Trasgressione a roma

di
genere
confessioni

TRASGRESSIONE A ROMA
(la storia è totalmente vera solo i nomi sono cambiati)

“-Fai buon viaggio…e divertiti, ZOCCOLA!”
slam, un ceffone improvviso mi fece voltare la faccia dall’altra parte.

Stavo partendo in treno per Roma, insieme ad Amelia, una ragazza che avevo conosciuto da poco, non eravamo grandi amiche, ma era una tipa, abbastanza carina, alta all’incirca come me con la frangetta e i capelli biondi lisci e lunghi come i miei, finivamo per assomigliarci, sembrava quasi la mia sosia, pensavo che sarebbe stata una buona idea portarla con me, anche se mi sembrava un po’ una gattamorta. L’avevo coinvolta in questo week end a Roma perché volevo rincontrare due ragazzi con cui avevo avuto una storia quell’estate a Cattolica e la cosa mi aveva piuttosto intrigato.

Una sera dopo la discoteca eravamo finiti in spiaggia tutti e tre, forse avevo bevuto un po’ troppo e così mi sono fatta chiavare da tutti e due, dopo avergli succhiato entrami i cazzi.
Erano romani, (mi chiamavano Monica, perché dicevano che sembravo Monica Vitti), tutti e due molto belli, sui vent’anni, Nando era quello che preferivo, anche se dopo la sua partenza ho continuato a farmi fottere ancora dal suo amico Cesare, che ce l’aveva più grosso, mi scopava in piedi dentro una cabina e finiva per farmi mettere in ginocchio e sborrarmi copiosamente in bocca. Così avevo pensato che in quattro avremmo potuto passare un bel week end e magari combinare una piccola avventura trasgressiva.

Il mio ragazzo di Milano, frugandomi nella borsetta aveva trovato una lettera abbastanza esplicita di Nando e aveva capito che c’era stata una storiella, io gli dissi che era stato solo un flirt da spiaggia senza nessuna importanza. Qualche mese dopo gli ho detto che sarei andata nel veneto a trovare una parente, mentre progettavo il viaggio a Roma. Evidentemente non mi aveva creduta e mi ha seguita mentre col taxi andavo in stazione, visto che stavo salendo sul direttissimo per Roma mi ha sgamato ed è partita la sberla.
Mentre sistemavo la valigia e la faccia mi bruciava ancora pensavo: “Ok con lui è finita, pazienza, sai quanti ne trovo quando torno”. L’Amelia era più imbarazzata di me e guardava la mia guancia rossa, con stampate le cinque dita senza parlare.




A Roma Termini i due ragazzi ci stavano aspettando in stazione, presentazioni dell’amica, scambio di innocenti bacetti, poi ci accompagnarono all’albergo a lasciare le valige, quindi come se fossimo delle turiste straniere ci portarono in giro a vedere la città eterna. Il Colosseo, fontana Di Trevi, piazza Navona, Trinità dei Monti, Roma non l’avevo mai vista, era stupenda!
Da girar la testa, ci inebriammo di fori e di scavi come dice la canzone.

La sera finimmo in una deliziosa trattoria tipica di Trastevere, i camerieri prendevano noi ragazze (biondissime e coi capelli lunghi) per inglesi. Si rideva e scherzava. Poi i camerieri si fecero un po’ troppo audaci e i miei amici gli dissero di piantarla.
Poi fatalmente… “-Andiamo da me a sentire un po’ di musica?” disse Nando, uno dei ragazzi. Amelia al solito faceva la gattamorta, toccò a me dire;
“-Certo perché no”.

Alan Sorrenti cantava “Figli delle stelle”, io ballavo lento, stretta, strettissima con Nando che mi faceva già sentire il suo uccello duro contro la pancia, mentre Amelia seduta su un lettone matrimoniale, (praticamente quasi l’unico arredamento dello scannatoio), stava già limonando con l’amico.
Pensai, bè le cose si stanno mettendo bene, la gattamorta si sta già dando da fare.

