Coppia in crisi nona parte

di
genere
dominazione

Dopo la serata di iniziazione e sesso, lasciai Michele e Simona con una promessa. "Ci risentiremo tra qualche giorno," dissi loro. "Andremo fuori a cena e continueremo il nostro percorso di sottomissione."

Il ritorno alla loro quotidianità fu un contrasto stridente rispetto all'intensità della notte appena trascorsa. Il primo giorno, Michele e Simona si svegliarono ancora intrisi di emozioni contrastanti. Simona si sentiva un misto di ansia ed eccitazione, i ricordi della notte precedente che le facevano battere il cuore. Michele, dal canto suo, si ritrovava a rivivere ogni momento con una sensazione di anticipazione costante.

Primo Giorno

Michele si alzò dal letto e si diresse in cucina per preparare il caffè, il corpo ancora sensibile al ricordo del piacere provato. Ogni gesto sembrava carico di un significato nuovo, ogni sguardo tra loro portava con sé un ricordo della notte passata. Simona si avvicinò a lui, il cuore che batteva più forte al solo pensiero di ciò che li aspettava. Mentre facevano colazione, parlarono poco, la tensione e l'aspettativa quasi tangibili nell'aria.

Al lavoro, Michele trovava difficile concentrarsi. Le immagini di Simona nuda, sottomessa, e l'idea della prossima chiamata del Padrone lo distraevano continuamente. Ogni email, ogni riunione era permeata da un senso di attesa. Simona, nel frattempo, cercava di mantenere la concentrazione sulle sue mansioni domestiche, ma ogni piccolo suono del telefono la faceva sobbalzare, sperando fosse già il Padrone.

Secondo Giorno

La seconda giornata iniziò in modo simile. Michele e Simona si svegliarono ancora più ansiosi. Ogni minuto sembrava passare con una lentezza esasperante. Simona si ritrovava spesso a toccarsi distrattamente i capezzoli, ricordando la sensazione del piacere inflitto e ricevuto. La tensione sessuale tra loro era palpabile, ma sapevano di dover rispettare l'attesa imposta dal Padrone.

Durante il pranzo, Michele posò la forchetta e guardò Simona negli occhi. "Non riesco a smettere di pensare a quella notte," confessò.

"Neanch'io," rispose Simona, le guance che si coloravano di rosso. "Ogni volta che chiudo gli occhi, lo rivivo."

Nel pomeriggio, Simona decise di fare una passeggiata per schiarirsi le idee. Ogni passo, ogni respiro sembrava portarla più vicina al momento in cui avrebbero ricevuto la chiamata. Ogni uomo che incrociava le ricordava il Padrone, e questo pensiero la faceva bagnare.

Terzo Giorno

Il terzo giorno fu il più difficile. L'attesa era diventata quasi insopportabile. Simona si svegliò presto, il corpo teso per l'ansia e l'eccitazione. Si guardò allo specchio, notando come i suoi capezzoli fossero già duri al solo pensiero della chiamata imminente. Michele, dall'altra parte, cercava di mantenere la calma, ma l'attesa lo stava logorando.

Durante la giornata, Michele e Simona cercarono di distrarsi come potevano, ma ogni suono del telefono, ogni notifica li faceva sobbalzare. L'anticipazione di cosa avrebbe chiesto loro il Padrone, di come sarebbe stata la prossima serata, li teneva in uno stato di eccitazione costante.

Nel tardo pomeriggio, finalmente, il telefono squillò. Simona lo afferrò con mani tremanti e rispose, il cuore che batteva all'impazzata.

"Pronto?" la sua voce era un sussurro tremante.

"Dovete essere pronti per le otto," disse il Padrone dall'altra parte. "Ci incontreremo al ristorante La Pergola. Indossate qualcosa di elegante. Vi aspetto."

"Sí, padrone," risposero all'unisono.

Quando la chiamata terminò, Michele e Simona si guardarono, i volti segnati dall'ansia e dall'eccitazione. Sapevano che ogni momento di attesa era valso la pena, e che il prossimo incontro avrebbe portato loro nuove esperienze e sensazioni.

Simona si avvicinò a Michele, le mani tremanti. "Non vedo l'ora," disse, il respiro affannoso.

"Neanch'io," rispose Michele, accarezzandole il viso. "Siamo pronti."

