibile.
E quello era il suo vero compiacimento.
Campare con poco ma dando nulla.
Prendere quello che si può ma prendere e basta.
Mentre camminavano, nella testa di Sandra c’era stato un cortocircuito.
A livello emozionale assimilo’ solo l’incipit proletario che prese subito a pugni l’immagine sbiadita e inutile di Matteo.
Mentre lei distraeva il barista con il suo ordine lui aveva aperto il frigo e si era servito di quello che doveva.
La birra era finita nelle mutande pronta a essere consumata più tardi, stessa cosa valse per Sandra:
Tornati al liceo, gli fece un pompino in bagno. In ginocchio. Lui seduto sul water. Lei con l’odore di ammoniaca e orina nelle narici, in lacrime.
Per quello e per altro.
Ardit si sarebbe vantato di aver avuto senza fatica anche la gola di Sandra.
Sia chiaro, l’interessata non era intenzionata a dar seguito.
Mentre sola, predata, tornava a casa, si preoccupo’ anche che le voci girassero.
Poi rientrata, la chiamata del suo fidanzato.
Avevano parlato.
Lui preoccupato per come stavano andando le cose fra loro, forse colpito da un qualche tipo di intuizione, si era scavato, sempre con quella patina premurosa, la fossa
e lei che gli mandava qualche freddo bacio telefonico, ma con il pensiero e la bocca riaccesi sul cazzo dell’altro.
E la fiamma blu era diventata un incendio.
E i pompini ad Ardit un rito.
Massi’ era l’ultimo anno di liceo, la relazione con Matteo doveva durare fino a Giugno… massimo…
Sarebbe stata la Regina dello sfigato qualora Ardit l’avesse lasciata a catena sciolta.
-Quando alla fine non ne ho potuto piu’ glie l’ho detto. E sono stata buona, ho detto solo del tradimento e basta. Senza i dettagli.-
-Marco… hai qualcosa da dire?-
Ancora boccheggiavo.
Ero venuto alle parte in cui Sandra a carponi chiamava il suo ragazzo arrabbiata, giusto per reciprocare roba che non contava nulla neanche per lei, giusto per condire meglio la sottomissione davanti al cazzo dell’altro.
-E… e lui?-
-Lui se n’e’ andato in silenzio e non si e’ piu’ fatto sentire.-
Lo disse con un tono, come se il tradimento l’avesse fatto Matteo a lei. E in maniera assurda mi risentii anche io.
Sandra ero un gioiello prezioso, a prescindere.
-Hai detto che se avesse accettato…-
-So cosa ho detto.-
-Ma sarebbe rimasto nella tua vita?-
-Non so dirtelo…-
Non le credetti.
-Posso essere io lui… Me lo permetteresti?-
La presi in contropiede.
Non lo feci apposta:
Era intimamente quello che volevo.
Era quello che voleva sentire lei.
Ma rimanemmo stupiti entrambi.
Mi diede un bacio intenso sulla fronte.
-Vai a pulirti di nuovo e poi torna qui.
Torna qui da me.-
Obbedii lentamente.
Soprappensiero per la richiesta appena fatta.
Un po’ mi vergognavo, ma il mio corpo cominciava a rilassarsi
Rientrando la terza volta in camera, ritrovai Sandra seduta, che si scioglieva i capelli.
-Rimettiti il cosino fra le mutande e poi siediti qui!-
Cinguetto’. Batte’ sul letto e io mi sedetti affianco a lei lentamente.
Avevo il suo permesso e mi sembro’ surreale.
Si sciolse i capelli dando un’ultima scrollata di spalle battagliera. I ricci le ricaddero sul petto e sul seno nudo e ora accogliente.
La presi con una mano e la baciai intensamente.
Sandra idealista.
Sandra che sfuggiva alle carezze, che frustrata si faceva fare i compiti.
Sandra che spompinava Ardit.
Mi girava la testa e mi batteva il cuore.
Ci coricammo.
Ci baciammo di nuovo.
Fu tutto bellissimo.
Osai sentirmi uomo. Che paradosso.
Il mio braccio scivolo’ sotto la sua schiena
di lì a poco, con odio, mi sarei rimproverato di non aver capito che quella sensazione di mascolinita’ era semplicemente data dal fatto che Sandra avesse piegato le ginocchia, spingendosi un po’ più sotto, circoscrivendo cosi’ le nostre differenze di statura.
Io lasciavo che si riposasse sul mio petto come Sean Connery faceva con una delle sue dozzinali conquiste in uno degli 007, solo perché lei aveva permesso che succedesse.
Mi sarei odiato per non aver riflettuto su quanto quel gesto significasse, fatto da un tipo di donna come Sandra e per non averle fatto capire quanto lo apprezzassi.
Dopo un po’ non resistetti.
Mi misi a sedere. Non fu contrariata.
Le carezzai lo stomaco.
-C’e’ stato altro…-
L’indice tracciava delle aureole timide intorno al suo ombelico.
-Mmmm?-
-Quando mi hai detto che sei stata buona, che non sei scesa nei dettagli del tradimento…-
-Non mi credi?-
Ridacchio’ poggiandomi una mano sul viso.
-Mi ritieni cosi…-
-Forse…-
Le baciai il palmo. Stavo osando. Lei sorrise.
Mi porto con l’altra mano a scendere lentamente.
Era umida.
-Non l’ho fatto. Non sono scesa nei dettagli. Ma l’ho rimpianto.-
Quando tornai al mio appartamento cominciai presto a sentirmi nuovamente nervoso.
La mancanza di quella donna era un’astinenza perché
In sua presenza ero un bimbo spaventato, Ma da solo chi ero?
Non di certo l’uomo delle retoriche maciste di Claudio.
Quello che sa quando lasciare una femmina e nel farlo guadagna pure centimetri di cazzo.
No! Io ero quello che si imbozzola nella sua crisalide esistenziale sull’archetipo pirandelliano. Quello che il risveglio metafisico lo paga.
E pativo per trovarmi ventenne a rigettare gli assolutismi che entrambe le fazioni mi propinavano pur tendendo a Sandra, pur desiderando mutare in qualsiasi cosa mi avesse permesso di starle accanto.
Alle 18 rientro’ Lucia la mia fidanzata e feci un grande sforzo per essere romantico. Per mascherare la frigidezza che sentivo nel cuore.
Anche perché quello potevo darle:
Una recita convincente.
mentre cenavamo mi diede la notizia
Sarebbe stata dalla madre tutto il weekend
Fui ipocrita a offrire la mia spalla e accogliere la novella con segreta felicita’.
Perché c’erano di mezzo dei problemi:
Niente che di principio avesse a che fare con la salute o cose serie,
Ma sua madre era un’inerte, e di quelle buone.
Di quelle cui il mondo, e poi gli altri, dopo una certa, finiscono per riversare tutte le energie negative.
Come quando sei in ufficio o nella metro, e non ti preoccupi più di dove butti e cosa:
Il bidone più alla mano e capiente e’ quello che diventa una discarica di merda irreciclabile.
Cosi’ pensai ma con la voce di Sandra.
