La senzatetto

di
genere
etero

Faccio il volontario per un’associazione umanitaria che aiuta le persone che vivono per strada.
Sfamiamo diverse persone e passiamo del tempo con loro.
Ultimamente al centro si è aggiunta una ragazza dell’est che vive in strada con il padre e il fratello maggiore.
Lei è molto carina, bionda, occhi azzurri, magrissima, sui 20 anni.
Suo fratello è la sua fotocopia al maschile, loro padre invece è moro e tarchiato.
Le approccio sempre un sorriso che ricambia, la sfamo e se ne va.
Con il passare delle settimane scopro che vivono all’interno di un casolare abbandonato, in campagna, assieme ad altri immigrati.
Chiedo loro se possiamo essere d’aiuto ma mi dicono un fermo no.
Decido così, in autonomia, di capire dove abita questa splendida ragazza facendo un giro in quel casolare un pomeriggio.
Sembra tutto vuoto, nel pomeriggio infatti vanno tutti a chiedere elemosina in giro.
Entro in quel casolare, sporco.
C’è sporcizia di rimasugli di cibo, materassi macchiati a terra.
Entro in una stanza, vengo invaso da un fortissimo odore di urina e feci. Il pavimento tutto bagnato e pieno di merda.
Richiudo subito quella stanza.
Riconosco il materasso in cui dorme la ragazza, lì vicino infatti c’è il suo giubbotto rosso con cui si era presentata in associazione.
Il materasso è in condizioni pietose, sembra il materasso di una prostituita dalle macchie secche di sperma presenti.
Guardo fuori dalla finestra.
Stanno arrivando due marocchini.
Decido di andarmene.
Torno a casa passando dal centro, cercando quella ragazza.
Mi sta ossessionando da mesi, mi piace e vorrei portarmela a letto.
Svolto a destra ed eccola, canottiera bianca sporca e pantaloncini rosa.
È sul marciapiede, ferma i passanti per chiedere monete.
Mi avvicino a lei, mi riconosce.
“Senti, vuoi venire a casa mia così ti fai una doccia e ti pulisci un po’? Andiamo a comprare anche un po’ di vestiti nuovi “.
La ragazza mi guarda facendomi capire che lei deve guadagnare.
Metto le mani in tasca e le offro una banconota.
Lei sorride, mi segue.
Sale in macchina, Dio quanto puzza.
Non parla molto bene l’italiano ma ha capito molto bene le mie intenzioni.
Se ne esce infatti con “vuoi scopare mia figa, devo fare bidet”.
“Adesso andiamo a fare una bella doccia, poi vedi tu cosa vuoi fare”.
La faccio entrare in casa, appena entrata si toglie la canottiera mostrandomi le sue tette con due bei capezzoloni chiari e turgidi. È anche piena di lividi. Le chiedo cosa ha fatto, mi risponde che al casolare viene scopata spesso da suo padre e suo fratello, oltre dagli altri che vivono lì in cambio delle sigarette a suo padre.
La accompagno in bagno. Senza dir nulla si abbassa pantaloni e mutande.
Alla vista delle sue mutande sto per vomitare. Sono lerce, indescrivibilmente sporche.
Si gira mostrandomi la sua figa pelosa. Anche le sue chiappe sono piene di lividi da sculacciata.
“Vuoi leccare?” Mi chiede aprendosi le labbra.
“Vai sotto la doccia” le dico prendendola da un braccio.
“Tu vieni?” Mi dice guardandomi con il suo viso dolce.
Mi spoglio ed entro in doccia con lei. A contatto con l’acqua il suo odore aumenta.
Prendo il doccia schiuma e inizio e spalmarglielo sotto le ascelle, sulle sue belle tettine.
Appena le tocco le tette, si gira offrendosi a novanta, ridendo. Le sue chiappe toccano il mio uccello che si impenna subito.
Prendo una bella manata di doccia schiuma e inizio a passarglielo tra le chiappe e la sua fighetta cercando di pulire per bene il suo corpicino.
Le piace essere toccata in quel modo. Mi afferra l’uccello e inizia a segarmelo.
Mentre mi sega, inizio ad entrare nella sua figa con le dita.
Si lascia sditalinare seguendo il mio ritmo con la mano che mi sega.
Mi guarda “pompino?” Scende con la bocca sul mio cazzo ed inizia a ciucciarmelo. Spengo l’acqua della doccia, ci asciughiamo e la porto in camera.
Si mette a novanta sul letto, cerco di andare a leccargliela ma appena avvicino la faccia, ha ancora un odore molto forte e pungente.
Prendo il lubrificante, le riempio la figa di gel e me la scopo così.
Le infilo anche le dita in culo, quel culo che racconta, concede spesso a suo padre e suo fratello.
Voglio entrarci anch’io e così me lo prendo. Lei lo riceve senza fiatare, anzi, sembra apprezzare maggiormente godendo di più.
Sto per venire, le porto quindi l’uccello alla bocca.
Lei se lo ripulisce per bene e si fa schizzare sulla lingua segandomelo.
Ci rivestiamo e la porto a casa ma da oggi ho una scopamica in più
scritto il
2024-12-27
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