La mia prima volta, Sven e il Bosco -parte1_
di
Alex89
genere
gay
Quest é il mia vera storia, non la dimentichero mai. Mi ha cambiato la vita e fatto scoprire i piaceri degli odori maschili.
Avevo 26 anni, 1 metro e 75, capelli castano chiaro e una voglia irrefrenabile di cambiamento. Dopo anni trascorsi a lavorare, avevo deciso di riprendere gli studi universitari e mi ero trasferito in un piccolo paese vicino alla mia facoltà. Questo passo mi aveva regalato la mia prima vera indipendenza e la possibilità di vivere esperienze nuove, sconosciute, che mi attiravano e spaventavano al tempo stesso.
Non sapevo ancora come definire la mia sessualità. Avevo avuto relazioni con ragazze, ma ultimamente sentivo dentro di me un’inquietudine diversa, un'attrazione verso gli uomini che faticavo a comprendere. Un giorno, mentre percorrevo i corridoi dell’università, incrociai Sven. Era alto, circa 1,80, con un viso squadrato, capelli biondi corti e un'andatura leggermente effeminata, ma piena di sicurezza. Solo vederlo mi fece scaldare le guance. Il cuore prese a battere così forte da sembrare sul punto di scoppiare. Cercai di convincermi che fosse febbre, ma lui si accorse del mio sguardo e, con un sorriso enigmatico, proseguì per la sua strada. Rimasi immobile, come chiuso in una cupola di emozioni contrastanti. Il resto della giornata fu un susseguirsi di ondate di calore e reazioni spontanee che non riuscivo a controllare.
Due settimane dopo, lo rividi durante una lezione opzionale. Ero arrivato tardi e mi ero seduto in fondo, ma poi lo vidi entrare. Sven attraversò la porta con quel suo sorriso disarmante, e subito arrossii di nuovo. Si accorse di me, mi salutò e si sedette accanto. Il mio "ciao" fu tremolante, quasi soffocato dall'imbarazzo. Durante la lezione cercai di concentrarmi, ma il mio sguardo continuava a posarsi su di lui, nonostante tutti i miei sforzi. Sven notò i miei occhi su di lui e assunse un’aria più rilassata, quasi provocatoria: si sistemò comodo, allargando le gambe. Il suo ginocchio sfiorava il mio, e non si spostò. Restò lì per lunghi, interminabili minuti, mentre io sentivo il calore crescermi dentro. Alla fine della lezione, si voltò verso di me e iniziò a parlare del corso, per poi chiedermi se avessi voglia di ripassare insieme. Balbettai un no, troppo in imbarazzo per accettare. Ma lui insistette con un sorriso persuasivo: "Dai, abito nella casa dello studente qui accanto. È questione di un attimo." Alla fine cedetti, anche se durante il tragitto non riuscii a dire quasi nulla. Lui sembrò accorgersi del mio nervosismo e iniziò a fare domande leggere per rompere il ghiaccio. Parlai di me, del trasferimento, e lentamente mi sentii un po’ più a mio agio.
Arrivati al suo appartamento, chiesi se abitasse da solo. "Per ora sì," rispose, "ma dalla prossima settimana avrò un coinquilino." Mi fece accomodare in salotto, ma io suggerii di andare in cucina, magari per un caffè. Sven sorrise, come se sapesse già qualcosa che io ignoravo, e mi invitò a rilassarmi sul divano. Accettai e mi tolsi le scarpe. Lui si affacciò dalla cucina, mi osservò con quel sorriso enigmatico, e poco dopo tornò senza caffè. Si avvicinò con un’aria decisa, si chinò su di me, e mi baciò.
Rimasi paralizzato. Il calore mi travolse, insieme a una scarica di paura ed eccitazione. Mi girai di scatto per sfuggirgli, balzai in piedi, e con il viso in fiamme gli dissi che non ero gay, che non volevo più vederlo. Sven si scusò immediatamente, quasi balbettando, e mi chiese di rientrare. Non so come, ma qualcosa nella sua voce mi convinse a dargli un’altra possibilità. "Ma questa volta voglio il caffè," gli dissi con un sorriso nervoso. Lui annuì, ma tornò ancora senza caffè.
