Progressi
di
QuiFlaminia
genere
etero
Il mio attuale compagno, Matteo, è un tipo timido, che in campo sessuale non ha mai sperimentato troppo, perciò il mio obiettivo negli ultimi mesi è stato cercare di spingerlo piano piano fuori dalla sua zona di comfort, anche per ricavarne io stessa un po' di piacere in più e non rischiare di annoiarmi subito con del sesso stanco. Ho una libido bella alta, probabilmente più della sua, e ho bisogno anche di un pizzico di pepe per godermi il rapporto. Niente di estremo, ma almeno a letto, anzi, soltanto a letto, mi piace sentirmi posseduta, dominata, non mi interessa che mi si tratti con gentilezza: se devi scoparmi devi farlo per bene e forte, tanto la linea tra dolore e piacere per me è così sottile che quasi non esiste. Con lui ho capito di dover procedere per gradi: un capezzolo stretto con forza, un dito in bocca, leccato e succhiato diligentemente, una mano sul collo, la testa premuta sul cuscino. Poi le mani legate e, con mia sorpresa, una benda sugli occhi. E poi ha cominciato a prenderci gusto. Schiaffi sul seno, sul culo, piccoli morsi, e finalmente lo sento parlare, lo sento dire che gli piace sentirmi così bagnata e vedermi così affamata di cazzo mentre spingo con il bacino verso di lui per prenderlo a fondo. Finalmente io posso sperare di avere un orgasmo e lui sa che potrebbe farmi di tutto mentre scopiamo senza incontrare alcuna resistenza da parte mia. Gli basterebbe ordinare e io obbedirei. Avere questo potere inizia davvero a piacergli, quindi ultimamente si è fatto più sfacciato e intraprendente e ha smesso di chiedere. A me piace stuzzicarlo, mi piace farlo eccitare nei momenti meno opportuni, toccarlo un po' e poi lasciarlo lì a cuocere nel suo brodo, fare un po' la cagnetta. E tutto ciò, qualche giorno fa, ha portato i suoi frutti. Eravamo d'accordo con una coppia di amici che ci saremmo incontrati nel parcheggio di un bar per andare insieme, con una sola auto, a cena con gli altri della nostra compagnia abituale. Siamo arrivati con un po' di anticipo rispetto all'orario stabilito e Matteo nell'attesa era al telefono. Io ho poca pazienza, e lui se ne stava lì seduto tutto concentrato con i muscoli delle braccia bene in vista, i suoi riccioli neri ancora un po' bagnati, le labbra piene. Non potevo non sfruttare l'occasione; ho allungato un braccio sulla sua gamba, ho iniziato un po' ad accarezzargli il ginocchio, poi lentamente ho fatto salire la mano e l'ho sentito irrigidirsi. - Flaminia -, mi ha ripresa. Ma io ero annoiata. Mi sono avvicinata a lui e ho cominciato a mordicchiargli un lobo, a baciargli il collo languidamente e a sussurrargli: - dobbiamo proprio andarci a cena? Ci sarebbero tante cose più interessanti da fare. Pensa, potremmo essere sul divano di casa adesso, a mangiare le patatine davanti a un film e a goderci l'aria condizionata. Oppure tu potresti stare sul divano e io potrei essere in ginocchio tra le tue gambe a godermi il sapore del tuo cazzo. Sì, potrei passarmelo lentamente sulle labbra, sulle guance, baciarne dolcemente la punta, leccarlo appena senza toccarlo. Potrei scendere con la lingua per tutta la lunghezza fino alle palle, baciarle e succhiarle, lo so che ti piace, e che ti piace ancora di più se ti solletico anche un po' con le dita lì sotto. Passerei la lingua tutt'intorno alla punta, lo bacerei in continuazione senza prenderlo finché non mi implori di succhiarlo o mi costringi a farlo. Mi immagino già la tua mano che mi spinge la testa per farlo entrare a fondo e il guizzo del tuo cazzo nella mia bocca appena prima che tu venga. Sai che ingoierei tutto senza lasciare andare sprecata nemmeno una goccia. Non ti andrebbe di venirmi in bocca invece di essere qui a sudare nel parcheggio di un bar?-