Anche noi finimmo sul letto, Nando non era un tipo romantico, non ci andava piano, mi aveva già tirato fuori le tette e mi succhiava alternativamente i capezzoli, io senza falsa modestia gli menavo il pirla senza curarmi della mia amica che era ancora ai preliminari, tutta vestita. Intanto Nando, dopo avermi quasi strappato le mutandine, mi infilava il cazzo in figa senza tanti complimenti.

Non so bene cosa successe, ma fatto stà che la gattamorta faceva la ritrosa, se la tirava respingendo il suo “ragazzo” e se ne stava tutta rannicchiata.
Cesare si era stufato e visto che noi scopavamo tranquillamente, (mentre lei sembrava volesse mandarlo in bianco e non andare oltre qualche bacio), decise di mettermi il suo uccello in bocca, come facevamo sulla spiaggia di Cattolica. infatti quando uno mi scopava facevo un pompino all’altro e poi si davano il cambio finché non mi venivano sulla pancia o in bocca anche più volte. (A volte mi infilavo in bocca tutti e due i cazzi e riuscivo a farli sborrare contemporaneamente).

Anche adesso entrambi si dedicavano a me con passione, Nando mi chiavava alla grande lui sopra e io sotto, con le gambe sulle sue spalle e Cesare (che veniva sempre molto in fretta), dopo esserselo fatto succhiare un po’, mi stava già sborrando sulle tette e mi sfregava la cappella sui capezzoli turgidi.
Io non potevo più trattenermi godevo e venivo abbondantemente sul cazzo di Nando.
Intanto nessuno si curava di Amelia, che ci fissava corrucciata e incazzatissima, ma con una mano tra le gambe.

Appena resami conto della situazione, ho mollato i due torelli per consolare Amelia. L’ho abbracciata e baciata ficcandole la mia lingua in bocca (che sapeva un po’ di cazzo). Lei mi ha guardato stupita e io le ho messo una mano in mezzo alle cosce trovandola tutta bagnata, altro che gattamorta, era andata in calore la troietta e c’era rimasta troppo male quando nessuno dei ragazzi se l’era più filata.
Del resto, la colpa era solo sua.

Spostando le mutandine fradice le sussurrai “dai lasciati andare che non c’è niente di male”. Nando capita l’antifona si era avvicinato, le aveva aperto la camicetta e stava già succhiandole le zinne, mentre io le infilavo due dita in figa sparandole un gran ditalino, lei diceva “no…no…no…” ma non faceva nulla per resistere, anzi spalancava di più le gambe, così anche Cesare, mentre lei cercava di parlare, le rifilava il cazzo in bocca ancora gocciolante di sperma, ma già tornato bello duro e finalmente lei smise di parlare e prese a ciucciarlo come cristocomanda.

Visto che la situazione pareva andare per il meglio, mi accucciai fra le sue cosce e cominciai a leccarle libidinosamente la vagina, le titillavo la clito con la lingua poi gliela ficcavo bene in fondo come se la penetrassi con un piccolo cazzetto, nel frattempo Nando che non era ancora venuto, approfittava della mia posizione in ginocchioni per rusarmelo nella figa alla pecorina, cosa che gradivo moltissimo.

Nel giro di qualche minuto, arrivammo tutti e quattro all’orgasmo. Cesare spingeva il suo cazzo turgido da 20 centimetri fino in gola all’Amelia e cominciava ad eiaculare, la gattamorta gemeva e tossiva cercando di non annegare, ma intanto veniva come impazzita, con mia lingua in figa che non le dava tregua, lei squirtava a più non posso spruzzando il suo liquido vaginale asprigno ma delizioso.

Era la prima vota che leccavo la figa ad una donna e questa cosa mi aveva arrapata più di quando avevo succhiato ingordamente insieme i due cazzi dei ragazzi bevendo il loro sperma.


