Rosy

di
genere
confessioni

Quelle che seguono sono le mie esperienze di vita di cui sono stato protagonista a partire dal 1998, quando avevo 32 anni, fino al 2022, ormai alle soglie dei sessant'anni. A suo tempo ebbi il modo di pubblicarle su un blog che ora non esiste più. Quelle che seguono in questo e nei futuri racconti, dunque, sono le copie di quelli già pubblicati e che ho conservato gelosamente. Per collocare cronologicamente in maniera corretta i racconti, il lettore sappia che il primo di questi è stato scritto nel 2010 e si riferisce al 1998, mentre l'ultimo è stato scritto nel 2022 e si riferisce allo stesso anno. All'inizio di ciascun racconto scriverò la data in cui fu originariamente pubblicato.

16 aprile 2010. Sono Eric (nome di fantasia), ho 43 anni e vivo in un posto qualsiasi della provincia italiana. Devo dire che è un bel posto, di quelli per cui devi ringraziare Dio per quanto è bello, anche se non ci credi. Ho una moglie e due figli e sono sposato ormai da quasi 17 anni. Ho deciso di raccontarmi perché a qualcuno devo dire le cose che mi sono successe e che mi succedono... e magari che mi succederanno ancora. In verità qualcosa, ma non tutto, l'ho raccontato già. A voce. A due miei amici. Anzi, ad un mio amico e ad una mia amica. Sono stati la spalla su cui appoggiare il peso dei miei ricordi. All'insaputa l'uno dell'altra.
Giudicatemi voi, qui mi metterò a nudo.

25 aprile 2010. Non mi sono mai preso sul serio. Dal lato dell'aspetto fisico, intendo. Credevo che le donne mi considerassero al più simpatico. Sicuramente non interessante. Si, avete capito bene, interessante per il sesso. Tuttavia sono stato sempre un po' lento a capire determinate situazioni per me imbarazzanti, e ho sempre pensato che i segnali che ricevevo, per quanto eloquenti, non fossero tali.

La prima volta che mi è capitato avevo 32 anni. Rosy ne aveva 20. Bella, 1,70, atletica, a volte un po' maschionaccia nel modo di fare. Aveva cominciato a darmi tante attenzioni. Mi diceva di non tenere la camicia nei pantaloni ma di lasciarla fuori. Ficcava improvvisamente il suo naso e le sue labbra sotto il mio collo per sentire il mio profumo. Mi diceva che mi si addicevano i colori scuri, come il nero o il blu. Si appoggiava a me, mi stringeva, piantava il suo seno - una terza abbondante - sulla mia schiena, provocandomi brividi e imbarazzo. Le piaceva come sorridevo. Mi diceva che somigliavo in alcune espressioni a Robert De Niro... e mi chiamava Robert. Cosa del resto che mi aveva già detto sui miei venti anni un'altra mia amica... Rideva per le mie battute. Mi parlava di cantautori e di politica e mi ascoltava con interesse sconfinato mentre parlavo, quasi incantata.

Io ero confuso e piuttost impacciato. Cominciai a vestire meno classico e più casual. Cambiai profumo acquistando una marca che andava per la maggiore (e che prometteva attenzioni particolari da parte delle donne). Addirittura cominciai ad ascoltare la stessa musica che ascoltavano i post-adolescenti. E nel frattempo iniziai a solleticarla per scherzo. Ne parlai a mia moglie, tanto ero ingenuo ed incredulo, e lei - più ingenua e incredula di me - mi rassicurò che non poteva trattarsi di altro se non di esuberanza giovanile.

Iniziammo a scherzare alzando pian piano la posta. Lei cominciò a dirmi, con la tipica incoscienza della sua età, che l'attizzavo e che prima o poi mi sarebbe zompata addosso. Lei. A me (sic!). Ed io, ancora ingessato mentalmente, totalmente impallato a pensare cosa dovevo-potevo/non dovevo-non potevo fare. Ma fu lei che teneva e tenne in mano l'iniziativa. Cominciò ad inviarmi sms, prima con scuse banali e poi via via sempre più coinvolgenti. Ed io contraccambiai con piacere e malizia via via sempre crescente. Mi sentivo al centro dell'attenzione. Sentivo che finalmente potevo essere un uomo interessante per una donna diversa da mia moglie. E tutto ciò mi metteva le ali ai piedi e mi riempiva di energia...

