Passione Segreta - capitolo 2:La Notte Che Ha Cambiato Tutto.
di
Asiadu01
genere
incesti
Quella notte, ancora una volta, mi trovai di fronte alla porta della sua stanza, il cuore che batteva all'impazzata. La paura di essere scoperto era enorme, ma ancora più grande era il desiderio di avvicinarmi a lei, di toccare quel corpo che tanto mi aveva affascinato. Sentivo di non avere altra scelta, che questa era l'unica strada da percorrere per placare la mia ossessione.
Con un respiro profondo e mani tremanti, aprii lentamente la porta. La stanza era immersa nel buio, con solo un flebile chiarore proveniente dalla finestra socchiusa. Anna giaceva sul letto, immobile nel sonno, e il mio cuore batteva così forte da farmi quasi male.
Mi avvicinai a lei con cautela, cercando di non far rumore. La vista del suo corpo rilassato nel sonno mi lasciava senza fiato, ma questa volta ero determinato ad andare oltre. Sapevo di starmi spingendo oltre il limite, ma il desiderio era troppo intenso per resistere.
Inginocchiato accanto al letto, la fissai per un attimo. Il suo respiro era regolare, eppure sembrava sentire la mia presenza nell'aria. Con mano tremante, sfiorai la sua guancia, sentendo la morbidezza della sua pelle sotto le mie dita.
Poi, con un respiro profondo, mi feci coraggio e le accarezzai il braccio, scendendo lentamente verso la sua mano. Sentivo il mio corpo tremare, ma la mia mente era focalizzata su di lei. Continuai a scendere, fino a quando le mie dita raggiunsero il bordo della sua maglietta.
La sollevai piano, cercando di non svegliarla. La vista del suo corpo mi lasciò senza fiato, e sentii un'ondata di emozioni contrastanti travolgermi. Nonostante il mio desiderio, sapevo che stavo violando la sua intimità in un modo inaccettabile. Ma non potevo fermarmi.
Iniziai di nuovo a palpare il suo seno con una mano, mentre con l’altra lentamente tirai giù il pantalone e delicatamente iniziai a darmi piacere fissando il suo corpo. Il battito frenetico del mio cuore mi impediva di pensare chiaramente, ma l'eccitazione era irresistibile.
Proprio quando mi lasciavo trasportare dall'ondata di piacere proibito, Anna si svegliò di colpo. I suoi occhi si spalancarono nel buio e mi fissarono con un'espressione di puro terrore e confusione. Il tempo sembrò fermarsi mentre ci guardavamo, e in quel momento capii che tutto stava per cambiare.
La reazione di Anna fu immediata e violenta. Mi spinse via con forza, gridando il mio nome con rabbia e paura. Io caddi all'indietro, colpito dalla sua reazione e dal mio stesso senso di colpa. Non avevo mai visto Anna così arrabbiata, e il suo sguardo mi trafisse come una lama.
"Che cosa stai facendo?" gridò, la voce tremante. "Come hai potuto?"
Cercai di spiegare, ma le parole non vennero. Ero paralizzato dalla vergogna e dal rimorso, incapace di guardarla negli occhi. Anna si alzò dal letto, coprendosi in fretta con la coperta, e mi fissò con uno sguardo che mescolava rabbia e delusione.
"Devi andartene," disse infine, la voce rotta. "Non posso crederci... Sei mio fratello, come hai potuto farmi questo?"
Mi alzai lentamente, le gambe tremanti. Non c'era niente che potessi dire per giustificare le mie azioni. Ero consapevole di aver tradito la sua fiducia in un modo imperdonabile. Con il cuore pesante, mi avviai verso la porta, sapendo che nulla sarebbe mai stato più lo stesso tra noi.
Non riuscivo a dormire. Mi rigirai nel letto, tormentato dai miei pensieri. La colpa e la paura mi divoravano. Sapevo che dovevo parlare con Anna, tentare di spiegarmi, anche se non sapevo come. Decisi di tornare da lei, sperando in qualche modo di poter rimediare.
Quando bussai piano alla sua porta, sentii un silenzio carico di tensione. Finalmente, la porta si aprì e Anna mi guardò con occhi gonfi di lacrime e rabbia. "Cosa vuoi?" chiese, la voce tremante.
"Parlare," risposi, il cuore in gola. "Devo spiegarti, Anna. Per favore."
Entrai nella stanza e ci sedemmo entrambi sul bordo del letto. Lei mi fissava con uno sguardo misto di dolore e curiosità. "Perché, Ale? Perché hai fatto una cosa del genere?"
"Non lo so," risposi, la voce rotta. "È solo che... non riesco a smettere di pensare a te. So che è sbagliato, ma non riesco a controllarmi. Ti prego, non odiarmi."
Anna rimase in silenzio per un momento, poi sospirò profondamente. "Ale, quello che hai fatto è sbagliato. Ma... sei mio fratello. Non posso odiarti. Voglio solo capire."
"Anch'io voglio capire," dissi, la voce soffocata dalle lacrime. "Ti prometto che non succederà mai più. Farò qualsiasi cosa per riconquistare la tua fiducia."
