La vacanza in cui mi innamorai di tre bellissime ragazze pt. 9
di
Signor Holden Corelli
genere
sentimentali
Come sempre grazie per i commenti gentili e gli apprezzamenti sempre graditi, con calma arriverò alla fine. grazie ancora.
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Giorno 9 – Martedì
Mi svegliai con la luce del sole, le ragazze dormivano ancora beatamente, entrambe staccate da me. Mi diressi verso il bagno e poi scesi le scale. Andando verso il piano di sotto sentii dei rumori e mi bloccai. Ripresi ad andare con passo felpato fino a quando le scale non terminarono e potei vedere una figura in salone. Era una donna adulta, capelli lunghi lisci e neri, dalla carnagione olivastra, indossava solo l’intimo e la cosa mi stupì, ovviamente andai a cercare con lo sguardo i suoi piccoli piedi nudi smaltati di bianco, avevano una forma elegante e sexy.
- Hai fatto in cucina? – chiese a voce alta a non so chi, ma ebbi subito la soluzione perché un’altra voce femminile rispose affermativamente dalla cucina.
Finalmente ricordai: era martedì e di conseguenza le due signore delle pulizie venivano a lavorare.
Nonostante ormai la mia mente in quella settimana si era completamente trasformata, non volevo farmi vedere nudo da loro, così tornai piano piano al piano di sopra per mettermi il costume.
Rientrai in stanza e trovai sia Sara che Martina sveglie, pronte ad andare a fare colazione. Dissi loro com’era la situazione, ma Sara ci disse di non preoccuparci con le due ragazze, anzi era completamente normale che fosse in intimo, e continuò.
-praticamente anni fa, avevo 19 anni credo, era già un annetto che mi prendevo il sole nuda, sempre durante le tante vacanze dei miei con i loro amici, a cui francamente non ho mai avuto interesse a partecipare. Fatto sta che le due ragazze, Ana e Nadya, che venivano già da tre anni circa, mi scoprirono proprio in una di quelle settimane in cui stavo sola. Io mi ero dimenticata del loro arrivo, all’epoca facevo pilates e quindi mi allenavo all’aria aperta completamente nuda. Dal nulla spuntarono loro due, dato che avevano le chiavi. Io mi vergognai molto, ma loro due si scusarono e mi tranquillizzarono dicendo che non era un problema per loro se io stavo nuda dato che stavo facendo sport, poi andarono dentro per lavorare. Una volta che finirono, andarono via. L’anno dopo i miei partirono per ben 3 volte. Durante la prima loro vacanza, accadde che Ana e Nadya mi trovarono nuovamente nuda mentre mi facevo un bagno in piscina, faceva molto caldo, e nonostante non avevo ancora vinto la timidezza, ricordo che le invitai a tuffarsi a causa del caldo torrido; loro mi risposero che se avessero finito prima si sarebbero unite. Così non fu, finirono tardi e andarono via, io le invitai a farlo la volta successiva. Quando i miei partirono la seconda volta le trovai già qui dopo essermi svegliata, come oggi. Loro erano contente di vedermi e mi chiesero se potevano levarsi le magliette per non sudare troppo le magliette e i pantaloncini. Acconsentii, così eravamo pari; rimasero in intimo. Mi dissero che mancava poco e che stavolta si sarebbero fatte il bagno. Così dopo una mezzoretta mi raggiunsero fuori. Mi chiesero se potevano farsi il bagno senza intimo, così da non bagnarlo dato ce non avevano cambio, tanto eravamo tra donne, in più ormai ci conoscevamo da anni, non eravamo proprio sconosciute. Così vidi tutto: le tette al vento, le loro fighe, le gambe, i fianchi, i piedi, le schiene, i loro culi. In acqua scherzammo e parlammo un po’. Dopo un’altra mezzoretta decisero che era tempo di andare. Da quel momento aspettavo con ansia di rivederle. Accadde quando i miei ripartirono, ci vedemmo due volte. La prima le vidi girare per casa in mutandine e reggiseno, era diventata la loro “divisa” quando ero sola in casa, era super eccitante, e nuovamente ci fu un bel bagno. Ma la seconda volta, io mi dimenticai che il calendario era cambiato, così mi beccarono a masturbarmi sul divano mentre mi guardavo un porno in tv. Mi imbarazzai tantissimo, loro si dispiacquero e seguì un periodo in cui fummo più fredde. Prima che l’estate finisse e io tornassi in città, durante l’ultimo nostro incontro finalmente ne parlammo; rimanemmo che l’anno successivo avremmo ripreso tranquillamente, loro in intimo e io sarei stata libera di toccarmi, non solo in bagno o stanza, ma ovunque, “anche quando noi siamo nella tua stessa stanza”. A me non sembrò vero, ma l’anno dopo, sempre nello stesso periodo, riprendemmo questo nostro giochino. Io ero diventata più sicura di me, soprattutto sul sesso e il mio corpo, così le volli sfidare. Loro avevano concluso presto ed erano in acqua, ormai erano, anzi sono, di casa, poiché io mi svegliai dopo. Le raggiunsi fuori, e dopo un’intensa sessione di pilates, sentivo il mio corpo caldo, voglioso. Così stirata sul prato cominciai a massaggiarmi la fica, loro erano in acqua e mi iniziarono a guardare. Io mi masturbavo sempre più passionalmente, loro non levano gli occhi da me. Dapprima non osavo guardarle, avevo lo sguardo verso l’alto, poi man mano che godevo, scesi e trovai i loro occhi su di me. La cosa mi eccitò ancora di più. Iniziai ad ansimare, mi bagnavo di sudore e di eccitazione, le dita dei miei piedi erano strette per la tensione. Arrivò l’orgasmo e un urlo di piacere, poi il mio corpo si distese. Avevo il fiatone, Ana mi chiese se volessi dell’acqua, e andò a prendermela. Me la diede sorridendo ed esclamando “ben fatto, un po’ mi sono eccitata anche io”. Nadya sorrideva sullo sfondo. Poi andarono via e ci salutammo affettuosamente. Da quel momento mi masturbavo ogni volta che eravamo sole, mentre loro gironzolavano per casa io mi sgrillettavo sul divano, in bagno, in stanza, in cucina, fuori. A mano a mano anche loro iniziarono a guardarmi sempre da più vicino, fino a quando un giorno si spogliarono e mi chiesero e potevano anche loro toccarsi lì con me. Così fu, e fu bellissimo vederle gemere, ansimare, portare le mani sulle fiche e sditalinarsi. Da allora, i nostri corpi si sono sempre più avvicinati, qualche carezza, qualche bacio sulle gambe, sui piedi, sulle mani, ma mai ci siamo toccate, cioè io a loro e loro a me. In realtà, durante uno degli ultimi bagni dell’anno scorso eravamo molto vicine e ci abbracciammo, scappò qualche limone, e qualche mano sul culo e sul seno. Le ho toccate sì, ma niente di più. -
Durante il racconto il mio cazzo era diventato gigante, Martina aveva una mano zuppa.
