Federica mi ha raccontato

Scritto da , il 2015-01-07, genere dominazione

Quello che mi è capitato alla bella età di 66 anni, dopo 40 di matrimonio tranquillo e, perché no, felice con il mio Michele, imprenditore agricolo e produttore di vini in un paesino dell’interna provincia di una delle due isole maggiori italiane, credo abbia dell’incredibile. Almeno, io lo reputo tale.
Io del nord Italia, famiglia importante della maggior città del nord. Ho sposato lui, emigrato accettando un posto da insegnante alle scuole medie del paesino dove ora abitiamo. La scommessa di mio marito in agricoltura ha dato frutti eccellenti. Tre figli adulti, sposati, tra alti e bassi, e siamo nonni.
Profondamente legati alla realtà parrocchiale, siamo conosciutissimi in paese, in zona e la pubblicità dei vini a volte ci fa conoscere anche un po’ altrove.
Ho perso il mio vitino fine di giovane età, ho sempre avuto fianchi generosi, sedere e cosce proporzionati ad essi. Assolutamente non grassa, ma la polpa c’è, per la gioia di mio marito. Seno, una terza, per l’età un po’ calante, ma, a quanto mi ha insegnato l’esperienza che ho citato all’inizio, ancora capace di calamitare mani maschili e altro. Capelli bianchi corti, occhiali a lenti quadrate su un viso rotondo capace di mostrare due guance che arrossiscono per la fatica o per altro.
Il fatto che ha scombussolato la mia esistenza, le mie sicurezze, quello che nella vita credevo fosse ormai un equilibrio stabile, si è verificato quando, in occasione della visita in città di Francesco I come capo della chiesa cattolica, con la nostra parrocchia abbiamo, io e mio marito di partecipare all’evento. Siamo andati in combriccola con diverse automobili, quattro coppie più il parroco. Arrivati in città, parcheggiato praticamente in periferia, abbiamo raggiunto il luogo della messa a piedi. Non era tardi. Siamo riusciti a trovare posto vicino ad alcune transenne. Non in primissima fila, ma abbastanza avanti, naturalmente in piedi.
Aspettavamo da circa un’ora, sapevamo che l’attesa sarebbe stata lunga. Eravamo preparati. Era naturale che un minimo, la folla ci avrebbe costretto a mantenere la posizione a denti stretti. Avevo dietro mio marito a fianco una mia amica, delle coppie con cui eravamo arrivati. Mentre le altre due coppie erano poco più distanti sulla nostra destra.
E’ capitato che in quell’occasione incontrassimo uno che era stato nostro cliente per il vino, che però poi per quasi un anno non avevamo più rivisto. Già dal tempo in cui veniva a casa nostra, a me non piaceva. Sensazioni? Mah … non solo. Infatti, entrati in confidenza una sera lo abbiamo invitato a cena. Lì, tra il nostro vino, la grappa che lui in una fiaschetta si portava dietro, il mangiare, lui seduto a tavola a fianco a me, mentre mio marito era seduto di fronte a noi ed era quello che subiva di più gli effetti di quei miscugli di liquore, non che fosse ubriaco, ma diciamo che i tempi di reazione e il capire cosa stesse succedendo cominciavano in lui ad essere non così immediati, insomma, con mio marito brillo, le palpate sulla coscia le ho sentite e io spostavo via la mano di quel porco. Una seconda volta la mano sul mio ginocchio che come risaliva si portava su anche la gonna, cominciando ad infilarsi tra me mie cosce. Mi sono irrigidita. Ho avuto la prontezza di bloccargli ancora una volta il polso prima che arrivasse a far danni, stringendo le cosce e catturandogli la mano in mezzo.




Nella parte di cosce non coperte dalle calze autoreggenti Lui, a quella stretta, ha tirato fuori un sorriso passandosi la lingua tra le labbra. Non so come sarebbe andata a finire se con quelle dita fosse arrivato alle mutandine magari riuscendo a spostarle e se mio marito si fosse accorto di queste manovre.
Insomma, bloccandolo afferrandogli il polso mi sono alzata per togliermi da quella situazione con la scusa di preparare il caffè.
Quella notte e altre successive, in cui capitava che con mio marito facessimo l’amore, evento non più frequentissimo, lui si è stupito nel sentirmi più calda del solito e una volta che gli ho chiesto di leccarmi si è meravigliato sentendomi raggiungere più orgasmi consecutivamente. La donna anche in età avanzata può avere diversi orgasmi, uno di seguito all’altro. Durante i preliminari, la donna anziana ha la risposta clitoridea e l’erezione dei capezzoli simile a quelle che si osservano nella donna più giovane. A me capita così.
E’ anche capitato che, soprattutto in situazioni intime, guardando in faccia mio marito, mi si sovrapponesse il ricordo del viso di quel maiale e che avessi l’impressione che il membro del mio lui fosse notevolmente più duro, ma anche un po’ più grosso. E’ vero, ormai non rispondeva più come una volta, le piccole labbra reagivano in modo più blando, ma le contrazioni vaginali sentivo che avvenivano nello stesso modo di quando ero più giovane, anche se duravano di meno, ma quando, accarezzata, ma soprattutto presa da mio marito nei momenti di maggior intensità, quando il romanticismo lascia il posto alla fase animalesca, il mio piacere aumentava nei momenti in cui al viso di mio marito si sovrapponeva nitida nei miei pensieri la faccia di quell’essere che in condizioni normali mi faceva seriamente ribrezzo.
Ora era lì, davanti a me, a fianco a mio marito e dopo i convenevoli, saluti e presentazione del nuovo arrivato alla coppia di amici con cui eravamo insieme, tutti abbiamo ripreso le postazioni con la faccia rivolta al palco dove da lì a poco, si sarebbe svolta la funzione. La differenza era che dietro me non avevo più mio marito spostato all’altro fianco della mia amica, ma lui il porco. Io, la mia amica, mio marito e il marito della mia amica, uno a fianco all’altro appoggiati alle transenne, l’estraneo dietro di me.
Non è passato molto tempo, cominciavo a sentire la mano del tizio poggiarsi sul mio fianco, io facevo finta di nulla continuando a parlare con la mia amica, peravo che ignorandolo, il tizio si sarebbe stancato e sarebbe andato via. A quanto pare mi sbagliavo. La mano cominciava a stringere, palpare, scendere verso l’esterno coscia. Avevo i gomiti poggiati sulle transenna, cos’ come un piede poggiato sul tubolare inferiore della stessa, quindi gamba piegata al ginocchio. Questo ha consentito alla mano messa a cucchiaio di palparmi la natica sfiorandomi l’intimità con i polpastrelli. Ho subito cambiato posizione sembrando un soldatino sull’attenti. Il rossore ha subito colorato le mie guance. La mia amica, vedendomi mi ha chiesto se andava tutto bene. L’ho rassicurata, nonostante l’amicizia non me la sentivo di confessare quello che mi stava capitando quindi siamo state lì. Questo ha consentito a lui di continuare nonostante i miei sguardi verso lui come a imporgli di smettere subito o implorarlo di interrompere quei palpeggiamenti. Macché, niente da fare lui toccava, accarezzava, a volte stringeva le mie zone più polpose e delicate.




