Il desiderio di essere schiava – 06.Un Legame che cresce, cammino e inciampi
di
maia{MF}
genere
dominazione
L’impatto post secondo incontro è stato meno devastante dal punto di vista emotivo rispetto alla prima volta; mi è rimasto per un po’ un senso di vuoto, un sentirmi incompleta, ma niente paragonato alla disperazione a seguito della prima volta che ci siamo visti.
Forse inizio a prendere confidenza con i miei mezzi, e questo - unito alla Sua vicinanza emotiva che non manca mai - mi consente di vivere con una maggiore serenità i momenti di lontananza fisica.
Quello che è sempre presente nel menu delle conversazioni quotidiane sono le mie domande; leggo e mi informo ed inevitabilmente nascono in me nuove curiosità di cui non vedo l’ora di discutere insieme; abbiamo approfondito tematiche come etichetta e protocolli, perché volevo conoscere la Sua posizione sulla possibilità e la necessità di comportarmi in un determinato modo, in contesti specifici.
Fortunatamente il Padrone a cui appartengo non è serioso, rigido o impostato, il che permette alla mia naturale esuberanza di non venir mai soffocata; credo che sia fantastico aver trovato dall’altra parte una Persona, prima che un Padrone, che sembra il naturale completamento di ciò che mi manca, senza forzature o necessità di smussare quelle che sono parti di me.
Di questo mi sono resa conto una sera, un pensiero folgorante per la subitaneità con la quale è arrivato, e così ho voluto condividerglieLo:
Maia: “In questo marasma di idee ed espressioni personali mi sono resa conto, modello folgorazione sulla via di Damasco, che TU sei il Padrone che collima esattamente con il mio modo di essere schiava, c'è una comunione di idee e una visione condivisa di come è e sarà il Legame tra di noi... Beh, tutto questo mi commuove nel profondo, perché è una fortuna rara averti incontrato”
MF: “…mi commuovi. Vedi, tu sei ai primi approcci a questa dimensione, non hai quindi molta conoscenza, io invece che lo conosco da tantissimi anni posso assicurarti che tu sei una schiava rarissima, preziosa ed unica. Hai tanta strada da percorrere, ma sei meravigliosa”
Un altro argomento che ho voluto approfondire è legato al modo di pormi riguardo i desideri e le inclinazioni che sento; alle volte trovo complesso capire come indirizzare certe conversazioni, ho il timore di esagerare col proporre o con gli “io vorrei”. Come sempre l’ambivalenza del mio sentire tira in due direzioni opposte, la voglia e la possibilità di esprimermi senza timori e senza filtri, e il desiderio di rispettare quelli che sono i ruoli di questa relazione.
Questa risposta, tra le conversazioni avute sull’argomento:
MF: “Libera di esprimere i tuoi desideri o di espormi le tue fantasie. Obbligata a seguire le mie decisioni”
apre una quantità di possibili scenari da far girare la testa, perché ho iniziato da quel momento un’indagine profonda rivolta ad esplorare desideri mai neanche sussurrati.
È inebriante giocare con i propri limiti, capire se col passare del tempo e l’accumularsi di esperienze ciò che prima era un no secco possa diventare un forse, un chissà se.
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Nel momento in cui mi sono convinta di saper stare al mondo, in questo mondo, ecco che è arrivato il primo inciampo sul mio percorso.
Avevo organizzato un aperitivo con i colleghi, come spesso succede in un giorno fisso del mese; l’appuntamento ricorrente in effetti mancava da prima dell’estate, e per questo non era ancora capitato da quando conosco il mio Padrone; l’ho avvisato che a fine giornata lavorativa mi sarei fermata per un aperitivo, non pensando di specificare che per come siamo abituati da queste parti aperitivo significa anche cenare fuori, quindi non un appuntamento limitato ad un’ora o poco più ma una serata intera.
Durante la serata ci siamo sentiti, e in effetti in quel momento non riuscivo a capire le Sue domande sul fatto che fossi arrivata a casa o meno. Non ci ho dato un peso particolare, vuoi per il rumore all’interno del locale che non mi permetteva di pensare con calma, vuoi perché per me e per chi frequenta queste serate è la normalità uscire a bere qualcosa, mangiare e trascorrere qualche ora in tranquillità lontani dal tran tran lavorativo.
Ad un certo punto, a metà serata, mi è arrivata la buonanotte da parte Sua e da lì in poi il nulla. Se c’è qualcosa che mi destabilizza particolarmente è il silenzio, il silenzio punitivo, perché – complice anche la distanza – azzera ogni possibilità di dialogo e di spiegazione.
Neanche a dirlo il resto della serata non è stato piacevole, ho provato a scriverGli qualche volta ma non ho ottenuto risposta; sono poi arrivata a casa, augurandoGli la buonanotte.
Anche la notte è trascorsa molto male, continui risvegli e sguardi alla chat per capire che cosa fosse successo, perché in quel momento non ne avevo davvero idea; al mattino Gli ho augurato il buongiorno, e per un’altra ora non ho ottenuto risposta.
Poi la risposta è arrivata, seguita da un secco buongiorno; mi ha esposto la Sua visione sull’accaduto, dicendomi che sono la sua schiava e come tale tiene enormemente a me come persona, donna e schiava; che sono libera di uscire ma che la Sua volontà è quella di essere avvisato in anticipo e sapere con chi sono perché il mio Padrone deve potere vegliare su di me.
MF: “Ieri mi hai parlato di un semplice aperitivo con i colleghi. Ti sei “guadagnata” la tua prima punizione”
Una volta letta la risposta ho respirato per qualche minuto prima di rispondere, perché trovavo assolutamente ingiusto e immeritato ricevere una punizione per uno sciocco malinteso sul significato di una parola. È vero, avrei potuto essere più esplicita sui miei programmi della sera precedente, ma il tutto era stato fatto senza malizia o volontà di nascondere qualcosa; per me, semplicemente, aperitivo con i colleghi significa serata fuori, non mi ero neanche posta il problema che per Lui potesse significare qualcosa di diverso.
