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Scritto da , il 2022-11-23, genere scambio di coppia


L'OMAGGIO
Ero stato un dubbio se accettare la crociera offerta da una ditta di attrezzature antincendio un po’ a noi tutti gli ufficiali del dipartimento regionale, poi alla fine accettai se non altro per non fare il bastian contrario.
Una crociera in bassa stagione per due in classe economica che a mia moglie piacque e alla fine tra colleghi e mogli dei colleghi concertammo i relativi periodi di ferie.
A una settimana del mio turno, con le ferie già prenotate, a mia suocera salta il femore e la cosa si incasina. Non posso rientrare in servizio perché scombussolerei i turni dei colleghi e alla fine decido di rinunciare alla crociera e tenermi le ferie.
Spargiamo la voce in giro tra parenti e amici per regalare la crociera ma tutti stanno incasinati.
La prospettiva di quei dieci giorni di ferie e di fisioterapia della suocera per mia moglie era già un incubo. Sistemati i figli da mia madre mi fu ordinato senza replica di togliermi pure io di mezzo e partire in crociera.
All'agenzia ci vado per completare i documenti di viaggio. La signora addetta si aspettava una coppia, spiegai i problemi in famiglia e lei mi chiese un favore, un grosso favore.
A bordo di quella nave ci lavorava suo figlio e appena trovava un modo ci imbarcava la nuora. Erano stati in famiglia un po tutti dipendenti di quella compagnia, poi la nuora col primo figlio se n'era tornata a terra.
Il figlio restava a bordo il più possibile anche un anno intero e la suocera cercava di imbarcare la nuora almeno una volta al mese a gratis.
La cosa non mi creava problemi e accettai. Pure perchè in questo modo, mi disse, avrei evitato l'imbarco a Venezia come capolinea e partivo da Brindisi a qualche chilometro dal mio paese.


L'IMBARCO
Al molo c'eravamo solo io, questa Cristina e suo marito Franco che lavora da anni per quella compagnia marittima e si occupava delle liste di imbarco.
A Brindisi la nave si fermava giusto per fermarsi dopo la discesa da Venezia, non erano previsti sbarchi o gite a terra ma per Franco questo non era un problema. L'importante era procurare alla moglie un biglietto nominativo pagato in qualunque classe e poi lui faceva il resto.
Il resto fu lasciare la mia anonima cabina economica col letto matrimoniale alla moglie e spostarmi di ponte in una cabina con balcone ancora libera.
I primi anni di matrimonio Franco rischiava e sistemava la moglie un po’ alla garibaldina, ma poi avanzando di grado nel controllo delle sistemazioni della nave, poteva permettersi di tenere a bordo la moglie pure una volta al mese senza dover spiegare niente a nessuno.

Franco ringraziò il favore nel modo più facile per lui. Oltre una cabina più ariosa e panoramica mi segnò tutti i benefit possibili tra cui la cena servita al tavolo ogni sera.
Mi ero perso l'euforia dell'imbarco principale e la prima notte di bagordi,quella della partenza da Venezia quando i nuovi imbarcati fanno casino e le ore tardi e quel primo pomeriggio iniziò piuttosto tranquillo.
Mi ero poi seduto all'orario stabilito, alla sala stabilita, al tavolo stabilito, alla sedia stabilita per la mia prima cena e non c'era ancora nessuno.
Poi arrivò Cristina che il marito aveva sistemato accanto a me, alla mia destra. Pure a lei aveva alzato i privilegi ed evidente si fidava di me da mettermela affianco.
A me Cristina piaceva e pure quando la incontravo sola per la nave mi fermavo a parlarci perché era di buona compagnia e mi dava consigli. Era espertissima di crociere e molti colleghi di suo marito la riconoscevano e la trattavano. Molti ufficiali su quella nave si davano da fare a portare mogli o compagne a bordo per salvare il loro matrimonio e tra loro un po' ormai si conoscevano.
Era un tavolo tondo da dieci. C’ero io e Cristina alla mia destra e poi il resto della baraonda.
Arrivò una squadra di gente ancora in accappatoio e certo non ben vestita come il resto degli altri tavoli.
Dopo Cristina si sedette una coppia anzianotta, Silvana e Gregorio, poi a seguire una coppia sui quaranta mantovana, Germana e Valerio, poi una coppia della stessa età gioviale ed espansiva Lisa e Fulvio, poi una coppia di zoticoni che non si presentarono neppure e che al tavolo chiamammo gli innominati.
Mi colpirono l'aria aristocratica della Silvana, la pronuncia perfettina della Germana e la curiosità di Fulvio.
Non fu con Cristina la mia storia, ma con la moglie del mantovano.
Era un privilegio tra i privilegi quello che una tavolata avesse prenotata la sala dell'idromassaggio all'ultimo turno e poco prima dell'orario di cena e per questo si era scusati dal presentarsi al tavolo almeno in decenza.
Si andava all'idromassaggio in accappatoio e poi ci si vestiva eleganti in cabina dopo cena senza altri cambi.
Cose che Cristina mi aveva già spiegato e "se domani ci vai tu ci vengo anch'io, da sola non ci vado mai".
Fatte le presentazioni, la nonnina settantenne mi sembrò meno intronata e più perspicace di quanto sembrava. Della coppia introversa non parlerò affatto, di Lisa e Fulvio ve ne parlerò tra poco dopo la comparsa di Franco, mentre la mia attenzione per prima si concentrò sulla coppia Valerio-Germana.
Lui aveva un accento piuttosto marcato, nipote di contadini, avevano iniziato a impacchettare riso nel nord-est e ora lo vendevano in tutto il mondo.
Lei parlava dei soliti argomenti di buona conversazione con un italiano così affettato da sembrare falso. Quando si distraeva o rimproverava il marito le uscivano delle accentazioni per me piuttosto familiari. Scommisi che la signora era nata non più lontano di trenta-quaranta chilometri da casa mia.
Mi arrapò da subito. Ce l’avevo proprio di fronte e non potevo non farci sempre caso e credo lo stesso pure per lei.
A metà cena arrivò Franco per salutare e rassicurarsi della moglie. Fece il giro di tutti i tavoli per salutare e poi arrivò di spalle alla moglie. Si presentò, chiese di rito se tutto era a posto e poi ognuno di noi ricambiò.
Non ci feci caso perché anch'io avevo Franco di spalle ma dalla sua voce successe di sicuro qualcosa.
Io e Cristina ci presentammo come amici conosciuti da poco. Fu quando Fulvio e Lisa si presentarono a loro volta che a Franco si strozzo la voce. Lisa disse qualcosa come se le sembrava di ricordarsi di lui.
Fulvio i due li conosceva benissimo e qualche anno prima alla signora come mezza nave aveva fatto il servizio.
Era una coppia scambista seriale che, se non combinava nulla di buono per tutta la crociera, le ultime sere il marito la faceva scopare al primo del personale che trovava davanti.
Franco ritornò qualche minuto dopo, mi chiamò da parte per farmi firmare un foglio di carta in bianco.
"Stai zitto! firma qua sotto, se ti chiedono niente ti eri dimenticato di firmare una liberatoria. Quella che si chiama Lisa al tuo tavolo è una zoccola, me la sono scopata qualche anno fa. Ora quella scopa pure in faccia al marito con singoli o altre coppie. Vedi di non fare capire a mia moglie questa cosa, non fargli capire niente, se a tavola cacciano discorsi strani stoppali, mi raccomando!"
Ci guadagnai un amico che per essere continuamente aggiornato ed assicurato non si presentava mai a mani vuote.
Dieci tavoli da dieci persone per due turni. Franco, che si occupava di imbarchi e sbarchi non si occupava propriamente dell'accoglienza di bordo. Ma era lui a consegnare liste con nomi e cognomi e i servizi pagati da ogni passeggero.
Ci aveva sistemato l'orario dell'idromassaggio appena prima dell'ora di cena. Il favore era ovviamente alla moglie che tra vasca e cena rendeva Franco libero in quelle ore di massimo impegno in cui confezionava liste da distribuire il mattino dopo a tutta la nave: imbarcati, sbarcati, gitanti, malati, presenti e assenti.
Dopo cena facemmo un po' di conversazione sui divani dove ci fu servito il dolce, l'amaro e il caffè mentre i camerieri sparecchiavano e preparavano i coperti per un altro turno.
Le coppie andarono via quasi subito e restammo solo io e la coppia di anzianotti.
La signora Silvana era una molto diretta e franca, magari non ti salutava sempre ma quando parlava sparava fucilate.
"Perché invece di puntare su quella coppia di zoccoloni ti stai interessando alla moglie del mantovano?"
Perspicace e informatissima la signora ci aveva colto benissimo. A domanda franca risposta franca: "Mi arrapa di più!"
Il marito alzò il bicchiere che aveva in mano e in segno di augurio disse solo "tifiamo per te"!
Silvana in effetti per tutto il viaggio mi confidò molte cose, in cambio voleva solo una sintesi dei miei progressi.

La seconda cena fu col kimono di seta nera coi draghi dorati raccattatomi da Cristina. Col sigaro spento in mano e il bicchiere del gin pieno di acqua fresca steso sul divano ci facevo la mia porca figura. Nella vasca dell'idromassaggio in costume avevo già dato, fisicamente non mi batteva nessuno.
Era venuta voglia a tutti di frequentarci almeno in quella mezzora dopo esserci alzati dal tavolo.
Le gambe e il petto dei maschi un po' pelosi, le donne invece tutte perfettamente rasate con qualche coscia che ogni tanto veniva fuori dagli accappatoi.
Poi anche la seconda sera restammo soli io e la coppia di anzianotti. Silvana indossava un accappatoio spesso, trapuntato coi reverse enormi portati alzati, proprio aristocratica.
Si era tirati i capelli bagnati a morte e legati stretti dietro e ora che andavano asciugandosi le tiravano la pelle ancora di più lisciandole qualche ruga. Le feci i miei complementi per l'eleganza e lei mi disse a bruciapelo la sua età, non settanta ma ormai quasi gli ottanta.
Qualcuno del secondo turno seduto ai tavoli ci guardava e ci facevamo la figura del marito cornuto, della moglie che non si arrendeva e del giovinastro a contratto che gli toccava remare.

Il marito aprì l'argomento: "Quelli che ti guardano di più lo fanno solo per capire se ci sono possibilità con te anche per loro". Secondo Silvana in quelle cinquanta coppie seduti ai tavoli un paio di coppie interessate a un maschio giovane e singolo c'erano sicuramente e me ne poteva indicare almeno un paio.

Anche loro ci avevano pensato ma quando ormai erano troppo in la con gli anni. Per Silvana mostrarsi nuda con la pelle cadente non se ne parlava proprio anche se il suo Fulvio le aveva lasciato ogni libertà.

Comunque quella seconda serata da solo con gli anzianotti fu molto programmatica.

Silvana mi chiese se avevo già un piano in mente e secondo lei l'ostacolo maggiore per sedurre la Germana era il marito. Non ci voleva il mago, ma al marito una soluzione l'avevo già pensata.
"Prima prendo il marito, poi la moglie e se poi ci riesco pure tutti e due insieme!"
Mentre Silvana e Gregorio congetturavano sul verbo prendere mi cercai per tutta la nave la coppia dei due zoccoloni.
Risolsi in pochi minuti due problemi.
Erano in compagnia di un'altra coppia che pare si conoscessero bene. Mi dissero che potevo parlare liberamente.
Uno: "Tu e Lisa, Franco, l'ufficiale di bordo, non l'avete mai conosciuto, non ci avete mai scopato e a sua moglie Cristina, quella che ho affianco a cena non deve venire nessun sospetto! Chiaro?"
Due "Mi dovete scopare il mantovano, ve lo consegno io !"
L'altra coppia si fece pure avanti ma Fulvio si oppose, anzi pretese senza tanti giri di parole in cambio che gli scopassi pure io la moglie.
Mi ritrovai il giorno dopo i due appiccicati addosso come un cane che aspetta l'osso.
Non sapevo da dove cominciare se consegnarmi per primo o trovare il modo di fregare il mantovano.
Arrivammo ad un accordo, prima avremmo tentato di infilare questo Valerio tra le cosce di Lisa poi io. In ogni caso avrei garantito io.
Quella sera Fulvio e Lisa si attardarono pure loro sui divani invece di andare a caccia come di solito.
Il gioco era così sfacciato che Silvana si sentì libera di fare anticipatamente gli auguri a Lisa per il suo nuovo passatempo, poi mi fece capire che aveva capito cosa volevo dire con quel "prima prendo il marito" si complimento per la bella pensata e preso il marito sotto braccio ci lasciò soli.
Io avevo cominciato a dialogare direttamente con Germana e più parlavamo e più scoprivamo di aver avuto la stessa infanzia. Lei sicuramente più difficile e povera della mia e quando conobbi la sua storia per intero l'avrei definita pure umiliante. Solo pochi l'avevano conosciuta direttamente ma nessuno se l'era mai sentita raccontare.
Ci isolammo sul divano affianco per dividere le due conversazioni.
Fu così che mi toccò ascoltare la triste storia di una a cui il marito pochi metri più Lisa strusciava la mano sull'interno della coscia.

Lisa, viso e corpo, era la copia sputata di una nota giornalista che in questi anni su Rai1 conduce da anni una trasmissione sui motori, e prima anche il TG, peraltro originaria della mia provincia. Non proprio magra, bionda finta. Niente di che, ma mi serviva. Il marito un segalino con qualcosa da fumare sempre in bocca.

Valerio era in totale imbarazzo, mi guardava ogni tanto, come a dire non so che fare. Lisa rideva e scherzava ma intanto le mani da sotto l'accappatoio erano arrivate al cazzo.
La proposta di Lisa a Valerio era arrivata abbastanza chiara e a quel punto proposi a tutti di cambiarci e andarcene al bar.
Al bar Germana trovò Cristina e cominciarono a fare amicizia io mi occupai brutalmente di Valerio.
"O te la scopi tu o me la scopo io, decidi! Trova una scusa, Lisa sta già sicuramente aspettandoti nella sua cabina, a Germana ci pensiamo io e Cristina a farle compagnia!"
"Pure col marito? non si può fare da sola ?"
Una vita da puttaniere e pensi che tutti sono pronti a scoparsi una moglie col marito che ti guarda.
"Da sola ti piacerebbe?"
Annuì,
"Allora vedo di organizzare per domani"


LISA
Quella sera avrei saldato il debito col marito di Lisa anche se il servizio ancora non me l'avevano fatto.
Lisa era una di quelle mogli che si stendono pancia all'aria sul letto e il povero malcapitato deve leccare e stantuffare tutta la notte con un marito che gli gira intorno.
Conosciuta una di queste se puoi le eviti come la peste oppure se resti freddo e prendi in mano la situazione ci ricavi pure un po' di soddisfazione.
Comunque tra femori rotti, nervosismo in famiglia, imbarchi, senza scopare da settimane, il cazzo mi si alzò appena me lo sciacquai nel lavandino della mia cabina dove ero passato a prendere un preservativo di quelli fidati .
Nemmeno Fulvio aveva chiuso la porta che Lisa era già nuda, pancia all'aria sul letto.
"Gli entra nel culo?" e mi tirai giù di colpo pantaloni e mutande.
La tipa si tirò su dal letto per vedere meglio.
"Girati, fammi vedere il culo, che cosa si può fare ..."
I due erano rimasti spiazzati, credevano di avere a che fare col solito novizio arrapato che si crede miracolato e rema come uno schiavo sulla galera.
"Dai a pecorina"
"Si, ma non così a freddo"
"Mi avete fatto saltare una serata da solo con la moglie del mantovano, cazzo nemmeno un maschio imbranato come quello siete riusciti a portarvi a letto.."
"Lisa ci ha provato, pure duro glielo ha fatto venire..."
Lisa se ne stava a pecorina in attesa. Ogni culo piegato a pecorina diventa un bel culo, pure uno cellulitico. Sicuramente glielo avevano rotto molte volte.
"Ok, lui domani vuole scoparsi Lisa da sola"
Fulvio nella vita faceva sicuramente lo strozzino. Pretese in cambio una seconda scopata della moglie col bis dell'inculata e con la facoltà di fare delle foto.
"Va bene, ora ti inculo la moglie, sborrò quando voglio e poi me ne vado subito!"
Il marito si buttò a capofitto sulla borsetta della moglie a tirare fuori di tutto prima di trovare delle piccole bustine monodose di lubrificante, forse roba di uso medico.
Una me la spalmai sul cazzo già imbustato, un'altra Fulvio la usò al buco del culo della moglie.
"Dai infilaci dentro due tre dita, allargala un po!"
Vi dirò del mio cazzo più avanti se la cosa non l'avete già letta in qualche altro racconto.
Entrò con difficoltà, ma alla fine ci entrò. E dopo la cappella invece della solita fermata a metà corsa le arrivai con le palle alle chiappe.
A volte è il lubrificante, a volte è un buco già slabbrata ma a volte trovi proprio buchi tesi e fermi come la pelle di un tamburo.
Fulvio si era messo davanti a tenerle la bocca chiusa prima dello sfondamento per evitare rumori fuori dalla camera, poi se lo tirò fuori e glielo mise in bocca.
Se una donna non mi piace mi estraneo. Non ci tengo a venire, mi basta tenerlo duro e pompare aspettando di vedere come gode ogni femmina e come gestisce il dopo. Di donne che hanno pensato al mio piacere ne ho conosciute molte poco e ho una pessima considerazione delle donne a letto.
Di stimoli a venirle nel culo non me ne avvertivo. Il marito che la conosceva meglio di me mi fece capire quando sua moglie cominciava a godere, io glielo infilai dentro a sangue, il marito a pomparla fino in gola.
Finsi un orgasmo e mi sfilai il preservativo in bagno. Al resto, se proprio, ci avrebbe pensato dopo il marito.
Dovevo trovare Valerio prima di notte e dirgli che la cosa si poteva fare e se avesse trovato un modo per tenere lontana la moglie.

