Finalmente una moto tutta per me!
di
Sansicciotto.
genere
etero
Telefonai alla concessionaria per sapere quando sarebbe arrivata la mia moto ordinata e mi risposero che era già lì. Da giorni avevo acquistato un casco integrale, guanti in similpelle ed un giubotto imbottito. Presi quindi il borsone e misi tutto lì dentro; telefonai ai taxi e poco dopo ero già alla concessionaria italiana: la Moto Guzzi, una meraviglia della tecnologia. Dopo le pratiche per circolare a norma, potei cavalcare il mio gioiello ed uscire dalla concessionaria. Percorrei i primi chilometri moderatamente a velocità assai contenuta...dovevo "farci la mano"! Dopo che mi sentii padrone del destriero che cavalcavo, mi portai in campagna e feci rombare il motore più vivacemente. Quando guardai il contachilometri vidi che avevo percorso centoventi chilometri ed allora decisi di ritornare dentro Roma per andare a cena nella trattoria vicino a casa mia. Al solo pensiero di cenare in una qualsiasi trattoria, sopravvaleva in me la preoccupazione che potevano fregarmi la moto e scartai quindi l'idea di mangiare pesce ed andai dritto al mio garage, sotto casa, dove ci misi la moto e me ne andai a poche centinaia di metri raggiungendo il locale che frequentavo da almeno dieci anni e lì mi straaffogai di lasagne, abbachio ed altre delizie del posto. Uscito da lì, diretto a casa, mi fumai un bel sigaro toscano "Garibaldi" la mia debolezza! Passeggiai a lungo poi, a sigaro finito, decisi di aprire il garage per contemplare la bellezza della mia Guzzi ma poi il desiderio aumentò di ripartire nuovamente girando per Roma di notte e così, casco in testa e guanti alle mani e via sull'invitante viale a correre...Corso Francia! Ad un semaforo avevo il verde ma il destino fece in modo che chi guidava un'auto, lasciò perdere il controllo del mezzo per colpa ... del telefonino!! Io tentai di frenare ma la moto sbandò infilandosi con la ruota anteriore nello sportello posteriore dell'auto pirata ed io feci un cascatone sull'asfalto svenendo di conseguenza... . Per mia fortuna, mi dissero poi, che potè assistere alla tragica scena una pattuglia di Polizia Municipale e, molto prontamente chiamò l'Ambulanza che mi portò al vicino ospedale. Quando rinvenii capii subito di trovarmi in un Ospedale ed avevo la gamba destra immobilizzata da un tutore sospesa a tiro. Dopo due giorni cominciai a parlare decentemente, comprensibile e chiesi che mi fosse spiegato cosa mi era accaduto. In breve: una signora sui sessant'anni aveva dato più attenzione al, per me, odiatissimo telefonino e non alla guida! Trattenni la rabbia e domadai subito del mio gioiello se era distrutto o recuperabile. In merito, dopo mezz'ora venne un perito della assicurazione che mi consolò dicendomi che la moto era solo danneggiata anteriormente, ovvero: via la ruota, il cerchione e la forcella. L'assicurazione aveva in agenzia una pratica di risarcimento per danni fisici ecc., dove io avrei ricevuto un accredito al mio conto bancario di cinquecentomila Euro, compreso chiaramente l'importo necessario per riparare la moto controllandola tutta ed eventualmente riverniciata. Certo, avrei preferito il non ritrovarmi disastrato così ma poi ero assai curioso di sapere chi era il guidatore così esperto a crearmi tale danno! Ironia della sorte, proprio quando dalla mia stanza usciva l'agente assicurativo, chiese il permesso d'ingresso una signora un pò attempata ma non trascurabile: era una rossa assai formosa, bella di viso e dalle forme giuste e ciò mi rincuorò ma poi subito capii che non poteva che essere l'autrica del misfatto e mi mantenei poco affabile, anzi, molto scostante ma poi la faccio breve: Dopo che fui dimesso, fu lei, la signora Elena Fortebraccio...una nobile...Contessa che mi propose, sapendo che era un singolo, ad andare ad abitare in casa sua, fino a quando avrei potuto rendermi nuovamente indipendente. Accettai la proposta ed in breve tempo divenimmo quasi amici e conobbi poi in casa sua figlia, Beatrice dicannovenne, una graziosa bambolona, bionda, alta, tutta curve dal culo e cosce da infarto ed al solo vederla mi sparì tutto l'indolenzimento dell'incidente. Fui trasportato dal 118 in un camera matrimoniale e la Contessa si comportò con me similmente da esperta crocerossina ed infatti poi seppi che lei lo era veramente. Beatrice veniva spesso in camera mia a parlare di tante cose e poi mi chiese che lavoro eseguivo e le dissi di essere un Ortopedico. Da quel giorno, da quel momento, la bella Beatrice si siedeva sul letto accanto a me e trovava mille motivi per farsi toccare da me alle splendide cosce, accusando spesso di soffrire di dolori che non capiva ed così chiedeva a me; ed allora? Dagli ieri e ridagli oggi, lei non potè evitare di notare come il toccarla mi causava una notevole erezione al cazzone...potevo affermare certamente di sentirmi un superdotato ...e sotto un semplice pigiama estivo, si vedeva bene il "movimento clandestino"! Vado al dunque e soddisfo la Vostra curiosità Io toccavo le belle gambe e lei andava sempre a cadere con la manina sul gonfiore...lì...insomma... ci ritrovammo io a risalire dalla coscia alla fighina bagnatissima di umori e lei con la manina che acciuffava il cazzone; seguendo il tutto poi, con slinguate in bocca, fino ad arrivare Beatrice a prendersi in bocca il pisellone e me lo ciucciò fino ad una sborrata di grande quantità! Saremmo stati fino a leccarci ambedue ma fummo interotti dal rumoroso arrivare di sua madre.
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