- cavolo Sa’, sei bravissima a raccontare. Se continui inizio a segarmi. -
- no, vi dico solo, e concludo. Forse vi state chiedendo perché all’inizio di questa nostra avventura abbiamo nascosto il foglietto dopo quello che vi ho raccontato, il fatto è che non ci vediamo da un anno e non so come sono cambiate le cose. Ho preferito tenervi per me. Ora però abbiamo l’occasione di scoprirlo. -
- anche perché è rimasto lì attaccato, quindi l’avranno visto. - dissi.
- cazzo! è vero, quindi già sanno. Vabbè allora andiamo direttamente così davanti a loro e vi presento, solo una cosa, noi non abbiamo mai scopato, ok? Solo masturbazioni e preliminari. -
Così tutti e tre ci incamminammo, nudi, per scendere giù. Le trovammo in cucina, avevano appena lavato per terra. Sara abbracciò subito la ragazza dai capelli scuri.
- da quanto tempo Ana! -
- ciao tesoro! Come stai? Vedo che hai plagiato altre due persone, chi sono? -
- sono i miei cugini, lui è Roberto e lei Martina. - ci presentò.
- ciao io sono Nadya- si presentò l’altra donna - mi dispiace che l’altro giorno non ci siamo visti- continuò.
Ana era una ragazza di origine sudamericana, si notava grazie alla sua carnagione olivastra, sulla trentina, non molto alta ma neanche bassa, aveva lunghi capelli neri, raccolti con una coda, aveva il viso più bello del mondo, gli occhi color nocciola, il naso delicato, bocca che sembrava disegnata, un sorriso di cui ci si innamora subito. Il suo fisico era pazzesco, il seno era ancora nascosto ma si capiva già che era piccolo ma sodo, i fianchi sinuosi, l’addome atletico, le gambe slanciate e delicate al tempo stesso, i piedi piccoli e perfetti, le mani eleganti e sensuali.
Nadya invece era più grande, carnagione bianco latte, veniva dalla Bulgaria, sulla quarantina ed era decisamente più alta di me, era una milf pazzesca: i capelli erano leggermente mossi fino ad altezza spalle, ramati, un arancione particolare, anche lei aveva un viso molto bello, gli occhi azzurri, il naso un po’ più grande di quello di Ana, le labbra più sottili. E il suo fisico voluttuoso, elegante e delicato; anche il suo seno era coperto ma si intuiva la portata gigantesca delle sue tette, erano enormi, quasi uscivano fuori, osservai le mani pulite e smaltate, così come i piedi, più paffuti ma comunque eccitanti, mi innamorai delle sue cosce voluminose, una Venere!
- eh ma avevamo fatto tardi la sera e abbiamo dormito di più. Però dai almeno oggi ci vediamo. Vi manca molto? - S
- no, abbiamo finito. Stavamo pensando di andare via, ma dato che sei qui e dopo non abbiamo niente da fare, possiamo farci il bagno? - chiese Ana.
- ma sì certo, ormai questa è casa vostra, non c’è bisogno di permessi, anzi mi unisco volentieri. -
- spero vi uniate anche voi. - disse ammiccando maliziosamente Ana.
- ma davvero siete cugini? - chiese Nadya.
- io e Sara sì, io e roberto siamo fratellastri, quindi di conseguenza lo è diventato anche lui. - rispose Martina delucidando le ragazze.
- siete fratelli? Infatti non vi somigliate. Abbiamo letto il foglietto, non so se Sara vi ha detto di noi.
-sì, è stato un bel racconto - mi esposi io.
-E com’è stato vedervi così, entrare così tanto in intimità? - domandò Ana a Martina.
- ma in realtà molto facile, una volta che ci siamo visti nudi. A lui poi gli si drizza subito, e Sara mi ha spinto a far crollare ogni tabù. È molto bello tutto ciò. - mentre spiegava mi abbracciò da dietro, io rimasi in silenzio un po’ imbarazzato.
- eccitante! Beh, allora potete fare quello che volete, ormai noi siamo abituate. - disse entusiasticamente Ana.
- sì, infatti mentre raccontava lui aveva il pisellone duro duro. - sempre Martina.
- ah sì? Però sai che non ci siamo mai spinte oltre, e solo la masturbazione ti ha eccitato così tanto?-
- beh sì. Masturbarsi è piacevole, farlo davanti a qualcuno è molto più bello - risposi io, confuso dal fatto che eravamo arrivati già a parlare di ciò dopo neanche dieci minuti dalla presentazione.
- va bene. Io mi vado a fare il bagno. Vieni con me? - disse a Nadya che le prese la mano e l’accompagnò fuori.
Io e Marti restammo dentro, io mi andai a sedere sulla poltrona che dava sulla vetrata attraverso cui si vedeva la piscina. Osservavo Nadya e Ana adesso totalmente nude sotto al sole, coi loro corpi bagnati e con finalmente le loro tette nude, volevo andarle a toccare, soprattutto quelle di Nadya, così giganti erano un’opera d’arte. Ma non si poteva. Quello che potevo fare era segarmi, dato che il cazzo ancora duro mi stava per esplodere.
- Daiii, non ti segare guardando loro. Ci sono io qua, mi puoi fare quello che vuoi, lo sai. - si ingelosì inaspettatamente Martina, che si venne a sedere su di me facendomi smettere così di toccarmi. Ora il mio pene era schiacciato tra le sue cosce. Io portai un braccio intorno alla sua schiena e l’altro sul suo ventre, difatti abbracciandola.
- Hai ragione, scusa. Ma sono troppo eccitato. -
Nel mentre iniziai a baciarla sul seno mentre lei mi accarezzava i capelli, poi mi baciò. Limonammo per molto tempo, senza cambiare posizione, con il mio pene eretto stretto da lei. Quando si staccò avevamo il fiatone e i menti bagnati dalla nostra saliva, lei mi sorrideva, io la strinsi più forte tuffandomi con la faccia sul seno.
- usciamo fuori o restiamo qua? Non mi dispiacerebbe andarmi a fare il bagno, magari tu ti seghi davanti a tutte noi. -
Optammo per uscire. Ci alzammo, ma la bloccai.
- prima una cosa. - e allora mi misi davanti a lei, portai una mano sul suo volto e l’altra sul cazzo per cominciare a masturbarmi. La guardavo negli occhi, le aveva un mio dito in bocca, smisi dopo poco e spinsi il cazzo sul suo addome per abbracciarla. -ora sì. Andiamo. -
Una volta fuori tutte e tre, che erano in acqua, ci seguirono con lo sguardo fino a quando non ci sedemmo a bordo piscina. Marti si buttò in acqua, io rimasi lì col pene eretto.
- wow, hai davvero un bel cazzo. - Nadya fu la prima a parlare, Ana concordò. Io ricambiai dicendo che i loro corpi erano bellissimi, e se ero in erezione il merito era anche loro.
- non sapete quanto è pervertito mio cugino. Gli piacciono i piedi, le gambe, è ossessionato dalle tette e adora quando due ragazze limonano e si leccano. - mi distrusse Sara che continuò avvicinandosi- Non sapete come si masturbò la prima volta davanti a noi, sembrava fuori di sé, lì che si segava velocemente per sborrarci addosso. Fu molto bello però. - intanto si era appoggiata alla mia coscia.
