Varianti di una relazione

Scritto da , il 2022-12-09, genere dominazione

Andrea ed io ci eravamo conosciuti in vacanza, ma avevamo avuto da subito l’impressione che non fosse una storia estiva, di quelle che si vivono sapendo che non incontrerai mai più quella persona. E infatti, con molte difficoltà riuscimmo a tirare avanti per un anno, concedendoci reciprocamente molte licenze per ovviare alla distanza, ma arrivammo alla conclusione che dovevamo trovare una soluzione per vivere insieme. Lei voleva finire gli studi ma poteva trasferirsi, io con il mio lavoro potevo scegliere con una certa libertà dove svolgerlo, e trovammo una città con le caratteristiche giuste per convivere, iniziando a sistemare la parte logistica della cosa, e riuscendo a vederci almeno un paio di volte al mese. I weekend si passavano per la maggior parte facendo sesso, un sesso libero e spregiudicato come eravamo entrambi. La passione non ci abbandonò nemmeno durante la convivenza, che al contrario ci faceva esplorare sempre più a fondo i nostri lati più o meno oscuri.
Andrea era una ragazza molto libera, e aveva iniziato la sua vita sessuale molto presto, senza particolari pregiudizi per un sesso o per l’altro, o per giochi non mainstream. Da parte mia avevo sempre avuto una particolare predisposizione per il bondage o il Power Exchange, e ci eravamo subito trovati molto in sintonia. Il nostro patto era di dirci sempre tutto, e ci aveva aiutato molto, tanto nel sopravvivere alla storia a distanza per tutto quel tempo, quanto al divertirci quando riuscivamo a trovarci.
Vivendo soli avevamo via via attrezzato la casa con alcuni accessori che ci permettessero di immobilizzare uno dei due senza dover cercare corde o altro, e spesso chi rientrava a casa preparava uno scenario per sorprendere l’altro, e mi ci volle poco per capire che la situazione che la eccitava di più era semplicemente quella in cui tornando a casa mi trovava legato lasciandola libera di farmi quello che voleva, così iniziai ad escogitare modi sempre più complessi per immobilizzarmi in posizioni imbarazzanti, dolorose e senza possibilità di liberarmi senza interventi esterni, per la gioia di Andrea che a sua volta si sbizzarriva nel trovare alternative divertenti su come sfruttare la cosa. Naturalmente Andrea restituiva il favore, facendosi trovare in modi simili e lasciandosi torturare sessualmente. Il più delle volte in cui capitava Lasciava persino una nota in cui dettagliava cosa avrebbe voluto che le facessi, almeno inizialmente, ma da quegli spunti potevo poi staccarmi e procedere di mia iniziativa. Era molto soddisfacente per entrambi, anche se qualche incidente capitò, come quando una serie di corde strette troppo attorno a cazzo e palle, una specie di shibari genitale, finì per causarmi un’eiaculazione pochi minuti prima del suo rientro. Vedendo la chiazza di sperma sul pavimento Andrea fece una smorfia e si trasformò in un’aguzzina spietata come non era mai stata.
- Volontariamente o no sei venuto da solo e senza la mia autorizzazione. E adesso pagherai. Aspettami qui.
Ovviamente non potevo nemmeno spostarmi, perché oltre a mani e piedi mi ero messo una corda al collo e un’altra mi assicurava le palle ad un tavolo piuttosto pesante dietro di me. Avevo fatto tutto con molta cura, e non avevo scampo. Andrea tornò con una tenuta adeguata al ruolo che intendeva sostenere, bustino a balconcino che le copriva a malapena i capezzoli e gonna di pelle con spacchi su entrambe le cosce, stivale sopra il ginocchio, trucco molto vistoso e capelli tirati in una coda sulla cima della testa, che le ricadevano a ventaglio fino a poco sopra il culo. In mano reggeva una lunga frusta che stava imparando a usare molto bene.
- Con questo scherzo ti sei giocato tutto il weekend.
