Il pitone d’ebano mi mancava.

di
genere
gay

Con Emilio e Licio le cose andavano alla grande e non mi facevano mai mancare la mia dose quotidiana di cazzo. Me lo somministravano in tutti i modi, in tutte le posizioni, spesso impalandomi contemporaneamente ed il mio culo, con quel tipo di trattamento, mi procurava orgasmi anche ripetuti, il più delle volte senza che ci fosse bisogno di toccarmi il minuscolo cazzetto che ho tra ie gambe. Ero la loro troia e i due stalloni se ne compiacevano a vicenda. D’altra parte avere a disposizione una ninfomane insaziabile come me era per loro una gran comodità non dovendo far altro che contattarmi per dare sfogo alle loro voglie perverse. Non dicevo mai di no ed adoravo scoparli entrambi con il mio culo sempre affamato dei loro cazzi meravigliosi, uno più bello e possente dell’altro. Devo dire che non potevo certo lamentarmi. Tuttavia iniziava ad insinuarsi nella mia mente di femmina mancata una nuova fantasia. È noto che gli stalloni più prestanti siano gli africani e penso che qualsiasi donna abbia fantasticato di farsi una storia con qualche bel nero muscoloso e dotatissimo ed io non volevo essere da meno. Senza confidare nulla ai miei amanti per non farli ingelosire e per il timore che potessero risentirsi di questa mia nuova voglia, mi misi alla ricerca dell’oggetto dei miei desideri più inconfessabili, un bel serpente nero africano da sbattermi in mezzo alle natiche. Alla stazione ferroviaria della mia città spesso si radunavano ragazzi senegalesi in cerca di sbarcare il lunario con qualche espediente e pensai che quello poteva essere un luogo dove avrei potuto abbordare un maschio di colore con le dimensioni giuste per far impallidire Emilio e Lucio. Ero vestito in maniera semplice ma in modo da valorizzare il mio culo che davvero non ha nulla da invidiare a quello di una donna vera con dei jeans strettissimi che lo fasciavano che quasi poteva vedersi il mio buchino accogliente. Mi accorsi che uno di quei giovani di colore mi guardava con una certa insistenza, probabilmente colpito dal mio aspetto femminile anche se era evidente che fossi un ragazzo. Mi sembrava chiaro che fosse attratto da me e che avesse capito quali fossero le mie intenzioni, infatti iniziò a sorridermi e non mi distoglieva lo sguardo di dosso. Nel ricambiare il sorriso mi avvicinai a lui per tentare l’approccio. Iniziammo a parlare del più e del meno per rompere il ghiaccio. Ashat, così si chiamava, parlava molto bene la nostra lingua, aveva un fisico muscoloso ed asciutto, un viso piacevole per essere uno di colore e, soprattutto, aveva davanti una protuberanza che lasciava pochi dubbi sulla dotazione che nascondeva dentro le mutande. Dai discorsi che iniziò a fare, capii che il suo modo per ricavarsi di che vivere era quello di farsi pagare per concedere la sua virilità senza fare distinzioni sul sesso dei clienti. Ma io gli piacevo molto e dunque mi chiese di seguirlo perché conosceva un posto dove avremmo potuto dare sfogo gratis alla nostra libido. Mi condusse in una casa abbandonata dove, in una stanza, c’erano dei materassi messi per terra. Il luogo non era certo romantico ma io stavo pensando solo a come sarebbe stato cazzo di quell’africano e quanto piacere avrei provato facendomi sodomizzare da lui. Volli subito esaudire la mia curiosità femminile: mi avvicinai a lui, lo baciai sulla bocca che aveva un buon sapore e gli misi la mano in mezzo alle gambe. Amici, dovete credermi, aveva il cazzo come quello di un asino. Gli sbottonai i pantaloni, inginocchiandomi davanti a lui, gli scesi le mutande di Kelvinn Klein e davanti ai miei occhi si presentò una visione paradisiaca: un enorme uccello nero come l’ebano che pur non essendo in erezione era almeno una ventina di centimetri. Potete immaginare cosa quella visione provocò ad una femminuccia vogliosa come me. Il culo iniziò a bagnarsi come fosse una vera figa, il cazzetto mi si inturgidì all’istante e la bocca si