Diario Sessuale – La Vacanza 01
di
Eli_AnimaNuda
genere
prime esperienze
Capitolo 1: Il primo sguardo
La prima cosa che ricordo è l'odore.
Un aroma intenso e pungente di pini marittimi, resina calda e terra sabbiosa ancora umida di rugiada. Mi scivola addosso come una carezza ruvida, qualcosa che non avevo mai respirato prima con tanta consapevolezza. È un odore che entra dalle narici e si appoggia in gola, fermandosi lì, denso e invitante.
Scendo dalla macchina stiracchiandomi, la pelle delle cosce che si stacca lentamente dal sedile in pelle calda. Il sole è già alto, filtra tra le fronde fitte della pineta e accarezza appena il mio viso ancora assonnato. Un fremito attraversa la mia pelle chiara, e mi ritrovo a sorridere senza motivo, con il calore che già mi scivola addosso come una promessa dolce e indecente.
Elisa chiude lo sportello accanto a me, sistemandosi gli occhiali da sole grandi e scuri, che le nascondono metà del viso. La guardo mentre inspira profondamente quell’aria nuova, lasciandosi sfuggire un sospiro soddisfatto.
– È sempre così qui, Eli. Respira bene. Quest’odore ti resterà addosso tutta l’estate.
Le sue parole mi sfiorano, lasciandomi un senso strano di curiosità mista a eccitazione. Elisa è sempre stata una presenza rassicurante per me, con la sua pelle dorata, il suo sorriso malizioso e quella femminilità adulta che mi fa sentire ancora più acerba e vulnerabile. Accanto a lei, mi percepisco piccola, ingenua eppure irresistibilmente attratta dal suo modo così naturale di vivere il corpo e la sensualità.
Mentre sistemo il mio vestito leggero, alzo lo sguardo e noto una coppia ferma poco distante, sulla veranda di una casa mobile ombreggiata dagli alberi. La donna, bellissima e composta, ha lunghi capelli ramati e un corpo che anche da lontano emana sicurezza. Saluta Elisa con la mano, sorridendole come si sorride a qualcuno che si conosce da tempo.
Accanto a lei, un uomo maturo, robusto, con la testa rasata e una barba folta e ordinata. Sta fissando proprio me. Non dice nulla, non sorride. Mi guarda soltanto. E quel suo sguardo fermo, lento, mi tocca in un punto dentro il petto che non sapevo esistesse, facendomi trattenere per un istante il respiro.
– Loro sono Clara e Guido – mormora Elisa con un mezzo sorriso. – Ti piaceranno.
Resto immobile, incapace di distogliere lo sguardo. Sento il calore salirmi alle guance e farsi largo verso il basso, lungo il collo, il petto, scendendo piano fino al centro della pancia.
Abbasso gli occhi. Respiro di nuovo l’odore della pineta, più forte, più dolce, più osceno.
Qualcosa dentro di me si è appena aperto, in un modo che non conosco ancora.
Il primo contatto dei miei piedi nudi con la sabbia fine e già calda della spiaggia naturista mi provoca un brivido inaspettato. È come se ogni granello, minuscolo e morbido, mi stesse sfiorando volutamente, risvegliando una sensibilità nuova e sconosciuta in tutto il mio corpo.
Elisa mi precede di qualche passo, muovendosi con naturalezza mentre il vento leggero le muove appena i capelli castani, facendo ondeggiare dolcemente l’orlo del suo pareo corto. Mi fermo un attimo a guardarla, invidiando quel suo modo sicuro di vivere il proprio corpo senza vergogna o timore. Attorno a noi, figure nude si distendono sulla sabbia o passeggiano lentamente verso il mare. Non riesco ancora a guardarle apertamente: sento il cuore accelerare, imbarazzata e insieme profondamente attratta dalla naturalezza con cui espongono la loro pelle al sole.
– Guarda avanti, Eli. Qui nessuno guarda come se fosse sbagliato – mi rassicura Elisa, voltandosi leggermente verso di me, con un sorriso complice.
Annuisco piano, respirando forte, e provo ad alzare lo sguardo davanti a me, cercando di sciogliere quel groviglio confuso di pudore e curiosità che mi stringe la gola.
È allora che lo vedo.
A pochi metri da noi, un uomo maturo sta in piedi accanto a un lettino prendisole, completamente nudo sotto il sole accecante del mattino. La pelle bruna, segnata appena da qualche tatuaggio scuro, riflette la luce calda, disegnando chiaramente la forma massiccia del suo corpo, le spalle larghe, il petto villoso, il ventre solido.