E iniziò a frustarmi con metodo, con colpi molto forti e distanziati su tutto il corpo, prendendosi molte pause con baci, graffi, morsi e insulti, prima di passare alla cera, con cui mi coprì tutto il corpo, con particolare attenzione al petto e al pube.
- Sei sulla buona strada per essere perdonato. Ma devi ancora fare qualcosa per me.
Senza liberarmi le palle mi spinse sulle ginocchia, sollevando la mini e mostrandomi la figa. Iniziai a leccare senza esitazione, anche se quando Sollevai le braccia per prenderle le cosce mi disse subito di rimettere le mani sul pavimento, posandoci sopra le punte degli stivali per sicurezza. Era piuttosto eccitata e la feci venire rapidamente, e mi slegò dal tavolo.
- Ora mangiamo.
Preparò rapidamente dicendomi però di apparecchiare solo per lei. Quando il suo tavolo fu sul tavolo mi fece stendere ai suoi piedi sotto il tavolo e mi infilò una lunga candela nel culo, accendendola.
- Non lamentarti e non farla uscire.
Restai con i suoi piedi sulla schiena e la candela che stillava gocce incandescenti su di me finché non si rialzò, poi mi legò nuovamente mani e piedi al tavolo a pancia sotto. La vidi rientrare dalla cucina con un mattarello che sembrava lucido.
- Ho sempre sognato di inculare un maschio così, giusto per fargli capire cosa vuol dire.
- A te piace.
- Si, ma non credere che non senta male. Beh, ora saprai cosa significa.
Mi impalò senza troppi complimenti grazie alla lubrificazione che aveva applicato, ma si spinse molto in fondo, e iniziò a pomparmi senza smettere.
- Ti piace, schiavo dei miei coglioni?
I coglioni non li hai, pensai, ma non era il caso di farla incazzare con osservazioni fuori luogo.
- Sì, padrona.
- Bravo il mio sborratore non autorizzato. Questo te lo farò spesso.
Sentii il cazzo ancora stretto nelle corde tornare duro, e lei si accorse anche dai miei gemiti che stavo provando piacere. Tanto.
- Ti va di lusso che non ho trovato niente di più grosso, ma non preoccuparti, rimedierò.
- Sei una stronza, padrona. Ma ti amo.
- Zitto.
Mi lasciò il mattarello penzolante dal culo per prendere una frusta più corta e riprendere a colpirmi la schiena ancora dolorante, e i miei grugniti non la impietosirono fino a quando le annunciai che stavo per venire. Sfilò il mattarello continuando a colpirmi una ventina di volte prima di fermarsi.
- Forse ti farò venire prima di dormire. Non ora. Esco.
Rimasi a fissare la porta in cui si era infilata, ascoltando l’acqua scorrere dalla doccia. Non ci mise molto a tornare fuori con leggings neri infilati negli stivali e una camicetta che le lasciava le spalle nude e sotto cui non poteva esserci un reggiseno.
- Sono abbastanza?
- Per chi o che cosa?
- Esco con le colleghe di università, ce n’è una a cui credo di piacere.
- Oh…
- Tranquillo, la stuzzico e basta. Almeno per ora.
Mi lasciò lì, rifilandomi una pacca sul culo dirigendosi verso la porta, e rimasi ad aspettarla sporco di cera, il cazzo ancora imprigionato nelle corde che però si erano allentate e non davano fastidio, ed il culo indolenzito dalla sodomizzazione subita. Andrea tornò dopo un paio d’ore, mezza ubriaca e decisamente infoiata. Mi slegò e si abbassò la camicetta con una mano.
- Avevo ragione, piaccio davvero tanto a Erica, e se non avessi avuto te a casa ti giuro che ci sarei finita a letto stasera stessa. Mi aspettavo che da un momento all’altro mi tirasse la camicetta sotto le tette e iniziasse a succhiarmele. Ora vedi di scoparmi decentemente oppure ti faccio rifare la serata anche domani e dopodomani, e domani esco con lei e me la faccio dove capita.
