Simili Lolita - parte 2
di
Run Like Hell
genere
trio
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Arrivammo a Bolzano, sbrigammo le faccende. Sulla via del ritorno, appena entrati in autostrada Beatrice mi chiese di fermarmi subito dopo al primo autogrill, quindi si sfilò la camicia. (come già detto, era più nuda con la canottiera che senza). Per me era ok, anche perché avrei fatto rifornimento. Arrivati sul piazzale fummo costretti a parcheggiare sul piazzale riservato ai camion, considerato che quello per le auto era stracolmo. Lei scese dall’auto e io feci per porgerle la camicia. Figuriamoci, non la degnò neanche di uno sguardo e prese a camminare verso il bar con fare altezzoso e provocante, sapendo di essere sotto gli occhi di almeno tre o quattro camionisti che, immagino, se la sarebbero scopata subito a sangue sul sedile del loro mezzo o sulla parete dei bagni dell’autogrill. E lei lo sapeva. Lei lo sentiva. Lei sapeva che io lo stavo pensando.
A quel punto, per incanto, io ripresi appieno il controllo della situazione. Stava provocandomi, ne avrebbe subite le conseguenze.
Tornammo finalmente in macchina, lei spudorata tirò fuori il capo dal finestrino per salutare giocosa l’addetto ai distributori.
Fatto un paio di chilometri le dissi che Monica mi aveva detto della loro pomiciata e che avrebbero trascorso la notte insieme. Non batté ciglio.
Le chiesi se Monica le aveva già detto delle sue (nostre) molteplici esperienze sessuali. Qui mi sembrò di scorgere in lei un lievissimo turbamento, ma rimase ancora in silenzio.
Era seduta a gambe larghe, i pantaloncini tanto ampi che ci avrei potuto infilare la testa. Continuando a guidare però la testa non potevo distoglierla dalla strada e allora la mia mano destra si posò leggera sulla sua coscia, lei immobile, piano risalii verso l’inguine, lei sempre ferma, fino a raggiungere la sua fighetta, aveva una fighetta, le labbra dure ma accoglienti, non portava gli slip. Le mie dita si infilarono delicatamente nella fessura, era bagnata, al contatto le sfuggì un gemito di piacere; rallentai, acuii i sensi e l’attenzione e continuai piano piano a carezzarla; capii subito quale movimento le fosse più gradito, fui paziente, lei quasi scivolava per terra, le gambe oscenamente spalancate, la bocca che sembrava anelare ad un'altra bocca o addirittura, immaginai, al mio cazzo duro e voglioso. Per un attimo fui tentato di entrare nella prima piazzola di sosta e infilarglielo fino alla gola, ma fu solo un attimo e decisi di no. Sapevo che a breve avrebbe goduto, la mia mano rallentò, poi si fermò un attimo, poi riprese, poi rallentò e contemporaneamente le dissi che Monica a sera le avrebbe fatto la stessa cosa, anzi di più le avrebbe leccato la figa fino a farla morire, poi avrebbe infilato la sua lingua nel prezioso suo buchetto fra le natiche per succhiarle poi la lingua giusto nel momento in cui avrebbe goduto.
Furono le mie dita, forse l’immagine di Monica, forse entrambe e Beatrice esplose in un urlo che sembrava di dolore, irrigidendosi tutta sula spalliera, le gambe dritte che sarebbe scivolata per terra se non avesse avuto le cinture a trattenerla.
Ci mise un po’ a ricomporsi, io la guardavo in tralice, vidi che si sforzava di darsi un contegno, e , forse mi illusi, credetti di vederle finalmente uno sguardo tenero verso di me.
Proseguimmo tranquillamente, come se nulla fosse accaduto; io ero sì ancora eccitato, ma sapevo e so essere paziente al riguardo, sapevo e so dominare questi impulsi e comandarli quasi al secondo.
Tornati a casa pranzammo e poi Beatrice si ritirò in camera per riposare. Raccontai tutto a Monica che, scherzando o forse no, mi chiese se non l’avessi per caso esaurito la sua carica erotica per quel giorno! Ne ridemmo, ci abbracciammo a facemmo l’amore lì sul divano in soggiorno e se fosse scesa Beatrice…. Beh, tanto meglio; nel frattempo avremmo fatto da soli.
A sera avevamo un impegno; eravamo ospiti di alcuni amici che avevano anche loro una casetta deliziosa poco distante, un gran bel giardino e una piscina piccola ma confortevole nei momenti di gran caldo.
Arrivammo da loro che ancora non era del tutto scuro. Monica era splendida in pantaloni e camicetta sapientemente sbottonata e opportunamente sottile, in modo che i capezzoli, senza reggiseno, spiccassero il giusto agli occhi di chiunque avesse voluto goderne. Beatrice era altrettanto deliziosa, un abitino leggero e largo, appena sopra il ginocchio, svolazzante, anche questo con i bottoni che correvano per tutta la sua lunghezza. Era davvero prima amorevole e poi eccitante. In macchina le avrei voluto dire che l’amavo ma non volevo e potevo interrompere l’idillio che le due continuavano a manifestarsi per tutto il tragitto. Ero terribilmente invidioso di Monica e scendendo dall’auto glielo mormorai all’orecchio digrignando i denti. Lei ovviamente rise divertita. Entrando in caso provai a carezzare sulla nuca Beatrice che, antipatica, si ritrasse spazientita. Incassai il colpo elegantemente ma programmando già vendetta.
A cena eravamo in totale 10 persone, due coppie marito moglie, un terzetto di due sorelle e un prestante accompagnatore, noi tre. Tutto molto gradevole e divertente; Beatrice tranquilla ma non troppo loquace. A fine cena chiacchiere in libertà in giardino accanto alla piscina.
A un tratto Beatrice rivolgendosi ai padroni di casa chiese “posso fare il bagno?”, quasi non era arrivato il sì di riposta che lei, al centro delle nostre sedute, si era sfilato il vestito rimanendo completamente nuda per poi tuffarsi ridendo in acqua. I presenti erano tutti sufficientemente scafati per ridere con garbo divertito e non di più, per poi continuare tranquillamente a chiacchierare come nulla fosse. Monica e io ci scambiammo un’occhiata anche noi tra il divertito e il rassegnato; cominciavamo un po’ a capire quanto fosse “estrosa” e capricciosa la nostra amata.