Non volevo. Non volevo cedere al tizio, non volevo che la mia amica si accorgesse di nulla. Non volevo mettermi al centro dell’attenzione girandomi e facendo uno scandalo, lì, davanti a tutti, in un contesto sicuramente meno appropriato che mai. Pian piano i non volevo sono diminuiti, non volevo che nessuno si accorgesse che quello che il tipo dietro mi stava facendo. Non volevo però cedergli, ma pian piano non volevo che smettesse. Volevo raggiungere il piacere, ormai mi sentivo in ballo, ma volevo che succedesse in fretta, senza che nessuno notasse nulla e soprattutto che poi lui sparisse per sempre.
Non è andata così, la mia amica parlava con il marito e con mio marito. E’ iniziata la funzione, tutti in silenzio, sentivo le sue mani, le sue dita tra le mie cosce, mi muovevo piano, non potevo farne a meno.
Ho sentito le sue dita attraverso la stoffa di pantaloni e mutandine accarezzarmi le labbra che mi si stavano gonfiando. Ho sentito qualcosa di più voluminoso che si poggiava lì, al posto delle sue dita. Le ginocchia mi si piegavano, ciò non faceva altro che facilitare il mio appoggio su quell’arnese, mi ci stavo sedendo sopra, sulla punta. Quella punta tra le grandi labbra della mia figa, strusciava, puntava, premeva. Cominciavo ad assentarmi da tutto il resto, meno male non potevamo parlare, la funzione prevedeva silenzio e raccoglimento. Tutt’al più risposte al sacerdote come preghiera.
Ero completamente concentrata su quel gonfiore duro che sentivo in mezzo alle mie cosce. Le stringevo, cercavo, senza rendermene conto, di catturarlo meglio tra esse, di stringerlo. L’ho sentito duro come l’acciaio, poi, all’improvviso, uno, due tre schizzi. Tutto finito. Io completamente in balia della voglia. Delusa. Arrabbiata. Frustrata.
La sua bocca vicino al mio orecchio: - Tranquilla, non è finita, rimani qui e aspetta-. Dietro di me, quando lui facendosi largo in modo discreto si è allontanato ho sentito per alcuni attimi un vuoto incolmabile.
Due ragazzi sui 25 anni si sono materializzati vicino a me, hanno sussurrato qualcosa, erano slavi, occhi scuri robusti, ben piazzati, uno biondo, l’altro scuro, lo scuro dietro me lo poggiava sulle natiche, costringendomi a sporgere il bacino in avanti così da favorire l’insinuarsi della mano di colui che mi si era piazzato davanti dandomi le spalle e che con una sua mano posta tra il suo sedere e il mio pube, toccava e accarezzava la mia femminilità.
Nelle condizioni in cui ero ho raggiunto subito l’orgasmo, ma lui continuando a frugarmi mi ha costretto ad averne un altro. Gli spostamenti della folla, hanno lasciato spazi liberi che non assicuravano la stessa copertura di poco prima. E’ finita lì.
A distanza di una settimana, andando in cantina ad aiutare mio marito, stavo per svenire, vedendo l’uomo che si era soddisfatto tra le mie cosce, arrivato a suo dire, per riprendere i rapporti di acquisto del nostro – buon vino- ha detto lui. Il mio pensiero. Che quasi si stava trasformando in parola e meno male non è avvenuto. È stato: - altro che vino vuoi tu! Tu vuoi carne e altro tipo di liquido, brutto porco. Meno male sono riuscita a trattenermi.
Tra un assaggio e l’altro, sbadatamente voltandomi gli ho fatto cadere un po’ di vino sui pantaloni. Tra scuse e. – non importa, mio marito ha detto: - Fede, amore perché non provi se riesci a fare qualcosa. Lui, il tizio ha aggiunto: -sa, lascerei perdere ,ma poi devo andare in un paese qui vicino per un altro impegno. Io, malgrado non volessi non potevo dire di no, siamo saliti a casa e lui non ha minimamente accennato nessun tipo di approccio. Questo stava convincendomi che forse le cose erano cambiate.

L’ho fatto entrare in bagno. Si è tolto i pantaloni e me li ha consegnati riparando la nudità stando dietro la porta. Ho cercato di ridurre il danno il più possibile, cosa abbastanza riuscita. Ho bussato per riconsegnargli l’indumento, come ha aperto mi ha letteralmente afferrata per la vita, stringendomi a sé, la porta del bagno si è aperta, a fianco del bagno c’è la camera da letto mia e di mio marito, dando un’occhiata l’ha individuata e mi ci ha portata buttandomi sul letto. In un attimo lo avevo sopra. Mi bloccava i polsi sopra la testa, un suo ginocchio tra le mie cosce sollevava parzialmente la gonna. Lui:- non gridare, tuo marito sente e tu non vuoi che succeda- . come una stupida gli davo retta. La mano sua che ha finito di sollevarmi la gonna fino in vita, lui già in mutande ovviamente. Ha spostato l’elastico delle mi mutande , mi ha infilato un dito in vagina. Io: -no, porco che fai? Non voglio, lasciami. Lui: - Dai che non abbiamo molto tempo, per ora facciamo una cosa svelta, poi … avremo tempo.
Mi sono sentita separare le labbra dalla cappella, un grugnito, lo avevo dentro, io: - ahiii.
Lui: -Siiii dentro. Cosiiiiiiiiii. Ha cominciato a pompare di brutto, se ne fregava di me, voleva svuotarsi i coglioni e dopo pochi vai e vieni anch’io volevo sentirlo, i suoi grugniti nelle mie orecchie, la sua bocca sul mio collo, i miei gemiti, Avevo un ferro dentro la fica.
Ha iniziato a svuotarsi, a schizzare il suo seme in fondo alla mia vagina, quegli schizzi, hanno accelerato il mio orgasmo, sono venuta anch’io mente lui si svuotava dentro le mie carni. In fondo, mi colpiva l’ utero. Seppur non come da giovane, mentre venivo gli stringevo il pene, lo mungevo, l’ho prosciugato fino all’ultima goccia. Con una mano gli stritolavo il braccio, con l’altra sbattevo il pugno sul materasso. I miei talloni sulle sue natiche. Le mie cosce lo accoglievano. Ci siamo ricomposti e siamo tornati giù in cantina.