Non me lo feci ripetere, la girai stendendola sul tavolo dove ero stato fino a poco prima e la montai quasi brutalmente, ma dopo qualche minuto la rivoltai per prenderla da dietro, tenendole una mano sulla nuca e arrivando a spostare il tavolo con lei sopra per la forza dei miei affondi. Mi presi una piccola rivincita schiaffeggiandole ripetutamente il culo, cosa che lei dimostrò di gradire. E il fine serata mi permise di passare un weekend migliore di come si era prospettato.
Dopo un anno di convivenza decisi che avrei voluto farle un regalo molto speciale. Il nostro rapporto procedeva benissimo, il sesso era in assoluto il migliore che potessi ricordare, e guardando la cronologia dei porno che guardava scoprii la sua attrazione per le cose a tre, e pensai a un modo un po’ inusuale, tanto per cambiare, e le menzionai la cosa durante una sessione.
- Fammi capire. Tu vorresti cercare un altro e farmici fare quello che mi pare?
- L’idea sarebbe quella.
- E non saresti geloso?
- Quando siamo stati lontani ti sei scopata un po’ di ragazzi o sbaglio?
- E tu anche. Era solo per fare sesso, e ci dicevamo tutto.
- Quasi. Io non ti ho mai chiesto cosa facessi con quei tipi. Sapevo che te li scopavi.
- Potevo raccontarti i dettagli. Se vuoi lo faccio ora.
- No, lascia stare.
- Seriamente, non ero innamorata. E nemmeno tu, spero.
- Io in verità una sola, lo sai. Per il resto andavo a seghe.
- E quella ti era piaciuta più delle altre?
- Non mi sono mai cercato occasioni. Quella mi è caduta in mano, e mi sentivo solo.
- Va bene, va bene.
- Allora non ti interessa la mia proposta? Sempre che trovi qualcuno.
- Mmmh, sì. Potrebbe essere una cosa carina. Ma tu che ruolo dovresti avere?
- Questo – indicai le mie mani legate alle corde – e tu fai quello che ti pare con chi vuoi.
- Mmmmhhh…quindi potrei non fare niente con te e farti vedere che mi scopo un altro?
- Se volessi…
- Oppure farti guardare, oppure…
- Quello che vuoi. Tutto.
- Vabbé. Ora zitto e subisci.
Finita la sessione mi disse che se volevo potevo procedere, ma senza dirle nulla ed eventualmente metterla davanti al fatto compiuto. Per cui pubblicai un annuncio su alcuni siti in cui cercavo un maschio sottomesso disposto a condividere le attenzioni di lei. Ricevetti meno risposte di quante me ne aspettassi, e ancora meno di candidati interessanti. Di quei pochi uno mi colpì per l’aspetto e i modi, e decisi di incontrarlo. Passò anche questo test, e iniziai a scambiare con lui idee in vista della serata, arrivando a decidere come Andrea avrebbe dovuto trovarci. Mi presi il pomeriggio libero per essere sicuro di avere tutto il tempo, e quando Filippo, questo era il suo nome, iniziammo i preparativi. Ero indeciso se legarci insieme, schiena contro schiena o di fronte, oppure separati, così che Andrea potesse dedicarsi anche a uno solo di noi alla volta.
Dopo una doccia preparai lui, che non aveva mai fatto autobondage, prima di procedere a immobilizzare me stesso. In piedi nella sala, leggermente defilato rispetto alla porta d’ingresso ma visibile appena lei avesse fatto pochi passi dentro casa. Entrambi eravamo piuttosto eccitati durante i preparativi, ed ebbi modo di constatare che almeno per le dimensioni Andrea sarebbe rimasta soddisfatta dalla scelta, tanto più che Filippo era anche belloccio, e mi immobilizzai davanti all’ingresso di casa, come avevo già fatto molte volte. Prima le caviglie, poi dopo aver verificato che potevo raggiungere le manette e chiudermele sui polsi senza vedere nulla mi bendai gli occhi, feci scattare attorno ai polsi e attesi, fortunatamente per poco ma con il cuore in gola, il rumore della chiave. Era stata una mossa azzardata, e forse la nostra relazione sarebbe stata messa in discussione, ma nella mia visione, anche una grande dimostrazione di fiducia e amore nei confronti della mia ragazza. La sentii entrare, e non disse niente, abituata com’era a trovarmi lì. La sentii appoggiare la borsa e dirigersi verso la cucina, ma i passi si interruppero quasi subito. Probabilmente si era fermata non appena visto l’ospite per lei inaspettato.