Nando mi pompava fortissimo, il suo uccello mi arrivava quasi in fondo all’utero, senza ritegno gridai “aaahhh vengo, vengooo!”, simultaneamente anche lui gridò “siiii… zoccola, troia, puttana! ti sborro sul culo”, sfilò il cazzo dalla mia figa e sentii il suo sperma bollente annaffiarmi abbondantemente il sedere, mentre sussultavamo entrambi.

Ansimanti ci sdraiammo sul lettone per fumare una sigaretta, ma i ragazzi non erano ancora soddisfatti.
Si sa i cazzi a vent’anni stanno sempre in piedi, così, mentre io facevo un magnifico pompino a Nando, Cesare senza alcun preliminare lo infilava nel culo all’Amelia, che questa volta strillava perdavvero.
“NO! Dai non farlo mi fai male basta ti prego!”
Ma il suo buchetto era bagnato fradicio e lui ormai era riuscito a far entrare la cappella e la bombardava nel culo a più non posso facendola godere.

Io continuavo a succhiare l’uccello di Nando, gli leccavo la cappella violacea scendevo lungo l’asta e gli risucchiavo in bocca i coglioni intanto lui mi sditalinava, con due dita su e giù in figa, mentre il pollice mi trastullava il grilletto, finché ricevetti un fiotto di sperma in bocca, lo bevvi tutto, senza perdere una goccia, aveva un buon sapore e io venivo per la seconda volta, con le sue dita in figa che senza fermarsi mi facevano godere quasi meglio di un cazzo...

Cesare finalmente finiva di incularla con getti di sborra nel culo, Amelia cercava di non farlo capire, ma era chiaro che aveva avuto un secondo orgasmo e godeva come una troia, ancora più forte della prima volta, stava ancora tremando, sembrava una gatta in calore libidinosa, non più una gattamorta.

SEGUE….




TRASGRESSIONE A ROMA … SECONDO TEMPO

Appena messo piede in albergo, Amelia (la gattamorta) che per tutto il tempo non aveva più parlato, saltò su come una gattarabbiosa:
“Questa proprio non me la sarei mai aspettata !!!” mi urlò contro.
“Questa cosa?” gli chiesi con stupore.
“Ma come cosa? praticamente mi hai fatta violentare dai tuoi amici!
Sei una troia mangia uomini! E mi hai tirato dentro, mi avevi detto, vieni a fare un giro a Roma che ti presento dei miei simpatici amici, ma non mi avevi detto che tutti e due mi avrebbero scopata, sborrato in bocca e rotto il culo!” il tono era diventato quasi isterico.
“Ma sei pazza? Datti una calmata” risposi, “Se non ti andava potevi uscire, nessuno ti tratteneva, invece mi è sembrato che te li sei goduti alla grande i cazzi dei miei mici, razza di gattamorta succhiacazzi!”

Così il giorno dopo non ci rivolgemmo la parola e quando nel pomeriggio i ragazzi vennero all’albergo per uscire insieme non la trovammo, se n’era già andata a spasso per Roma per conto suo.

Dopo un aperitivo in Piazza Navona, Nando che era il leader naturale del nostro gruppetto decise:
“Annamo ar cine che danno er Dottor Zivago e non me lo vojo da perde”.
Non ero certo venuta fino a Roma per andare al cinema, ma non feci discussioni.

Era un cinema molto grande e molto buio, semivuoto in quel pomeriggio. Evidentemente Nando lo conosceva bene perché ci guidò in una zona in fondo, dove dietro all’ultima fila di poltrone c’era solo il muro, le file davanti erano tutte vuote, decisamente non erano i posti migliori per vedere il film, ma lo erano per qualcos’altro…

Stavo seduta in mezzo, tra i “miei ragazzi”, Nando mi aveva già messo il suo uccello in mano e glielo segavo lentamente, intanto Cesare mi aveva tirato fuori le tette e me le pastrugnava allegramente. Quando una mano si intrufolò nelle mie mutandine e un dito cominciò a solleticarmi la clito mi resi conto che il film avrei dovuto andarlo a vedere un'altra volta (magari con il mio fidanzato di Milano, ammesso che lo rivedessi ancora).



