Un gesto di favore
di
Sofia89
genere
esibizionismo
L'altro giorno chiacchieravo con le college di lavoro e una di loro mi disse: "Ti rendi conto che i nostri colleghi uomini ti sbavano dietro? Soprattutto questi maledetti ragazzini che assumono di recente".
"Perché mai dovrebbero?" domandai perplessa.
"Perché sei una bella donna, Sofia" rispose un'altra.
Mi chiamo Sofia e ho trentacinque anni, lavoro in questo grosso ufficio. Non ho un grande seno, le linee però sono al posto giusto, i colleghi ammirano il mio fondoschiena con piacere. Il mio viso è dolce, sottile e ha quell'aria da ragazza sognatrice che eccita tanto i colleghi più giovani.
"Ho sentito che alcuni di loro si stanno organizzando per provarci con te a turno, per vedere chi riesce a conquistarti"
"Che cretini" disse un'altra.
"Sono proprio come le scimmie"
"Esatto".
Il loro teatrino proseguì per un po', fino a quando una di loro disse: "Anche il vecchio custode è stato coinvolto scherzosamente nella scommessa: ero lì mentre parlavano, si sono giocati molti soldi sti deficenti"
"Anche il custode lo ha fatto?"
"No. Come al solito lo sfottono dicendo che è vecchio e brutto e che dunque non vincerebbe a prescindere".
Non posso nascondere che ho sempre amato i complimenti e che non mi sono mai posta limiti nei rapporti, anche occasionali. Sentire queste parole mi hanno stimolata a voler accogliere quella sfida idiota ma ho pensato che lo avrei fatto a modo mio: "Lasciate perdere queste voci, nessuno di loro riuscirà a fare niente" misi a tacere le altre ma dentro di me stavo già covando un piacevole e drammatico scherzo per gli organizzatori di questa cosa.
Parlai con ognuno di loro tre separatamente e li invitai a raggiungermi, alla fine del turno, nella sala delle riunioni. Diedi lo stesso appuntamento a tutti e tre ma prima che il turno finisse andai dal custode e gli chiesi di accompagnarmi in sala riunioni, al piano di sopra ormai chiuso, perché avevo dimenticato una cosa: "Signora: anche se lei è una delle responsabili, sa bene che ormai ho chiuso il piano"
"Si fidi di me, sarò veloce".
Lui storse il naso ma annuì. Gli altri tre mi videro salire le scale con lui e pensarono che avessi trovato un modo per liberare la via ma avevo detto loro di attendere cinque minuti prima di salire. La sala riunioni ha un'altra piccola saletta che la si può vedere dal vetro a specchio della parete ma, dal suo interno, non si vede nulla. E' una piccola stanza utilizzata per i colloqui. Entrai proprio lì e il custode mi disse: "C'è solo un tavolo e una sedia, cos'ha dimenticato lì dentro?"
"Provo a cercare, mi aiuti".
Era confuso, entrò nella stanza e gli indicai di chiudere la porta. Lui lo fece e io mi piegai sotto al tavolo lasciando che la gonna si sollevò leggermente e mostrasse il mio intimo ben stretto, una brasiliana che risaltava le mie altisonanti curve. Non vidi cosa fece il custode ma percepii la sua frustrazione quando disse: "Signorina... Guardi bene sotto al tavolo".
Bingo: "Si, mi piego meglio" risposi con voce suadente.
La porta era chiusa, i tre erano sicuramente arrivati e non avrebbero immaginato dello spettacolo al quale avrebbero assistito, fino a quando l'uomo non resistette e si avvicino dietro di me, appoggiando l'enorme membro che si era risvegliato dopo chissà quanto tempo. Lo fece come se non lo avesse fatto apposta, sentii la forma incastrarsi tra le mie gambe da dentro il jeans: "Signor Marco?" domandai con voce provocante.
"Signorina... Mi scusi, io..." ma in quel momento compii un movimento del bacino strofinando il suo pene duro e rigido tra le mie cosce.
Lui non ci vide, si sbottonò il jeans e lo calò improvvisamente insieme alle mutande, mi afferrò dai fianchi e quando vide che non opposi resistenza sollevò la gonna, afferrò le mie mutandine e le strappò via. Appoggiò la cappella dura e arrossata all'entrata, la spinse leggermente e io mi allargai appena per permettergli di entrare ma non mi sarei mai aspettata un pene di quella dimensione, non da lui: "Oddio..." esclamai a bassa voce.
Troppo tardi. Entrò con una botta secca e gemetti, poi mi strinse dai fianchi e prese a pompare come se non avesse un domani. Io mi sdraiai per metà sul tavolo che si spostava in avanti ad ogni colpo, fino a che non raggiunse la vicina parete: "Ahhh... Ahhh!" urlavo di piacere e allargavo le gambe.
Lui respirava forte ma il suo vigore mi stava devastando, era tutto inaspettato, pensavo ad una cosa rapida e insensibile: "Puttana!" disse mollandomi una cinquina sulla coscia.