- Quindi l’hai fatto davvero...
- L’idea mi piaceva troppo.
- Lo vedo. C’è l’hai di marmo…e anche lui.
Mi baciò con forza, mordendomi il labbro prima di staccarsi da me. Sentii che si spogliava, e senza dirmi altro si allontanò. Li sentii parlare, senza capire il loro scambio. Sentii invece il respiro di Filippo cambiare e i suoi mugolii, e immaginai che stesse provando piacere o dolore, e istantaneamente la mia erezione tornò. Un po’ me ne vergognai, perché era la mia ragazza a provocare piacere o dolore ad un altro, che però le avevo procurato io. I gemiti proseguirono per vari minuti, poi sentii i passi di Andrea, e le sue mani sulle corde che mi tenevano. Senza una parola mi portò con lei, e quando mi trovai contro il corpo di Filippo lei mi fece alzare le braccia per appendermi. Per la prima volta toccai i genitali di un altro, entrambi in erezione, e percepii il sudore sulla sua pelle. Andrea unì le mani intorno ai nostri cazzi unendoli e ci masturbò brevemente, poi li legò insieme, annodando con un’altra corda anche le palle di entrambi prima di iniziare a frustarci. Ebbi la soddisfazione di sentirlo lamentarsi prima e più rumorosamente di me, probabilmente ppr mancanza di abitudine, ma ogni volta che uno dei due veniva colpito anche l’altro subiva delle trazioni ai genitali per gli spostamenti che il corpo involontariamente compiva. Andrea non voleva forse infierire troppo su di lui, e mi riservò più attenzioni. Poi sciolse completamente Filippo e se ne andarono lasciandomi solo, per un periodo che mi sembrò eterno, immaginando che Andrea avesse deciso di scopare con lui. Il timore di essere cornificato, anche se sapevo che Andrea aveva già fatto sesso durante il periodo di lontananza, mi dava un po’ fastidio ma continuavo ad essere eccitato al pensiero, e mi dispiaceva persino non poterla vedere, ma se aveva deciso così non potevo che accettare la cosa. Quando sentii il ticchettio dei tacchi alti sul pavimento andai in agitazione, non sapendo cosa aspettarmi. Era lei da sola? C’era anche lui, che dopo averla scopata era diventato qualcos’altro ai suoi occhi? Cosa avrebbe pensato ora di me, vedendomi così eccitato in quella situazione? La sentii davanti a me, in silenzio, e anche io rimasi zitto, con il mio respiro che risuonava nelle orecchie. Due mani si posarono sui miei fianchi, mi arrivò il suo profumo. Un bacio sulle labbra, la lingua che mi si insinuò fra i denti a cercare la mia.
- È un bellissimo regalo che mi hai fatto.
- Davvero sei contenta?
Un altro bacio.
- Sei fantastico! Ti adoro, anche se oggi fai solo la mia puttana. Ma ti adoro. E ti amo.
- Anche io ti amo. E non saprei vivere senza di te.
- Non succederà. A meno che io non muoia, ovviamente. Ma non sarebbe di mia volontà.
- Puoi evitare di pensare come una tedesca come al solito?
- Sono tedesca, mi viene spontaneo.
- Lo so – finalmente mi prese in mano il cazzo, scivolando su e giù con la mano, appoggiandosi con il corpo nudo contro il mio – ma ora non parlare di morte.
- Era per dire. Sto facendo riposare un po’ il tuo amico. È davvero bravo.
