L'ingegnere - Parte 1

di
genere
etero

C'è stato un periodo della mia vita che trovandomi sola ho provato a frequentare gente nei più svariati modi. Mi ricordo che mi ero iscritta a un corso di inglese, poi ho frequentato un coro polifonico amatoriale, ero in diversi gruppi facebook per single, e mi feci anche l'abbonamento al cinema per il Cineforum. Proprio in questa occasione conobbi un uomo, che frequentai per poco tempo, ma molto intensamente, almeno dal punto di vista sessuale. Si chiamava Arnaldo, faceva l'ingegnere e aveva una certa agiatezza economica. Ci vedemmo le prime volte in un cinema di periferia, e ricordo che mi fece subito colpo. Era il tipo d'uomo che piace a me, non aitante, non palestrato, nemmeno ragazzino. Aveva dei pantaloni grigi e un maglione verde, e già questo mi fece sorridere, inoltre, avevo notato che in diverse occasioni, si era appisolato con la testa a penzoloni. Mi fece subito simpatia, e dopo un paio di film, una sera, all'intervallo tra un tempo e l'altro, al bar del cinema, attaccai bottone. Lui stava sorseggiando un caffè e io chiesi al barista una cioccolata calda. Era dicembre , fuori c'era freddo, mi sembrava di non aver fatto una richiesta bizzarra, ma mi rispose che la cioccolata non la facevano. Mi girai verso lui che stava ascoltando interessato e gli dissi < ma come è possibile che non facciano una cioccolata d'inverno> . Lui mi guardò negli occhi e mi chiese se poteva offrirmi un caffè. Gli risposi che un cappuccio sarebbe stato meglio. Sorrise e quel sorriso mi piacque molto. Ritornammo in sala e ci sedemmo ognuno ai propri posti ma continuammo a cercarci con gli sguardi per tutto il resto della proiezione.A film finito, mi si avvicinò e mi chiese se il mercoledì successivo ci saremmo rivisti. Io risposi di sì ma quando se ne andò ci rimasi male perché non aveva provato a chiedermi di uscire. Tornando a casa in macchina non feci che pensare a lui e per la prima volta dopo tanto tempo, il mio corpo mi mandò dei segnali chiari. Mi piaceva e avrei atteso con impazienza la settimana dopo. Purtroppo quella sera tanto attesa si rivelò bruttissima perché lui non c'era. Passai tutto il film a guardare l'entrata invece dello schermo. Me ne tornai a casa dandomi dell'imbecille, in definitiva che mi aspettavo,di trovare l'uomo giusto al cinema, come capita nei film? Passai la settimana cercando di non pensare alla delusione subita mentre dentro di me iniziava a formarsi l'idea di non andare più a Cineforum. In qualche maniera era un modo per reagire a questa sconfitta.Quella sera uscii con una mia vecchia amica a mangiare una pizza, e andammo , caso volle, proprio vicino al cinema dove avrei dovuto andare per il Cineforum. Andammo alla macchina nel momento che uscivano dalla proiezione. Lo vidi che, da solo, andava al posteggio vicino e salire in macchina. Il cuore mi batté talmente forte che avevo timore che la mia amica lo sentisse. Ero come una ragazzina e come tale mi comportai. Mi misi a correre aprii la mia macchina urlando alla mia amica di sedersi velocemente, e partendo senza guardare gli specchietti retrovisori, lo seguii. Per fortuna che andava piano e non lo persi, ma Paola, così si chiamava la mia amica, non poteva credere che una donna di quarant'anni potesse fare una cosa simile. Gli avevo già raccontato la storia in pizzeria e mi disse che se per caso lui si fosse accorto che lo seguivamo, avrei fatto certamente una pessima figura. Gli diedi ragione ma continuai lo stesso, fino a quando , dopo circa dieci minuti di macchina, e all'altro capo da dove abitavo, lui accostò. Mi fermai anch'io, e così potei vedere dove abitava. o meglio in quale palazzo entrava. La zona era residenziale e mi dissi che un uomo simile doveva abitare per forza in una zona simile. Tornammo a casa ridendo come due cretine. Mancavano dieci giorni a Natale, e quella sera,dopo aver indossato il pigiama di lana, mi misi sul divano alla sola luce dell'albero di natale, e immaginando lui che mi coccolava presi sonno. Andai a letto con la voglia di averlo tutto per me. Mi misi un cuscino tra le cosce e con difficoltà entrai nel mondo di Orfeo. Il giorno dopo decisi che non potevo aspettare una settimana per rivederlo e così due giorni dopo, il sabato, decisi di fare shopping dalle sue parti. Qualche negozio alla mia portata ci sarà mi dissi. Quel pomeriggio andai avanti e indietro nella sua via per più di due ore, tenendo sempre sotto controllo il portone. Mi detti della pazza ma non mollai. Solo all'ora di cena, quando chiusa in macchina stavo per andarmene, lo vidi uscire. Il cuore mi balzò in gola ma per poco non mi venne un infarto. Era a braccetto con una ragazza, molto bella, sui vent'anni. Il mondo mi crollò addosso. Stavolta non mi diedi solo dell'imbecille, ma della cretina, della poveretta e mi insultai da sola fino a quando non scoppiai in lacrime. Rimasi a guardare con la vista appannata loro due che sorridenti salivano in macchina.
scritto il
2023-02-08
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