Mi stavo divertendo a farlo eccitare (e anche io al pensiero di fargli un pompino ero diventata un lago) ma, e c'era da aspettarselo, il mio giochino è stato presto interrotto dall'arrivo dei nostri amici. Matteo mi è sembrato contemporaneamente sollevato e infastidito dall'interruzione, ma non ha detto una parola. Ha cercato di darsi una sistemata alla meglio, ha salutato i nostri amici tranquillamente e poi ha passato tutta la cena a ignorarmi il più possibile. Io invece, vittima della mia stessa trappola, la cena l'ho passata con il pensiero fisso sullo scopare. Non vedevo l'ora di essere a casa. Matteo non ha fiatato per tutto il viaggio di ritorno, fortunatamente breve. Ero sicura che mi avrebbe scopata una volta a casa, ma non sapevo esattamente cosa aspettarmi. Di sicuro non mi aspettavo di essere piegata a novanta direttamente sul tavolo della cucina appena messo piede in casa. Matteo non mi aveva mai scopata in un posto che non fosse il letto della nostra camera o quello di una stanza d'albergo. E invece, appena siamo entrati, ha iniziato a baciarmi frettolosamente, prima sulle labbra e poi sul collo, mentre mi spingeva verso la cucina e cercava allo stesso tempo di spogliarmi. Mi ha tolto maglietta e reggiseno e in pochi minuti mi sono ritrovata con il seno nudo e una guancia schiacciati contro il piano di vetro del tavolo. Mi ha alzato la gonna lunga sulla schiena e ho sentito le sue dita andare a sincerarsi della mia condizione. -Cazzo, sei fradicia-. Lo ero da ore.
-Cazzo, Fla, te ne sei passata stasera-.
-Volevo solo giocare un po'. Cosa vuoi fare, punirmi per questo?-
Ho sentito la sua mano indugiare su una natica ancora in parte coperta dalle mutande mentre le mie parole lo raggiungevano. Era l'incentivo giusto.
-Puniscimi, avanti. Fammela pagare o scopami subito, altrimenti impazzisco-.
-Togli la gonna, ma rimani giù e apri le gambe-.
Ho fatto scivolare maldestramente per la fretta la gonna a terra, poi mi sono offerta a Matteo senza imbarazzo. Lui mi ha abbassato appena le mutande, senza però togliermele. Le sue mani hanno accarezzato per un po' le mie natiche e l'interno coscia, mentre io non riuscivo a stare completamente ferma perché speravo che le sue dita si spostassero un po' più al centro e bramavo un contatto diverso. Mi si è avvicinato di più, ha passato il suo cazzo piano piano sul mio culo, poi sulle labbra lì sotto, poi di nuovo sulle natiche e lo sentivo appiccicoso per i miei liquidi. Sentirlo lì, appena a una spinta dall'averlo dentro, mi faceva impazzire. Mi muovevo in continuazione cercando di mantenere il contatto, ma Matteo aveva deciso di ricambiarmi lo scherzetto di qualche ora prima. Ero talmente presa dal pensiero di farmi scopare, che nemmeno mi ero accorta che si era spogliato completamente anche lui. Eppure non aveva fretta, voleva giustamente divertirsi anche lui, e sapeva che per farmi eccitare fino alla disperazione, per portarmi al limite, bastava un po' di dolore. Così sono cominciate le sculacciate. Matteo alternava colpi e passate di cazzo. I colpi non erano troppo forti, perciò avevano il solo effetto di peggiorare la mia situazione eccitazione. Mi sentivo colare in mezzo alle gambe, e mi era successo poche volte in precedenza. -Se vuoi punirmi davvero devi colpirmi più forte-, gli ho detto, ansimando. Per tutta risposta, Matteo ha smesso completamente di colpirmi ed è arretrato. -Stai ferma lì-, mi ha intimato, poi l'ho sentito allontanarsi. Me ne sono stata buona piegata sul tavolo, freddo a contrasto con il mio corpo che scottava per l'eccitazione. Quando Matteo è tornato, un minuto dopo, ho sentito una lunga striscia di pelle solleticarmi le