Ad ogni modo Si era trattata di una piccola questione adolescenziale.
Lucia me lo spiego’ con un rammarico ingenuo. Senza giudizi.
Sua sorella minore, che viveva ancora con i suoi, una sera aveva preteso di rientrare a un orario improponibile.
Era scoppiato un litigio terrificante.
Nessuna delle due era abbastanza forte e dura da prevaricare sull’altra, e questo era peggio, perche’ si era creata una partita fra madre e figlia che lasciava gioco libero all’arma bianca verbale, a una tensione passiva logorante che la mia-mai-futura-suocera aveva somatizzato.
Questo non lo dissi, lo lessi fra me e me cosi’, crudelmente, ignaro del fatto da li a poco sarei stato io far da parafulmine sociale.
Dopo che Lucia si fu addormentata, sgusciai fuori dal letto, e scesi in strada.
Era buio. Il telefono mi segnava le 23.30
Ottobre si era ricordato di essere un mese invernale.
Mi infilai le mani in tasca.
L’illuminazione, oltre gli sparuti lampioni di viale Monza era offerta per lo più dell’insegna di un chiosco motorizzato
“Il tempio della Carne.”
Roba latina, street food peruviano.
Rilessi nella mente con un accento poco politically correct, e non potei che ripensare a Sandra venditrice olistica prima, e poi dopo, nuda a letto, bistecca di Ardit e chi altro.
Intorno al carretto un gruppetto di avventori si era radunato e interagiva fra loro, ridevano, urlavano, forse litigavano.
Ma lo faceva in maniera spensierata. Vitale.
E io mi sentii invidioso.
Tornai a letto dopo essermi fumato una sigaretta.
Lucia dormiva ancora…
La mattina dopo, l’aiutai a mettere il necessario in una valigetta, accompagnandola a casa dei suoi.
Condii quel momentaneo, e per nulla sofferto, addio di 3 giorni con mille moine e stucchi vari.
E fu cio’ che fra tutte le operazioni mi costo’ più sforzo.
Rientrai per le 12.
Salii su da Sandra a due gradini per volta.
Mi avrebbe presentato Adrianna, la SUA amica storica.
“No caro! Ti presento A Adrianna!”
Va bene lo stesso!
Va bene lo stesso…
Il punto e’ che si erano gia’ viste, per la riconsegna della gatta… per parlare di quanto si erano mancate… di scarpe, di vestiti, di maschi… e di tutte quelle cose di cui parlano le donne di qualsiasi ceto sociale ed eta’…
Ma questo era il giro di NOI (e Adrianna).
Io e Sandra.
Come una coppietta!
Quindi Sandra quella mattina si era messa ai fornelli e aveva preparato un pan di spagna, una torta cremosa, e con la frolla avanzata, dei biscotti che avremmo consumato solo io e lei:
Quando entrai nel suo appartamento nell’aria alleggiava un buon profumo di burro e pane cotto che aveva spazzato via l’odore degli intrugli fai da te.
Indossava persino un grembiule ed era su di giri e io vivamente felice di questo.
Mi stava presentando, come sua estensione. Come una coppia.
L’ho già detto?!
Va bene lo stesso…
Mentre era indaffarata Non parlo’ di Tori, Sub, manzi, sfigati, vincenti e falliti.
non parlo’ di gerarchie che non fossero relegate prettamente al mondo dolciario.
So cuocere la pasta e lo so fare al dente… basta non dar retta al minutaggio eccessivo sul retro della confezione.
So solo fare quello e quando mi vide fare una faccia mentre aggiungeva un po’ di sale nella frolla, sorridendo mi spiego’ che serve anche nella preparazione dei dolci più stucchevoli.
Le ronzai intorno come un fuco, fluttuando a cuor leggero, l’aiutai anche a pulire il pentolame e a rimetterlo a posto, poi andammo a letto a coricarci, e farci le coccole…
Di nuovo quella fantastica concessione.
In sottofondo mettemmo un film di Cronemberg, “il “
demone sotto la pelle”.
Anche a Sandra piacevano gli horror!
Dimentichiamo il contesto, i 12 anni differenza, l’ideologia, il ritmo delle nostre vite, il tuo essere Donna e donna e io Uomo e uomo in divenire…
“Anche a te piacciono i film di spessore? Siamo compatibili allora!”
Lo vedemmo solo a tratti il film... Ma fra una carezza e l’altra!
Quando sdraiati, lei piegava le ginocchia, ci allineavamo magicamente.
Il suo seno morbidissimo mi premeva contro il petto.
Potevo essere il protagonista virile in un film degli anni 80, che ha
Avevo le sue labbra a portata delle mie
Bastava un colpo di mento per baciarla.
Ci addormentammo.
Mi svegliai.
Sentivo freddo.
Mancava il suo corpo caldo ad avvolgermi.
L’odore di pane non c’era più.
Possibile che la sveglia non fosse scattata?
Ebbi il bisogno di colpo di essere vestito.
Quando mi tirai su fui colto dalla ansia.
Dov’era il telefono?
uscii
In soggiorno lo trovai nelle sue mani.
Lei fumava
Se ne stava seduta sul divano con in viso un’espressione indecifrabile.
-Si’ zio, se ha bisogno di una pausa fra una palpata di Aziz, e una di Mohamed… o fra un Salvo e un Turi…-
Lesse il messaggio di Claudio con freddezza.
-Sandra… e’ un messaggio vecchio…-
-Non…-
E non riuscii a giustificarmi.
Dentro di me un bambino pianse:
Cioè che centravo con i commenti acidi di Claudio!…
Anzi io-io gli avevo chiesto chiaramente di non rivolgersi a lei in quella maniera inappropriata.
Lo avevo fatto anche nella stessa chat, le bastava scrollare… un colpo di pollice!
Poteva vederlo!
Il messaggio era vecchio ma io gia’ innamorato!
-Sandra…-
“Anche fuori, anche se non puoi saperlo, io l’ho ripreso…
E nei messaggi puoi leggerlo chiaramente!
Puoi vederlo…
Ti prego Sandra…”
Non riuscii a parlare.
Si era letta tutto e non importava.
Soffriva e soffrivo anche io.
Sentii un buco nello stomaco.
Gracchiai un:
-Mi dispiace.-
Con gli occhi umidi.
Sprofondavo nelle sabbie mobili ma ero sincero.
-Vai via… -
-Sandra…
-Io…-
-No! No… non ora. Sono davvero a tanto cosi. Esci.-
Non posso descrivervi quanto mi sentii male.
Soffrii e lo feci credo senza troppo vittimismo:
Chiedendomi quanto di quel sentimento fosse per la paura egoista di non rivederla piu’.
Quanto fosse per il senso di colpa, sapere semplicemente d’averla tagliata, perché quello era, a prescindere da tutto, a prescindere da una mia presunta innocenza, un fatto concreto e odioso.
Sandra sanguinava.
Il resto contava poco.
Non ricordo ancora adesso di aver ripreso il telefono, di essere uscito… di essere tornato di sotto.
Blackout totale.