Il giorno dopo la compagnia della tavolata si era un po' dispersa. Tutti avevano allargato le amicizie ma quando ci si rincontrava ci fermavamo a parlottare un po'.
Germana e Valerio li trovavi al bar a colazione, Silvana e Gregorio sulle sdraio a leggere, Cristina più facile in compagnia del marito, mentre anche di giorno Fulvio e Lisa facevano coppia fissa con la coppia che avevo conosciuto la sera prima.
Questa nuova coppia all'inizio del viaggio era stata piuttosto ambigua, era sempre nelle vicinanze di Fulvio e Lisa e mi squadrava ogni volta che mi vedevano in loro compagnia.
Parlandone con Fulvio, lui aveva avuto l'impressione di un marito troppo passivo poco adatto per la sua Lisa. Comunque pure loro più avanti entrarono in gioco.
Ora c'era da stabilire come infilare Valerio tra le cosce di Lisa.
Valerio al tavolo era finito proprio accanto a Valerio e Lisa quella sera ci avrebbe ancora provato lo strusciamento interno coscia.
A fine cena io e Valerio ritirammo al bar un mezzo sigaro, cominciai a spiegarli i vari tipi di fermentazione dei tabacchi e me lo portai fuori all'aria aperta come due vecchi amiconi.
Appena fuori andai al sodo. "Io domattina prima di colazione ti ho fissato un nuovo appuntamento nella sua cabina. Ci vado ancora io o ci vai tu?"
Valerio era intronato, fino ad allora aveva scopato solo con Germana. Ci pensò su parecchio. Un problema era sua moglie e poi era completamente crudo. Era sempre stato un po' insicuro e per questo si era legato a Germana, una che a quindici anni già sapeva mettere in riga e all'asciutto i suoi coetanei.
"Entri, non devi dire nulla, ti cali i pantaloni, lei te la presenta bella aperta sul letto. Non devi neppure durare, al marito piace trovarla quando torna con la sborra che cola dalla fica, prima sborri e te ne vai prima è contento". Si era già convinto.
L'indomani Valerio disse alla moglie che avrebbe passato la mattinata a poltrire a letto e invece si infilò in vestaglia nella cabina di Lisa, ci passò una mezzoretta che gli cambiò la vita e si rimise a letto.
Mi raccontò poco di quella mezzora, le confidenze me le fece il cornuto.

Abbordai Germana al bar mentre faceva colazione da sola. Silvana e marito le facevano compagnia ben sapendo che c'era movimento.
Arrivato io mi lasciarono solo. A Gregorio con pochi gesti della mano feci capire che giù nelle cabine qualcuno stava trombando.


GERMANA
Mi anticipò spiegandomi che Valerio se ne stava a dormire fino a tardi e che pure lei si era già stancata di andare dietro agli orari e ai consigli degli addetti all'accoglienza. Un po tutti al quinto giorno avevamo sbracato. Troppe notti in bianco, troppi buffet, troppo alcol, animazione insulsa.
Valeria continuava a parlare con quell'italiano asciutto, perfetto che mi arrapava un sacco. Ero sicuro che col cazzo nel culo avrebbe spurgato il peggio del suo dialetto. Niente sperma, solo sborra, niente penetrazione ma inchiappettata, niente sesso orale ma bocchini, niente testicoli solo due coglioni pelosi sbattuti contro le chiappe. Magari usando proprio il vocabolario pornografico dei nostri paesi.

Lei aveva già capito che venivo da un posto non molto lontano dalla sua città natale. Mi ero imbarcato a Brindisi, volutamente mi lasciavo scappare con Cristina delle tipiche espressioni del sud della Puglia. Ma Germana fino ad allora se ne stava abbottonata. Ora che eravamo soli provava ad aprirsi.

Mi chiese come mai conoscevo bene le lavorazioni delle foglie del tabacco. Nei campi di tabacco ci avevo passato l'infanzia e pure lei.
Si mise a raccontare gli anni passati nei campi, le alzatacce, lo sporco grasso delle foglie raccolte verdi, l'infinita pazienza a seccare le foglie. Non ricordava molti termini nel nostro dialetto.

Poi aveva conosciuto questo diciottenne venuto per commerci dalle sue parti, il padre di lui era contento che il figlio sposasse una che aveva lavorato la terra anche se povera e dopo vent'anni si era trovata sposata con uno dei più ricchi commercianti di riso di Mantova. Il suocero aveva mollato a lei tutta la contabilità dell'azienda e tutti i conti correnti. Avevano due figli lasciati a casa.

Valeria era l'unico pezzo di fica del nostro tavolo, forse di tutta la nave. Mora, occhi neri, pelle che già prima dell'estate si era colorata, setosa. Si capiva che non era solita passare da un parrucchiere o un'estetista ma per quella gita si era tirata a nuovo.

E feci la domanda che un po' fanno tutti: "perché questa crociera?"
Per anni ero convinto che in crociera ci andassero i ricconi, i poveracci, i depressi e le coppie in crisi.
Io raccontai la mia buffa storia con Cristina, avevo la fede al dito e le sembrai sincero.
"Tua moglie si fida così tanto?" Sviai più volte il discorso ma lei ci ritornò sempre sopra. Era il suo carattere, dominava il suocero, l'azienda, il marito e i due figli, una moglie come la mia non era concepibile. Tenevo la fede perché ero strasicuro che mia moglie avrebbe controllato come prima cosa al ritorno l'abbronzatura o meno sotto l'anello, altro che moglie dalla catena larga. Ma neppure poi le cose stavano così.
La storia con mia moglie era nata quando questa donna, nemmeno fidanzati, se ne era venuta a farmi a bruciapelo due domande del cazzo: una, se avevo veramente il cazzo grosso; due, se mi ero veramente scopato la moglie di un paesano col marito che ci spiava.
Era la moglie ideale per me e me la sposai. Sapeva che ero attratto dalle coppie e per tutta la vita passata insieme mi perdonò questo tipo di scappatelle.
Valeria voleva una risposta e questa fu la risposta. Fece due più due e poi disse "Fulvio e Luisa?"
Ci aveva azzeccato, una tavolata di geni, solo che in quel momento sicuramente era il suo Valerio che stava svuotando i coglioni dentro Lisa.
Non mi chiese del cazzo grosso e se avessi mai corteggiato una donna senza il marito accanto.
Comunque in meno di mezzora questa donna aveva infranto il chiaro intento di non aprirsi a nessuno durante quel viaggio. Ed era pure una brava battutista: "Non è che per caso con questi sigari mi stai corteggiando il marito?"


IL POVERO VALERIO
Valerio di rimettersi a letto ci aveva provato, ma poi tra l'eccitazione della scopata e i rimorsi del tradimento si era vestito e se era venuto al bar pure lui.
C'era al bar una banda di congiurati di cui nessuno ancora sapeva il tutto.
La nostra compagnia era partita a mille. Eravamo finiti nella rete di Fulvio e Lisa di cui Franco alla seconda occasione a quattrocchi mi ragguagliò.
Lisa a bordo si era distinta il giorno che il marito non se la trovava più. Franco fu interessato per capire se fosse scesa a terra o si era buttata a mare. Era nei dormitori dei lavapiatti a scoparseli tutti. Non era ninfomane solo che già dai quindici anni fino ai trenta con un gruppo di amiche si passavano a turno maschi sposati tra cui l'attuale marito.
Fulvio pensava che si sarebbe calmata dopo il matrimonio ma alla fine pure lui era finito nello scambismo.
Avevano tirato su una rete di coppie amiche che si concertavano di ritrovarsi di tanto in tanto in crociera.
Franco aveva fatto l'errore di inzupparci il biscotto e in quei giorni si era pure combinata la reunion degli scambisti con la presenza della moglie.
Ogni coppia che avessi visto frequentare dai due era scambisti pure loro.
Franco mi parlava e alla fine me ne fregava pure poco. Nella fogna della fica di Lisa ci ero entrato col profilattico.
Avevo solo lo scrupolo di averci infilato il povero Valerio pur di scoparmi la moglie.

LO SHOPPING
La mattina dopo Cristina, Silvana e Germana se ne vanno a fare compere al piano dei negozietti. Ridacchiano, hanno cominciato a fare le lampade abbronzanti e visitato il negozio dell'intimo.
Germana euforica mi mostra i suoi acquisti. Una vestaglia di raso bianca, un paio di sandali coi tacchi altissimi sempre bianchi "e poi anche questi!" Mi apre il bustone e mi fa vedere qualcosa sul fondo e qui cominciò un grosso equivoco che portò molti a farsi idee sbagliate.
C'era nel bustone la confezione di un completo di intimo trasparentissimo che sulla modella con la pelle nera fotografata in copertina era chiaramente estremamente sexy.
Una donna finora così riservata non mostra la confezione illustrata del suo intimo, poi di quel genere.
Da quel momento Cristina giocò di dritto e di sponda per me, Silvana poi che sapeva anche tutto il resto ci mise il carico.
Le due si misero in testa di farmi passare la serata con Germana da soli.
A cena Franco arrivò con una scusa al nostro tavolo, si avvicinò a Valerio con le sue liste in mano e gli chiese "Mi scusi, lei è Valerio Fassari, quei Fassari?"
Si era inventato la scusa di alcune merci imbarcate a Venezia di cui non riusciva a capire le informazioni e i simboli sulle confezioni. Erano generi alimentari e in passato pure i Fassari avevano fornito beni alimentari a quella compagnia.
Gentilissimo Valerio accettò di seguire Franco nei magazzini e a loro due si accodò Gregorio e Lisa tentò di mandarci a forza pure il marito. A questo punto Franco anticipò a tutti che li avrebbe fatto vedere il resto della nave interdetto ai crocieristi, e di non aspettarci prima di almeno un'oretta.

A una ad una le donne rimaste al tavolo si allontanano brevemente e poi ci ritornano, poi si allontanano con la raccomandazione di non andare via e in pratica facendo di tutto per costringere me e Germana a restare al tavolo e fare conversazione.

I FASSARI
Sui divani Germana mi racconta molto della sua vita. A sedici anni era nei campi di carciofi quando si presentano i Fassari padre e figlio. Cercano partite di carciofi da conservare. Nel brindisino coi carciofi ci fanno due raccolti l'anno uno di pezzatura normale e uno di pezzatura più piccola buona da mettere sott'olio.
Valerio ha venticinque anni e resta colpito da questa ragazza. Vince la sua timidezza e chiede di fare una foto alla ragazza. Quella foto di Germana ragazzina con un mazzo di carciofi in braccio è ancora su molte confezioni industriali di carciofi di un marchio famosissimo.
Valerio chiede al padre di scattare una foto con loro due e quando se ne tornano nel mantovano e sviluppano le foto Valerio ci vede l'amore della sua vita, il padre ci vede una bellezza da mettere sulle confezioni e la futura suocera ci vede la possibilità di una nuora che gli darà dei nipotini decenti.
Erano i Fassari bruttazzi ma soprattutto molto tappi. La mamma di Valerio aveva portato in dote silos, mulini e navi di trasporto cereali ma poca bellezza alla prole.
Germana fu venduta come una vacca da riproduzione. A questo primo incontro seguì una vacanza dei Fassari sul mare pugliese dove la futura suocera si convinse che si poteva fare,
Erano gli anni che nel nord Italia gli imprenditori agricoli cominciavano a trovare difficoltà a sposare una moglie disposta a stare nei campi. Magari fuori dalla villa di campagna c'era parcheggiata una Ferrari ma sempre le ragazze storcevano il naso. Qualcuno si era sposato una polacca col giro delle parrocchie.
Ma i Fassari erano altro. Non erano quotati in Borsa ma erano in ogni consiglio di amministrazione di ogni banca, cassa o istituto di credito della regione.
Se ne parlò a lungo nel mantovano ma il discorso finiva quando Germana al braccio della suocera vestita e ingioiellata entrava nei saloni dell'alta società.
Altissima, perfetta, seno giusto, con indosso vestiti su misura e con gioielli che ci potevi comprare la nostra nave, i Fassari sbattevano in faccia a tutti bellezza e ricchezza.
Germana ci aveva poi messo del suo. Aveva corretto la pronuncia, imparato l'inglese e dalla tata dei figli imparato persino il russo.
Allo stesso modo la tata era stata reclutata dai Fassari nei campi di grano dell'Ucraina. Era la figlia di un loro piccolo fornitore, laureata in lettere, conosceva l'italiano, l'inglese il russo e ovviamente l'ucraino.
Col suocero sempre più anziano era Germana a tenere i contatti con l'est europeo e poi con gli anni era arrivata a firmare contratti milionari ormai senza chiederne il permesso. Valerio teneva in piedi tutto l'apparato, Germana i conti.
Procure, firme, conti bancari erano nelle sue mani. Dopo vent'anni la ragazza con un mazzo di carciofi in braccio era ormai rimasta sulle confezioni per ristorante da cinque chili.
Ci provai prima che scadesse l'oretta libera promessa da Franco.
Le dissi che sarei passato dalla mia cabina a prendermi qualcosa da mettere sulle spalle e poi me ne sarei salito sul ponte che qui chiamavano degli innamorati a vedere le isolette dell'Egeo sfiorare la nave,
"Ci vengo pure io, ci troviamo lì!"
Nel posto più buio, contro una parete umidiccia della nave Germana si fece baciare. E poi invece di pentirsi o scusarsi continuò a stringersi, farsi palpare e toccare il cazzo duro sotto i pantaloni.
Le chiesi cosa voleva e mi rispose che voleva essere scopata, ma proprio in quel senso.
Non so se l'ho già raccontato ma Germana arrivò alla prima notte di nozze illibata. Stese il marito sul letto e ci si calò sopra. Valerio non lo abituò mai ai preliminari, a una leccata di fica, una pecorina.
Il sesso in casa Fassari era l'odore del solito lubrificante che si spandeva dal bagno alla camera da letto. Valerio lo avvertiva e capiva, si stendeva pancia e cazzo duro all'aria, Germana unta per bene senza dire una parola si metteva a cavallo del marito.
Capivo anche perché Valerio si era infatuato della Lisa e di quelle esperienze a cui era stato poco abituato.