- grazie eh, però sì, è stato bello. Ed è sempre bello quando mi sego davanti a loro. - e cominciai a segarmi.
Martina si avvicinò pure, prendendo posizione nell’altra coscia.
- sapete - riprese Sara riferendosi alle due ragazze - con i miei cuginetti ci siamo spinti oltre, ci tocchiamo a vicenda, ci siamo baciati molte volte, su tutto il corpo. -
Io cominciavo a sentire sempre più caldo, il sudore iniziava a scendere dalla fronte.
-Ci sei quasi? - Martina se ne accorse e uscì dall’acqua per mettersi accanto a me. Mi fece voltare verso di lei, con le gambe spalancate mi mostrava la sua rosa vagina depilata, voleva che le venissi addosso.
-Sì- risposi un po’ soffocato dall’eccitazione.
- Ana, Nadya smettete di fingere che non vi stiate toccando, mostrateci tutto di voi. - continuò ancora Sara.
Loro due eseguirono sorridendo. Uscirono e si misero accanto a noi, mostrando tutto il loro corpo mentre si masturbavano. La visione delle loro gambe aperte, le loro fiche e i loro piedi verso di me mi mandarono in estasi. Martina si ritrovò l’addome pieno di sborra, le mie mani poi presero le sue cosce e feci pressione su di esse. Poi caddi all’indietro esausto, mentre mia sorella prese in mano il mio pene mezzo afflosciato e umido e cominciò a massaggiarlo. Il silenzio era interrotto dai gemiti di Ana e Nadya che si erano subito lasciate andare. Mi rimisi seduto, baciai Martina un po’ ovunque e poi mi buttai in piscina. Le ragazze soddisfatte si rituffarono, avevano ancora un po’ di tempo.
Scherzammo tutti in acqua, tra risate e chiacchere. Io però desideravo il seno gigante di Nadya e i piedi statuari di Ana. Mi avvicinavo a loro, poi mi distanziavo e poi ritornavo vicino. Mi toccavo ancora e tornò l’erezione. Andai da mia sorella, l’abbracciai da dietro per farle sentire tutto, si voltò e sorrise. Mi spinse leggermente via, verso Sara, così cominciò a masturbarsi. Io palpai Sara un po’ ovunque, lei portò una mano sul cazzo e poi, dopo averlo mollato, decise di unirsi a Martina.
- mi sembra giusto, ora tocca a voi. - esclamò Ana. - tu ce l’hai di nuovo duro? -
Dovetti confermare.
- se vuoi puoi avvicinarti a noi. -
- davvero? - ero incredulo. Mi fiondai in mezzo a loro, i miei fianchi toccavano i loro, non sapevo dove mettere le mani.
- non in mezzo, davanti. Segati mentre ci vedi. Ci vorresti toccare? -
- certo. - dissi prendendo posizione.
- e cosa? -
- ovunque, ma mi accontento delle tette… e dei piedi. siete bellissime, ma altro sarebbe troppo credo. -
- beh, i tuoi fetish sono normali. Intanto segati. -
In sottofondo si sentivano Martina e Sara che gemevano. Io guardavo loro due in viso, mentre aumentavo il ritmo.
-ok, ok - cedette Nadya - vieni, prendimi il seno, vediamo che fai. -
Neanche il tempo di dirmelo e mi ci buttai. Baciavo e leccavo quelle tette enormi già bagnate, le toccavo, le palpavo, le massaggiavo. Mi ci ero aggrappato e non le mollavo. Avevo smesso di segarmi però. Durò qualche minuto, poi mi invitò a staccarmi.
- bene, è stato piacevole, bravo. Però devi finire credo, sennò stai male poi. - mi disse Nadya.
- esatto - intervenne Ana mentre si sedeva bordo piscina. - vediamo questa tua passione, baciami. -
E così mi diede i piedi in faccia. Erano perfetti, la loro forma, le dita, lo smalto bianco. Provai prima ad asciugarli con un telo, poi cominciai ad amarli, baciavo e leccavo, lei poi me li fissò sulla faccia, io continuavo a segarmi, aumentavo il ritmo. Presi con la mano libera il piede destro e me lo misi sul petto, l’altro lo presi in bocca. Sara e Martina avevano finito, avevano raggiunto l’orgasmo e mi avevano raggiunto alle spalle incitandomi a venire, a mostrare nuovamente la mia sborra. Nadya era ancora accanto a me e guardava estasiata la scena. Stavo avendo difficoltà a concludere, il ritmo ormai era forsennato, la saliva mi usciva dalla bocca semichiusa sul piede di Ana. Martina e Sara allora iniziarono a passare le loro mani su tutto il mio corpo, sulle spalle, sul petto, sulla schiena, mi tastavano ovunque e mi incitavano. Finalmente dopo un altro paio di minuti venni copiosamente, vidi la bianca sborra perdersi nell’acqua, mi tolsi il piede dalla bocca e mi lasciai galleggiare sfinito. Era stata una prova fisica estrema.
- bravo, è stato bello vederti così. - mi disse Ana mentre immergeva i piedi in acqua, io alzai un pollice in segno di approvazione.
Rimanemmo lì ancora un po’, dopo una ventina di minuti Nadya e Ana andarono ad asciugarsi, si vestirono e poi ci salutammo.
Noi restammo in piscina fino all’ora di pranzo, a me venne fame e anche le ragazze iniziarono a sentirla, così andammo a mangiare. Dopo un’oretta ci iniziammo ad interrogare sul da farsi per il giorno dopo, dato l’arrivo delle cugine di Sara. Arrivammo alla conclusione che l’indomani mattina ci saremmo risistemati ognuno in una sua stanza così da non dar sospetti, ci saremmo incontrati solamente la sera dopo essere andati a letto, spostandoci furtivamente, oppure di giorno saremmo andati per i campi e ci saremmo appartati lì da qualche parte; l’indomani avremmo indossato i costumi nell’attesa del loro arrivo, ma comunque avremmo cercato di capire se ci fosse stata la possibilità di fare ugualmente le stesse cose; Sara promise che durante il tragitto in macchina stazione-casa avrebbe anticipato qualcosa.
Andammo poi nuovamente fuori, e passammo il pomeriggio nel relax, ogni tanto io mi toccavo, ormai era quasi abitudine, Martina ad un certo punto si masturbò intensamente per una buona oretta, Sara dal nulla si mise a fare il tanto decantato pilates. Il sole iniziava a calare quando facemmo gli ultimi tuffi, poi io andai a farmi la doccia mentre Sara e Martina preparavano la cena. Finito di mangiare le ragazze andarono a lavarsi e decidemmo che saremmo andati in stanza. Lì, seduti sul grande letto, cominciammo a raccontare aneddoti ed eventi vari della nostra vita, spaziavamo dai tempi del liceo a quelli universitari, provocando l’invidia di Martina che avrebbe iniziato l’anno successivo, parlammo delle sbronze prese e delle seguenti cazzate combinate, dei viaggi compiuti, delle esperienze fatte e dei momenti “hot” che avevamo avuto.