La mia attenzione scende senza controllo, catturata da un dettaglio impossibile da ignorare: il suo sesso pende morbido, pesante, con una naturalezza quasi disarmante. Non ho mai visto un uomo adulto così esposto, così vicino, e di colpo il respiro mi si blocca in gola. Una sensazione di calore liquido mi invade, imbarazzante e meravigliosamente nuova. Sento i capezzoli indurirsi immediatamente sotto il tessuto sottile del vestito.
Come se avesse percepito il mio sguardo, l’uomo solleva appena la testa nella mia direzione. I suoi occhi, neri e profondi, mi attraversano in silenzio. Non abbasso lo sguardo. Non ci riesco. Sento che mi legge dentro, esplorando ogni emozione nascosta dietro le mie guance improvvisamente rosse, dietro le labbra appena dischiuse, dietro le cosce che tremano impercettibilmente.
Accanto a me, Elisa ridacchia piano, divertita e dolcemente complice:
– Respira, Eli – mi sussurra, sfiorandomi appena il braccio. – È solo il primo giorno.
Vorrei risponderle qualcosa, ma non ne sono capace. Riesco solo a restare immobile, vulnerabile, completamente aperta sotto quello sguardo che non chiede permesso, ma che si sta già prendendo tutto ciò che vuole.
Perché, in fondo, io glielo sto già concedendo.
Distesa sull’asciugamano, provo a rilassarmi. Chiudo gli occhi, ascoltando il rumore lento e regolare delle onde, cercando di disperdere il calore che ancora sento sulla pelle e dentro al petto. Ma non serve a niente. Ogni volta che li riapro, i miei occhi tornano verso di lui, attratti come da una forza invisibile.
L’uomo è ora disteso sul lettino, una mano dietro la nuca, il corpo completamente offerto ai raggi del sole. Da questa posizione posso osservare ogni dettaglio del suo fisico senza il timore di essere scoperta. Mi concedo di guardarlo lentamente, studiandone la forma robusta del torace, il pelo fitto e scuro sul petto e sulla pancia, che scende fino al pube in una linea precisa e maschile.
Il suo sesso riposa pesante tra le gambe leggermente aperte. Ogni tanto, con un movimento distratto, l’uomo si passa la mano sulla coscia, sfiorandosi appena. Ogni volta che lo fa, un brivido caldo mi attraversa il ventre, facendomi stringere involontariamente le cosce l’una contro l’altra.
Non riesco a spiegarmi l’effetto che mi fa. Il cuore batte troppo forte, e ogni respiro sembra scendere più a fondo, come se l’aria stessa fosse intrisa di qualcosa di proibito e irresistibile. Mi sento esposta, vulnerabile, anche se sono vestita e nessuno sembra notarmi davvero.
Poi, senza alcun preavviso, l’uomo si solleva sui gomiti e gira lentamente la testa verso di me.
I nostri sguardi si incrociano ancora, e questa volta non ho alcun riparo. Non è uno sguardo casuale: lui sa perfettamente che lo stavo osservando. I suoi occhi penetrano nei miei con decisione, senza sorridere, senza imbarazzo. Mi guarda semplicemente, come se avesse tutto il diritto di farlo. Come se fossi già sua.
La mia pelle si incendia. Mi sento bagnare tra le gambe, e questa nuova sensazione mi sconvolge. Non mi è mai successo prima, non così intensamente, non con un semplice sguardo. Sento i capezzoli durissimi che premono contro la stoffa, e la sensazione è talmente forte da farmi quasi male.
– Eli, tutto bene?
La voce calma e morbida di Elisa rompe l’incantesimo. Sussulto appena, voltandomi verso di lei con un sorriso nervoso.
–– Sì... –– balbetto. –– È solo… fa molto caldo oggi.
Lei mi guarda con affetto, sorridendo ancora con dolce ironia.
– Già. E peggiorerà soltanto.
Torno lentamente con gli occhi verso di lui, incapace di trattenermi. Lui non ha smesso di guardarmi. Mi osserva ancora, con lo stesso sguardo diretto, intenso, che mi fa sentire come se fossi nuda, completamente aperta davanti a lui.
In quel momento capisco che non sarà facile sfuggirgli. E soprattutto, capisco che non lo voglio davvero.
Più tardi, nel caldo soffocante del pomeriggio, decido di farmi una doccia per rinfrescare la pelle bruciante e provare a liberarmi da quella tensione che ancora sento dentro. Elisa è rimasta sdraiata sull'asciugamano, rilassata e sorridente, come se nulla potesse turbarla. Le invidio quella naturalezza adulta che a me manca ancora del tutto.