Questa volta si avvicinò con più determinazione, si sedette accanto a me e, con una voce profonda e sicura, disse: "Non scappare. Fidati di me." Prima che potessi reagire, mi bloccò con il suo corpo e sentii il calore della sua mano che scendeva lungo il mio petto. Ero intrappolato tra la voglia di fuggire e un desiderio nuovo, inconfessabile. Il suo odore mi travolse, mescolando sudore, sapone e qualcosa di primordiale. Non sapevo come reagire, eppure non mi spostai. Sven abbassò la voce: "Il tuo corpo parla più chiaro delle tue parole." E allora, per la prima volta, accettai di ascoltarlo.
La sua voce risuonò ferma, quasi un ordine: "Odora." Rimasi impietrito, scuotendo la testa. "No, lasciami andare," protestai. "È perverso, schifoso." Lui non si scompose, avvicinandosi con calma e intensità. "Odora," ripeté, il fiato pesante e caldo. "Se poi ancora non vuoi, ti lascio andare."
In silenzio, preso da una miscela di curiosità e rifiuto, presi un respiro profondo. Mi chinai verso di lui, il viso a pochi centimetri dal suo inguine. L’odore mi colpì con forza, un misto di familiarità e mistero che mi lasciò senza parole. Era un aroma intenso, quasi primordiale, che mi confondeva e mi scuoteva. Il mio corpo reagiva in modo incontrollato, mentre la mente cercava di negare ciò che sentivo. Rimasi immobile, paralizzato dalla contraddizione tra repulsione e un'eccitazione che non volevo accettare. Un calore inaspettato mi scosse, e lacrime silenziose iniziarono a rigarmi il viso.
Sven sembrò cogliere il momento. Con dolcezza, sciolse la presa sulle mie mani, ma io non mi mossi. Lui sorrise, un sorriso dolce, quasi paterno, e senza fretta si abbassò i pantaloni. Rimasi a fissarlo, incredulo e affascinato, un cazzo super peloso, venoso e con dei testicoli enormi che gli pendevano. Di fronte a me, vidi per la prima volta ciò che avevo cercato di ignorare. Era un’immagine cruda e potente, quasi ipnotica. Il contrasto tra la mia posizione e la sua presenza dominante, il suo odore pungente mi lasciò senza fiato.
Si avvicinò lentamente, prendendo con delicatezza alcune gocce che scorrevano dal suo pene, e le appoggiò sulle mie labbra. Erano salate e viscose. Rimasi immobile, incapace di reagire, mentre una corrente di emozioni mi attraversava. Non sapevo se chiudere gli occhi o affrontare la realtà. Lui spinse il mio viso verso di il suo inguine cosi peloso che sembra un tunnel profondo, sembra mi chiamasse nelle sue profondità del piacere. Senza forzare ma con un’intensità che mi disarmò. Il calore del suo corpo, il contatto diretto, mi facevano girare la testa.
Il suo odore, un mix di sudore e intimità, mi avvolgeva come un richiamo ancestrale. "E allora?" chiese, la voce ferma ma senza arroganza. "Odora. Così Non dimenticherai mai più il tuo posto." Quelle parole mi scossero nel profondo, come se avessero colpito qualcosa che da tempo attendeva di essere risvegliato. Mi avvicinai, quasi senza rendermene conto, seguendo un istinto che non potevo più ignorare. Respirai a fondo, il mio naso pizzicava per causa di quel bosco odoroso di voglia, e con ogni respiro sentivo crollare le barriere che avevo costruito.
Il mio corpo agiva prima della mia mente: il naso, le labbra, la lingua, tutto si muoveva verso di lui. L’intensità di quel momento mi fece sentire piccolo, vulnerabile, ma anche incredibilmente vivo. Sven mi guardava con un’espressione che alternava dolcezza e potere. In quel momento, qualcosa dentro di me cambiò per sempre, e lo capii mentre il mio respiro si fondeva con il suo.