Ma il meglio doveva ancora arrivare. Passati dieci minuti Beatrice venne fuori dalla piscina, tornò tra noi e gridò” grazie, grazie è tutto molto bello; grazie a Monica e Antonio, li amo entrambi alla follia e alla stessa maniera; voglio sposarli ” per poi baciare sulla bocca Monica e sfiorare con la lingua un mio orecchio! Beh, la cosa era talmente eclatante che non poteva essere che presa da tutti come uno scherzo e tutti ridemmo, tutti allo stesso modo apparente, Monica ed io in modo appena diverso dagli altri.
Continuammo la serata piacevolmente e cordialmente, ci divertimmo fino a molto tardi e salutandoci la padrona di casa, donna molto piacevole e sensuale, disse a Beatrice che era stata davvero molto simpatica e che sarebbe dovuta tornare con noi al più presto a trovarli. Anzi che avrebbe organizzato per il sabato successivo , quindi tutti prenotati per l’occasione. Eh no, pensammo all’unisono Monica ed io (più tardi ce lo confermammo) Beatrice ha intrigato anche lei; ok dividercela tra noi, ma poi basta!
Tornando a casa Monica chiese a Beatrice che le fosse prese e lei, candida e innocente e serafica e tranquilla e spudorata, rispose che non aveva detto altro che la verità: ci amava entrambi e voleva stare con noi! Ah, troppa intimità e complicità tra me e il mio amore per non intenderci con uno sguardo: avremmo passato la notte tutti tre insieme e non glielo avremmo neanche chiesto.
A casa ci preparammo per la notte, al momento di andare a letto semplicemente Monica la prese per mano e la portò nella nostra camera. Non servì nessuna parola e con naturalezza ci ritrovammo tutti nudi a condividere lo stesso spazio. Tra me e Monica troppa esperienza per non sapere come gestire una terza persona. L’unica differenza, forte e fondamentale, era che questa volta non c’era un terzo corpo, maschile o femminile o due in uno che fosse, da utilizzare come uno strumento per il nostro piacere, ma una donna per la quale avevamo attrazione fisica ed emotiva.
Beatrice si distese tra noi che eravamo in ginocchio ai suoi fianchi. Finalmente potevo accarezzarla e baciarla, attesi un po’ per pregustare ancora di più il piacere, poi con il dorso della mano, non con la punta delle dita, percorsi tutto il suo corpo dalla punta dei piedi fino alla fronte, quindi le bacia entrambi i seni succhiando leggermente i capezzoli che sentii irrigidirsi tra le mie labbra, le baciai le labbra dolcemente, mi ritrassi e la consegnai a Monica. Era lei a doverne godere per prima.
Fu una notte indimenticabile. La donna della mia vita, il mio amore, avvinghiata nuda, vogliosa, peccaminosa al corpo nudo di una giovane intrusa già parte del nostro sentimento. Fecero l’amore quasi con violenza e ingordigia, ma anche dolcemente; Monica si dedicò a quel corpo con generosità e altruismo. Godette sì, ma soprattutto fece godere. La nostra ninfa, prepotente, altezzosa, dominatrice era soggiogata, appassionatamente succube delle altrui voglie. Era una scena già vista ma questa volta, per la prima volta, al momento dell’orgasmo gli occhi di Monica non avevano cercato i miei per condividere il piacere e ringraziarmi per quel tipo di regalo che le facevo in queste occasioni.
Io assistetti rapito, eccitato ma in grado di non rompere quell’incantesimo; le due donne meritavano quell’intimità reciproca appena contaminata da uno sguardo, il mio, che non era estraneo. La mancanza di estraneità in questa occasione era indispensabile proprio per omaggiare l’unione non solo fisica ma anche di spirito tra le due appassionate amanti. L’estraneità, il mistero e il fascino degli sconosciuti sarebbero tornati più idonei in successive occasioni, quando il peccato della promiscuità anonima avrebbe accresciuto la libidine, l’esibizionismo e la trasgressività che Monica sapevo con certezza avere e che Beatrice prometteva con quasi altrettanta certezza di poter esercitare.
Le due si amarono davvero tanto quella sera, gli orgasmi furono multipli e alla fine si accasciarono esaurite e soddisfatte. Monica, tornata di nuovo in sé, sapeva del mio sforzo per non infrangere il loro incantesimo e che non le avrei chiesto di soddisfare il mio piacere con un amplesso che poteva essere faticoso, ma era provvista anche lei di generosità e dolcemente, delicatamente offrì al mio desiderio la sua bocca ancora odorosa degli intimi sapori di Beatrice; prima mi baciò la bocca permettendomi di assaporare attraverso lei Beatrice, poi scese tra le mie gambe per offrirmi la sua incredibile capacità di soddisfare in questo modo qualsiasi uomo; venni copiosamente senza che lei si ritraesse, alla fine l’ultimo colpo di scena; si chinò su Beatrice, interessata ma passiva spettatrice, per trasferire nella sua bocca il mio di piacere. Fu bellissimo, entrambe deglutirono passandosi poi voluttuosamente la lingua sulle labbra.
Iniziò così un dolcissimo ed eccitantissimo ménage a tre; vivevamo sì quasi isolati da tutto e tutti e non avevamo quindi nessuna intromissione di alcun tipo nelle nostre vite e questo facilitava; era in fondo una vacanza con annessi molto particolari, il difficile sarebbe arrivato dopo, al ritorno alla vita normale.
Monica e io riuscivamo ormai da anni a vivere molto felicemente gestendo anche altri corpi ed altri amplessi, ma un sentimento come quello che cominciava a legarci a Beatrice poteva diventare un vero problema.
La giovane donna invece sembrava vivere il tutto con il massimo della tranquillità, tutto scorreva facilmente. Era passato qualche giorno e gli amplessi si erano ripetuti sempre allo stesso modo, io osservatore che non aveva ancora avuto il corpo di Beatrice, loro che si concedevano rapporti anche in mia assenza; la cosa non mi dava ancora fastidio e sapevo che presto sarebbe arrivato il mio turno, Mi piaceva allungare l’attesa, sarebbe stato più dolce il primo orgasmo nel corpo della giovane donna.