“Dai succhiami l’uccello zoccola milanese” mi sussurrava Nando in un orecchio, non me lo feci ripetere, ormai mi era partita la libido, succhiare i cazzi poi è sempre stata la mia passione, “un bocchino non si nega a nessuno” era il mio motto, da quando avevo compiuto i sedici anni, quindi andai giù di testa e gli presi in bocca la cappella cominciando a popparla, ma non mi dimenticai di Cesare che intanto aveva tirato fuori il suo membro durissimo e me lo strusciava contro il sedere, per tenerlo buono cominciai a menarglielo, e atrastullargli anche le palle ma non si accontentava, voleva di più e così iniziai una specie di girotondo.
Continuavo a masturbare un pistolone, mentre aspiravo fino in fondo l’altro uccello, poi ritornavo al primo e ancora viceversa, alternando sega e pompino, il giochino piaceva molto ai due che contraccambiavano sditalinandomi a più non posso.

La trasgressione di fare due pompe contemporaneamente in un luogo pubblico, dove qualcuno avrebbe potuto vedermi mi allupava da morire, i capezzoli mi dolevano perché intanto i miei trombamici me li strizzavano da paura, tutti e due mi mettevano le mani in fregna, l’orgasmo ormai era vicino, quando improvvisamente si accese la luce… dannazione! era la fine del primo tempo e io avevo un cazzo in mano, l’altro in bocca, le zinne di fuori e due dita nella passera.

Francamente mi sentii un po’ imbarazzata, poi però constatai che (in fondo dove eravamo), nessuno ci poteva vedere, infatti nessuno ci stava guardando, quindi pensai ma chissenefrega, ripresi a sbocchinare alternativamente i “miei giocattoli”.

L’intervallo durò poco e finalmente la luce si spense, contemporaneamente Cesare cominciò a eiacularmi in bocca, mentre con le mani mi spingeva ancora più giù la testa in modo che il suo glande mi sprofondava sempre più in fondo, così per non soffocare fu giocoforza ingoiare tutto lo sperma, non che la cosa mi dispiacesse, anzi, a me la sborra è sempre piaciuta.
Ritornai rapidamente a prendermi cura della minchia di Nando, accogliendolo in mezzo alle tette e sparandogli una fantastica “sega spagnola” quando la punta del suo cazzo spuntava dalle mie poppe gli lappavo la cappella con la lingua, finché, sussultando e gemendo, cominciò a sborrarmi abbondantemente sulle tette, sui capezzoli, e persino in faccia e sui capelli, il maialino non la finiva più…

I due mandingo erano certamente soddisfatti, ma non la sottoscritta; infatti, non ero ancora venuta ed ero sempre in caldana.
La mia vagina bollente pulsava dalla libidine. Mi girava la testa, ero eccitatissima e volevo assolutamente una buona dose di manganello.

Le poltrone erano grandi e comode, mi misi su di un fianco, sollevando la gonna e scoprendo così il mio didietro che sporsi verso Cesare che capì al volo.
L’uccello era ancora duro, per lui venire due o tre volte di seguito era normalissimo, mi spostò le mutandine e mi spinse il suo cazzo pulsante fino infondo alla pussy che era già bagnata e lo accolse voluttuosamente.
Andava su e giù prepotentemente e mi faceva già godere.

Nando si stava fumando una sigaretta (allora al cinema si poteva) e non si era ancora accorto di nulla, ma appena capì cosa stava succedendo disse sorridendo:
“Ma sei proprio una troia, non ti basta mai! dai succhiami l’uccello zoccola”.

Detto fatto mi ritrovai ancora una volta godere con due giovani cazzi duri, uno in figa, uno in bocca, la lussuria si era ormai scatenata, godevo, appassionatamente e non provavo nessun rimorso ne vergogna. Beh! Cosa stavo facendo di male?
Ero giovane, bella, calda e sensuale, la mia vagina era Caliente, io ero una donna libera e i cazzi mi piacevano da morire.
Forse ero davvero un po’ zoccola ma mi stava bene così.