Anna mi guardò intensamente, poi annuì lentamente. "D'accordo. Ma devi sapere che sarà difficile. Dobbiamo parlare apertamente e trovare un modo per superare tutto questo insieme."
Alla fine, poco dopo tornammo entrambi a dormire, ma io proprio non riuscivo a smettere di pensare a lei e a quello che era successo.
Con un respiro profondo e mani tremanti, aprii lentamente la porta. La stanza era immersa nel buio, con solo un flebile chiarore proveniente dalla finestra socchiusa. Anna giaceva sul letto, immobile nel sonno, e il mio cuore batteva così forte da farmi quasi male.
Mi avvicinai a lei con cautela, cercando di non far rumore. La vista del suo corpo rilassato nel sonno mi lasciava senza fiato, ma questa volta ero determinato ad andare oltre. Sapevo di starmi spingendo oltre il limite, ma il desiderio era troppo intenso per resistere.
Inginocchiato accanto al letto, la fissai per un attimo. Il suo respiro era regolare, eppure sembrava sentire la mia presenza nell'aria. Con mano tremante, sfiorai la sua guancia, sentendo la morbidezza della sua pelle sotto le mie dita.
Poi, con un respiro profondo, mi feci coraggio e le accarezzai il braccio, scendendo lentamente verso la sua mano. Sentivo il mio corpo tremare, ma la mia mente era focalizzata su di lei. Continuai a scendere, fino a quando le mie dita raggiunsero il bordo della sua maglietta.
La sollevai piano, cercando di non svegliarla. La vista del suo corpo mi lasciò senza fiato, e sentii un'ondata di emozioni contrastanti travolgermi. Nonostante il mio desiderio, sapevo che stavo violando la sua intimità in un modo inaccettabile. Ma non potevo fermarmi.
Iniziai di nuovo a palpare il suo seno con una mano, mentre con l’altra lentamente tirai giù il pantalone e delicatamente iniziai a darmi piacere fissando il suo corpo. Il battito frenetico del mio cuore mi impediva di pensare chiaramente, ma l'eccitazione era irresistibile.
Proprio quando mi lasciavo trasportare dall'ondata di piacere proibito, Anna si svegliò di colpo. I suoi occhi si spalancarono nel buio e mi fissarono con un'espressione di puro terrore e confusione. Il tempo sembrò fermarsi mentre ci guardavamo, e in quel momento capii che tutto stava per cambiare.
La reazione di Anna fu immediata e violenta. Mi spinse via con forza, gridando il mio nome con rabbia e paura. Io caddi all'indietro, colpito dalla sua reazione e dal mio stesso senso di colpa. Non avevo mai visto Anna così arrabbiata, e il suo sguardo mi trafisse come una lama.
"Che cosa stai facendo?" gridò, la voce tremante. "Come hai potuto?"
Cercai di spiegare, ma le parole non vennero. Ero paralizzato dalla vergogna e dal rimorso, incapace di guardarla negli occhi. Anna si alzò dal letto, coprendosi in fretta con la coperta, e mi fissò con uno sguardo che mescolava rabbia e delusione.
"Devi andartene," disse infine, la voce rotta. "Non posso crederci... Sei mio fratello, come hai potuto farmi questo?"
Mi alzai lentamente, le gambe tremanti. Non c'era niente che potessi dire per giustificare le mie azioni. Ero consapevole di aver tradito la sua fiducia in un modo imperdonabile. Con il cuore pesante, mi avviai verso la porta, sapendo che nulla sarebbe mai stato più lo stesso tra noi.
Non riuscivo a dormire. Mi rigirai nel letto, tormentato dai miei pensieri. La colpa e la paura mi divoravano. Sapevo che dovevo parlare con Anna, tentare di spiegarmi, anche se non sapevo come. Decisi di tornare da lei, sperando in qualche modo di poter rimediare.
Quando bussai piano alla sua porta, sentii un silenzio carico di tensione. Finalmente, la porta si aprì e Anna mi guardò con occhi gonfi di lacrime e rabbia. "Cosa vuoi?" chiese, la voce tremante.
"Parlare," risposi, il cuore in gola. "Devo spiegarti, Anna. Per favore."
Entrai nella stanza e ci sedemmo entrambi sul bordo del letto. Lei mi fissava con uno sguardo misto di dolore e curiosità. "Perché, Ale? Perché hai fatto una cosa del genere?"
"Non lo so," risposi, la voce rotta. "È solo che... non riesco a smettere di pensare a te. So che è sbagliato, ma non riesco a controllarmi. Ti prego, non odiarmi."
Anna rimase in silenzio per un momento, poi sospirò profondamente. "Ale, quello che hai fatto è sbagliato. Ma... sei mio fratello. Non posso odiarti. Voglio solo capire."
"Anch'io voglio capire," dissi, la voce soffocata dalle lacrime. "Ti prometto che non succederà mai più. Farò qualsiasi cosa per riconquistare la tua fiducia."
Anna mi guardò intensamente, poi annuì lentamente. "D'accordo. Ma devi sapere che sarà difficile. Dobbiamo parlare apertamente e trovare un modo per superare tutto questo insieme."
Alla fine, poco dopo tornammo entrambi a dormire, ma io proprio non riuscivo a smettere di pensare a lei e a quello che era successo.
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