Mi hai violentata, maiale schifoso.
Ti è piaciuto, ne avevi una voglia matta ammettilo, in città ti ho solo accesa, eccitata preparata, l’ho sentito eccome. Sta tranquilla che lo rifacciamo, Rimarrai attaccata al mio cazzo. Altro che tuo marito!
Le guance mi avvampavano, devo essere arrossita in modo pauroso. Non abbiamo più spiccicato parola fino all’arrivo da mio marito e dall’altro operaio che intanto era arrivato.
Mio marito ha chiesto se l’operazione fosse riuscita e lui, il porco ha risposto: - si, si grazie. Pienamente soddisfatto, per ora -. Intanto il vino gli era stato già caricato in auto, stretta di mano a mio marito e a me con occhiolino che ovviamente nessun altro ha notato, è andato via.
Cap 2
L’indomani mio marito, all’improvviso, mentre sistemavamo le bottiglie del vino in cantina, visto che per quel giorno i due aiutanti ci avevano chiesto entrambi un giorno di permesso; ricordandosi di quella domenica, per lui giorno di piacevole gita fuori porta mentre per me era stato l’inizio di un percorso che non sapevo assolutamente dove mi avrebbe portato, visto che non erto io a condurre ma altri che prepotentemente si erano presi il diritto di decidere per me, a cui però io non riuscivo (o non volevo?) sottrarmi, forse dopo una vita passata a decidere per me e per gli altri, mi ha chiesto: . Senti, ma non è domani mattina che devi andare dalle tue amiche?- Prima di lasciarci, infatti, quel fatidico giorno, avevamo stabilito una data in cui incontrarci a casa di una di noi, per passare un po’ di giorni insieme tre o quattro amiche, appunto, senza mariti e/o figli.
La data era arrivata: l’indomani.
Gli ho risposto che mi sentivo stanca e che non avrei sicuramente potuto affrontare una levataccia l’indomani mattina per farmi accompagnare da lui alla stazione del paese vicino per prendere il treno delle 6,55.
Lui: - ma daiiiiiii, vedrai che lì con loro ti riposi e ti diverti epoi, amore un po’ di distrazione ti serve.
Io scherzando: - mi mandi via?
Lui: - smettila di dire fesserie, lo sai che dopo un’ora mi mancherai già. Quelle parole mi hanno sciolta. Mi sono avvicinata per baciarmelo tutto. Con mia sorpresa, prendendomi per mano mi ha portato in un angolino dietro le botti, ha cominciato ad accarezzarmi tutta. Tra un ti amo e un bacio mi ha fatto uscire le tette dal reggiseno e dalla scollatura della maglietta, mi succhiava i capezzoli, una mano sotto la gonna a massaggiarmi cosce e figa, come ci ha infilato il dito, all’improvviso mi è tornata in mente la faccia dell’uomo che pochi giorni prima mi aveva posseduta nel letto dove con mio marito ho fatto tre figli,. La cosa mi ha eccitato non poco. Sono tornata alla reatà con la voce di mio marito che diceva: -Sei caldissima!
Mi ha voltata facendomi poggiare le mani al muro, La gonna su, in vita. Le mie gambe un po’ divaricate gli hanno dato modo di sistemare il glande all’ingresso della figa e tenendomi per i fianchi mi ha penetrata decisamente. Dava colpi più forti rispetto a quello che faceva di solito, la mia mente è tornata all’uomo altro dal mio lui e il mio corpo cominciava a reagire in modo potente, con tremori e sussulti, la fica mi si contraeva come reazione allo sfregamento del cazzo dentro il canale vaginale, sentivo che mi preparavo all’orgasmo.
Mi ha riportato alla cantina, a mio marito, la sua voce che mi diceva: - Ti amo amore mio. Quelle parole hanno smorzato in modo deciso l’intensità dell’orgasmo che mi preparavo ad avere. Forse anche la voce, quella di mio marito e non dell’altro, ha contribuito; ma se anche dalla bocca del mio uomo fossero uscite parole tipo: - Fammi venire, fammi godere troia! Goditi tutto il cazzo che ti piace sentirti la figa piena, o frasi simili, avrei goduto di più e meglio.
Oddio! Cosa mi stava capitando? Mai pensate cose simili prima. Possibile che quel porco avesse avuto così tanto potere in me? Che mi avesse cambiata così in fretta?
Comunque quel –ti amo amore mio- ha smorzato il mio entusiasmo, il mio piacere, lasciandomi abbastanza insoddisfatta. Chiaro che con il mio amore ero stata pronta a fargli intendere che come al solito, mi era piaciuto tantissimo e che come sempre avevo goduto.
La cosa è finita lì o almeno sembrava, uscendo infatti ho incontrato uno degli aiutanti cha aveva chiesto il permesso per quel giorno e che essendogli saltato l’impegno era venuto a chiedere se ci serviva che lui restasse. Mi ha anche detto che prime è entrato in cantina ha chiamato, ma nessuno gli ha risposto e che gli era parso di aver sentito voci e rumori ma poi era uscito di nuovo. Ci mancava solo che l’operaio mi avesse visto farmi scopare. L’ho mandato da mio marito e sono salita a casa.




Circa due ore dopo, mio marito, entrato a casa mi ha detto: - ti ho risolto il problema dell’alzarti presto per andare dalle tue amiche. Ti ho trovato un passaggio. –
Ho chiesto spiegazioni e lui ha proseguito: - quel signore che ieri è venuto a comprare il vino, l’ho chiamato, gli ho chiesto se fosse ancora in zona e mi ha detto che va via per tornare a casa sua domani mezza mattina. Gli ho chiesto se per lui fosse stato di impaccio passare a prenderti e mi ha dato piena disponibilità. Ha aggiunto che ne è felice, così non viaggia da solo.
Meno male che ero poggiata con le mani sul tavolo, perché da come, alla notizia, mi hanno ceduto le ginocchia, stavo cadendo per terra: mio marito che, inconsapevolmente, mi metteva nelle mani di colui che avrebbe ancora abusato di me, mi avrebbe ancora posseduta ed ero sicura che stavolta avrebbe avuto ancora maggior facilità perché non sarei stata minimamente capace di opporgli nessuna resistenza. Non che la prima volta fossi riuscita a farlo faticare molto per prendermi, ma stavolta mi spaventava il fatto che nella mia testa cominciasse a farsi largo un certo senso di piacere, un qualcosa che mi permetteva di sentirmi in fondo, meno colpevole perché era mio marito che mi spingeva verso quell’essere che mi infastidiva, con cui non avrei voluto aver niente a che fare, ma nello stesso tempo volevo perché capace di procurarmi piacere mai provato prima, per di più senza che io potessi fare nulla per impedirlo. Avrei potuto dirgli e stavo per farlo: - mi stai mandando dal porco che si è scopato tua moglie e che ancora vuole godere del mio corpo, mi stai mandando a piantarti in testa le corna. Non l’ho fatto.. quando ha detto: - passerà verso le 10,30 – 11,00; ha detto di tenerti pronta ho risposto va bene, aggiungendo anche un grazie. Per me sarcastico, per lui ovviamente gentile. Lui, mio marito, deve comunque aver colto un’espressione strana nel mio viso, tanto da chiedermi: -cosa c’è? Cos’hai? Io: - nulla, sono un po’ stanca, te l’ho detto. Lui ancora: - Senti, ma non è che è successo qualcosa? Io ho subito rivolto lo sguardo verso la sua faccia. Lui ha proseguito: - si, quando siete venuti a casa perché dovevi pulirgli i pantaloni? Io, facendo l’offesa: - ma per chi mi prendi? Dopo 40 anni di matrimonio mi fai il geloso? Non è successo proprio un bel niente! Lui: - daiiiiiiiiiii scherzavo! Vado giù a finire. Con un sorriso è andato via. Ero livida di rabbia, ma allo stesso tempo da quando avevo saputo come mio marito aveva organizzato le cose, aspettavo che arrivasse il momento e ogni ora, istintivamente buttavo l’occhio all’orologio.
Non mi convinceva, quell’uscita, la faccia, l’espressione di mio marito. C’era qualcosa che non mi tornava. Perché mi aveva presa lì, in cantina. Non l’aveva mai fatto. Possibile così all’improvviso? Si era sempre trattenuto; poi, nei dopo pranzo o la mattina appena svegli ……………….
La presenza improvvisa dell’aiutante. Aveva visto? Mio marito sapeva? Perché la voglia di mandarmi a raggiungere le mie amiche, in macchina con quell’uomo? Era vero che non sapeva nulla di quello che era successo nella nostra camera da letto, nel nostro letto?
Le 10.40. E’ arrivato. Alle 11.00 siamo già in viaggio. Non appena superato l’incrocio di casa, le sue mani si allungano sulle mie cosce, sopra il ginocchio. Indosso dei pantaloni, è contrariato, mi dice che devo tirar fuori dalla borsa che è sul sedile dietro in cui ho messo dei cambi dovendo stare via per alcuni giorni, una gonna.