- Scopa bene? – chiesi con un po’ di timore, mentre il suo corpo mi scaldava e il piacere iniziava a salire – ti fa divertire?
- Non lo so ancora se scopa bene, ma mi sta facendo divertire. Sopporta bene il dolore ed è abbastanza elastico. Adesso sto facendo una pausa io, sai che è faticoso torturare bene qualcuno no?
- Oh sì. Anche farsi torturare lo é.
- Vuoi sapere cosa gli ho fatto?
- No…
- Ok, non te lo dico. Però vuoi sapere se lo scoperò…
- Solo se vuoi dirmelo.
- Magari ti porto di là se succede. Non lo hai mai fatto in tre?
- No Andrea
- Che ne diresti di chiamarmi padrona per ora?
- Va bene. No, padrona.
- Vedremo…
Ero abbastanza vicino all’orgasmo, e come prevedibile tolse la mano, facendomi pulire le dita con la lingua.
- Bravo. Ora vado a vedere come sta l’altro schiavetto, nel frattempo potrebbe essere venuto da solo.
- Davvero?
- L’ho fatto stendere sullo zerbino di setole dopo un po’ di trattamenti. Se non è venuto dovrò farmi leccare, anche se tu non volevi saperlo…
- Mi piacerebbe vedere
- Ti farebbe male?
- No, davvero. Mi piacerebbe vederti godere con un altro. Per oggi potresti fare come se io non fossi io, come se fossi solo uno dei tuoi schiavi. Magari così è più facile.
- Non so se sia così facile per te dimenticare chi sei. Vuoi anche questa umiliazione?
- Tu fai come se io ci fossi riuscito.
La sentii allontanarsi, e senza vederla non seppi come aveva preso la mia ultima battuta. Dalla stanza in cui erano sentii i rimproveri di lei, poi schiocchi di frusta e i mugolii di lei mescolati ai lamenti di Filippo. Dopo che i rumori cessarono Andrea tornò da me e mi staccò dal soffitto facendomi stendere sul pavimento, dove mi legò le mani dietro la schiena e le caviglie unite.
- Ora voglio vederti strisciare – disse rifilandomi una scudisciata sul culo – ti voglio di là.
Con difficoltà iniziai a puntellare le dita dei piedi sul pavimento e a spingermi avanti di pochi centimetri alla volta, sollevando alternativamente il petto e il bacino.
- Che bello che sei da vedere – mi disse, e poi – aspetta, fermati un attimo con il culo in aria.
Feci come richiesto e Andrea mi tirò il cazzo fra le cosce. Quando mi appiattii sul pavimento sentii il dolore per le palle che si schiacciavano tra gambe e cazzo, ma ad ogni movimento il cazzo mi lanciava delle scariche di piacere simili ad una masturbazione, per via dell’attrito con le gambe e con il pavimento su cui stavo strisciando.
- Vedi di non venire.
- Cercherò
- Non devi cercare. Devi evitarlo.
E continuò a colpirmi mentre mi guidava lungo la sala ed il corridoio, finché giunsi alla porta in cui mi fece girare con una torsione del busto. Sbattei contro qualcosa, e capii che erano i piedi di Filippo.
- Allarga le gambe tu – ordinò a Filippo che nonostante l’obbedienza immediata si prese due frustare – fai posto al verme. E tu mettiti a pancia in su, mi servi. Ok, fermo così.
Dopo essermi piazzato sotto di lui sentii le sue caviglie chiudersi contro le mie braccia, Andrea si inginocchiò sopra di me e si aiutò con la mano per infilarsi il cazzo dentro, poi si mosse un paio di volte per indurirmi del tutto. Da sopra mi arrivò il suono della sua bocca sul cazzo di Filippo. Avrei voluto tanto vederla in azione, ma evidente Andrea non aveva intenzione di darmi questo privilegio. Mi limitai ad immaginare, godendo della penetrazione che mi stava permettendo, e anche se era più concentrata sui movimenti della testa, stava dando un po’ di sensazioni anche a me. Filippo sembrava impazzito, e sentivo le sue gambe tremare contro le mie braccia. Andrea era bravissima con la bocca, ma era anche segno che fino a quel momento lo aveva anche stuzzicato molto negandogli l’orgasmo.