Entro nelle docce comuni, una struttura semplice, rustica, quasi nascosta tra le fronde fitte della pineta. È silenzioso qui, e l'odore intenso di resina si mescola ai vapori umidi e tiepidi che si levano dalle docce aperte. Scelgo una cabina appartata, ma mentre apro il getto d'acqua e lascio che mi investa dolcemente il viso e i capelli, mi accorgo subito di non essere sola.
Nella cabina accanto, separata solo da una sottile parete di legno, c'è qualcuno. Sento l'acqua scorrere lentamente, un respiro maschile profondo e calmo. Non ho il coraggio di guardare subito, anche se so perfettamente chi sia. Il cuore ricomincia a battermi forte, troppo forte, facendomi quasi mancare l’aria.
Chiudo gli occhi, cercando di controllare il respiro. L’acqua calda mi scivola lungo il corpo, accarezzando lentamente la pelle sensibile del collo, delle spalle, delle braccia. Poi sento un movimento appena accennato, una presenza che si sposta dietro di me, oltre la sottile barriera.
Apro gli occhi di scatto e vedo chiaramente la sua figura attraverso le fessure del legno umido.
È lui.
L'uomo della spiaggia. È completamente nudo, di profilo rispetto a me, l’acqua che gli scorre sul corpo come una carezza. Vedo la curva massiccia delle sue spalle, il profilo del petto robusto, il ventre contratto, il sesso che ora appare leggermente più turgido rispetto al mattino. Non riesco a distogliere lo sguardo, ipnotizzata da quel corpo maschile così vicino, così reale, così irresistibilmente proibito.
Poi lui si gira appena. Mi vede. Mi guarda attraverso la fessura, senza dire una parola, con un sorriso lento che sembra dirmi che sa esattamente cosa sto provando. Rimango paralizzata, incapace di muovermi o di parlare, completamente catturata da quegli occhi scuri, immobili, dominanti.
L’uomo solleva una mano, la passa lentamente sulla nuca, scivolando giù lungo il petto, fino a sfiorarsi il ventre e fermarsi appena sopra il sesso, con un gesto volutamente lento, quasi provocatorio.
Il mio respiro si fa corto, sento di nuovo il calore scendere tra le mie cosce, e questa volta è più intenso, impossibile da ignorare. Sono bagnata, lo percepisco chiaramente mentre l'acqua calda continua a scorrermi addosso, mescolandosi al mio desiderio.
Non so per quanto tempo restiamo così, immobili a guardarci attraverso la parete. Quando finalmente lui si gira, spegne la doccia e si allontana, resto sola, tremante, con la pelle che brucia di una febbre nuova e sconosciuta.
Non mi ha detto una parola. Non conosce nemmeno il mio nome. Eppure, so già che quello sguardo sarà la mia ossessione per tutta l'estate.
Quando torno verso la casa mobile, cammino lentamente, quasi con fatica. Ogni passo mi costa uno sforzo che non conoscevo, come se il mio corpo fosse improvvisamente troppo sensibile, troppo consapevole. Non riesco a smettere di pensare a quell’uomo, al modo in cui mi ha guardata attraverso la parete della doccia, al suo sorriso appena accennato, alla sua mano che scivolava lentamente sul corpo nudo.
Mi sento diversa, turbata da qualcosa che non riesco ancora a spiegare del tutto, ma che continua a scaldarmi il ventre come una brace nascosta, pulsante, impossibile da spegnere.
Quando arrivo al vialetto delle case mobili, sollevo lo sguardo e mi accorgo che Guido è seduto sulla veranda, proprio di fronte alla nostra. Clara non c’è. È solo, con le gambe allungate davanti a sé, una bottiglia d’acqua in mano, lo sguardo fisso nella mia direzione. Stavolta non finge nemmeno di non guardarmi. Mi osserva apertamente, lentamente, studiando ogni passo che faccio.
Abbasso gli occhi per sfuggire a quel suo sguardo denso e insistente, ma non riesco a ignorarlo. Mi sento come se fossi nuda, come se ogni strato della mia pelle fosse improvvisamente trasparente davanti a lui. Quando sono abbastanza vicina da percepire chiaramente la sua presenza, sollevo di nuovo lo sguardo e incontro i suoi occhi chiari, penetranti, che mi scrutano senza pudore.
– Fa caldo oggi, vero? – mi chiede, con una voce bassa, quasi ruvida.
–– Sì... molto –– rispondo appena, arrossendo istantaneamente sotto il peso del suo sguardo.