Non importa se corta, anzi meglio non appariscente: - non voglio che la gente pensi che vado in giro con donne volgari o che a tutti i costo vogliono sembrare giovani, mi deve permettere di scoprirti le gambe quando voglio. Oltre il tuo corpo, di te mi eccita appunto quest’aria di donna castigata, fin troppo seria che nonostante sia sposata da 40 anni….. vero? Arrossisce a parlare di sesso con altri maschi. Soprattutto di fronte al proprio uomo.
Quella mano che tento di fermare non si arrende, rimane tra le mie ginocchia. Sale. La respingo ma sale. Stringo una coscia sull’altra, la blocco-
-ecco siii, cosìììì bravaaaaaaa. Fammi sentire quanto sono piene, morbide, burrose. Dai sbottonati i pantaloni e tirali giù, voglio sentire ancora al tatto quanto sono ancora lisce e sode, nonostante tutto. L’età che hai non la dimostri affatto. Hai una pelle, un corpo, delle cosce vent’anni più giovani. Senti come ci muovo bene la mano in mezzo. Si eccola. Arrivo alla bella figona polposa che mi piace tanto.
Mmmmm ce l’hai bella gonfia! Siiiiiiiiii. Voglia di cazzo? Dì la verità! Che porca sei! Ahahahah………….
Io ho biascicato un: – Bastardo, porco smettila: non così. Forse ho anche aggiunto: - E’ troppo. Così vengo! Ma non ricordo.
Mi ha riportato alla realtà, la mano che all’improvviso si sfilava da mezzo alle mie gambe, lasciandomi vuota, persa spaesata. Ricordo di avergli afferrato il polso per riportare il tutto a pochi istanti prima. A quella mano che cominciava a frugarmi bene. Ho urlato:- NON PUOI. NON PUOI LASCIARMI COSI’, SEI UN FIGLIO DI PUTTANA! Lo volevo. Lo volevo ancora. Me ne sarei pentita ma lo volevo.
Lui ritraendo la mano: - aspetta, pazienta. Non ancora, Voglio farti impazzire. Voglio che arrivi a chiedere cazzo al primo che vedi, se io non te lo do. Mettiti una gonna.
Ho afferrato la borsa tirando fuori una gonna leggera che mi copriva le gambe fino ai polpacci. Come ho sollevato il sedere per sistemarmi l’indumento, lui mi ha palpato le natiche, ha spostato le mutande e mi ha infilato un dito nel sedere. Ho tirato fuori un – Ahiiiiiiiiii, pianooooooooo. Lui ha sorriso cominciando a muovere il dito dentro il mio culo, ma come ha sentito che cominciavo a stringere lo ha sfilato di colpo.
Sempre più delusa, arrabbiata, eccitatissima. Cominciavo a non capire più nulla. Mi sono seduta nuovamente e lui mi ha subito scoperto le cosce: - Lasciale in vista. Io ho protestato: - ma stiamo entrando in un centro abitato! Lui :-non ti vede mica nessuno1 sei in macchina, sportello chiuso stiamo camminando1 chi ti vede? Mica si sporgono all’interno sapendo di vedere due belle cosce nude! Ho pensato: - allora guarda porco; guarda, lasciaci gli occhi sulle mie cosce! Mentre passavamo in paese mi ha colto di sorpresa: si è fermato all’altezza di alcuni tavolini di un bar posti sul marciapiede della strada da noi percorsa. Ha abbassato il finestrino del mio lato e ha chiesto ai presenti informazioni stradali, io ho subito tentato di coprirmi abbassando l’indumento ma lui ha poggiato il palmo della mano sul mio sedile facendo in modo che il suo polso e braccio quasi fino al gomito stessero tra le mie cosce, impedendomi così di




coprirle completamente. Come i due che hanno risposto alla richiesta di informazioni avvicinandosi all’auto; sulle mie cosce ci hanno piantato gli occhi. Lui: - vi piacciono? Loro: - behh si! Lui:- siete in macchina? Loro:- abbiamo il camioncino. Indicando il mezzo parcheggiato di fronte sull’altro lato della strada lui:-volete seguirci? Loro non credevano alle loro orecchie:- certo!. Io non volevo, non potevo crederci. Era un sogno. Un incubo. Mi stava cedendo a dei perfetti sconosciuti

come i due sono andati, letteralmente piantando in asso i loro amici, a prendere il camion, mi sono avventata al mio autista subissandolo di schiaffi, di insulti, minacce e improperi. Non ultima la minaccia di scendere appena si fosse fermato e di denunciarlo.
Lui: - ok1 va bene! Ti riporto da tuo marito, però gli dovrai delle spiegazioni. Ha fatto inversione. Si è fermato dai due che si apprestavano a salire sul mezzo e ha detto loro: Ragazzi (????? Forse 55/56 anni o anche più), prima dobbiamo sbrigare una faccenda, ripasso tra 10 minuti. Loro, un po’ interdetti:- Mah? Lui:- Fidatevi, ripassiamo. Aspettate qui, ok?? Loro:- Ok! Dopo esseri guardati tra loro, non capendo,
Come stavamo tornando a casa mia lui non parlava, non mi toccava, guidava con gli occhi verso la strada. Io ero sempre più che eccitata,. Ad un certo punto, dopo circa metà strada io:- Va bene! Lui ha inchiodato accostandosi alla prima piazzola utile:- va bene? Altrimenti ……………….. io va bene, però.. mi ha interrotto:- però niente, o va o non va, decidi. Io Va!
L’auto ha volato per tornare dai due, ci hanno seguiti per un po’ di kilometri. Due semafori hanno permesso all’auto di affiancare il camion e far vedere all’autista del mezzo, come colui che al mio fianco guidava l’auto, con la mano destra mi frugasse tra le cosce. Come spostava de mutandine inserendomi uno o due dita in figa. Io non ne potevo più, lasciavo fare. Stringevo le cosce e le riaprivo. Abbiamo svoltato verso la campagna distanziando il camion. Ci siamo fermati in uno spiazzo riparato, lui si è tirato giù i pantaloni e le mutande facendomi vedere il pene che pochi giorni prima mi ero sentita dentro. Nodoso, non lungo ma abbastanza grosso, come avevo già notato dopo che sul mio letto mi aveva scopata: -bacialo e prendilo in bocca. Così ho fatto. La sua mano sulle mie natiche, con la sinistra mi spingeva in basso la testa per infilarmelo tutto in bocca, fino alle palle. Mi sbatteva in gola. Con la destra mi massaggiava il sedere, spostava le mutandine, con i polpastrelli mi stuzzicava le labbra della figa, gonfie a dismisura per la voglia di racchiudere un pene tra esse, ci entrava un po’ dentro e entrava anche in culo. Presto ho sentito altre mani. I due erano arrivati, mi tiravano ma il tizio che mi scopava la bocca :- aspettate un attimo. Ho quasi finito con lei poi è vostra. Magari io me la ripasso dopo tanto stiamo insieme, non scappa.
Quattro fiotti, tutti in bocca, li ho sentiti potenti, esplosivi, non mi ha permesso di mollare pressandomi la nuca. Ho ingoiato tutto. Così violentemente con mio marito, mai fatto in 40 anni e passa. Gli altri, che intanto si masturbavano, mi hanno presa. Fatta inginocchiare leccavo, succhiavo e menavo entrambi. Uno mi ha messo in piedi mi ha voltata, mani sul tettuccio, un piede sullo stipite inferiore dell’apertura dell’auto, gonna su, culo sporgente ed è proprio lì che mi sono sentita laceare. Ho urlato, ma lui senza pietà




era dentro, più nodoso del primo. Più grosso e lungo. Non so come ma con due colpi è riuscito a ficcarmelo tutto dentro. Passando un braccio attorno al mio fianco mi frugava la figa con le dita:- Muovi il culo troiona, fammi godere. Dammi tutto questo tuo bel culone. Cosììììììììììììììì bravaaaaaaaaaaaaa ballami sul cazzoooooooooooo agita i fianchiiiiiiiiii Siiiiiiiiii ahhhhhhhhhhhhhh bellooooooooooo