ISTAMBUL
A visitare i luoghi della Grecia antica a Salonicco in gita ci andò la coppia degli innominati e a bordo non ci ritornarono più. Franco con le sue liste ci informò che se era tutto previsto. I due ci andavano dopo aver fatto mezza crociera a conoscere figli e nipoti di un loro zio arrivato in quella città con l'occupazione italiana dell'Egeo.
Passati i Dardanelli la mattina dopo si scendeva a Istanbul. In molti non rinunciavano a questa gita.
Volevo stare ancora con Germana e qui mi avrebbero dovuto aiutare Lisa e Fulvio. E molto sarebbe dipeso da cosa avesse deciso Germana.
Germana, lo seppi dopo, sarebbe scesa a terra per cose sue già programmate comunque.
C'era dunque questa nuova coppia abbordata da Fulvio che spingeva finalmente per uno scambio. Convinsi Fulvio a cedere e a organizzare la cosa per la mattina dopo. Avrei fatto di tutto per far partecipare pure Valerio.
Con Valerio in mezzo non c'era il rischio che Lisa andasse in bianco perché l'altro maschio più che scambista era un altro cornuto che avrebbe girato intorno a sua moglie e trascurato la Lisa.
Mi diede la cosa già per confermata, non è che in crociera uno ha poi tanti appuntamenti.
C'era da sistemare ancora molte cose in poco tempo ma quel maggio degli anni '80 tutto filava liscio. Ero irresponsabilmente ottimista.
Ovviamente Fulvio pretese cose sempre più sconce e Valerio si convinse appena lo rassicurai che poteva pure portarsi Lisa da sola nella mia cabina se l'ammucchiata non gli stesse piacendo.
C'era il problema che Germana a terra sola non ci poteva scendere problema che però avrei risolto io personalmente.
Ogni incontro a quattrocchi con Valerio gli costava una scusa con Germana.
"Digli che ti sentivi un po' di diarrea e ti serviva un bagno e domani hai pure la scusa perfetta!"
Quando Franco si fece di nuovo vivo per chiedere a sua moglie se voleva farsi la gita in città e quindi aggiungerla alla lista Valerio si fece avanti e si raccomandò di cancellarlo che non si sentiva tanto bene.
Non sembrava uno che stava male, pure Germana ne fu sorpresa, ma era stato già due volte in bagno in mezzora e gli credemmo tutti.
Chiuse la faccenda Germana: "Io scendo tu resta pure a bordo, mi accompagna lui". e Franco mi segnò tutti contenti.
Fu una notte insonne per molti.
La mattina dopo correvo dietro Germana che stendeva un passo regolare e lunghissimo con un foglietto in mano, Non andavamo nei soliti mercatini ma in direzione quasi opposta. Finimmo in una piazzetta che poteva sembrare una piazzetta ginevrina piena di vetrine di orefici e gioiellieri, e in uno di questi negozi ci infilammo. Germana presentò una ricevuta. Da casa aveva inviato a questi famosissimi maestri orefici le foto e le informazioni dei gioielli originali preferiti dalla suocera. Gli originali valevano un botto e la suocera rimproverava bonariamente spesso la nuora perche li andasse indossando sempre meno.
Arrivò quello che sembrava il titolare con un po' di scatole: una collana di perle grosse come ciliegie da farci al collo almeno dieci giri, un girocollo a quattro file di perle con una enorme pietra preziosa montata sulla chiusura e un bracciale di oro bianco o di platino e altre scatoline più piccole ma sempre con roba di perle.
Poi scelse un gioiello dalle vetrine, un altro girocollo di finte perle come quello che in quegli anni indossava la principessa Diana.
Tirò fuori dalla borsa una carta di credito e saldò il dovuto.
Usciti dal negozio mi mostrò l'ultimo acquisto e mi disse che era per mia moglie. Non era un regalo solo le stava ricompensando l'affitto del marito.

Il resto della mattinata lo passammo in un bar gestito da europei quasi sotto il molo della nave. Me lo aveva raccomandato Cristina. Ci andava lei con Franco da fidanzati ed era uno di quei posti dove c'era una certa privacy e tolleranza per potersi pure sbaciucchiare.
In quelle due ore rimaste mi parlò della sua vita e poi piano piano cominciò col chiedermi quante mariti avessi fatto cornuti, quante e quanto erano state brave quelle mogli a letto.
La vita sessuale dei Fassari si era avvitata in una routine dove ormai certe cose Germana al marito si vergognava a chiederle e forse pure Valerio non ne sarebbe stato capace specialmente con la testa. Forse dopo quella crociera lei e lui avrebbero osato qualcosa di più.

Bisognava trovare un modo elegante per alzare l'erotismo della conversazione ma a volte basta una mano in mezzo alle cosce.
Finimmo sulle confidenze sulle rispettive masturbazioni e poi il gioco delle regole.
E' una abitudine presa scopando con le coppie. Mogli indecise, mariti esigenti, le regole sono importanti.
Nessun limite da parte sua, e aveva ancora molto da provare.
Io chiedo a una donna se è d'accordo su una certa pratica e lei deve solo dire si o no. Inevitabilmente più sale il livello erotico delle cose su ci si è d'accorso e più si aprono. Alla fine la domanda a piacere.
Chiedono da parte loro cose banali: piuttosto una sborrata in faccia o sulle tette che di farsi pisciare addosso.
Con Germana era stato un modo per farmi capire in anticipo che non sarebbe stata molto brava a letto.
"Cerca di sentirti porca prima possibile, desidera di essere posseduta e non ti dimenticare di far godere il maschio! Se tutto va bene domattina ti scopo".
Comunque la sera stessa ci misi il carico.


I PRELIMINARI
Quelle cose che non si fanno a letto ma è come se lo fossero.
Pomeriggio passato ripassando davanti alle isolette greche. Sono costretto a ripetere a tutti come è stata la gita a terra. Devo inventare, ho visto solo un negozio e un bar.
Per strada ho comprato un comodo pantalone kaki con l'elastico in vita e una camicia bianca informale di lino e pure un panama e me li ero già messi. Ormai a bordo non ero il solo a sbracare.
Cristina, che era insieme a Germana, forse con malizia mi chiese del bar e poi Germana le confidò la storia dei gioielli.
In meno di un quarto d'ora le femmine della tavolata organizzarono un incontro per poterli vedere.
Una mezzora che Valerio se ne uscì per fare largo in cabina e ci ritrovammo a discutere. La mattina era andata bene per lui, pure troppo bene e cominciava ad avere dubbi se si fosse spinto troppo oltre. Che gli dovevo dire? Lo avevo infilato con tutte le scarpe nella più efficiente rete di scambisti mai conosciuta.
"Amico, preservativo e non farti fotografare in faccia"
Sembrava sulla via del pentimento e poi invece mi chiese di coprirlo con Germana la sera stessa per un'oretta prima di cena.
Lo avrei coperto volentieri ma serviva una pezza a colore per me e per lui. Non gli promisi nulla.
Franco risolve i problemi.
Passo dalla loro cabina mezz'ora prima della combine di Valerio e chiedo a Germana se vuole telefonare a casa.
Franco ci ha prenotato l'uso del telefono satellitare per chiamare in Italia.
Germana col pensiero ai figli lasciati a casa accetta al volo.
"Preparati passo tra mezz'ora, abbiamo una finestra di tempo ben precisa per provare a chiamare a casa"
Valerio si guardò bene dal venire, ci saremmo rivisti direttamente a tavola.
Franco ci raccomandò al tecnico e ci lasciò soli in una stanza con delle cabine insonorizzate. La prenotazione fatta all'ultimo momento comportò che facemmo la telefonata quasi all'ora di cena rovinando quell'oretta che speravo.
Io in realtà non la feci, primo costava un botto e poi non avessi trovato a casa la moglie ma la segreteria chissà a quale disgrazia si metteva a pensare.
Germana invece pur di sentire un qualunque parente a casa avrebbe finanziato pure il lancio del satellite.
Non avevo ancora capito perché i Fassari pieni di soldi non avessero preso una suite come tutti i ricconi.
L'addetto alle comunicazioni prima ci fece un caffè, poi nell'attesa mi passò una birra delle sue, poi dopo un'oretta pensò bene di distrarci facendoci salire sul punto più alto della nave, in pratica la stanza appena sotto i radar e le antenne principali che era immediatamente sopra la stanza delle trasmissioni. Si usciva su un terrazzino strapanoramico che era ancora più in alto della sala comando e poi da qui si saliva ancora più in alto ma solo con delle scale esterne in ferro.
"Vi chiamo io appena ci danno la linea" e ci lascio soli.
Lo spettacolo era bellissimo, da qualche parte il sole tramontava, il vento rinforzava e a quell'altezza il rollio non era un'impressione.
Me la tirai addosso e cominciai a palparla. Si guardava intorno per capire da dove poteva essere spiata, poi rassicurata si lasciò andare con una serie di baci in bocca e una mano sul cazzo.
Infilò una mano nei pantaloni allargando l'elastico. Poi trovò più comodo tastare il pacco infilando anche l'altra mano in una tasca.
Ci trovò il profilattico che mi ero messo in tasca caso mai in quella ora rubata ci avessi combinato qualcosa.
Lo tirò fuori, non ne aveva mai usati. I Fassari, ci mancherebbe, le avevano organizzato tutta la vita riproduttiva con l'uso della pillola e Germana era ancora fertile.
Avevo ancora in mano la bottiglia di birra da finire e le chiesti di provarci a infilarlo sul collo della bottiglia.
Imparò come tiralo fuori e in quale direzione andava srotolato e dopo averlo poggiato appena sotto l'orlo della bottiglia la invitai a tirarlo giù con la bocca.
"E' così che fanno le più brave e pure le puttane!"
Quando non solo lo tirò giù ma poi cominciò pure a pomparlo, la prudenza finì.
Mi misi esattamente con le spalle alla porta per evitare sorprese e me lo tirai fuori che ormai fumava.
Senza dire una parola si accovacciò e cominciò a leccarlo,
"Vuoi venire?"
"Non qui, succhia!"
Valerio poteva aver finito prima le sue cose e magari stava cercando la moglie, oppure quel favore di tenere compagnia alla mogie era solo una imboscata.
Avevo passato più tempo con lei negli ultimi due giorni che suo marito e qualche pensiero a Valerio poteva essere venuto.
Le presi la testa e glielo infilai fino a che lei lo rifiuto.
"E' grosso, e pure lungo! Come caspita fa tua moglie?"
A parte che con mia moglie ho fatto e facevo le migliori scopate della mia vita, ora che c'entra mia moglie?
Già mi ero sentito in colpa per non averla salutata con una telefonata e ora mi facevo succhiare l'uccello da un'altra.
Di donne con le macchie di sborra fresca sui capelli o sui vestiti ne avevo riportate a casa assai ma in quel punto in quel momento il rischio era alto.
Germana comunque era pronta a qualunque porcata.
La sua telefonata durò un paio di minuti e poi in sala a cenare.
L'ufficiale di turno raccoglieva iscrizioni per un torneo di burraco. Gregorio, Silvana e Cristina di erano iscritte.
Per la serata e la notte era prevista pioggia forte e quelli dei due turni che cenavano in quella sala la giravano a carte.
Sui ponti scoperti non c'era da stare e neppure quelli coperti per via del ventaccio. Tutti si erano chiusi al coperto qualcuno dopo l'una pure a letto.
La nave a maggio non era al completo ma con tutti al chiuso nelle sale principali starci era un casino.
All'una il torneo era a buon punto. I nostri erano ancora in gara. Decisi di smetterla di girare per la nave e mi stravaccai sui soliti divani.
Una ragazzina, forse l'unica a bordo, si sedette sul divano di fronte e sistemò le carte sul tavolino tra noi due.
"Voulez-vous jouer avec moi monsieur?"
"Désolé je ne connais pas les règles !"
E non le conosco neppure ora. Ero cresciuto a tresette con le carte napoletane.
Me le avrebbe spiegate lei. Cominciammo un paio di mani con le carte scoperte sul tavolo fingendo di essere in quattro. Dopo mezz'ora sbagliavo 10 giocate su dieci. Ma la ragazzina si divertiva ugualmente per la mia sbadataggine.
Quando venne a prenderla sua madre capii che erano tedeschi, forse austriaci.
"Perdonate mia figlia signore!"
Ci fu una discussione nella loro lingua e poi le due decisero che se la sorella seduta ai tavoli del torneo non avesse superato la partita che stava giocando sarebbero tornate immediatamente tutte e tre in cabina, se no la ragazzina da sola subito a letto.
La signora prese posto su una sedia di lato al tavolino e cominciò a giocare pure lei.
Prendevo rimproveri da tutte e due fino a che mi scappo un italianissimo "ecchecazzo!" e mi presi una gentile pedata dalla mammina come rimprovero.
Poi cominciai io fargli il piedino. La toccavo di nascosto per farmi dire quale carta giocare e pure lei barava. Io giocavo con la figlia, lei col morto. Voleva farla vincere.
Piedino dopo piedino i pensieri cominciavano a deragliare, e a pensare come poteva suonare un si, o un ancora o un fottimi in austriaco uscito dalla sua bocca.
La ragazzina era concentrata sulle carte del tavolo, io e la mammina ci guardavamo negli occhi fissi, mostrandoci e passandoci di nascosto le carte.
"Tu es un gaffeur" "E' colpa tua, sei troppo bella!". Sorrideva, chissà da quanto non glielo dicevano.
Sui cinquanta, elegante due botte gliele avrei date volentieri mentre farfugliava porcate in tedesco.
La sorella aveva appena passato il turno e alla ragazzina toccava il letto. Mi lasciò le carte "Apprends, demain je te battrai encore!"
La solitudine non durò molto, stavo appena riflettendo che mi si era bagnata la punta del cazzo che entrò in sala Germana al braccio del marito.
Cristina era stata eliminata, Gregorio e Silvana invece avevano intorno al tavolo un codazzo di curiosi da probabili finalisti.
Pure Valerio si sistemò di lato al tavolo da gioco a seguire direttamente le giocate, Germana restò ai divani.
Burraco sono un sacco di carte, Valeria ne prese qualcuna in mano di quelle lasciate dalla ragazzina.
"Quanto vale questa?"
"E' un fante di picche! vale una scopata!"
"E' questa?"
"Quella raddoppia il punteggio!"
Il marito era a una ventina di metri e ogni tanto ci guardava.
Presi le carte in mano e rovesciai il gioco. Io mostravo la carta e lei doveva dire qualcosa di porco non necessariamente a tema con la carta.
Una cosa liberatoria. Io mostravo la carta e lei diceva una porcata, oppure io dicevo una porcata e lei la ripeteva.
Mi guardavo Valerio mentre sua moglie ripeteva cose come "voglio prenderlo nel culo" "sborrami in faccia" "domani te lo succhio" "aprimi tutta" "mettimelo dentro".
Cento e otto porcate e l'ultima carta fu "mi sono bagnata tutta, davvero".
Se non la dava a suo marito quella notte era meglio.

DURAZZO
Gregorio e Silvana erano gli ultimi eredi di nobili famiglie veneziane che nel seicento avevano trovato casa su ogni posto sul Mediterraneo. Controllavano la produzione dell'olio di ulivo e l'invio di questo prodotto ai parenti rimasti a Venezia. Poi da qui quell'olio partiva per mezza Europa. Erano stati di casa in Turchia, in Grecia, poi in Puglia e infine a Durazzo seguendo generazione dopo generazione la decadenza di Venezia sul mare.
A Durazzo, ultimo rifugio di queste discendenze, avevano uno splendido palazzo a picco sul porto. Quando si annoiavano mandavano in ferie la servitù e si imbarcavano sulla prima nave crociera attraccata al porto.
Lo avevo saputo dopo i discorsi sui due scesi a Salonicco che pure Gregorio e Silvana avrebbero anticipato lo sbarco, ma Silvana mi rassicurò, quello che mi serviva sarebbe arrivato.
Ma questa volta l'aiuto generoso non fu proprio necessario. Conosciuti i Fassari, Gregorio e Silvana pensarono subito come far fruttare questa conoscenza per fare affari alla loro modesta ma antichissima attività di commercio dell'olio e invitarono tutta la compagnia a scendere a terra e visitare la loro casetta.
Questo annusamento commerciale Germana lo aveva capito benissimo e con qualche scusa declinò l'invito ma obbligo il marito ad andarci.
Valerio ormai andava dove andava Lisa. Gregorio e Silvana non insistettero sull'invito verso di me e a Germana, Cristina invece accettò e tutto si incastrò in quel maggio dei miei trentanni.
Mi salutai con Silvana in modo particolare, non l'avrei più rivista. Anche lei aveva capito e con un "siate felici" a me e Germana prese la scaletta appoggiandosi alla spalla del cornuto.
Vista la compagnia salire sui taxi e salutateli con la manina fino alla loro partenza calai la mia mano sul culo della Germana e senza dire una parola mi fiondai in cabina.
Germana arrivò dopo il ticchettio dei tacchi dei suoi sandali bianchi, con la sua piccola borsetta in mano, avvolta dalla vestaglia di raso bianca e sotto un intimo ridottissimo e trasparente che le lasciai addosso per buona parte della scopata.