Io, ad esempio, raccontai di come l’anno prima, in vacanza al mare, nuotai un po’ al largo, lontano dalla gente e da tutti, e mi masturbai sotto il sole di mezzogiorno mentre galleggiavo sbattendo i piedi sott’acqua, immaginai di venire beccato da una signora che si trovava su un materassino e che mi spingeva a continuare mentre lei mi mostrava il suo corpo, ricordai che quando venni fu bellissimo, soprattutto per l’adrenalina di farlo in un posto pubblico. Sara, invece, ci raccontò due aneddoti molto datati: una volta si masturbò in un parchetto pubblico, disse che era un pomeriggio torrido d’agosto, in giro non vi era nessuno e lei all’interno di una di quelle casette per bambini si toccò; lo fece quando era ai primi anni di liceo. Poi ci disse che sempre in quel periodo o forse prima, aveva fatto il suo primo pompino, accadde al mare, lei era con un suo amichetto, in una spiaggia deserta di inizio settembre, si incamminarono fino ad una zono di scogli, e lì senza nessuno intorno prima gli mostro la sua vagina, poi volle vedere il suo pene e infine glielo prese in bocca; a quanto pare durò poco e lui le venne in bocca, Sara sputò a terra, si ripulì il viso con l’acqua del mare, si diedero un bacio e tornarono alla spiaggia.
Mia sorella ci svelò due segreti; il primo riguardava una sua masturbazione un paio di anni prima negli spogliatoi della piscina comunale, si chiuse dentro e si sditalinò cercando di soffocare i gemiti mentre le passavano accanto altre persone. Il secondo fu più sconvolgente poiché riguardava anche me: una volta a casa nostra, dopo essermi masturbato ed esser venuto su un fazzoletto dimenticai di gettarlo nel water e lo lasciai accidentalmente poggiato sul bidet, lo feci senza pensare perché lei entrò dopo di me perché le scappava; ovviamente se ne accorse, ed è qui che nel raccontarlo me lo fece diventare duro. In pratica, dopo essersi seduta per fare pipì ed essersi pulita, rimase seduta con le gambe aperte, iniziò a toccarsi e poi prese quel fazzoletto bagnato del mio sperma e se lo portò al naso per annusarlo e poi sulle labbra, voleva sentire i miei odori. Raccontò che spruzzò per la prima volta in quell’occasione, talmente fu l’eccitazione di fare qualcosa di proibito.
- questa è incredibile. – esclamò Sara.
- effettivamente non l’avrei mai immaginato. Io ignaro di questa cosa. Ma quindi ti masturbavi pensando anche a me? – chiesi a Martina.
- è capitato diverse volte. – mi rispose arrossendo e poi continuò – e negli ultimi mesi cercavo di vederti di nascosto, ci sono riuscita solo u paio di volte. Una è stata dopo che eri tornato da calcetto, avevi lasciato socchiusa la porta del bagno perché credevi non ci fosse nessuno a casa, ma c’ero solo io. Così ti vidi fare la doccia, restai lì tutto il tempo mentre tu cantavi. Eri troppo rilassato e io morivo dalla voglia di vedertelo duro, poi me ne scappai in stanza a masturbarmi come una pazza. –
- non me l’aspettavo, mi sento in colpa perché non ho raccontato una cosa prima. Il mese scorso, durante la tua vacanza, sono stato spesso solo a casa… e una volta mi stavo masturbando, quando ho sentito di dover spingermi oltre, così… sono entrato nella tua stanza e ho cercato il tuo intimo. Mi sono sempre pentito di questa cosa e mi vergogno a raccontarla ora. Fatto sta che ho annusato le tue mutandine, più per curiosità che per altro, però l’ho fatto, e le ho riconservate subito. Ma il giorno dopo ero di nuovo là. E poi ancora, ma non facevo nulla, sentivo solo il profumo dei tuoi slip e dei reggiseni. Poi però quando sei tornata ho smesso e non mi è più venuto in mente di replicare, anche se ogni tanto provavo a sbirciarti, per vedere un po’ il tuo corpo. Vabbè poi su Sara, già lo sapete che anni fa mi masturbavo pensando a te, ogni tanto però. –
- sì, ma voi siete dei pervertiti latenti - Sara.
- effettivamente - confermai,
- beh… meno male siamo venuti qui. - disse Martina che era diventata un po’ rossa in viso.
Sara si alzò, aprì un cassetto e prese qualcosa, poi andò sul borsone di Martina e prese un’altra cosa. Arrivò davanti a me tenendo le mani dietro la schiena, poi finalmente mi sbandierò in faccia due paia di mutandine.
- dato che siamo qua, possiamo dartele direttamente noi. - mi disse poggiandomele sul naso e la bocca.
Si alzò pure mia sorella e andò a rovistare nel borsone, prese anche lei qualcosa e me la lanciò. Mi arrivarono sul petto un paio di suoi calzini.
- questi non li vuoi? - disse ammiccando.
Io ormai ero completamente perso e assuefatto dal loro spirito libero, il mio cazzo iniziava ad eccitarsi ed era diventato barzotto. Mi stavo portando una mano sul pene per cominciare a toccarmi, ma Sara mi bloccò.
- nono, ancora no. Devi sentirci per bene prima. - e nel dirlo mi strofinava le mutandine sul viso. Arrivò Martina, prese i calzini e cominciò anche lei a giocare nello stesso modo. Il mio cazzo oramai era duro, eretto e pulsante. Martina allora prima si sedette a gambe aperte davanti a me, mi sfiorava il pisellone con i suoi piedini, mi stuzzicava, poi prese uno dei calzini e lo fece indossare al mio cazzo, allora cominciò a segarmi dolcemente. Sara invece smise di strofinarmi le loro mutandine e ne indossò un paio, poi diede l’altro a mia sorella.
- io metto le tue, tu le mie. Invece tu robi, al posto di non fare niente con quelle mani, toccaci, massaggiaci le fiche attraverso gli slip. -
Eseguii. Martina mi lasciò il cazzo momentaneamente per mettersi in posizione da bebè, con le loro gambe in aria leggermente piegate. Portai la mano destra su Martina e la sinistra su Sara. Cominciai allora a massaggiarle, prima dolcemente, andavo sulle labbra, strofinavo su e giù, poi cercai i loro clitoridi, li trovai belli turgidi e fu più semplice farle venire. Dopo una decina di minuti orgasmarono entrambe, le mutandine erano fradicie, quelle viola di mia sorella che indossava Sara, quelle rosate di Sara che aveva Martina. Una volta concluso il loro piacere mi scalciarono via con due piccole pedate sul petto.
- beh, ora tocca a te, vuoi venire? - mi dissero.
In realtà il mio cazzo si era ammosciato e per quanto volessi possederle, declinai. La doppia venuta repentina del mattino mi aveva un po’ fatto sentire strano.
- per quanto voglia, dato che si è ammosciato, lo lascerei riposare. Magari domani mattina, tanto credo ci alzeremo presto. -
- d’accordo, sì in effetti non è neanche mezzanotte. - M
- facciamo allora che queste mutande le lasciamo asciugare e domani ci giochiamo di nuovo. -S
- assolutamente. - io
Le ragazze si alzarono, si tolsero le mutande lasciandole su una sedia, spensero la luce e poi tornarono a letto.