Gli ho quindi risposto senza nascondere la stizza che stavo provando e per questo ci siamo sentiti al telefono più volte durante la giornata, ne abbiamo discusso e siamo arrivati a mettere un punto su quello che era successo.
Certo, la punizione data non si toglie, spero perlomeno nella Sua benevolenza.
Ho avuto delle sensazioni contrastanti riguardo al Suo modo di porsi che è ben diverso da mio in circostanze del genere; se sono arrabbiata lo rimango fino a quando non mi è passata. Non che sia una persona che perde facilmente le staffe, e men che meno che tiene il muso, ma non riesco a discriminare il modo di pormi se sono attraversata da sensazioni forti come può esserlo la rabbia. Lato Suo invece la mano ferma, la decisione inflessibile, viaggiavano di pari passo con la dolcezza che mi ha trasmesso e che per un po’ mi ha lasciata stranita; ci ho messo qualche giorno a metabolizzare quello che è successo e ad accettare quelle che saranno le inevitabili conseguenze.
Per qualche giorno non ne abbiamo più parlato, fino a quando, la domenica sera, ho ricevuto la foto di una spugnetta per i piatti e le indicazioni di quello che avrei dovuto fare il giorno successivo per la prima parte della mia punizione: indossare la spugna come un assorbente con la parte abrasiva a contatto con la pelle per cinque ore consecutive; fotografare il prima e il dopo, relazionare durante e ringraziare per la punizione ricevuta alla fine di tutto.
Ho eseguito il tutto senza fiatare perché ero di nuovo molto arrabbiata; sono stata piuttosto fredda per tutta la durata della punizione e anche nelle ore successive. Non mi sono però sottratta e ho eseguito alla lettera tutto quello che mi è stato richiesto; non ho provato alcun piacere durante la punizione, un discreto fastidio e un arrossamento che si è risolto in un paio di giorni con una crema lenitiva.
In attesa di sapere come sarà la seconda parte della punizione, durante il nostro prossimo incontro.
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Sono arrivate le festività e con esse la quasi impossibilità di sentirsi al telefono, di proseguire i dialoghi quotidiani e gli approfondimenti a voce sulle tematiche che eccitano la mia mente. Alcune giornate sono state davvero interminabili, altre invece, complici gli argomenti discussi per messaggio, si sono riempite di nuovi sprazzi di consapevolezza.
Siamo ritornati sull’argomento della scritta in maiuscolo che il mio Padrone aveva apposto sul mio seno durante il nostro ultimo incontro, che mi aveva fatta rimanere male sul momento e anche nelle successive settimane. A distanza di tempo ha ritenuto opportuno discuterne nuovamente, collegandoSi ad una mia confidenza su certi tipi di disagio che provo nei confronti del mio corpo. Il suo gesto ha avuto l’intento di dare una scossa, una sorta di esortazione rombante ad infrangere barriere e tabù che mi auto-impongo e che non mi permettono di vivere con naturalezza la mia sessualità; ha voluto essere una spinta esplicita verso l’accantonare per sempre quel senso di disagio che ha avvertito in me fin dai nostri primissimi scambi di battute. A livello teorico comprendo il significato di quello che mi ha detto, ma non ho ancora risolto la partita con le sensazioni che vedermi scrivere addosso un tale appellativo (“TROIA”, in maiuscolo, con la matita per gli occhi nera) mi ha provocato; mi è successo nei giorni successivi di fare un sogno, in cui al ripresentarsi della stessa scena della scritta, la mia reazione è stata molto più scomposta e mi sono ribellata ad un tale atto. Ho voluto raccontargli il sogno, e abbiamo deciso, giacché l’argomento mi ferisce molto, di riprenderlo a voce e discuterne insieme guardandoci negli occhi.
Durante le feste è maturato anche un nuovo scenario: nel breve avrò modo di iscrivermi ad uno o più forum a tema BDSM che al momento sto frequentando come spettatrice invisibile, e di interagire con le persone che vi partecipano.
Mi sento pronta per parlare attivamente con altre persone, qualunque sia il loro ruolo nei legami che hanno, Master, slave, donne e uomini, persone che stanno affrontando il mio stesso cammino, stanno pensando di iniziarlo o si trovano molti passi più avanti.
Ho trovato su alcune di queste piattaforme spunti davvero interessanti, che mi hanno permesso di approfondire pensieri fino ad ora solo abbozzati; ascoltando il coro di voci che man mano leggo ho notato che questi pensieri hanno cominciato a strutturarsi in forme più definite, più colorate; sarà una scoperta capire dove queste interazioni mi porteranno.
Questo nuovo scenario, fortemente voluto dal mio Padrone oltre che da me, ha anche lo scopo di testare il rapporto che stiamo costruendo; un “rischio calcolato” nel lasciarmi andare per godere poi del piacere di vedermi ritornare, volta dopo volta. Un modo anche per testare Se stesso, le Sue stesse reazioni a quello che succederà, per testare il Legame che ci unisce.
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Al termine del periodo festivo arriva finalmente il momento del nostro terzo incontro.
Torno nella meravigliosa Firenze, per due giorni di stacco lontana dal mondo; lo trovo ad aspettarmi all’apertura delle porte del treno, con quel Suo sorriso che a me fa sempre saltare un battito.
Si prospetta una giornata di movimento, due diversi hotel, uno per il giorno e l’altro dove passerò, ahimè da sola, la notte; senza dirlo ad alta voce prenderò questi intermezzi come tempo per rifiatare… è indescrivibile l’energia che Lo accompagna sempre che, unita al comune desiderio che proviamo, rende ogni incontro incredibilmente intenso e veemente.