Presi coscienza nell’appartamento un paio di ore dopo, fortunatamente solo.
Con Lucia in giro a chiedere affetto e a cui dover giustificare pure la disperazione non credo che avrei retto neanche a breve termine.
Giravo in canotta col pisello a penzoloni.
andando in bagno dovevo aver perso i boxer e non li avevo più ripresi.
Non so con quale forza verso le sette di sera mi tirai su dal letto, e mi vestii.
feci viale monza a piedi, sembro’ di star fermo e che la strada scorresse sotto di me ma per il verso opposto.
I rumori del traffico arrivavano ovattati.
Su Milano era discesa la nebbia.
Non vedevo dove andavo e non mi interessava neanche.
Vagavo in stato confusionale.
Solo quando mi trovai davanti al bar Angolare. Realizzai che avevo raggiunto e passato piazzale Loreto
Gli avventori tutti giovani e radicali tagliavano la foschia coi loro rigurgiti di spensierato buonismo.
Mi orientai per raggiungere la fermata del bus, lo presi e scesi a porta romana.
Da quelle parti frequentavo le scuole medie, non fu neanche tanto subconscio il cercare lo stesso luogo che aveva inquadrato un periodo in cui il mondo femminile mi interessava meno di un pacchetto di figurine panini:
A quel tempo e neanche tanto distante Sandra, aveva già finito il liceo e deciso che le sue belle forme avrebbero accolto solo tipi ultramelanizzati.
Le ero gia’ indietro prima ancora di essere uomo!
Un idiota che giocava una partita persa piu’ di 10 anni fa!
Strizzai gli occhi.
Li’ vicino prendevo sempre il kebab dopo la scuola e trovai lo stesso locale ancora aperto.
Con l’insegna cambiata, i prezzi radduplicati ma il medesimo banconista ingrigito.
E serviva anche gli alcolici!
Un punto a favore per i radicali di Nolo…
Lo salutai speranzoso che si ricordasse di me, incontrando solo un cenno freddo di cortesia.
Non ero mai stato uno che spiccava. O per cui ci si ricorda, La gente mi guarda strano per i tratti fanciulleschi e i vestiti larghi:
Presi un panino, e due birre Cobra.
Dovetti pure esibire la carta di identità, ma osai farlo sbuffando!
Mentre aspettavo la 91, me ne scolai una tutto d’un fiato.
Una vecchietta mi guardo’ preoccupata con la coda dell’occhio!
“Ecco mondo! Sono l’eroe di un romanzo americano degli anni 30! Piu’ prendo smacchi dalle donne, piu’ divento uomo e temibile!”
Ridacchiai amaramente spaventando ulteriormente la poveretta.
Il 91 non si fece attendere, come sempre quando si fuma, si beve o si ha un amore non corrisposto che si cerca di dimenticare.
L’autista, un caprone, squadrandomi male volle obbiettarmi il bagaglio alcolico.
Gli alzai il dito medio e salii lo stesso.
Negli ultimi posti un gruppo di latini sbevazzava ascoltando musica a tutto volume.
Capii di aver mosso un’opposizione civicamente ingiusta, ma antropologicamente sacra.
Vedi Sandra? Posso piacerti anche cosi’ forse…
Ti giuro che non ti mollo come Ardit e tutti gli altri!
Tornato a Villa, mi fermai al solito alimentari, e presi una bottiglia di vodka all’amarena da quasi un litro.
Sceso dall’ autobus avevo- dovevo aver scolato anche la seconda birra.
Mi lasciai prendere dalla caratteristica propositivita’ etilica, ormai euforico e assonnato.
“Mi arruolo, e vado a combattere”
E faticavo a far girare la chiave nella serratura del portone.
Incespicai sulle scale. Caddi un paio di volte sbattendo con le ginocchia.
Gattonai a letto, cercando il ciuccio gelido della bottiglia di vetro.
Mentre armeggiavo con la copertura d’alluminio del tappo la gaiezza scemo’:
Non avevo particolari pretese di dignità, volevo riuscire a svenire prima che il dolore tornasse tenendomi sveglio.
Quando scartai il copritappo mi arrivo’ il segnale di notifica dal telefono.
Basto’ quello.
Basto’ la possibilità fosse Sandra per farmi ripiombare in uni stato di ansia reverenziale.
Sbloccai lo schermo…
Era lei. ERA LEI. Dio grazie!
“Domani qui puntuale alle 10. Non tardare, non mi far sfigurare!”
Grazie Sandra. Grazia mia Dea!
Buona caritatevole. Divina. Lode a te regina di Cuori!
Grazie.
Grazie che sei paziente!
Vuoi comunque presentarmi ad Adrianna dopo che ti ho deluso! Grazie! Grazie!
Dormii male ma dormii.
CONTINUA…
Pensato e scritto da Agostino G
(Per feedback graditissimi contattami pure qui dottorbrisco@virgilio.it)
…
Il cataclisma si sarebbe verificato il giorno dopo di quello dopo.
Quindi per una regola non scritta quel pomeriggio lo passai felicemente.
A dire il vero, lo passai in comunione con la mia natura e a letto con Sandra:
Lei nuda come una donna.
Io come un’oggetto.
Pensai che ero un po’ l’accessorio di un centro benessere, e come in quel caso facevo parte di un pacchetto legato più al piacere dell’interessata che del suo stare bene:
Forse mi sottovalutavo.
Forse il contrario.
Ordinammo pizza, e trascorremmo il tempo fumando ed esplorandoci.
Zuccheri, erba e sessualità…
Potevamo essere una versione di coppia Bohémien contemporanea.
Tanto romantica quanto il consentito dai dettami globalisti della metropoli,
La cornice era quella, fatta di decadentismo… sofisticato,
meno intimo, meno ribelle , meno comprensivo con la nevrosi del maschietto che già perde, più sfacciatamente edonistico e autoproclamatamente… “Matriarcale?”
Oppure…
“Uno sprovveduto infatuato di una donna libertina.”
Avrebbe riassunto il mio amico Claudio.
E guardai Sandra:
baciata dal sole, luccicante, pareva sul punto di sciogliersi come un gelato alla nocciola sulle lenzuola candide.
Un’opera d’arte per me ansiogena:
conflittualmente ero combattuto fra l’impellenza di venerarla e quella di offrirle una qualche tipo di protezione cavalleresca.
Non capivo a quale dar retta e quando.
Potevo vedermi un vibratore o uno scudo.
In realtà dovevo essere entrambe le cose al giusto tempismo.
Le teorie femministe bandiscono categoricamente il protezionismo. Le donne no, lo pretendono. Le femministe lo rideclinano, perché comunque sono contenute nel primo insieme.
Massi’… fanculo! Quel pomeriggio riuscii davvero a concentrarmi sulla carne, a lasciarmi andare…
“Abbronzati a Nolo e che cazzo te ne frega del Circeo!”
Per citare una canzone dei Baustelle.
Vivevamo a Villa che non e’ tanto distante.
Basta proseguire lungo viale Monza venti minuti a passo sostenuto.
