Il gradino

di
genere
etero

Insomma, nel bagno della nuova casa, c'è questo gradino alto circa 15-18 cm, perfetto. Perfetto perché quando lei appoggia il suo meraviglioso culo su quel gradino, reso più morbido da un apposito cuscino particolamente soffice, la punta del suo naso si trova esattamente alla stessa altezza della punta del mio cazzo duro che le si para di fronte.

La mia donna è un pompinara. Da più di 6 anni. E io sono l'uomo più felice del mondo! Anche se a volte prova a dirmi di no, quando si ritrova il mio cazzo davanti al naso, non resiste. Ci prova, poverina, si vede proprio che vuole riuscire a dirmi di no, che aveva in mente di fare mille altre cose, che voleva vedere la prossima puntata della serie del momento o chiamare la sua amica... ma niente, non riesce. Tutto quello a cui riesce a pensare è la cappella contro il palato e io che le riempio la bocca del mio orgasmo.

Non è sempre stata così, anzi... all'inizio non le interessava affatto. Preferiva farsi sbattere alla pecorina o impalare contro al muro. Si, certo, succhiava ed era anche brava, ma non le interessava. Qualche volta mi faceva un pompino fino in fondo e le riempivo la bocca con la mia calda sborra, ma lo faceva solo perché sapeva bene quanto mi piacesse e dopo che glielo avevo chiesto con molta insistenza.

Poi, circa 6 anni fa, è rimasta incinta della nostra meravigliosa bambina: Agata. E una sera, verso la fine del quarto mese è tornata a casa un po' nervosa e, dopo essersi seduta a tavola mi ha detto "Ammore, dobbiamo parlare."
"Oh mamma!" ho esclamato io "cosa ti ha detto il ginecologo??"
"Tutto molto bene, non ti preoccupare, va tutto benissimo"
"Ah, mia hai fatto prendere uno spavento..."
"Scusami, sono un po' nervosa"
"Lo vedo... cosa succede"
"Ecco" aveva detto lei prendendo fiato "volevo chiederti una cosa... ma è difficile"
"Dimmi, amore, lo sai che per te farei qualsiasi cosa"
"Si, lo so, ma ho un richiesta molto particolare e non so come dirtelo"
"Allora dillo e basta" sorrisi io
"Ecco... dunque... io, vedi... vorrei... che fino a dopo il parto non facessimo più l'amore" disse infine tutto d'un fiato
"Ah" escalami "Perchè?" chiesi sorpreso e un po' dubbioso
"Non vorrei che in qualche modo possa succedere qualcosa di brutto alla bimba"
"Ma il dottore ha detto che non ci sono rischi, che anzi aiuta a tenere l'utero disteso" provai ad insistere
"Si, però le mie amiche mi hanno raccontato un paio di brutte avventure e non vorrei..."
"Va bene" la interruppi io "va bene... ma ad una condizione" aggiunsi
"Quale?" chiese lei sospettosa
"Pompini" sorrisi io "Pompini a volontà, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Pompini e basta, solo quelli, ma niente scuse."
Lei sorrise imbarazzata "Sei il solito maiale..."
"No, sono innamorato di te e dei tuoi dolci lunghi languidi pompini."
Sorrise, diventò tutta rossa e allungando la mano disse "è giusto... Affare fatto"
Mi ritrovai a stringerle la mano nel più strano patto che mi fosse mai capitato di fare.
Si riprese la mano e, soddisfatta, infilzò due fusilli e iniziò a mangiarli di gusto.

Durante la cena parlammo di un sacco di cose e la tensione che si era creata poco prima, si dissolse completamente. Dopo cena, ognuno fece le sue cose e ci incontrammo in corridoio lei mi sorrise e chiese "Vuoi che guardiamo un film? O vuoi fare una partita a carte"
"Magari dopo" risposi io "prima vorrei un'altra cosa"
"Cosa?" chiese curiosa
"Un pompino"
"Mah..." esclamò sorpresa
"Abbiamo fatto un patto, ricordi?"
"Mah..." ripetè lei "adesso?"
"Il patto non dice quando si e quando no"
"Si, però..." tentò lei
"Niente scuse, ricordi?"
"Mmhhh..." ammise rassegnata
"Andiamo..." dissi prendendole la mano
"Dove?" chiese, seguendomi in sala
La feci accomodare sulla poltrona e io mi avvicinai al divano di fronte. Ci guardammo, lei aveva uno sguardo interrogativo, ma era visibilmente incuriosita. Seduta sul bordo del divano, aveva le mani tra le ginocchia e la schiena rigida.
Mi seguiva con lo sguardo, mentre con calma mi sbottonavo la camicia e mi toglievo i pantaloni. Quando rimasi solo con i boxer, mi accomodai al centro del divano, con le braccia sullo schienale e la gambe aperte.
Ci guardammo ancora un secondo e lei mormorò "Ok" annuendo e si fece scivolare giù dal divano, sul morbido tappeto. Camminando a quattro zampe arrivò di fronte a me, si accoccolò tra le mie gambe e mi sorrise. "Un patto è un patto" sospirò affondando con la bocca sui boxer.

