Di nuovo tua 6.a parte
di
Numero primo
genere
dominazione
Sostengo il suo sguardo, osservando Valeria spostarsi di qua e di là per non perdere nessuno dei miei tormenti. Non riesco a capire se sia eccitata ma sicuramente si sta divertendo a mie spese.
- confessi di essere una troia svergognata?
- lo sono mio signore, e davanti alla testimone imploro il vostro perdono.
- non ancora, e per molto tempo sconterai le tue colpe. Valeria, ti chiedo se per caso non vorresti approfittare di questa sgualdrina.
- Io? No, non voglio toglierti il divertimento, per me é abbastanza assistere.
Allora dimmi. Vorresti altro dolore?
- sì, perché no?
- a meno che...ho un'idea. Un po' forte, ma se non ti scandalizza l'idea, mi piacerebbe.
Il gatto a nove code riprende il martirio dei miei seni. Ad ogni colpo le caviglie cedono, e ho la sensazione di essere trafitta da mille aghi incandescenti. Grido sommessamente senza più pudore, mentre le lacrime mi offuscano la vista. E ogni volta che mi rimetto in posizione, sempre più lentamente, una nuova frustata acuisce la mia disperazione.
- dicevo, Valeria, mi piacerebbe che la sua umiliazione fosse completa. Che oltre al suo dolore assistessi al suo piacere, per quanto somministrato in un modo degradante. - ecco, questo non lo vorrei davvero. Per quanto siamo amiche, e nonostante sappia tutto di me, non mi piace l'idea di essere osservata in momenti così intimi, come non vorrei che vedesse mio marito che mi scopa. Rivolgo un'occhiata preoccupata a mio marito, che però mi sta completamente ignorando, e lo sento pronunciare la mia condanna - il suo amante si è preso il suo piacere, come lei lo ha ricevuto. Mi sembra giusto che io, come suo padrone, decida di regalare lo stesso spettacolo a chi voglio. Che possa scegliere di fare vedere a chi decido io come gode questa vacca.
- beh, messa così non fa una piega, anche se non penso che meriti di ricevere piacere, soprattutto se non ne ricevi a tua volta, no?
- quello più tardi, solo per un mio pudore nei tuoi confronti. Quando te ne sarai andata la prenderò, non preoccuparti. Ma ora sarebbe divertente stare a guardarla mentre cerca inutilmente di non provare piacere, magari mentre noi ci beviamo qualcosa. A me fa ridere.
- io penso che impazzirei se fossi al suo posto, solo all'idea mi vengono i brividi. Sì, voglio vederla.
Maledetta bastarda. Grugnisco il mio disappunto, e mi prendo una staffilata sul ventre per aver protestato. Fisso il mio corpo lucido di sudore, consapevole che sto per scendere di un altro gradino nella considerazione di entrambi.
- e come vogliamo metterla? La lasciamo dove si trova o pensi sia meglio sistemarla in modo da esporle la figa al massimo?
- in posizione ginecologica dici? No, forse è meglio così, mi sembra più scomoda, e poi vorrei vederla in faccia.
- come preferisci tu allora.
Mentre mi libera i seni dalle corde, permettendomi di riposare almeno i polpacci che stanno iniziando a bruciare per lo sforzo, gli sussurro orecchie la mia disperazione.
- questo no, ti prego.
Mi afferra entrambe le tette, che sento pulsare e lanciarmi fitte per la circolazione che riprende a scorrere, e fissandomi da troppo vicino perché possa mettere a fuoco i suoi occhi, mi ricorda la mia promessa.
- da ora in avanti io non sarò più Federica. Sarò la tua schiava, ti affido il mio corpo perché tu ne faccia quello che vuoi, e la mia mente perché tu la educhi a servirti. Ricordi?
- in ogni momento.