Finalmente i due membri cominciarono quasi all’unisono ad eruttare sborra calda, mentre uno lo bevevo di gusto, l’altro era scivolato fuori dalla fregna ma subito me lo aveva infilato da dietro tra le cosce dove, infoiatissimo continuava a sfregarlo e mi stava inondando di sperma dappertutto, io godevo e quasi svenivo dal piacere, mentre un fantastico orgasmo mi travolgeva e la mia figa distillava gocce di libidine.
Che meraviglia. Siii, Troppo bellooo.
EVVIVA LA TRASGRESSIONE !

Qualche mese dopo. Non so come sia successo, ma il mio ex fidanzato aveva rintracciato Amelia e l’aveva anche invitata ad uscire una sera. (Me lo ha raccontato lui dopo che abbiamo fatto pace e che io gli ho confessato tutto il resto e tante altre belle vicende erotiche).
Stà stronza di gattamorta, non vedeva l’ora di sparlare di me e raccontargli tutto quello che era successo, fin nei minimi particolari.
Erano in un bar del centro di Milano, dove una scala a chiocciola portava ad una saletta superiore deserta, buia e dove non saliva quasi mai nessuno.

“Guarda Max, davvero non so come dirtelo e mi dispiace ma Monica è veramente una grandissima zoccola, una mangiatrice di uomini”. Raccontava Amelia.
“Mi ha presa alla sprovvista mi ha infilato le mani tra le cosce facendomi un ditalino e si è messa addirittura a leccarmi la figa.” Raccontava sottovoce la ragazza e per non rischiare che qualcuno la sentisse, sebbene fossero soli in una saletta che si raggiungeva tramite una scala a chiocciola. Mentre aveva avvicinato il più possibile la sua seggiola a quella del ragazzo proseguiva, entrando nei dettagli più scabrosi, descrivendo come Monica senza alcun ritegno aveva chiavato e spompinato diverse volte entrambi i romani proprio davanti a lei.
Come i due l’avessero poi aggredita e uno gli avesse sborrato in bocca mentre l’altro gli aveva addirittura rotto il culetto ancora vergine.
Max a sentire queste cose era diventato tutto rosso in faccia e sembrava furibondo, ma in realtà era arrapatissimo. Il suo uccello tirava a più non posso.
Intanto, la gattamorta vicinissima gli miagolava nell’orecchio tutta la vicenda, ma a furia di descrivere i dettagli dell’orgia a cui era stata sottoposta, aveva finito per eccitarsi anche lei e rabbrividiva quasi rivivendone la libidine.

Max l’attirò verso di sé, la baciò sulla bocca slinguandola appassionatamente e infilandogli una mano fra le tette, che anche se non erano abbondanti come quelle di Monica erano più che discrete, i capezzoli si erano già induriti, così come il cazzo di Max che saltò fuori dalla patta come una molla e Amelia senza che nessuno la forzasse si chinò prendendolo in bocca per ciucciarlo, o come dicono a Bologna per fargli uno splendido “sissignore”. Evidentemente la trasgressione vissuta a Roma aveva rotto i suoi freni inibitori e succhiare un uccello in un bar, mentre qualche metro sotto decine di persone bevevano l’aperitivo non gli sembrava più una cosa così tremenda, anche lei era diventata una “zoccola mangiatrice di uomini” e la cosa non le dispiaceva affatto.
Max che era in arretrato di orgasmi già da un po’ finalmente le scaricò tre fiotti di sborra calda in bocca, tenendole ferma la testa con una mano, obbligandola così a mandare giù tutto fino all’ultima goccia.
La gattamorta, con tre dita in figa si sciolse in un tremendo orgasmo e con la bocca ancora piena di sperma disse:
” Ti prego Max portami a casa tua”

THE END
di
scritto il
2024-04-28
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