Moglie prepotente - terza parte

di
genere
esibizionismo

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Il viaggio da Casablanca a Marrakech fu tranquillo.

Elena era silenziosa e imbronciata e serena nello stesso tempo. Quando i nostri sguardi si incrociavano corrugava la fronte e mi guardava storto, ma appena si rilassava i suoi occhi tornavano sereni e quasi sorridenti.

Quanto successo a Casablanca era stata una forzatura e una prepotenza che lei mai aveva subito, abituata com’era a condurre sempre lei le redini di tutto, soprattutto quando si trattava di sesso.

L’averla costretta a concedersi ad un uomo che non le piaceva affatto era stata per lei un’umiliazione che pensavo non avrebbe sopportato e invece, dopo lo scatto d’ira iniziale, pur essendo scontrosa con me, si era tranquillizzata.

Non sapeva però che il suo modo di fare stava provocando in me ancora più desiderio di rivalsa e avrei trovato il modo di costringerla a fare cose senza che lei potesse scegliere e comandare su di me come per anni aveva fatto.

A Marrakech alloggiammo in un Club Med splendido. Non conoscevamo nessuno e ci unimmo ad un gruppo organizzato per effettuare escursioni, visite e cose simili. Il tempo rimanente lo trascorrevamo ai bordi della piscina del Club, in un parco grandissimo e lussureggiante, tra mille attenzioni del personale, anche molto rivolte al corpo di Elena che si crogiolava al sole con i più minuscoli due pezzi immaginabili.

I primi due giorni trascorsero quasi del tutto silenziosi tra noi, senza il minimo approccio fisico, ma tranquilli e sereni.

Alla terza sera il Club aveva organizzato uno spettacolo di incantatori di serpenti.

Tutti noi ospiti eravamo seduti o in piedi attorno ad una pista al centro della quale l’incantatore, assieme a due aiutanti, aveva liberato non so più quanti serpenti di ogni tipo, tra i quali svettavano cobra riconoscibili e minacciosi nella loro fierezza.

Elena, spaventata, si alzò e si portò dietro l’ultima fila di chi stava in piedi, il più lontano possibile dal centro dello spettacolo. Io la seguii e l’affiancai.

A parte il centro della pista tutta la sala era al buio.

Elena indossava short e una blusa accollata e larga. Mi misi alle sue spalle e le infilai una mano sotto la camicia stringendole il seno nudo. Non reagì minimamente. Rimase fredda e immobile e non sentii reagire il suo capezzolo. Mi guardai attorno nella penombra, cercando qualcuno a cui avvicinarmi per proporgli la condivisione del corpo di mia moglie.

Poco più in là intravidi una sagoma sottile, alta e quasi isolata, alle spalle di tutti. Piano mi avvicinai a lui quasi trascinando Elena. Feci in modo che lei lo urtasse come inavvertitamente, al che lei mi sibilò “Stronzo, che cazzo stai facendo?”. Allora io le sollevai la blusa lasciando il suo seno nudo alla vista dello sconosciuto che, seppure quasi al buio, incrociò il mio sguardo di approvazione e strinse il seno libero nella sua mano, accarezzandolo. Elena sembrò divincolarsi, ma io la tenevo stretta alla cinta con l’altro braccio. Era praticamente prigioniera in una stretta. Ed ecco che sentii il suo capezzolo reagire, si inturgidì, l’aureola si increspò, tutto il suo corpo si ammorbidì. La voglia di sesso che era sempre in lei stava avendo il sopravvento.

Mi guardai attorno, dietro di noi un giovane inserviente aveva notato tutto, gli feci cenno col capo di avvicinarsi ma invece di farlo, come speravo, scappò via che sembrava spaventato. Andò verso un gruppetto di altri inservienti gesticolando. Da quel gruppo si staccò una figura corpulenta e venne verso di noi. Non dissi una parola, lo affiancai a Elena, staccandomi da lei e le presi la mano con forza portandola verso l’inguine del nuovo arrivato. Fece resistenza ma io ero più forte e la costrinsi a poggiarsi tra e gambe del bencapitato che nel frattempo non aveva perso tempo e aveva tirato fuori il suo attrezzo già ben in tiro. Le dita di lei avvolsero il cazzo, lo strinsero con forza e cominciò a segarlo con sempre maggiore velocità. L’altro uomo intanto le si era messo alle spalle poggiando il cazzo contro il suo culo e spingendo a più non posso. MI avvicinai ad Elena sfiorandole la bocca “allora? stai cominciando a capire chi comanda?” lei non rispose e io sapevo che si sarebbe vendicata anche se la situazione non le stava dispiacendo affatto.