natiche. Aveva preso una cintura, ma potevo sentire stavolta che era titubante, che aveva paura di esagerare. Per tranquillizzarlo ho aperto ancora di più le gambe, ho allungato le braccia davanti alla testa, incrociandole, e gli ho detto, avanti, cosa stai aspettando? Mi vuoi punire o no? Le cinghiate sono state più dolorose, ma più volte mi ero bagnata all'idea di essere colpita, e sapere che era Matteo che mi stava colpendo, quello stesso Matteo che fino a qualche mese prima aveva faticato a chiedermi di mettermi a pecorina, mi stava fottendo già la testa. Quando si è stancato (presto, troppo presto) di colpirmi, Matteo mi ha presa per i capelli, mi ha tirata su dal tavolo e mi ha spinto in ginocchio di fronte a lui. -Vediamo se erano solo chiacchiere le tue-, mi ha detto. E io non aspettavo altro. A volte l'odore mi dà un po' fastidio, ma per il resto io adoro succhiargli il cazzo. Mi piace prendermi il mio tempo, baciarlo e leccarlo a lungo prima di prenderlo in bocca, mi piace sapere che con poco potrei portarlo all'orgasmo, mi piace alzare gli occhi mentre sono in ginocchio e vedere l'ombra del piacere sul suo viso, e le sue labbra dischiuse. Non è rumoroso, ma ho imparato a riconoscere i cambiamenti di ritmo nel suo respiro, e ormai so quando è abbastanza vicino a venire e vuole che glielo succhi più velocemente. Di solito si gode in pace il suo pompino e lascia che sia io a condurre il gioco, ma quella sera non aveva intenzione di concedermi altro potere su di lui. Non ha aspettato nemmeno che aprissi la bocca, mi ha separato direttamente le labbra con il cazzo, me l'ha infilato di forza e ha cominciato a scoparmi a ritmo sostenuto. Avevo le lacrime agli occhi, faticavo a trattenere i conati e sentivo la saliva sporcarmi dal mento in giù, ma più mi spingeva la testa più mi eccitava. Ogni tanto tirava fuori il cazzo per passarmelo sulle labbra e sulle guance, impiastricciandomi il viso, ma poi giù di nuovo a scoparmi la bocca come mai aveva fatto prima. Io avevo portato le mani dietro alla schiena, e non l'avevo più toccato, anche se avrei voluto sentire la sua pelle sotto le dita e aggrapparmi a lui. Pensavo a quel punto che mi sarebbe venuto in bocca e che la mia reale punizione sarebbe stata dovermi rimediare dopo un orgasmo da sola, senza essere nemmeno scopata, ma evidentemente gli faceva gola avermi così in balia delle sue voglie. Così mi ha ripresa per i capelli, mi ha fatta alzare e girare di nuovo e io ne ho approfittato per calciare via definitivamente le mutande. -Piegati, tieniti al tavolo e pregami di scoparti-, mi ha ordinato. Ho obbedito. È entrato senza nemmeno concedermi prima un dito. Ha iniziato subito a scoparmi in profondità e mentre spingeva non risparmiava schiaffi al mio seno, strizzate ai capezzoli, sculacciate. Mi fa impazzire quando mi stringe le mani intorno alla gola, quindi ho cercato di offrirgli il collo. Prima o poi riuscirò a farmi mettere al guinzaglio. Con il respiro bloccato dalla sua mano e con il cazzo ben piantato dentro, sentivo che mi sarebbe bastato essere toccata un secondo per raggiungere l'orgasmo, ma Matteo non sembrava avere nessuna intenzione di dedicarmi nemmeno un tocco leggero. E io non volevo toccarmi senza il suo permesso. Anzi, non volevo proprio essere io a dovermi toccare, volevo venire sulle sue mani. Ma mentre affondava dentro di me, Matteo stava maturando altri pensieri. Ha iniziato a uscire e rientrare gustandosi la scena di me che mi spingevo verso il suo cazzo per essere di nuovo riempita al più presto. Faceva entrare la punta, poi mi stuzzicava rimanendo lì a godersi i miei tentativi di fottermi da sola e di girare la testa per avere, ogni tanto, anche un bacio, per quanto