E così, con il cuore colmo di anticipazione e il corpo teso per l'attesa, si prepararono per la prossima serata, pronti a immergersi ancora una volta nel mondo di piacere e sottomissione guidato dal loro Padrone.

Il ristorante era un tempio di lusso e discrezione, le luci soffuse esaltavano i dettagli in legno scuro e velluto, creando un'atmosfera intima e raffinata. Simona era seduta al tavolo con il marito e con me, il suo Padrone. Indossava un abito di seta rosso scuro che aderiva perfettamente al suo corpo, scivolando morbido sulle curve generose e lasciando intravedere la biancheria intima sotto il tessuto sottile. Lo scollo a V rivelava un décolleté invitante, mentre l'orlo del vestito sfiorava appena le sue cosce, rendendola elegantemente provocante.

Il marito, con uno sguardo torvo, non riusciva a nascondere la gelosia che ribolliva dentro di lui. Ogni mio sguardo, ogni parola sussurrata a Simona, sembrava alimentare il fuoco del suo desiderio frustrato. Simona, invece, era visibilmente tesa, ma anche eccitata. I suoi occhi brillavano di una luce incerta, il corpo rispondeva a ogni mia richiesta con una sensibilità acuita.

Con un gesto deciso, appoggiai una mano sulla sua coscia, facendola trasalire leggermente. Le sussurrai all'orecchio: "Togliti la biancheria intima, qui e ora."

Simona arrossì profondamente, ma non osò disobbedire. Lentamente, cercando di non attirare l'attenzione degli altri commensali, infilò una mano sotto il tavolo e cominciò a sfilarsi le mutandine. Il pizzo nero, intricato e sensuale, scivolò lungo le sue gambe, un tocco di seta contro la pelle morbida. Il marito osservava la scena con occhi bramosi, il respiro accelerato.

Quando le mutandine furono completamente sfilate, le posò discretamente sulle ginocchia. I capezzoli di Simona si erano induriti visibilmente sotto il tessuto sottile del vestito, un chiaro segno dell’eccitazione che stava crescendo dentro di lei. La mia mano si mosse più in alto, scivolando tra le sue cosce, trovando il suo sesso già umido e pulsante. Le accarezzai con un tocco esperto, strappandole un gemito soffocato.

"Adesso," dissi, rivolgendomi al marito, "portala nel bagno. Preparatevi per il nostro ospite."

Il marito obbedì immediatamente, afferrando la mano di Simona e conducendola attraverso il ristorante verso il bagno. Le piastrelle erano di un marmo nero lucido, i rubinetti dorati riflettevano la luce soffusa delle applique alle pareti. Il bagno era spazioso, con un’aria di eleganza e pulizia impeccabile.

Poco dopo, la porta si aprì e un uomo entrò. Era sulla sessantina, con un aspetto distinto e autorevole. I capelli grigi erano perfettamente pettinati, e il completo su misura sottolineava una figura ancora vigorosa. I suoi occhi brillavano di un’intelligenza acuta e una lussuria trattenuta.

"Simona," dissi, "questo è il signor Riccardo. Eseguirai i suoi desideri."

Simona annuì, il corpo tremante di una miscela di paura ed eccitazione.
"Cagna inginocchiati davanti a me e prendi il mio cazzo in bocca" Soimona si inginocchiò davanti a Riccardo, sfilandogli i pantaloni con mani delicate ma decise. Il membro di Riccardo era già eretto, pulsante di desiderio. Con un movimento fluido, Simona prese il membro tra le labbra, iniziando a succhiare con una lentezza esasperante.

Riccardo non era paziente. Afferrò la testa di Simona con entrambe le mani e cominciò a muovere i fianchi, spingendo il suo membro in profondità nella bocca di lei. Il ritmo divenne subito selvaggio, ogni spinta un colpo deciso che faceva lacrimare gli occhi di Simona. Il suono dei gemiti soffocati e dei colpi rimbombava nel bagno, creando un’eco di lussuria sfrenata.

Rimasi a guardare per un momento, poi mi avvicinai, posizionandomi dietro Simona. Sollevai il vestito, esponendo il suo corpo nudo sotto la luce fredda del bagno. Le cosce si aprirono per accogliermi, e con un movimento deciso, la penetrati da dietro. Il mio membro entrò nel suo sesso bagnato, strappandole un gemito profondo.