SCOPATA
Aperta la vestaglia la cosa era molto meglio della modella della foto sulla confezione. Sotto la trasparenza delle mutandine spiccava un cespuglio foltissimo di pelo nero assolutamente intonso e un reggiseno che faceva splendidamente il suo lavoro.
Lasciò la borsetta sulla mensoletta del letto e si stese sul letto aprendosi la vestaglia ma tenendo ben accavallate le gambe.
"Quanto valeva la prima carta che mi avevi mostrato?"
"Quello che vuoi!"
Lo sapevo benissimo quello che voleva. Essere scopata nel senso di essere presa, usata, dominata niente di quello che faceva col marito.
Non aveva avuto una educazione sessuale pecoreccia in gioventù. Il suo riferimento era la tata ucraina quasi sua coetanea. Quando la ragazza cominciò a frequentare qualche ragazzo Germana si preoccupò che non le succedessero guai irrimediabili. La famiglia l'avevano affidata ai Fassari e certi argomenti come donna toccavano a Germana.
Dopo le prime esperienze la ragazza entrò naturalmente in confidenza con la signora e Germana visse di riflesso un po' di "strano".
Comunque fino a quella età Germana aveva scopata nella solita camera da letto, quasi al buio e nel solito modo. Si lubrificava in bagno, si impalava sul marito, lo faceva venire dentro, glielo puliva per non sporcare le lenzuola, tornava in bagno a lavarsi e quando tornava il marito già dormiva.
Per questo l'inizio non poteva essere sul letto. La feci scendere e la misi a muro contro la vetrata. Davanti c'era Durazzo e forse la casa che ospitava suo marito.
Era bagnatissima, la tirai indietro per una vera e propria pecorina e con le mutandine appena calata glielo infilai dentro.
Con la vestaglia rivoltata le vedevo quasi solo le mani sul vetro a parare i colpi.

Venne subito senza toccarsi. Mi fece stendere sul letto e si prese il cazzo a due mani. Non era la prima volta in mano, l'aveva già preso in bocca ma quella mattina si era preso nella fica il secondo cazzo della sua vita, il primo da sposata.

Con le seghe bisogna stare attenti. O ti massacrano il frenulo o ti arano le parti più sensibili del glande.
Si era portato dietro nella borsetta il lubrificante. Una di quelle confezioni familiari della Durex con la confezione molto esplicita.
Voleva spalmare il cazzo e continuare a segarlo.
"Hai mai provato a ficcartelo dentro?"
E quale donna non ci ha mai provato, se non lei di sicuro i mariti.
Nella fica quella confezione ci entrava nel culo non ci era riuscita.
Messa accanto al mio cazzo il diametro della confezione era di poco più piccolo.
"Ma poi il cazzo se trova stretto un po' si restringe"
Una fantasia di Germana era nata dalle confidenze della tata. Faceva finire il fidanzato sempre nel culo. Dalla fica al culo risparmiando sui profilattici.

Quello che voleva Germana era stendersi sul letto con le gambe tirate a se e prenderlo in fica e poi farsi venire nel culo.

Detta così è facile, ma quella è una cosa da coppie affiatate o da rotte in culo di lungo corso.
Farlo con un culo vergine si rischia l'insuccesso nove volte su dieci.
La realtà non sono i film porno dove all'attrice il buco glielo hanno già spalancato e le scene anali cominciano sempre col cazzo già dentro o che fingono di infilarlo in quel momento.
Poi conta molto la posizione. Mi spiace ma se devi incularti una la devi sistemare in modo che non possa fare leva su gambe, braccia e altre oggetti in modo che possa sfilarsi da sotto appena prova il primo fastidio.
Se poi devi sfilare il cazzo dalla fica e ficcarlo in un secondo nel culo di una novizia è fantascienza.
Bisogna cominciare dal culo, magari con un dito e molto lubrificante, poi infilarglielo dentro e quando lo sfintere si è ingrippato solo allora fare sopra e sotto da un buco all'altro.
Un giochetto che funziona, o almeno le distrae dall'ansia, è quello di farle capire come funzionano i muscoli del buco del culo.
Basta chiedere alla signora di provare a stringerlo per dieci secondi e quelle non arrivano a due. Perché quei muscoli sono degli sfaticati, stringono forte raramente, giusto al cesso o quando uno crede di controllare un attacco di diarrea. La diarrea la fermi solo stringendo le chiappe non il buco.
Poi si fa una prova a farle stringere un dito infilato nel culo ed è lo stesso risultato.
A una donna abbastanza motivata, quindi aspettare a infilare che i muscoli si rilassino, poi cercare di infilare la cappella magari forzando l'apertura con una pressione anche laterale e poi chiedere a lei di spingere fino ad almeno tutta la cappella dentro.
Il resto lo facilità il lubrificante. Anche un cazzo in astinenza con la cappella bagnata di suo ce la può, pure la saliva, pure un cazzo tirato fuori da una fica bagnata.
I miei risultati erano stati quasi tutti positivi ma avevo sempre scopato mogli, separate, rotte in culo di diversa provenienza.
Ora non era il caso in quella circostanza di far presente a Germana tutte queste complicazioni.
Giusto "un proviamoci prima nel culo, se provi fastidio resisti se provi dolore forte mi fermo".
Era la prima volta che scopavo nella mia cabina e l'effetto degli specchi contrapposti tra la testata del letto e la parete di fronte era notevole. Di Germane, stando sopra, ne vedevo almeno tre.
Avevo imburrato i due buchi. Poggiando il lubrificante accanto alla sua borsetta notai la sua fede. Se l'era tolta appena entrata in cabina ma non me n'ero accorto.
Un'altra aveva questa abitudine quando la scopavo, come se senza fede il tradimento fosse meno grave. Quella fede sul comodino mi ricordava pratiche inconfessabili.
Mi ero spogliato completamente, le avevo già sfilato le mutandine le lasciai solo il reggiseno.
Entrò dopo un paio di minuti. Due minuti dove pare che alla tipa stai estraendo un dente o un'unghia incarnita. Inutile far toccare la fica se nel culo si prova ancora fastidio. Lo capisci che sta andando bene quando le comincia a piacere da una certa espressione incredula della femmina. Ma non è detto.
Allora cominci a pompare e non te ne frega più nulla se glielo stai facendo a sangue. Germana ebbe due orgasmi ravvicinati, dopo il secondo il culo non si richiudeva più e cominciammo il su nella fica e il giù nel culo a suo comando.
Potevo sborrarle dove volevo, ero senza preservativo e lei usava la pillola ma quella fede sul comodino mi ricordò di cose di molti anni prima.
Passammo l'ora successiva a provare ogni posizione possibile in una cabina di una nave da crociera. Il reggiseno se lo tolse lei.
"Non lo vuoi vedere?" A volte con donne di una certa età, ma pure più giovani, è meglio lasciare addosso qualcosa, a volte tutto.
Non erano le coppe a formale le tette, erano proprio così, toste di suo.
Quei seni che l'infermiera non riesce a schiacciare sulla macchina quando devono fare una mammografia.
"Quante donne hai scopato?"
"Ti piaccio?"
"La mia fica ti piace?"
Non gliela avevo leccata , anche per colpa del lubrificante ma glielo avevo vista proprio per bene.
Una fica standard, ne gonfia, ne asimmetrica e senza cose che pendono troppo. Così come deve essere una bella fica.
Poi, anche prima se fanno finta di niente, cominciano tutte a fare domande sul mio cazzo.
Sapevamo che quella sarebbe stata molto probabilmente la prima e ultima scopata tra di noi e più che del piacere fisico Germana voleva risposte. Per capire gli altri, lei e anche suo marito.
"Mi vuoi ricordare per sempre?" le chiesi
"Si, cosa vuoi farmi?"
Il gioco della fede. Si mette la fede matrimoniale della moglie sulla cappella del cazzo e si fa quello che serve a fargli passare in mezzo una sborrata.
Lo avevo fatto con una coppia scoppiata e con tutte e due le fedi. Ero diventato il loro compare d'anello.
Diciamo che ogni volta che Germana si fosse guardata le mani vedendo quell'anello avrebbe ripassato quei dieci minuti di sega a due mani finita con una sborrata in faccia su cui poi le avevo strofinato la sua fede.
L'ultimo quarto d'ora mi chiese di poter fare pratica con la bocca sull'uccello, cosa che fece guardandosi da ogni lato sugli specchi, poi al limite delle tre ore Germana decise di non rischiare oltre e cominciò a lavarsi. Lavava tutto. Pretese che anche io dovessi fare una doccia e cambiari d'abito. Avrebbe fatto pure un clistere potendo.
Lavò ogni cosa per bene, dalla fede, alla confezione del lubrificante e poi annusava ogni cosa.
Valerio ormai era un cane da fiuto, l'odore di quel lubrificante lo riconosceva a chilometri.













LA BORSETTA
Fulvio mi si avvicinò al solito bancone e mi sparò un "te la sei già fatta o te la devi ancora fare? Mia moglie dico! te la sei già scopata o te la devi ancora scopare ?"
Tornato dalla gita a terra mentre Germana si lavava, aveva notato sul mobile della cabina la borsetta col lubrificante dentro e non solo. Quella confezione in casa Fassari significava solo una cosa ben precisa: Germana scopava, o lo aveva fatto o stava per farlo.
A questo attacco invece di negare balbettando mi venne di rispondere quasi a tono.
"Magari! tua moglie è l'unico pezzo di fica su questa barca e me la scoperei volentieri!"
Lo prese come un no e cominciò a parlarmi della faccenda della borsetta. Con Germana non aveva ancora aperto il discorso e aveva pensato a me come primo indiziato.
"Ma tu te la vedi tua moglie girare di mattina in pantaloncini e tshirt con una borsetta da sera in mano?"
"Anch'io ci avevo pensato, forse è per stasera prima o dopo la serata di gala"
Era la serata di gala la serata elegante dove le classi si confondevano e riempivano tutte le sale della nave. Io mi ero portato il vestito elegante, anzi mia moglie ce lo aveva infilato di forza nel bagaglio, ma insieme a Cristina avevamo deciso di non partecipare.
Avevamo organizzato un tour per quegli svaghi della nave che di solito bisognava fare una coda estenuante. L'appuntamento era al bowling e Valerio si potè tranquillizzare che quella sera, se pure, non ero io il fortunato.
"Sai cosa penso? Che tua moglie ha organizzato questa crociera, ha pagato una coppia di scambisti per distrarti e si è portata a bordo l'amante!"
"Vaffanculo" e se ne andò più confuso di prima.
Gli fischiai alle spalle e appena girato gli chiesi: "Allora ci posso provare con tua moglie, almeno noi ci conosciamo?"
"Vaffanculo" e se ne andò.
Con me non poteva scherzare, non l'avrei mai sputtanato ma lui non conosceva la mia solida complicità tra mariti traditori.
Uscita dal bagno e vista la borsetta lasciata a vista, Germana pensò che per quella dimenticanza potevano esserci problemi. Al ritorno di Valerio gli appioppò la storia che non sopportava che il personale di servizio in camera spiasse la sua vita intima e aveva nascosto gioielli, carte di credito e pure il lubrificante nella borsetta e poi chiuso tutto in cassaforte.
Aveva tirato fuori la borsetta per la serata elegante della sera.
I dubbi a Valerio ritornarono quando tornato a casa nel letto si era ritrovata un'altra donna.


LA FREGOLA
Mi potevo considerare soddisfatto. La crociera era stata piacevole, avevo conosciuto un bel po di gente, scopato una delle più belle donne della mia vita, conosciuto il mondo scambista sul mare anche se me n'ero tenuto ai lati. Avrei passato la serata di gala con Cristina e poi il giorno dopo rilassato avrei riordinato le idee per riprendere la solita vita.
Ma i fuochi di artificio non erano ancora finiti.
Al contrario a bordo cresceva l'agitazione. Erano i giorni della fregola come mi aveva avvisato Silvana. Le scapole che avevano deciso di mollarla la mollavano. Le sposate tentate da un cornetto innocente ci provavano. Le coppie di scambisti e cornuti ci davano dentro dopo essersi annusati pure troppo.
Per i corridoi girava gente in accappatoio a tutte le ore.
Cristina se n'era andata da poco che arrivò il mio improvvisato procuratore, l'agente del cazzo, il mio cazzo. Fulvio mi aveva piazzato un incontro.
"Me lo devi! Ti ho aiutato a toglierti dai coglioni quel coglione, mi avevi promesso di incularti di nuovo mia moglie, ora sei in debito!"
Aveva ragione, e dalle mie parti diciamo che a volte "se c'è da remare si rema"
Pure con qualche tardona impresentabile. C'era da scopare una moglie alla prima esperienza, sola e senza la presenza del marito e senza limiti di tempo.
Chissà in quale giro era finito e chissà in quel momento pure quanti cazzi stava prendendo la sua Lisa.
"Sei solo a bordo, hai il cazzo grosso, che problemi ti fai ? ricorda ponte B cabina 12 e fammi fare bella figura. La trovi sola, il marito starà con noi tutta la notte!"
Sapeva benissimo che avevo scopato tutta la mattina e pure nel pomeriggio ma il cornutone non aspettò nemmeno la mia conferma che se ne ritornò da dove era venuto.
Non solo la mattina con Germana, ma pure nel pomeriggio Valerio insistette che lo accompagnassi ad un incontro che Lisa e marito avevano concordato con una nuova coppia. Fulvio lo strozzino lo teneva per le palle, se voleva Lisa non c'erano problemi, solo che non se la poteva scopare più da solo.
Ci andai sicuro di essere cosa gradita e anche per poter vedere una suite del ponte più alto dall'interno.
C'era Franco, Lisa, Valerio e questa coppia con lei che in quel periodo storico avrei definito per l'aspetto una tossica, senza seno e magrissima.
Feci finta di interessarmi alla cosa pur restando vestito, toccavo qui e la, poi quando infilai tre dita nel culo della tossica e ci entrarono facili cambiai idea.
Quando non sento un minimo di trasporto o una mi sta sul cazzo o capisco che ha il culo comodo, una me la inculo. Ne più ne meno la cosa con la Lisa giorni prima, col marito della tossica che si faceva spompinare e Fulvio che dalla vasca in camera si guardava la scena. A un certo punto Franco mi chiese il cambio. Gliela lasciai volentieri, gli avrai passato pure il preservativo.
Non c'era nulla che valesse la mia presenza, Lisa e Valerio si erano chiusi in uno dei due bagni e io me la filai.
Mi sono sempre piaciute le mogli degli altri. Infilare il cazzo nella fica di una sposata che lo sappia o meno il marito piace a tutti. Non mi sono piaciute le ammucchiate e nemmeno lo scambismo pure per il semplice fatto che le mie donne non le ho fatte mai sfiorare a nessuno nemmeno col pensiero.
C'era a bordo questa rete di scambisti, forse più di una, che aveva comunque le sue regole. Nonostante il fatto di ritrovarsi in un discreto numero tutti sulla stessa crociera per un'abbuffata, era piuttosto difficile riconoscerli se non entravi personalmente nella catena. Se conoscevi uno della tua rete li avresti potuto riconoscere tutti. Partecipare era un altro discorso. Nessuno azzardava avance a coppie o singoli senza il permesso di chi li aveva introdotti. Fulvio era tra i mammasantissimi di questa mafia ed era pure il mio padrino e in quei giorni faceva e disfaceva la mia agenda.