sporco. Continuava a tirarmi i capelli mentre mi scopava con forza, lodandomi per come prendevo bene il suo cazzo, per come lo prendevo tutto fino in fondo. Io sentivo il mio orgasmo avvicinarsi, ma avevo bisogno che lui mi toccasse, perciò alla fine mi sono decisa a implorarlo di farmi venire, di non punirmi troppo severamente. Ho avuto uno degli orgasmi più intensi mai provati finora. Appena ha avvertito il mio corpo rilassarsi dopo la tensione dell'orgasmo, Matteo è uscito e mi ha nuovamente costretta in ginocchio. Pensavo volesse venire con un altro pompino, ma ha iniziato a segarsi e a quel punto, seppur ancora intontita e domata dall'orgasmo e da Matteo, mi sono illuminata: stavamo per sbloccare un'altra cosa che speravo da tempo di provare con lui. Chiudi gli occhi, mi ha detto. Ho alzato un po' il viso, chiuso gli occhi come comandato e aperto la bocca appena prima che il primo schizzo di sperma mi colpisse. Si è svuotato completamente sul mio viso, si è divertito a passarmi ancora il cazzo sulle guance, distribuendo lo sperma ovunque, e poi mi ha concesso di ripulirglielo leccandolo. Mi sentivo sua e nella pace più totale. Lo guardavo dal basso, vedevo la sua espressione appagata e non volevo rialzarmi, ma solo imprimermi quella vista nella mente. Quando l'eccitazione è scesa per entrambi, gli ho proposto di fare la doccia insieme, senza minimamente accennare a quello che avevamo appena fatto. Vedevo che erano tornati in lui un po' di imbarazzo e di timore, ma che si stava anche rendendo conto di come mi aveva scopata, di quanto gli fosse piaciuto, e di quanto fosse piaciuto a me. E il post-sesso, con le sue coccole e le sue premure, sembrava ancora più dolce e tenero del solito. Scopata per bene e poi cullata dolcemente nel sonno: non potevo chiedere di meglio. Adesso sono solo curiosa di vedere cosa riuscirò a fargli fare in seguito.
Mi stavo divertendo a farlo eccitare (e anche io al pensiero di fargli un pompino ero diventata un lago) ma, e c'era da aspettarselo, il mio giochino è stato presto interrotto dall'arrivo dei nostri amici. Matteo mi è sembrato contemporaneamente sollevato e infastidito dall'interruzione, ma non ha detto una parola. Ha cercato di darsi una sistemata alla meglio, ha salutato i nostri amici tranquillamente e poi ha passato tutta la cena a ignorarmi il più possibile. Io invece, vittima della mia stessa trappola, la cena l'ho passata con il pensiero fisso sullo scopare. Non vedevo l'ora di essere a casa. Matteo non ha fiatato per tutto il viaggio di ritorno, fortunatamente breve. Ero sicura che mi avrebbe scopata una volta a casa, ma non sapevo esattamente cosa aspettarmi. Di sicuro non mi aspettavo di essere piegata a novanta direttamente sul tavolo della cucina appena messo piede in casa. Matteo non mi aveva mai scopata in un posto che non fosse il letto della nostra camera o quello di una stanza d'albergo. E invece, appena siamo entrati, ha iniziato a baciarmi frettolosamente, prima sulle labbra e poi sul collo, mentre mi spingeva verso la cucina e cercava allo stesso tempo di spogliarmi. Mi ha tolto maglietta e reggiseno e in pochi minuti mi sono ritrovata con il seno nudo e una guancia schiacciati contro il piano di vetro del tavolo. Mi ha alzato la gonna lunga sulla schiena e ho sentito le sue dita andare a sincerarsi della mia condizione. -Cazzo, sei fradicia-. Lo ero da ore.
-Cazzo, Fla, te ne sei passata stasera-.
-Volevo solo giocare un po'. Cosa vuoi fare, punirmi per questo?-
Ho sentito la sua mano indugiare su una natica ancora in parte coperta dalle mutande mentre le mie parole lo raggiungevano. Era l'incentivo giusto.
-Puniscimi, avanti. Fammela pagare o scopami subito, altrimenti impazzisco-.