Entriamo in stanza e cominciamo a baciarci e accarezzarci, mentre uno dopo l’altro i vestiti finiscono sul pavimento; non resisto dall’inginocchiarmi per abbracciargli le gambe, mentre col viso sono a contatto di una spettacolare erezione che i boxer faticano a contenere.
Adoro gustare il Suo sapore, bagnare la Sua asta con la saliva e giocare con la punta della lingua prima di spingere il Suo cazzo a fondo e godere nel sentirLo gemere di piacere ad ogni affondo. Mi porta esattamente di fianco alla porta del bagno coperta da uno specchio intero e mi chiede di osservare la scena; non provo nessun imbarazzo nel vedermi inginocchiata davanti a Lui con la saliva che cola sul mento, la scena che osservo con un sorriso non fa altro che eccitarmi maggiormente, se mai ce ne fosse bisogno.
E trovo che questo sia incredibile, considerando le mie remore iniziali e le inibizioni che solitamente mi lasciano bloccata; Lui ha l’enorme pregio di farmi sentire sempre protetta, capita, mai giudicata, anzi incoraggiata a liberare quelle che sono le mie fantasie e il mio sentire del momento. Forse, sotto sotto, temo un reiterarsi della scritta della volta precedente, e quindi mi sto impegnando davvero per mostrarGli le mie vere sensazioni, che sono un’incredibile eccitazione fisica e mentale e un desiderio profondo di essere completamente aperta a Lui.
Mi aiuta ad alzarmi e mi spedisce in bagno a prepararmi, perché mi vuole prendere in ogni modo che desidera.
Prima di andare recupero dal mio zaino il regalo che Gli ho portato; vuole però aprirlo davanti a me, quindi corro a prepararmi e dopo pochi minuti sono di nuovo in stanza. Legge il biglietto, che scopro con estremo piacere porterà con sé a casa, e apre il pacchetto; non riesco a descrivere il modo in cui mi guarda, con gli occhi che brillano, lo sguardo fisso nel mio e un sorriso da lasciare senza fiato.
Recupera poi le corde e si mette all’opera su una nuova legatura sul seno e sulle costole; man mano che le corde scorrono sulla mia pelle la mia eccitazione aumenta, il respiro accelera, e sentire che non riesco a respirare a fondo come vorrei, mentre i nodi premono su punti sensibili, non fa altro che spedirmi in uno stato di sublime eccitazione.
Una volta che sono legata secondo il Suo gusto, con le mani bloccate, gli occhi bendati e la gag ball che mi impedisce di parlare, mi aiuta a distendermi sul letto e lo sento armeggiare con il lubrificante; la Sua mano comincia a farsi largo tra le cosce, solletica il clitoride con il pollice regalandomi gemiti semi soffocati. Ad una ad una le Sue dita entrano dentro di me, massaggiando le pareti interne e facendosi largo con uguale dolcezza e fermezza; la Sua voce accompagna sempre i movimenti, indicandomi di rimanere rilassata e di godermi le sensazioni. Come le volte precedenti c’è un momento in cui comincio a sentire dolore, sempre meno in realtà, fino a quando con uno scatto sento tutta la mano dentro di me; resta qualche secondo fermo immobile, mentre io mi concentro su respiri controllati per far scemare il dolore, dopo di che e inizia a muovere le dita regalandomi in un attimo un orgasmo fortissimo, accompagnato da urla che nemmeno la gag ball attutisce del tutto.
Serro le gambe e cerco di girarmi lateralmente per sfuggire a questo piacere improvviso e accecante ma sento la Sua voce e l’altra mano sulla gamba che mi riportano alla calma e permettono a Lui di sfilare delicatamente la mano; mi libera dalla gag ball e dal foulard sugli occhi, lasciando però le corde che non mi permettono di muovere le braccia, poi mi regala una doppia penetrazione davanti con l’aiuto di un dildo.
Mi guarda e mi bacia mentre continua a spingere, sempre più a fondo e sempre più velocemente, fino a quando accolgo il Suo piacere che viene liberato con forti gemiti.
Si sdraia accanto a me, col fiato rotto, accarezzandomi il viso; poco dopo mi libera dalle corde e osserviamo estasiati i profondi segni che sono rimasti sul seno e sulle costole, prima di sdraiarci abbracciati sotto il caldo delle coperte.
È sempre una sensazione meravigliosa rimanere abbracciata a Lui, avvolta dal Suo corpo caldo, ascoltando il battito che piano piano torna ad avere un ritmo regolare; parliamo di quanto abbiamo appena concluso per condividere le sensazioni che ne derivano; la delicatezza con cui mi tratta, confrontata all’impeto di poco prima, è in grado di farmi provare una profonda pace.
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Usciamo per pranzo, e indosso le autoreggenti e niente intimo sotto i pantaloni di pelle, il che non fa altro che punzecchiare il perenne stato di eccitazione in cui mi trovo; passiamo una piacevole pausa e facciamo rientro in hotel.
Mi ordina di spogliarmi e Lo osservo riprendere le corde; le pratiche che riguardano legature e costrizioni mi accendono più di ogni altra cosa, e anche per questo eseguo velocemente ogni Suo comando. Mi trovo a quattro zampe sul letto, nuda eccetto le autoreggenti, e Lo percepisco armeggiare dietro di me; lega ciascuna caviglia con il relativo polso, con le braccia distese lungo le gambe e mi trovo nella scomoda posizione di non avere altro appoggio davanti se non la testa, spalle basse e sedere in alto, gambe spalancate.