Stavo godendo, venivo, non smettevo di venire, gli sono venuta sul cazzo, mentre ancora mi inculava e mi masturbava. Gli ho allagato la mano e i coglioni. Lo sentivo ancora dentro, cominciava a bruciare un po’, volevo farlo venire e continuavo a dimenare i fianchi. Lui:- Dai che vengoooooooo, si cosìììììì. Fammi svuotare i coglioni dentro il tuo bel culone. AAAHHHSSSSIIIIIIIII SBORROOOOOOOOOO VENGOOO.. TUTTOOOOOOOOO
Si è svuotato! Ero sfinita ma l’altro mi ha subito fatta inginocchiare mettendomelo in bocca. Dopo poche pompate era durissimo. Mi ha stesa con la schiena sul cofano. Lui in piedi tra le mie cosce, mi ha penetrata subito.
Pompava, usciva tutto e rientrava, mi ha scopata per buoni 10 minuti, nei quali sono venuta due volte, l’ultima mentre con tre colpi che mi hanno fatto male, si è scaricato in fondo alla mia vagina.
Mentre i due salutavano colui che a loro mi aveva regalata, io tenendomi alla macchina sono riuscita a sedermi al posto che occupavo prima. Il “mio” autista, senza dire niente, ha abbassato lo schienale del mio sedile, si è calato i calzoni e mi è venuto sopra. Come il giorno a letto, gli avvolgevo i fianchi con le cosce, i miei polpacci sulle sue cosce, le mie gambe avvinghiate alle sue. Una sua mano sulla mia spalla e l’altra a palparmi una coscia. Le mie braccia attorno al suo collo. Lo sentivo tutto scorrere dentro la mia vagina. Nonostante le precedenti invasioni lo stringevo la mia figa pulsava tutta attorno al suo pene. Lo sentivo. Le nostre facce una fi fronte all’altra. Lui:- ahhhhhh. Sssiiiiiiiiiiiiiiii! Sei ancora più calda! Ho proprio beccato un’assatanata che andava solo svegliata. Bella puledra.
Si è irrigidito. Il suo pene si ingrossava, durissimo. E’ venuto mentre gli davo il mio miele ancora una volta

Siamo ripartiti. Non volevo parlare, non volevo guardarlo. Non volevo essere lì. Ho chiuso gli occhi. Lui, distraendomi dal mio voler svuotare la mente dai pensieri ha detto: - se vuoi dormire abbassati lo schienale, starai più comoda.- Mi seccava dargli retta, anche per quell’insignificante piccolo consiglio, ma aveva ragione. L’ho fatto e mi sono appisolata. Stanca, spossata da tutto quello che era appena successo, ma soddisfatta e con un senso di piacere il cui merito dovevo all’uomo che in quel momento era seduto a fianco a me, che guidava l’auto che mi portava a trovare e stare un po’ di giorni con le mie amiche, con persone per me estremamente piacevoli. Quel senso di piacere che sentivo e che la mano del porco poggiarsi sul mio ginocchio e salire su per la coscia, mi sembrava crescesse. Lo dovevo a lui, ma ammetterlo mi infastidiva tremendamente. Era però così. Potevo provare a negarlo ma non a me stessa, era la verità.

Tentavo di allontanare la sua mano dalla mia gamba: - Lasciami riposare in pace. Non ti basta? Smettila! Togli quella mano. Schifoso!
Lui: - Riposa! Che fastidio ti do? Voglio ancora sentire le tue cosce soffici e la tua pelle liscia e calda, ti accarezzo solo. Tu dormi!
Non riuscivo a distoglierlo da quell’intenzione. Palparmi ancora. Quelle carezze però, quelle leggere pressioni dei polpastrelli e di tutta la mano sulle mie carni, mi davano un effetto piacevole come non avrei voluto. Con la scusa che non riuscivo a dissuaderlo dall’intento e anche se maledicevo me stessa mi sono goduta anche quella mano sulle mie cosce che contribuiva a rilassarmi. Così mi sono addormentata.
Sogni confusi. Facce di uomini, mio marito, volti di amici, di ex colleghi del mio lavoro precedente di insegnante, Ricordo di aver visto nel sogno, nitida la faccio di uno dei bidelli. Quello che mi diceva scherzando ( ma forse non troppo che se avesse avuto 10 o 15 anni in meno …………… Le solite frasi che i maschietti tirano fuori per far capire a una donna che è gradita). Ho rivisto, durante quel dormi veglia confuso e disturbatissimo, Il volto del segretario, torvo, con la barba mal curata, basso, praticamente un nano, che con la sua gobbetta incuteva un certo timore un po’ a tutte noi insegnanti donne. Spesso ridendo il commento era: - Non vorrei trovarmelo nell’antibagno mentre esco sistemandomi la gonna dopo aver fatto pipì-. Qualcuna proseguiva: - io no vorrei trovarmi sola neanche con il tecnico. Pare che i due siano molto amici. Vi ricordate Monica? La supplente di lettere dell’anno scorso? Sembra che siano riusciti ad attirarla a casa di uno dei due. Lo ha raccontato lui a qualcuno vantandosene. Sembra che tutto sia iniziato quando ha portato una classe in sala proiezioni e lei, non essendoci posto, è rimasta in piedi proprio vicino al tavolo dove lui, il tecnico, armeggiava con il computer …… e non solo con quello, ha aggiunto un’altra.
Sognavo i due che mi avevano appena scopata, me li vedevo sopra, sentivo le loro mani, i loro respiri, Le parole con cui mi trattavano da perfetta troia quale ero stata per loro. Rivedevo il volto di mio marito; lo sentivo che anche lui mi trattava da puttana come mai aveva fatto.
Sentivo mani dappertutto, sul sedere, sulle tette, sulla figa, sulle cosce; mentre le mie mani costrette, tenuta per i polsi, a masturbare peni eretti di molti maschi.
Nel dormiveglia, li, sul sedile di quella macchina, nella confusione di quei sogni, sentivo soprattutto una mano, tra le mie cosce, mi frugava. Ho aperto gli occhi nell’istante in cui due dita mi penetravano ancora. Non era più un sogno. Veramente il porco con la mano sinistra continuava a guidare e con la destra riprendeva a masturbarmi, dopo essersi denudato il pene e, sicuramente mentre il sonno mi catturava, aver guidato la mia mano sinistra a impugnarlo e massaggiarlo. Evidentemente gli è bastato poco per guidare la mia mano a quell’azione perché ora continuavo senza che lui mi guidasse, mentre sollevavo il bacino per andare incontro ancora a quelle dita permettendo loro di inserirsi più in fiondo alla mia vagina. Riprendendo coscienza cominciavo a dire: - no, no, nooo dai bastaaaaaaa non posso continuare cosììì. Sono una donna sposata non posso. NON POSSOOOOOOOOOO!! Lo dicevo a voce sempre più alta e concitata mentre continuavo a fargli una sega e a sentire bene quelle dita che mi masturbavano ancora.

