Il resort delle schiave (1)

Scritto da , il 2023-01-29, genere dominazione

Dopo il mio rapimento, avvenuto ormai almeno 6 mesi fa, anche se ovviamente non mi lasciano conoscere la data precisa, mi sono ormai abituata a una routine piuttosto regolare.
Sveglia alle 7, una colazione semplice ma sana, due ore di ginnastica, tempo libero per leggere o prendere il sole in giardino, chiaramente sempre in catene e sorvegliata dalle signore, pranzo sano e vario, sonnellino, scuola di portamento con i tacchi, cura del mio corpo (depilazione, manicure, pedicure, quel che occorre), scuola di danza erotica e strip tease, allenamento a succhiare vari dildo, visione di filmati pornografici, cena, a letto presto.
Niente alcol niente droghe.
Ma le medicine sì, ogni sera. Non so cosa siano ma il loro effetto mi è piuttosto palese: nonostante questa situazione assurda, mi sento serena e soprattutto docile e ubbidiente. Non ho dubbi che mi stiano drogando, ma non voglio davvero far qualcosa in merito.
Le mie 5 compagne di prigionia, con le quali scambio ogni tanto qualche parola di nascosto, come me sono qui da mesi e non sanno nulla di più. Come me sono state rapite in pieno giorno, in un periodo della loro vita in cui sostanzialmente non stavano avendo contatti con le loro famiglie da tempo.
Tutte siamo state tatuate nello stesso modo: due cuoricini sui buchetti del coccige, rossi col profilo nero. Una piccola S sul polso destro.
Solo io e un'altra oltre a mettere la spirale, siamo anche state operate: ora ho una quinta molto abbondante, le cicatrici grazie alle cure sono quasi sparite. Le mie tette sono grandi a punta e sfrontate. Tutti i giorni una delle signore le massaggia con olio profumato e mi dice che sono bellissima.

La novità di oggi ha lasciato tutte noi stupite. Domani a quanto pare è previsto il nostro trasferimento e ci diranno di più sul perché siamo qui.

Ci svegliano all'alba, ci vestono di tutto punto dopo averci cosparse di olio profumato. Intimo di pizzo tessuto in una seta grigia scura ma cangiante per me, sopra una specie di babydoll. Tacco 12 di strass, un sandalo. Capelli ben raccolti con qualche ciocca alle spalle, sono bionda naturale, e un trucco che mi dona.

Ci portano, tutte meravigliose, nella sala dove di solito pranziamo. Entra un uomo. È il primo maschio che vediamo da mesi, e restiamo imbambolate a fissarlo. Ci dice di sederci, e inizia senza preamboli a spiegarci.
In seguito al nostro rapimento, siamo diventate sua proprietà e lavoreremo d'ora in poi per lui.
Verremo trasferite in un resort 5 stelle su un'isola, ovviamente nessuna ulteriore informazione su dove si trovi. Avremo una enorme suite ciascuna. Continueremo a prendere il farmaco che, come avevo capito, ha lo scopo di renderci dolci e ubbidienti, ma ne prenderemo anche un altro, che ha lo scopo di aumentare il nostro desiderio sessuale sino a renderlo insopportabile ed insaziabile.
Una volta sull'isola, ci verrà messa una cintura di castità completamente nuova: è un neurotrasmettitore che blocca l'orgasmo. Si applica come un collare. Non potremo toglierlo né spegnerlo da sole, e vivremo in cocente e costante desiderio di godere, senza poterci fare nulla.
Soltanto i ricchi uomini d'affari ospiti del resort avranno il codice per sbloccare transitoriamente il collare, e sarà affar nostro capire come compiacerli e convincerli a farci godere.
L'unico limite che gli ospiti avranno è che non potranno lasciarci segni permanenti sul corpo o ucciderci.
La pena, nell'improbabile caso che una di noi provi a fuggire, è levare questo unico limite e lasciarli sfogare le loro perversioni.
La S tatuata sui nostri polsi indica le parole Slave e Slut. Schiava e troia, perché questo saremo. E ci distingue dal personale del resort.
Siamo obbligate a cure estetiche ed assidua palestra e riceveremo abiti scarpe e lingerie e profumi in abbondanza.
Siamo l'attrazione per la quale questi uomini pagano decine di migliaia di dollari a settimana.
Loro sanno che siamo lì contro la nostra volontà e che ciò nonostante li supplicheremo di farci di tutto, e pagano per questo.

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