Lo sento armeggiare con qualcosa e mi avvisa che sto per ricevere la seconda parte della punizione che mi sono meritata, e che dovrò ringraziarLo dopo ogni colpo; poco dopo sento una palettata secca sulle natiche, a cui rispondo con "Ti ringrazio Padrone", e poi un altro e un altro ancora, fino ad arrivare a dieci spatolate che mi lasciano le natiche arrossate.
Gli condivido che sono stata fortunata perché la punizione in realtà mi ha fatto godere profondamente; non avevo mai provato nulla di diverso da qualche schiaffo sulle natiche e l’utilizzo di uno strumento freddo, preciso e perfettamente indirizzato mi ha lasciata senza fiato. La mia sincerità Lo fa felice e lo diverte, per cui scampo ogni e qualunque punizione aggiuntiva che sia veramente tale; a Sua buona memoria per il futuro, sarà necessario trovare qualcosa di diverso per punirmi.
Vengo nuovamente bendata e imbavagliata, non prima però di aver ripassato il gesto di sicurezza, visto che nei successivi momenti non avrò modo di parlare e Lui non avrà agio di osservarmi in viso.
Attendo con un po’ di trepidazione il proseguio, sento aprirsi il tappo del gel e una sensazione di freddo e umido che scivola tra le cosce, poi le Sue dita cominciano a farsi spazio dietro, massaggiando il buchetto e andando più a fondo ad ogni passaggio; riesco a percepire quante dita sto accogliendo, una sensazione mista di piacere e dolore, timore e aspettativa per una pratica per me quasi del tutto nuova. Il mio Padrone agisce con calma, delicato eppure fermo, e guadagna centimetri ad ogni passaggio.
Ad un certo punto il dolore soverchia il piacere, diventa quasi insopportabile – anche se non tanto da utilizzare il gesto di sicurezza – e provo a mugugnare qualcosa attraverso la costrizione che ho sulla bocca; mi chiede di resistere ancora qualche secondo, tempo nel quale muove la mano dentro di me prima di sfilarsi lentamente; sostituisce la mano con il Suo cazzo, che accolgo senza problemi essendo dilatata e morbida, ma inizio a sentire un forte fastidio al collo per la posizione innaturale in cui sono bloccata da un po’ e quindi decide di interrompere tutto e liberarmi.
Ci abbracciamo stretti, adoro correre nel mio rifugio sicuro tra le braccia calde che mi accolgono e fugano ogni mio timore.
Mentre passeggiamo mano nella mano in direzione del secondo hotel rivivo nella mia mente tutte le sensazioni delle scorse ore e mi perdo in un silenzio di riflessione; la stretta della Sua mano mi riporta al qui e ora e Gli sorrido di rimando. Per me è inspiegabile come Lui sia in grado di sintonizzarsi al volo sul mio sentire, come riesca a comprendere a fondo che cosa mi stia passando per la mente, di qualunque cosa si tratti.
Lo sento vicino, aderente a tutte le asperità che mi contraddistinguono, e provo il desiderio di mostrargli tutto quello che sono perché possa – non so – accettarlo e prendersene cura.
Protetti da nuove mura non riusciamo a staccarci le mani di dosso; l’idea era quella di rilassarsi in stanza e chiacchierare, ma quando è così vicino a me non sono in grado di controllare il desiderio che provo. I baci diventano profondi, le mani si muovono per esplorare, stringere e accarezzare, per togliere tutti gli strati di tessuto che ci separano dal rimanere pelle a pelle; finiamo lunghi distesi sul letto, Lui sopra di me, mani strette e intrecciate e respiro corto.
Porta le mie gambe sulle Sue spalle, mi penetra davanti con un dildo e dietro con il suo Cazzo; nella foga il dildo si sfila ma Lui è concentrato con gli occhi nei miei e spinge e mi penetra con impeto senza mai smettere di guardarmi. In me si fa largo la sensazione di un nuovo tipo di piacere, qualcosa che non ho mai provato, e prima di lasciarmi andare ad un urlo liberatorio Gli stringo il viso tra le mani e col fiato corto Lo avviso che sto per venire; sorride e nel giro pochi secondi Lo sento godere forte e riempirmi con il Suo piacere.
Sfatti, ansanti e sudati restiamo abbracciati a lungo sotto le coperte, prima in un silenzio che ci permette di contemplarci a vicenda e poi condividendo pensieri, esperienze e domande.
Il commiato di questa sera non è troppo triste, ma solo perché so che domani mattina ci vedremo per fare colazione e passare ancora un po’ di tempo insieme.
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Quando nel primo pomeriggio del giorno successivo resto da sola ne approfitto per un giro in solitaria per Firenze, beandomi di quello che vedo e lasciandomi trascinare in giro dalla folla di turisti, camminando senza meta con gli occhi rivolti verso l’alto.
Nel frattempo Lui è rientrato a casa e ci sentiamo per messaggi; Gli condivido che alle volte vorrei essere in grado di azzerare e zittire tutte le voci nella mia testa, pensieri tanto cerebrali da soffocare tutte le sensazioni, tanto invasivi che mi trascinano in un folle girotondo senza fine. Ho come l’impressione di essere non pienamente presente in quello che viviamo quando siamo insieme, le sensazioni mentali e fisiche così intense e nuove attivano una catena di pensieri che mi trascina lontano, quando il mio desiderio è invece quello di essere lì sempre, pronta a cogliere tutte le nuove sfumature che possono nascere.
Come spesso succede la Sua risposta permette che le mie riflessioni prendano una strada più “sana”: la parola del 2025 sarà rimodulare, non azzerare; i miei pensieri hanno il diritto di esprimersi e io ho il dovere nei Suoi confronti di essere sempre nuda; con il Suo aiuto, il confronto quotidiano e le discussioni che intavoleremo sarò in grado prima o poi di avere a che fare con i miei pensieri senza che questi mi travolgano.