Guido sorride, ma non è un sorriso gentile. È complice, ambiguo, quasi come se avesse visto qualcosa di me che nemmeno io conosco ancora. Un sorriso che mi fa sentire esposta, vulnerabile, e che pure mi spinge a cercare ancora di più il suo sguardo.
– Ti abituerai – aggiunge poi, lentamente, portando la bottiglia alla bocca e bevendo senza mai distogliere gli occhi da me. – Ti abituerai a tante cose, qui.
Non rispondo, perché non saprei cosa dire. Il silenzio si fa pesante, vibrante di un sottinteso che mi sfugge e che insieme desidero ardentemente capire.
In quel momento Elisa esce sulla veranda della nostra casa mobile. Mi guarda, poi osserva Guido. Un sorriso divertito e malizioso le sfiora le labbra.
– Tutto bene, Eli?
–– Sì, tutto bene –– mormoro piano, accelerando il passo verso di lei.
Elisa inclina leggermente la testa, mi fissa con occhi attenti, quasi sapesse già tutto.
– Guido sa come far sentire a proprio agio le ragazze nuove – dice infine, con un tono ambiguo che mi fa arrossire ancora di più.
Dietro di noi, sento Guido ridere sommessamente. Una risata bassa, profonda, che mi attraversa la schiena, insinuandosi in ogni angolo nascosto del mio corpo.
In quel preciso istante capisco che questa vacanza sarà molto diversa da tutte quelle che ho vissuto fino a oggi.
E non vedo l'ora che inizi davvero.
Quella notte, non riesco a dormire.
Sdraiata nel letto stretto della nostra casa mobile, resto immobile con gli occhi aperti, fissando il soffitto nella penombra. La finestra è appena socchiusa, e l'aria fresca della notte entra piano, accarezzando la mia pelle calda come dita leggere, invisibili. L'odore della pineta è ancora lì, intenso e penetrante, mescolato ad altri aromi: sabbia, mare, un leggero sentore di sudore che mi fa mordere piano il labbro.
Ogni volta che chiudo gli occhi, rivedo l'uomo della spiaggia. Rivedo chiaramente il suo corpo nudo, il modo in cui mi guardava, il sorriso appena accennato alle docce. Quel ricordo mi tormenta, facendomi sentire nuda e vulnerabile sotto le lenzuola leggere.
Mi giro inquieta, cercando di ignorare quella sensazione così intensa che mi pulsa tra le cosce. Non ho mai provato un desiderio così forte, così insistente, e ancora non so bene come gestirlo. È come un prurito irresistibile, qualcosa che devo sfiorare, accarezzare, scoprire. E questa consapevolezza mi spaventa e mi eccita allo stesso tempo.
Proprio mentre tento di calmare il respiro, sento un rumore lieve e sommesso provenire dalla casa mobile accanto. Mi metto in ascolto, trattenendo il fiato. È la voce di una donna, un gemito breve, basso e inequivocabilmente sensuale. Subito dopo, un altro suono, più profondo, maschile, inconfondibile.
Sento il cuore accelerare improvvisamente. Sono Clara e Guido, non c’è dubbio. Ascolto i loro respiri mescolarsi attraverso le pareti sottili, percepisco ogni movimento, ogni carezza, ogni sospiro che scivola nel silenzio caldo della notte. Mi vergogno, ma non riesco a smettere di ascoltare.
La mia mano scivola lentamente sotto le lenzuola, tremando appena. Non riesco a trattenermi, ho bisogno di toccarmi. Le dita raggiungono l’interno delle cosce, risalendo piano fino al calore umido che ormai non posso più nascondere. Mi sfioro appena, timida, spaventata, incredibilmente eccitata.
I gemiti di Clara si fanno più forti, più profondi, e ogni suono mi attraversa come una scossa elettrica. Provo a immaginare cosa stiano facendo esattamente, e l’immagine del corpo massiccio e maturo di Guido che ho intravisto nel pomiriggio mi invade la mente, intrecciandosi inevitabilmente con quella dell'uomo delle docce.
Non mi ero mai toccata così, ascoltando qualcun altro fare l'amore. Non mi ero mai sentita così sporca e insieme così viva.
Il mio corpo risponde subito, e quando sento un ultimo gemito soffocato provenire dalla casa mobile accanto, anche io premo più forte le dita, trovando per la prima volta il coraggio di esplorare davvero il piacere che pulsa tra le mie gambe.
Mordo il lenzuolo per non fare rumore, soffocando un gemito che non riesco a trattenere. Quando tutto finisce, resto immobile, il respiro spezzato, il cuore impazzito nel petto.
Mi addormento esausta, con il corpo ancora scosso da piccoli fremiti e la consapevolezza vertiginosa che, dopo questa notte, niente sarà mai più come prima.