Lui: - Però ti piace, ti muovi tutta. Il tuo corpo si dimena, non riesci a star ferma. Ma se vuoi tolgo le dita e la finiamo qui.
D’istinto ho stretto le cosce per evitare che quello che aveva appena detto, potesse farlo davvero e ho gridato: - NOOOO, bastardooooooo continua, continuaaaaaa non fermarti adessoooo fammi venire ancora figlio di puttanaaaaaaaaaaaaaa e ancora sono esplosa.
Per una buona ventina di minuti mi ha lasciato in pace e mi sono riappisolata.
Il risveglio mi ha fatto prendere coscienza che la direzione del viaggio non era quella che doveva essere. Ho subito chiesto spiegazioni. Mi ha risposto: - sono quasi le 13,30. Ho pensato che potremmo mangiare qualcosa in un bed and breakfast che comunque ha la cucina sempre aperta, all’interno del paese xxxxxxxx qui a ormai pochi chilometri. Così dopo potrai riposarti una mezz’ora.
Mi si è gelato il sangue. Conoscevo bene quella strada, quel posto, erano nostri conoscenti, compravano da noi il vino. Mi era anche capitato di invitare e portare la moglie del titolare del B&B a dei nostri incontri e qualche volta a alcune riunione con le mie amiche. Proprio come quella alla quale ero diretta.
Ho protestato. Ho detto che volevo arrivare in fretta dove mi avrebbe dovuta portare. Lui ha alzato la voce per la prima volta: - Tu non decidi, non l’hai ancora capito? Eppure te l’ho dimostrato e te lo sto dimostrando ogni momento. Si fa così e basta.
Ci mancava il dover spiegare quella situazione a delle persone quasi estranee, ma ormai ………… avrei, avremo trovato delle buone scuse. Era questo che mi auguravo anche lui avesse in mente, non certo la verità.
Ho detto che dovevo telefonare alla persona che mi aspettava per avvertirla del cambiamento di programma. Così ho fatto. Ho chiamato anche mio marito spiegandogli la variazione. Mi ha risposto: - Salutali da patte mia. Buon viaggio.
Arrivati, il marito non c’era. Ci ha accolto la moglie, Amelia, ovviamente sorpresa: - Come mai sietw qui? Che bello vederti Federica, poi rivolta a lui: - come sta? Mio marito ha accompagnato dei clienti nel punto dove dovevano iniziare un’escursione poi farà altre commissioni. Credo che tornerà verso metà pomeriggio. Pranzate qui ovviamente vero? Lui ha risposto: - si eravamo qui in zona. Sono andato a prendere del buon vino dai signori, indicando me, e la signora visto che raggiunge delle amiche proprio dove abito io in città, viaggia con me.
Lei, Amelia: - ah, si certo, che bello a volte Fede ha portato anche me. Come stanno le altre?. Io: - bene, bene, staremo tre o quattro giorni insieme. Poi mi è venuto in mente che potevo chiedere a lei di venire, così da non stare più sola con quell’essere schifoso, ma subito una domanda mi è saltata in mente: davvero non volevo stare sola con lui? Comunque l’ho chiesto ad Amelia. Le si sono illuminati gli occhi: - Mah sai, con tutto quello che ho da fare qui. E poi mio marito non c’è dovrei chiederglielo.