Avevo 26 anni, 1 metro e 75, capelli castano chiaro e una voglia irrefrenabile di cambiamento. Dopo anni trascorsi a lavorare, avevo deciso di riprendere gli studi universitari e mi ero trasferito in un piccolo paese vicino alla mia facoltà. Questo passo mi aveva regalato la mia prima vera indipendenza e la possibilità di vivere esperienze nuove, sconosciute, che mi attiravano e spaventavano al tempo stesso.
Non sapevo ancora come definire la mia sessualità. Avevo avuto relazioni con ragazze, ma ultimamente sentivo dentro di me un’inquietudine diversa, un'attrazione verso gli uomini che faticavo a comprendere. Un giorno, mentre percorrevo i corridoi dell’università, incrociai Sven. Era alto, circa 1,80, con un viso squadrato, capelli biondi corti e un'andatura leggermente effeminata, ma piena di sicurezza. Solo vederlo mi fece scaldare le guance. Il cuore prese a battere così forte da sembrare sul punto di scoppiare. Cercai di convincermi che fosse febbre, ma lui si accorse del mio sguardo e, con un sorriso enigmatico, proseguì per la sua strada. Rimasi immobile, come chiuso in una cupola di emozioni contrastanti. Il resto della giornata fu un susseguirsi di ondate di calore e reazioni spontanee che non riuscivo a controllare.
Due settimane dopo, lo rividi durante una lezione opzionale. Ero arrivato tardi e mi ero seduto in fondo, ma poi lo vidi entrare. Sven attraversò la porta con quel suo sorriso disarmante, e subito arrossii di nuovo. Si accorse di me, mi salutò e si sedette accanto. Il mio "ciao" fu tremolante, quasi soffocato dall'imbarazzo. Durante la lezione cercai di concentrarmi, ma il mio sguardo continuava a posarsi su di lui, nonostante tutti i miei sforzi. Sven notò i miei occhi su di lui e assunse un’aria più rilassata, quasi provocatoria: si sistemò comodo, allargando le gambe. Il suo ginocchio sfiorava il mio, e non si spostò. Restò lì per lunghi, interminabili minuti, mentre io sentivo il calore crescermi dentro. Alla fine della lezione, si voltò verso di me e iniziò a parlare del corso, per poi chiedermi se avessi voglia di ripassare insieme. Balbettai un no, troppo in imbarazzo per accettare. Ma lui insistette con un sorriso persuasivo: "Dai, abito nella casa dello studente qui accanto. È questione di un attimo." Alla fine cedetti, anche se durante il tragitto non riuscii a dire quasi nulla. Lui sembrò accorgersi del mio nervosismo e iniziò a fare domande leggere per rompere il ghiaccio. Parlai di me, del trasferimento, e lentamente mi sentii un po’ più a mio agio.
Arrivati al suo appartamento, chiesi se abitasse da solo. "Per ora sì," rispose, "ma dalla prossima settimana avrò un coinquilino." Mi fece accomodare in salotto, ma io suggerii di andare in cucina, magari per un caffè. Sven sorrise, come se sapesse già qualcosa che io ignoravo, e mi invitò a rilassarmi sul divano. Accettai e mi tolsi le scarpe. Lui si affacciò dalla cucina, mi osservò con quel sorriso enigmatico, e poco dopo tornò senza caffè. Si avvicinò con un’aria decisa, si chinò su di me, e mi baciò.
Rimasi paralizzato. Il calore mi travolse, insieme a una scarica di paura ed eccitazione. Mi girai di scatto per sfuggirgli, balzai in piedi, e con il viso in fiamme gli dissi che non ero gay, che non volevo più vederlo. Sven si scusò immediatamente, quasi balbettando, e mi chiese di rientrare. Non so come, ma qualcosa nella sua voce mi convinse a dargli un’altra possibilità. "Ma questa volta voglio il caffè," gli dissi con un sorriso nervoso. Lui annuì, ma tornò ancora senza caffè.