- Vuoi venire, porco che non sei altro?
- Sì padrona – rispondemmo all’unisono. Lei rispose dopo una risata di scherno.
- Tu verme te lo sogni. Oggi non se ne parla. Per te invece non ho ancora deciso.
- Come desideri – risposi io – sono solo uno schiavo e non lo merito.
- Lo meriteresti anche, semplicemente non mi va.
Sospirai. Le mani dietro la schiena, anche se appiattite sul pavimento mi tenevano in una posizione scomoda.
- Potresti almeno ringraziarmi che ti sto lasciando guardare il mio bellissimo corpo, no? Il verme qui è ancora bendato. Mi aspettavo qualche complimento. Forse non ti meriti questo regalo.
- Hai un corpo stupendo, mi hai lasciato senza parole.
- Mi hai lasciato senza parole padrona – rispose lei alzandosi e marcando con la voce l’ultima padrona – forse è meglio se ti lascio un po’ a meditare su questa cosa.
La sentii armeggiare sopra la mia testa e poi lasciare la stanza. Normalmente non si può parlare, ma approfittai della sua assenza per confrontarmi con Filippo.
- Cosa ti ha fatto?
- Mi ha torturato su tutto il corpo,, lamentandosi per come sopporto poco il dolore. L’hai abituata bene tu, non so se l’ho soddisfatta. È diabolica, mi ci vorrà una settimana per riprendermi, e mi ha fatto sentire una nullità. È sempre così?
- Sa essere molto crudele e le piace vedere soffrire gli schiavi. Ama essere adorata e rendersi irraggiungibile.
- Beh, può farlo, è davvero stupenda. Sei fortunato ad essere il suo preferito, ma si capisce che è difficile per un solo schiavo soddisfarla. Da quanto sei suo?
- Quasi due anni. Morirei per lei, e…
Sentii i suoi tacchi percorrere il corridoio e mi azzittii.
- Ok, vermi, finita la ricreazione.
Mi posò una suola sulle palle sollevandosi su di me. Digrignai i denti per il dolore.
- Adesso ti stendi anche tu a terra a pancia sotto. Voglio vedere come strisci.
Scese nuovamente sul pavimento e mi tolse la benda. Purtroppo si era vestita, anche se poco, con un costume da bagno microscopico che le copriva a stento capezzoli e pube e non potei ammirarla. Intuendo il mio disappunto scrollò le spalle.
- Tanto mi hai già vista abbastanza.
- Ti guardo sempre con piacere e desiderio.
- Appunto, oggi puoi solo desiderare di vedermi.
Mi liberò le mani ma non le caviglie e legò Filippo come ero stato fino a quel momento io, e mi diede una frusta in mano.
- Portalo di là e non farti scrupoli a stimolarlo.
- E i piedi?
- Arrangiati. Saltella un po’, mi fa ridere vedere il tuo coso ballonzolare.
- L’hai sentita, muoviti.