Non passarono che pochi secondi e l’inserviente piegò le gambe in un orgasmo che riempì di caldo la mano di Elena.

L’altro uomo si era fermato intanto come in attesa che accadesse qualcos’altro.

Elena mi venne vicino e sibilò “Ora mi scopo chi voglio io e tu fermo e muto”. Eh, non aveva capito niente o forse aveva capito tutto.

“Lo spettacolo non è finito e va avanti come dico io” dissi a mia volta, tenendola stretta a me.

Con un cenno richiamai l’inserviente che aveva goduto della mano di mia moglie. In un francese raffazzonato ma comprensibile ci intendemmo; volevo un posto tranquillo dove trascinare Elena per offrirla in spettacolo a chi volesse assistere.

Presto fatto, l’amico era sveglio e furbo come una volpe; evidentemente era il boss tuttofare tra gli inservienti, quello a cui rivolgersi per ogni tipo di richiesta. Mi disse di aspettare una mezz’ora e avrebbe preparato tutto, teatro e spettatori.

Ormai ero deciso. Elena doveva dare spettacolo come una porno star. La mia era vendetta e anche eccitazione. Avevo il cazzo in tiro come non mai.

Rimanemmo al bar dell’hotel ad aspettare, finchè l’amico non tornò. Lo seguimmo. Dissi ad Elena, mentendo “andiamo a guardare un altro spettacolo lì sarai libera di fare quello che vorrai”.

Entrammo in una saletta che poteva essere un magazzino o un dormitorio, ma occupato solo da una ventina di sedie tutt’attorno, su cui erano sedute persone miste, la maggior parte ospiti vacanzieri e qualche inserviente qui e là. Sula parete una pedana con sopra un largo materasso ricoperto da un candido lenzuolo bianco. La luce era sì soffusa ma sufficiente da consentire una buona visibilità anche a distanza.

In piedi un tipo che sembrava essere francese nell’aspetto e nell’accento introdusse quello che stava per accadere e cioè che una fanciulla presa a caso sarebbe salita sul palco a mostrare a tutti le sue grazie e chi non avesse voluto partecipare era pregata di lasciare la sala.

In effetti, oltre Elena, di donne attraenti ce n’erano non più di due o tre, ma il patto con l’inserviente era chiaro: la protagonista doveva essere mia moglie.

Infatti l’improvvisato presentatore, ben addestrato, indicò proprio Elena. Applausi di tutti, resistenza, finta?, di lei, poi ingresso sul palchetto.

Lei era arrapante solo a stare in piedi con short e blusa sotto la quale spuntavano i suoi capezzoli ben visibili.

Un ragazzo apparve alle sue spalle le si avvicinò e lentamente le sfilò la camicetta. I suoi seni meravigliosi apparvero in tutta la loro bellezza. L’altro continuò con gli short che scesero ai suoi piedi per lasciarla completamente nuda agli occhi di una ventina di persone. Era bellissima.

Rimase fiera in piedi mentre il ragazzo cominciò a carezzarla e baciarla sul collo, infilandole la mano tra le cosce. Lei chiuse gli occhi proprio mentre si materializzò un altro giovanissimo ragazzo, come l’altro scuro, sottile e muscoloso. In due la strinsero come in un sandwich, lei al centro di due maschi arrapati ma lenti, sembravano professionisti del sesso. Si spogliarono in un amen, costrinsero lei ad inginocchiarsi davanti ai loro cazzi ben dritti che si infilarono a vicenda nella sua bocca.

In sala il silenzio era più potente di un’esplosione. L’eros era a mille in tutti e io pregustavo quando l’avrei scopata dopo che tanti avrebbero goduto di lei.