Nelle settimane successive non cercò mai scuse e tutte le mie richieste furono esaudite. Provammo varie posizioni in vari luoghi della casa e iniziammo a sviluppare un affiatamento meraviglioso. Lei imparò a riconoscere i segnali che il mio corpo trasmetteva e i nostri sguardi si fecero sempre più intensi e espressivi. Le prime volte lo aveva fatto controvoglia, ma adesso era completamente coinvolta e entusiasta di farmi godere. Felice di essere la mia "pompinara", così l'avevo iniziata a chiamare e lei aveva confessato che il nomignolo lei piaceva molto.

Entrati nel 7° mese, iniziammo a dover adattarci alla sua pancia crescente, quindi alcune posizioni furono abbandonate in favore di altre più comode. L'ultimo mese, l'unica posizione per lei possibile era seduta su una piccola sedia e io in piedi di fronte a lei. Oramai era diventata parte della routine quotidiana: prima di cena ci trovavamo in camera per il nostro pompino serale. A volte era lei a chiamarmi "Non vieni?" e quando arrivavo in camera era già sulla sediola, con indosso solo le calze di pizzo o un reggiseno a fiori. Durante i weekend spesso ne aggiungevamo uno anche al mattino.

Poi naque Agata! Fu una settimana di trambusto ed emozioni. Tutto andò per il meglio e ritornammo a casa felici in tre. I dottori ci avevano detto che era tutto andato per il meglio ma che per almeno 3 settimane avremmo dovuto rinunciare al sesso. Noi ci eravamo guardati ed eravamo scoppiati a ridere.

Io avevo guadagnato altre 3 insperate settimane di pompini! I ritmi erano dettati dalle poppate e dalla nanna della bimba, quindi era lei a dirmi quando era il momento. Però in quelle tre settimane non perdemmo un giorno. O di sera o di mattina, qualche minuto per noi lo trovavamo sempre.

Passate le 3 settimane, tornata dall'ennesima visita dal ginecolo, mi disse "Tutto perfetto, è tutto tornato a posto. Mi ha detto che per 3 mesi non mi vuole vedere. Quindi adesso possiamo ricominciare a fare l'amore" e poi aggiunse "se vuoi"
Il tono con cui lo disse mi fece intuire che non era per niente impaziente di ricominciare a farsi sbattere come prima.

"Tu vuoi?" chiesi io
Lei diventò tutta rossa, come la sera del nostro patto, "Si... però" e poi fu travolta dalla timidezza, sorrise imbarazzata e si voltò verso il frigo, cercando qualsiasi cosa potesse toglierla d'impaccio
"Però?"
"Voglio continuare ad essere la tua pompinara" esclamò sorridendo
"Tutte le volte che vuoi, tesoro!" Esclamai io al settimo cielo

Ci parlammo a lungo quella notte e venne fuori che farmi pompini tutti i giorni era diventato per lei un piacere del tutto inaspettato e aveva scoperto un modo di amarmi del tutto nuovo, travolgente ed estremamente emozionante.

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Tornando al gradino... una notte, stavo cagando mezzo addormentato e mi guardavo in giro nel nuovo bagno, quando ho avuto una visione! Si sa che le idee migliori vengono quando si è seduti sul trono, e quell'idea mi eccitò così tanto che feci fatica a riaddormentarmi.

La mattina seguente Agata era pronta per andare all'asilo e lei era invece seduta in cucina a fare colazione. "La porto e torno a casa, mettiti giù bene, che stanotte ho avuto un'idea" le ho sussurrato mentre le baciavo il collo.
Lei mi ha guardato incuriosita "Quale idea?"
Ma io ero già sulla porta con Agata in braccio "Agata, saluta la mamma"
E lei aveva agitato la manina esclamando "Ciaoooooo"

Arrivato a casa la trovai sdraiata sul divano che leggeva un libro, appena entrai abbassò il libro e mi chiese "Quale idea?" con lo stesso tono di voce di prima. Mi accorsi che, oltre ad uno dei reggiseni pushup che avevo regalato io, indossava solo la collana di perle che spariva in mezzo alle tette. Mentre la guardavo lasciandola friggere nella curiosità, notai che si era truccata con molta cura con rossetto, mascara e eyeliner.

Allungai la mano e le dissi "Andiamo", lei sorrise, salto in piedi e mi prese la mano baciandomi sulla bocca. Il corpo era morbido e profumato, si era fatta anche la doccia e messa un po' di profumo. Lai portai in bagno e, porgendole un cuscino delle sedie, indicai il gradino "Siediti" le dissi indietreggiando leggermente. Lei mi guardò dubbiosa, poi lo sguardo le si illuminò e sorrise "Sei il solito maiale..." afferrando il cuscino.

Fu un pompino meraviglioso, il primo di una lunga serie. Oggi, ad un paio di mesi da quella mia "Idea", ci basta pronunciare la parola Gradino per sapere esattamente cosa vogliamo.
scritto il
2025-01-11
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