Non scrivo troppi particolari... ma quella sera stavamo fuori casa insieme ad altri amici. Mia moglie non c'era. Eravamo in tanti a cena, si fece tardi, alcuni andarono via e all'improvviso rimanemmo soli. Seduti su un divano. Alla TV c'era un gran premio di formula1 o qualcosa di simile. Io suonavo la chitarra. Arpeggiavo Starway to heaven dei Led Zeppelin. Sapevo le piacesse... Rosy mi si accosta con la solita leggerezza e spontaneità di sempre e si appoggia a me con la testa sul mio petto. «Ma ci riesci a posare questa chitarra o no?», mi dice. Già, la chitarra. L'ultimo ostacolo dietro il quale mi stavo barricando. Non può essere che tutto questo stia accadendo a me... Metto il mio braccio sinistro dietro la sua schiena e finalmente l'abbraccio. Non ci vuole molto ad arrivare a sfiorarci con le labbra, a baciarci. Stiamo attenti, ci potrebbe essere qualcuno e vederci... Non c'è nessuno, invece. Siamo rimasti completamente soli. Soli io e lei. Chissà dove sono tutti gli altri? Sembra si siano dimenticati di noi, con la TV che continuava a raccontare delle curve spericolate e delle accelerate dei piloti. Noi stavamo lì... su quel divano. Da soli. Ma interrogativi inquietanti cominciano ad impadronirsi della mia mente. Ma posso farlo? E' piccola! Ha venti anni! La conosco da quando ne aveva 8... Invece Rosy non è assolutamente di questo avviso, non si fa problemi ed è già a cavalcioni su di me con la camicia sbottonata ed il suo seno fresco e rosa che mi guarda da dietro al reggiseno bianco con un capezzolo che fa capolino, chiedendomi solo di essere preso... Sono io che come al solito non capisco niente. Madonna, come faccio? E' possibile che non abbia davvero capito niente di Rosy? E con mia moglie? Cosa le dico? Che cosa sto facendo? Aspettiamo un figlio... Sono uno stronzo. Mi prende il panico... Devo restare calmo! «Buona Rosy, non fare così… non possiamo!», le dico. «Perché non possiamo?», mi risponde. Già, perché non possiamo? La parte razionale del mio cervello cerca di elaborare qualcosa, un piano B, una exit-strategy, ma è tutto inutile, perché viene letteralmente sopraffatta dall'istinto. La carne, le labbra, le mani, gli sguardi, i sensi, sono tutti in tensione... Ormai è impossibile sottrarsi. Mi lascio andare. Ci lasciamo andare. Mi slaccia i pantaloni e mi alza la polo cominciando a baciarmi il petto e i capezzoli. «Dio, quanto mi piace il tuo profumo…», mi dice. Io sono letteralmente alla sua mercé. Una dolce e sensuale mercé. Mi decido finalmente a contraccambiare affondando il viso nel suo seno. Lo libero dalle coppe del reggiseno. E’ bellissimo, tondo e sodo, con due capezzoli scuri. Gliene succhio uno, lei tira la testa indietro con soddisfazione. E’ eccitatissima e io a questo punto non sono da meno. Ci baciamo, le nostre lingue si toccano, sento una forza potente pervadermi tutto il basso ventre. Lei mi slaccia i bottoni dei 501 e me lo prende da sotto i boxer… Mi guarda sorridendo… e si abbassa a prenderlo in bocca. Ma dove avrà imparato? Mi chiedo. La sua sicurezza mi impietrisce. Calo i pantaloni di qualche centimetro per aiutarla a farlo uscire dai boxer. Ce l’ho duro e lei lo succhia con molto nervosismo. Ha perso il controllo. Le dico di fare piano, con dolcezza, di leccarlo. Si impegna nell’accoglierlo in bocca con più calma. Non l’ha mai fatto… si capisce da questo. Ma perché con me? Perché con un uomo più grande quando ha tanti amici, più o meno suoi coetanei, che potrebbero stare qui, adesso, al posto mio? La fermo prima che mi faccia finire. Sento il mio pene scoppiare. Non ho preservativi con me e tra l’altro neppure li uso con mia moglie… Oddio! E se le venissi dentro? E se la mettessi incinta? Ma intanto si è sfilata i jeans e mi torna di nuovo sopra. Ormai non c’è più tempo per pensare. Mi scuoto dal letargo e glielo infilo mentre lei mi siede davanti. «Fai piano… l’ho fatto solo una volta…». Non sono il primo quindi, e questo mi solleva. Ci baciamo mentre con le mani le stringo con forza le natiche. Le piace essere afferrata così. Intanto affondo vari colpi ma sono eccitatissimo e sento che sto per esplodere. Devo stare attento… La paura per una possibile eiaculazione dentro di lei mi raffredda. Mi distacco mentalmente e la faccio uscire. Ora guido io. La giro e la faccio sedere su di me a smorzacandela. Ora posso afferrarle entrambi i seni e pian piano scendere fino al suo bel boschetto. Posso agevolmente massaggiarle il clitoride con la destra mentre con la sinistra continuo ad afferrarle un seno. Porta la sua mano destra sulla mia. «E’ bellissimo», mi dice. Le rispondo con una domanda: «Ti piace?». Sento il profumo dei suoi capelli e della sua pelle. Mi inebria. La camicetta che indossa, slacciata com’è sul davanti, si è allentata anche sul dietro e mi consente di baciarle e leccarle collo e spalla. Il massaggio del clitoride e la contemporanea penetrazione la portano all’orgasmo. Si contrae con le cosce inarcandosi con la schiena fino a farmelo uscire dalla sua vagina, e contemporaneamente spinge la testa indietro verso la mia spalla in un lungo mugolio di piacere. I suoi capelli castani, lunghi oltre la spalla, mi impediscono di vedere… Cerco di spostarli mentre riesco ad arrivare anch'io, inondando il retro del suo fianco sinistro e il divano sotto di noi… La stringo forte rimanendo in quella posizione, abbracciandola e baciandole il collo, la spalla, la schiena… Lei a sua volta abbraccia il mio abbraccio… Ci fermiamo così, non pensiamo più a cosa potrebbe succedere se arrivasse qualcuno, ma non arriva nessuno. Quanto è durato? Venti minuti? Dieci? Chi può dirlo? Infiniti momenti... Non avrei mai potuto immaginare che potesse succedere... Mi sento un verme. Come faccio adesso? Cosa succederà? Con quale faccia torno a casa stasera? Lo dirò a mia moglie? Ci rivestiamo, continuiamo a baciarci… Cerco di ripulire il divano… E' bello impiastrato. Ci faccio cadere sopra un bicchiere di aranciata… dirò che non ho fatto apposta… Usciamo. Dove saranno gli altri? Si vede una torcia, sono sul prato cento metri più in là. Nessuno si è accorto della nostra assenza. O forse si, ma non ci hanno fatto caso più di tanto. Stanno sdraiati sui plaid. Qualcuno ha già visto qualche stella cadente. E’ la notte di San Lorenzo…
scritto il
2024-05-01
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