Mi fido di Lui, e mi abbandono tra le Sue mani dove io posso essere semplicemente… io.
Dedicato al mio Padrone, Master Fisting
Forse inizio a prendere confidenza con i miei mezzi, e questo - unito alla Sua vicinanza emotiva che non manca mai - mi consente di vivere con una maggiore serenità i momenti di lontananza fisica.
Quello che è sempre presente nel menu delle conversazioni quotidiane sono le mie domande; leggo e mi informo ed inevitabilmente nascono in me nuove curiosità di cui non vedo l’ora di discutere insieme; abbiamo approfondito tematiche come etichetta e protocolli, perché volevo conoscere la Sua posizione sulla possibilità e la necessità di comportarmi in un determinato modo, in contesti specifici.
Fortunatamente il Padrone a cui appartengo non è serioso, rigido o impostato, il che permette alla mia naturale esuberanza di non venir mai soffocata; credo che sia fantastico aver trovato dall’altra parte una Persona, prima che un Padrone, che sembra il naturale completamento di ciò che mi manca, senza forzature o necessità di smussare quelle che sono parti di me.
Di questo mi sono resa conto una sera, un pensiero folgorante per la subitaneità con la quale è arrivato, e così ho voluto condividerglieLo:
Maia: “In questo marasma di idee ed espressioni personali mi sono resa conto, modello folgorazione sulla via di Damasco, che TU sei il Padrone che collima esattamente con il mio modo di essere schiava, c'è una comunione di idee e una visione condivisa di come è e sarà il Legame tra di noi... Beh, tutto questo mi commuove nel profondo, perché è una fortuna rara averti incontrato”
MF: “…mi commuovi. Vedi, tu sei ai primi approcci a questa dimensione, non hai quindi molta conoscenza, io invece che lo conosco da tantissimi anni posso assicurarti che tu sei una schiava rarissima, preziosa ed unica. Hai tanta strada da percorrere, ma sei meravigliosa”
Un altro argomento che ho voluto approfondire è legato al modo di pormi riguardo i desideri e le inclinazioni che sento; alle volte trovo complesso capire come indirizzare certe conversazioni, ho il timore di esagerare col proporre o con gli “io vorrei”. Come sempre l’ambivalenza del mio sentire tira in due direzioni opposte, la voglia e la possibilità di esprimermi senza timori e senza filtri, e il desiderio di rispettare quelli che sono i ruoli di questa relazione.
Questa risposta, tra le conversazioni avute sull’argomento:
MF: “Libera di esprimere i tuoi desideri o di espormi le tue fantasie. Obbligata a seguire le mie decisioni”
apre una quantità di possibili scenari da far girare la testa, perché ho iniziato da quel momento un’indagine profonda rivolta ad esplorare desideri mai neanche sussurrati.
È inebriante giocare con i propri limiti, capire se col passare del tempo e l’accumularsi di esperienze ciò che prima era un no secco possa diventare un forse, un chissà se.
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Nel momento in cui mi sono convinta di saper stare al mondo, in questo mondo, ecco che è arrivato il primo inciampo sul mio percorso.
Avevo organizzato un aperitivo con i colleghi, come spesso succede in un giorno fisso del mese; l’appuntamento ricorrente in effetti mancava da prima dell’estate, e per questo non era ancora capitato da quando conosco il mio Padrone; l’ho avvisato che a fine giornata lavorativa mi sarei fermata per un aperitivo, non pensando di specificare che per come siamo abituati da queste parti aperitivo significa anche cenare fuori, quindi non un appuntamento limitato ad un’ora o poco più ma una serata intera.
Durante la serata ci siamo sentiti, e in effetti in quel momento non riuscivo a capire le Sue domande sul fatto che fossi arrivata a casa o meno. Non ci ho dato un peso particolare, vuoi per il rumore all’interno del locale che non mi permetteva di pensare con calma, vuoi perché per me e per chi frequenta queste serate è la normalità uscire a bere qualcosa, mangiare e trascorrere qualche ora in tranquillità lontani dal tran tran lavorativo.
Ad un certo punto, a metà serata, mi è arrivata la buonanotte da parte Sua e da lì in poi il nulla. Se c’è qualcosa che mi destabilizza particolarmente è il silenzio, il silenzio punitivo, perché – complice anche la distanza – azzera ogni possibilità di dialogo e di spiegazione.
Neanche a dirlo il resto della serata non è stato piacevole, ho provato a scriverGli qualche volta ma non ho ottenuto risposta; sono poi arrivata a casa, augurandoGli la buonanotte.
Anche la notte è trascorsa molto male, continui risvegli e sguardi alla chat per capire che cosa fosse successo, perché in quel momento non ne avevo davvero idea; al mattino Gli ho augurato il buongiorno, e per un’altra ora non ho ottenuto risposta.
Poi la risposta è arrivata, seguita da un secco buongiorno; mi ha esposto la Sua visione sull’accaduto, dicendomi che sono la sua schiava e come tale tiene enormemente a me come persona, donna e schiava; che sono libera di uscire ma che la Sua volontà è quella di essere avvisato in anticipo e sapere con chi sono perché il mio Padrone deve potere vegliare su di me.
MF: “Ieri mi hai parlato di un semplice aperitivo con i colleghi. Ti sei “guadagnata” la tua prima punizione”
Una volta letta la risposta ho respirato per qualche minuto prima di rispondere, perché trovavo assolutamente ingiusto e immeritato ricevere una punizione per uno sciocco malinteso sul significato di una parola. È vero, avrei potuto essere più esplicita sui miei programmi della sera precedente, ma il tutto era stato fatto senza malizia o volontà di nascondere qualcosa; per me, semplicemente, aperitivo con i colleghi significa serata fuori, non mi ero neanche posta il problema che per Lui potesse significare qualcosa di diverso.