La prima cosa che ricordo è l'odore.
Un aroma intenso e pungente di pini marittimi, resina calda e terra sabbiosa ancora umida di rugiada. Mi scivola addosso come una carezza ruvida, qualcosa che non avevo mai respirato prima con tanta consapevolezza. È un odore che entra dalle narici e si appoggia in gola, fermandosi lì, denso e invitante.
Scendo dalla macchina stiracchiandomi, la pelle delle cosce che si stacca lentamente dal sedile in pelle calda. Il sole è già alto, filtra tra le fronde fitte della pineta e accarezza appena il mio viso ancora assonnato. Un fremito attraversa la mia pelle chiara, e mi ritrovo a sorridere senza motivo, con il calore che già mi scivola addosso come una promessa dolce e indecente.
Elisa chiude lo sportello accanto a me, sistemandosi gli occhiali da sole grandi e scuri, che le nascondono metà del viso. La guardo mentre inspira profondamente quell’aria nuova, lasciandosi sfuggire un sospiro soddisfatto.
– È sempre così qui, Eli. Respira bene. Quest’odore ti resterà addosso tutta l’estate.
Le sue parole mi sfiorano, lasciandomi un senso strano di curiosità mista a eccitazione. Elisa è sempre stata una presenza rassicurante per me, con la sua pelle dorata, il suo sorriso malizioso e quella femminilità adulta che mi fa sentire ancora più acerba e vulnerabile. Accanto a lei, mi percepisco piccola, ingenua eppure irresistibilmente attratta dal suo modo così naturale di vivere il corpo e la sensualità.
Mentre sistemo il mio vestito leggero, alzo lo sguardo e noto una coppia ferma poco distante, sulla veranda di una casa mobile ombreggiata dagli alberi. La donna, bellissima e composta, ha lunghi capelli ramati e un corpo che anche da lontano emana sicurezza. Saluta Elisa con la mano, sorridendole come si sorride a qualcuno che si conosce da tempo.
Accanto a lei, un uomo maturo, robusto, con la testa rasata e una barba folta e ordinata. Sta fissando proprio me. Non dice nulla, non sorride. Mi guarda soltanto. E quel suo sguardo fermo, lento, mi tocca in un punto dentro il petto che non sapevo esistesse, facendomi trattenere per un istante il respiro.
– Loro sono Clara e Guido – mormora Elisa con un mezzo sorriso. – Ti piaceranno.
Resto immobile, incapace di distogliere lo sguardo. Sento il calore salirmi alle guance e farsi largo verso il basso, lungo il collo, il petto, scendendo piano fino al centro della pancia.
Abbasso gli occhi. Respiro di nuovo l’odore della pineta, più forte, più dolce, più osceno.
Qualcosa dentro di me si è appena aperto, in un modo che non conosco ancora.
Il primo contatto dei miei piedi nudi con la sabbia fine e già calda della spiaggia naturista mi provoca un brivido inaspettato. È come se ogni granello, minuscolo e morbido, mi stesse sfiorando volutamente, risvegliando una sensibilità nuova e sconosciuta in tutto il mio corpo.
Elisa mi precede di qualche passo, muovendosi con naturalezza mentre il vento leggero le muove appena i capelli castani, facendo ondeggiare dolcemente l’orlo del suo pareo corto. Mi fermo un attimo a guardarla, invidiando quel suo modo sicuro di vivere il proprio corpo senza vergogna o timore. Attorno a noi, figure nude si distendono sulla sabbia o passeggiano lentamente verso il mare. Non riesco ancora a guardarle apertamente: sento il cuore accelerare, imbarazzata e insieme profondamente attratta dalla naturalezza con cui espongono la loro pelle al sole.
– Guarda avanti, Eli. Qui nessuno guarda come se fosse sbagliato – mi rassicura Elisa, voltandosi leggermente verso di me, con un sorriso complice.
Annuisco piano, respirando forte, e provo ad alzare lo sguardo davanti a me, cercando di sciogliere quel groviglio confuso di pudore e curiosità che mi stringe la gola.
È allora che lo vedo.
A pochi metri da noi, un uomo maturo sta in piedi accanto a un lettino prendisole, completamente nudo sotto il sole accecante del mattino. La pelle bruna, segnata appena da qualche tatuaggio scuro, riflette la luce calda, disegnando chiaramente la forma massiccia del suo corpo, le spalle larghe, il petto villoso, il ventre solido.