Si misero ai miei fianchi e mi abbracciarono. Dopo un po’ cademmo addormentati.
-
-
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Giorno 9 – Martedì
Mi svegliai con la luce del sole, le ragazze dormivano ancora beatamente, entrambe staccate da me. Mi diressi verso il bagno e poi scesi le scale. Andando verso il piano di sotto sentii dei rumori e mi bloccai. Ripresi ad andare con passo felpato fino a quando le scale non terminarono e potei vedere una figura in salone. Era una donna adulta, capelli lunghi lisci e neri, dalla carnagione olivastra, indossava solo l’intimo e la cosa mi stupì, ovviamente andai a cercare con lo sguardo i suoi piccoli piedi nudi smaltati di bianco, avevano una forma elegante e sexy.
- Hai fatto in cucina? – chiese a voce alta a non so chi, ma ebbi subito la soluzione perché un’altra voce femminile rispose affermativamente dalla cucina.
Finalmente ricordai: era martedì e di conseguenza le due signore delle pulizie venivano a lavorare.
Nonostante ormai la mia mente in quella settimana si era completamente trasformata, non volevo farmi vedere nudo da loro, così tornai piano piano al piano di sopra per mettermi il costume.
Rientrai in stanza e trovai sia Sara che Martina sveglie, pronte ad andare a fare colazione. Dissi loro com’era la situazione, ma Sara ci disse di non preoccuparci con le due ragazze, anzi era completamente normale che fosse in intimo, e continuò.
-praticamente anni fa, avevo 19 anni credo, era già un annetto che mi prendevo il sole nuda, sempre durante le tante vacanze dei miei con i loro amici, a cui francamente non ho mai avuto interesse a partecipare. Fatto sta che le due ragazze, Ana e Nadya, che venivano già da tre anni circa, mi scoprirono proprio in una di quelle settimane in cui stavo sola. Io mi ero dimenticata del loro arrivo, all’epoca facevo pilates e quindi mi allenavo all’aria aperta completamente nuda. Dal nulla spuntarono loro due, dato che avevano le chiavi. Io mi vergognai molto, ma loro due si scusarono e mi tranquillizzarono dicendo che non era un problema per loro se io stavo nuda dato che stavo facendo sport, poi andarono dentro per lavorare. Una volta che finirono, andarono via. L’anno dopo i miei partirono per ben 3 volte. Durante la prima loro vacanza, accadde che Ana e Nadya mi trovarono nuovamente nuda mentre mi facevo un bagno in piscina, faceva molto caldo, e nonostante non avevo ancora vinto la timidezza, ricordo che le invitai a tuffarsi a causa del caldo torrido; loro mi risposero che se avessero finito prima si sarebbero unite. Così non fu, finirono tardi e andarono via, io le invitai a farlo la volta successiva. Quando i miei partirono la seconda volta le trovai già qui dopo essermi svegliata, come oggi. Loro erano contente di vedermi e mi chiesero se potevano levarsi le magliette per non sudare troppo le magliette e i pantaloncini. Acconsentii, così eravamo pari; rimasero in intimo. Mi dissero che mancava poco e che stavolta si sarebbero fatte il bagno. Così dopo una mezzoretta mi raggiunsero fuori. Mi chiesero se potevano farsi il bagno senza intimo, così da non bagnarlo dato ce non avevano cambio, tanto eravamo tra donne, in più ormai ci conoscevamo da anni, non eravamo proprio sconosciute. Così vidi tutto: le tette al vento, le loro fighe, le gambe, i fianchi, i piedi, le schiene, i loro culi. In acqua scherzammo e parlammo un po’. Dopo un’altra mezzoretta decisero che era tempo di andare. Da quel momento aspettavo con ansia di rivederle. Accadde quando i miei ripartirono, ci vedemmo due volte. La prima le vidi girare per casa in mutandine e reggiseno, era diventata la loro “divisa” quando ero sola in casa, era super eccitante, e nuovamente ci fu un bel bagno. Ma la seconda volta, io mi dimenticai che il calendario era cambiato, così mi beccarono a masturbarmi sul divano mentre mi guardavo un porno in tv. Mi imbarazzai tantissimo, loro si dispiacquero e seguì un periodo in cui fummo più fredde. Prima che l’estate finisse e io tornassi in città, durante l’ultimo nostro incontro finalmente ne parlammo; rimanemmo che l’anno successivo avremmo ripreso tranquillamente, loro in intimo e io sarei stata libera di toccarmi, non solo in bagno o stanza, ma ovunque, “anche quando noi siamo nella tua stessa stanza”. A me non sembrò vero, ma l’anno dopo, sempre nello stesso periodo, riprendemmo questo nostro giochino. Io ero diventata più sicura di me, soprattutto sul sesso e il mio corpo, così le volli sfidare. Loro avevano concluso presto ed erano in acqua, ormai erano, anzi sono, di casa, poiché io mi svegliai dopo. Le raggiunsi fuori, e dopo un’intensa sessione di pilates, sentivo il mio corpo caldo, voglioso. Così stirata sul prato cominciai a massaggiarmi la fica, loro erano in acqua e mi iniziarono a guardare. Io mi masturbavo sempre più passionalmente, loro non levano gli occhi da me. Dapprima non osavo guardarle, avevo lo sguardo verso l’alto, poi man mano che godevo, scesi e trovai i loro occhi su di me. La cosa mi eccitò ancora di più. Iniziai ad ansimare, mi bagnavo di sudore e di eccitazione, le dita dei miei piedi erano strette per la tensione. Arrivò l’orgasmo e un urlo di piacere, poi il mio corpo si distese. Avevo il fiatone, Ana mi chiese se volessi dell’acqua, e andò a prendermela. Me la diede sorridendo ed esclamando “ben fatto, un po’ mi sono eccitata anche io”. Nadya sorrideva sullo sfondo. Poi andarono via e ci salutammo affettuosamente. Da quel momento mi masturbavo ogni volta che eravamo sole, mentre loro gironzolavano per casa io mi sgrillettavo sul divano, in bagno, in stanza, in cucina, fuori. A mano a mano anche loro iniziarono a guardarmi sempre da più vicino, fino a quando un giorno si spogliarono e mi chiesero e potevano anche loro toccarsi lì con me. Così fu, e fu bellissimo vederle gemere, ansimare, portare le mani sulle fiche e sditalinarsi. Da allora, i nostri corpi si sono sempre più avvicinati, qualche carezza, qualche bacio sulle gambe, sui piedi, sulle mani, ma mai ci siamo toccate, cioè io a loro e loro a me. In realtà, durante uno degli ultimi bagni dell’anno scorso eravamo molto vicine e ci abbracciammo, scappò qualche limone, e qualche mano sul culo e sul seno. Le ho toccate sì, ma niente di più. -
Durante il racconto il mio cazzo era diventato gigante, Martina aveva una mano zuppa.
- cavolo Sa’, sei bravissima a raccontare. Se continui inizio a segarmi. -
- no, vi dico solo, e concludo. Forse vi state chiedendo perché all’inizio di questa nostra avventura abbiamo nascosto il foglietto dopo quello che vi ho raccontato, il fatto è che non ci vediamo da un anno e non so come sono cambiate le cose. Ho preferito tenervi per me. Ora però abbiamo l’occasione di scoprirlo. -
- anche perché è rimasto lì attaccato, quindi l’avranno visto. - dissi.