In attesa della nuova serata a casa dei nostri amici, prevista per il sabato successivo, trascorremmo due giornate tranquille, scandite praticamente dagli stessi rituali; le due mie due formidabili compagne si muovevano ormai in coppia, erano fidanzate, compagne, amanti; lasciavo loro tempo e spazio da vivere da sole, si avventurarono in un paio di escursioni tra i boschi, e passeggiate in città, con sosta e pranzo fuori casa; Io me ne stavo tranquillo, aspettando il loro ritorno; vedevo Monica felice e non volevo in alcun modo turbare quel momento.
Avevo superato quella stupida forma di gelosia anche se continuavo ad essere turbatissimo da tutta Beatrice, cervello insondabile e corpo da violare. E pensavo, a riguardo, che, stando attento alla reazione di Monica, l’avrei sottoposta a qualche dura prova che dimostrasse il suo presunto amore per me. Il rapporto con Monica sembrava l’avesse tranquillizzata, ma era solo fuoco che covava sotto la cenere. Era nata per sfidare e provocare.
Un pomeriggio il nostro unico vicino di casa, ultrasessantenne neanche così ben portati, trafficava nel suo giardino. Monica leggeva in soggiorno, Beatrice bighellonava sul prato antistante casa e confinante con quello del vicino. Io l’osservavo dalla soglia. Lei si accorse di essere sorvegliata da me, si avvicinò e mi sibilò tra i denti: “ancora non mi tocchi; quando vorrai sarà troppo tardi” e allontanandosi verso la bassa siepe che divideva i confini delle due case prese a spogliarsi completamente ben conscia che il vicino l’osservava. Stette lì un po’, poi si avvicinò, sempre nuda, alla siepe e prese a parlare con l’anziano uomo.. Dopo poco si avvolse un asciugamano attorno al corpo, uscì dal nostro cancelletto e oltrepassò quello accanto, per sparire poi assieme all’uomo in casa. Me ne stetti lì a far nulla e non volli dire nulla a Monica. Passarono solo pochi minuti e la vidi ricomparire salutando allegramente l’uomo che era rimasto in casa. Avvicinandosi a me si liberò dell’asciugamano, mi passò vicino per entrare e mi baciò voluttuosamente. Non ci giurerei ma la sua bocca sapeva di cazzo. Che diavolo, pensai, ti punirò.
Arrivò il sabato sera; questa volta gli invitati eravamo solo noi tre. Manuela e Alessandro ci accolsero gioiosamente e lei indugiò abbastanza nell’abbracciare Beatrice che nulla fece per sottrarsi a quell’abbraccio voluttuoso, le mani di Manuela che insistevano molto quasi sul suo culetto così intrigante.
Dopo cena arrivò un signore, amico dei padroni di casa, persona di età indefinibile ma già avanti con gli anni, elegante in modo esagerato, dal portamento snob e distaccato, quasi sprezzante nei confronti di tutti, comunque cortese e spiritoso. Era grasso e aveva gli occhi bovini ed equivoci; alle mani due grossi anelli, appariscenti; si appoggiava, senza averne reale necessità ad un bastone che sembrava prezioso quanto quei due gioielli alle sue dita. Mi richiamò subito alla memoria quel sig. Quilty, personaggio sordido e peccaminoso della Lolita di Nabokov. I miei sensi si allertarono e contemporaneamente si insinuò in me un’idea molto ma molto cattiva, poi pensai a Monica e ogni velleità scomparve. Volevo punire Beatrice per quella provocazione con il vicino di casa. Avevo la pretesa che lei accettasse i tempi che io avevo prima che l’inevitabile accadesse tra noi e non doveva ribellarsi, ma non potevo umiliarla facendo male a Monica alla quale mi avvicinai per dirle cosa mi era passato per la testa. Lei, nonostante l’avessi rassicurata, mi guardò truce e ribadii quindi a me stesso che nulla avrei fatto che potesse turbare il mio amore.
Intanto la serata proseguiva tranquilla finché Manuela non chiese a Beatrice se volesse rifare il bagno in piscina. Ahi ahi, non stuzzicare il cane che dorme. La perversa ninfetta le rispose che no, il bagno non le andava ma, se le avesse fatto piacere, avrebbe ballato per tutti noi, ma soprattutto per lei. Ricevette un sonoro sì dai tre, Monica e io ci guardammo prima appena esitanti, poi un lampo di sottile divertimento attraversò i nostri sguardi.
Alessandro chiese che musica preferiva e lei ripose che l’Habanera “Quand Je Vous Aimerai?” della Carmen di Bizet sarebbe stata perfetta. E Habanera fu.
Che diavolo era. Per cominciare dimostrò subito di saper muoversi benissimo, aveva certamente frequentato o frequentava ancora una scuola di danza classica. Era bravissima, la musica coinvolgente, trascinante per diventare poi sensuale in uno con le movenze di lei. Il suo abitino, nuovo di zecca, ma come quello della volta precedente con i bottoni che lo chiudevano totalmente sul davanti, cominciò ad aprirsi prima cominciando dall’alto o poi salendo dal basso. Le mani di Beatrice erano così veloci che non vedevamo come facesse a liberare i bottoni. Però pian piano l’apertura in alto arrivò fino all’ombelico, lasciando scorgere abbondantemente i suoi deliziosi acerbi seni, e quella in basso era quasi all’inguine e sia io che Monica eravamo certi che non indossasse gli slip. L’atmosfera era cristallizzata, incantata, tutti eravamo estasiati da lei. Io riuscivo a essere più attento e osservavo tutti gli altri. Monica sorrideva serena, Alessandro era ammirato ma in modo composto, Manuela era certamente eccitata e quel pseudo sig. Quilty sembrava che da un momento all’altro avrebbe sbavato liberando il suo arnese dai pantaloni per masturbarsi senza ritegno.