La mia attenzione scende senza controllo, catturata da un dettaglio impossibile da ignorare: il suo sesso pende morbido, pesante, con una naturalezza quasi disarmante. Non ho mai visto un uomo adulto così esposto, così vicino, e di colpo il respiro mi si blocca in gola. Una sensazione di calore liquido mi invade, imbarazzante e meravigliosamente nuova. Sento i capezzoli indurirsi immediatamente sotto il tessuto sottile del vestito.
Come se avesse percepito il mio sguardo, l’uomo solleva appena la testa nella mia direzione. I suoi occhi, neri e profondi, mi attraversano in silenzio. Non abbasso lo sguardo. Non ci riesco. Sento che mi legge dentro, esplorando ogni emozione nascosta dietro le mie guance improvvisamente rosse, dietro le labbra appena dischiuse, dietro le cosce che tremano impercettibilmente.
Accanto a me, Elisa ridacchia piano, divertita e dolcemente complice:
– Respira, Eli – mi sussurra, sfiorandomi appena il braccio. – È solo il primo giorno.
Vorrei risponderle qualcosa, ma non ne sono capace. Riesco solo a restare immobile, vulnerabile, completamente aperta sotto quello sguardo che non chiede permesso, ma che si sta già prendendo tutto ciò che vuole.
Perché, in fondo, io glielo sto già concedendo.
Distesa sull’asciugamano, provo a rilassarmi. Chiudo gli occhi, ascoltando il rumore lento e regolare delle onde, cercando di disperdere il calore che ancora sento sulla pelle e dentro al petto. Ma non serve a niente. Ogni volta che li riapro, i miei occhi tornano verso di lui, attratti come da una forza invisibile.
L’uomo è ora disteso sul lettino, una mano dietro la nuca, il corpo completamente offerto ai raggi del sole. Da questa posizione posso osservare ogni dettaglio del suo fisico senza il timore di essere scoperta. Mi concedo di guardarlo lentamente, studiandone la forma robusta del torace, il pelo fitto e scuro sul petto e sulla pancia, che scende fino al pube in una linea precisa e maschile.
Il suo sesso riposa pesante tra le gambe leggermente aperte. Ogni tanto, con un movimento distratto, l’uomo si passa la mano sulla coscia, sfiorandosi appena. Ogni volta che lo fa, un brivido caldo mi attraversa il ventre, facendomi stringere involontariamente le cosce l’una contro l’altra.
Non riesco a spiegarmi l’effetto che mi fa. Il cuore batte troppo forte, e ogni respiro sembra scendere più a fondo, come se l’aria stessa fosse intrisa di qualcosa di proibito e irresistibile. Mi sento esposta, vulnerabile, anche se sono vestita e nessuno sembra notarmi davvero.
Poi, senza alcun preavviso, l’uomo si solleva sui gomiti e gira lentamente la testa verso di me.
I nostri sguardi si incrociano ancora, e questa volta non ho alcun riparo. Non è uno sguardo casuale: lui sa perfettamente che lo stavo osservando. I suoi occhi penetrano nei miei con decisione, senza sorridere, senza imbarazzo. Mi guarda semplicemente, come se avesse tutto il diritto di farlo. Come se fossi già sua.
La mia pelle si incendia. Mi sento bagnare tra le gambe, e questa nuova sensazione mi sconvolge. Non mi è mai successo prima, non così intensamente, non con un semplice sguardo. Sento i capezzoli durissimi che premono contro la stoffa, e la sensazione è talmente forte da farmi quasi male.
– Eli, tutto bene?
La voce calma e morbida di Elisa rompe l’incantesimo. Sussulto appena, voltandomi verso di lei con un sorriso nervoso.
–– Sì... –– balbetto. –– È solo… fa molto caldo oggi.
Lei mi guarda con affetto, sorridendo ancora con dolce ironia.
– Già. E peggiorerà soltanto.
Torno lentamente con gli occhi verso di lui, incapace di trattenermi. Lui non ha smesso di guardarmi. Mi osserva ancora, con lo stesso sguardo diretto, intenso, che mi fa sentire come se fossi nuda, completamente aperta davanti a lui.
In quel momento capisco che non sarà facile sfuggirgli. E soprattutto, capisco che non lo voglio davvero.
Più tardi, nel caldo soffocante del pomeriggio, decido di farmi una doccia per rinfrescare la pelle bruciante e provare a liberarmi da quella tensione che ancora sento dentro. Elisa è rimasta sdraiata sull'asciugamano, rilassata e sorridente, come se nulla potesse turbarla. Le invidio quella naturalezza adulta che a me manca ancora del tutto.