avventò su quel cazzone come se non volesse perdersene nemmeno un millimetro. Iniziai a somministrargli un pompino con avidità e passione inusuali. Sentivo crescere la sua già ragguardevole dimensione nella mia bocca mentre ritmicamente andavo su e giù per quel palo di carne che stava diventando quel cazzo nero: brevemente, grazie alle mie sapienti cure di bocca, raggiunse la piena erezione. Stavo per farmi impalare da oltre 30 centimetri di cazzo africano e alla sola idea, me ne venni come un’adolescente alle prime esperienze. Lui se ne accorse e sorrise compiaciuto per avermi fatto già godere senza praticamente aver fatto nulla. Ma a me non bastava certo, anzi, ero appena all’inizio. Decisi di ricambiare il favore e gli praticai non senza difficoltà, vista la dotazione equina, un pompino sontuoso. Per circa venti minuti gli leccai quell’asta meravigliosa passando dalla cappella, scendendo giù per tutti i trenta centimetri, prendendo in bocca uno alla volta i suoi enormi testicoli gonfi e duri per poi tornare su, cercando di introdurre la lingua nel prepuzio che cominciava ad emettere precum che succhiavo avidamente. Lui gemeva di piacere e mi incitava a continuare facendomi i complimenti per la mia bocca calda e per come me lo stavo lavorando con la lingua. Alla fine venne come un cavallo ed io a momenti soffocai pur di inghiottire tutti i suoi fiotti caldi ed abbondanti. Gli era piaciuto davvero il mio pompino ma il suo cazzo era ancora in forma e mi chiese che voleva ancora godere ma stavolta nel mio culo. Non aspettavo altro, era questa la cosa che sognavo da tempo e stava per avverarsi. Mi sdraiai di schiena su uno di quei materassi che erano nella stanza, alzai le gambe e le poggiai sulle clavicole di quel bronzo di Riace che avevo davanti , gli avvicinai il buco del culo su cui avevo messo abbondante gel lubrificante , con la mano destra passai altro lubrificante sul suo enorme cazzo e poi gli chiesi di dilatarmi con la mano lo sfintere per prepararmi alla penetrazione. Ashan non se lo fece dire due volte ed inizio con dolcezza ma anche con decisione a frugare con una, due, tre e poi quattro dita della sua grande mano destra, la mia figa anale che stava squirtando per il desiderio. Non c’è la facevo più, lo volevo dentro di me e lo implorai di rompermi il culo. Mi ubbidì alla lettera. Tolse la mano, mi poggiò la sua cappella spropositata sul buchino e diede un colpo di cazzo che mi provocò una scossa mista di dolore e piacer nello sfintere che si propagò lungo tutta la schiena. Quel gigantesco pitone violò in solo colpo il mio retto ed iniziò a pomparmi forsennatamente con una violenza selvaggia. Il mio povero culo era contemporaneamente estasiato e
dilaniato da quella forza della natura che non si fermò finché l’enorme cazzo concluse la sua dolce fatica dentro il mio intestino con una fragorosa, interminabile sborrata. Il senegalese allora estrasse la verga dal mio sfintere sfinito ma appagato e me lo ficcò nella bocca che ancora stava eiaculando gli ultimi fiotti caldi e copiosi. Io rimasi deliziato e sopraffatto dalla selvaggia dose di virilità che mi era stata generosamente somministrata ed esplosi a mia volta in un intensissimo orgasmo che partì dal culo e terminò con una fuoriuscita di sperma che colò dal mio inutile, minuscolo cazzetto. Fu una scopata sublime, assolutamente e totalmente appagante. Mi sentii davvero una femmina felice e sazia come mai mi era capitato prima per quanto non mi ero mai fatto mancare nulla in termini di cazzi da gustare. Tuttavia dovetti aspettare diversi giorni prima che il mio culetto brutalizzato dal trattamento speciale ricevuto da quel palo nero tornasse ad essere di nuovo utilizzabile dai miei amanti abituali e devo dire che da allora non posso fare a meno, di tanto in tanto, di procurarmi un bell’esemplare di pitone africano per godere di culo come piace a me.
di
scritto il
2024-04-29
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