In uno con la fine del brano in un amen Beatrice fu completamente nuda e ancora in meno che non si dica era seduta a gambe aperte sulle ginocchia di Monica con la lingua ben dentro la sua bocca in un bacio, più che ricambiato (in quanto a spudoratezza, quando voleva, Monica non era seconda a nessuno), che sembrava non finire mai. Sembrava di essere a teatro perché i tre presero ad applaudire con sincero trasporto e infatti Beatrice si comportò come una navigata teatrante, si alzò e come rivolgendosi ad un numeroso pubblico fece tre inchini, uno ad ognuno dei tre ammirati presenti. Io ne fui escluso. Con passo deciso e sfrontato tornò al centro del prato per recuperare il vestito, lo indossò con raffinata movenza e, in silenzio, andò a sedersi accanto alla sua amata Monica. Uno spettacolo.
Continuammo a chiacchierare amabilmente finché Manuela non propose un gioco di società i cui esiti erano via via la possibilità del vincitore di turno di ordinare pegno allo sconfitto del momento. Monica e io non avevamo mai avuto paura di giochi del genere ma questa volta c’era una scheggia impazzita, Beatrice, e pensammo di dover temere l’imponderabile.
Non sto ad elencarvi come il gioco si sviluppò in un crescendo di proposte ardite ma ancora facilmente gestibili da tutti, finché la vincente Manuela non chiese alla perdente Beatrice di sedersi nuda sulle ginocchia di quel quinto ospite il cui nome non ricordo e che continuerò a chiamare pseudo Quilty . Questi l’avrebbe accarezzata a suo piacimento per due minuti esatti.
Era un gioco e alla fine tutti avrebbero potuto rifiutare il pegno imposto, non sarebbe successo nulla di più che l’ascolto di qualche lamentela. Invece Beatrice scrollò le spalle e fece subito per spogliarsi. Ma, sorpresa, intervenne Monica che disse di voler fare una proposta allo pseudo Quilty: se lui avesse rinunciato a Beatrice lei gli avrebbe concesso di più e, tutta nuda pure lei, lo avrebbe anche fatto godere, ma solo se disposto a farlo sotto gli occhi di tutti. Beatrice protestò subito, io guardai Monica con occhi di rimprovero e lei mi ricambiò furiosa, sembrava volesse dirmi di non intralciare i suoi piani. Alessandro e Manuela erano divertiti come forse mai in vita loro. Beatrice protestò ancora ma Quilty la zittì, voleva Monica che si alzò e in fretta rimase completamente nuda per sedersi subito sulle ginocchia dell’uomo; fu imperiosa e decisa, trafficò sui suoi pantaloni, tirò fuori il suo membro eccitato e duro, si inginocchiò davanti a lui e prese a masturbarlo con studiata lentezza e presa forte per poi accelerare all’improvviso; il fortunato uomo non resistette granché e venne in copiosi getti di sperma. Monica non si scompose, si rialzò, tornò indietro e baciò prima Beatrice, poi me e ci chiese di tornare a casa. Salutammo e andammo via. Appena sul vialetto scoppiammo tutti tre a ridere forte. Prima di entrare in macchina bacia forte e a lungo Monica, poi strinsi a me Beatrice che si abbandonò languida nelle mie braccia mentre con le mani le sbottonavo il vestito per farle sentire sul ventre la forza del mio desiderio.
A casa finalmente Beatrice fu mia e fu nostra. Lei era completamente a nostra disposizione. Le nostre mani e le nostre bocche attraversarono tutto il suo corpo. La mia lingua esplorò a lungo il suo sesso mentre quella di Monica succhiava nella su bocca. Beatrice gemeva di piacere, il corpo scosso da tremiti sempre più forti. Presi la sua mano e, finalmente, la portai a toccare il mio prepotente desiderio, Lei lo strinse delicatamente e lo massaggiò su e giù con la perizia di chi ne avesse maneggiati chissà quanti prima mentre Monica non smetteva un attimo di carezzarla e baciarla e poi fu lei, Monica, a guidarla su di me che intanto mi ero steso in attesa che Beatrice si sedesse su di me. Fu Monica che le cinse i fianchi mentre io penetravo quella figa tanto agognata, una figa stretta e accogliente: guardai Monica che mi sorrise. Non ci misi molto e riuscii a capire così bene i suoi sospiri crescenti e lamenti di piacere che praticamente godemmo insieme e giusto in quel momento Monica si chinò a baciarmi per poi correre alla bocca di Beatrice con voluttà ancora maggiore.
Rimanemmo tutti tre qualche minuto a riprendere fiato, anche se fino ad allora non è che Monica avesse granchè goduto. La ragazzina dominante e prepotente era ai nostri piedi e io dovevo ancora prenderla nella parte più nascosta. Monica capì subito il mio intento e offrì l’apertura delle sue gambe alla terribile ragazzina che si chinò su di lei offrendo a me la vista e la disponibilità del suo culo perfetto. Una visione da paradiso e anche in questo caso chi legge meriterebbe di avere la possibilità di vedere. Le allargai le natiche e la mia lingua esplorò quel piccolo foro che apriva le porte di un paradiso. Beatrice, pur intenta a leccare le delizie di Monica, ebbe un fremito, inarcandosi ancora di più e spingendo verso di me. Proseguii per parecchio tempo, incapace di staccarmi da quella delizia, spostandomi da lì più giù fino alla fica e viceversa. Sentivo che Beatrice stava per godere e Monica, sotto di lei, pure. Allora avvicinai la punta del mio cazzo a quel benedetto buco, lei se ne accorse a trasalì ancora di più, spinsi piano piano, entrai un po’ dentro di lei che si irrigidì, fui paziente e aspettai prima di spingere ancora un po’, lo facevo quando sentivo che lei continuava a baciare Monica , poi a un tratto salì dalla fica alla bocca di lei, allora non resistetti, spinsi forte e tutto il mio cazzo la penetrò. Fu magnifico e lei subito cominciò a corrispondere ai miei movimenti. Eravamo un tutt’uno, tre corpi in uno. Godetti dentro di lei mentre lei soffocò il suo piacere nella bocca della mia donna. Rimanemmo così, uno sull’altra, per un po’, poi io sentii la necessità assoluta di abbracciare Monica senza però allontanare Beatrice. Dormimmo cos
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Arrivammo a Bolzano, sbrigammo le faccende. Sulla via del ritorno, appena entrati in autostrada Beatrice mi chiese di fermarmi subito dopo al primo autogrill, quindi si sfilò la camicia. (come già detto, era più nuda con la canottiera che senza). Per me era ok, anche perché avrei fatto rifornimento. Arrivati sul piazzale fummo costretti a parcheggiare sul piazzale riservato ai camion, considerato che quello per le auto era stracolmo. Lei scese dall’auto e io feci per porgerle la camicia. Figuriamoci, non la degnò neanche di uno sguardo e prese a camminare verso il bar con fare altezzoso e provocante, sapendo di essere sotto gli occhi di almeno tre o quattro camionisti che, immagino, se la sarebbero scopata subito a sangue sul sedile del loro mezzo o sulla parete dei bagni dell’autogrill. E lei lo sapeva. Lei lo sentiva. Lei sapeva che io lo stavo pensando.