- preparati allora
- va bene
Lo guardo rassegnata mentre mi applica due morsetti alle labbra e li lega alle pareti opposte scoprendomi completamente il clitoride, e apro le labbra per ricevere l'anello che mi terrà la bocca spalancata, e lo vedo tornare dall'armadietto con il magic wand e il piedistallo. Non avrò nemmeno lui accanto, sarò completamente sola. Mi fissa la testa vibrante con perizia perché non nasconda nulla di me ai loro occhi e al tempo stesso mi provochi il massimo della sollecitazione, ma non lo accende.
- ancora bourbon Valeria?
- sì, ormai quello di prima è già smaltito.
Sale di sopra lasciandomi ancora una volta sola con la mia amica
- mi hai davvero stupita, non ti facevo così pervertita.
Non posso rispondere che con gli occhi, imbavagliata come sono. In questo momento di pausa provo una vergogna immensa, temendo che il nostro rapporto si impronti allo stesso grado di sottomissione che ho verso mio marito, e per tenere fede al mio voto non potrei rifiutare nemmeno questo.
- Lui è davvero un porco. E un porco arrabbiatissimo con te. Sono sicura che un po' ti manca limitarti a delle belle scopate.
Annuisco, e lei sorride.
- Però resisterai a tutto per lui. Ti piegherai senza spezzarti, come stai facendo ora. E al massimo, come hai fatto prima mentre ti preparava, proverai a supplicarlo, lasciandogli fare quello che ha in mente.
Con un dito raccoglie il filo di saliva che mi cola dalla bocca aperta e me lo passa sulle labbra.
- e se per caso te lo stai chiedendo ti dico che dopo questo ti vorrò sempre bene. magari ogni tanto ti farò delle battute, ma non ti mancherò di rispetto.
Mi bacia sulla guancia che a inizio serata ha colpito, mentre lui scende con i due bicchieri, e questa volta non gli nasconde il suo gesto di affetto.
- Fraternizzate? - la apostrofa scherzosamente lui porgendole il bicchiere.
- avevo voglia di darle un po' di affetto, è pur sempre la mia amica più cara.
- che ora vedrai come non l'hai mai vista.
Accende il magic wand e si siede davanti a me, invitando Valeria a fare altrettanto. L'aggeggio infernale inizia in pochissimo tempo a smuovermi le viscere, e come previsto da mio marito tento invano di resistere per quanto posso al piacere che sento scendere verso il mio inguine da ogni parte del mio essere. Li guardo mentre parlano continuando ad osservare i miei movimenti, finché lui annuncia, senza che ce ne sia davvero bisogno, che ormai sta per iniziare lo spettacolo. Ho il petto completamente inondato di saliva che si è sovrapposta al sudore che mi imperla la pelle, e mugolando sento di non riuscire a resistere oltre.
- la prossima volta che farò questa cosa le metterò anche qualcosa dentro, magari nel culo. O forse avrei dovuto lasciarle le tette legate, che dici? Non soffre abbastanza.
- le basta l'umiliazione. Non vedi come ha cercato di rinviare il momento. Tanto quello lo conosco, è un aggeggio infernale che non lascia scampo.
- lo so lo so. I primi sono molto piacevoli, dopo invece si metterà a pregare di spegnerlo e allora rideremo.
- un po' mi fa pena
Quelle parole mi tolgono gli ultimi freni, e non sento vergogna mentre vengo gorgogliando e le gambe restano senza forza. Finalmente libera anche da quell'ultimo vincolo alla civiltà, ora sono un animale che viene sacrificato, la protagonista di un rito abietto che mi porterà al punto più basso di me stessa per aiutarmi a tornare di nuovo umana, un giorno forse lontano, e degna ancora una volta del suo amore.
- mi piace che abbia spettatori. Mi dà una sensazione di potere enorme decidere cosa posso farle.
- ci credo, e penso ci si possa abituare a vivere con una donna a disposizione.
- mi sono già abituato
- quindi ormai questa è la sua condizione definitiva
A queste parole vengo di nuovo, meno intensamente di prima ma con piccole scosse di piacere che si prolungano per lunghi secondi. Dalla mia gola ormai esce un lamento continuo perché il marchingegno non mi dà tregua, anche se sono ancora nella sfera del piacere e cerco ormai di gustarne ogni momento. Mio marito si alza dirigendosi all'armadietto con aria un po' scocciata.
