La pura verità

di
genere
incesti

Bello fantasticare, bello inventare, ma la realtà è sempre meglio. E io voglio raccontare una realtà che mi tengo dentro da troppi anni. Parto da lei, mia madre. Una donna avvenente, direi la classica bellezza italiana, che d'estate con la giusta abbronzatura diventava irresistibile. Un seno abbastanza prosperoso e un po' cadente, ricordo delle due gravidanze, e un lato B... Perfetto! Fianchi un po' larghi (il giusto direi) e i glutei come due gocce belle sode e giuste per una mano grande come la mia. Come faccio a dirlo? Li ho toccati e molto spesso. È iniziato come gioco da bambino. Mia nonna faceva l'estetista e passando molto tempo con lei avevo preso una certa familiarità col corpo femminile, sia nel guardarlo che nel toccarlo. A nessuna cliente dava fastidio se un bimbetto carino stava lì a guardare e magari (con le clienti più abituali) aiutava la nonna in qualche massaggio. Soprattutto i piedi e le gambe, ma poi anche la schiena. Così da bravo bimbo provavo poi quei piccoli massaggi sulla mamma che mi lasciava fare, compiaciuta. Ma l'infanzia passa e i pensieri, così come i desideri, cambiano. Non so più bene quando ho cominciato a spiarla. In casa era abitudine girare in mutande ma anche nudi, lei in estate metteva spesso prendisole senza nulla sotto, e ciò che prima era naturale cominciò a diventare eccitante. Così la spiavo perché volevo qualcosa solo per me, che potessi vedere solo io. E le visioni dalla serratura del bagno erano paradisiache: mentre si lavava i lunghi capelli ricci chinata sulla vasca da bagno la sua vulva pelosa si offriva a me con quelle splendide labbra tutte da baciare; o mentre si spalmava dolcemente la crema dopo la doccia, con una gamba alzata fino al lavandino, sembrava pronta ad essere penetrata fino allo sfinimento. Così trovai il mio spazio. Nei frangenti in cui, dopo la doccia, eravamo in casa da soli, chiedevo "Mamma vuoi un massaggio?". La risposta era quasi sempre "Certo! Ti aspetto sul letto". Io prendevo oli e creme forniti dalla nonna e mi preparavo allo spettacolo. Prima i piedi, perché rilassarli rilassava tutto, e già lì lei godeva, eccome! Poi il collo e la schina per sciogliere le tensioni, non disegnando di far scivolare le mani fino a sfiorare il seno... Infine le gambe e i glutei... Dimenticavo: lei stava in reggiseno (slacciato sul retro) e mutande, più spesso perizomi molto trasparenti... E da dietro si vedeva tutto! Massaggiavo poco a poco i polpacci arrivando alle cosce e poi su fino a quei glutei che avrei voluto mordere, ma già sentirli unti sotto le mie dita mi portava una eccitazione unica. Poi mi mettevo cavalcioni al contrario (cioè spalle alla sua testa) per il masaaggio rassodante, quello per mantenere i glutei sodi... E lì potevo guardare: vedevo i peli spuntare dalle mutandine, e poi mi avventuravo avvicinando il volto proprio lì... E vedevo quelle belle labbra rigonfie. Così dicevo "Divarica un pochino...". Lei estremamente rilassata e malcelatamente eccitata (lo capivo chiaramente dal respiro e dai piccoli gemiti) lo faceva senza nessuna obiezione, mai! Sapete cosa era eccitatante alla follia? Il silenzio. Io sapevo e lei sapeva, ma nessuno diceva nulla, mai. Solo mani, olio, respiro affannoso, visione ravvicinata. E in quella posizione, continuando sempre il massaggio, scendevo giù a guardare e annusare... Sì, sentivo il suo profumo di donna, era inebriante, dovevo trattenermi, ma qualche passaggio delle mani sfiorava quegli umori... Sempre nel silenzio... Poi c'era il lato A... Ma questa è un'altra storia...
scritto il
2023-01-16
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