Venendo da Loreto, sul versante sinistro, si aprono tutti i locali tipici di una zona in gentrificazione, palestre a vetrina, promotrici fra le altre cose di retorici corsi sull’auto-difesa femminile, nuovi condomini dalle promettenti portinerie sfavillanti, e i bar alternativi che scimmiottano orgogliosamente le grandi catene di caffetteria americane e in seno cui, fra uno spritz e un latte di soia, nascono discorsi teoricamente inattaccabili sul pacifismo, i diritti civili e l’anticorporativismo.
Sulla destra resistono fiere ancora le macellerie halal un isolato si e uno pure, i negozi di alimentari, i “compro oro” strategicamente attaccati ai centri Snai, e poi c’e’ il mercato coperto Crespi e all’angolo di ogni traversa, un eterno caffè gestito da un cinese che si chiama Micky, Billy o Alessandro e che con sorriso stanco sopporta la nutrita clientela nord africana.
Le donne in quella zona, passano un bell’aperitivo con qualcuno seduto a un tavolino sulla sinistra, spesso una combriccola di universitari capelloni, parlano della metropoli coraggiosa che abbraccia il cambiamento e si batte contro il fascismo, per finire, la mattina dopo, l’argomento di conversazione degli avventori sul lato opposto, sotto il tag #svago.
L’intervallo fra una boccata di Marlboro e un sorso di peroni.
Io per Sandra ero il versante di sinistra. consapevolmente.
Ci fu un momento di imbarazzo quando lei, portandomi nella sua camera da letto legato a guinzaglio mi fece togliere i boxer dopo essersi spogliata.
Avevo 23 anni e lei 35.
Pose il piedino sulla mia coscia, attese e misuro’ divertita il risultato.
Facevo 13 cm massimo.
Ma ero piccolo di corporatura. Acerbo.
Non arrivavo al metro e settanta e non correvo il rischio quindi di fare involontariamente promesse.
Per carità mi piacevo!
L’insicurezza si trascina dietro una certa vanità e quel fisico esile comprendeva una serie di benefit per me importantissimi:
Armonia, delineamento, grazia dei tratti e i capelli non divenuti peluria schienale. O peggio.
Per me era vitale.
A 23 anni si e’ relativamente freschi di ambiente liceale.
C’e’ ancora un mercato li per essere “carini”.
E poi inginocchiato alla sponda del letto, con il guinzaglio rosa che la proprietaria era solita indossare lei stessa ma con tutt’altro tipo di uomini, non sarebbe stato imbarazzante il contrario? Se avessi tirato fuori un gigalitico pisello venoso?
Quella considerazione la feci non senza una certa amarezza, e’ chiaro.
Forse, potevo sperare che nel tempo sarebbe diminuita…
Ma io mi piaccio e mi piaccio carino.
E “Carino” e’ il termine che Sandra uso’ quando, intimidito dalle sue di misure, mi calai le mutande.
Lo uso’ provocatoriamente.
Lo uso’ anche con genuina sorpresa.
Come se di “quelli” non ne vedesse da una vita.
D’altronde era stata gerarchicamente onesta giorni fa in macchina:
Aveva concluso la sua ultima relazione con un ragazzo italiano anni prima.
Era più giovane dell’eta’ che avevo io in quel momento e lo aveva fatto nel modo istintivamente crudele, passivo e meno fantasioso di cui sono capaci bene o male le donne…
Nego’, tolse e castro’.
Fece lui eunuco , prima di comunicargli ufficialmente che era finito ciò che nella pratica era già finito.
Da li in poi per lei sarebbe stato un carosello di cazzi esotici.
Diede con l’alluce un colpetto al mio membro, sorrise nuovamente e risposi portando la sua mano alle labbra.
Non era importante se moralmente approvassi…
Baciavo dal basso.
Rimasi in ginocchio sulla sponda del letto, lei sdraiata a ventre all’aria, sopra:
come nella nostra prima uscita clandestina, al motel, con una scena che era stata piu’ o meno simile, ma diversa nella dinamica perché sta volta non venivo corretto, sgridato o istruito su cosa fare.
Non stavo venerando il monolito di una Dea, ma una Donna che per altri era stata un avanzo, un bene di seconda mano in tutte le sue vulnerabilità.
E lei, a dispetto di retoriche, aveva piacere che questa consapevolezza l’avessi durante quel tipo di “premure”.
Fu cio’ che non fece, quindi il suo modo di darmi carta bianca, lasciando al contesto l’effettivo rimarcamento dei nostri ruoli.
Perché ci stavamo concedendo una chance…
cosi’ mi piaceva pensare.
Per l’adorazione scelsi di essere dolce:
Prima di sfilarle gli slip, le baciai più volte il ventre con delicatezza, scendendo gradualmente.
Volli darle il tempo di fermarmi. Mi piaceva tutto e non avevo fretta…
Poi calai le mutandine:
Fu qualcosa di osceno e sensuale quando il pizzo delicato dello slip rimase incagliato fra la caviglia abbronzata e il tallone rotondo che era ocra e un filo screpolato.
Baciai intensamente anche quello.
Mi diede una pedata giocosa perché faceva parte del mio ruolo assumermi la colpa del contrattempo.
Glielo baciai di nuovo per dire “Si!”
E scesi.
Scoprii una vagina stupenda come la padrona, olivastra e con la carne all’interno di un colore più tenue:
Sandra era una noce, e il suo pube un triangolo di caramello, con quel filo di adipe che rende una passera una bella passera.
Da schiudere, da far sbocciare come un fiore.
La sua sembrava un tulipano;
Visivamente era l’incarnato a implicitare di trovarsi davanti a una donna tutt’altro che avulsa al piacere.
Quello e il filo di adipe.
Baciai e leccai.
Adorai e adorai sentirla cantare.
Quando fu sazia lei, mi interruppe.
Andai in bagno, mi sciacquai la bocca.
Mi guardai allo specchio per rassicurarmi.
Il riflesso mi allerto’ della presenza di Piuma, la gatta di Sandra.
Doveva essere stata chiusa li apposta, mentre la padrona era impegnata con le sue “vendite” olistiche.
l’animale era stranamente calmo, anche quando i nostri sguardi si incrociarono, mi rimando’ un placido sbattito di palpebre.
Si era accoccolata su una mensola sacrificando lo spazio alle creme, al detergente vaginale e a un bagno schiuma che giacevano per terra in una pozza di liquido.
Misi rapidamente a posto e Tornai in camera da letto lasciando la porta del bagno socchiusa.
Sandra si fece trovare giupina, rivolgendomi le piante dei piedi carnosi e il suo sederone ambrato mentre finiva di rollarsi una canna con noncuranza.
-La gatta…-
non la potevo tenere in giro prima… tu hai altro da fare ora…-
Taglio’ corto.
Mi inginocchiai nuovamente in silenzio,
Conoscevo il mio ruolo e conoscevo il mio compito.
Procedetti con il culo.
Fummo piu’ complici stavolta perché mentre le aprivo la fessura… abbozzai…
“Se… se il tuo ragazzo, avesse…”
Riprendevo il discorso dell’auto lasciato in sospeso due settimane fa…
“Accettato il suo ruolo?”