- si diverte troppo, meglio movimentare un po'
Afferra una frusta lunga e spessa e prima me la fa sentire sulla schiena, quasi una carezza del cuoio sulla pelle, poi riconoscendo l'avvicinarsi dell'orgasmo mi colpisce sulle natiche, facendomi spostare perdendo così il contatto con la testa vibrante, e ripete l'operazione ogni volta che l'orgasmo si avvicina
- adesso è ancora più umiliante - sento Valeria commentare in mezzo ai miei gemiti - vorrebbe venire ancora e non ci riesce.
- la troia deve fare quello che voglio io.
Ride di me, e sfogo la mia frustrazione per ogni orgasmo perso cercando di grugnire.
- ho un'idea ancora migliore.
Posa la frusta e mi libera accompagnandomi al tavolo. Mi stende e mi lega su di esso, bloccandomi con le ginocchia che scendono oltre il bordo e le caviglie attaccate alle stesse gambe a cui mi ha legato i polsi, poi fissa al soffitto il magic wand regolando la lunghezza della corda in modo da fargli toccare la mia passera solo se inarcando la schiena sollevo il bacino. Così facendo però il magic wand si sposta e perdo facilmente il contatto.
- vediamo quanto vuole godere.
- si dovrà impegnare parecchio, e legata così non sarà facile.
Adesso non li vedo più, e loro hanno in primo piano la mia figa che cerca di darsi un minimo di piacere per il loro divertimento. Inizio a stancarmi, ciò nonostante proseguendo nell'esercizio, ormai ignara della loro presenza se non nei momenti in cui, esausta, rimango ferma a riposare qualche secondo.
- ormai sarà stanca, che dici?
Finalmente Valeria inizia ad avere compassione per me, ma io vorrei venire ancora.
- e forse tu ti stai annoiando, o sei stanca.
- un po' stanca, ma mi sono divertita molto davvero. La lasci lì così?
- no, avrò bisogno di sfogarmi un po', poi la lascerò riposare.
- bene. Tanto mi inviterai ancora no?
- se ti fa piacere sicuramente. La strada la conosci. Però mi piacerebbe che partecipassi anche tu, che non fossi solo una spettatrice.
- non so se riuscirò mai ad essere bravo come te.
- pensaci su, poi fammi sapere se c'è un modo in cui vorresti.
- sicuramente vorrò sapere tutto delle vostre serate, d'ora in poi.
- ti farai raccontare da lei, nessun problema.
I suoi passi si avvicinano, e me la trovo sopra la testa.
- per stasera ti lascio nelle sue mani, ma conto di rivederci.
Mi bacia la fronte e si volta per uscire.
- mi piace vederla in quello stato. Soprattutto mi piace vedere tutta quella frustrazione nei suoi occhi. Mi diverte più quello che il vederla soffrire di dolore.
- allora magari approfondiremo...
Non li sento più mentre lui la accompagna alla porta. Tento ancora inutilmente di raggiungere in modo stabile il magic wand che continua a spostarsi, finché lui torna da me, a carezzandomi la testa e fermando con la mano il magic wand. Sollevo il bacino e mi lascio guardare mentre arrivo ad un altro orgasmo. Mi toglie il bagaglio ad anello e mi slega e mi aiuta a sollevarmi, mi gira e mi fa stendere a pancia sotto sul tavolo, infilandosi senza preamboli fra le natiche.
- sono orgoglioso di te.
Allungo le braccia all'indietro e mi allargo le chiappe con le mani per invitarlo a usarmi con più foga.
- brava. Che gran vacca che sei
Facevo questa cosa anche prima di essere la schiava,ma ora la apprezza di più.
- arriverò a torturarti senza legarti. Dovrai essere molto disciplinata e obbediente.
- va bene, lo sarò.
I suoi affondi aumentano di forza e velocità, e finalmente si scarica dentro di me
- ti amo, padrone.