A questo punto è intervenuto lui: - Lo aspettiamo e glielo diciamo. Non è d’accordo signora Federica? Dopo quello che mi aveva fatto, signora Federica!
Io che invece mi aspettavo che lui considerasse un terzo in auto come un disturbo, sono rimasta sconcertata. Cosa voleva? Che intenzioni aveva ancora?
Abbiamo pranzato, tutti e tre insieme. Dopo pranzo Amelia ci ha gentilmente offerto di poterci riposare. A me è toccata una stanza allo stesso piano della sala in cui avevamo pranzato a piano terra. Lui, invece è andato al piano superiore. Amelia ci ha avvertiti che in bagno, proprio vicino alla mia stanza, la mattina si era verificato un problema pregandoci di utilizzare quello al primo piano, a fianco alla sua camera da letto.
Detto, fatto! Durante il sonno che dopo pranzo mi ha catturato, vista anche la mattinata appena trascorsa, mi è arrivato lo stimolo che svegliandomi mi costringeva ad andare in bagno. Salite le due rampe di scale, avvicinandomi alla porta del bagno, ho sentito delle voci nella stanza da letto che Amelia ci aveva detto essere la sua e del marito.
La curiosità ha vinto. Origliando meglio, le voci che sentivo e riconoscevo, anche se facevano di tutto per parlare a basso volume, erano di Amelia e del porco.
Non ho resistito. Provando ad abbassare la maniglia la porta si è aperta, non avevano chiuso a chiave. Attenta a non farmi sentire ho aperto solo il giusto tanto per poter sbirciare cosa succedeva. Erano in piedi di spalle. Lei, pantaloni calati alle ginocchia. Mutandine ancora indossate, camicetta aperta e seni fuori dal reggiseno, con i palmi delle mani poggiati alla parete, le braccia piegate e il copro schiacciato al muro su cui poggiava anche una guancia. Vedevo il suo profilo. Faccia tirata, preoccupata, ma allo stesso tempo qualcosa di felice tradiva quell’espressione.
Lei diceva: - no smettila, sta per rientrare mio marito. Non così, dai non adesso.
Lui che rispondeva: - bugiarda! Hai detto che rientrava nel tardo pomeriggio. Sono eccitato. Senti che effetto mi fai? Sentilo come è duro! La tua amica in macchina mi ha eccitato. Tutto quello che le ho fatto fare e che le ho fatto. Prima di arrivare qui l’ho masturbata ancora ed è venuta. Mi stava segando ma non ha finito. Prima le ho sborrato dentro dopo che l’ho regalata a estranei. Quella sega non conclusa però mi ha indurito ancora il cazzo. Lo senti? Vuoi davvero che smetta?
Lei. – no porco, continua. Lo sento, è durissimo. Sei un porco bastardo! Lo sai che così mi eccito da morire. Te la sei fatta Federica Eh? Maiale! Ti ha soddisfatto? Ti è piaciuta? Te lo ha munto come volevi? Com’è? Lo prende in figa meglio di come te lo aspiro io? Di come te lo mungo? Te lo strizzo? Ti ha prosciugato come mi dici sempre che faccio io? Ehh? Rispondi, maiale!
Lui dietro di lei, la costringeva a stare schiacciata alla parete. La mano di lui, da quello che vedevo si infilava tra muro e corpo della donna, staccandola il tanto che gli permetteva di palparle un seno in modo posante, osceno. Non vedevo l’altra mano ma da come lei sporgeva indietro il culo era facile immaginare la stesse frugando tra le cosce. Dall’espressione della donna sembravano essere nel pieno di una scopata oppure lei glielo stava catturando tra le natiche, lui aveva i pantaloni aperti, calati solo il tanto che scoprivano il sedere, a torso nudo. Petto e pancia a contatto con spalle e schiena di lei. Quando, staccandosi dalla parete si sono involontariamente messi a favore della porta, ho immediatamente richiuso, ovviamente senza farmi sentire, ma visto che i rumori continuavano come prima, segno che non si erano accorti della presenza di una terza persona, mi sono fatta coraggio riaprendo la porta sempre solo il tanto che mi permetteva di vedere senza essere vista. Ho potuto notare le cosce snelle di Amelia, tra esse uno spazio che faceva passare un po’ di luce, cosa che le mie invece non permettevano. Soprattutto, però, ho visto come con quelle cosce, carnose vicino alla figa, lei avvolgesse il pene dell’uomo. Si vedeva bene la cappella violaccea che spuntava in mezzo ad esse, in contrasto con la carnagione bruna delle gambe di Amelia, gambe che si richiudevano senza spazi dalle ginocchia in giù, lasciando filtrare un alto po’ di luce alle caviglie, finissime; tanto che si poteva pensare come facessero a non spaccarsi tanto erano fini, quando, in piedi, reggevano quel corpo certo magro ma comunque ben fatto con le curve e le polpe giuste ai posti giusti nonostante la donna si portasse sui 55 56 Anni di vita. Era decisamente una bella donna. Un po’ di nei le punteggiavano corpo e viso, la sua magrezza non disturbava per niente.
Insomma, lei lo masturbava con le cosce, stringendolo tra esse sfregandole una sull’altra e su quel pene la cui punta scompariva quando lui tirava indietro il bacino per ricomparire quando dava il colpo di reni in avanti. Le stava scopando le cosce. Lentamente, di continuo con colpi a volte violenti, a volte spingendo con estrema lentezza. Ho pensato che un trattamento così dentro la mia vagina, mi avrebbe fatto impazzire, urlare dall’inizio alla fine. Era un modo di muoversi differente da come si muoveva le due volte che mi si era piazzato tra le cosce, lo avevo sentito eccome, mi aveva fatto male, mi aveva aperta ma mi era piaciuto, però credo che muovendosi come stava facendo per farlo sentire a lei tra le cosce, mi avrebbe dato modo di avere orgasmi più intensi, più forti.
Mamma mia! Ma cosa mi veniva da pensare? Ma chi stavo diventando?
Senza rendermene conto mi stavo masturbando lì, nell’andito. Spiando due che si accoppiavano. Sentendo un uomo estraneo che raccontava le mie prestazioni di femmina a un’altra donna che tutto sommato, era una semplice conoscente con cui avevo rapporti formali ma non più di questo.
Lui l’ha spinta sul letto. Lei ci è caduta prona. Tette a contatto con il materasso. Sedere all’aria. Le ha piazzato un cuscino sotto la pancia.
Lei:- cosa vuoi fare?
Lui: - Sai quando mi sono eccitato di più guardando la tua amica tra le braccia di quei due estranei? Quando il primo, in piedi se l’è inculata. Lei ha urlato. Si sentiva che non era abituata, che le ha fatto male. Ma guardandola in faccia, si vedeva che dopo due o tre colpi di cazzo stava comunque già godendo. Soprattutto quando lui ha cominciato anche a masturbarla. Lei ha cominciato a muovere il suo culone, a dimenare quei fianchi corposi, pieni, a ballargli sul cazzo finché non lo ha costretto a sborrarle dentro. Che troia ……! Siete diverse. Tu hai una vita sottile, culetto piccolo, molto ben fatto, cosce più lunghe, più snelle, ma soffici e calde come le sue e mi piacete tutte e due, siete due opposti.
Lei: - cosa vuoi fare? Lo sai che lì non voglio. Urlo, mi fa male. Magari lei si sveglia e forse anche il tizio che ha preso l’altra stanza al secondo piano, no dai no!