Io mi volsi a guardarlo e lui mi afferrò dalla coda, la sciolse e mi fece inarcare in alto. proseguì con colpi violenti, duri e profondi per un po', poi si staccò e si mise a sedere sulla sedia e io, sconvolta, mi denudai completamente e presi a succhiarglielo con voracità: "Brava puttana, succhialo!" disse afferrandomi per la testa.
Era una furia, dieci minuti di pompino e mi adagiai su di lui, spalancando le gambe e iniziando a cavalcarlo. Lui mi afferrò ancora dai fianchi mentre con la lingua violentava i miei seni tesi come la corda di un arco: "E' un sogno!" esclamò insaziabile.
"Aaaaahhh! Aaaahhhhh!!!" un mio orgasmo, violento.
Mi piegai in avanti su di lui che, colto da un momento, mi fece alzare e mi sollevò di peso - non so con quale forza - e mi adagiò sul tavolo. Allargò le gambe e ci infilò la lingua per leccare i miei umori. Fu incredibile, una roba pazzesca e avvinghiai le cosce attorno alla sua testa come una scolaretta che lo fa la prima volta. Dopo essere venuta ancora grazie alla lingua di quel maiale, lo guidai a sdraiarsi per terra e decisi di ricambiare il massimo piacere: mi misi a cavalcioni su di lui che non poté fare altro che reggermi dai fianchi mentre mi muovevo con foga avanti e indietro, premendo il mio corpo contro il suo. Il mio sguardo lo faceva godere di più del mio stesso corpo: "Sto per venire!" disse lui, come a farmi capire di voler uscire.
Io aumentai il ritmo, il suono del mio corpo che sbatteva al suo divenne un tamburo battente, presi ad urlare con forza: "Aaaaahh!!" urlò anche lui prima di afferrarmi tanto da lasciare i segni delle mani sui fianchi ed esplodere dentro di me.
Sentii lo schizzo invadermi, caldo e viscido. Lui diede due botte secche, condizionato dal momento, poi si accasciò fissando il soffitto. Io rimasi immobile qualche minuto, poi mi alzai e mi abbassai sul suo pene flaccido e ricoperto dei miei e dei suoi umori. Lo ripulii tutto, un lavoro sopraffino. Mi rivestii, lui rimase li per terra. Andai alla porta: "A domani, grazie".
Quando aprii ed entrai nell'altra stanza vidi gli altri tre con il membro in mano, erano venuti tutti. Li fissai con aria di sfida: "Raccogliete i soldi e lasciateglieli in busta chiusa e anonima nella cassetta della posta. Buona serata".
Me ne andai così, lasciando i tre sognatori ai loro sogni e la loro fame a perire mentre io, sazia come il custode, me ne tornai a casa da mio marito.
"Perché mai dovrebbero?" domandai perplessa.
"Perché sei una bella donna, Sofia" rispose un'altra.
Mi chiamo Sofia e ho trentacinque anni, lavoro in questo grosso ufficio. Non ho un grande seno, le linee però sono al posto giusto, i colleghi ammirano il mio fondoschiena con piacere. Il mio viso è dolce, sottile e ha quell'aria da ragazza sognatrice che eccita tanto i colleghi più giovani.
"Ho sentito che alcuni di loro si stanno organizzando per provarci con te a turno, per vedere chi riesce a conquistarti"
"Che cretini" disse un'altra.
"Sono proprio come le scimmie"
"Esatto".
Il loro teatrino proseguì per un po', fino a quando una di loro disse: "Anche il vecchio custode è stato coinvolto scherzosamente nella scommessa: ero lì mentre parlavano, si sono giocati molti soldi sti deficenti"
"Anche il custode lo ha fatto?"
"No. Come al solito lo sfottono dicendo che è vecchio e brutto e che dunque non vincerebbe a prescindere".
Non posso nascondere che ho sempre amato i complimenti e che non mi sono mai posta limiti nei rapporti, anche occasionali. Sentire queste parole mi hanno stimolata a voler accogliere quella sfida idiota ma ho pensato che lo avrei fatto a modo mio: "Lasciate perdere queste voci, nessuno di loro riuscirà a fare niente" misi a tacere le altre ma dentro di me stavo già covando un piacevole e drammatico scherzo per gli organizzatori di questa cosa.
Parlai con ognuno di loro tre separatamente e li invitai a raggiungermi, alla fine del turno, nella sala delle riunioni. Diedi lo stesso appuntamento a tutti e tre ma prima che il turno finisse andai dal custode e gli chiesi di accompagnarmi in sala riunioni, al piano di sopra ormai chiuso, perché avevo dimenticato una cosa: "Signora: anche se lei è una delle responsabili, sa bene che ormai ho chiuso il piano"
"Si fidi di me, sarò veloce".
Lui storse il naso ma annuì. Gli altri tre mi videro salire le scale con lui e pensarono che avessi trovato un modo per liberare la via ma avevo detto loro di attendere cinque minuti prima di salire. La sala riunioni ha un'altra piccola saletta che la si può vedere dal vetro a specchio della parete ma, dal suo interno, non si vede nulla. E' una piccola stanza utilizzata per i colloqui. Entrai proprio lì e il custode mi disse: "C'è solo un tavolo e una sedia, cos'ha dimenticato lì dentro?"
