Torre in H5: sesso matto - Capitolo 5

di
genere
etero

Luigi non si era mai fermato. Mai.
Le donne erano un gioco, e lui era un maestro nel vincerlo. Sempre.
Eppure, con Alessia, il gioco si stava trasformando in qualcosa di diverso.
O almeno, così sembrava.
Primo movimento: la costruzione dell’illusione.
Dopo quella notte, non ci fu la solita distanza, nessun silenzio strategico, nessuna sparizione improvvisa. No, Luigi rimase.
Iniziò con piccoli gesti. Una chiamata nel pomeriggio, senza motivo apparente. Un messaggio prima di dormire. Un invito a cena che non si concludeva necessariamente con il sesso.
Si prendeva il suo tempo con lei. Parlava. Ascoltava.
Le raccontò cose che non aveva mai detto a nessuna. Storie della sua infanzia, ricordi della sua adolescenza. Alessia lo guardava con occhi attenti, senza mai interromperlo.
Era come se il cacciatore si stesse trasformando in preda.
Secondo movimento: abbassare la guardia.
I loro incontri diventarono più frequenti, più intensi, più veri. Luigi iniziò a restare a dormire da lei, cosa che non faceva mai. E la cosa più strana era che non se ne andava subito dopo il sesso. Restava lì, il braccio attorno ai suoi fianchi, il respiro lento contro la sua pelle.
Alessia lo studiava.
«Sei sicuro di essere tu?» gli chiese una sera, mentre erano sdraiati sul divano, i corpi intrecciati sotto una coperta leggera.
Luigi sollevò un sopracciglio. «Che vuoi dire?»
Lei gli accarezzò il petto con un dito, tracciando linee invisibili sulla sua pelle.
«Sei diverso da quello che immaginavo.»
Luigi le prese la mano e la baciò piano sul palmo. Un gesto naturale, quasi romantico.
«Forse non mi conosci così bene come credi.»
E in quel momento, persino lui sembrò crederci.
Terzo movimento: l’illusione diventa quasi reale.
Con il passare delle settimane, Luigi cominciò a fare cose che non aveva mai fatto prima.
Un pranzo improvvisato in un giorno qualunque. Un regalo senza motivo, una collana semplice ma elegante che Alessia non si aspettava. Una notte intera passata a parlare, senza neanche toccarsi.
La tensione tra loro si trasformava in qualcosa di più profondo.
Alessia sembrava iniziare a crederci.
Ma la verità era un’altra.
Ultimo movimento: scacco matto.
Tutto crollò la sera in cui Alessia gli fece la domanda fatidica.
Erano a cena, un ristorante elegante, luci soffuse, vino rosso nei bicchieri. Lei lo guardava con qualcosa di diverso negli occhi. Non era più solo desiderio, non era più solo il gioco.
Era qualcosa di più pericoloso.
«Tu mi vuoi davvero, Luigi?»
La domanda lo colpì come una lama.
Non perché fosse inaspettata. Ma perché sapeva che era il momento giusto.
Il momento in cui rivelare tutta la verità.
Luigi posò il bicchiere, incrociò le dita davanti a sé e la guardò negli occhi.
Sorrise.
Un sorriso che non aveva nulla di dolce.
«Ti stai innamorando di me, Alessia?»
Lei sussultò appena, come se non si aspettasse una risposta così diretta.
«Io…»
Esitazione. Il segnale che lui aspettava.
Luigi si appoggiò allo schienale, rilassato, sicuro, il predatore che stava per sferrare il colpo finale.
«Dimmi la verità, almeno tu.»
Alessia abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro.
Era fatta.
Luigi si chinò leggermente in avanti, la voce più bassa, quasi un sussurro.
«Ti ho fatto credere che ero cambiato. Ti ho fatto pensare che, forse, con te sarebbe stato diverso. Ti ho fatto desiderare che io fossi qualcosa di più di quello che sono.»
Alessia sollevò lo sguardo, confusa.
Luigi sorrise ancora. La verità era troppo semplice.
«Ma io non cambio, Alessia.»
Silenzio. Un silenzio assordante.
Lei impallidì, il respiro corto.
«Hai… calcolato tutto?» chiese, la voce quasi rotta.
Luigi si passò la lingua sulle labbra, inclinando la testa di lato.
«Dal primo momento.»
Un battito di ciglia.
Uno sguardo che passava da confuso a ferito, poi… a qualcosa di diverso.
Qualcosa che Luigi non si aspettava.
Alessia rise.
Una risata bassa, amara.
Poi si alzò, prese la borsa e si avvicinò a lui. Si chinò, posando le labbra appena vicino al suo orecchio.
«Peccato.»
Luigi inarcò un sopracciglio, aspettandosi rabbia, urla, qualcosa.
Ma Alessia si limitò a sorridergli con aria enigmatica.
«Stavolta eri tu la mia preda.»
Gli sfiorò la guancia con un dito, poi si voltò e se ne andò, lasciandolo lì.
Luigi rimase immobile, il cuore che batteva stranamente veloce.
Che cazzo era appena successo?
Alessia era… diversa.
Non aveva implorato, non aveva cercato risposte, non aveva chiesto spiegazioni.
Non aveva reagito come tutte le altre.
Per la prima volta, qualcosa nel suo piano gli era sfuggito di mano.
E questo lo eccitava più di qualsiasi altra cosa.
scritto il
2025-03-03
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