Il ghiacciolo
di
Grenuille
genere
pissing
tlack!!
il rumore della serratura rimbalzò nella mia testa come l'eco di un tuono.
- bravo! Adesso offrimi la chiave.
Il sorriso non lasciava per un secondo il suo volto, anche quando virava verso atteggiamenti più sadici. Questo la rendeva perversamente affascinante.
La mia mano tremava mentre consegnavo la mia castità, non so se per l'eccitazione del momento o per il timore di ciò che sarebbe potuto accadere nelle prossime ore.
Prendere quella chiavetta in mano le diede un evidente brivido di piacere. Guardava quella piccola prigione di plastica tra le mie gambe e ridacchiava.
- Sei totalmente in mio possesso adesso , sei contento?
Annui con lo sguardo basso.
- Cos'è sto muso lungo? sorridi. Adesso ci divertiamo. Vai a prendere gli stampi per ghiaccioli in cucina, io mi metto comoda.
Mi aveva chiesto di acquistare quelle formine un paio di giorni prima. Non fu semplice trovarli, si usavano negli anni 80, o forse anche prima, ho un vago ricordo da ragazzino. Trovai un vassoio che ospitava 6 stampi in un famoso negozio di oggettistica. In ogni modo mi restava oscuro cosa avesse in mente.
- Portali qui in bagno - la sua voce era sempre dolcissima, anche quando dava gli ordini.
La trovai con indosso un paio di pantaloncini corti che fasciavano le sue abbondanti natiche e una t-shirt gialla che metteva in risalto i suoi lunghi ricci neri delicatamente poggiati sulle spalle, soffici e leggeri come batuffoli di cotone. Si stava struccando, rimettendo in evidenza le sue splendide lentiggini... chissà perché le nascondeva?!
- Vieni! Veloce che mi scappa. Mi condusse vicino al piatto doccia e fece per sbottonarsi
- Tienili sotto, non far cadere nemmeno una goccia.
Adesso cominciavo a capire e anche il mio amichetto tra le gambe ebbe la sua reazione, cominciai a sentire la gabbietta farsi sempre più stretta. Mi abbassai in ginocchio e avvicinai gli stampini al suo fiore odoroso che lentamente sbocciò. Il primo rivolo mi finì addosso e qualche goccia rimbalzò e cadde a terra.
- Stai attento - Mi colpì delicatamente sulla nuca
Il getto ripartì e andò a riempire cinque dei sei stampi, che minuziosamente posizionavo sotto quel getto caldo per raccogliere tutto. L'odore era molto delicato, quasi piacevole. Anche il colore non era intenso, segno di una buona idratazione.
- Dalli a me e fai una doccia. Al resto penso io.
Obbedì senza fiatare
La gabbietta cominciava a dare un po' di fastidio e la doccia fu un toccasana per smorzare quella sensazione di pelle stirata che sentivo attorno ai testicoli.
Lavato, asciugato e profumato, tornai da lei in salotto. Mi fece sedere accanto a lei sul divano e si accoccolò sulla mia spalla
- Abbracciami
La strinsi a me. Il profumo di vaniglia dei suoi soffici ricci mi inebriava. Ero praticamente nudo con lei poggiata su di me, la gabbietta mi stava stritolando.
Quando cominciò a baciarmi sul petto vicino ai capezzoli temetti di farmi un danno serio, la mia erezione premeva forte contro le pareti e sentivo i testicoli stritolati dall'anello.
- ti prego...fa male! Le parole uscirono senza controllo dalla mia bocca.
Lei alzò la testa e mi guardò fisso negli occhi, vide ben chiara la mia sofferenza, sorrise mordendosi il labbro e lentamente si avvicinò al mio collo. Sentivo la sua calda e umida lingua andare su e giù per arrivare infine al mio orecchio.
- Ho legato la chiave allo stecco di uno dei cinque ghiaccioli - Sussurro sorridendo
I corpi cavernosi erano compressi dentro quella prigione di plastica, sentivo il sangue pulsare e un calore intenso pervadere tutto il basso ventre.
- Se mi vuoi scopare devi trovarla
....e io ho una gran voglia di farmi scopare adesso. Se non puoi farlo tu, so già chi chiamare. Andrea non aspetta altro.