Rimasi stupito.
Uno era sotto e l’altra sopra, ma entrambi rivolti nella stessa direzione.
“Si… quello…”
Eravamo sintonizzati.
“In un angolo Marco…”
“In un angolo giusto per fargli sapere chi e quando scopavo!”
Il pisellino lotto’ disperatamente per diventare qualcosa che la genetica aveva deciso non poteva essere.
Le diedi qualche bacino sulla natica per rassicurarla e lei poggiando la sua pianta odorosa sul lato del mio viso rassicuro’ me di aver capito.
E ci tranquillizzammo entrambi.
Era una sorta di Dirty Talking quello, ma era anche il suo vissuto.
Il rispetto prima di tutto.
Dopo un breve silenzio, interrotto dal suono di lingua e labbra sulla sua pelle, spontaneamente approfondi’.
“Matteo”
Comincio’ dando un nome all’ultimo dei “bravi ragazzi” con cui sarebbe stata.
Era una di quelle storie.
Quelle per cui conosciuto l’epilogo, sarebbe meglio non sentire il resto, a meno di non volersi far del male.
Noi forse volevamo un po’ quello:
Sandra ai tempi era già una bomba di estrogeni.
Volubile, voluminosa, ma più stretta in vita.
Sorrise raccontando di come si erano incontrati:
Quel giorno aveva fatto un giro di raccolta firme.
Per i corridoi del liceo a poppe sparate mentre perdeva i fogliettini lasciandoli a volteggiar per aria.
Rammentava avesse a che fare con le cause animali.
Per cosa nello specifico non ricordava bene neanche lei.
sicuramente un qualcosa di nobile.
Erano gli inizi dei 2000 e Sandra girava con il pellicciotto che spuntava dallo stivaletto scamosciato e dal cappuccio del woolrich, questo le era rimasto impresso:
Lo status simbol adolescenziale e Matteo.
E il suo commento quando aveva rifiutato di firmare:
-Per i diritti degli animali dentro carcasse di animali.-
Ne era nato un modesto battibecco.
Da nerd aveva preteso di affrontare una donna di passione e piaceri con la logica e la ragione.
Creando il paradosso che fra i due litiganti l’ingenuo fosse proprio quello che usava il raziocinio.
-E per le tette ha capitolato…-
Giocai e mi allungo’ una pedata con mezzo sorriso.
-E anche perché lo scemo si era innamorato.-
si adombro’ nuovamente, facendo un altro tiro.
Si Matteo, era proprio il “ragazzo affidabile” delle commedie liceali, che si riscatta e in quelle americane vince anche, e salvo nel finale aveva seguito il resto del copione per filo e per segno:
Cotto a colpo d’occhio!
Non era brutto, non stereotipava la macchietta del quattrocchi brufoloso, era piacevole, slanciato…
-Capace di essere spiritoso, ironico, e anche tagliente a volte!…-
Concesse magnanimamente Sandra, E mi guardo’ un attimo e poi non mi guardo’ più.
“Di chi parlava adesso?”
Matteo era stato un sacrificio? Concedeva il concedibile per vanità?
Se anche fosse fu fatto con dolcezza funeraria.
Lei lo aveva giustiziato e con il massimo tatto scriveva l’epitaffio.
Io pensai semplicemente che se un orso viene morso da una vipera, va al tappeto lo stesso.
-Ma il problema era che alla fine lui era quello. “Un ragazzo affidabile”.-
Sentenzio’ definitivamente storcendo la bocca:
Per esalazione o disgusto?
Ad ogni modo da quell’etichetta, Matteo non riusciva a sottrarsi.
Tutti i tratti descritti poc'anzi non potevano rubare alle premure che lui sentiva nei confronti di lei.
E quello era un difetto!
Ma era alto.
E quello era un pregio… perché Sandra fra le sue braccia era credibile.
Quindi poterono mettersi assieme ufficialmente.
-E poi nulla.-
Fatico’a fornirmi aneddoti relazionali pur soffermandosi a cercarli, invece non sembro’ confusa su come riassumere la dinamica:
La statura aveva solo allungato di poco quello che sarebbe stato il ciclo vitale di una falena:
Lei si sentiva impacciata da un amore che era un prurito.
Il maglione di lana che ti cuce la nonna:
caldo si! Ma pizzica… imbarazzante anche.
Con Matteo ci si rivedeva goffa, fuori luogo, e quando non fu abbastanza dirsi che “era il gesto d’amore a contare” continuo’ forzandosi per pragmatismo, perché “uno scopo lo aveva.” e non con la maturita’ prossima non era il caso di aumentare il carico emozionale aggiungendo una rottura.
E poi diamine! A liceo si spettegola a prescindere.
Era ovvio, pero’, che il giorno in cui il maglione fosse finito in un angolo dell’ armadio, non sarebbe stato mai piu’ ripreso.
-Allora ho preparato il terreno. Ho dovuto trasformarlo in uno zerbino e non ho potuto farne a meno.-
E una volta che una donna declina le azioni in chiave litotica e’ finita!
Inizio’ a ritrarsi dai baci, a paccarlo alle uscite prima e a essere strategicamente irritata nella rimanenza della loro sempre più rara intimita’.
Quando una volta lui venne a prenderla di sua iniziativa, e lei si trovo’ troppo messa alle strette per inventate l’ennesima scusa decise che il nulla che gli avrebbe concesso, un massaggio ai piedi e un bacino veloce sulla guancia sarebbe stato venduto a caro prezzo.
Quel pomeriggio gli fece fare i suoi compiti mentre messaggiava alle amiche.
La fine di un fuocherello e l’accensione di una fiamma fredda.-
Dopo quell’episodio Matteo fu combustibile per l’altra fiamma, quella che in Sandra accese Ardit.
Un tipo, “Il tipo” che il copione voleva esser l’esatto suo opposto.
Sospiro’ e volli rassicurarla.
Non aveva senso, perché io mi sentivo di fondo Matteo, senza essere alto.
Interruppi solo un attimo le leccate, le carezzai la schiena, come a dirle che pur essendo escluso da quel mondo di Donne e gradini sociali per me era tutto a posto. Che ci tenevo a lei e lei vedevo… e non tutta la serie di ideologie in cui raccogliamo noi e gli altri.
Compi’ come un tordo lo stesso errore del suo fidanzatino liceale.
forse volevo rassicurare egoisticamente me stesso.
Sandra necessitava di ascolto e io le avevo offerto una comprensione preventiva.
Forse lei capi’ proprio quello.
Con un colpo brusco, mi sottro’ il suo corpo.
Un polpaccio sibilo’ sullo zigomo mentre senza grazia si capovolgeva facendo vibrare il materasso.
striscio’ sui gomiti facendo ballare le tette.
Ficco’ gli alluci nel cuscino che fino a quel momento le aveva sorretto la nuca.
I nostri visi erano quasi attaccati.
Non era più persa nel passato a cercare Matteo.
guardava me che Con l’ occhio da triglia accoglievo due feritoie.