Gli ho quindi risposto senza nascondere la stizza che stavo provando e per questo ci siamo sentiti al telefono più volte durante la giornata, ne abbiamo discusso e siamo arrivati a mettere un punto su quello che era successo.
Certo, la punizione data non si toglie, spero perlomeno nella Sua benevolenza.
Ho avuto delle sensazioni contrastanti riguardo al Suo modo di porsi che è ben diverso da mio in circostanze del genere; se sono arrabbiata lo rimango fino a quando non mi è passata. Non che sia una persona che perde facilmente le staffe, e men che meno che tiene il muso, ma non riesco a discriminare il modo di pormi se sono attraversata da sensazioni forti come può esserlo la rabbia. Lato Suo invece la mano ferma, la decisione inflessibile, viaggiavano di pari passo con la dolcezza che mi ha trasmesso e che per un po’ mi ha lasciata stranita; ci ho messo qualche giorno a metabolizzare quello che è successo e ad accettare quelle che saranno le inevitabili conseguenze.
Per qualche giorno non ne abbiamo più parlato, fino a quando, la domenica sera, ho ricevuto la foto di una spugnetta per i piatti e le indicazioni di quello che avrei dovuto fare il giorno successivo per la prima parte della mia punizione: indossare la spugna come un assorbente con la parte abrasiva a contatto con la pelle per cinque ore consecutive; fotografare il prima e il dopo, relazionare durante e ringraziare per la punizione ricevuta alla fine di tutto.
Ho eseguito il tutto senza fiatare perché ero di nuovo molto arrabbiata; sono stata piuttosto fredda per tutta la durata della punizione e anche nelle ore successive. Non mi sono però sottratta e ho eseguito alla lettera tutto quello che mi è stato richiesto; non ho provato alcun piacere durante la punizione, un discreto fastidio e un arrossamento che si è risolto in un paio di giorni con una crema lenitiva.
In attesa di sapere come sarà la seconda parte della punizione, durante il nostro prossimo incontro.
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Sono arrivate le festività e con esse la quasi impossibilità di sentirsi al telefono, di proseguire i dialoghi quotidiani e gli approfondimenti a voce sulle tematiche che eccitano la mia mente. Alcune giornate sono state davvero interminabili, altre invece, complici gli argomenti discussi per messaggio, si sono riempite di nuovi sprazzi di consapevolezza.
Siamo ritornati sull’argomento della scritta in maiuscolo che il mio Padrone aveva apposto sul mio seno durante il nostro ultimo incontro, che mi aveva fatta rimanere male sul momento e anche nelle successive settimane. A distanza di tempo ha ritenuto opportuno discuterne nuovamente, collegandoSi ad una mia confidenza su certi tipi di disagio che provo nei confronti del mio corpo. Il suo gesto ha avuto l’intento di dare una scossa, una sorta di esortazione rombante ad infrangere barriere e tabù che mi auto-impongo e che non mi permettono di vivere con naturalezza la mia sessualità; ha voluto essere una spinta esplicita verso l’accantonare per sempre quel senso di disagio che ha avvertito in me fin dai nostri primissimi scambi di battute. A livello teorico comprendo il significato di quello che mi ha detto, ma non ho ancora risolto la partita con le sensazioni che vedermi scrivere addosso un tale appellativo (“TROIA”, in maiuscolo, con la matita per gli occhi nera) mi ha provocato; mi è successo nei giorni successivi di fare un sogno, in cui al ripresentarsi della stessa scena della scritta, la mia reazione è stata molto più scomposta e mi sono ribellata ad un tale atto. Ho voluto raccontargli il sogno, e abbiamo deciso, giacché l’argomento mi ferisce molto, di riprenderlo a voce e discuterne insieme guardandoci negli occhi.
Durante le feste è maturato anche un nuovo scenario: nel breve avrò modo di iscrivermi ad uno o più forum a tema BDSM che al momento sto frequentando come spettatrice invisibile, e di interagire con le persone che vi partecipano.
Mi sento pronta per parlare attivamente con altre persone, qualunque sia il loro ruolo nei legami che hanno, Master, slave, donne e uomini, persone che stanno affrontando il mio stesso cammino, stanno pensando di iniziarlo o si trovano molti passi più avanti.
Ho trovato su alcune di queste piattaforme spunti davvero interessanti, che mi hanno permesso di approfondire pensieri fino ad ora solo abbozzati; ascoltando il coro di voci che man mano leggo ho notato che questi pensieri hanno cominciato a strutturarsi in forme più definite, più colorate; sarà una scoperta capire dove queste interazioni mi porteranno.
Questo nuovo scenario, fortemente voluto dal mio Padrone oltre che da me, ha anche lo scopo di testare il rapporto che stiamo costruendo; un “rischio calcolato” nel lasciarmi andare per godere poi del piacere di vedermi ritornare, volta dopo volta. Un modo anche per testare Se stesso, le Sue stesse reazioni a quello che succederà, per testare il Legame che ci unisce.
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Al termine del periodo festivo arriva finalmente il momento del nostro terzo incontro.
Torno nella meravigliosa Firenze, per due giorni di stacco lontana dal mondo; lo trovo ad aspettarmi all’apertura delle porte del treno, con quel Suo sorriso che a me fa sempre saltare un battito.
Si prospetta una giornata di movimento, due diversi hotel, uno per il giorno e l’altro dove passerò, ahimè da sola, la notte; senza dirlo ad alta voce prenderò questi intermezzi come tempo per rifiatare… è indescrivibile l’energia che Lo accompagna sempre che, unita al comune desiderio che proviamo, rende ogni incontro incredibilmente intenso e veemente.