- No...aspetta... una vampata di calore accese il mio viso
Più mi vedeva soffrire, più ansimava di piacere
- Vai a prenderne uno e ciuccialo qui davanti a me. Se non trovi la chiave, chiamo Andrea.
Aveva una mano dentro la t-shirt e l'altra tra le gambe.
Presi un ghiacciolo, lo tirai fuori dallo stampo sperando di vedere qualcosa, ma i sali contenuti rendevano opaco quel pezzo di ghiaccio.
Non avevo scelta. Tornai sul divano e, preso dall'eccitazione lo attaccai senza nemmeno pensare al contenuto.
Lei era visibilmente eccitata, ansimava mentre muoveva la sua mano dentro i pantaloncini con lo sguardo fisso sulle mie labbra che andavano su e giù sulle sue urine congelate.
Il sapore era un mix tra sapido, acre e amaro e il freddo accentuava l'acidità. Sentivo il suo odore sempre più intenso.
- Non ce la faccio più, fai presto. Si tolse la maglietta e sfilò i pantaloncini. Era bagnatissima
Addentai la punta del ghiacciolo e mandai giù un boccone, ma quella veemenza mi gelò il palato causando una fitta alla testa. Fui costretto a fermarmi qualche secondo.
- Ti sei congestionato? - scoppiò a ridere - vieni qui, che ti scaldo il palato
Mi mise una mano sulla nuca e spinse la mia testa verso la sua fessura grondante. Affondai la mia lingua gelata dentro quel morbido, umido calore. Un gemito uscì dalla sua bocca
- è bellissimo, continua
Avidamente leccavo e succhiavo le labbra bollenti che contrastavano col freddo della mia lingua congestionata. Assorbì il suo calore
- continua col ghiacciolo, non lo mordere, succhialo - mi scostò bruscamente
Ero a metà strada. Speravo con tutto me stesso di toccare quel freddo pezzo di metallo e liberarmi dalla costrizione che mi stava dilaniando. Lei era caldissima, finalmente si sarebbe concessa. Solo l'idea di sprofondare dentro quelle calde, strette, umide pareti di carne mi dava la forza per sciogliere quei bocconi acri. Ma l'angoscia di pensarla godere tra le braccia del suo ex incombeva millimetro dopo millimetro. Ero quasi arrivato, lei mi guardava ansimante con la sua intimità bollente, pulsante, grondante di piacere
- Ti voglio dentro di me, non ce la faccio più - sussurrava
Eccolo..tastai con la lingua la punta dello stecco di plastica. Pregavo che la chiave fosse lì, qualche cm più giù. La lingua roteava incontrollabile a scavare e sondare. Pian piano tutta la superficie dello stecco emerse ma per quanto lo cercassi, quel contatto col metallo freddo non si palesò. Mi prese un'angoscia che cercai in tutti modi di mascherare per prendere tempo, ma lei mi scopri immediatamente entrando nel mio cervello attraverso gli occhi. Prese il cell in mano e cominciò a scrivere un messaggio.
- No, ti prego - piagnucolai con la voce strozzata.
Lei si staccò dallo schermo e fissò i miei occhi lucidi
- Aaahh - mugugnò di piacere- leccami, voglio sentire la tua lingua fredda sul mio buchino - alzò in alto le gambe e aprì i suoi grandi e sodi glutei. Singhiozzando obbedì. Sentivo le sue dita martellare sul touch con un ritmo incessante. Le sentivo come lame affilate che infilzavano la mia schiena.
- bravo, continua, spingi dentro la lingua, allargalo che tra un po' voglio usarlo - rideva.
Mi sentivo profondamente umiliato. E lo sconforto tocco il picco massimo quando squillò la notifica della risposta.
.... silenzio ... infinito silenzio...
- Abbiamo trenta minuti di tempo - mi scostò visibilmente in preda all'ansia - devo sistemarmi, sceglimi qualcosa di carino da indossare. Poi vestiti e sparisci, veloce!
Feci per alzarmi, ma lei mi bloccò e si avvicinò al mio viso. Era come se avesse fermato il tempo.
- Amore, non preoccuparti, domani ci riproviamo. Ti amo - mi baciò dolcemente sulle labbra ma si scostò subito scoppiando a ridere
- sai di pipì
mi strappò un sorriso
- dai su che il tempo è poco. Ti mando un messaggio quando ho finito
il rumore della serratura rimbalzò nella mia testa come l'eco di un tuono.