E iniziai a scudisciarlo sul culo per farlo muovere ridicolmente a destra e sinistra, perché inizialmente non riusciva a coordinarsi, poi capì più o meno come fare. Andrea mi fece un segno di approvazione e ci accompagnò fino alla sala, dove fece girare Filippo e gli liberò le caviglie, poi mi disse di sedermi a terra e incrociare le mie gambe con le sue fino a toccarci il pube, e nuovamente ci legò insieme i genitali. La guardai per capire, immaginando nuove torture, e la vidi preparare sostanze urticanti. Le feci un cenno di diniego con la testa, ma lei dopo una carezza sulla testa mi legò le mani e mi fece appoggiare sui gomiti. Iniziò con il dentifricio, che spalmò facendocelo drizzare mentre la sensazione di freddo iniziale si trasformava in bruciore sul glande sensibilizzato, e quando l’effetto cessò ripeté l’operazione con una crema bianca tirata fuori da un flacone di cui non riuscii a leggere il nome, ma aveva un vago odore di canfora, e non feci in tempo ad averla spalmata sul glande scoperto che iniziò a bruciare come lava. Cercai di non muovermi troppo ma inutilmente, perché Filippo urlando come un ossesso mi trascinò dietro ai suoi movimenti in tutte le direzioni, aggiungendo gli strappi alle palle alla sensazione di dolore causata dalla pomata. Avevo le lacrime agli occhi, mentre Andrea seduta su una poltrona sogghignava soddisfatta schernendoci per lo spettacolo indecoroso che offrivamo, poi decise di applicarci anche dei morsetti ai capezzoli e unì i miei ai suoi con due corde sottili, aumentando il nostro patimento e obbligandoci a muoverci il meno possibile o farci male a vicenda. Per mezz’ora venimmo lasciati in queste condizioni, mentre lei si preparò un drink e accese la tv, fingendo di aver bisogno di distrarsi. Eravamo quasi alla fine del nostro piccolo calvario e della mia umiliazione, quando Andrea si sfilò il perizoma e tagliò le corde che trattenevano i nostri cazzi insieme e separò le pinzette, pulendo solo quello di Filippo con una spugna imbevuta d’acqua, lasciandomi soffrire da solo. Il cazzo di Filippo era di un rosso violaceo piuttosto acceso, ma nonostante il dolore e la poca sensibilità si drizzò dentro la mano di Andrea, che poi si mise sopra di lui e iniziò a scoparlo con foga, voltandosi spesso verso di me con malizia. Io ero ipnotizzato dal suo culo che saliva e scendeva sul corpo dell’altro, senza riuscire a dissimulare l’eccitazione per la scena, nonostante il dolore che continuava a occuparmi la mente. Era bellissima e selvaggia, e in fondo non mi importava se stava usando un altro per godere. Smise di voltarsi quando sentì avvicinarsi l’orgasmo, e con una mano serrò la gola di Filippo rendendogli difficoltosa la respirazione. Lo vidi diventare rosso in viso e le vene sul collo si ingrossarono ma lui non cercò mai di divincolarsi, come se sapesse che cosa volesse fare realmente con quel gesto Andrea, che iniziò ad ansimare rumorosamente prima di venire contraendo il ventre e buttando entrambe le mani sul petto del ragazzo, schiacciandogli le pinze ancora fissate sul suo petto, poi rapidamente come si era accovacciata su di lui si alzò, incurante del fatto che non fosse venuto e si voltò verso di me, liberandomi le mani.
- Finiscilo tu per me, io ho finito.
- Davvero vuoi che lo faccia?
- Certo schiavo, sei qui per quello. Se non vuoi farlo con la mano posso fargli usare la tua bocca o il culo…
Mi alzai, scegliendo il male minore. Mi inginocchiai accanto a lui e gli presi in mano il coso violaceo, fingendo che fosse un prolungamento del mio, che ancora mi lanciava fitte brucianti, ed iniziai a masturbarlo. Il lavoro fatto da Andrea mi permise di farlo salire verso il piacere piuttosto rapidamente, e guardai Andrea per sapere se dovevo farlo venire subito. Lei era tornata sulla poltrona e mi osservava con interesse, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia, il mento sulle mani ed un sorriso beffardo stampato sulle labbra. Fu un’esperienza interessante sentire il cazzo che iniziava a pulsare per qualche secondo prima che alcuni fiotti di liquido viscoso e biancastro uscissero per ricadergli sul ventre e sulla mia mano. Continuai fino a quando i getti si esaurirono lasciando cadere il cazzo che iniziava a sgonfiarsi, ma Andrea ci diede un ultimo ordine.
- Perfetto. Ora tu Filippo apri la bocca, e tu raccogli tutto e faglielo bere.
Filippo rimase con la bocca chiusa fino a quando Andrea lo minacciò di ricominciare da capo, e io iniziai a passargli lo sperma con le dita finché non fu pulito.
