Riflessioni

di
genere
confessioni

Lui é appena andato via, l´abbiamo rifatto altre due volte. Mi trovo sola nella stanza adesso, le persiane sono chiuse, la luce soffusa che entra illumina appena il pavimento, come se il mondo là fuori non fosse mai stato in grado di entrare qui.
Lo specchio di fronte a me riflette una persona che non riconosco del tutto. Sento un nodo in gola, ma non è per tristezza, piuttosto una sorta di strana consapevolezza che si insinua in me.

Ogni tanto mi faccio domande, come se stesse scorrendo un film in cui sono sia la protagonista che la spettatrice, e da qualche parte nel mezzo mi perdo.

"Sono una ninfomane?" La domanda mi rimbalza in testa come una pallina di gomma, sempre più veloce, sempre più insopportabile.

Mi è venuta così, all'improvviso, come un'illuminazione. Un pensiero che non avevo mai veramente esplorato. Mi fermo un attimo, chiudo gli occhi e lascio che le immagini si sovrappongano nella mente.

Mi sono sempre sentita diversa, lo sapevo. Forse più disinibita degli altri, forse più curiosa. Quando ero più giovane mi dicevano che ero troppo "selvaggia", troppo audace.

Ogni risata, ogni abbraccio, ogni sguardo veniva letto attraverso il filtro di chi pensava che stessi cercando qualcosa. E forse è così. Forse è sempre stato così.

Non posso nasconderlo a me stessa: il mio corpo ha sempre cercato qualcosa di più, cosí come la mia mente.

Non si trattava solo di sesso, ma di una fame.

Voglio sentire di più, voglio vivere più intensamente. Forse, però, è proprio questo il problema.
Non sono mai stata timida, né prudevo d'insicurezza. Anzi, in qualche modo sono sempre stata consapevole del mio corpo. Non lo nascondevo, lo mostravo con naturalezza.

Ma mi chiedo, ora, se sia normale averne bisogno, se sia normale sentire un desiderio così forte, così costante, così... insaziabile.

Non che lo faccia sempre, non che non riesca a controllarmi. Ma quando succede, quando mi prende, non c'è niente che possa fermarlo.

È come una fame che non riesco a placare, come una sete che non può essere saziata.
Ecco, è questo. A volte mi sembra che il mio corpo voglia sempre qualcosa, che mi chieda di andare oltre, di cercare, di soddisfare una necessità che non so bene come descrivere. A volte è con qualcuno, altre volte è da sola. Non lo so. Non so nemmeno se voglio capirlo. Ma so che, quando succede, mi sento... viva.
È come se il mio corpo e la mia mente, in quei momenti, fossero l'unica cosa che conta davvero, l'unica cosa che riesco a sentire.
Ci sono stati momenti in cui mi sono svegliata di notte, il cuore che batteva forte, senza capire perché. Senza rendermi conto che, forse, cercavo qualcosa che nemmeno io sapevo come definire.
Ma poi, quando tutto finisce, mi trovo a pensare. Ecco, mi sento vuota, quasi come se mi avessero tolto qualcosa che non avevo neanche il diritto di avere. Sì, perché a volte mi sembra di essere sbagliata, come se ci fosse qualcosa di troppo in me. O forse qualcosa di troppo poco. Non so. A volte penso che, se mi fermassi, se non cercassi più, forse starei meglio. Ma è proprio questo che mi confonde. Non riesco mai a fermarmi. È come se non sapessi cosa succede quando mi fermo, come se avessi paura di non sentire più niente.
La gente non parla mai di queste cose. O almeno, non in modo serio. Le conversazioni sugli altri sembrano sempre più facili: "Lei è solo un po' troppo disinibita", "Lui è un tipo molto sessuale". Ma nessuno dice mai “ninfomane”, e quando lo fanno, è come un insulto. Come se non fosse una scelta, come se fosse una malattia, una debolezza. Ma io non mi sento debole. Sento solo di non riuscire a fermarmi. Sento che il mio corpo ha una voce sua che non riesco a ignorare.


E ci sono state le altre volte, quelle in cui ho sorriso, perché mi sentivo potente, libera, come se finalmente fossi riuscita a dare un nome a quella voglia che mi consumava.

Ma poi mi fermavo. E mi facevo un’altra domanda: "Se lo faccio troppo, sono ancora normale?"

Oggi lo penso in modo diverso. Non so nemmeno se c'è un "troppo". È strano. La mia mente si riempie di immagini, ricordi, incontri. Alcuni brevi, fugaci. Altri più duraturi, quelli che lasciano una traccia.

Ma ogni volta, anche quando mi sento sazia, c’è qualcosa dentro di me che non si ferma. Come un piccolo motore che continua a girare, anche quando la corsa sembrerebbe finita. Mi chiedo se sono condannata a restare intrappolata in questo vortice, se sia possibile che tutto ciò che cerco non sia altro che un modo per riempire un vuoto che non so come colmare. Ma forse non c´é nessun vuoto da colmare.


E mi rendo conto, con un misto di rassegnazione e rabbia, che forse mi sono convinta di essere diversa per giustificare qualcosa che non sono riuscita a capire fino in fondo.

Eppure non mi sento malata, nemmeno per un attimo. Non posso negare che il mio corpo, la mia mente, sembrano cercare qualcosa di più, sempre di più. Ma è davvero una condanna? O è solo una parte di me che cerca la sua espressione più autentica?

Mi guardo di nuovo allo specchio. La ragazza che vedo è sempre la stessa, ma più complicata di quanto avessi mai pensato. E mentre rifletto su chi sono, mi chiedo se, alla fine, non siano proprio queste le domande che mi definiscono: non "cosa" sono, ma "come" mi sento. Forse non c’è una risposta chiara. Forse non voglio neanche trovarla.
Forse un giorno smetterò di chiedermi se sono una ninfomane. Forse, un giorno, mi renderò conto che non importa. Ma adesso, in questa stanza buia, non riesco a smettere di riflettere.
scritto il
2025-01-10
2 . 1 K
visite
5 3
voti
valutazione
6.5
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Giochi proibiti
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.