E doveva vedermi per come ero in quel momento, un pesciolino con le budella di fuori.
Mi agguanto’ la nuca e non fui piu’ libero di sottrarmi ne di avvicinarmi quel poco da poterla baciare.
voleva essere raggiunta in altra maniera.
-Ardit mi ha semplicemente presa, mi ha fatto sentire donna…
E quanto, quanto ho goduto a pensare a quello sfigato mentre mi facevo dominare.-
Lascio’ del piombo sul mio stomaco.
Lascio’ che capissi che “quello sfigato” era rivolto a chi aveva davanti in quel momento.
Lo spinello fra le sue due dita mi sfrigolo’ vicino ai capelli.
-Toccati. Adesso hai il permesso. Solo adesso.-
E la mia mano era gia’ li.
Mi parlo’ di Ardit, lo stronzo del serale.
Ardit l’albanese.
Aveva 25 anni e il collo taurino.
Sandra usciva in ritardo, trattenuta per un chissà quale progetto di figurativo.
Lui fuori a fumare sotto la scalinata, prima inosservato, le si presento’ da dietro, con un fischio dritto al culo.
Face una pessima impressione fin da subito:
Con una testa che era un pollice su cui una mano adulta ha scarabocchiato un sorriso sopra. Ma solo su una meta’.
Anche di fisico sgradevole, carnoso, anche da vestito assomigliava a una vescica cresciuta sotto la pelle.
Sandra squadrandolo valuto’ se fosse il caso di sprecare il tempo a redarguirlo ma a lui in apparenza era più preso dalla sua sigaretta.
Parlo’ Ardit poi giocando sporco fin da subito:
L’ Accalappio’ con il discorsetto drammatico sulla vita dura, perche’ ai ragazzi del serale ha fatto gia’ sapere che non sara’ regalato nulla.
Fu quindi lei in dovere di regalargli l’ascolto e poi la compagnia mentre si avviavano a prendere una birra.
-Zio! Quella roba socialista per le donne e’ sempre un’ipnosi- potevo immaginarmi il commentino di Claudio.
Ardit rincaro’ la dose monologando l’orgoglio dell’operaio che tira avanti con pochissimo, salvo poi vantarsi di farlo con il minimo sforzo possibile.
E quello era il suo vero compiacimento.
Campare con poco ma dando nulla.
Prendere quello che si può ma prendere e basta.
Mentre camminavano, nella testa di Sandra c’era stato un cortocircuito.
A livello emozionale assimilo’ solo l’incipit proletario che prese subito a pugni l’immagine sbiadita e inutile di Matteo.
Mentre lei distraeva il barista con il suo ordine lui aveva aperto il frigo e si era servito di quello che doveva.
La birra era finita nelle mutande pronta a essere consumata più tardi, stessa cosa valse per Sandra:
Tornati al liceo, gli fece un pompino in bagno. In ginocchio. Lui seduto sul water. Lei con l’odore di ammoniaca e orina nelle narici, in lacrime.
Per quello e per altro.
Ardit si sarebbe vantato di aver avuto senza fatica anche la gola di Sandra.
Sia chiaro, l’interessata non era intenzionata a dar seguito.
Mentre sola, predata, tornava a casa, si preoccupo’ anche che le voci girassero.
Poi rientrata, la chiamata del suo fidanzato.
Avevano parlato.
Lui preoccupato per come stavano andando le cose fra loro, forse colpito da un qualche tipo di intuizione, si era scavato, sempre con quella patina premurosa, la fossa
e lei che gli mandava qualche freddo bacio telefonico, ma con il pensiero e la bocca riaccesi sul cazzo dell’altro.
E la fiamma blu era diventata un incendio.
E i pompini ad Ardit un rito.
Massi’ era l’ultimo anno di liceo, la relazione con Matteo doveva durare fino a Giugno… massimo…
Sarebbe stata la Regina dello sfigato qualora Ardit l’avesse lasciata a catena sciolta.
-Quando alla fine non ne ho potuto piu’ glie l’ho detto. E sono stata buona, ho detto solo del tradimento e basta. Senza i dettagli.-
-Marco… hai qualcosa da dire?-
Ancora boccheggiavo.
Ero venuto alle parte in cui Sandra a carponi chiamava il suo ragazzo arrabbiata, giusto per reciprocare roba che non contava nulla neanche per lei, giusto per condire meglio la sottomissione davanti al cazzo dell’altro.
-E… e lui?-
-Lui se n’e’ andato in silenzio e non si e’ piu’ fatto sentire.-
Lo disse con un tono, come se il tradimento l’avesse fatto Matteo a lei. E in maniera assurda mi risentii anche io.
Sandra ero un gioiello prezioso, a prescindere.
-Hai detto che se avesse accettato…-
-So cosa ho detto.-
-Ma sarebbe rimasto nella tua vita?-
-Non so dirtelo…-
Non le credetti.
-Posso essere io lui… Me lo permetteresti?-
La presi in contropiede.
Non lo feci apposta:
Era intimamente quello che volevo.
Era quello che voleva sentire lei.
Ma rimanemmo stupiti entrambi.
Mi diede un bacio intenso sulla fronte.
-Vai a pulirti di nuovo e poi torna qui.
Torna qui da me.-
Obbedii lentamente.
Soprappensiero per la richiesta appena fatta.
Un po’ mi vergognavo, ma il mio corpo cominciava a rilassarsi
Rientrando la terza volta in camera, ritrovai Sandra seduta, che si scioglieva i capelli.
-Rimettiti il cosino fra le mutande e poi siediti qui!-
Cinguetto’. Batte’ sul letto e io mi sedetti affianco a lei lentamente.
Avevo il suo permesso e mi sembro’ surreale.
Si sciolse i capelli dando un’ultima scrollata di spalle battagliera. I ricci le ricaddero sul petto e sul seno nudo e ora accogliente.
La presi con una mano e la baciai intensamente.
Sandra idealista.
Sandra che sfuggiva alle carezze, che frustrata si faceva fare i compiti.
Sandra che spompinava Ardit.
Mi girava la testa e mi batteva il cuore.
Ci coricammo.
Ci baciammo di nuovo.
Fu tutto bellissimo.
Osai sentirmi uomo. Che paradosso.
Il mio braccio scivolo’ sotto la sua schiena
di lì a poco, con odio, mi sarei rimproverato di non aver capito che quella sensazione di mascolinita’ era semplicemente data dal fatto che Sandra avesse piegato le ginocchia, spingendosi un po’ più sotto, circoscrivendo cosi’ le nostre differenze di statura.
Io lasciavo che si riposasse sul mio petto come Sean Connery faceva con una delle sue dozzinali conquiste in uno degli 007, solo perché lei aveva permesso che succedesse.
Mi sarei odiato per non aver riflettuto su quanto quel gesto significasse, fatto da un tipo di donna come Sandra e per non averle fatto capire quanto lo apprezzassi.
Dopo un po’ non resistetti.
Mi misi a sedere. Non fu contrariata.
Le carezzai lo stomaco.