Entriamo in stanza e cominciamo a baciarci e accarezzarci, mentre uno dopo l’altro i vestiti finiscono sul pavimento; non resisto dall’inginocchiarmi per abbracciargli le gambe, mentre col viso sono a contatto di una spettacolare erezione che i boxer faticano a contenere.
Adoro gustare il Suo sapore, bagnare la Sua asta con la saliva e giocare con la punta della lingua prima di spingere il Suo cazzo a fondo e godere nel sentirLo gemere di piacere ad ogni affondo. Mi porta esattamente di fianco alla porta del bagno coperta da uno specchio intero e mi chiede di osservare la scena; non provo nessun imbarazzo nel vedermi inginocchiata davanti a Lui con la saliva che cola sul mento, la scena che osservo con un sorriso non fa altro che eccitarmi maggiormente, se mai ce ne fosse bisogno.
E trovo che questo sia incredibile, considerando le mie remore iniziali e le inibizioni che solitamente mi lasciano bloccata; Lui ha l’enorme pregio di farmi sentire sempre protetta, capita, mai giudicata, anzi incoraggiata a liberare quelle che sono le mie fantasie e il mio sentire del momento. Forse, sotto sotto, temo un reiterarsi della scritta della volta precedente, e quindi mi sto impegnando davvero per mostrarGli le mie vere sensazioni, che sono un’incredibile eccitazione fisica e mentale e un desiderio profondo di essere completamente aperta a Lui.
Mi aiuta ad alzarmi e mi spedisce in bagno a prepararmi, perché mi vuole prendere in ogni modo che desidera.
Prima di andare recupero dal mio zaino il regalo che Gli ho portato; vuole però aprirlo davanti a me, quindi corro a prepararmi e dopo pochi minuti sono di nuovo in stanza. Legge il biglietto, che scopro con estremo piacere porterà con sé a casa, e apre il pacchetto; non riesco a descrivere il modo in cui mi guarda, con gli occhi che brillano, lo sguardo fisso nel mio e un sorriso da lasciare senza fiato.
Recupera poi le corde e si mette all’opera su una nuova legatura sul seno e sulle costole; man mano che le corde scorrono sulla mia pelle la mia eccitazione aumenta, il respiro accelera, e sentire che non riesco a respirare a fondo come vorrei, mentre i nodi premono su punti sensibili, non fa altro che spedirmi in uno stato di sublime eccitazione.
Una volta che sono legata secondo il Suo gusto, con le mani bloccate, gli occhi bendati e la gag ball che mi impedisce di parlare, mi aiuta a distendermi sul letto e lo sento armeggiare con il lubrificante; la Sua mano comincia a farsi largo tra le cosce, solletica il clitoride con il pollice regalandomi gemiti semi soffocati. Ad una ad una le Sue dita entrano dentro di me, massaggiando le pareti interne e facendosi largo con uguale dolcezza e fermezza; la Sua voce accompagna sempre i movimenti, indicandomi di rimanere rilassata e di godermi le sensazioni. Come le volte precedenti c’è un momento in cui comincio a sentire dolore, sempre meno in realtà, fino a quando con uno scatto sento tutta la mano dentro di me; resta qualche secondo fermo immobile, mentre io mi concentro su respiri controllati per far scemare il dolore, dopo di che e inizia a muovere le dita regalandomi in un attimo un orgasmo fortissimo, accompagnato da urla che nemmeno la gag ball attutisce del tutto.
Serro le gambe e cerco di girarmi lateralmente per sfuggire a questo piacere improvviso e accecante ma sento la Sua voce e l’altra mano sulla gamba che mi riportano alla calma e permettono a Lui di sfilare delicatamente la mano; mi libera dalla gag ball e dal foulard sugli occhi, lasciando però le corde che non mi permettono di muovere le braccia, poi mi regala una doppia penetrazione davanti con l’aiuto di un dildo.
Mi guarda e mi bacia mentre continua a spingere, sempre più a fondo e sempre più velocemente, fino a quando accolgo il Suo piacere che viene liberato con forti gemiti.
Si sdraia accanto a me, col fiato rotto, accarezzandomi il viso; poco dopo mi libera dalle corde e osserviamo estasiati i profondi segni che sono rimasti sul seno e sulle costole, prima di sdraiarci abbracciati sotto il caldo delle coperte.
È sempre una sensazione meravigliosa rimanere abbracciata a Lui, avvolta dal Suo corpo caldo, ascoltando il battito che piano piano torna ad avere un ritmo regolare; parliamo di quanto abbiamo appena concluso per condividere le sensazioni che ne derivano; la delicatezza con cui mi tratta, confrontata all’impeto di poco prima, è in grado di farmi provare una profonda pace.
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Usciamo per pranzo, e indosso le autoreggenti e niente intimo sotto i pantaloni di pelle, il che non fa altro che punzecchiare il perenne stato di eccitazione in cui mi trovo; passiamo una piacevole pausa e facciamo rientro in hotel.
Mi ordina di spogliarmi e Lo osservo riprendere le corde; le pratiche che riguardano legature e costrizioni mi accendono più di ogni altra cosa, e anche per questo eseguo velocemente ogni Suo comando. Mi trovo a quattro zampe sul letto, nuda eccetto le autoreggenti, e Lo percepisco armeggiare dietro di me; lega ciascuna caviglia con il relativo polso, con le braccia distese lungo le gambe e mi trovo nella scomoda posizione di non avere altro appoggio davanti se non la testa, spalle basse e sedere in alto, gambe spalancate.
Lo sento armeggiare con qualcosa e mi avvisa che sto per ricevere la seconda parte della punizione che mi sono meritata, e che dovrò ringraziarLo dopo ogni colpo; poco dopo sento una palettata secca sulle natiche, a cui rispondo con "Ti ringrazio Padrone", e poi un altro e un altro ancora, fino ad arrivare a dieci spatolate che mi lasciano le natiche arrossate.