Entro nelle docce comuni, una struttura semplice, rustica, quasi nascosta tra le fronde fitte della pineta. È silenzioso qui, e l'odore intenso di resina si mescola ai vapori umidi e tiepidi che si levano dalle docce aperte. Scelgo una cabina appartata, ma mentre apro il getto d'acqua e lascio che mi investa dolcemente il viso e i capelli, mi accorgo subito di non essere sola.
Nella cabina accanto, separata solo da una sottile parete di legno, c'è qualcuno. Sento l'acqua scorrere lentamente, un respiro maschile profondo e calmo. Non ho il coraggio di guardare subito, anche se so perfettamente chi sia. Il cuore ricomincia a battermi forte, troppo forte, facendomi quasi mancare l’aria.
Chiudo gli occhi, cercando di controllare il respiro. L’acqua calda mi scivola lungo il corpo, accarezzando lentamente la pelle sensibile del collo, delle spalle, delle braccia. Poi sento un movimento appena accennato, una presenza che si sposta dietro di me, oltre la sottile barriera.
Apro gli occhi di scatto e vedo chiaramente la sua figura attraverso le fessure del legno umido.
È lui.
L'uomo della spiaggia. È completamente nudo, di profilo rispetto a me, l’acqua che gli scorre sul corpo come una carezza. Vedo la curva massiccia delle sue spalle, il profilo del petto robusto, il ventre contratto, il sesso che ora appare leggermente più turgido rispetto al mattino. Non riesco a distogliere lo sguardo, ipnotizzata da quel corpo maschile così vicino, così reale, così irresistibilmente proibito.
Poi lui si gira appena. Mi vede. Mi guarda attraverso la fessura, senza dire una parola, con un sorriso lento che sembra dirmi che sa esattamente cosa sto provando. Rimango paralizzata, incapace di muovermi o di parlare, completamente catturata da quegli occhi scuri, immobili, dominanti.
L’uomo solleva una mano, la passa lentamente sulla nuca, scivolando giù lungo il petto, fino a sfiorarsi il ventre e fermarsi appena sopra il sesso, con un gesto volutamente lento, quasi provocatorio.
Il mio respiro si fa corto, sento di nuovo il calore scendere tra le mie cosce, e questa volta è più intenso, impossibile da ignorare. Sono bagnata, lo percepisco chiaramente mentre l'acqua calda continua a scorrermi addosso, mescolandosi al mio desiderio.
Non so per quanto tempo restiamo così, immobili a guardarci attraverso la parete. Quando finalmente lui si gira, spegne la doccia e si allontana, resto sola, tremante, con la pelle che brucia di una febbre nuova e sconosciuta.
Non mi ha detto una parola. Non conosce nemmeno il mio nome. Eppure, so già che quello sguardo sarà la mia ossessione per tutta l'estate.
Quando torno verso la casa mobile, cammino lentamente, quasi con fatica. Ogni passo mi costa uno sforzo che non conoscevo, come se il mio corpo fosse improvvisamente troppo sensibile, troppo consapevole. Non riesco a smettere di pensare a quell’uomo, al modo in cui mi ha guardata attraverso la parete della doccia, al suo sorriso appena accennato, alla sua mano che scivolava lentamente sul corpo nudo.
Mi sento diversa, turbata da qualcosa che non riesco ancora a spiegare del tutto, ma che continua a scaldarmi il ventre come una brace nascosta, pulsante, impossibile da spegnere.
Quando arrivo al vialetto delle case mobili, sollevo lo sguardo e mi accorgo che Guido è seduto sulla veranda, proprio di fronte alla nostra. Clara non c’è. È solo, con le gambe allungate davanti a sé, una bottiglia d’acqua in mano, lo sguardo fisso nella mia direzione. Stavolta non finge nemmeno di non guardarmi. Mi osserva apertamente, lentamente, studiando ogni passo che faccio.
Abbasso gli occhi per sfuggire a quel suo sguardo denso e insistente, ma non riesco a ignorarlo. Mi sento come se fossi nuda, come se ogni strato della mia pelle fosse improvvisamente trasparente davanti a lui. Quando sono abbastanza vicina da percepire chiaramente la sua presenza, sollevo di nuovo lo sguardo e incontro i suoi occhi chiari, penetranti, che mi scrutano senza pudore.
– Fa caldo oggi, vero? – mi chiede, con una voce bassa, quasi ruvida.
–– Sì... molto –– rispondo appena, arrossendo istantaneamente sotto il peso del suo sguardo.
Guido sorride, ma non è un sorriso gentile. È complice, ambiguo, quasi come se avesse visto qualcosa di me che nemmeno io conosco ancora. Un sorriso che mi fa sentire esposta, vulnerabile, e che pure mi spinge a cercare ancora di più il suo sguardo.