-C’e’ stato altro…-
L’indice tracciava delle aureole timide intorno al suo ombelico.
-Mmmm?-
-Quando mi hai detto che sei stata buona, che non sei scesa nei dettagli del tradimento…-
-Non mi credi?-
Ridacchio’ poggiandomi una mano sul viso.
-Mi ritieni cosi…-
-Forse…-
Le baciai il palmo. Stavo osando. Lei sorrise.
Mi porto con l’altra mano a scendere lentamente.
Era umida.
-Non l’ho fatto. Non sono scesa nei dettagli. Ma l’ho rimpianto.-
Quando tornai al mio appartamento cominciai presto a sentirmi nuovamente nervoso.
La mancanza di quella donna era un’astinenza perché
In sua presenza ero un bimbo spaventato, Ma da solo chi ero?
Non di certo l’uomo delle retoriche maciste di Claudio.
Quello che sa quando lasciare una femmina e nel farlo guadagna pure centimetri di cazzo.
No! Io ero quello che si imbozzola nella sua crisalide esistenziale sull’archetipo pirandelliano. Quello che il risveglio metafisico lo paga.
E pativo per trovarmi ventenne a rigettare gli assolutismi che entrambe le fazioni mi propinavano pur tendendo a Sandra, pur desiderando mutare in qualsiasi cosa mi avesse permesso di starle accanto.
Alle 18 rientro’ Lucia la mia fidanzata e feci un grande sforzo per essere romantico. Per mascherare la frigidezza che sentivo nel cuore.
Anche perché quello potevo darle:
Una recita convincente.
mentre cenavamo mi diede la notizia
Sarebbe stata dalla madre tutto il weekend
Fui ipocrita a offrire la mia spalla e accogliere la novella con segreta felicita’.
Perché c’erano di mezzo dei problemi:
Niente che di principio avesse a che fare con la salute o cose serie,
Ma sua madre era un’inerte, e di quelle buone.
Di quelle cui il mondo, e poi gli altri, dopo una certa, finiscono per riversare tutte le energie negative.
Come quando sei in ufficio o nella metro, e non ti preoccupi più di dove butti e cosa:
Il bidone più alla mano e capiente e’ quello che diventa una discarica di merda irreciclabile.
Cosi’ pensai ma con la voce di Sandra.
Ad ogni modo Si era trattata di una piccola questione adolescenziale.
Lucia me lo spiego’ con un rammarico ingenuo. Senza giudizi.
Sua sorella minore, che viveva ancora con i suoi, una sera aveva preteso di rientrare a un orario improponibile.
Era scoppiato un litigio terrificante.
Nessuna delle due era abbastanza forte e dura da prevaricare sull’altra, e questo era peggio, perche’ si era creata una partita fra madre e figlia che lasciava gioco libero all’arma bianca verbale, a una tensione passiva logorante che la mia-mai-futura-suocera aveva somatizzato.
Questo non lo dissi, lo lessi fra me e me cosi’, crudelmente, ignaro del fatto da li a poco sarei stato io far da parafulmine sociale.
Dopo che Lucia si fu addormentata, sgusciai fuori dal letto, e scesi in strada.
Era buio. Il telefono mi segnava le 23.30
Ottobre si era ricordato di essere un mese invernale.
Mi infilai le mani in tasca.
L’illuminazione, oltre gli sparuti lampioni di viale Monza era offerta per lo più dell’insegna di un chiosco motorizzato
“Il tempio della Carne.”
Roba latina, street food peruviano.
Rilessi nella mente con un accento poco politically correct, e non potei che ripensare a Sandra venditrice olistica prima, e poi dopo, nuda a letto, bistecca di Ardit e chi altro.
Intorno al carretto un gruppetto di avventori si era radunato e interagiva fra loro, ridevano, urlavano, forse litigavano.
Ma lo faceva in maniera spensierata. Vitale.
E io mi sentii invidioso.
Tornai a letto dopo essermi fumato una sigaretta.
Lucia dormiva ancora…
La mattina dopo, l’aiutai a mettere il necessario in una valigetta, accompagnandola a casa dei suoi.
Condii quel momentaneo, e per nulla sofferto, addio di 3 giorni con mille moine e stucchi vari.
E fu cio’ che fra tutte le operazioni mi costo’ più sforzo.
Rientrai per le 12.
Salii su da Sandra a due gradini per volta.
Mi avrebbe presentato Adrianna, la SUA amica storica.
“No caro! Ti presento A Adrianna!”
Va bene lo stesso!
Va bene lo stesso…
Il punto e’ che si erano gia’ viste, per la riconsegna della gatta… per parlare di quanto si erano mancate… di scarpe, di vestiti, di maschi… e di tutte quelle cose di cui parlano le donne di qualsiasi ceto sociale ed eta’…
Ma questo era il giro di NOI (e Adrianna).
Io e Sandra.
Come una coppietta!
Quindi Sandra quella mattina si era messa ai fornelli e aveva preparato un pan di spagna, una torta cremosa, e con la frolla avanzata, dei biscotti che avremmo consumato solo io e lei:
Quando entrai nel suo appartamento nell’aria alleggiava un buon profumo di burro e pane cotto che aveva spazzato via l’odore degli intrugli fai da te.
Indossava persino un grembiule ed era su di giri e io vivamente felice di questo.
Mi stava presentando, come sua estensione. Come una coppia.
L’ho già detto?!
Va bene lo stesso…
Mentre era indaffarata Non parlo’ di Tori, Sub, manzi, sfigati, vincenti e falliti.
non parlo’ di gerarchie che non fossero relegate prettamente al mondo dolciario.
So cuocere la pasta e lo so fare al dente… basta non dar retta al minutaggio eccessivo sul retro della confezione.
So solo fare quello e quando mi vide fare una faccia mentre aggiungeva un po’ di sale nella frolla, sorridendo mi spiego’ che serve anche nella preparazione dei dolci più stucchevoli.
Le ronzai intorno come un fuco, fluttuando a cuor leggero, l’aiutai anche a pulire il pentolame e a rimetterlo a posto, poi andammo a letto a coricarci, e farci le coccole…
Di nuovo quella fantastica concessione.
In sottofondo mettemmo un film di Cronemberg, “il “
demone sotto la pelle”.
Anche a Sandra piacevano gli horror!
Dimentichiamo il contesto, i 12 anni differenza, l’ideologia, il ritmo delle nostre vite, il tuo essere Donna e donna e io Uomo e uomo in divenire…
“Anche a te piacciono i film di spessore? Siamo compatibili allora!”
Lo vedemmo solo a tratti il film... Ma fra una carezza e l’altra!
Quando sdraiati, lei piegava le ginocchia, ci allineavamo magicamente.
Il suo seno morbidissimo mi premeva contro il petto.
Potevo essere il protagonista virile in un film degli anni 80, che ha
Avevo le sue labbra a portata delle mie
Bastava un colpo di mento per baciarla.
Ci addormentammo.
Mi svegliai.
Sentivo freddo.
Mancava il suo corpo caldo ad avvolgermi.
L’odore di pane non c’era più.
Possibile che la sveglia non fosse scattata?