- bravo! Adesso offrimi la chiave.
Il sorriso non lasciava per un secondo il suo volto, anche quando virava verso atteggiamenti più sadici. Questo la rendeva perversamente affascinante.
La mia mano tremava mentre consegnavo la mia castità, non so se per l'eccitazione del momento o per il timore di ciò che sarebbe potuto accadere nelle prossime ore.
Prendere quella chiavetta in mano le diede un evidente brivido di piacere. Guardava quella piccola prigione di plastica tra le mie gambe e ridacchiava.
- Sei totalmente in mio possesso adesso , sei contento?
Annui con lo sguardo basso.
- Cos'è sto muso lungo? sorridi. Adesso ci divertiamo. Vai a prendere gli stampi per ghiaccioli in cucina, io mi metto comoda.
Mi aveva chiesto di acquistare quelle formine un paio di giorni prima. Non fu semplice trovarli, si usavano negli anni 80, o forse anche prima, ho un vago ricordo da ragazzino. Trovai un vassoio che ospitava 6 stampi in un famoso negozio di oggettistica. In ogni modo mi restava oscuro cosa avesse in mente.
- Portali qui in bagno - la sua voce era sempre dolcissima, anche quando dava gli ordini.
La trovai con indosso un paio di pantaloncini corti che fasciavano le sue abbondanti natiche e una t-shirt gialla che metteva in risalto i suoi lunghi ricci neri delicatamente poggiati sulle spalle, soffici e leggeri come batuffoli di cotone. Si stava struccando, rimettendo in evidenza le sue splendide lentiggini... chissà perché le nascondeva?!
- Vieni! Veloce che mi scappa. Mi condusse vicino al piatto doccia e fece per sbottonarsi
- Tienili sotto, non far cadere nemmeno una goccia.
Adesso cominciavo a capire e anche il mio amichetto tra le gambe ebbe la sua reazione, cominciai a sentire la gabbietta farsi sempre più stretta. Mi abbassai in ginocchio e avvicinai gli stampini al suo fiore odoroso che lentamente sbocciò. Il primo rivolo mi finì addosso e qualche goccia rimbalzò e cadde a terra.
- Stai attento - Mi colpì delicatamente sulla nuca
Il getto ripartì e andò a riempire cinque dei sei stampi, che minuziosamente posizionavo sotto quel getto caldo per raccogliere tutto. L'odore era molto delicato, quasi piacevole. Anche il colore non era intenso, segno di una buona idratazione.
- Dalli a me e fai una doccia. Al resto penso io.
Obbedì senza fiatare
La gabbietta cominciava a dare un po' di fastidio e la doccia fu un toccasana per smorzare quella sensazione di pelle stirata che sentivo attorno ai testicoli.
Lavato, asciugato e profumato, tornai da lei in salotto. Mi fece sedere accanto a lei sul divano e si accoccolò sulla mia spalla
- Abbracciami
La strinsi a me. Il profumo di vaniglia dei suoi soffici ricci mi inebriava. Ero praticamente nudo con lei poggiata su di me, la gabbietta mi stava stritolando.
Quando cominciò a baciarmi sul petto vicino ai capezzoli temetti di farmi un danno serio, la mia erezione premeva forte contro le pareti e sentivo i testicoli stritolati dall'anello.
- ti prego...fa male! Le parole uscirono senza controllo dalla mia bocca.
Lei alzò la testa e mi guardò fisso negli occhi, vide ben chiara la mia sofferenza, sorrise mordendosi il labbro e lentamente si avvicinò al mio collo. Sentivo la sua calda e umida lingua andare su e giù per arrivare infine al mio orecchio.
- Ho legato la chiave allo stecco di uno dei cinque ghiaccioli - Sussurro sorridendo
I corpi cavernosi erano compressi dentro quella prigione di plastica, sentivo il sangue pulsare e un calore intenso pervadere tutto il basso ventre.
- Se mi vuoi scopare devi trovarla
....e io ho una gran voglia di farmi scopare adesso. Se non puoi farlo tu, so già chi chiamare. Andrea non aspetta altro.