-Togli la gonna, ma rimani giù e apri le gambe-.
Ho fatto scivolare maldestramente per la fretta la gonna a terra, poi mi sono offerta a Matteo senza imbarazzo. Lui mi ha abbassato appena le mutande, senza però togliermele. Le sue mani hanno accarezzato per un po' le mie natiche e l'interno coscia, mentre io non riuscivo a stare completamente ferma perché speravo che le sue dita si spostassero un po' più al centro e bramavo un contatto diverso. Mi si è avvicinato di più, ha passato il suo cazzo piano piano sul mio culo, poi sulle labbra lì sotto, poi di nuovo sulle natiche e lo sentivo appiccicoso per i miei liquidi. Sentirlo lì, appena a una spinta dall'averlo dentro, mi faceva impazzire. Mi muovevo in continuazione cercando di mantenere il contatto, ma Matteo aveva deciso di ricambiarmi lo scherzetto di qualche ora prima. Ero talmente presa dal pensiero di farmi scopare, che nemmeno mi ero accorta che si era spogliato completamente anche lui. Eppure non aveva fretta, voleva giustamente divertirsi anche lui, e sapeva che per farmi eccitare fino alla disperazione, per portarmi al limite, bastava un po' di dolore. Così sono cominciate le sculacciate. Matteo alternava colpi e passate di cazzo. I colpi non erano troppo forti, perciò avevano il solo effetto di peggiorare la mia situazione eccitazione. Mi sentivo colare in mezzo alle gambe, e mi era successo poche volte in precedenza. -Se vuoi punirmi davvero devi colpirmi più forte-, gli ho detto, ansimando. Per tutta risposta, Matteo ha smesso completamente di colpirmi ed è arretrato. -Stai ferma lì-, mi ha intimato, poi l'ho sentito allontanarsi. Me ne sono stata buona piegata sul tavolo, freddo a contrasto con il mio corpo che scottava per l'eccitazione. Quando Matteo è tornato, un minuto dopo, ho sentito una lunga striscia di pelle solleticarmi le natiche. Aveva preso una cintura, ma potevo sentire stavolta che era titubante, che aveva paura di esagerare. Per tranquillizzarlo ho aperto ancora di più le gambe, ho allungato le braccia davanti alla testa, incrociandole, e gli ho detto, avanti, cosa stai aspettando? Mi vuoi punire o no? Le cinghiate sono state più dolorose, ma più volte mi ero bagnata all'idea di essere colpita, e sapere che era Matteo che mi stava colpendo, quello stesso Matteo che fino a qualche mese prima aveva faticato a chiedermi di mettermi a pecorina, mi stava fottendo già la testa. Quando si è stancato (presto, troppo presto) di colpirmi, Matteo mi ha presa per i capelli, mi ha tirata su dal tavolo e mi ha spinto in ginocchio di fronte a lui. -Vediamo se erano solo chiacchiere le tue-, mi ha detto. E io non aspettavo altro. A volte l'odore mi dà un po' fastidio, ma per il resto io adoro succhiargli il cazzo. Mi piace prendermi il mio tempo, baciarlo e leccarlo a lungo prima di prenderlo in bocca, mi piace sapere che con poco potrei portarlo all'orgasmo, mi piace alzare gli occhi mentre sono in ginocchio e vedere l'ombra del piacere sul suo viso, e le sue labbra dischiuse. Non è rumoroso, ma ho imparato a riconoscere i cambiamenti di ritmo nel suo respiro, e ormai so quando è abbastanza vicino a venire e vuole che glielo succhi più velocemente. Di solito si gode in pace il suo pompino e lascia che sia io a condurre il gioco, ma quella sera non aveva intenzione di concedermi altro potere su di lui. Non ha aspettato nemmeno che aprissi la bocca, mi ha separato direttamente le labbra con il cazzo, me l'ha infilato di forza e ha cominciato a scoparmi a ritmo sostenuto. Avevo le lacrime agli occhi, faticavo a trattenere i conati e sentivo la saliva sporcarmi dal mento in giù, ma più mi spingeva la testa più mi eccitava. Ogni tanto tirava fuori il cazzo per passarmelo sulle labbra e sulle guance, impiastricciandomi