Riccardo continuava a scoparle la bocca con forza, le mani che stringevano i capelli di Simona in una presa ferma. Ogni colpo dentro di lei la spingeva più vicina al limite, il corpo di Simona tremava di piacere e di sottomissione totale.

Decisi di intensificare il piacere di Simona, guidando il mio membro verso il suo ano. Con una mano, lubrificai l'ingresso, mentre con l'altra continuavo a stimolarla. Entrai lentamente, sentendo i muscoli che si contraevano intorno a me, il respiro di Simona che diventava un ansimo rauco.

Ora, Riccardo e io ci muovevamo in sincronia, ogni spinta un assalto coordinato ai sensi di Simona. Lei gemeva e si contorceva tra noi, il corpo che rispondeva a ogni nostro comando con un’ardente obbedienza. Il marito, relegato in un angolo del bagno, si masturbava freneticamente, incapace di staccare gli occhi dalla scena.

La tensione sessuale raggiunse il culmine. Io e Riccardo ci muovevamo con forza crescente, spingendo Simona verso un orgasmo potente e incontrollabile. Lei gridò il suo piacere, il corpo scosso da spasmi mentre la riempivamo entrambi, il piacere che si riversava in lei con una violenza travolgente.

Quando tutto fu finito, restammo lì, respirando affannosamente, i corpi esausti e soddisfatti. Simona si accasciò tra le nostre braccia, il marito si avvicinò lentamente, le mani tremanti per l’intensità del piacere che aveva appena provato. La guardò con occhi carichi di desiderio e adorazione.

"Siete stati bravi," dissi, rompendo il silenzio. "Questo è solo l'inizio del vostro viaggio. La strada è lunga, ma insieme scopriremo piaceri e profondità che non avreste mai immaginato."

E così, nel bagno lussuoso di quel ristorante, la storia di Simona, del suo marito e del loro Padrone continuava a evolversi, un capitolo alla volta, verso nuovi orizzonti di piacere e sottomissione.

Uscimmo dal ristorante con un'aura di complicità che ci avvolgeva. La serata era fresca, il vento leggero portava con sé il profumo del mare poco distante. Michele e Simona mi seguirono fino al parcheggio, i volti segnati da un mix di eccitazione e attesa. Prima di salutarli, decisi di premiarli per la loro obbedienza e dedizione.

"Siete stati molto bravi stasera," dissi con un tono calmo ma deciso. "Per questo, vi concedo di avere un rapporto sessuale. Tuttavia, prima di iniziare, dovrete spogliarvi completamente e stimolarvi i capezzoli a vicenda per quindici minuti. Solo i capezzoli. Dopo, mi chiamerete e vi dirò come proseguire."

Michele e Simona annuirono, lo sguardo acceso di desiderio e rispetto. Con un ultimo sguardo di approvazione, mi allontanai, lasciandoli soli con l'eco dei miei ordini.

Arrivati a casa, la tensione tra loro era palpabile. La luce soffusa della stanza creava un'atmosfera intima, ideale per quello che stava per accadere. Michele iniziò a spogliarsi per primo, sfilando lentamente la camicia e rivelando un torace muscoloso, con una leggera peluria che si infittiva verso il basso. I suoi capezzoli erano già duri, anticipando il piacere che stava per provare. I pantaloni scivolarono a terra, rivelando un membro già eretto e pulsante, il glande lucido per l'eccitazione.

Simona lo seguì con un misto di timidezza e audacia. Sfilò il vestito, lasciando cadere il tessuto di seta ai suoi piedi, rivelando la biancheria intima che avevo ordinato di togliere al ristorante. Il suo corpo, segnato dal tempo ma ancora incredibilmente sensuale, era una visione di bellezza matura. I seni, piccoli e segnati dalle gravidanze, erano coronati da capezzoli rotondi e duri, già tesi dall'eccitazione. Scivolò fuori dalle mutandine, rivelando il sesso umido e luccicante, i peli che brillavano leggermente sotto la luce.

Si posizionarono uno di fronte all'altra, respirando pesantemente. Michele allungò la mano e iniziò a stimolare i capezzoli di Simona, pizzicandoli delicatamente tra il pollice e l'indice. Lei gemette, il corpo che reagiva immediatamente al tocco. I suoi capezzoli si indurirono ancora di più, divenendo quasi dolorosi nella loro rigidità. Simona, a sua volta, prese tra le dita i capezzoli di Michele, massaggiandoli con movimenti circolari, alternando pressione e leggerezza.