A quel punto, per incanto, io ripresi appieno il controllo della situazione. Stava provocandomi, ne avrebbe subite le conseguenze.
Tornammo finalmente in macchina, lei spudorata tirò fuori il capo dal finestrino per salutare giocosa l’addetto ai distributori.
Fatto un paio di chilometri le dissi che Monica mi aveva detto della loro pomiciata e che avrebbero trascorso la notte insieme. Non batté ciglio.
Le chiesi se Monica le aveva già detto delle sue (nostre) molteplici esperienze sessuali. Qui mi sembrò di scorgere in lei un lievissimo turbamento, ma rimase ancora in silenzio.
Era seduta a gambe larghe, i pantaloncini tanto ampi che ci avrei potuto infilare la testa. Continuando a guidare però la testa non potevo distoglierla dalla strada e allora la mia mano destra si posò leggera sulla sua coscia, lei immobile, piano risalii verso l’inguine, lei sempre ferma, fino a raggiungere la sua fighetta, aveva una fighetta, le labbra dure ma accoglienti, non portava gli slip. Le mie dita si infilarono delicatamente nella fessura, era bagnata, al contatto le sfuggì un gemito di piacere; rallentai, acuii i sensi e l’attenzione e continuai piano piano a carezzarla; capii subito quale movimento le fosse più gradito, fui paziente, lei quasi scivolava per terra, le gambe oscenamente spalancate, la bocca che sembrava anelare ad un'altra bocca o addirittura, immaginai, al mio cazzo duro e voglioso. Per un attimo fui tentato di entrare nella prima piazzola di sosta e infilarglielo fino alla gola, ma fu solo un attimo e decisi di no. Sapevo che a breve avrebbe goduto, la mia mano rallentò, poi si fermò un attimo, poi riprese, poi rallentò e contemporaneamente le dissi che Monica a sera le avrebbe fatto la stessa cosa, anzi di più le avrebbe leccato la figa fino a farla morire, poi avrebbe infilato la sua lingua nel prezioso suo buchetto fra le natiche per succhiarle poi la lingua giusto nel momento in cui avrebbe goduto.
Furono le mie dita, forse l’immagine di Monica, forse entrambe e Beatrice esplose in un urlo che sembrava di dolore, irrigidendosi tutta sula spalliera, le gambe dritte che sarebbe scivolata per terra se non avesse avuto le cinture a trattenerla.
Ci mise un po’ a ricomporsi, io la guardavo in tralice, vidi che si sforzava di darsi un contegno, e , forse mi illusi, credetti di vederle finalmente uno sguardo tenero verso di me.
Proseguimmo tranquillamente, come se nulla fosse accaduto; io ero sì ancora eccitato, ma sapevo e so essere paziente al riguardo, sapevo e so dominare questi impulsi e comandarli quasi al secondo.
Tornati a casa pranzammo e poi Beatrice si ritirò in camera per riposare. Raccontai tutto a Monica che, scherzando o forse no, mi chiese se non l’avessi per caso esaurito la sua carica erotica per quel giorno! Ne ridemmo, ci abbracciammo a facemmo l’amore lì sul divano in soggiorno e se fosse scesa Beatrice…. Beh, tanto meglio; nel frattempo avremmo fatto da soli.
A sera avevamo un impegno; eravamo ospiti di alcuni amici che avevano anche loro una casetta deliziosa poco distante, un gran bel giardino e una piscina piccola ma confortevole nei momenti di gran caldo.
Arrivammo da loro che ancora non era del tutto scuro. Monica era splendida in pantaloni e camicetta sapientemente sbottonata e opportunamente sottile, in modo che i capezzoli, senza reggiseno, spiccassero il giusto agli occhi di chiunque avesse voluto goderne. Beatrice era altrettanto deliziosa, un abitino leggero e largo, appena sopra il ginocchio, svolazzante, anche questo con i bottoni che correvano per tutta la sua lunghezza. Era davvero prima amorevole e poi eccitante. In macchina le avrei voluto dire che l’amavo ma non volevo e potevo interrompere l’idillio che le due continuavano a manifestarsi per tutto il tragitto. Ero terribilmente invidioso di Monica e scendendo dall’auto glielo mormorai all’orecchio digrignando i denti. Lei ovviamente rise divertita. Entrando in caso provai a carezzare sulla nuca Beatrice che, antipatica, si ritrasse spazientita. Incassai il colpo elegantemente ma programmando già vendetta.
A cena eravamo in totale 10 persone, due coppie marito moglie, un terzetto di due sorelle e un prestante accompagnatore, noi tre. Tutto molto gradevole e divertente; Beatrice tranquilla ma non troppo loquace. A fine cena chiacchiere in libertà in giardino accanto alla piscina.
A un tratto Beatrice rivolgendosi ai padroni di casa chiese “posso fare il bagno?”, quasi non era arrivato il sì di riposta che lei, al centro delle nostre sedute, si era sfilato il vestito rimanendo completamente nuda per poi tuffarsi ridendo in acqua. I presenti erano tutti sufficientemente scafati per ridere con garbo divertito e non di più, per poi continuare tranquillamente a chiacchierare come nulla fosse. Monica e io ci scambiammo un’occhiata anche noi tra il divertito e il rassegnato; cominciavamo un po’ a capire quanto fosse “estrosa” e capricciosa la nostra amata.
