Il vampiro

di
genere
sadomaso

Lei, in piedi su una scala, stava pulendo alcuni mobili in alto, era in canottiera. Lui impazziva a vederla vestita così, adorava la forma delle sue braccia, il loro colore e il loro profumo. E l'impeto era sempre lo stesso, quello che lei odiava perché le faceva male: lui amava morderle le braccia nude. Così si arrampicò sulla scala e con un morso appassionato le lasciò il segno dei denti. Lei emise un grido di disappunto e dolore e scese all'indietro i due gradini della scala. Avendo il braccio leso ancora in alto, aprì la mano e ne approfittò per stampare un clamoroso ceffone sulla faccia di lui. Appena ebbe realizzato e gli tornò la vista, che per il colpo gli si era annebbiata, in silenzio e con una mano sulla guancia scappò in bagno. Vide allo specchio quali erano le conseguenze: aveva la guancia totalmente di un rosso acceso. Il bruciore era lancinante, lei menava proprio bene. E quando menava, come ora, il cazzo gli si induriva con le vene tirate al massimo. Provava piacere nel subire violenza, ma sapeva che questo piacere non poteva condividerlo con lei. A lei non piaceva scopare menandosi, non piaceva la violenza, anche se sapeva stampare ceffoni da perdere il fiato. E a lui, anche quella volta, non rimase altro che prenderselo in mano e cominciare ad ottenere il piacere solitario. Lo sperma scivolò copioso nel wc e lui, ansimando si ripulì. La goduria di un ceffone.
scritto il
2023-09-29
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