- Bravi. Ora abbiamo finito.
Io ero ancora eccitato e dolorante ma questo non sembrò interessarla, e slegò Filippo accompagnandolo in bagno per una seconda doccia.
- Che fai non vieni?
Mi alzai seguendoli, ed entrammo tutti e tre nella cabina, che per quanto grande faticava a contenerci, ed Andrea rinunciò.
- Lavatevi a vicenda, poi Filippo uscirà e potrai lavare anche me.
La scena di noi due che ci spalmavamo di bagno schiuma e ci strofinavamo era probabilmente ridicola, ma quando le sue mani mi arrivarono sul pube non potei evitare un’erezione quasi totale, a cui Andrea rise.
- Per questa volta ti perdono, ma non farti venire idee strane ok?
Risi un po’ a denti stretti, perché non ero eccitato da Filippo ma dal fatto che ci fosse una mano a toccarmi, e distolsi gli occhi dal corpo di lei a cui avrei fatto di tutto, se solo avessi potuto. Lo sciacquai per poter passare un po’ di tempo con lei, che entrò e si lasciò bagnare tenendo le mani sulla testa per trattenere i capelli. Così bagnata e offerta era anche più desiderabile, e fece cenno a Filippo di uscire.
- Vai a vestirti e aspettaci di là.
Filippo si dileguò lasciandoci soli.
- Sei contenta?
- Tu?
- È stata meno dura del previsto…così non le considero nemmeno corna, c’eravamo tutti e due.
- Tu però sei a secco. L’unico che non è venuto. Non ti manca?
- Cose che capitano ad uno schiavo.
- Quando capiterà a parti rovesciate non sognarti minimamente di non farmi venire, oppure ti prendo a calci nelle palle alla prima occasione.
- Non se? Vai già direttamente al quando?
- Ho qualche mezza idea. Ma devo pensarci ancora un po’, vorrei provare sia con un altro uomo che con una donna, e devo definire i ruoli – e per l’ennesima volta mi prese il cazzo in mano – tu cosa vorresti?
- Tu sicuramente sottomessa, poi proviamo tutte le varianti che vuoi.
- Non vorresti due schiave pronte a tutto o quasi? Non rispondere, lo so già.
- Partiamo da quella allora.
- Vedremo. Ti lascio nel dubbio.
Si inginocchiò davanti a me e se lo infilò in bocca mandandomi in orbita, ma ancora una volta si limitò ad eccitarmi fermandosi a pochi istanti dal mio orgasmo.
- Oggi ti faccio soffrire, te l’avevo detto.
- Sei un mostro ma ti amo. Posso finirmi da solo? – chiesi speranzoso mentre mi toccavo con dolcezza – me lo meriterei.
- No. Al massimo andiamo di là e chiediamo a Filippo se vuole restituirti il favore.
- Uhm…no. Se non è un ordine passo…
- Allora lavami. Sto già considerando i modi per ricambiare.
- I modi?
- Sai che mi piace anche subire. Non sono solo dominatrice.
- Oggi ti sei superata.
- Dici? Volevo fare un sacco di altre cose ma ci vorrebbe tutto il weekend.
- Lui non so, ma io sono disponibile.
- Ci saranno altri weekend. Al massimo ti porto di là al guinzaglio e ti tengo a disposizione anche dopo che se n’è andato.
Adoravo il modo in cui mi scopava il cervello. La insaponai con delicatezza soffermandomi sulle sue parti che preferivo e lei si concesse almeno alle mie mani, girandosi e rigirandosi.
- La parte più difficile sarà trovare i partner giusti, ma credo di farcela.
- Non un solo partner?
- Uno alla volta. Ho in mente varie combinazioni.
- Le accetto tutte da adesso.
- Sicuramente preferisci quelle con due ragazze…
- Questo è ovvio.
- È per quello che accetti la gallina domani invece dell’uovo oggi?
- No, lo faccio perché ti amo e perché sono pazzo.
- Lo siamo in due allora.

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