LA SLOVACCA
Ponte B, cabina 12. Ci voleva Franco in quel momento con le sue liste ma quello sicuramente si stava trombando la moglie nell'ultima notte utile a bordo.
Ero al bancone di quel bar da almeno tre ore. Arrivavano coppie ben vestite, allegre o stanche ma tutte con le mogli vestite da porche. Più si veste elegante una donna e meno stoffa si mette addosso. Scollature, spacchi, trasparenze, gambe abbronzate a vista fino al pelo. Pure mi arrivò qualche occhiata dalle più zoccole.
Più femmine venivano al bancone e meno mi pareva pesante dover scopare ancora questa B12.
Passò pure Valerio con Germana tutta in tiro con addosso buona parte dei gioielli presi a Istanbul. Parlottava con altre mogli e si auto complimentavano a vicenda. Non era possibile passare oltre Germana senza almeno girare la testa.
Pure Valerio si era messo in tiro, abito sartoriale, gemelli con le iniziali, ascott, ma sempre tappo, brutto e pure cornuto restava.
"Perché non mi ci fai provare con tua moglie?" Mi guardò con una faccia ma questa volta non mi mandò affanculo.
"Tu e io in due? secondo te ci sta ?"
Avessi avuto ancora qualche giorno la scommessa con Silvana l'avrei vinta. Valerio non rispondeva e Germana se lo tirò via accettando l'invito di stare in compagnia con una coppia appena conosciuta.

B12, la curiosità mi fregava. Cosa ci avrei trovato in quella cabina: una panterona stesa sul letto con la panza stretta in qualche bustino tirato a morte ? una vecchiaccia impossibile da leccare? una mogliettina insoddisfatta ? una di quelle che non vengono mai ? lo fa per lei o per fare contento il marito ?
Cominciai a prepararmi tornando in cabina lavandomi e cambiando l'intimo. Poi, vaffanculo, mi calai pure io l'abito elegante così potevo gironzolare senza imbarazzo per le varie sale e non sentirmi rimproverato al ritorno da mia moglie che pure di festa vado in giro vestito come un pezzente.
Si chiamava Anastasia, era forse slovacca e non parlava una parola di italiano, francese o inglese. Aveva 25 anni e aveva sposato un connazionale impiegato in qualche consolato italiano dell'est molto più grande di lei. Non avevo ancora capito se il marito fosse un porco nato o un uomo sfortunato.
Lui era finito nella mafia scambista di Franco e di Lisa e di quella coppia dei piani alti. Fulvio, un miserabile, poi vantava in giro questa amicizia con un singolo a bordo fico e disponibile a sua completa disposizione.
Anastasia, istigata o assecondata dal marito, mi aveva osservato senza farsi notare più volte in varie occasioni e alla fine si era decisa.
Belloccia, bionda quasi albina, faccia poco sfilata, alta con un seno enorme pure rispetto alla notevole corporatura, mi aspettava in cabina vestita come se stesse per andare alla serata elegante pure lei.
Dicevo della fregola di quelle ore a bordo, la mattina dopo il grosso sarebbe sbarcato a Venezia e chi si è visto si è visto. Fulvio, il mio schiavista, in un quarto d'ora aveva sistemato tutto e Anastasia era stata avvisata solo all'ultimo minuto prima di uscire per la serata di gala.
Il marito era rimasto libero e arruolato chissà dove.
Anastasia la trovai lavata e profumata con un tubino rosso elastico aderentissimo e abbondantemente scollato sulla schiena. Non le si vedevano i segni delle mutande.
Avevamo tutta la notte, ma forse avremmo dovuto cominciare a scopare subito e goderci poi la notte in giro per la nave. Mi accorsi che non biascicava una parola in nessuna lingua del mondo tranne la sua e la serata rischiava di raffreddarsi se Anastasia non fosse stata particolarmente motivata.
Dalla vetrata verso mare rientravano le canzoni dei ballabili più conosciuti da tutte le sale della nave, la portai fuori sul terrazzino e la strinsi per ballare.
Perché poi stare a ballare da soli ? Perché negare a questa donna una serata galante per cui si era preparata e magari tanto attesa?
Finimmo nella sala da ballo più a poppa possibile lontani da gente conosciuta e li ci passammo due ore.
Finalmente rideva. A ogni ballabile conosciuto si fiondava in pista e mi ci tirava. Ballava bene e coi lenti si strusciava come a ricordarmi e ricordarsi di quello che c'era ancora da fare. E poi quelle le tette che le salivano sotto la gola!
Nelle pause la comunicazione fu solo tattile e scritta, anzi illustrata. Alcune cose di lei me le aveva dette Fulvio altre me le disegnò Anastasia su un block notes rubato a un cameriere.
Disegnai due pupazzi elementari, uno col cazzo l'altro con le tette. Sopra ci scrissi i nostri nomi e lei li riscrisse in cirillico che poi scoprii non era neppure slovacca ma ancora più a est.
Poi ritagliai ripassando più volte la penna con tanta pazienza la mia figura e lei mi imitò con la sua. Lei aveva già capito il gioco.
Mise la testa del mio pupazzo sulla sua fica del suo e io annui. Poi sposto la sua testa sul mio cazzo e ci mancherebbe. Ci fu qualche problema a capire se non voleva essere presa da dietro o se solo non volesse fare sesso anale.
Avrebbe voluto farsi vedere dal marito mentre si stringeva così stretta ad un altro maschio ma restando a poppa la cosa sarebbe rimasta impossibile.
Ma poi che scrupoli dovevo farmi? Girammo tutti i ponti fino a trovare Franco che nei suoi radar teneva sempre sotto controllo la distanza tra Lisa e sua moglie. Fulvio, Lisa e un tipo maturo li aveva visti nella sala del ponte superiore. In quelle due ore sicuramente avevano scopato da qualche parte e si erano presi una pausa o nulla di tutto ciò.
Il marito di Anastasia si era pure impegnato a non farsi vedere in cabina fino al mattino.
Franco mi fece i complimenti per l'acchiappo, ci accompagnò a un ascensore che portava all'ultimo piano e ci lanciò su col suo pass.
Non c'era lo sbrago caciarone dei ponti inferiori ma c'era un bel po' di gente anzianotta, molti si erano fatti invitare, molti si erano imboscati tra cui i tre che cercavamo. Erano le tre di notte e la pista quasi vuota. I nostri erano ancora lì, buttati su un divano.
Suonava questo valzer famosissimo di un musicista russo dal nome impronunciabile e Anastasia cominciò ad agitarsi, mi guardò, io gli dissi di si, buttò la borsetta su un tavolino e partimmo.
E' un valzer triste e lentissimo che si balla però veloce più che si può. La coppia gira su se stessa mentre fa il giro della sala. Si porta la dama ostentatamente e castamente lontana. E' tutto nel muoversi con la massima grazia possibile seguendo con piccoli accenni le impennate e le accelerate della musica. La musica è lenta ma a ogni tempo c'è da completare una rotazione e i più bravi poi girano la sala come treni. Quel valzer mi era rimasto dentro dal servizio militare. Da ufficiale di complemento ci toccò fare da cavalieri a un triste ballo delle debuttanti in un capoluogo del centro Italia.
Giravamo in tondo che tutti si erano fatti da parte, la testa piegata e fissa ma gli occhi ai divani.
Il marito si era alzato in piedi e ad ogni giro le sorrideva. Poi la musica finì presto, ci fu anche un applauso e poi qualcuno rimandò ancora il brano. Alcune coppie si buttarono in pista, Anastasia mi fece capire che non era finita, anzi. Si tirò lo strap laterale del tubino che le aprì uno spacco fino a metà della coscia e liberò due gambe che pensai di non farcela a starle dietro.
Al secondo ballo però migliorai e poi con questo pezzo di cosciona alla fine ce ne andammo a sedere lontani dal marito.
Se era come pensavo a breve mi avrebbe baciato. C'era una certa promessa tra i due che ancora non capivo bene e lei doveva far capire a lui che la stava rispettando. Per questo aveva cercato il marito e se le cose stavano come in effetti stavano gli avrebbe lanciato platealmente dei segnali inequivocabili.
Quello che il marito ancora non sapeva se avevamo già scopato o ancora no.
Io giustamente volevo sbaciucchiarmela per fatti miei e poi scoparla ancora vestita. Se posso scopare una donna vestita lo preferisco. Con le donne degli altri da quel senso di sveltina traditrice, le donne più mature poi vivono l'atto senza l'ansia di mostrare i primi cedimenti.
Tornammo alla sua cabina, il marito ci seguì da dietro fino alla fine del primo corridoio prima degli ascensori.
Lo tranquillizzai mettendo una mano sul culo della sua signora.
Pensai di portarla nella mia cabina, chiusi dentro senza sorprese. Ma davanti alla porta lei mi fece segno di andare ancora più avanti, intendeva verso la sua. Se voleva così... però ci entrai lo stesso dovevo recuperare almeno un preservativo e giacché presi pure una confezione di salviette.
Anastasia sulla porta mi fece capire che non servivano, di lasciare tutto e andare.
Il profilattico non lo voleva e sul suo comodino c'era già una confezione di salviette umidificate. Mi ero dimenticato che tre ore prima mi aspettava in camera per scopare.
Volevo palparmela tutta in piedi e sbatterla contro un muro ma le donne prima di tutto pisciano. E pure io.

Era già sul letto quasi nuda e non servirono i pupazzi di carta per capire che voleva essere leccata.
Era la seconda stangona che mi scopavo quel giorno, tanto scura la prima quanto bianca questa seconda.
Nuda era ancora più pallida di quello che avevo immaginato. Tra le cosce dei peli biondi e lisci che scappavano da ogni lato di un minuscolo tango. Non si rasava.
Per essere leccata si era sistemata troppo bene, le gambe tirate fino alle tette, i due cuscini sotto al culo, come essere pronta a prenderlo dentro subito dopo la leccata.
Tirò via gli slip e mi guardai quella topa slava slavata con le labbra già gonfie e arrossate. Era più scuro l'interno della fica che il fuori. Non aveva mai partorito e forse neppure scopato con un vero cazzo. I resti dell'imene erano ancora perfettamente attaccati.
Strusciare la faccia su una fica pelosa è divino. Oggi quasi impossibile.
Da come si era bagnata era molto giovane.
Poi capì che lo voleva dentro.
La tirai ancora più fuori dal letto, le risistemai i cuscini, poi le presi una mano e gliela poggiai sulla fica a toccarsi.
Ero vestito da sera, giacca, camicia, cintura, scarpe, ci volle tempo.
Poi le feci poggiare le gambe sulle mie spalle e le puntai il cazzo che lei si portò al punto giusto.
Mo ho mai avuto scopate facili. Prima mi dicono "è grosso!", poi "tocca!" e per questo ci vado piano.
Prima cerco di entrare con la cappella poi di capire fino a che punto affondare. Poi muovo il bacino di lato in tutte le direzione guardando che segnali mi lanciano, se di fastidio o di piacere e aspetto che siano loro a dirmi di partire.
Con una posizione come quella a metà del cazzo avevo la cappella che premeva già sull'utero.
Se più indizi fanno una prova, il giorno dopo avrei avuto la certezza.
Pensai che volesse rischiare o proprio cercare di farmi venire dentro per qualcosa di fondamentale per una donna.
O prendeva la pillola.
Venire nella fica di una moglie di un altro nei giorni di fertilità è il non plus ultra dell'erotismo. Dopo gli inevitabili scrupoli, se la donna è consenziente ti arrapi a morte.
E' meglio che ficcare il cazzo nel culo vergine di una sposata senza che il marito lo venga a sapere, oppure mentre il marito si crede un casanova e sta a scopare con un'altra. Magari di quelli che con gli amici al bar si vanta di aver scopato quella e quell'altra. C'è quell'attimo dove mi struscio la cappella tra i due buchi di una moglie decidendo dove infilarlo e in un'altra parte del mondo stanno già spuntando due escrescenze sulla fronte di un marito.
Lo scambismo col marito compiacente oppure con gente che neppure conosci se proprio devo o lei mi piace a prima vista.
Non avevo ancora finito il solito stress-test della fica della slovacca che sul cazzo mi arrivarono contrazioni sempre più forti e Anastasia se n'era già venuta.
Lo tirai fuori con l'idea di farmelo succhiare, magari davanti all'enorme specchio sul letto, lo avevo appena strusciato sul pelo della fica quasi a pulirlo che lei me lo rimise dentro e mi pianto le mani sulle chiappe come a dire resta dove sei.
Ci sono nella vita della donna due orgasmi speciali, il primo orgasmo della loro vita e il secondo quando ha deciso di dare la vita a un figlio. Era stato così pure con mia moglie. Quel giorno che smettemmo le precauzioni con lei in ovulazione non la riconoscevo più.
E poi perché negare una maternità a una donna che te la chiede?
Mi ero fissato su questa cosa e mi ci ero pure arrapato e cominciai a pomparla seriamente.
Venne ancora una volta e di certo si ruppe pure qualche unghia sulle mie chiappe.
Infilavo la cappella contro il fondo della fica e se era fortunata qualche schizzata gliela avrei fatta arrivare direttamente nell'utero.
Cominciai a parlarle sapendo che non mi avrebbe capito e lei rispose cose che io non capivo. Ecco cosa mi era piaciuto di lei oltre il fisico e i peli della fica, il timbro basso della sua voce.
E così mi partii piano la sborrata. Non c'era molta sborra dentro dopo l'abuso con Germana ma i fiotti mi sembrarono pieni.
Anastasia tremava in modo incontrollato e ancora mi tratteneva il cazzo dentro.
L'avevo capito, staccai le unghie dal mio culo e gliele poggiai sul pube. Come a dire io sfilo e tu pronta tappi.
Presi una confezione chiusa di kleenex e gliela infilai a tappare. Se la adattò bene e poi si liberò le mani stringendo tutto con le cosce.
Capì che io avevo capito, mi indicò la fede al dito e poi mi fece quel segno universale per dire che in quel matrimonio qualcosa non funzionava.
Difficile che pure in ovulazione al primo colpo le cose vadano come la natura prevede ma fingemmo di crederci. La girai con il culo alla testata del letto in modo da tenere le gambe alte senza stancarsi.
Sapevo che è meglio strasene a pecorina per certe cose ma non dovevo dare garanzie.
Anastasia con appena l'indispensabile si era portata a casa tutto quello di cui aveva bisogno. Qualche palpata la sera, l'imprevisto di una leccata alla fica, ma gradita e poi giusto l'indispensabile. Più chiaro di così. Magari non ero neppure il primo.
Saranno state le quattro di notte. Quella la plastica della confezione dei fazzolettini davanti alla fica non l'avrebbe tolta manco morta e stando così le cose la baciai sulla fronte, spensi la luce e chiusi la porta. Il marito era fuori che fumava nel corridoio.


VENEZIA
La mattina ai soliti posti c'era pochissima gente. Chi a prepararsi i bagagli, chi a fare compere per i regalini a casa, chi a salutarsi cabina per cabina, molti ancora a dormire per la lunga nottata.
Prima venne trovarmi Valerio e più che salutarmi per ringraziarmi. Fulvio e Lisa sperava l'avrebbe rivisti ancora in qualche posto tra la sua Mantova e la loro Trieste.
Poi passò Germana. Valerio aveva mangiato la foglia ma non l'aveva ancora ingoiata.
"Lo sai che quando sono uscita dalla cabina per venire a salutarti Valerio mi ha chiesto se mi piacevi e se mi sarebbe piaciuto scoparti?"
"E tu?"
"Se ci tenevi che me lo scopassi perché allora non me lo hai fatto frequentare un po' di più? Mi faccio viva io".
Nata nel brindisino, Germana era stata la figlia minore avuta da sua madre quasi cinquantenne. Coi due fratelli più grandi dividevano tre stanze a piano terra in un cortile abitato da numerose altre famiglie.
Quando le spuntarono i seni la mandarono a dormire nella casetta affianco con la nonna.
Morti i suoi aveva liquidato le quote ereditarie dei fratelli e poi coi soldi dei Fassari, ma anche in verità dei suoi, anno dopo anno aveva comprato tutte le casette all'interno di quel cortile. Ci aveva ricavato una enorme casa vacanze per l'estate dove ogni suocero, zio, cugino, amico o ospite aveva la sua casetta privata.
Alla prima occasione che ero in servizio da quelle parti ci passai a vederle e in effetti ci avevano fatto un buon lavoro. L'arcone di entrata al cortile, ormai unica proprietà, era chiuso da un cancello dove sopra Germana ci aveva fatto mettere il suo cognome da nubile.
Ad ogni occasione di un volo aereo per Brindisi ci tornava anche fuori stagione per disporre pulizie e manutenzioni.
Se la voglia di scopare le fosse rimasta quello sarebbe stato il posto giusto.
A Venezia la nave sarebbe ripartita solo nel pomeriggio, saliva la squadra delle pulizie generali e Franco si prendeva una pausa a terra con la moglie.
Io e Cristina scendemmo in anticipo sul resto dei viaggiatori per non dover fare la fila ai telefoni del molo.
Io chiamai casa e pure Cristina. Poi alla fine degli sbarchi ci raggiunse Franco e passammo a terra un paio di ore insieme a pranzare.
Fulvio e Lisa li avevo scaricati definitivamente, gentilissimi, ma nessun mio recapito. Anastasia mi salutò da lontano anche se avrei voluto fargli tutti gli auguri del mondo.