- No...aspetta... una vampata di calore accese il mio viso
Più mi vedeva soffrire, più ansimava di piacere
- Vai a prenderne uno e ciuccialo qui davanti a me. Se non trovi la chiave, chiamo Andrea.
Aveva una mano dentro la t-shirt e l'altra tra le gambe.
Presi un ghiacciolo, lo tirai fuori dallo stampo sperando di vedere qualcosa, ma i sali contenuti rendevano opaco quel pezzo di ghiaccio.
Non avevo scelta. Tornai sul divano e, preso dall'eccitazione lo attaccai senza nemmeno pensare al contenuto.
Lei era visibilmente eccitata, ansimava mentre muoveva la sua mano dentro i pantaloncini con lo sguardo fisso sulle mie labbra che andavano su e giù sulle sue urine congelate.
Il sapore era un mix tra sapido, acre e amaro e il freddo accentuava l'acidità. Sentivo il suo odore sempre più intenso.
- Non ce la faccio più, fai presto. Si tolse la maglietta e sfilò i pantaloncini. Era bagnatissima
Addentai la punta del ghiacciolo e mandai giù un boccone, ma quella veemenza mi gelò il palato causando una fitta alla testa. Fui costretto a fermarmi qualche secondo.
- Ti sei congestionato? - scoppiò a ridere - vieni qui, che ti scaldo il palato
Mi mise una mano sulla nuca e spinse la mia testa verso la sua fessura grondante. Affondai la mia lingua gelata dentro quel morbido, umido calore. Un gemito uscì dalla sua bocca
- è bellissimo, continua
Avidamente leccavo e succhiavo le labbra bollenti che contrastavano col freddo della mia lingua congestionata. Assorbì il suo calore
- continua col ghiacciolo, non lo mordere, succhialo - mi scostò bruscamente
Ero a metà strada. Speravo con tutto me stesso di toccare quel freddo pezzo di metallo e liberarmi dalla costrizione che mi stava dilaniando. Lei era caldissima, finalmente si sarebbe concessa. Solo l'idea di sprofondare dentro quelle calde, strette, umide pareti di carne mi dava la forza per sciogliere quei bocconi acri. Ma l'angoscia di pensarla godere tra le braccia del suo ex incombeva millimetro dopo millimetro. Ero quasi arrivato, lei mi guardava ansimante con la sua intimità bollente, pulsante, grondante di piacere
- Ti voglio dentro di me, non ce la faccio più - sussurrava
Eccolo..tastai con la lingua la punta dello stecco di plastica. Pregavo che la chiave fosse lì, qualche cm più giù. La lingua roteava incontrollabile a scavare e sondare. Pian piano tutta la superficie dello stecco emerse ma per quanto lo cercassi, quel contatto col metallo freddo non si palesò. Mi prese un'angoscia che cercai in tutti modi di mascherare per prendere tempo, ma lei mi scopri immediatamente entrando nel mio cervello attraverso gli occhi. Prese il cell in mano e cominciò a scrivere un messaggio.
- No, ti prego - piagnucolai con la voce strozzata.
Lei si staccò dallo schermo e fissò i miei occhi lucidi
- Aaahh - mugugnò di piacere- leccami, voglio sentire la tua lingua fredda sul mio buchino - alzò in alto le gambe e aprì i suoi grandi e sodi glutei. Singhiozzando obbedì. Sentivo le sue dita martellare sul touch con un ritmo incessante. Le sentivo come lame affilate che infilzavano la mia schiena.
- bravo, continua, spingi dentro la lingua, allargalo che tra un po' voglio usarlo - rideva.
Mi sentivo profondamente umiliato. E lo sconforto tocco il picco massimo quando squillò la notifica della risposta.
.... silenzio ... infinito silenzio...
- Abbiamo trenta minuti di tempo - mi scostò visibilmente in preda all'ansia - devo sistemarmi, sceglimi qualcosa di carino da indossare. Poi vestiti e sparisci, veloce!
Feci per alzarmi, ma lei mi bloccò e si avvicinò al mio viso. Era come se avesse fermato il tempo.
- Amore, non preoccuparti, domani ci riproviamo. Ti amo - mi baciò dolcemente sulle labbra ma si scostò subito scoppiando a ridere
- sai di pipì
mi strappò un sorriso
- dai su che il tempo è poco. Ti mando un messaggio quando ho finito
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