Non risponde, so che il suo amore in questo momento non mi é dovuto. Sono la sua puttana, sperando di restare l'unica puttana che frequenta.
-
- confessi di essere una troia svergognata?
- lo sono mio signore, e davanti alla testimone imploro il vostro perdono.
- non ancora, e per molto tempo sconterai le tue colpe. Valeria, ti chiedo se per caso non vorresti approfittare di questa sgualdrina.
- Io? No, non voglio toglierti il divertimento, per me é abbastanza assistere.
Allora dimmi. Vorresti altro dolore?
- sì, perché no?
- a meno che...ho un'idea. Un po' forte, ma se non ti scandalizza l'idea, mi piacerebbe.
Il gatto a nove code riprende il martirio dei miei seni. Ad ogni colpo le caviglie cedono, e ho la sensazione di essere trafitta da mille aghi incandescenti. Grido sommessamente senza più pudore, mentre le lacrime mi offuscano la vista. E ogni volta che mi rimetto in posizione, sempre più lentamente, una nuova frustata acuisce la mia disperazione.
- dicevo, Valeria, mi piacerebbe che la sua umiliazione fosse completa. Che oltre al suo dolore assistessi al suo piacere, per quanto somministrato in un modo degradante. - ecco, questo non lo vorrei davvero. Per quanto siamo amiche, e nonostante sappia tutto di me, non mi piace l'idea di essere osservata in momenti così intimi, come non vorrei che vedesse mio marito che mi scopa. Rivolgo un'occhiata preoccupata a mio marito, che però mi sta completamente ignorando, e lo sento pronunciare la mia condanna - il suo amante si è preso il suo piacere, come lei lo ha ricevuto. Mi sembra giusto che io, come suo padrone, decida di regalare lo stesso spettacolo a chi voglio. Che possa scegliere di fare vedere a chi decido io come gode questa vacca.
- beh, messa così non fa una piega, anche se non penso che meriti di ricevere piacere, soprattutto se non ne ricevi a tua volta, no?
- quello più tardi, solo per un mio pudore nei tuoi confronti. Quando te ne sarai andata la prenderò, non preoccuparti. Ma ora sarebbe divertente stare a guardarla mentre cerca inutilmente di non provare piacere, magari mentre noi ci beviamo qualcosa. A me fa ridere.
- io penso che impazzirei se fossi al suo posto, solo all'idea mi vengono i brividi. Sì, voglio vederla.
Maledetta bastarda. Grugnisco il mio disappunto, e mi prendo una staffilata sul ventre per aver protestato. Fisso il mio corpo lucido di sudore, consapevole che sto per scendere di un altro gradino nella considerazione di entrambi.
- e come vogliamo metterla? La lasciamo dove si trova o pensi sia meglio sistemarla in modo da esporle la figa al massimo?
- in posizione ginecologica dici? No, forse è meglio così, mi sembra più scomoda, e poi vorrei vederla in faccia.
- come preferisci tu allora.
Mentre mi libera i seni dalle corde, permettendomi di riposare almeno i polpacci che stanno iniziando a bruciare per lo sforzo, gli sussurro orecchie la mia disperazione.
- questo no, ti prego.
Mi afferra entrambe le tette, che sento pulsare e lanciarmi fitte per la circolazione che riprende a scorrere, e fissandomi da troppo vicino perché possa mettere a fuoco i suoi occhi, mi ricorda la mia promessa.
- da ora in avanti io non sarò più Federica. Sarò la tua schiava, ti affido il mio corpo perché tu ne faccia quello che vuoi, e la mia mente perché tu la educhi a servirti. Ricordi?
- in ogni momento.
- preparati allora
- va bene
Lo guardo rassegnata mentre mi applica due morsetti alle labbra e li lega alle pareti opposte scoprendomi completamente il clitoride, e apro le labbra per ricevere l'anello che mi terrà la bocca spalancata, e lo vedo tornare dall'armadietto con il magic wand e il piedistallo. Non avrò nemmeno lui accanto, sarò completamente sola. Mi fissa la testa vibrante con perizia perché non nasconda nulla di me ai loro occhi e al tempo stesso mi provochi il massimo della sollecitazione, ma non lo accende.