Gli condivido che sono stata fortunata perché la punizione in realtà mi ha fatto godere profondamente; non avevo mai provato nulla di diverso da qualche schiaffo sulle natiche e l’utilizzo di uno strumento freddo, preciso e perfettamente indirizzato mi ha lasciata senza fiato. La mia sincerità Lo fa felice e lo diverte, per cui scampo ogni e qualunque punizione aggiuntiva che sia veramente tale; a Sua buona memoria per il futuro, sarà necessario trovare qualcosa di diverso per punirmi.
Vengo nuovamente bendata e imbavagliata, non prima però di aver ripassato il gesto di sicurezza, visto che nei successivi momenti non avrò modo di parlare e Lui non avrà agio di osservarmi in viso.
Attendo con un po’ di trepidazione il proseguio, sento aprirsi il tappo del gel e una sensazione di freddo e umido che scivola tra le cosce, poi le Sue dita cominciano a farsi spazio dietro, massaggiando il buchetto e andando più a fondo ad ogni passaggio; riesco a percepire quante dita sto accogliendo, una sensazione mista di piacere e dolore, timore e aspettativa per una pratica per me quasi del tutto nuova. Il mio Padrone agisce con calma, delicato eppure fermo, e guadagna centimetri ad ogni passaggio.
Ad un certo punto il dolore soverchia il piacere, diventa quasi insopportabile – anche se non tanto da utilizzare il gesto di sicurezza – e provo a mugugnare qualcosa attraverso la costrizione che ho sulla bocca; mi chiede di resistere ancora qualche secondo, tempo nel quale muove la mano dentro di me prima di sfilarsi lentamente; sostituisce la mano con il Suo cazzo, che accolgo senza problemi essendo dilatata e morbida, ma inizio a sentire un forte fastidio al collo per la posizione innaturale in cui sono bloccata da un po’ e quindi decide di interrompere tutto e liberarmi.
Ci abbracciamo stretti, adoro correre nel mio rifugio sicuro tra le braccia calde che mi accolgono e fugano ogni mio timore.
Mentre passeggiamo mano nella mano in direzione del secondo hotel rivivo nella mia mente tutte le sensazioni delle scorse ore e mi perdo in un silenzio di riflessione; la stretta della Sua mano mi riporta al qui e ora e Gli sorrido di rimando. Per me è inspiegabile come Lui sia in grado di sintonizzarsi al volo sul mio sentire, come riesca a comprendere a fondo che cosa mi stia passando per la mente, di qualunque cosa si tratti.
Lo sento vicino, aderente a tutte le asperità che mi contraddistinguono, e provo il desiderio di mostrargli tutto quello che sono perché possa – non so – accettarlo e prendersene cura.
Protetti da nuove mura non riusciamo a staccarci le mani di dosso; l’idea era quella di rilassarsi in stanza e chiacchierare, ma quando è così vicino a me non sono in grado di controllare il desiderio che provo. I baci diventano profondi, le mani si muovono per esplorare, stringere e accarezzare, per togliere tutti gli strati di tessuto che ci separano dal rimanere pelle a pelle; finiamo lunghi distesi sul letto, Lui sopra di me, mani strette e intrecciate e respiro corto.
Porta le mie gambe sulle Sue spalle, mi penetra davanti con un dildo e dietro con il suo Cazzo; nella foga il dildo si sfila ma Lui è concentrato con gli occhi nei miei e spinge e mi penetra con impeto senza mai smettere di guardarmi. In me si fa largo la sensazione di un nuovo tipo di piacere, qualcosa che non ho mai provato, e prima di lasciarmi andare ad un urlo liberatorio Gli stringo il viso tra le mani e col fiato corto Lo avviso che sto per venire; sorride e nel giro pochi secondi Lo sento godere forte e riempirmi con il Suo piacere.
Sfatti, ansanti e sudati restiamo abbracciati a lungo sotto le coperte, prima in un silenzio che ci permette di contemplarci a vicenda e poi condividendo pensieri, esperienze e domande.
Il commiato di questa sera non è troppo triste, ma solo perché so che domani mattina ci vedremo per fare colazione e passare ancora un po’ di tempo insieme.
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Quando nel primo pomeriggio del giorno successivo resto da sola ne approfitto per un giro in solitaria per Firenze, beandomi di quello che vedo e lasciandomi trascinare in giro dalla folla di turisti, camminando senza meta con gli occhi rivolti verso l’alto.
Nel frattempo Lui è rientrato a casa e ci sentiamo per messaggi; Gli condivido che alle volte vorrei essere in grado di azzerare e zittire tutte le voci nella mia testa, pensieri tanto cerebrali da soffocare tutte le sensazioni, tanto invasivi che mi trascinano in un folle girotondo senza fine. Ho come l’impressione di essere non pienamente presente in quello che viviamo quando siamo insieme, le sensazioni mentali e fisiche così intense e nuove attivano una catena di pensieri che mi trascina lontano, quando il mio desiderio è invece quello di essere lì sempre, pronta a cogliere tutte le nuove sfumature che possono nascere.
Come spesso succede la Sua risposta permette che le mie riflessioni prendano una strada più “sana”: la parola del 2025 sarà rimodulare, non azzerare; i miei pensieri hanno il diritto di esprimersi e io ho il dovere nei Suoi confronti di essere sempre nuda; con il Suo aiuto, il confronto quotidiano e le discussioni che intavoleremo sarò in grado prima o poi di avere a che fare con i miei pensieri senza che questi mi travolgano.
Mi fido di Lui, e mi abbandono tra le Sue mani dove io posso essere semplicemente… io.
Dedicato al mio Padrone, Master Fisting
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