Poi uno dei ragazzi si stese supino sul materasso, Elena si inginocchiò su di lui scomparendo con la faccia tra le sue cosce, mostrando il suo culo proteso in attesa di un cazzo che la penetrasse. E così fu. L’altro le si appoggiò addosso e infilò il cazzo nella fica. Lei stava impazzendo dal piacere. Godeva dei due cazzi che la profanavano, degli sguardi libidinosi dei presenti e anche dell’obbligo che stava subendo.

Il tale che dirigeva lo spettacolo le si avvicinò e disse “ora chiunque vorrà salirà sul palco e ti scoperà come, dove e quanto vorrà”. Lei emise un gemito che avrebbero sentito fin nella hall dell’albergo.

Quel terzetto durò abbastanza poi venne nella sua bocca il primo ragazzo, quindi quasi contemporaneamente godettero ei e l’altro.

I due lasciarono il campo libero, mentre Elena giaceva sul lenzuolo languida e apparentemente stremata.

A questo punto un piccolo colpo di scena. Il francese improvvisato conduttore, senza dire una parola, si calò le brache e mostrò un arnese davvero, davvero notevole. Sembrava quello di un porno attore di professione. Elena lo guardò ad occhi sbarrati, non ne aveva mai preso uno così grosso, sembrava impaurita ma io sapevo che al solo pensiero avrebbe goduto.

Lui la prese per i fianchi e come un fuscello se la portò a cavalcioni, poi con un colpo secco la penetrò. Lei urlò per la sorpresa e per il piacere. E cominciò a cavalcare come una forsennata.

Intanto il primo uomo che l’aveva toccata in sala mi guardò che sembrava disperato. Gli feci un cenno come per rassicurarlo, bastava che salisse sul palco e avrebbe potuto fare quello che voleva. Così fu, ma insieme a lui si mosse un altro ospite, un ciccione francamente sgradevole allo sguardo. Bene, pensai io, alla fine se la sta godendo ma qualcosa di spiacevole deve pur subire.

I due salirono sul palco, non si spogliarono e tirarono fuori solo i loro arnesi. Il primo, quello più piacevole di aspetto, si stese accanto ai due che scopavano e, quasi magicamente, trovarono un’intesa di posizione. Si misero tutti di fianco, il francese continuò a scoparla in fica, l’altro le allargò le natiche, prima la baciò e la penetrò con la lingua e poi entrò con il suo cazzo nel buchetto più intimo. Elena sembrava non saziarsi mai, si muoveva con sincronia perfetta godendo pienamente dei due cazzi dentro di lei.

Il primo uomo, quello che la stava inculando, venne per primo senza un gemito, si accasciò come fosse svenuto. L’altro, il francese, era resistente come l’acciaio, si rimise Elena a cavalcioni e continuò a riempirla questa volta con più lentezza.

Il terzo uomo, il ciccione, si limitò ad avvicinarsi alla faccia di Elena masturbandosi, piano piano prese coraggio e le poggiò il cazzo sulla bocca. Lei manco aprì gli occhi, appena sentì qualcosa sulle labbra spalancò la bocca per inghiottire qualunque cazzo fosse stato.

Il ciccione venne in men che non si dica, Elena sempre cavalcando il maxi dotato ingoiò tutto il seme caldo che le si era riversato in gola, poi si dedicò completamente al suo piacere e, quando l’altro la strinse forte ai fianchi inarcandosi e inarcandola, godette in un orgasmo così potente da farla piangere a singhiozzi. Rimase così un po’, stesa languida, indifesa, nuda, bagnata su quel lenzuolo così candido.

Lo spettacolo era finito, sarebbe stato impossibile andare avanti.

Tutti andarono via. Piano e dolcemente l’aiutai a rivestirsi. Piano e dolcemente la sostenni fino alla camera. Piano e dolcemente la immersi in un bagno caldo e ristoratore.

Al mattino dopo ci risvegliammo molto tardi, eravamo rimasti abbracciati tutta la notte.

Senza parlare ci baciammo dolcemente, poi più appassionatamente e facemmo l’amore come mai l’avevamo fatto.

Fu dolce, tenero, appassionato, appagante. Tutto insieme. Fu fare l’amore con amore.




scritto il
2022-03-18
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