"Provo a cercare, mi aiuti".
Era confuso, entrò nella stanza e gli indicai di chiudere la porta. Lui lo fece e io mi piegai sotto al tavolo lasciando che la gonna si sollevò leggermente e mostrasse il mio intimo ben stretto, una brasiliana che risaltava le mie altisonanti curve. Non vidi cosa fece il custode ma percepii la sua frustrazione quando disse: "Signorina... Guardi bene sotto al tavolo".
Bingo: "Si, mi piego meglio" risposi con voce suadente.
La porta era chiusa, i tre erano sicuramente arrivati e non avrebbero immaginato dello spettacolo al quale avrebbero assistito, fino a quando l'uomo non resistette e si avvicino dietro di me, appoggiando l'enorme membro che si era risvegliato dopo chissà quanto tempo. Lo fece come se non lo avesse fatto apposta, sentii la forma incastrarsi tra le mie gambe da dentro il jeans: "Signor Marco?" domandai con voce provocante.
"Signorina... Mi scusi, io..." ma in quel momento compii un movimento del bacino strofinando il suo pene duro e rigido tra le mie cosce.
Lui non ci vide, si sbottonò il jeans e lo calò improvvisamente insieme alle mutande, mi afferrò dai fianchi e quando vide che non opposi resistenza sollevò la gonna, afferrò le mie mutandine e le strappò via. Appoggiò la cappella dura e arrossata all'entrata, la spinse leggermente e io mi allargai appena per permettergli di entrare ma non mi sarei mai aspettata un pene di quella dimensione, non da lui: "Oddio..." esclamai a bassa voce.
Troppo tardi. Entrò con una botta secca e gemetti, poi mi strinse dai fianchi e prese a pompare come se non avesse un domani. Io mi sdraiai per metà sul tavolo che si spostava in avanti ad ogni colpo, fino a che non raggiunse la vicina parete: "Ahhh... Ahhh!" urlavo di piacere e allargavo le gambe.
Lui respirava forte ma il suo vigore mi stava devastando, era tutto inaspettato, pensavo ad una cosa rapida e insensibile: "Puttana!" disse mollandomi una cinquina sulla coscia.
Io mi volsi a guardarlo e lui mi afferrò dalla coda, la sciolse e mi fece inarcare in alto. proseguì con colpi violenti, duri e profondi per un po', poi si staccò e si mise a sedere sulla sedia e io, sconvolta, mi denudai completamente e presi a succhiarglielo con voracità: "Brava puttana, succhialo!" disse afferrandomi per la testa.
Era una furia, dieci minuti di pompino e mi adagiai su di lui, spalancando le gambe e iniziando a cavalcarlo. Lui mi afferrò ancora dai fianchi mentre con la lingua violentava i miei seni tesi come la corda di un arco: "E' un sogno!" esclamò insaziabile.
"Aaaaahhh! Aaaahhhhh!!!" un mio orgasmo, violento.
Mi piegai in avanti su di lui che, colto da un momento, mi fece alzare e mi sollevò di peso - non so con quale forza - e mi adagiò sul tavolo. Allargò le gambe e ci infilò la lingua per leccare i miei umori. Fu incredibile, una roba pazzesca e avvinghiai le cosce attorno alla sua testa come una scolaretta che lo fa la prima volta. Dopo essere venuta ancora grazie alla lingua di quel maiale, lo guidai a sdraiarsi per terra e decisi di ricambiare il massimo piacere: mi misi a cavalcioni su di lui che non poté fare altro che reggermi dai fianchi mentre mi muovevo con foga avanti e indietro, premendo il mio corpo contro il suo. Il mio sguardo lo faceva godere di più del mio stesso corpo: "Sto per venire!" disse lui, come a farmi capire di voler uscire.
Io aumentai il ritmo, il suono del mio corpo che sbatteva al suo divenne un tamburo battente, presi ad urlare con forza: "Aaaaahh!!" urlò anche lui prima di afferrarmi tanto da lasciare i segni delle mani sui fianchi ed esplodere dentro di me.
Sentii lo schizzo invadermi, caldo e viscido. Lui diede due botte secche, condizionato dal momento, poi si accasciò fissando il soffitto. Io rimasi immobile qualche minuto, poi mi alzai e mi abbassai sul suo pene flaccido e ricoperto dei miei e dei suoi umori. Lo ripulii tutto, un lavoro sopraffino. Mi rivestii, lui rimase li per terra. Andai alla porta: "A domani, grazie".
Quando aprii ed entrai nell'altra stanza vidi gli altri tre con il membro in mano, erano venuti tutti. Li fissai con aria di sfida: "Raccogliete i soldi e lasciateglieli in busta chiusa e anonima nella cassetta della posta. Buona serata".
Me ne andai così, lasciando i tre sognatori ai loro sogni e la loro fame a perire mentre io, sazia come il custode, me ne tornai a casa da mio marito.
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commenti dei lettori al racconto erotico