- cazzo! è vero, quindi già sanno. Vabbè allora andiamo direttamente così davanti a loro e vi presento, solo una cosa, noi non abbiamo mai scopato, ok? Solo masturbazioni e preliminari. -
Così tutti e tre ci incamminammo, nudi, per scendere giù. Le trovammo in cucina, avevano appena lavato per terra. Sara abbracciò subito la ragazza dai capelli scuri.
- da quanto tempo Ana! -
- ciao tesoro! Come stai? Vedo che hai plagiato altre due persone, chi sono? -
- sono i miei cugini, lui è Roberto e lei Martina. - ci presentò.
- ciao io sono Nadya- si presentò l’altra donna - mi dispiace che l’altro giorno non ci siamo visti- continuò.
Ana era una ragazza di origine sudamericana, si notava grazie alla sua carnagione olivastra, sulla trentina, non molto alta ma neanche bassa, aveva lunghi capelli neri, raccolti con una coda, aveva il viso più bello del mondo, gli occhi color nocciola, il naso delicato, bocca che sembrava disegnata, un sorriso di cui ci si innamora subito. Il suo fisico era pazzesco, il seno era ancora nascosto ma si capiva già che era piccolo ma sodo, i fianchi sinuosi, l’addome atletico, le gambe slanciate e delicate al tempo stesso, i piedi piccoli e perfetti, le mani eleganti e sensuali.
Nadya invece era più grande, carnagione bianco latte, veniva dalla Bulgaria, sulla quarantina ed era decisamente più alta di me, era una milf pazzesca: i capelli erano leggermente mossi fino ad altezza spalle, ramati, un arancione particolare, anche lei aveva un viso molto bello, gli occhi azzurri, il naso un po’ più grande di quello di Ana, le labbra più sottili. E il suo fisico voluttuoso, elegante e delicato; anche il suo seno era coperto ma si intuiva la portata gigantesca delle sue tette, erano enormi, quasi uscivano fuori, osservai le mani pulite e smaltate, così come i piedi, più paffuti ma comunque eccitanti, mi innamorai delle sue cosce voluminose, una Venere!
- eh ma avevamo fatto tardi la sera e abbiamo dormito di più. Però dai almeno oggi ci vediamo. Vi manca molto? - S
- no, abbiamo finito. Stavamo pensando di andare via, ma dato che sei qui e dopo non abbiamo niente da fare, possiamo farci il bagno? - chiese Ana.
- ma sì certo, ormai questa è casa vostra, non c’è bisogno di permessi, anzi mi unisco volentieri. -
- spero vi uniate anche voi. - disse ammiccando maliziosamente Ana.
- ma davvero siete cugini? - chiese Nadya.
- io e Sara sì, io e roberto siamo fratellastri, quindi di conseguenza lo è diventato anche lui. - rispose Martina delucidando le ragazze.
- siete fratelli? Infatti non vi somigliate. Abbiamo letto il foglietto, non so se Sara vi ha detto di noi.
-sì, è stato un bel racconto - mi esposi io.
-E com’è stato vedervi così, entrare così tanto in intimità? - domandò Ana a Martina.
- ma in realtà molto facile, una volta che ci siamo visti nudi. A lui poi gli si drizza subito, e Sara mi ha spinto a far crollare ogni tabù. È molto bello tutto ciò. - mentre spiegava mi abbracciò da dietro, io rimasi in silenzio un po’ imbarazzato.
- eccitante! Beh, allora potete fare quello che volete, ormai noi siamo abituate. - disse entusiasticamente Ana.
- sì, infatti mentre raccontava lui aveva il pisellone duro duro. - sempre Martina.
- ah sì? Però sai che non ci siamo mai spinte oltre, e solo la masturbazione ti ha eccitato così tanto?-
- beh sì. Masturbarsi è piacevole, farlo davanti a qualcuno è molto più bello - risposi io, confuso dal fatto che eravamo arrivati già a parlare di ciò dopo neanche dieci minuti dalla presentazione.
- va bene. Io mi vado a fare il bagno. Vieni con me? - disse a Nadya che le prese la mano e l’accompagnò fuori.
Io e Marti restammo dentro, io mi andai a sedere sulla poltrona che dava sulla vetrata attraverso cui si vedeva la piscina. Osservavo Nadya e Ana adesso totalmente nude sotto al sole, coi loro corpi bagnati e con finalmente le loro tette nude, volevo andarle a toccare, soprattutto quelle di Nadya, così giganti erano un’opera d’arte. Ma non si poteva. Quello che potevo fare era segarmi, dato che il cazzo ancora duro mi stava per esplodere.
- Daiii, non ti segare guardando loro. Ci sono io qua, mi puoi fare quello che vuoi, lo sai. - si ingelosì inaspettatamente Martina, che si venne a sedere su di me facendomi smettere così di toccarmi. Ora il mio pene era schiacciato tra le sue cosce. Io portai un braccio intorno alla sua schiena e l’altro sul suo ventre, difatti abbracciandola.
- Hai ragione, scusa. Ma sono troppo eccitato. -
Nel mentre iniziai a baciarla sul seno mentre lei mi accarezzava i capelli, poi mi baciò. Limonammo per molto tempo, senza cambiare posizione, con il mio pene eretto stretto da lei. Quando si staccò avevamo il fiatone e i menti bagnati dalla nostra saliva, lei mi sorrideva, io la strinsi più forte tuffandomi con la faccia sul seno.
- usciamo fuori o restiamo qua? Non mi dispiacerebbe andarmi a fare il bagno, magari tu ti seghi davanti a tutte noi. -
Optammo per uscire. Ci alzammo, ma la bloccai.
- prima una cosa. - e allora mi misi davanti a lei, portai una mano sul suo volto e l’altra sul cazzo per cominciare a masturbarmi. La guardavo negli occhi, le aveva un mio dito in bocca, smisi dopo poco e spinsi il cazzo sul suo addome per abbracciarla. -ora sì. Andiamo. -
Una volta fuori tutte e tre, che erano in acqua, ci seguirono con lo sguardo fino a quando non ci sedemmo a bordo piscina. Marti si buttò in acqua, io rimasi lì col pene eretto.
- wow, hai davvero un bel cazzo. - Nadya fu la prima a parlare, Ana concordò. Io ricambiai dicendo che i loro corpi erano bellissimi, e se ero in erezione il merito era anche loro.
- non sapete quanto è pervertito mio cugino. Gli piacciono i piedi, le gambe, è ossessionato dalle tette e adora quando due ragazze limonano e si leccano. - mi distrusse Sara che continuò avvicinandosi- Non sapete come si masturbò la prima volta davanti a noi, sembrava fuori di sé, lì che si segava velocemente per sborrarci addosso. Fu molto bello però. - intanto si era appoggiata alla mia coscia.
- grazie eh, però sì, è stato bello. Ed è sempre bello quando mi sego davanti a loro. - e cominciai a segarmi.