FRANCO
Da Venezia a Brindisi era il giorno da leone di Franco. Salivano a bordo coppie di sposini che ci davano dentro già la prima notte, poi coppie anziane, pochissime famiglie con bambini che a maggio sono ancora a scuola, poi tante compagnie molto omogenee di professionisti, artigiani, spesso tutti maschi o tutte femmine. Gente che d'estate avrebbe dovuto lavorare e molti come me con i biglietti in omaggio.
In questa moltitudine pecoreccia Franco ci inzuppava il biscottino.
Quasi sempre donne che conosceva da altri viaggi in passato, coppie con cornuti che offrivano la moglie, zoccole laureate.
Lui con la sua bella uniforme da ufficialetto esercitava una sorta di ius primae noctis su questa moltitudine peccaminosa.
Aveva però ciccato in quel viaggio non riconoscendo nelle sue liste la coppia di Fulvio e Lisa e al suo tavolo ci aveva infilato sua moglie.
Se devi dare la tua fica o la fica di tua moglie a qualcuno, uno con una certa autorità a bordo lo preferisci!
Sulla linea Venezia-Istambul dopo tanti anni conosceva tutte le sue pollastrelle e un buon fiuto per le nuove.
E se l'ultima scopata con Cristina se l'era fatta la notte prima alla partenza da Durazzo molto probabile che si teneva un colpo in canna per quella prima sera.
A bordo cominciò l'euforia della folla dei nuovi imbarcati e io cominciai a sentirmi troppo solo. La sera al nostro tavolo c'erano otto facce nuove che non avevo proprio voglia di conoscere.
Negli ultimi quattro giorni avevo passato un bel po' di tempo a strofinare la cappella dentro fiche secche e culi stretti e pure quasi sempre col profilattico ma la cappella si era infastidita.
Dovevo ricaricarmi, mia moglie appena avrebbe aperto scatola col girocollo le si sarebbe bagnata immediatamente la fica.
Dopo cena evitai i soliti divani e me ne andai al bar. Non mi ero accorto di essere l'unico maschio solo al bar come un gigolò in servizio.
Stare soli in crociera, specie dopo un certo orario era pericoloso. Non solo per una donna ma anche per un maschio sano e forte. Gay, tardone, ninfomani, coppie libertine ci provano tutti. Se no perché te ne stai solo in crociera?
"Ciao bel giovane. Sei solo?" Arrivò sul tardi Cristina, stranamente non si era chiusa in camera col marito. "Perché, poverino, con il nuovo imbarco la prima notte doveva correre a sistemare tutti gli accidenti dei nuovi arrivati."
"E certo!"
"Questa nave corrompe" Non capivo se si riferiva a suo marito, a me o a tutto quel bordello a bordo. Che suo marito si fosse preso qualche libertà nei tanti anni di crociere ne era sicura, però era lui ad insistere che Cistina alla prima occasione venisse a bordo. Anche una donna sola lontana dal marito è in tentazione.
Con Cristina non ci volevo provare e non ci provai ma lei portava ogni volta il discorso sulle mie storie licenziose a bordo. Era solo curiosità sulla mia storia con Germana. Ne era pure in diritto, nella tresca lei e Silvana erano state complici.
Quando le chiesi come lo aveva scoperto mi raccontò la storia del pacchetto in fondo alla borse di Germana il pomeriggio dello shopping. Chiarimmo l'equivoco, io che fosse lingerie sexy non potevo saperlo perché la confezione in fondo al bustone era avvolta nella carta. Ma Cristina e Silvana avevano creduto che Germana mi avesse mostrato la confezione con la foto a vista cosa, ovviamente molto osé, che significava intenti ben diversi.
"Però glielo hai visto addosso..."
Se vuoi entrare nell'intimo di una donna non devi mai raccontarle le tue storie con altre donne anche quando tanto segrete non sono state.
Insisteva: "Secondo me durante questo viaggio hai fatto sesso con almeno due donne!, ... Germana e forse Lisa!"
Cominciai a contare in silenzio sulle dita Lisa, la tipa della prima ammucchiata di cui non mi ricordavo più il nome, Germana e la slovacca.
"Quattro! Tu invece uno solo, tuo marito, la prima la notte partiti da Brindisi, la seconda la notte prima di Istambul e l'ultima ieri notte partiti da Durazzo"
Aggiunsi: "Poi Germana qui non ha mai scopato col marito, Lisa si deve aver tolto qualche sfizio con o senza suo marito, Gregorio e Silvana invece non scopano da anni"
La sicurezza con cui dicevo quelle cose non le lasciò molto da dire e se ne restò incapace a ricominciare un discorso.
Alla fine si mise a sorridere, io scrollai le spalle "Cosa ci vuoi fare!"
Cristina pretendeva di capirmi, ma non poteva capirmi. Avevo allora trent'anni e scopavo già da quindici e a quindici anni la prima scopata fu con una cinquantenne sposata col marito che si segava dietro la porta.
"Ma hai ragione. Quando ti ho visto da lontano solo al bancone mi sono stupita che nessuna si fosse buttata su un bel bocconcino".
"Anche tu non scherzi, e poi giri spesso sola".
"Tu con me ci avresti provato?"
Fosse pure uno sgorbio, a una donna non puoi rispondere di no ma io la girai per quella che poi era la pura verità.
"Ti ho scartata dall'inizio perché sei la moglie di Franco e di riffa o di raffa la prossima estate su questa nave ci dovrò portare per forza mia moglie e il tuo Franco solo per questo me lo voglio tenere amico, E tu con me ci avresti provato?".
Cristina aveva avuto un solo maschio nella sua vita e poi un corteggiatore impenitente lasciato sempre in bianco al paese e alla fine chiuse la sua risposta con un "Ormai non saprei neppure come corteggiare un uomo!"
Poi mi raccontò tutti gli abbordaggi più buffi su quella nave, pure quelli delle lesbiche più sfrontate e di qualche coppia col maschio atteggiato a montone.
"Peccato, a saperlo avremmo giocato le notti passate alla coppia seduta ai divani in attesa di inviti o a chi ne prendeva di più stando separati!"
Si scivolava pericolosamente nell'intimo. E più fai parlare una donna e l'ascolti in silenzio e più lei scivola.
"Ti è mai venuta la tentazione di accettare? magari qualcosa di standard con un solo uomo".
A Cristina i pensierini venivano a ogni viaggio ma non erano per gli imbarcati, ma su un collega del marito. Uno di cui Franco le raccontava le porcate che combinava a bordo, che poi erano pure le sue, forse proprio le sue, e che ogni volta che incontrava a bordo le si bagnava un po' la fica. Cristina usò altre parole.
Avevo lasciato l'auto nel parcheggio interno riservato ai miei colleghi di servizio al porto. Mi offri di accompagnarla a casa senza ricorrere ai mezzi pubblici. Ero quasi di strada. Ne avrebbe parlato col marito.
Rimasto solo pensai di passare quella notte pelosissima stanando proprio il suo Franco, scoprendo cosa fa un ufficiale di bordo a caccia la prima notte di imbarco e questo significava fare le ore tardi.
Quelle notti di casino dopo l' imbarco della massa a Venezia, Franco se ne restava come sempre nel suo alloggio di servizio per non farsi trovare dagli imprevisti nel letto con la moglie.
Passate l'una di notte fu Franco a trovare me. Girava per la nave a trovare un suo amico, la spalla delle sue scappatelle. Gli andavo bene pure io.
A un tavolo della classe economica aveva attaccato con due tipe. Si era avvicinato e le aveva chiesto se tutto andava bene e una delle due rispose che tutto andava bene ma che scarseggiava la compagnia maschile. Le aveva lasciate tranquillizzandole che se fossero rimaste a quel tavolo quanto prima ci sarebbe tornato con un amico.
Franco nonostante la moglie a bordo ci voleva provare e se le cose non fossero maturate quella notte stessa c'erano ancora tanti giorni di viaggio per concludere.
Girò per trovare il solito collega compagno di scopate e alla fine trovò me al bar che gli andavo pure meglio. Verso di lui avevo un debito, avevo una cabina matrimoniale panoramica e molti extra, per non parlare della sua indispensabile complicità.
Pure io avevo un debito verso di lui, sua moglie finalmente faceva quel viaggio dopo tanti anni felice e divertita.
Mi indicò il posto dove trovare le tipe e di andarci subito che lui andava a tranquillizzarsi se la moglie era già a letto. "Portale su all'ultimo ponte che ce ne stiamo più riservati, tu e io " Mi diede il codice di servizio per far arrivare l'ascensore fino al ponte delle suite per non farmi vedere troppo in giro nei corridoi e mi sembrò di ritornare ad almeno dieci anni prima quando si andava a caccia di ragazzine in coppia, Franco il primo interessato e io la sua spalla.
Mi si era attivato l'istinto predatorio e sparita la malinconia. Non erano zoccole, fingevano. Qualche bicchiere le aveva sciolto la lingua, la più sboccata tirava l'altra.
Me le ero squadrate ben bene da lontano e prima che stormi di elettricisti e installatori ci calasse sopra mi presentai.
"Mi hanno riferito che le signore si sono lamentate con l'ufficiale di bordo che c'è poca compagnia maschile specie per le belle signore"
"Mi è stato chiesto di presentarmi e riparare al disservizio!"
"A si? e quanto ci costa il servizio?" Euforiche e finte sfacciate.
"Venite vi porto in prima classe, barman coi fiochi e divani meravigliosi"
Si erano tirate tutte due già la prima sera il fisico ancora ben tenuto. Azzardai: impiegate, separate dai mariti da meno di un annetto.
Feci il segno di muoverci verso un'uscita che portava agli ascensori giusto per restare dietro di loro quei metri necessari per squadrarle anche il culo.
Ero la spalla di Franco e dovevo solo tenerle allegre senza anticipare preferenze per nessuna delle due. La piccoletta mi ricordava la moglie di un mio paesano vicina di casa e già i propositi di starmene tranquillo andavano a farsi fottere. Jeans aderentissimi, culo perfetto, camicetta bianca sbottonata su un seno grande per la sua altezza. Quelle poppe vicine vicine che si stringono e si gonfiano nella scollatura mi arrapano a morte.
A volte quelle poppe nelle scollature generose di sconosciute le fisso volutamente e poi quando mi faccio scoprire: "Scusami, sai non ho mai fatto l'amore con una donna con le tette grosse, sto diventando vecchio e ancora non mi ci abituo!"
Gli passa il fastidio, sorridono e da quel momento si aprono prospettive, non solo visive.
L'altra era alta quanto me e pesava lo stesso. Rossa verissima, anche se si scuriva le ciglia. Qualche lampada in anticipo per tentare di scurirsi la pelle. Dieci chili in più su un fisico da un metro e ottanta. Un culo che quando camminava faceva dondolare di lato l'orlo del vestitino come una battona da marciapiede.
A occhio trent'anni la prima, quaranta la seconda.
Elettrizzate, le portai al ponte delle suite. Franco era già al bancone e ci guidò a uno di quei divani circolari di pelle capitonné col tavolino fisso al centro dove in effetti a differenza delle sedie puoi avvicinarti alla femmina fino a starle fianco a fianco.
Loro si presentarono dichiarando età, professione e stato civile. La cosa più interessante era lo stato civile.
Franco non voleva stare troppo in quella situazione e io non riuscivo a immaginare come da un tavolino di un bar potesse portarle in una camera da letto. Non aveva neppure scelto quella che le piaceva di più.
Ma Franco era Franco. Un paio di chiamate sulla sua radio e ci annunciò che il vascone con l'idromassaggio era tutto per noi.
Ci ero andato le prime sere prima di cena all'imbrunire, ma di notte il paesaggio dietro la vetrata era spettacolare. Con le luci della nave ormai smorzate passavamo davanti alle coste anconetane con la rocca di San Marino sullo sfondo a cartolina.
Franco aprì la cabina degli asciugamani e degli accappatoi di bordo.
Non c'erano invece costumi da bagno.
Quello era lo stile di Franco. Aveva lasciato le luci spente e la stanza si illuminava solo dal riflesso di una luce fuori la vetrata che rimbalzava sull'acqua della vasca con infinite catene di riflessi fino al soffitto.
Dopo aver curiosato il panorama, a turno ci calammo nella vasca sfilandoci l'asciugamani pudicamente prima dell'immersione. L'acqua me la ricordavo più calda.
Franco continuava a non scegliere e cominciai a pensare che aveva in mente o di portasele a letto tutte e due o un'ammucchiata.
Soluzioni tutte e due molto rischiose perchè se una delle due tira il freno a mano il piano va a puttane per tutti.
Erano divorziate da qualche anno e se erano da sole su quella nave c'erano buone possibilità che non avessero ancora superato il lutto vedovile. Alcuni anni di astinenza prima e troppo tempo dopo un divorzio e ci vuole poco che una donna non riparta più sessualmente.
Non erano zoccole, avrebbero già messo le mani sui due cazzi a mollo. Però lo davano a credere fingendo di non vergognarsi di essere nude in una vasca con due sconosciuti.
Nell'attesa l'euforia andava scemando, po' di stanchezza, il ronzio della nave nel silenzio, mi rilassai poggiando la testa sul bordo della vasca con l'accappatoio sotto come un cuscino e con le braccia stese lungo i bordi ad aspettare un qualunque contatto interessato.
Arrivò quasi subito la mano della piccolina. Me la strinse e senza lasciarla e senza alzarsi troppo fuori dall'acqua si inforcò su di me.
Senza strusciarsi mi teneva la testa ancora rovesciata all'indietro baciandomi una zona erogena che non credevo di avere.
Mi schiacciava la testa all'indietro sull'accappatoio e mi faceva capire di tenere ancora ferme le mani.
Se voleva fare quello che le andava di fare e me andava più che bene. C'erano solo due problemi, che a breve il cazzo si sarebbe ingrossato e che non mi ricordavo più il suo nome.
La piccolina aveva scelto per tutti. L'acqua era freschetta ma il cazzo cominciava ad allungarsi e poi a diventare veramente duro. Ci stava seduta sopra come se niente fosse e non ci si strusciava neppure.
Me ne stavo completamente immobile aspettando un suo comando, non riuscivo a vederle la faccia ne tanto meno potevo vedere cosa combinavano gli altri due.
Sta tipa con un cazzo tra le cosce dopo anni di castità continuava solo a mordicchiarmi la gola. La stanza era buia, i riflessi dell'acqua arrivavano al soffitto come succede nei film horror e sinceramente cominciai a fare strani pensieri con questa tipa coi denti alla mia gola.
Alla fine si mosse, mi sfilò l'accappatoio da sotto la nuca e lo tirò sopra le nostre teste come una cappa.
"Ho trentacinque anni, due figli, non scopo da quattro anni, mio marito diceva che a letto ero una frana e ora non so come andare avanti! Che mi dici?"
"Due cose, una come devo chiamarti, due alzati un po' che ho il cazzo in sofferenza"
Sollevò il bacino ma giusto per farmelo inclinare di poco verso l'alto, poi si tirò su ancora un po e la cappella gli arrivò giusto giusto al buco della fica. Non era per lei ancora il tempo di infilarselo e per non rischiare si tirò ancora più su per liberarmi finalmente il cazzo.
"E lungo!"
"E pure grosso!"
La mia convivenza con un cazzo fuori misura ve l'ho già raccontata in altri racconti e ve la risparmio.
La tipa si chiamava Tiziana ma quella sera si sarebbe chiamata Paola come la mia vicina di casa.
"E tu mi puoi chiamare come il tuo amore segreto, quello che sogni di scopare ogni volta che ti tocchi!"
Pantaleo, un tipo del ferrarese che si stava perdendo tante belle scopate se solo lo avesse saputo. Mi piaceva essere quella notte Pantaleo, tutto leone!
Sotto quella cappa buia sulla testa ci eravamo completamente isolati. Era almeno un quarto d'ora che non sapevo che combinavano gli altri due, intuivo che erano ancora nella vasca e che parlottavano.
La mia Paoletta invece si era chiusa con me sotto questo confessionale privatissimo ed ero sicuro che ancora non mi aveva visto bene in faccia.
"Stabiliamo le regole?"
"Tipo?"
"Dove ti vuoi fermare ..."
"Ah si!"
"Allora, se l'amico vuole fare una cosa a quattro ci stai?"
"No, solo cose a due"
"Rapporto completo?"
"Non ci sono problemi"
"Problemi col sesso orale reciproco?"
"No, solo nel culo se ci tieni proprio posso provare ma non te lo garantisco!"
"E che ti fa il tuo Pantaleo quando ti tocchi?"
"Mi viene sulle tette"
Era un piacere questa donna che ti raccontava cose così intime, che non aveva problemi ad avere un orgasmo e questo alla fine contava, perchè di pompare un sacco di patate tutta la notte proprio non mi andava.
Se possibile i baci in bocca li avrebbe voluti durante o dopo una penetrazione e non prima.
I due invece erano usciti fuori dalla vasca e si erano chiusi in uno degli spogliatoi. Tiziana, rimasti ormai soli, si decise a tirare via l'accappatoio dalle nostre teste. Lei mi era in controluce e ci vedevo poco.
Però vedevo bene i piedi dei due dietro la porticina rialzata dello spogliatoio. Due piedi femminili in primo piano girati verso la porta a quasi un metro, due piedi maschili sempre nella stessa direzione a pochi centimetri più dietro.
"Secondo te?"
Tiziana aveva appena inquadrato la scena che la serratura della porta cominciò a sbatacchiare.
"Pecorina!"
"Bella calda la tua amica"
"Non me la immaginavo così arrapata. Ci eravamo caricate fantasticando di cose turche in questo vacanza ma ..."
I colpi della serratura diventarono più lunghi e decisi e non finimmo neppure l'argomento.
Franco uscì che l'amica era ancora piegata a pulirsi la sborra dalle chiappe con la coda dell'accappatoio e pure con la porta completamene aperta. Franco le mostro un bagno e mentre quella ancora si ricomponeva per andarci, il nostro eroe si era già rivestito e se la filava.
"Il servizio di accompagnamento maschile di bordo è proprio l'indispensabile!"
E Tiziana se la rideva: "secondo me non è nemmeno venuta!"
La cosa era imbarazzante invece. Cosa farci ora dell'amica di Tiziana?
"Ci potete stare quanto volete, alla fine buttate la roba nei cestoni, tirate giù questo interruttore e tirate la porta quando uscite" e Franco sparì per tutta la notte.