Ma il meglio doveva ancora arrivare. Passati dieci minuti Beatrice venne fuori dalla piscina, tornò tra noi e gridò” grazie, grazie è tutto molto bello; grazie a Monica e Antonio, li amo entrambi alla follia e alla stessa maniera; voglio sposarli ” per poi baciare sulla bocca Monica e sfiorare con la lingua un mio orecchio! Beh, la cosa era talmente eclatante che non poteva essere che presa da tutti come uno scherzo e tutti ridemmo, tutti allo stesso modo apparente, Monica ed io in modo appena diverso dagli altri.
Continuammo la serata piacevolmente e cordialmente, ci divertimmo fino a molto tardi e salutandoci la padrona di casa, donna molto piacevole e sensuale, disse a Beatrice che era stata davvero molto simpatica e che sarebbe dovuta tornare con noi al più presto a trovarli. Anzi che avrebbe organizzato per il sabato successivo , quindi tutti prenotati per l’occasione. Eh no, pensammo all’unisono Monica ed io (più tardi ce lo confermammo) Beatrice ha intrigato anche lei; ok dividercela tra noi, ma poi basta!
Tornando a casa Monica chiese a Beatrice che le fosse prese e lei, candida e innocente e serafica e tranquilla e spudorata, rispose che non aveva detto altro che la verità: ci amava entrambi e voleva stare con noi! Ah, troppa intimità e complicità tra me e il mio amore per non intenderci con uno sguardo: avremmo passato la notte tutti tre insieme e non glielo avremmo neanche chiesto.
A casa ci preparammo per la notte, al momento di andare a letto semplicemente Monica la prese per mano e la portò nella nostra camera. Non servì nessuna parola e con naturalezza ci ritrovammo tutti nudi a condividere lo stesso spazio. Tra me e Monica troppa esperienza per non sapere come gestire una terza persona. L’unica differenza, forte e fondamentale, era che questa volta non c’era un terzo corpo, maschile o femminile o due in uno che fosse, da utilizzare come uno strumento per il nostro piacere, ma una donna per la quale avevamo attrazione fisica ed emotiva.
Beatrice si distese tra noi che eravamo in ginocchio ai suoi fianchi. Finalmente potevo accarezzarla e baciarla, attesi un po’ per pregustare ancora di più il piacere, poi con il dorso della mano, non con la punta delle dita, percorsi tutto il suo corpo dalla punta dei piedi fino alla fronte, quindi le bacia entrambi i seni succhiando leggermente i capezzoli che sentii irrigidirsi tra le mie labbra, le baciai le labbra dolcemente, mi ritrassi e la consegnai a Monica. Era lei a doverne godere per prima.
Fu una notte indimenticabile. La donna della mia vita, il mio amore, avvinghiata nuda, vogliosa, peccaminosa al corpo nudo di una giovane intrusa già parte del nostro sentimento. Fecero l’amore quasi con violenza e ingordigia, ma anche dolcemente; Monica si dedicò a quel corpo con generosità e altruismo. Godette sì, ma soprattutto fece godere. La nostra ninfa, prepotente, altezzosa, dominatrice era soggiogata, appassionatamente succube delle altrui voglie. Era una scena già vista ma questa volta, per la prima volta, al momento dell’orgasmo gli occhi di Monica non avevano cercato i miei per condividere il piacere e ringraziarmi per quel tipo di regalo che le facevo in queste occasioni.
Io assistetti rapito, eccitato ma in grado di non rompere quell’incantesimo; le due donne meritavano quell’intimità reciproca appena contaminata da uno sguardo, il mio, che non era estraneo. La mancanza di estraneità in questa occasione era indispensabile proprio per omaggiare l’unione non solo fisica ma anche di spirito tra le due appassionate amanti. L’estraneità, il mistero e il fascino degli sconosciuti sarebbero tornati più idonei in successive occasioni, quando il peccato della promiscuità anonima avrebbe accresciuto la libidine, l’esibizionismo e la trasgressività che Monica sapevo con certezza avere e che Beatrice prometteva con quasi altrettanta certezza di poter esercitare.
Le due si amarono davvero tanto quella sera, gli orgasmi furono multipli e alla fine si accasciarono esaurite e soddisfatte. Monica, tornata di nuovo in sé, sapeva del mio sforzo per non infrangere il loro incantesimo e che non le avrei chiesto di soddisfare il mio piacere con un amplesso che poteva essere faticoso, ma era provvista anche lei di generosità e dolcemente, delicatamente offrì al mio desiderio la sua bocca ancora odorosa degli intimi sapori di Beatrice; prima mi baciò la bocca permettendomi di assaporare attraverso lei Beatrice, poi scese tra le mie gambe per offrirmi la sua incredibile capacità di soddisfare in questo modo qualsiasi uomo; venni copiosamente senza che lei si ritraesse, alla fine l’ultimo colpo di scena; si chinò su Beatrice, interessata ma passiva spettatrice, per trasferire nella sua bocca il mio di piacere. Fu bellissimo, entrambe deglutirono passandosi poi voluttuosamente la lingua sulle labbra.
Iniziò così un dolcissimo ed eccitantissimo ménage a tre; vivevamo sì quasi isolati da tutto e tutti e non avevamo quindi nessuna intromissione di alcun tipo nelle nostre vite e questo facilitava; era in fondo una vacanza con annessi molto particolari, il difficile sarebbe arrivato dopo, al ritorno alla vita normale.
Monica e io riuscivamo ormai da anni a vivere molto felicemente gestendo anche altri corpi ed altri amplessi, ma un sentimento come quello che cominciava a legarci a Beatrice poteva diventare un vero problema.
La giovane donna invece sembrava vivere il tutto con il massimo della tranquillità, tutto scorreva facilmente. Era passato qualche giorno e gli amplessi si erano ripetuti sempre allo stesso modo, io osservatore che non aveva ancora avuto il corpo di Beatrice, loro che si concedevano rapporti anche in mia assenza; la cosa non mi dava ancora fastidio e sapevo che presto sarebbe arrivato il mio turno, Mi piaceva allungare l’attesa, sarebbe stato più dolce il primo orgasmo nel corpo della giovane donna.