- ancora bourbon Valeria?
- sì, ormai quello di prima è già smaltito.
Sale di sopra lasciandomi ancora una volta sola con la mia amica
- mi hai davvero stupita, non ti facevo così pervertita.
Non posso rispondere che con gli occhi, imbavagliata come sono. In questo momento di pausa provo una vergogna immensa, temendo che il nostro rapporto si impronti allo stesso grado di sottomissione che ho verso mio marito, e per tenere fede al mio voto non potrei rifiutare nemmeno questo.
- Lui è davvero un porco. E un porco arrabbiatissimo con te. Sono sicura che un po' ti manca limitarti a delle belle scopate.
Annuisco, e lei sorride.
- Però resisterai a tutto per lui. Ti piegherai senza spezzarti, come stai facendo ora. E al massimo, come hai fatto prima mentre ti preparava, proverai a supplicarlo, lasciandogli fare quello che ha in mente.
Con un dito raccoglie il filo di saliva che mi cola dalla bocca aperta e me lo passa sulle labbra.
- e se per caso te lo stai chiedendo ti dico che dopo questo ti vorrò sempre bene. magari ogni tanto ti farò delle battute, ma non ti mancherò di rispetto.
Mi bacia sulla guancia che a inizio serata ha colpito, mentre lui scende con i due bicchieri, e questa volta non gli nasconde il suo gesto di affetto.
- Fraternizzate? - la apostrofa scherzosamente lui porgendole il bicchiere.
- avevo voglia di darle un po' di affetto, è pur sempre la mia amica più cara.
- che ora vedrai come non l'hai mai vista.
Accende il magic wand e si siede davanti a me, invitando Valeria a fare altrettanto. L'aggeggio infernale inizia in pochissimo tempo a smuovermi le viscere, e come previsto da mio marito tento invano di resistere per quanto posso al piacere che sento scendere verso il mio inguine da ogni parte del mio essere. Li guardo mentre parlano continuando ad osservare i miei movimenti, finché lui annuncia, senza che ce ne sia davvero bisogno, che ormai sta per iniziare lo spettacolo. Ho il petto completamente inondato di saliva che si è sovrapposta al sudore che mi imperla la pelle, e mugolando sento di non riuscire a resistere oltre.
- la prossima volta che farò questa cosa le metterò anche qualcosa dentro, magari nel culo. O forse avrei dovuto lasciarle le tette legate, che dici? Non soffre abbastanza.
- le basta l'umiliazione. Non vedi come ha cercato di rinviare il momento. Tanto quello lo conosco, è un aggeggio infernale che non lascia scampo.
- lo so lo so. I primi sono molto piacevoli, dopo invece si metterà a pregare di spegnerlo e allora rideremo.
- un po' mi fa pena
Quelle parole mi tolgono gli ultimi freni, e non sento vergogna mentre vengo gorgogliando e le gambe restano senza forza. Finalmente libera anche da quell'ultimo vincolo alla civiltà, ora sono un animale che viene sacrificato, la protagonista di un rito abietto che mi porterà al punto più basso di me stessa per aiutarmi a tornare di nuovo umana, un giorno forse lontano, e degna ancora una volta del suo amore.
- mi piace che abbia spettatori. Mi dà una sensazione di potere enorme decidere cosa posso farle.
- ci credo, e penso ci si possa abituare a vivere con una donna a disposizione.
- mi sono già abituato
- quindi ormai questa è la sua condizione definitiva
A queste parole vengo di nuovo, meno intensamente di prima ma con piccole scosse di piacere che si prolungano per lunghi secondi. Dalla mia gola ormai esce un lamento continuo perché il marchingegno non mi dà tregua, anche se sono ancora nella sfera del piacere e cerco ormai di gustarne ogni momento. Mio marito si alza dirigendosi all'armadietto con aria un po' scocciata.