Questa volta si avvicinò con più determinazione, si sedette accanto a me e, con una voce profonda e sicura, disse: "Non scappare. Fidati di me." Prima che potessi reagire, mi bloccò con il suo corpo e sentii il calore della sua mano che scendeva lungo il mio petto. Ero intrappolato tra la voglia di fuggire e un desiderio nuovo, inconfessabile. Il suo odore mi travolse, mescolando sudore, sapone e qualcosa di primordiale. Non sapevo come reagire, eppure non mi spostai. Sven abbassò la voce: "Il tuo corpo parla più chiaro delle tue parole." E allora, per la prima volta, accettai di ascoltarlo.
La sua voce risuonò ferma, quasi un ordine: "Odora." Rimasi impietrito, scuotendo la testa. "No, lasciami andare," protestai. "È perverso, schifoso." Lui non si scompose, avvicinandosi con calma e intensità. "Odora," ripeté, il fiato pesante e caldo. "Se poi ancora non vuoi, ti lascio andare."
In silenzio, preso da una miscela di curiosità e rifiuto, presi un respiro profondo. Mi chinai verso di lui, il viso a pochi centimetri dal suo inguine. L’odore mi colpì con forza, un misto di familiarità e mistero che mi lasciò senza parole. Era un aroma intenso, quasi primordiale, che mi confondeva e mi scuoteva. Il mio corpo reagiva in modo incontrollato, mentre la mente cercava di negare ciò che sentivo. Rimasi immobile, paralizzato dalla contraddizione tra repulsione e un'eccitazione che non volevo accettare. Un calore inaspettato mi scosse, e lacrime silenziose iniziarono a rigarmi il viso.
Sven sembrò cogliere il momento. Con dolcezza, sciolse la presa sulle mie mani, ma io non mi mossi. Lui sorrise, un sorriso dolce, quasi paterno, e senza fretta si abbassò i pantaloni. Rimasi a fissarlo, incredulo e affascinato, un cazzo super peloso, venoso e con dei testicoli enormi che gli pendevano. Di fronte a me, vidi per la prima volta ciò che avevo cercato di ignorare. Era un’immagine cruda e potente, quasi ipnotica. Il contrasto tra la mia posizione e la sua presenza dominante, il suo odore pungente mi lasciò senza fiato.
Si avvicinò lentamente, prendendo con delicatezza alcune gocce che scorrevano dal suo pene, e le appoggiò sulle mie labbra. Erano salate e viscose. Rimasi immobile, incapace di reagire, mentre una corrente di emozioni mi attraversava. Non sapevo se chiudere gli occhi o affrontare la realtà. Lui spinse il mio viso verso di il suo inguine cosi peloso che sembra un tunnel profondo, sembra mi chiamasse nelle sue profondità del piacere. Senza forzare ma con un’intensità che mi disarmò. Il calore del suo corpo, il contatto diretto, mi facevano girare la testa.
Il suo odore, un mix di sudore e intimità, mi avvolgeva come un richiamo ancestrale. "E allora?" chiese, la voce ferma ma senza arroganza. "Odora. Così Non dimenticherai mai più il tuo posto." Quelle parole mi scossero nel profondo, come se avessero colpito qualcosa che da tempo attendeva di essere risvegliato. Mi avvicinai, quasi senza rendermene conto, seguendo un istinto che non potevo più ignorare. Respirai a fondo, il mio naso pizzicava per causa di quel bosco odoroso di voglia, e con ogni respiro sentivo crollare le barriere che avevo costruito.
Il mio corpo agiva prima della mia mente: il naso, le labbra, la lingua, tutto si muoveva verso di lui. L’intensità di quel momento mi fece sentire piccolo, vulnerabile, ma anche incredibilmente vivo. Sven mi guardava con un’espressione che alternava dolcezza e potere. In quel momento, qualcosa dentro di me cambiò per sempre, e lo capii mentre il mio respiro si fondeva con il suo.
7
2
voti
voti
valutazione
4.2
4.2
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
La sorella
Commenti dei lettori al racconto erotico