In attesa della nuova serata a casa dei nostri amici, prevista per il sabato successivo, trascorremmo due giornate tranquille, scandite praticamente dagli stessi rituali; le due mie due formidabili compagne si muovevano ormai in coppia, erano fidanzate, compagne, amanti; lasciavo loro tempo e spazio da vivere da sole, si avventurarono in un paio di escursioni tra i boschi, e passeggiate in città, con sosta e pranzo fuori casa; Io me ne stavo tranquillo, aspettando il loro ritorno; vedevo Monica felice e non volevo in alcun modo turbare quel momento.
Avevo superato quella stupida forma di gelosia anche se continuavo ad essere turbatissimo da tutta Beatrice, cervello insondabile e corpo da violare. E pensavo, a riguardo, che, stando attento alla reazione di Monica, l’avrei sottoposta a qualche dura prova che dimostrasse il suo presunto amore per me. Il rapporto con Monica sembrava l’avesse tranquillizzata, ma era solo fuoco che covava sotto la cenere. Era nata per sfidare e provocare.
Un pomeriggio il nostro unico vicino di casa, ultrasessantenne neanche così ben portati, trafficava nel suo giardino. Monica leggeva in soggiorno, Beatrice bighellonava sul prato antistante casa e confinante con quello del vicino. Io l’osservavo dalla soglia. Lei si accorse di essere sorvegliata da me, si avvicinò e mi sibilò tra i denti: “ancora non mi tocchi; quando vorrai sarà troppo tardi” e allontanandosi verso la bassa siepe che divideva i confini delle due case prese a spogliarsi completamente ben conscia che il vicino l’osservava. Stette lì un po’, poi si avvicinò, sempre nuda, alla siepe e prese a parlare con l’anziano uomo.. Dopo poco si avvolse un asciugamano attorno al corpo, uscì dal nostro cancelletto e oltrepassò quello accanto, per sparire poi assieme all’uomo in casa. Me ne stetti lì a far nulla e non volli dire nulla a Monica. Passarono solo pochi minuti e la vidi ricomparire salutando allegramente l’uomo che era rimasto in casa. Avvicinandosi a me si liberò dell’asciugamano, mi passò vicino per entrare e mi baciò voluttuosamente. Non ci giurerei ma la sua bocca sapeva di cazzo. Che diavolo, pensai, ti punirò.
Arrivò il sabato sera; questa volta gli invitati eravamo solo noi tre. Manuela e Alessandro ci accolsero gioiosamente e lei indugiò abbastanza nell’abbracciare Beatrice che nulla fece per sottrarsi a quell’abbraccio voluttuoso, le mani di Manuela che insistevano molto quasi sul suo culetto così intrigante.
Dopo cena arrivò un signore, amico dei padroni di casa, persona di età indefinibile ma già avanti con gli anni, elegante in modo esagerato, dal portamento snob e distaccato, quasi sprezzante nei confronti di tutti, comunque cortese e spiritoso. Era grasso e aveva gli occhi bovini ed equivoci; alle mani due grossi anelli, appariscenti; si appoggiava, senza averne reale necessità ad un bastone che sembrava prezioso quanto quei due gioielli alle sue dita. Mi richiamò subito alla memoria quel sig. Quilty, personaggio sordido e peccaminoso della Lolita di Nabokov. I miei sensi si allertarono e contemporaneamente si insinuò in me un’idea molto ma molto cattiva, poi pensai a Monica e ogni velleità scomparve. Volevo punire Beatrice per quella provocazione con il vicino di casa. Avevo la pretesa che lei accettasse i tempi che io avevo prima che l’inevitabile accadesse tra noi e non doveva ribellarsi, ma non potevo umiliarla facendo male a Monica alla quale mi avvicinai per dirle cosa mi era passato per la testa. Lei, nonostante l’avessi rassicurata, mi guardò truce e ribadii quindi a me stesso che nulla avrei fatto che potesse turbare il mio amore.
Intanto la serata proseguiva tranquilla finché Manuela non chiese a Beatrice se volesse rifare il bagno in piscina. Ahi ahi, non stuzzicare il cane che dorme. La perversa ninfetta le rispose che no, il bagno non le andava ma, se le avesse fatto piacere, avrebbe ballato per tutti noi, ma soprattutto per lei. Ricevette un sonoro sì dai tre, Monica e io ci guardammo prima appena esitanti, poi un lampo di sottile divertimento attraversò i nostri sguardi.
Alessandro chiese che musica preferiva e lei ripose che l’Habanera “Quand Je Vous Aimerai?” della Carmen di Bizet sarebbe stata perfetta. E Habanera fu.
Che diavolo era. Per cominciare dimostrò subito di saper muoversi benissimo, aveva certamente frequentato o frequentava ancora una scuola di danza classica. Era bravissima, la musica coinvolgente, trascinante per diventare poi sensuale in uno con le movenze di lei. Il suo abitino, nuovo di zecca, ma come quello della volta precedente con i bottoni che lo chiudevano totalmente sul davanti, cominciò ad aprirsi prima cominciando dall’alto o poi salendo dal basso. Le mani di Beatrice erano così veloci che non vedevamo come facesse a liberare i bottoni. Però pian piano l’apertura in alto arrivò fino all’ombelico, lasciando scorgere abbondantemente i suoi deliziosi acerbi seni, e quella in basso era quasi all’inguine e sia io che Monica eravamo certi che non indossasse gli slip. L’atmosfera era cristallizzata, incantata, tutti eravamo estasiati da lei. Io riuscivo a essere più attento e osservavo tutti gli altri. Monica sorrideva serena, Alessandro era ammirato ma in modo composto, Manuela era certamente eccitata e quel pseudo sig. Quilty sembrava che da un momento all’altro avrebbe sbavato liberando il suo arnese dai pantaloni per masturbarsi senza ritegno.