Il tempo sembrava dilatarsi mentre continuavano a stimolarsi. Il piacere cresceva, ma rimaneva confinato a quella zona, aumentando la tensione erotica tra di loro. Dopo quindici minuti di tormento dolce, Michele prese il telefono e mi chiamò.

"Siamo pronti, Master," disse con voce tremante.

"Bene," risposi con calma. "Simona, dovrai far godere Michele due volte, ma solo con la bocca. Michele, tu farai godere Simona cinque volte, sempre e solo con la bocca. Cominciate."

Simona si inginocchiò davanti a Michele, il cuore che batteva all'impazzata. Prese il suo membro tra le mani e lo accarezzò delicatamente prima di avvicinare le labbra al glande. Iniziò a succhiare lentamente, assaporando ogni centimetro del suo membro rigido. Michele gettò indietro la testa, un gemito soffocato che sfuggiva dalle sue labbra. Sentiva il calore e l'umidità della bocca di Simona, il tocco della sua lingua che esplorava ogni piega.

Simona aumentò il ritmo, succhiando con più forza, alternando movimenti lenti e profondi a colpi rapidi e superficiali. Michele gemeva più forte, i muscoli tesi per il piacere crescente. Finalmente, con un grido soffocato, venne nella bocca di Simona, il membro che pulsava violentemente mentre lei inghiottiva avidamente ogni goccia.

Mentre Michele recuperava il fiato, Simona si stese sul letto, aprendo le gambe per lui. Michele si posizionò tra le sue cosce, iniziando a leccare il clitoride con movimenti lenti e circolari. Simona gemette forte, il corpo che si contorceva per il piacere. Sentiva ogni singolo tocco della lingua di Michele come un'onda di piacere che la travolgeva.

Il primo orgasmo arrivò rapidamente, un grido acuto che riempì la stanza mentre il corpo di Simona si contraeva spasmodicamente. Michele continuò senza sosta, intensificando i movimenti, leccando e succhiando il clitoride con fervore. Il secondo orgasmo fu ancora più intenso, Simona si aggrappò alle lenzuola, le gambe che tremavano violentemente.

Michele non si fermava. Le sue dita iniziarono a penetrare il sesso di Simona, mentre la lingua continuava a stimolare il clitoride. Simona gridava di piacere, il terzo orgasmo che la travolse come un uragano, lasciandola ansimante e sudata.

Per il quarto orgasmo, Michele si concentrò sulla parte interna delle cosce, mordicchiando e leccando mentre le sue dita continuavano a stimolare il punto G. Simona urlò, il corpo che si inarcava in un arco perfetto, i capezzoli che pulsavano dolorosamente. L'orgasmo era un'esplosione di piacere puro, ogni fibra del suo corpo tesa.

Finalmente, arrivò il quinto orgasmo. Michele aumentò la pressione, succhiando il clitoride con forza, mentre le sue dita si muovevano freneticamente dentro di lei. Simona gridò ancora una volta, il corpo scosso da spasmi incontrollabili. Sentiva il piacere che si diffondeva come un fuoco, ogni fibra del suo essere vibrante e viva.

Terminato l'ultimo orgasmo, Simona si accasciò sul letto, esausta ma completamente appagata. Michele, ancora in ginocchio, la guardava con adorazione. Entrambi sapevano che il loro piacere era stato orchestrato da me, il loro Padrone, e questo pensiero li eccitava ancora di più.

Simona sentiva i propri umori colare lungo le cosce, il corpo ancora scosso da piccoli tremori di piacere. Michele era teso, ma soddisfatto, il membro che pulsava ancora leggermente per l'eccitazione residua.

"Avete fatto bene," dissi attraverso il telefono. "Riposerete ora, ma ricordate, questo è solo l'inizio. Il vostro viaggio è appena cominciato."

Chiusi la chiamata, lasciando Michele e Simona nella quiete della loro stanza, esausti ma profondamente legati da un'esperienza che aveva risvegliato in loro una nuova dimensione di piacere e sottomissione.

continua.....

masterfill72@gamil.com
scritto il
2024-06-24
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