- si diverte troppo, meglio movimentare un po'
Afferra una frusta lunga e spessa e prima me la fa sentire sulla schiena, quasi una carezza del cuoio sulla pelle, poi riconoscendo l'avvicinarsi dell'orgasmo mi colpisce sulle natiche, facendomi spostare perdendo così il contatto con la testa vibrante, e ripete l'operazione ogni volta che l'orgasmo si avvicina
- adesso è ancora più umiliante - sento Valeria commentare in mezzo ai miei gemiti - vorrebbe venire ancora e non ci riesce.
- la troia deve fare quello che voglio io.
Ride di me, e sfogo la mia frustrazione per ogni orgasmo perso cercando di grugnire.
- ho un'idea ancora migliore.
Posa la frusta e mi libera accompagnandomi al tavolo. Mi stende e mi lega su di esso, bloccandomi con le ginocchia che scendono oltre il bordo e le caviglie attaccate alle stesse gambe a cui mi ha legato i polsi, poi fissa al soffitto il magic wand regolando la lunghezza della corda in modo da fargli toccare la mia passera solo se inarcando la schiena sollevo il bacino. Così facendo però il magic wand si sposta e perdo facilmente il contatto.
- vediamo quanto vuole godere.
- si dovrà impegnare parecchio, e legata così non sarà facile.
Adesso non li vedo più, e loro hanno in primo piano la mia figa che cerca di darsi un minimo di piacere per il loro divertimento. Inizio a stancarmi, ciò nonostante proseguendo nell'esercizio, ormai ignara della loro presenza se non nei momenti in cui, esausta, rimango ferma a riposare qualche secondo.
- ormai sarà stanca, che dici?
Finalmente Valeria inizia ad avere compassione per me, ma io vorrei venire ancora.
- e forse tu ti stai annoiando, o sei stanca.
- un po' stanca, ma mi sono divertita molto davvero. La lasci lì così?
- no, avrò bisogno di sfogarmi un po', poi la lascerò riposare.
- bene. Tanto mi inviterai ancora no?
- se ti fa piacere sicuramente. La strada la conosci. Però mi piacerebbe che partecipassi anche tu, che non fossi solo una spettatrice.
- non so se riuscirò mai ad essere bravo come te.
- pensaci su, poi fammi sapere se c'è un modo in cui vorresti.
- sicuramente vorrò sapere tutto delle vostre serate, d'ora in poi.
- ti farai raccontare da lei, nessun problema.
I suoi passi si avvicinano, e me la trovo sopra la testa.
- per stasera ti lascio nelle sue mani, ma conto di rivederci.
Mi bacia la fronte e si volta per uscire.
- mi piace vederla in quello stato. Soprattutto mi piace vedere tutta quella frustrazione nei suoi occhi. Mi diverte più quello che il vederla soffrire di dolore.
- allora magari approfondiremo...
Non li sento più mentre lui la accompagna alla porta. Tento ancora inutilmente di raggiungere in modo stabile il magic wand che continua a spostarsi, finché lui torna da me, a carezzandomi la testa e fermando con la mano il magic wand. Sollevo il bacino e mi lascio guardare mentre arrivo ad un altro orgasmo. Mi toglie il bagaglio ad anello e mi slega e mi aiuta a sollevarmi, mi gira e mi fa stendere a pancia sotto sul tavolo, infilandosi senza preamboli fra le natiche.
- sono orgoglioso di te.
Allungo le braccia all'indietro e mi allargo le chiappe con le mani per invitarlo a usarmi con più foga.
- brava. Che gran vacca che sei
Facevo questa cosa anche prima di essere la schiava,ma ora la apprezza di più.
- arriverò a torturarti senza legarti. Dovrai essere molto disciplinata e obbediente.
- va bene, lo sarò.
I suoi affondi aumentano di forza e velocità, e finalmente si scarica dentro di me
- ti amo, padrone.
Non risponde, so che il suo amore in questo momento non mi é dovuto. Sono la sua puttana, sperando di restare l'unica puttana che frequenta.
-
9
voti
voti
valutazione
4.6
4.6
Commenti dei lettori al racconto erotico