il viso, ma poi giù di nuovo a scoparmi la bocca come mai aveva fatto prima. Io avevo portato le mani dietro alla schiena, e non l'avevo più toccato, anche se avrei voluto sentire la sua pelle sotto le dita e aggrapparmi a lui. Pensavo a quel punto che mi sarebbe venuto in bocca e che la mia reale punizione sarebbe stata dovermi rimediare dopo un orgasmo da sola, senza essere nemmeno scopata, ma evidentemente gli faceva gola avermi così in balia delle sue voglie. Così mi ha ripresa per i capelli, mi ha fatta alzare e girare di nuovo e io ne ho approfittato per calciare via definitivamente le mutande. -Piegati, tieniti al tavolo e pregami di scoparti-, mi ha ordinato. Ho obbedito. È entrato senza nemmeno concedermi prima un dito. Ha iniziato subito a scoparmi in profondità e mentre spingeva non risparmiava schiaffi al mio seno, strizzate ai capezzoli, sculacciate. Mi fa impazzire quando mi stringe le mani intorno alla gola, quindi ho cercato di offrirgli il collo. Prima o poi riuscirò a farmi mettere al guinzaglio. Con il respiro bloccato dalla sua mano e con il cazzo ben piantato dentro, sentivo che mi sarebbe bastato essere toccata un secondo per raggiungere l'orgasmo, ma Matteo non sembrava avere nessuna intenzione di dedicarmi nemmeno un tocco leggero. E io non volevo toccarmi senza il suo permesso. Anzi, non volevo proprio essere io a dovermi toccare, volevo venire sulle sue mani. Ma mentre affondava dentro di me, Matteo stava maturando altri pensieri. Ha iniziato a uscire e rientrare gustandosi la scena di me che mi spingevo verso il suo cazzo per essere di nuovo riempita al più presto. Faceva entrare la punta, poi mi stuzzicava rimanendo lì a godersi i miei tentativi di fottermi da sola e di girare la testa per avere, ogni tanto, anche un bacio, per quanto sporco. Continuava a tirarmi i capelli mentre mi scopava con forza, lodandomi per come prendevo bene il suo cazzo, per come lo prendevo tutto fino in fondo. Io sentivo il mio orgasmo avvicinarsi, ma avevo bisogno che lui mi toccasse, perciò alla fine mi sono decisa a implorarlo di farmi venire, di non punirmi troppo severamente. Ho avuto uno degli orgasmi più intensi mai provati finora. Appena ha avvertito il mio corpo rilassarsi dopo la tensione dell'orgasmo, Matteo è uscito e mi ha nuovamente costretta in ginocchio. Pensavo volesse venire con un altro pompino, ma ha iniziato a segarsi e a quel punto, seppur ancora intontita e domata dall'orgasmo e da Matteo, mi sono illuminata: stavamo per sbloccare un'altra cosa che speravo da tempo di provare con lui. Chiudi gli occhi, mi ha detto. Ho alzato un po' il viso, chiuso gli occhi come comandato e aperto la bocca appena prima che il primo schizzo di sperma mi colpisse. Si è svuotato completamente sul mio viso, si è divertito a passarmi ancora il cazzo sulle guance, distribuendo lo sperma ovunque, e poi mi ha concesso di ripulirglielo leccandolo. Mi sentivo sua e nella pace più totale. Lo guardavo dal basso, vedevo la sua espressione appagata e non volevo rialzarmi, ma solo imprimermi quella vista nella mente. Quando l'eccitazione è scesa per entrambi, gli ho proposto di fare la doccia insieme, senza minimamente accennare a quello che avevamo appena fatto. Vedevo che erano tornati in lui un po' di imbarazzo e di timore, ma che si stava anche rendendo conto di come mi aveva scopata, di quanto gli fosse piaciuto, e di quanto fosse piaciuto a me. E il post-sesso, con le sue coccole e le sue premure, sembrava ancora più dolce e tenero del solito. Scopata per bene e poi cullata dolcemente nel sonno: non potevo chiedere di meglio. Adesso sono solo curiosa di vedere cosa riuscirò a fargli fare in seguito.
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