L'ASILO
La cosa da imbarazzante poteva finire in tragedia.
A Paola il mio nome non glielo avevo mai detto per cui chiamarmi Pantaleo per lei fu molto facile. L'amica si era ricomposta per bene nel suo accappatoio e si asciugava le punte dei capelli. Aspettavo una loro decisione. La più naturale che chi aveva già scopato lasciasse la stessa opportunità a chi non lo aveva ancora fatto. Quindi o saremo rimasti soli o peggio la piccolina avrebbe rinunciato accompagnando via l'amica.
C'era una terza soluzione, non forzare e lasciare scorrere il tempo conversando come se niente fosse. Il culo di Sabina, questo il suo nome, visto a pecorina e pure sporco di sborra meritava.
"Senti Sabina, dice che possiamo restarci qui quanto vogliamo!"
Come dirle all'amica resta con noi, non sei un problema.
Sabina mi chiese come mi chiamavo "Pantaleo, ma tutti mi chiamano Peo o Leo".
"Pantaleo! ti chiami proprio come mio marito, il mio ex marito!"
Vedi tu chi aiutava la mia Paolina a sditalinarsi in quegli anni.
Mi fosse scappato a confidare il gioco dello scambio dei nomi prima di sapere che quello era il marito dell'altra finiva male.
Nell'acqua veramente ci potevamo stare ammollo umanamente solo un altro quarto d'ora anche se finalmente cominciava a diventare veramente calda da quando Franco aveva acceso il riscaldamento.
Era un vascone per dieci persone comodamente sedute e giustamente distanziate ma in due io e Tiziana con l'acqua veramente calda cominciammo a sguazzarci dentro quasi fosse una piscina. Lei faceva le capriole, fingeva di farci i tuffi, poi si buttava a bomba senza farsi problemi di essere completamente nuda. Il fisico l'aiutava.
Le piccoline hanno sempre un bel corpo, come l'amica aveva fatto delle lampade e si era preparata a mostrare la fica depilandola oltre le necessità del costume da bagno più sgambato di quegli anni che pure erano esagerati.
Io facevo il morto a cazzo all'aria, non duro, ma bello barzotto in quell'acqua finalmente caldosa. Poi prendemmo di peso Sabina con tutto l'accappatoio e la fottemmo in acqua.
E lì, quando Sabina butto via l'accappatoio inzuppato, non ci fu più vergogna di niente. Tenevo i nemmeno cinquanta chili di Tiziana a cavalcioni sulle spalle che menava colpi di asciugamani a Sabina che ci girava intorno alla vasca.
Sabina si faceva colpire il culo di proposito mettendolo in posa.
Tiziana se ne stava con la fica aperta sul mio collo, ogni tanto si riaggiustava la posizione strofinandosi per bene, un po si spauriva per l'altezza e un po lanciava gridolini.
Poi anche Sabina si lasciò andare avendo ormai capito che non rubava nulla all'amica.
Con l'acqua al centro della vasca che arrivava poco sotto le tette di Tiziana, lei e Sabina mi passavano da sotto le gambe da un lato al'altro della vasca e poi lo stesso sotto le gambe di Sabina e poi cosa di livello olimpico sotto quelle della più piccolina.
E si palpava tutto e tutti in un giocoso erotismo facendo cose da bambini di dieci anni al primo giorno in piscina.
Sabina aveva dieci anni più di Tiziana e si erano conosciute nell'aula del tribunale all'inizio delle rispettive separazioni avendo lo stesso avvocato. Erano diventate amiche e per due anni dopo il divorzio definitivo si erano riproposte un viaggio. Per quei dieci giorni avevano lasciato i figli ai loro padri e si erano imbarcate.
Avevo intuito che erano anche confidenti dei loro pensieri scoparecci e ci erano venute a bordo sperandoci. Un po per rispetto ai figli un po perchè i primi a farsi avanti come avvoltoi sulle separate sono gli amici o i colleghi più viscidi si erano chiuse nell'astinenza.
A scopare in quattro Tiziana non ci stava, a due si, a tre ci potevo tentare. L'approccio doveva essere quello che stava andando avanti in quella stanza: giocoso.
Accomodate le signore nell'acqua una affianco all'altra, davanti alla vetrata misi in piedi uno striptease con un asciugamani sbatacchiando alla fine il cazzo barzotto in ogni direzione.
Era il cazzo barzotto che creava la giusta l'atmosfera, ognuna delle due ci poteva immaginare quello che voleva, dall'innocenza alla porcaggine più assoluta. In quel contesto un cazzo già duro sarebbe stato un problema.
Ridevano e non io capivo. "Era bionda o era bruna?" "Secondo me era una come noi che vedeva il cazzo da anni".
Mi erano rimasti i segni delle unghie della slovacca sulle chiappe e non me ero accorto.
"Senti chi parla, una che gira con la sborra sulle chiappe!"
"Ti piace, lo vuoi rivedere?" E Sabina fece il suo finto spogliarello, quando si piegò scoprendo il culo ormai avevo deciso che me la sarei inculata in ogni caso.

A TRE
In quegli anni di termini che indicassero esattamente il sesso con più di due soggetti ce n'erano pochini, giusto cornuto, coppia aperta e poi a contare i numeri, a tre, a quattro, un'ammucchiata, un bordello.
Sul pavimento avevamo fatto un bel casino, "ragazze meglio sparire". Ci mettemmo a rivestirci e le fermai appena presero in mano le mutandine.
"No ragazze si esce senza mutande, date qua!"
Le annusai platealmente "ve le ridò domattina"
Sabina pretese le mie in ostaggio che se le infilò nella borsetta.
Delle due era Sabina certamente la più zoccola. Le chiesi all'orecchio se voleva ancora scopare e mi annuì, poi le dissi che non volevo lasciare in bianco Tiziana.
"S solo un letto abbastanza grande, con Tiziana ci ho già parlato mentre pisciavi"
Uscì per i corridoi in mezzo a queste due abbracciate ai lati con le scarpe coi tacchi in mano. Avrei voluto un paparazzo tutto per me.


TIZIANA E SABINA
Il sesso giocoso non mi piace, neppure le scuse ripetute, ma a volte serve pure quello per cominciare. Poi alla fine tutte col cazzo dentro diventano porche.
Per prima cosa entrarono tutte e due nel bagno a pisciare. Io ne approfittai per tirare fuori i miei preservativi e lasciali a vista sul tavolino accanto al letto, come a dire decidete voi.
Perchè nella valigia sicuramente ci avrei trovato pure quelli messi da mia moglie che mi voleva e si voleva bene specie in certe occasioni che uscivo solo fuori di casa.
La prima a uscire fu Sabina, mi raggiunse che stavo spoltronato sul terrazzino, si tirò fuori l'orlo della gonnella e si sedette sulle mie ginocchia a culo nudo.
Non era nata proprio zoccola ma il marito ce l'aveva fatta diventare. Così mi raccontò Tiziana che ci aveva capito qualcosa dai tanti rinfacci tra i due nell'anticamera dell'avvocato e poi con il resto delle confidenze zozze quando diventarono amiche.
"Sei venuto?" mi chiese
"No, non c'è stata occasione"
"Come? Credevo che Tiziana a cavalcioni te lo tenesse dentro"
"No solo bacetti all'esofago!"
"Cazzo! Franco e io ci siamo arrapati per quello!"
"Fatto in fretta però"
"Si e no, in acqua glielo avevo già segato pure troppo. A te non va?"
"Si, ma ci metto un po a venire. Che ti sei detta con Tiziana nel bagno?"
"Lo vuole fare, è un po timida, la situazione è strana, mi ha chiesto di cominciare io..."
Lei cominciava sempre, il marito l'aveva ammaestrata bene e pur di non restare sola gli aveva permesso tutto. Dal togliersi le mutande a ogni occasione, a succhiarglielo in macchina mentre lui guidava e tante altre cose tranne farla prostituire o farla scopare dagli amici.
Tirò giù i miei pantaloni di tela grezza e senza il fastidio di togliere le mutande si mise a succhiarlo
"Proviamoci, sono brava!"
Si tingeva i capelli ma conservando il colore rame naturale. Si erano proprio impegnate per quella gita. Se non lo erano già si erano sicuramente messe in forma dopo il divorzio. Sabina forse pure prima, sempre in tiro per non perdere il marito.
Tiziana l'aveva lasciato, Sabina era stata lasciata.
Sabina quindi si era preso l'impegno di scaldare la partenza ed ero certo che Tiziana prendesse tempo spiandoci da dietro la porta, ma poi quando ci raggiunse mi accorsi che aveva perso tempo ad asciugarsi i capelli e a truccarsi.
Aveva il fisico di una sedicenne ma con le tette belle grosse, un viso regolare con i caratteri poco marcati che si valorizzavano già con un po di rossetto e un contorno occhi.
Non si fa stare una signora con le ginocchia su un pavimento umido, e io e Sabina alla fine ci spostammo dentro sul letto.
Potevo toccarle il culo e mostrare il cazzo duro a Tiziana appena uscita dal bagno. Era brava, l'importante non giocasse troppo con la cappella che già poco sensibile.

Tiziana uscì a comodo suo, senza jeans con la sola camicetta. Teneva in mano la sua borsetta e quella dell'amica che poggiò accanto ai miei preservativi. Poi girò dall'altro lato del letto e si guardò per un po l'amica che più che spompinare mi teneva le palle e slinguazzava.
"Beh! più duro di così esplode, signorina ora tocca a te" e Sabina si prese la sua borsetta e se ne ritornò in bagno.
Pensavo volesse continuare il servizio dell'amica invece Tiziana si accovacciò come fanno le donne per pisciare sul cazzo e se lo infilò dentro liscio liscio. In bagno o si era toccata o si era lubrificata. Venne subito e si riprese subito tenendosi il cazzo sempre dentro, Spostò il peso dai piedi alle ginocchia e ricominciò a pompare. Un po lei muovendo il bacino un po io dando da sotto era prossima al secondo orgasmo.
Bastò che le dicessi " Pantaleo tuo te lo mette tutto dentro" che se ne venne.
Sabina pure si era data un po' di trucco e legato i capelli ancora umidicci, si era messa in mezzo alla stanza a guardare il cazzo entrare e uscite da quel culetto striminzito dell'amica fino a che Tiziana non venne la seconda volta. Pantaleo fu la parola più detta in quella cabina per almeno due ore.
La tirai su e finalmente si fece baciare in bocca.
C'è una cosa che dalle prime scopate ho sempre fatto con le donne: metterle a pecorina e guardarle.
In quella posizione neppure un ginecologo le ha mai viste, giusto un marito o uno che se le era scopate.
Neppure la donna stessa riesce a guardarsi in quel modo. Ricordo il perineo di ogni donna che ho scopato. Mi eccitano i buchi del culo pelosi. Dal colore di quei pochi centimetri di pelle mi faccio le mie fantasie.
La prima il pelo. Avevo iniziato a scopare quando le donne non si rasavano neanche sotto le ascelle ma in quegli anni una che si fa scopare con la fica pelosa al naturale era una che aveva deciso di mollarla senza averlo programmato o una moglie che non voleva far capire al marito che si scopava un'altro. Le due erano chiaramente in caccia e si erano sistemato per bene il pelo. Niente buco del culo peloso, o non li avevano o se li erano fatti strappare da pochissimo.
La seconda cosa che mi intriga è il colore intorno al buco sempre del culo. Quei buchi scuri li associo a tanto cazzo preso in passato anche se poi è una cosa ereditaria che scurisce di suo con l'avanzare dell'età.
Tiziana era bianchissima, Sabina scura fino alla fica.
Poi le pieghette dello sfintere. Diceva un mio amico d'infanzia che devono essere otto e simmetriche o alla tipa le avevano già rotto il culo. Non è vero ma mi piaceva immaginarlo.
Di lato al letto col culo verso la vetrata a pecorina le avevo sistemate tute e due per l'ispezione. Ammiravo tutta quella intimità senza paura di essere preso per uno strambo.
Il letto era basso ma i femori di Sabina erano belli lunghi e quella era l'altezza giusta per prenderla dopo da dietro.
Al contrario di Tiziana aveva le chiappe chiuse, quel tipo di culo che per vederle i buchi o si devono allargare parecchio o bisogna tenergliele aperte. E poi qualche chilo in più che era finito proprio da quelle parti.