Ebbi il bisogno di colpo di essere vestito.
Quando mi tirai su fui colto dalla ansia.
Dov’era il telefono?
uscii
In soggiorno lo trovai nelle sue mani.
Lei fumava
Se ne stava seduta sul divano con in viso un’espressione indecifrabile.
-Si’ zio, se ha bisogno di una pausa fra una palpata di Aziz, e una di Mohamed… o fra un Salvo e un Turi…-
Lesse il messaggio di Claudio con freddezza.
-Sandra… e’ un messaggio vecchio…-
-Non…-
E non riuscii a giustificarmi.
Dentro di me un bambino pianse:
Cioè che centravo con i commenti acidi di Claudio!…
Anzi io-io gli avevo chiesto chiaramente di non rivolgersi a lei in quella maniera inappropriata.
Lo avevo fatto anche nella stessa chat, le bastava scrollare… un colpo di pollice!
Poteva vederlo!
Il messaggio era vecchio ma io gia’ innamorato!
-Sandra…-
“Anche fuori, anche se non puoi saperlo, io l’ho ripreso…
E nei messaggi puoi leggerlo chiaramente!
Puoi vederlo…
Ti prego Sandra…”
Non riuscii a parlare.
Si era letta tutto e non importava.
Soffriva e soffrivo anche io.
Sentii un buco nello stomaco.
Gracchiai un:
-Mi dispiace.-
Con gli occhi umidi.
Sprofondavo nelle sabbie mobili ma ero sincero.
-Vai via… -
-Sandra…
-Io…-
-No! No… non ora. Sono davvero a tanto cosi. Esci.-
Non posso descrivervi quanto mi sentii male.
Soffrii e lo feci credo senza troppo vittimismo:
Chiedendomi quanto di quel sentimento fosse per la paura egoista di non rivederla piu’.
Quanto fosse per il senso di colpa, sapere semplicemente d’averla tagliata, perché quello era, a prescindere da tutto, a prescindere da una mia presunta innocenza, un fatto concreto e odioso.
Sandra sanguinava.
Il resto contava poco.
Non ricordo ancora adesso di aver ripreso il telefono, di essere uscito… di essere tornato di sotto.
Blackout totale.
Presi coscienza nell’appartamento un paio di ore dopo, fortunatamente solo.
Con Lucia in giro a chiedere affetto e a cui dover giustificare pure la disperazione non credo che avrei retto neanche a breve termine.
Giravo in canotta col pisello a penzoloni.
andando in bagno dovevo aver perso i boxer e non li avevo più ripresi.
Non so con quale forza verso le sette di sera mi tirai su dal letto, e mi vestii.
feci viale monza a piedi, sembro’ di star fermo e che la strada scorresse sotto di me ma per il verso opposto.
I rumori del traffico arrivavano ovattati.
Su Milano era discesa la nebbia.
Non vedevo dove andavo e non mi interessava neanche.
Vagavo in stato confusionale.
Solo quando mi trovai davanti al bar Angolare. Realizzai che avevo raggiunto e passato piazzale Loreto
Gli avventori tutti giovani e radicali tagliavano la foschia coi loro rigurgiti di spensierato buonismo.
Mi orientai per raggiungere la fermata del bus, lo presi e scesi a porta romana.
Da quelle parti frequentavo le scuole medie, non fu neanche tanto subconscio il cercare lo stesso luogo che aveva inquadrato un periodo in cui il mondo femminile mi interessava meno di un pacchetto di figurine panini:
A quel tempo e neanche tanto distante Sandra, aveva già finito il liceo e deciso che le sue belle forme avrebbero accolto solo tipi ultramelanizzati.
Le ero gia’ indietro prima ancora di essere uomo!
Un idiota che giocava una partita persa piu’ di 10 anni fa!
Strizzai gli occhi.
Li’ vicino prendevo sempre il kebab dopo la scuola e trovai lo stesso locale ancora aperto.
Con l’insegna cambiata, i prezzi radduplicati ma il medesimo banconista ingrigito.
E serviva anche gli alcolici!
Un punto a favore per i radicali di Nolo…
Lo salutai speranzoso che si ricordasse di me, incontrando solo un cenno freddo di cortesia.
Non ero mai stato uno che spiccava. O per cui ci si ricorda, La gente mi guarda strano per i tratti fanciulleschi e i vestiti larghi:
Presi un panino, e due birre Cobra.
Dovetti pure esibire la carta di identità, ma osai farlo sbuffando!
Mentre aspettavo la 91, me ne scolai una tutto d’un fiato.
Una vecchietta mi guardo’ preoccupata con la coda dell’occhio!
“Ecco mondo! Sono l’eroe di un romanzo americano degli anni 30! Piu’ prendo smacchi dalle donne, piu’ divento uomo e temibile!”
Ridacchiai amaramente spaventando ulteriormente la poveretta.
Il 91 non si fece attendere, come sempre quando si fuma, si beve o si ha un amore non corrisposto che si cerca di dimenticare.
L’autista, un caprone, squadrandomi male volle obbiettarmi il bagaglio alcolico.
Gli alzai il dito medio e salii lo stesso.
Negli ultimi posti un gruppo di latini sbevazzava ascoltando musica a tutto volume.
Capii di aver mosso un’opposizione civicamente ingiusta, ma antropologicamente sacra.
Vedi Sandra? Posso piacerti anche cosi’ forse…
Ti giuro che non ti mollo come Ardit e tutti gli altri!
Tornato a Villa, mi fermai al solito alimentari, e presi una bottiglia di vodka all’amarena da quasi un litro.
Sceso dall’ autobus avevo- dovevo aver scolato anche la seconda birra.
Mi lasciai prendere dalla caratteristica propositivita’ etilica, ormai euforico e assonnato.
“Mi arruolo, e vado a combattere”
E faticavo a far girare la chiave nella serratura del portone.
Incespicai sulle scale. Caddi un paio di volte sbattendo con le ginocchia.
Gattonai a letto, cercando il ciuccio gelido della bottiglia di vetro.
Mentre armeggiavo con la copertura d’alluminio del tappo la gaiezza scemo’:
Non avevo particolari pretese di dignità, volevo riuscire a svenire prima che il dolore tornasse tenendomi sveglio.
Quando scartai il copritappo mi arrivo’ il segnale di notifica dal telefono.
Basto’ quello.
Basto’ la possibilità fosse Sandra per farmi ripiombare in uni stato di ansia reverenziale.
Sbloccai lo schermo…
Era lei. ERA LEI. Dio grazie!
“Domani qui puntuale alle 10. Non tardare, non mi far sfigurare!”
Grazie Sandra. Grazia mia Dea!
Buona caritatevole. Divina. Lode a te regina di Cuori!
Grazie.
Grazie che sei paziente!
Vuoi comunque presentarmi ad Adrianna dopo che ti ho deluso! Grazie! Grazie!
Dormii male ma dormii.
CONTINUA…
1
voti
voti
valutazione
7
7
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Uomini deboli meritano donne arrabbiate Parte 8
Commenti dei lettori al racconto erotico