– Ti abituerai – aggiunge poi, lentamente, portando la bottiglia alla bocca e bevendo senza mai distogliere gli occhi da me. – Ti abituerai a tante cose, qui.
Non rispondo, perché non saprei cosa dire. Il silenzio si fa pesante, vibrante di un sottinteso che mi sfugge e che insieme desidero ardentemente capire.
In quel momento Elisa esce sulla veranda della nostra casa mobile. Mi guarda, poi osserva Guido. Un sorriso divertito e malizioso le sfiora le labbra.
– Tutto bene, Eli?
–– Sì, tutto bene –– mormoro piano, accelerando il passo verso di lei.
Elisa inclina leggermente la testa, mi fissa con occhi attenti, quasi sapesse già tutto.
– Guido sa come far sentire a proprio agio le ragazze nuove – dice infine, con un tono ambiguo che mi fa arrossire ancora di più.
Dietro di noi, sento Guido ridere sommessamente. Una risata bassa, profonda, che mi attraversa la schiena, insinuandosi in ogni angolo nascosto del mio corpo.
In quel preciso istante capisco che questa vacanza sarà molto diversa da tutte quelle che ho vissuto fino a oggi.
E non vedo l'ora che inizi davvero.
Quella notte, non riesco a dormire.
Sdraiata nel letto stretto della nostra casa mobile, resto immobile con gli occhi aperti, fissando il soffitto nella penombra. La finestra è appena socchiusa, e l'aria fresca della notte entra piano, accarezzando la mia pelle calda come dita leggere, invisibili. L'odore della pineta è ancora lì, intenso e penetrante, mescolato ad altri aromi: sabbia, mare, un leggero sentore di sudore che mi fa mordere piano il labbro.
Ogni volta che chiudo gli occhi, rivedo l'uomo della spiaggia. Rivedo chiaramente il suo corpo nudo, il modo in cui mi guardava, il sorriso appena accennato alle docce. Quel ricordo mi tormenta, facendomi sentire nuda e vulnerabile sotto le lenzuola leggere.
Mi giro inquieta, cercando di ignorare quella sensazione così intensa che mi pulsa tra le cosce. Non ho mai provato un desiderio così forte, così insistente, e ancora non so bene come gestirlo. È come un prurito irresistibile, qualcosa che devo sfiorare, accarezzare, scoprire. E questa consapevolezza mi spaventa e mi eccita allo stesso tempo.
Proprio mentre tento di calmare il respiro, sento un rumore lieve e sommesso provenire dalla casa mobile accanto. Mi metto in ascolto, trattenendo il fiato. È la voce di una donna, un gemito breve, basso e inequivocabilmente sensuale. Subito dopo, un altro suono, più profondo, maschile, inconfondibile.
Sento il cuore accelerare improvvisamente. Sono Clara e Guido, non c’è dubbio. Ascolto i loro respiri mescolarsi attraverso le pareti sottili, percepisco ogni movimento, ogni carezza, ogni sospiro che scivola nel silenzio caldo della notte. Mi vergogno, ma non riesco a smettere di ascoltare.
La mia mano scivola lentamente sotto le lenzuola, tremando appena. Non riesco a trattenermi, ho bisogno di toccarmi. Le dita raggiungono l’interno delle cosce, risalendo piano fino al calore umido che ormai non posso più nascondere. Mi sfioro appena, timida, spaventata, incredibilmente eccitata.
I gemiti di Clara si fanno più forti, più profondi, e ogni suono mi attraversa come una scossa elettrica. Provo a immaginare cosa stiano facendo esattamente, e l’immagine del corpo massiccio e maturo di Guido che ho intravisto nel pomiriggio mi invade la mente, intrecciandosi inevitabilmente con quella dell'uomo delle docce.
Non mi ero mai toccata così, ascoltando qualcun altro fare l'amore. Non mi ero mai sentita così sporca e insieme così viva.
Il mio corpo risponde subito, e quando sento un ultimo gemito soffocato provenire dalla casa mobile accanto, anche io premo più forte le dita, trovando per la prima volta il coraggio di esplorare davvero il piacere che pulsa tra le mie gambe.
Mordo il lenzuolo per non fare rumore, soffocando un gemito che non riesco a trattenere. Quando tutto finisce, resto immobile, il respiro spezzato, il cuore impazzito nel petto.
Mi addormento esausta, con il corpo ancora scosso da piccoli fremiti e la consapevolezza vertiginosa che, dopo questa notte, niente sarà mai più come prima.
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