Lui: - così si eccitano e magari ci scappa un quartetto Ahahahah………. !
Amelia: - smettila noooooooooo!
Le ginocchia di lui tra quelle di Amelia. Le Prendendosi il cazzo con la mano glielo ha puntato in mezzo alle natiche. Ha spinto. Un siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii ha accompagnato l’ingresso e il dolore della donna che nonostante avesse la faccia schiacciata sul materasso ha lanciato un urlo quasi sovrumano. Lui stava fermo. Poi, d’improvviso un altro colpo di reni, un altro urlo della donna e le parole dell’uomo: - cosìììììììììììì tutto dentro. Ahhhhh culo meravigliosoooooooooo sei una bomba di sessoooooo e tuo marito è un cretino se non te lo fa. L’uomo si aggrappava alle spalle di lei per infilarglielo più in fondo. Più dentro.
Ho avuto paura che veramente quelle urla potessero essersi sentite, sono scappata in bagno continuando a masturbarmi, ma dopo pochissimo ho sentito un: - vengoooooooo, cazzo mi fai già venireeeeeeeeee puttanaaaaaaa il tuo culo stretto mi fa già sborrareeeeee. Poi silenzio. Ho sentito muoversi e per paura che soprattutto lui volesse il bagno libero accorgendosi della mia presenza, ho interrotto, mi sono ricomposta, ho aperto piano e sono tornata giù in tutta fretta.
Dopo un bel po’ di tempo, quando loro sono scesi, mi sono sentita tremendamente gelosa della donna che poco prima lo aveva soddisfatto, la donna che aveva dentro sé lo stesso liquido vischioso e denso che avevo io. In posti diversi interni dei nostri corpi di donne, ma questo particolare ci accomunava, ci rendeva intime, ne ero gelosissima e forse lei di me.
Tornato il marito di Amelia e non avendo nulla in contrario affinché la moglie venisse con noi, siamo ripartiti
Con la coda dell’occhio ho notato Amelia dietro che con la gonna tirata un po’ su sulle ginocchia, tenendo le gambe leggermente aperte, gli permetteva di guardarla sotto l’indumento attraverso il piccolo specchio di cui era fornita anche l’aletta parasole abbassata lato autista. Chissà se era anche senza intimo!
Io: - che caldo! Con quella esclamazione sistemandomi meglio sul sedile a fianco a lui che guidava, ho fatto in modo di scoprirmi le gambe, quasi fino alle mutandine.
Due paia di cosce sotto i suoi occhi. Scrutavo il bozzo che nascondeva dentro i pantaloni. Sempre più evidente. Volevo fargliela pagare appena ne avessi avuto l’occasione.
Ho detto che essendomi dimenticata di andare in bagno, avevo bisogno di fermarmi a fare pipi. Perciò l’ho pregato di fermarsi al primo distributore di benzina o bar che vedevamo. Lui ha acconsentito aggiungendo che ne avrebbe approfittato per rifornire e ci saremo presi il caffè.
Mentre con l’auto ci sistemavamo a fianco alla pompa di benzina, l’addetto si è avvicinato lato autista.
- Buongiorno. Quanto?
-Il pieno grazie. Le mie ginocchia rivolte verso la leva del cambio consentivano al tizio fuori di buttare l’occhio per pochi istanti tra le mie gambe. Quasi fino alle mutandine. Sistemata la pompa nel serbatoio si è affrettato a prendere a pulire il parabrezza, cosa che gli ha consentito di godersi meglio la vista del mio interno cosce che intanto avevo puntato verso avanti appunto.
Finita l’operazione, abbiamo spostato l’auto in un punto in cui potevamo lasciarla per entrare al bar dello stesso distributore di benzina. Il locale ospitava una buona parte di clientela maschile, sette o otto persone e due donne che alla cassa stavano pagando e andate via si sono portate dietro i rispettivi cavalieri. Ordinati i caffè ci siamo spostati in uno dei tre tavolini alti in cui si possono poggiare le tazze e che praticamente permettono di stare in piedi a consumare. Il nostro tavolino aveva due sgabelli alti fissati per terra. Di quelli che per sederti ti ci devi praticamente arrampicare. Da buon gentleman (??????) li ha ceduti a noi. L’operazione ha costretto sia me che Amelia a scoprire le gambe, cosa che non è sfuggita ai presenti. Barista compreso. Bevuto il caffè mi sono avvicinata al bancone chiedendo al barista dove fosse il bagno. Mi ha detto che dovevo uscire e andare dietro il caseggiato. Così ho fatto avvertendo i miei due compagni di viaggio.
Uno spazio con un lavandino, due porte con dentro il wc. Nessuna delle due si poteva chiudere a chiave. Costretta a sedermi sul water tenendo la porta chiusa con la mano, meno male che lo spazio stretto lo consentiva, mentre urinavo ho sentito un fischiettio di uno che entrava. Ho sentito il rubinetto dell’acqua: meno male. Deve solo lavarsi le mani. Una spinta alla porta. Si è aperta. Io seduta ancora a fare pipì avevo davanti il benzinaio che richiudendosi la porta dietro mi Ha messo una mano a tapparmi la bocca e con l’indice dell’altra appoggiato al naso mi intimava di fare silenzio.
-ti piace provocare con quelle cosce vero? Far vedere le mutandine al primo che capita.
Ora con quella bocca ti dai da fare, non preoccuparti, se tentano di aprire ci sono io. La porta mi sbatte sulle spalle al limite pensano a uno che piscia.
Si è tirato fuori l’uccello e prima che io potessi anche solo pensare, facendomi sedere al bordo del wc, sporgendo in avanti il busto me lo sono ritrovato in bocca.
Le sue mani sulla mia testa, le mie sulle sue cosce muscolose. Era grosso, occupava tutta la ma bocca. La cappella puntava verso l’alto raschiandomi il palato. Un suo ginocchio tra le mie cosce e un mio ginocchio tra le sue. Mi stringeva una tetta con la mano e con l’altra continuava a imprimere il ritmo avanti e indietro alla mia testa. Lo ha tirato fuori. – prendimi in bocca le palle, sbrigati1 ero terrorizzata. Ho ubbidito. – adesso leccami tutta l’asta, siiiiiiiiii cosiiiiiiii bravaaaaaaaa
Mi sono ricordata della vendetta e ho continuato. Mi ha fatto alzare. Si è seduto lui e facendomi spalancare le cosce mi ha preso in grembo. Le sue mani sul mio culo. Mi sono praticamente io infilata il suo cazzo in figa. Mi schiaffeggiava culo e cosce. Le mie tette denudate all’altezza della sua bocca. I miei capezzoli succhiati.
Mi è venuto dentro prima che venissi anch’io. In un lampo è sparito. Sono uscita nel momento in cui anche la porta dell’altro wc si è aperta. Un uomo sulla cinquantina, con due baffoni mi ha sorriso, io ho fatto finta di nulla, mi ha afferrata un braccio e mi stava tirando dentro da dove lui era uscito. Ho fatto resistenza. Lui: - non voglio scoparti qui, voglio solo farti vedere una cosa. La parete tra i due wc era di assi di legno affiancati verticalmente. Due di questi però in un punto in basso formavano un piccolo foro che se non si guardava attentamente sfuggiva ma dal quale inchinati o seduti si vedeva, avvicinando l’occhio, ciò che succedeva dall’altra parte. Sono uscita, lui mi seguiva dicendo: - Ho il camion parcheggiato qui, vedi? Quello, indicando un bestione di T.I.R. mastodontico. Ho la cuccetta. La cabina è spaziosa. Staremo comodi. Insisteva. Non gli davo ascolto, poi, ad un certo punto ho detto: - non sono sola. Lui: - Non preoccuparti. Arrivati sul piazzale antistante ho visto Amelia e il nostro autista discutere animatamente. Il baffone si è avvicinato a loro e poco dopo i due uomini mi hanno fatto cenno di seguirli. Amelia stava ferma, piantata, lui, il nostro compagno di viaggio è indietreggiato, l’ha delicatamente presa a braccetto e lei si è mossa, i tre, andavano verso il camion. L’uomo con i baffi è tornato da me, mi ha cinto la vita con il braccio e io mi sono lasciata portare senza opporre la benché minima resistenza, come invece avrei dovuto e voluto fare se avessi ragionato a mente lucida.
Inutile dire che per aiutarmi a salire sul mezzo, ho sentito mani dappertutto.
Cabina spaziosa, cuccetta dietro i sedili ampia, spazio tra sedile passeggero e cruscotto decisamente largo. –Allora! Ha cominciato il baffo, come ci sistemiamo?
Il nostro autista ha subito replicato: -. Credo che tu voglia farti Federica, lei. Indicando me. Io intanto lo metto tra le cosce di Amelia.
Certo non si poteva definire “fine” nel parlare
Il baffo: - Ok voi siete gli ospiti, andate in cuccetta, noi lavoriamo qui sul sedile passeggero. Poi vedremo non è detto che non ci venga voglia di scambio di coppia. Anzi, già da ora l’idea è quella. Sia chiaro!
In un attimo Amelia a cosce larghe coricata ospitava tra le sue gambe la faccia del porco che ci aveva attirate in quella situazione. A sentire i suoi gemiti, a vedere le sue contorsioni, la leccava molto, molto bene. Il proprietario del camion seduto sul sedile passeggeri dopo liberato di pantaloni e mutande, mi sventolava il cazzo sotto gli occhi mentre con un cuscino sotto le ginocchia ero accovacciata tra le sue ginocchia tra sedile e cruscotto.
Mentre succhiavo sentivo i gemiti di Amelia. Ricordi distintamente averla sentita dire . vengo, vengo! Almeno duo se non tre volte mente la leccava e la scopava.
Io, dopo averlo succhiato, sentito la sua cappella in gola, averlo fatto venire ingoiando praticamente tutto, costretta da lui che mi pressava le mani sulla nuca e averlo continuato a succhiare fino a farglielo tornare duro, quando mi ha fatto sedere su di lui puntandomelo tra le natiche e afferrandomi per la vita abbassandomi di colpo e impalandomi tutta in un colpo solo, ho cacciato un urlo che ha fatto preoccupare gli altri, costringendoci a attimi di silenzio per accertarci che nessuno si fisse allarmato arrivando a vedere cosa fosse successo. Dopo un po’, Amelia cavalcava il suo scopatore, io continuavo a muovere il culo che mi bruciava dando piacere per la seconda volta al mio. Tra scambi vari compreso uno spettacolo lesbico tra me e Amelia offerto ai due uomini e dopo esserci riposati. Siamo tornati al bar. Tramezzino e birra gli uomini. Io e Amelia acqua e nient’altro, a nessuna delle due andava di mangiare, ognuno ha proseguito per la propria meta.

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