Martina si avvicinò pure, prendendo posizione nell’altra coscia.
- sapete - riprese Sara riferendosi alle due ragazze - con i miei cuginetti ci siamo spinti oltre, ci tocchiamo a vicenda, ci siamo baciati molte volte, su tutto il corpo. -
Io cominciavo a sentire sempre più caldo, il sudore iniziava a scendere dalla fronte.
-Ci sei quasi? - Martina se ne accorse e uscì dall’acqua per mettersi accanto a me. Mi fece voltare verso di lei, con le gambe spalancate mi mostrava la sua rosa vagina depilata, voleva che le venissi addosso.
-Sì- risposi un po’ soffocato dall’eccitazione.
- Ana, Nadya smettete di fingere che non vi stiate toccando, mostrateci tutto di voi. - continuò ancora Sara.
Loro due eseguirono sorridendo. Uscirono e si misero accanto a noi, mostrando tutto il loro corpo mentre si masturbavano. La visione delle loro gambe aperte, le loro fiche e i loro piedi verso di me mi mandarono in estasi. Martina si ritrovò l’addome pieno di sborra, le mie mani poi presero le sue cosce e feci pressione su di esse. Poi caddi all’indietro esausto, mentre mia sorella prese in mano il mio pene mezzo afflosciato e umido e cominciò a massaggiarlo. Il silenzio era interrotto dai gemiti di Ana e Nadya che si erano subito lasciate andare. Mi rimisi seduto, baciai Martina un po’ ovunque e poi mi buttai in piscina. Le ragazze soddisfatte si rituffarono, avevano ancora un po’ di tempo.
Scherzammo tutti in acqua, tra risate e chiacchere. Io però desideravo il seno gigante di Nadya e i piedi statuari di Ana. Mi avvicinavo a loro, poi mi distanziavo e poi ritornavo vicino. Mi toccavo ancora e tornò l’erezione. Andai da mia sorella, l’abbracciai da dietro per farle sentire tutto, si voltò e sorrise. Mi spinse leggermente via, verso Sara, così cominciò a masturbarsi. Io palpai Sara un po’ ovunque, lei portò una mano sul cazzo e poi, dopo averlo mollato, decise di unirsi a Martina.
- mi sembra giusto, ora tocca a voi. - esclamò Ana. - tu ce l’hai di nuovo duro? -
Dovetti confermare.
- se vuoi puoi avvicinarti a noi. -
- davvero? - ero incredulo. Mi fiondai in mezzo a loro, i miei fianchi toccavano i loro, non sapevo dove mettere le mani.
- non in mezzo, davanti. Segati mentre ci vedi. Ci vorresti toccare? -
- certo. - dissi prendendo posizione.
- e cosa? -
- ovunque, ma mi accontento delle tette… e dei piedi. siete bellissime, ma altro sarebbe troppo credo. -
- beh, i tuoi fetish sono normali. Intanto segati. -
In sottofondo si sentivano Martina e Sara che gemevano. Io guardavo loro due in viso, mentre aumentavo il ritmo.
-ok, ok - cedette Nadya - vieni, prendimi il seno, vediamo che fai. -
Neanche il tempo di dirmelo e mi ci buttai. Baciavo e leccavo quelle tette enormi già bagnate, le toccavo, le palpavo, le massaggiavo. Mi ci ero aggrappato e non le mollavo. Avevo smesso di segarmi però. Durò qualche minuto, poi mi invitò a staccarmi.
- bene, è stato piacevole, bravo. Però devi finire credo, sennò stai male poi. - mi disse Nadya.
- esatto - intervenne Ana mentre si sedeva bordo piscina. - vediamo questa tua passione, baciami. -
E così mi diede i piedi in faccia. Erano perfetti, la loro forma, le dita, lo smalto bianco. Provai prima ad asciugarli con un telo, poi cominciai ad amarli, baciavo e leccavo, lei poi me li fissò sulla faccia, io continuavo a segarmi, aumentavo il ritmo. Presi con la mano libera il piede destro e me lo misi sul petto, l’altro lo presi in bocca. Sara e Martina avevano finito, avevano raggiunto l’orgasmo e mi avevano raggiunto alle spalle incitandomi a venire, a mostrare nuovamente la mia sborra. Nadya era ancora accanto a me e guardava estasiata la scena. Stavo avendo difficoltà a concludere, il ritmo ormai era forsennato, la saliva mi usciva dalla bocca semichiusa sul piede di Ana. Martina e Sara allora iniziarono a passare le loro mani su tutto il mio corpo, sulle spalle, sul petto, sulla schiena, mi tastavano ovunque e mi incitavano. Finalmente dopo un altro paio di minuti venni copiosamente, vidi la bianca sborra perdersi nell’acqua, mi tolsi il piede dalla bocca e mi lasciai galleggiare sfinito. Era stata una prova fisica estrema.
- bravo, è stato bello vederti così. - mi disse Ana mentre immergeva i piedi in acqua, io alzai un pollice in segno di approvazione.
Rimanemmo lì ancora un po’, dopo una ventina di minuti Nadya e Ana andarono ad asciugarsi, si vestirono e poi ci salutammo.
Noi restammo in piscina fino all’ora di pranzo, a me venne fame e anche le ragazze iniziarono a sentirla, così andammo a mangiare. Dopo un’oretta ci iniziammo ad interrogare sul da farsi per il giorno dopo, dato l’arrivo delle cugine di Sara. Arrivammo alla conclusione che l’indomani mattina ci saremmo risistemati ognuno in una sua stanza così da non dar sospetti, ci saremmo incontrati solamente la sera dopo essere andati a letto, spostandoci furtivamente, oppure di giorno saremmo andati per i campi e ci saremmo appartati lì da qualche parte; l’indomani avremmo indossato i costumi nell’attesa del loro arrivo, ma comunque avremmo cercato di capire se ci fosse stata la possibilità di fare ugualmente le stesse cose; Sara promise che durante il tragitto in macchina stazione-casa avrebbe anticipato qualcosa.
Andammo poi nuovamente fuori, e passammo il pomeriggio nel relax, ogni tanto io mi toccavo, ormai era quasi abitudine, Martina ad un certo punto si masturbò intensamente per una buona oretta, Sara dal nulla si mise a fare il tanto decantato pilates. Il sole iniziava a calare quando facemmo gli ultimi tuffi, poi io andai a farmi la doccia mentre Sara e Martina preparavano la cena. Finito di mangiare le ragazze andarono a lavarsi e decidemmo che saremmo andati in stanza. Lì, seduti sul grande letto, cominciammo a raccontare aneddoti ed eventi vari della nostra vita, spaziavamo dai tempi del liceo a quelli universitari, provocando l’invidia di Martina che avrebbe iniziato l’anno successivo, parlammo delle sbronze prese e delle seguenti cazzate combinate, dei viaggi compiuti, delle esperienze fatte e dei momenti “hot” che avevamo avuto.