In uno con la fine del brano in un amen Beatrice fu completamente nuda e ancora in meno che non si dica era seduta a gambe aperte sulle ginocchia di Monica con la lingua ben dentro la sua bocca in un bacio, più che ricambiato (in quanto a spudoratezza, quando voleva, Monica non era seconda a nessuno), che sembrava non finire mai. Sembrava di essere a teatro perché i tre presero ad applaudire con sincero trasporto e infatti Beatrice si comportò come una navigata teatrante, si alzò e come rivolgendosi ad un numeroso pubblico fece tre inchini, uno ad ognuno dei tre ammirati presenti. Io ne fui escluso. Con passo deciso e sfrontato tornò al centro del prato per recuperare il vestito, lo indossò con raffinata movenza e, in silenzio, andò a sedersi accanto alla sua amata Monica. Uno spettacolo.
Continuammo a chiacchierare amabilmente finché Manuela non propose un gioco di società i cui esiti erano via via la possibilità del vincitore di turno di ordinare pegno allo sconfitto del momento. Monica e io non avevamo mai avuto paura di giochi del genere ma questa volta c’era una scheggia impazzita, Beatrice, e pensammo di dover temere l’imponderabile.
Non sto ad elencarvi come il gioco si sviluppò in un crescendo di proposte ardite ma ancora facilmente gestibili da tutti, finché la vincente Manuela non chiese alla perdente Beatrice di sedersi nuda sulle ginocchia di quel quinto ospite il cui nome non ricordo e che continuerò a chiamare pseudo Quilty . Questi l’avrebbe accarezzata a suo piacimento per due minuti esatti.
Era un gioco e alla fine tutti avrebbero potuto rifiutare il pegno imposto, non sarebbe successo nulla di più che l’ascolto di qualche lamentela. Invece Beatrice scrollò le spalle e fece subito per spogliarsi. Ma, sorpresa, intervenne Monica che disse di voler fare una proposta allo pseudo Quilty: se lui avesse rinunciato a Beatrice lei gli avrebbe concesso di più e, tutta nuda pure lei, lo avrebbe anche fatto godere, ma solo se disposto a farlo sotto gli occhi di tutti. Beatrice protestò subito, io guardai Monica con occhi di rimprovero e lei mi ricambiò furiosa, sembrava volesse dirmi di non intralciare i suoi piani. Alessandro e Manuela erano divertiti come forse mai in vita loro. Beatrice protestò ancora ma Quilty la zittì, voleva Monica che si alzò e in fretta rimase completamente nuda per sedersi subito sulle ginocchia dell’uomo; fu imperiosa e decisa, trafficò sui suoi pantaloni, tirò fuori il suo membro eccitato e duro, si inginocchiò davanti a lui e prese a masturbarlo con studiata lentezza e presa forte per poi accelerare all’improvviso; il fortunato uomo non resistette granché e venne in copiosi getti di sperma. Monica non si scompose, si rialzò, tornò indietro e baciò prima Beatrice, poi me e ci chiese di tornare a casa. Salutammo e andammo via. Appena sul vialetto scoppiammo tutti tre a ridere forte. Prima di entrare in macchina bacia forte e a lungo Monica, poi strinsi a me Beatrice che si abbandonò languida nelle mie braccia mentre con le mani le sbottonavo il vestito per farle sentire sul ventre la forza del mio desiderio.
A casa finalmente Beatrice fu mia e fu nostra. Lei era completamente a nostra disposizione. Le nostre mani e le nostre bocche attraversarono tutto il suo corpo. La mia lingua esplorò a lungo il suo sesso mentre quella di Monica succhiava nella su bocca. Beatrice gemeva di piacere, il corpo scosso da tremiti sempre più forti. Presi la sua mano e, finalmente, la portai a toccare il mio prepotente desiderio, Lei lo strinse delicatamente e lo massaggiò su e giù con la perizia di chi ne avesse maneggiati chissà quanti prima mentre Monica non smetteva un attimo di carezzarla e baciarla e poi fu lei, Monica, a guidarla su di me che intanto mi ero steso in attesa che Beatrice si sedesse su di me. Fu Monica che le cinse i fianchi mentre io penetravo quella figa tanto agognata, una figa stretta e accogliente: guardai Monica che mi sorrise. Non ci misi molto e riuscii a capire così bene i suoi sospiri crescenti e lamenti di piacere che praticamente godemmo insieme e giusto in quel momento Monica si chinò a baciarmi per poi correre alla bocca di Beatrice con voluttà ancora maggiore.
Rimanemmo tutti tre qualche minuto a riprendere fiato, anche se fino ad allora non è che Monica avesse granchè goduto. La ragazzina dominante e prepotente era ai nostri piedi e io dovevo ancora prenderla nella parte più nascosta. Monica capì subito il mio intento e offrì l’apertura delle sue gambe alla terribile ragazzina che si chinò su di lei offrendo a me la vista e la disponibilità del suo culo perfetto. Una visione da paradiso e anche in questo caso chi legge meriterebbe di avere la possibilità di vedere. Le allargai le natiche e la mia lingua esplorò quel piccolo foro che apriva le porte di un paradiso. Beatrice, pur intenta a leccare le delizie di Monica, ebbe un fremito, inarcandosi ancora di più e spingendo verso di me. Proseguii per parecchio tempo, incapace di staccarmi da quella delizia, spostandomi da lì più giù fino alla fica e viceversa. Sentivo che Beatrice stava per godere e Monica, sotto di lei, pure. Allora avvicinai la punta del mio cazzo a quel benedetto buco, lei se ne accorse a trasalì ancora di più, spinsi piano piano, entrai un po’ dentro di lei che si irrigidì, fui paziente e aspettai prima di spingere ancora un po’, lo facevo quando sentivo che lei continuava a baciare Monica , poi a un tratto salì dalla fica alla bocca di lei, allora non resistetti, spinsi forte e tutto il mio cazzo la penetrò. Fu magnifico e lei subito cominciò a corrispondere ai miei movimenti. Eravamo un tutt’uno, tre corpi in uno. Godetti dentro di lei mentre lei soffocò il suo piacere nella bocca della mia donna. Rimanemmo così, uno sull’altra, per un po’, poi io sentii la necessità assoluta di abbracciare Monica senza però allontanare Beatrice. Dormimmo cos
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