Cominciai a bagnarle la fica con un po di saliva e lei capì che doveva tirare il culo un po più fuori. Poi si prese tutti e due i cuscini del letto e se li sistemò sotto la faccia.
Da quel momento dalle due borsette cominciò a uscire di tutto: salviette umidificate, tovaglioli, lubrificanti e credo si fossero portati dietro pure dei preservativi. Tiziana alla prima sputazzata sulla fica dell'amica mi aveva messo in mano il lubrificante preferito di Sabina ma ormai non serviva più.
Era la seconda o terza pecorina della giornata, e così che ti annoi. Se lo prese dentro appena la cappella si trovò al punto giusto, ma poi i tempi li davo io tenendola ferma per i fianchi. Tiziana come una scolaretta curiosa mi restava accanto e giacché le feci tenere le chiappe aperte all'amica.
Uno dei pochi vantaggi di avere un cazzo anche lungo e che puoi scopare in ogni posizione, culi piccoli o con i culi sporgenti, di fianco, di lato da sopra e da sotto, l'importante è trovare la misura di quanto entrare dentro.
"E' grosso! minchia veramente grosso" ripeteva Tiziana, "davvero me lo sono messo dentro tutto, davvero?"
Tiziana con la sua voce mi arrapava più della troia che si stava facendo sbattere sotto. Aveva avuto una vita sessuale scarna, giusto i pochi anni di fidanzamento, poi quel fallimento del marito le avevano impedito di fare un sesso che non fosse solo di sopportazione.
Un'esperienza così Tiziana non l'aveva considerata neppure nella più porca fantasia.
Aveva limonato poche ore prima davanti ad un'altra coppia, visto l'amica scopare con due uomini diversi in poche ore, e lei pure si era lasciata andare e ora era accanto a un maschio che se ne stava col cazzo dentro una fica.
Ogni tanto mi guardava il cazzo come un bambino guarda un gelato e si perdeva in certi pensieri che le scappava di mano la chiappa. "Scusa!"
L'avesse tenuta aperta o meno per me non era importante, lo facevo giusto per farle vedere qualcosa di raro e reale, un cazzo che entra e esce da una fica, quante volte questo può succedere nella vita di una donna? e poi volevo per dominarla un po.
La comandavo al punto che la mandai a prendere qualcosa di fresco dal frigo.
Volevo bere e mi resse pure la bottiglia e poi si calò a pulire con la lingua i rivoli d'acqua che era scolati fino ai peli del cazzo.
Avevo visto giusto su Tiziana e cominciai a sentire quel leggero piacere al cazzo che a volte si perde o a volte aumenta e poi si amplifica fino a farmi sbattere avanti e indietro di forza gli ottanta chili di Sabina.
"Vienimi dentro Leo mio, fottimi ancora!"
Leo era quello che l'aveva spinta a rifarsi il seno. Da quella posizione le avevo ammirato quelle tette dure e grosse che dondolavano pochissimo, fino poi a notare quei segni sotto alle pieghe delle coppe.
I due cuscini sotto la faccia se li era messi per non schiacciarle contro il materasso.
Sabina come tecnica era da dieci. Senso della posizione, tocco delle mani, uso della bocca e in più godeva. Tiziana non si capacitava che si potesse fare una certa cosa o che si potesse fare in tanti modi diversi. Nell'oretta che tocco a Sabina stare sotto a Tiziana o le partiva la foga del ditalino o si imbambolava guardando stupita.
Chi è stato anche un po anorgasmico sa quale senso di liberazione si prova quando parte quello stimolo che parte dal cervello e arriva dove deve arrivare a svuotare finalmente i testicoli.
A volte è un piacere chiuso, a volte pure doloroso, a volte lungo e pulsante con schizzate che non finiscono mai. L'orgasmo per me ogni volta è un lancio di dadi.
Tiziana mi era sempre attaccata, le avevo fatto mettere un piede sul letto in modo da farle tenere la fica bella aperta. Si toccava da sola e mi riversava il suo respiro in faccia.
Pantaleo, la parola magica. Anzi Leo come lo chiamava la Sabina. Bastò farmi chiamare con quel falso nome da Tiziana mentre si sditalinava che tutte e due capirono che stavo per venire.
I neuroni della Sabina andarono in tilt e cominciò una fase preorgasmica che non finiva mai.
"Dai Leo, ancora Leo, dentro Leo, Leo amore mio..." ma poi comunque se ne venne.
Questo Leo cominciava starmi sulle palle.
"Se non la finisci il tuo Leo te lo mette nel culo!"
Fu il pensiero di infilarglielo nel culo che chiuse la sborrata.
Sabina si stese per lungo sul letto, Tiziana le passò una salvietta, poi si prese la borsetta e si chiuse in bagno.

Era passato un quarto d'ora di conversazione che stava scadendo di nuovo nelle risate. Da una delle due cabine affianco o era un porno o ci stavano dando dentro pure loro.
Sabina propose di bussare e presentarci. Tiziana ci aveva creduto davvero e se ne era uscita con un "a questo punto proprio non credevo potessimo arrivare"
"Scema! mica lo regaliamo un cazzo così!" Finora Sabina non aveva fatto nessun commento sul mio cazzo. Il mio ego ne aveva risentito.
Tutte le tipe che lo avevano visto ne erano rimaste preoccupate e queste due invece una se l'era impalato al volo e l'altra nemmeno un commento. Forse tutti i Pantaleo nel mondo hanno il cazzo grosso.
Sabina in effetti nel culo ci era abituata, Pantaleo ce lo infilava per finire ogni scopata. Sabina era più larga dietro che davanti.
Dopo sposata alcune ghiandole intorno la vulva le si erano gonfiate a volte in modo eccessivo.
Hanno un nome e in quel periodo ne aveva gonfiata una sola. Toccandosi se ne poteva accorgere.
Tirò fuori lei l'argomento e a un esteta delle parti intime femminili come me la cosa interessò moltissimo.
Mi era capitato di guardare brufoloni nelle parti intime ad alcune donne che non ci riuscivano a vederli da sole. Pure a schiacciarne a richiesta qualcuno. Ma queste ghiandole ancora non le avevo mai viste.
Rimettemmo la Sabina a pecorina con la fica verso la lampadina a lato del letto.
Forse Sabina avrebbe leccato o si sarebbe fatta leccare la fica ma Tiziana non avrebbe mai fatto ne l'una ne l'altra cosa. Comunque fu Tiziana a spalancare la fica dell'amica scostando le labbra.
C'era una certa asimmetria nel canale e toccando dal lato dove era meno largo sotto si sentiva una cosa più dura e grossa, cosa che non si avvertiva dall'altro lato.
Aperta senza vergogne e disponibile a farsi toccare si era completamente rilassata al punto che anche il buco del culo non ebbe reazioni quando mi calai a leccarglielo.
Mi era capitato poche volte di avere un'assistente disponibile e servizievole. "Forse con la lingua più sotto!" mi consigliò Tiziana. Sabina confermò, meglio verso il clitoride.

Per quella giornata non era prevista la scopata con la slovacca, neppure con queste due, ero già venuto una volta e questa voglia di inculata era fuori da ogni mia abitudine.
Però il cazzo mi si era ancora alzato e Tiziana era già col tubetto del lubrificante in mano. Magari non venivo ma nel culo glielo volevo infilare.
Toccò all'amica spalmarla.
"Non solo fuori anche un po dentro"
Tiziana capi che per farlo nel culo dell'amica ci avrebbe dovuto infilare almeno un dito. Prima rifiutò poi si convinse quando Sabina se ne usci con un "dai imburra bene!".
"Ti pare pronta?"
"Si direttore, può cominciare!"
"Preservativo!"
Di nuovo si rischiava di finire sul comico, ma poi quando la piccolina cominciò a srotolare il profilattico sul cazzo, a lubrificarlo e a strusciarlo sul buco dell'amica e tutto questo mentre mi fissava con uno sguardo impassibile lo schiaffai dentro alla Sabina come a dire poi questo servizio lo faccio anche a te.
Sabina questa volta l'avevo sistemata a pecorina non sul lato ma sull'angolo del letto, un appoggio un po precario che quando arrivo a dare gli ultimi colpi a una che voglio proprio sfondare mi basta tirarle giù le ginocchia e farla cadere sulla pancia e in questo modo non mi scappa più da nessuna parte anche se il culo le brucia.
Tiziana invece l'avevo fatta salire su una sedia dietro di me, finalmente avevo la sua testa accanto al mio viso, e pure più in alto. Si guardava l'inculata dal mio punto di vista, si strusciava da dietro le tette seguendomi nelle spinte e soprattutto avevo la sua bocca al mio orecchio.
C'erano due donne che stavano eccitandosi pensando allo stesso uomo, quello di cui io abusavo del nome. Ognuno poteva usarlo, gridarlo, invocarlo senza imbarazzi.
Era una cosa da raccontare e finalmente dopo tanto tempo ci sto perdendo tempo a scriverla su carta.
Sabina si prendeva nel culo il suo Leo, Tiziana mi raccontava nell'orecchio le sue fantasie quando si toccava pensando allo stesso uomo.
Non ci volle molto con tutti quelli stimoli per Sabina a venire. Gli ultimi colpi furono veramente profondi e Sabina li prese senza sbattere ciglio, era già venuta toccandosi ma se ne stette ferma pure dopo.
Quando cominciai a giocare infilando e sfilando il cazzo dal culo di Sabina, Tiziana poté vedere anche il buco dell'amica che restava completamente aperto, slabbrato, osceno.
"E' così che funziona? Per quanto tempo ora gli resta aperto? " e così altre domande che si capiva che a Tiziana nel culo forse fino ad allora ci avevano infilato solo un dito.
"E non vieni?" Non volevo, forse non potevo, se fosse rimasto ancora sperma magari più avanti verso il mattino glielo promisi sulle tette.
Lo tenni dentro ancora un po, dissi a Tiziana di lasciare le salviette che aveva già in mano e di andare in bagno a prendere un vero e proprio asciugamani.
Era una scusa, spesso inculate così profonde fanno venire fuori cose non proprio candide e belle da vedere. Mi ero già accorto che sfilando tutto il cazzo fuori la punta del preservativo non era proprio pulita e così in assenza di Tiziana tirai fuori velocemente il cazzo infilai nelle chiappe di Sabina un po di quelle salviette e sfilai il profilattico.
Sistemammo l'asciugamani per proteggere il letto fino a che Sabina se ne rimase sopra stordita.
Tiziana ritornò in bagno per togliersi l'odore del lubrificante dalle mani, io a lavarmi il cazzo nel lavandino e poco dopo arrivò Sabina con una mano al culo.
Il bagno era giusto quello e quando la Sabina cominciò a liberarsi intestino e vescica senza ritegno ce ne tornammo in cabina.
Anzi sul balcone, dove Tiziana per la prima volta esercitò la nobile arte del lancio del preservativo usato non sborrato a mare. Almeno credo, che il balcone poi non era proprio tanto fuori.
Le chiesi di passare il resto della notte con me e far andare via l'amica.
Sabina si era rivestita, le avevo consegnato le sue mutande dove si era sistemato alla buona un assorbente per evitare brutti scoli, salutò e andò via.
La mattina dopo passò Franco a trovarla e giacché in camera l'aveva trovata sola ci aveva inzuppato ancora il biscotto.
A Tiziana invece dalle tre di notte fino alla mattina inoltrata le offri quello che una donna sola da molti anni le era tanto mancato: dormire stringendosi a un uomo.


CRISTINA
Mi svegliai di colpo alla sirena della nave. Mi prese un colpo, ero convinto che la nave fosse già all'imboccatura del porto di Brindisi, ma stavamo strisciando e salutando il Gargano. Tiziana se ne stava nuda a gambe aperte per tutto il letto. Io ero finito sul divano. Saranno state le nove del mattino.
Cristina bussò alla porta con un borsone pieno di gadget che Franco le aveva passato per me. Roba da mettere in valigia, teli di mare, asciugamani, borse tutte con la grafica dell'armatore.
Non potevo aprire troppo la porta per ovvie ragioni, non potevo farla entrare e non volevo lasciarla nel corridoio, ma di Tiziana si vedevano dalla porta almeno i piedi.
"La quinta o di più?" disse lei
"La sesta!"
Non ero un tombeur de femmes, me le avevano solo buttate addosso. Solo Germana era stata una mia fissa, le altre me l'avevano mese tutte stese sul letto Franco e il marito di Lisa.
A Cristina davano fastidio due cose: non avere avuto nemmeno un particolare dell'incontro solitario con Germana; e non aver capito niente dei miei movimenti.
Come Silvana e Gregorio, lei sempre solitaria su quella nave coltivava come passatempo il farsi i fatti degli altri e i fatti più interessanti erano le nuove coppie che si formavano a bordo. Anche qualche cornetto, qualche coppia aperta dove ognuno andava per la sua parte.
Con lei ci saremmo rivisti al bar, ancora doveva confermarmi se voleva essere accompagnata a casa.
Guardavo Tiziana dormire. Una donna già sposata che aveva lasciato a casa i figli e se ne stava a cosce aperte nel letto di uno conosciuto quella stessa notte. Quanto spreco quelli anni passati da sola.
Mi vestii pronto a sbarcare, poi chiusi la valigia e me ne usci per un'ultima passeggiata. Non conoscevo più nessuno e in fondo non c'era più nessuno da salutare: Franco e Cristina l'avrei rivisti alla scaletta, a Tiziana e Sabina non avevo nemmeno detto che quello era la mia ultima notte.
Ritornai in cabina annoiato, Tiziana era andata via, rimpiangevo i tresette con gli amici al paese.
Avevo lasciato chiusi nella valigia i pantaloni usati la notte, quelli con dentro le tasche le mutande di Tiziana. Mi venne una sudata fredda pensando a mia moglie che svuotava le tasche per lavarli. Buttarle non era cosa e poi la Sabina si era tenute le mie nella sua borsetta.
Questa cosa mi risollevò un po' dalla noia e mi misi in movimento per uno scambio ostaggi.
Scesi un paio di ponti senza conoscere il numero della loro cabina. La rossa e la piccolina l'avevano viste già in giro zona piscina. Pure il bagnino le aveva adocchiate ma poi erano andate via subito.
Me ne tornai al mio solito bar. Riflettevo su che botta di culo avessi avuto a finire a quel tavolo per le cene. Farsi una crociera da soli è da spararsi.
Lo pensavo mentre arrivava Cristina e quasi le giustificavo tutta quella curiosità verso di me. Non ero cattivo, solo che nei racconti che lei voleva avrei dovuto mettere in mezzo suo marito o tante bugie.
E il patatrac non era ancora scongiurato,
Giulive arrivarono la rossa e la piccolina. La piccolina aveva visto la mia valigia sul divano e aveva capito, avevano capito pure che le cercavo per salutarle.
Feci le presentazioni e in qualche modo faci capire a Cristina chi delle due era la sesta.
Volevano il mio indirizzo di casa per mandarmi una cartolina che ancora si usavano. Diedi l'indirizzo del mio ufficio e poi sotto ci scrissi:" Qualunque uomo si avvicini alla donna che ho affianco voi non lo avete mai visto!!!!"
Ma Franco per tutto quel tempo in ogni caso non si fece vedere.
Poi ci fu lo scambio a cui feci partecipe finalmente pure Cristina. Sabina tirò fuori dalla sua borsetta le mie io dalla tasca dei pantaloni quelle di Tiziana.
"Pari?"
"Pari !"
Cristina chiamata testimone disse pure lei che le cose erano a posto ma poi completamente confusa chiese: "scusate, apposto un corno, perché le mutande di lui le aveva lei e non lei?"
Se ne andarono ridendo.
Cristina scosse la testa per reclamare una risposta.
Caricammo le valigie sulla mia auto, attraversammo Brindisi e prendemmo la provinciale per casa sua.
Mi avrebbe aperto il cervello per leggerci dentro.
"Scusa, sei salito solo, non ti sei tolto mai la fede dal dito, e in dieci giorni ti sei ... sei stato con sei donne diverse... Perché non dovrei essere curiosa?"
"Sette, sette, sia lei che lei!"
Sette donne, ma alla fine una sola vera scopata, quella con Germana. Il resto erano stati abbozzi, inizi, forzature se non finzioni.
Poteva pure succedere che nei giorni a seguire Cristina maturasse sola nel suo lettino una qualche attrazione per il mio cazzo e che magari con qualche scusa si fosse fatta sentire.
Nel caso avrei considerato la questione,



TITOLI DI CODA
Lisa, Cristina, Silvana, Anastasia, Tiziana e Sabina non le ho più riviste ne risentite.
Germana l'ho rivista una volta sola al suo paese pochi mesi dopo. Invitò me e mia moglie ad una cena con altri parenti e ospiti la sera della festa patronale dell'Assunta. Ci portai mia moglie elegante e col collier che lei le aveva regalato.
"Signora questo bel gioiello non merita di stare solo".
Si tolse i suoi orecchini, di quelli sempre di finte perle presi a Istanbul e glieli attaccò lei stessa alle orecchie. Il gesto a casa mi costò un po' di spiegazioni.
Sul tardi sulla terrazza dove avevamo cenato rimasi a guardare i fuochi d'artificio accanto a Valerio.
"E' cambiata tantissimo! tornati a casa non abbiamo fatto altro che scopare! pure stanotte appena andranno via tutti ..."
"Sei cambiato tu, tutte quelle esperienze con Lisa e le sua amiche ... "
"Sarà, ma io sono sicuro che a bordo ha combinato qualcosa, come ti devo spiegare c'è stato proprio un cambio di tecnica, di manualità ... capisci?"
"Lascia stare le cose come stanno, stai lontano dalle confidenze, le sue e le tue, che quando le cose si mettono male le confidenze ritornano come coltellate alle spalle."
E poi questo cornuto di cosa doveva lamentarsi ?
La cura sua moglie Germana almeno l'aveva pagata.

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