Io, ad esempio, raccontai di come l’anno prima, in vacanza al mare, nuotai un po’ al largo, lontano dalla gente e da tutti, e mi masturbai sotto il sole di mezzogiorno mentre galleggiavo sbattendo i piedi sott’acqua, immaginai di venire beccato da una signora che si trovava su un materassino e che mi spingeva a continuare mentre lei mi mostrava il suo corpo, ricordai che quando venni fu bellissimo, soprattutto per l’adrenalina di farlo in un posto pubblico. Sara, invece, ci raccontò due aneddoti molto datati: una volta si masturbò in un parchetto pubblico, disse che era un pomeriggio torrido d’agosto, in giro non vi era nessuno e lei all’interno di una di quelle casette per bambini si toccò; lo fece quando era ai primi anni di liceo. Poi ci disse che sempre in quel periodo o forse prima, aveva fatto il suo primo pompino, accadde al mare, lei era con un suo amichetto, in una spiaggia deserta di inizio settembre, si incamminarono fino ad una zono di scogli, e lì senza nessuno intorno prima gli mostro la sua vagina, poi volle vedere il suo pene e infine glielo prese in bocca; a quanto pare durò poco e lui le venne in bocca, Sara sputò a terra, si ripulì il viso con l’acqua del mare, si diedero un bacio e tornarono alla spiaggia.
Mia sorella ci svelò due segreti; il primo riguardava una sua masturbazione un paio di anni prima negli spogliatoi della piscina comunale, si chiuse dentro e si sditalinò cercando di soffocare i gemiti mentre le passavano accanto altre persone. Il secondo fu più sconvolgente poiché riguardava anche me: una volta a casa nostra, dopo essermi masturbato ed esser venuto su un fazzoletto dimenticai di gettarlo nel water e lo lasciai accidentalmente poggiato sul bidet, lo feci senza pensare perché lei entrò dopo di me perché le scappava; ovviamente se ne accorse, ed è qui che nel raccontarlo me lo fece diventare duro. In pratica, dopo essersi seduta per fare pipì ed essersi pulita, rimase seduta con le gambe aperte, iniziò a toccarsi e poi prese quel fazzoletto bagnato del mio sperma e se lo portò al naso per annusarlo e poi sulle labbra, voleva sentire i miei odori. Raccontò che spruzzò per la prima volta in quell’occasione, talmente fu l’eccitazione di fare qualcosa di proibito.
- questa è incredibile. – esclamò Sara.
- effettivamente non l’avrei mai immaginato. Io ignaro di questa cosa. Ma quindi ti masturbavi pensando anche a me? – chiesi a Martina.
- è capitato diverse volte. – mi rispose arrossendo e poi continuò – e negli ultimi mesi cercavo di vederti di nascosto, ci sono riuscita solo u paio di volte. Una è stata dopo che eri tornato da calcetto, avevi lasciato socchiusa la porta del bagno perché credevi non ci fosse nessuno a casa, ma c’ero solo io. Così ti vidi fare la doccia, restai lì tutto il tempo mentre tu cantavi. Eri troppo rilassato e io morivo dalla voglia di vedertelo duro, poi me ne scappai in stanza a masturbarmi come una pazza. –
- non me l’aspettavo, mi sento in colpa perché non ho raccontato una cosa prima. Il mese scorso, durante la tua vacanza, sono stato spesso solo a casa… e una volta mi stavo masturbando, quando ho sentito di dover spingermi oltre, così… sono entrato nella tua stanza e ho cercato il tuo intimo. Mi sono sempre pentito di questa cosa e mi vergogno a raccontarla ora. Fatto sta che ho annusato le tue mutandine, più per curiosità che per altro, però l’ho fatto, e le ho riconservate subito. Ma il giorno dopo ero di nuovo là. E poi ancora, ma non facevo nulla, sentivo solo il profumo dei tuoi slip e dei reggiseni. Poi però quando sei tornata ho smesso e non mi è più venuto in mente di replicare, anche se ogni tanto provavo a sbirciarti, per vedere un po’ il tuo corpo. Vabbè poi su Sara, già lo sapete che anni fa mi masturbavo pensando a te, ogni tanto però. –
- sì, ma voi siete dei pervertiti latenti - Sara.
- effettivamente - confermai,
- beh… meno male siamo venuti qui. - disse Martina che era diventata un po’ rossa in viso.
Sara si alzò, aprì un cassetto e prese qualcosa, poi andò sul borsone di Martina e prese un’altra cosa. Arrivò davanti a me tenendo le mani dietro la schiena, poi finalmente mi sbandierò in faccia due paia di mutandine.
- dato che siamo qua, possiamo dartele direttamente noi. - mi disse poggiandomele sul naso e la bocca.
Si alzò pure mia sorella e andò a rovistare nel borsone, prese anche lei qualcosa e me la lanciò. Mi arrivarono sul petto un paio di suoi calzini.
- questi non li vuoi? - disse ammiccando.
Io ormai ero completamente perso e assuefatto dal loro spirito libero, il mio cazzo iniziava ad eccitarsi ed era diventato barzotto. Mi stavo portando una mano sul pene per cominciare a toccarmi, ma Sara mi bloccò.
- nono, ancora no. Devi sentirci per bene prima. - e nel dirlo mi strofinava le mutandine sul viso. Arrivò Martina, prese i calzini e cominciò anche lei a giocare nello stesso modo. Il mio cazzo oramai era duro, eretto e pulsante. Martina allora prima si sedette a gambe aperte davanti a me, mi sfiorava il pisellone con i suoi piedini, mi stuzzicava, poi prese uno dei calzini e lo fece indossare al mio cazzo, allora cominciò a segarmi dolcemente. Sara invece smise di strofinarmi le loro mutandine e ne indossò un paio, poi diede l’altro a mia sorella.
- io metto le tue, tu le mie. Invece tu robi, al posto di non fare niente con quelle mani, toccaci, massaggiaci le fiche attraverso gli slip. -
Eseguii. Martina mi lasciò il cazzo momentaneamente per mettersi in posizione da bebè, con le loro gambe in aria leggermente piegate. Portai la mano destra su Martina e la sinistra su Sara. Cominciai allora a massaggiarle, prima dolcemente, andavo sulle labbra, strofinavo su e giù, poi cercai i loro clitoridi, li trovai belli turgidi e fu più semplice farle venire. Dopo una decina di minuti orgasmarono entrambe, le mutandine erano fradicie, quelle viola di mia sorella che indossava Sara, quelle rosate di Sara che aveva Martina. Una volta concluso il loro piacere mi scalciarono via con due piccole pedate sul petto.
- beh, ora tocca a te, vuoi venire? - mi dissero.
In realtà il mio cazzo si era ammosciato e per quanto volessi possederle, declinai. La doppia venuta repentina del mattino mi aveva un po’ fatto sentire strano.
- per quanto voglia, dato che si è ammosciato, lo lascerei riposare. Magari domani mattina, tanto credo ci alzeremo presto. -
- d’accordo, sì in effetti non è neanche mezzanotte. - M
- facciamo allora che queste mutande le lasciamo asciugare e domani ci giochiamo di nuovo. -S
- assolutamente. - io
Le ragazze si alzarono, si tolsero le mutande lasciandole su una sedia, spensero la luce e poi tornarono a letto.
Si misero ai miei fianchi e mi abbracciarono. Dopo un po’ cademmo addormentati.
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